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Autore: BlueMagic_96    16/03/2022    6 recensioni
[TodoBakuDeku]
Izuku, Shouto e Katsuki si frequentano regolarmente da quasi due anni ma nessuno di loro ha ancora avuto il coraggio di dirsi ‘ti amo’. Quando questo taboo viene infranto, è il panico. Incomprensioni e ripensamenti minacciano di allontanarli e, dopo un’attenta riflessione, i tre Eroi decidono di discuterne meglio a cena.
Una cena a lume di candela in un elegante ristorante italiano.
+++
NB: questa one shot è collegata ad altre cinque precedenti che ho scritto (i link li trovate a inizio fic) ma può essere letta separatamente, non è necessario avere letto le altre. Le ho pubblicate separatamente perché hanno rating differenti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Fuyumi Todoroki, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Bene, eccoci qui. Mi piange il cuore ma era giunto il momento di pubblicare anche quest'ultima parte...
Non aggiungo altro, aspetto di ricevere i vostri commenti e le vostre opinioni!
Spero davvero di non deludervi e di farvi sorridere: mi sono lasciata andare all'umorismo in questa storia e spero di non avere esagerato con le cose strambe o stupide (ho un umorismo un po' strano, lo so :( )
Buona lettura!




I suoi capelli, solitamente bicolore, erano ora completamente rossi e tirati indietro fino a scoprirgli le orecchie: Izuku rimase a bocca aperta e Katsuki per poco non si strozzò con i grissini che stava nervosamente rosicchiando.

“Scusate il ritardo... ho litigato con mio padre e non sapevo più come liberarmene” disse Shouto, prendendo posto al tavolo. Subito dopo si allungò per porgere la rosa a Deku, “Ah, questa è per te, spero ti piaccia” aggiunse con un sorriso incerto.
Il corpo di Izuku si mosse da solo per afferrare il fiore rosso dalla mano di Shouto, ma era talmente sconvolto che riuscì a sussurrare solo un impercettibile ‘grazie’.

Todoroki si voltò verso Katsuki: “A te non ho preso nulla perché so che queste cose non...” ma era chiaro che nessuno dei due lo stesse ascoltando, poteva leggerlo nei loro sguardi assenti, “E’ così terribile?” chiese, sollevando le sopracciglia in attesa di un riscontro sul suo nuovo look.

Izuku avrebbe voluto dirgli che no, era tutt’altro che terribile, ma furono altre le parole che uscirono dalla sua bocca: “Shouto... perché?” chiese.

“Avevo detto discreto!” esplose Katsuki poco dopo, cercando di non alzare troppo la voce.
Todoroki li stava guardando dall’altro lato del tavolo, magnifico nella sua camicia blu e nel suo completo bianco. Solo lui poteva stare bene con un look così particolare – chiunque al suo posto sarebbe apparso semplicemente ridicolo – e Katsuki trovava la cosa piuttosto fastidiosa. Nessuno dovrebbe stare così bene con un paio di pantaloni bianchi.

“Sì, lo so! Ci ho provato ma non penso abbia funzionato moltissimo...” cercò di difendersi il rosso.
“Per forza non ha funzionato!” Katsuki dovette lottare contro il bisogno di urlare apertamente la sua frustrazione, “Sei l’esatto opposto di ciò che definirei discreto, Shouto!” disse, cercando di mantenere la propria compostezza.

La verità era che Shouto era incredibilmente bello con i capelli tinti e acconciati in quel modo: la tonalità scura che aveva scelto metteva in risalto i suoi occhi chiari e la ricercatezza dei vestiti lo faceva sembrare il principe misterioso di un altro universo.
“Cosa avrei dovuto fare? Mi dici sempre che ho i capelli appariscenti, pensavo che...” iniziò il rosso, irritato. Non capiva dove aveva sbagliato questa volta.

Katsuki si portò un palmo alla fronte: “Oh, andiamo! Lo sai che quelle sono le cazzate che dico quando mi annoio, per prenderti in giro! Non ti ho mai chiesto di tornare alla tua fase emo!”
“Ma hai detto...”
“Intendevo di non strafare e di assicurarti di non essere seguito dai paparazzi, idiota! Ecco cosa intendevo con discreto!”
“Oh”, tutto iniziava ad avere senso nella testa di Shouto, “quindi non parlavi dei capelli...”
“Come se i capelli fossero il tuo unico problema!” ringhiò Katsuki.
“In che senso?”
Izuku non riuscì più a trattenersi: “Shou’, i tuoi occhi... e la cicatrice” gli fece notare. “E’ praticamente impossibile non riconoscerti, dovresti cambiare faccia” concluse con un sorriso quasi dispiaciuto.

Shouto serrò le labbra e non seppe cosa rispondere: sapeva di essere il più riconoscibile dei tre – la maggior parte delle volte la gente si fermava per chiedergli una foto e solo dopo notava gli altri due – e per una volta voleva provare a passare inosservato e a mimetizzarsi tra la folla; era così abituato a vedersi in faccia tutte le mattine che non aveva pensato alla cicatrice o al suo sguardo così peculiare.

Bakugou scosse la testa: “Sei come un semaforo in mezzo al deserto, qualunque cosa tu faccia darai sempre nell’occhio! Sei...”
“Strano?” chiese Shouto con voce tagliente, pronto a difendersi dall’offesa imminente.
Katsuki trattenne il fiato per un secondo: “Unico” disse invece, arrossendo impercettibilmente. “E ora hai solo peggiorato la situazione!” aggiunse.

Shouto non si aspettava certo una risposta del genere, non da Bakugou: “Io... mi dispiace. Non volevo rovinarvi la serata” disse infine, abbassando lo sguardo sul tavolo.
Avevano ragione: non solo le persone potevano ancora riconoscerlo benissimo ma si sarebbero anche chieste per quale motivo si fosse tinto i capelli. Immaginava già i titoli sui giornali.

“Non intendevamo questo!” intervenne Izuku prontamente, prendendo la mano di Shouto da sopra il tavolo, “E’ solo che non ci aspettavamo di vederti così e... beh, stai molto bene!” disse, abbassando lo sguardo, imbarazzato, “Forse un po’ troppo.”
“Beh, grazie ma...”
“Oh, piantala! Non hai rovinato un bel niente, rilassati!” Katsuki alzò gli occhi al cielo e riempì il bicchiere di Shouto, “Hai solo confermato la mia teoria secondo cui in realtà sei un’idiota”aggiunse, sollevando il calice di fronte a sé. “Alla salute!” brindò, impaziente.

Todoroki gli fece il dito medio ma sia lui che Izuku alzarono i bicchieri, brindando a nulla in particolare: “Pensavo che non ti piacesse l’alcool...” notò Izuku, lanciando uno sguardo curioso a Kacchan.
“Mi piace se è roba di qualità” rispose il biondo, sorseggiando il suo vino.
Non voleva ubriacarsi – doveva comunque guidare fino a casa, dopo cena – ma aveva bisogno di sciogliersi un pochino e il vino era un aiuto efficace e piacevole al palato.

Dopo un po’, tutti e tre decisero che era giunta l’ora di leggere il menu: “Paghi tu, giusto?” chiese ironicamente Shouto, spostando lo sguardo su Katsuki. Non era esattamente un ristorante economico.
Il biondo li sorprese entrambi con la sua risposta: “Certo che pago io, non sono tirchio come te” disse.
Shouto fu colto alla sprovvista: lo aveva detto per scherzare ma Katsuki sembrava molto serio.

“Cosa?” squittì Izuku. Che sta succedendo? “No, non puoi...”
“Sì che posso. Prendilo come un regalo di compleanno in ritardo, ok?” sbottò Katsuki, nascondendosi dietro al bicchiere per evitare lo sguardo indagatore di Deku.

Shouto aggrottò la fronte: “E io? Il mio compleanno è tra sei mesi...” gli fece notare, confuso.
Katsuki si morse il labbro: “Se hai qualche problema puoi sempre pagare per i fatti tuoi, sai?”
Shouto sollevò le mani in segno di resa: “Ero solo curioso! Meglio così, ho sempre voluto provare l’aragosta...” disse, “Oh, guarda, hanno anche il caviale!” aggiunse con un sorriso malevolo che fece ribollire Katsuki di rabbia.
“Sei insopportabile...” borbottò il biondo, cercando di ignorare la scintilla di eccitazione che gli stava formicolando nel ventre. Aveva sempre avuto un debole per le provocazioni di Shouto.

Izuku li ignorò entrambi, ancora confuso da quello che stava succedendo: “Kacchan, sei sicuro? Non devi...”
Ma Katsuki sembrava più che convinto: “Insisto” disse semplicemente.
Izuku non aveva altro da dire, a quel punto: “Beh, grazie allora. E’ molto gentile da parte tua” sorrise.
Shouto si unì a lui, questa volta per davvero: “Sì, grazie, Katsuki” disse.
“Sì, sì, ok... prego!” Bakugou mise fine a quella discussione perché stava iniziando a sentirsi vulnerabile e in imbarazzo. “Possiamo ordinare adesso? Ho fame” continuò.

“Tu cosa prendi, Kacchan?” gli chiese Izuku, più per curiosità che per altro; aveva già adocchiato un piatto a base di riso, zafferano e salsiccia che sembrava molto invitante e voleva assolutamente provarlo.

“Prendo le penne all’arrabbiata” rispose il biondo con un sorriso compiaciuto, al che sia Izuku che Shouto scoppiarono a ridere, incapaci di trattenersi. “Che c’è?!” chiese Katsuki, confuso.
Izuku fu il primo a parlare: “Niente, è solo che...”
Tu che mangi le penne all’arrabbiata...” continuò Shouto.
“Scusa ma fa molto ridere” rispose Izuku, cercando di ritrovare la propria compostezza.
“Già, ti si addice” convenne Shouto, prendendo un altro sorso di vino.
“Fottetevi, tutti e due!” sbottò Katsuki, arrossendo impercettibilmente.

Shouto e Izuku ridacchiarono ancora per qualche secondo poi tornarono a guardare il menu: “Uffa, non hanno la soba...” si lamentò Shouto poco dopo, deluso.
“Per forza non hanno la soba, è un ristorante italiano!” ringhiò Katsuki, esasperato. “Non guardarmi così, non è colpa mia se sei un fottuto soba-dipendente!”

Shouto alzò gli occhi al cielo: “Detta così sembra che mangi solo soba!”
“Beh, ne mangi parecchia, Shou...” gli fece notare Izuku.
“Sì ma mangio anche altre cose!” insistette il rosso, “Insomma, mi piace praticamente tutto quello che cucini” aggiunse, voltandosi verso Katsuki. Da quando Fuyumi gli aveva parlato della sua visita si era sentito in colpa e voleva in qualche modo farsi perdonare.

“Tsk, certo. Non la mia soba, però”  grugnì il biondo, distogliendo lo sguardo.
“Beh, non è buona come quella di Fuyumi ma non è così male, dopotutto... è solo diversa” disse il rosso con un filo di voce, sperando che Katsuki lo prendesse come un complimento.

Prima che il biondo potesse rispondergli, però, il cameriere tornò al loro tavolo: “Siete pronti a ordinare, signori?” osò chiedere. A giudicare dal tono nervoso e dallo sguardo curioso doveva averli riconosciuti in quanto Eroi e si capiva che stava cercando con tutto se stesso di mostrarsi indifferente e professionale.

“Sì, grazie” Katsuki prese in mano la situazione, “Io prendo le penne all’arrabbiata. Super piccanti, come l’ultima volta” disse. Il cameriere annuì e prese nota di tutto sul suo taccuino, poi si voltò verso Shouto, che era ancora perso nel menu: “Per lui una carbonara” rispose prontamente Katsuki al suo posto.
“Aspetta, cosa sarebbe?” chiese il rosso, confuso.
“Ti fidi di me?”chiese il biondo, pregando che la risposta fosse affermativa.
Shouto lo guardò titubante ma poi annuì: “Ok, va bene” approvò.

Katsuki si rilassò: “Perfetto. Mi ringrazierai dopo, vedrai” gli disse, cercando di mascherare il nervosismo.
Il cameriere si voltò verso Izuku: “Erm, io vorrei... questo, se possibile” disse, indicando il nome del piatto sul menu. L’uomo annuì e sorrise, poi li lasciò con un piccolo inchino e portò l’ordine in cucina.

Izuku spostò l’attenzione sui due ragazzi al suo fianco: le dita di Todoroki si muovevano nervosamente sul tavolo mentre ascoltava le parole di Katsuki, intento a difendere la propria cucina, e la voce profonda del biondo risuonava nella stanza come una musica armoniosa di cui Izuku non riusciva a fare a meno.
Erano entrambi stupendi nei loro completi eleganti e Midoriya non sapeva esattamente dove guardare.

“Ho chiesto aiuto a Kirishima ma i capelli me li sono tinti da solo, se è quello che mi stai chiedendo” disse il rosso, rispondendo ad una domanda che Izuku non aveva sentito perché troppo perso nei propri pensieri.
“Eijirou... dovevo immaginare che ci fosse il suo zampino dietro tutta questa storia! E tu sei l’idiota che va da lui in cerca di consigli!” brontolò Katsuki, incrociando le braccia sul petto.
“Gli ho solo chiesto se secondo lui era un’idea sensata e se aveva qualche suggerimento da darmi...”

Izuku ne approfittò per inserirsi nella conversazione: “Beh, in ogni caso direi che hai fatto un ottimo lavoro! Stai molto bene...” disse, sollevando un sopracciglio e nascondendo un sorriso imbarazzato, “Cioè, mi piaci di più con i tuoi capelli naturali ma sei davvero sexy così” terminò, bevendo un altro sorso di vino.

“Grandioso, ora lo hai fatto eccitare!” commentò Bakugou, lanciando un’occhiata di rimprovero a Shouto.
Il rosso lo ignorò e si rivolse direttamente a Izuku: “Mi fa piacere che ti piaccia ma non è nulla di permanente, dovrebbe lavarsi via in un paio di giorni” lo informò, prendendo un pezzo ti pane dal cestino di vimini al centro del tavolo, “Almeno spero... sembro mio padre con questi capelli” osservò, tirando in avanti una ciocca rossa per osservarla con occhi disgustati.

“Smettila, non assomigli per niente a tuo padre” intervenne Katsuki, cercando di risultare serio e credibile, “Ti manca la barba infuocata” aggiunse poi, per sdrammatizzare.

Izuku spalancò gli occhi: “Oddio, te lo immagini?! Pensi che sarebbe...” ma non riuscì a finire la frase perché l’idea di uno Shouto con metà faccia coperta di fiamme e metà coperta di ghiaccio era semplicemente troppo ridicola per permettergli di articolare i propri pensieri.

Scoppiò a ridere e Katsuki, che doveva avergli letto nel pensiero, lo seguì a ruota: “Merda, sarebbe stupendo!” convenne, figurandosi la scena in testa. “Ma aspetta... secondo te si applicherebbe ovunque? Anche...” chiese, beandosi dell’espressione oltraggiata di Shouto.  
“Ti odio” disse il rosso, riempiendosi il bicchiere di vino. Ne aveva bisogno.

Sapeva che entrambi stavano cercando di alleggerire la situazione, ma per quanto avrebbe voluto unirsi a loro si sentiva troppo a disagio: “E’ stata una pessima idea” mormorò tra sé e sé.

Katsuki, vedendo lo sguardo sinceramente preoccupato di Shouto, sentì il bisogno di intervenire: “Nah, non dire così! L’idea in sé non è stata poi così stupida, sicuramente se avessi avuto i tuoi capelli naturali ti avrebbe riconosciuto molta più gente. Diciamo che non è stata proprio efficace ma non è colpa tua, insomma... ci hai provato, ma era una causa persa in partenza” gli disse, rendendosi conto subito dopo di quanto sdolcinato potesse sembrare un discorso del genere.

“Esatto, ci hai provato! Apprezzo molto il tentativo, so quanto deve esserti costato...” convenne Izuku.
“La prossima volta evita di chiedere consiglio a quel coglione di Kirishima, magari” commentò Katsuki.

Shouto sorrise: “Grazie, ragazzi. Spero che abbiate ragione...” borbottò, ancora non del tutto soddisfatto, “Quindi mi state dicendo che se mi baciaste adesso non pensereste a mio padre nemmeno per un attimo?”
Katsuki fu il primo a reagire: “Dio, no! Perché cazzo dovrei...”
“Forse solo per un secondo, ma solo perché tuo padre è piuttosto figo, insomma...” proseguì Midoriya con un mezzo sorriso sulle labbra.

Izuku!” esclamò Shouto, sconvolto.
“Penso che potrei vomitare” Katsuki afferrò il tovagliolo e se lo portò alla bocca.

Il ragazzo dai capelli verdi non riuscì più a contenersi e la sua risata riempì la stanza: “Scherzavo! Stavo scherzando, lo giuro!” gridò, asciugandosi una lacrima intrappolata tra le ciglia, “Avreste dovuto vedere le vostre facce!” continuò, mettendosi una mano sullo stomaco per calmare il proprio respiro.

Todoroki era confuso: “Santo cielo, ma che hai stasera?”
Non sapeva bene se sentirsi offeso o divertito dall’esuberanza di Izuku, ma la sua risata era talmente contagiosa che un sorriso si allargò rapidamente sul suo volto. Grazie, pensò Shouto.

Sia Izuku che Katsuki, con le loro provocazioni e con le loro stupide battute, erano riusciti a distrarlo dalle paranoie che continuavano ad affollargli la mente.
Aveva passato buona parte della sua esistenza a cercare di eliminare ogni tratto di Endeavor dalla sua vita e ora stava andando in giro con i suoi stessi capelli: normalmente non avrebbe mai contemplato di fare una cosa del genere ma si era deciso perché sperava che potesse aiutare Izuku e Katsuki a trascorrere una serata più tranquilla del solito. Aspetta, adesso che ci penso...

“Avevi scommesso che non lo avrei mai fatto!” il rosso puntò l’indice verso Katsuki, che ora sembrava molto confuso. “Tempo fa... sei stato tu a sfidarmi a tingermi i capelli di rosso, me lo ricordo!” i ricordi riaffiorarono improvvisamente; si era completamente dimenticato di quella scommessa. “Ti avevo detto che non sarebbe mai successo ma forse sarebbe il caso di riconsiderare la tua vittoria...”

“Pensavo che aveste smesso con questa storia delle scommesse” intervenne Izuku.
“Infatti è così” si affrettò a dire Katsuki, che aveva capito dove voleva andare a parare Shouto, “Ormai è tardi. Ho vinto, il caso è chiuso” ma sapeva che il rosso non si sarebbe arreso tanto facilmente.
Ricordava vagamente quella scommessa ma di sicuro non prometteva nulla di buono.

Il cameriere tornò con il loro cibo proprio in quel momento, salvandolo da Shouto e dalle sue pretese.
Tutti e tre ammutolirono, affascinati dal profumo delizioso che saliva dai loro piatti: “Beh, buon appetito!” disse Katsuki, fiondandosi sulla sua cena. Gli altri lo imitarono e per un attimo il silenzio regnò sovrano.
“Mmh... hai ragione, è delizioso!” commentò Shouto dopo la prima forchettata.
Bakugou sorrise, compiaciuto: “Ho sempre ragione” disse.

La cena proseguì senza intoppi: Shouto sembrò dimenticarsi della scommessa e per poco non si strozzò quando assaggiò le penne all’arrabbiata di Katsuki, decisamente troppo piccanti per un palato umano; risero dell’ultima intervista di Izuku, che continuava ad essere un pessimo oratore, nonostante l’esperienza, e fecero un po’ di gossip sui colleghi e sui loro vecchi compagni.

Deku si ritrovò presto intrappolato nei propri pensieri e all’improvviso si sentì incredibilmente fortunato.
Si era quasi dimenticato del vero motivo per cui si trovavano lì: quello che era successo la settimana prima sembrava solo un lontano ricordo ma dopo la chiacchierata con sua madre sapeva di non potersi tirare indietro. Doveva sapere, non c’era altra via d’uscita.

Non voleva perderli ma non poteva nemmeno andare avanti in quel modo, non se loro non provavano le stesse cose che provava lui. Ora, dopo quella serata intima, aveva la conferma che stava cercando: li amava e non poteva più accontentarsi di una semplice scopamicizia – la cosa lo avrebbe solo ucciso lentamente dall’interno – ma non sapeva come introdurre il problema agli altri due.

Sia Katsuki che Shouto si erano comportati in modo strano per tutta la sera e Deku non sapeva esattamente come interpretare quel loro atteggiamento così romantico e premuroso: stavano cercando di indorargli la pillola in vista di una brutta notizia o stavano solo provando a mettere una pezza ai loro sbagli? Improvvisamente l’ansia prese il sopravvento.

“Izuku? Tutto ok?” Shouto lo scosse gentilmente per la spalla, riportandolo alla realtà.
“Sì, erm... scusate, stavo pensando...” balbettò Deku. Aprì la bocca, pronto a rivelare ciò che lo turbava, ma di colpo si ritrovò a corto di parole: “... stavo pensando che devo andare in bagno” disse invece.
Il suo cuore batteva all’impazzata, i suoi pensieri correvano troppo veloci ed era consapevole che in quelle condizioni avrebbe potuto dire cose sconsiderate. Quando era così agitato diventava instabile e imprevedibile, rischiando di agire in modo impulsivo.

“Vai ad incipriarti il naso?” scherzò Katsuki.
Izuku rispose con una risata nervosa: “Sì... proprio quello” disse, forzando un sorriso. Si sentiva debole, stava sudando freddo e gli girava la testa. “Devo darmi una sistemata, non vorrei farvi sfigurare” cercò di buttarla sullo scherzo, indicandosi i vestiti.
“Di questo non devi preoccuparti, stai benissimo” lo rassicurò Shouto, lasciandosi sfuggire un’occhiata più affamata di quanto avrebbe voluto. Più lo guardava, con quella sua camicia a righe e i pantaloni attillati, e più non vedeva l’ora di tornare a casa e fare l’amore con lui.

Sì, fare l’amore, perché per quanto si ostinassero a negarlo, da alcuni mesi a quella parte non era più semplice sesso quello che facevano tra le lenzuola.  

“Pff, sì, come no...” Izuku si lasciò sfuggire un sospiro e alzò gli occhi al cielo con una mezza risata.
“Ma vuoi smetterla?!” sbuffò Katsuki, infastidito, “Dovresti seriamente lavorare sulla tua autostima, Deku” lo rimproverò, ma a quelle parole qualcosa si accese nel cervello di Izuku; una scintilla che prometteva di trasformarsi in incendio. “Non capisco perché pensi sempre di non essere abbastanza ...”

“Non lo so, Kacchan, dimmelo tu!” il ragazzo dai capelli verdi lo interruppe bruscamente, cogliendo tutti di sorpresa, “Sei tu quello che mi ha lasciato nudo sul letto e che è corso via disgustato, no? Come pensi che dovrei sentirmi al riguardo?” chiese con un tono passivo aggressivo che non prometteva nulla di buono.

Lui stesso non sapeva perché aveva reagito in quel modo, ma sentiva di non potersi più trattenere: troppi pensieri e troppe emozioni  gli affollavano la mente, chiedendo di fuoriuscire; rabbia e frustrazione avevano avuto la meglio. Non è così che avevo pensato di introdurre il discorso, ma ormai è tardi.

La stanza si fece improvvisamente fredda e tesa: “Izuku...” cercò inutilmente di dire Shouto.
“No, parliamone!” Deku sbatté il tovagliolo sul tavolo, facendo sussultare gli altri due ragazzi, “Siamo qui da ore e nessuno ha avuto il coraggio di affrontare il problema, perciò lo farò io” dichiarò. “Mi spiegate cosa stiamo facendo?”

“I-In che senso? Stiamo...” balbettò Shouto, ma Izuku lo interruppe di nuovo.  
“Il ristorante elegante, le lusinghe... perché?” li incalzò Deku, il labbro inferiore che tremava per la tensione, “All’improvviso vi viene voglia di portarmi fuori a cena, mi comprate dei fiori e insistete per pagarmi il cibo... vogliamo davvero ignorare il fatto che la settimana scorsa vi ho detto che vi amo e siete scomparsi per quasi dieci giorni?!” disse tutto d’un fiato, con un groppo in gola.

Shouto e Katsuki si guardarono in cerca di supporto reciproco: “Ascolta, noi...”

“No, voi ascoltate!” Deku alzò lievemente la voce, cercando comunque di non urlare, “Ho passato tutta la settimana a chiedermi cosa ho fatto di male ed è stato un incubo! Non riuscivo a dormire, a mangiare... Dio santo, non sono riuscito nemmeno a lavorare senza pensarci!” confessò con una punta di disperazione nella voce. “Ho aspettato che vi faceste avanti e che mi diceste qualcosa ma non lo avete fatto; ora fate i galanti e vi comportate come se non fosse successo nulla e io non so se dovrei esserne lusingato o se devo iniziare a preoccuparmi, perché al momento tutto quello a cui riesco a pensare è che mi state prendendo in giro e il solo pensiero mi fa venire il voltastomaco!” continuò, ormai senza fiato.

“Deku, calmati! Ci stanno guardando...” sibilò Katsuki tra i denti.

“Lascia che guardino, non mi importa!” rispose Izuku, ugualmente infastidito. Stavano parlando ad un volume normale ma si vedeva lontano un miglio che stavano litigando e avevano inevitabilmente attratto l’attenzione degli altri commensali. “Sarebbe davvero questa gran catastrofe se ci vedessero insieme?! Vi vergognate così tanto di me? Di noi?!”

Katsuki strinse gli occhi: “Ora basta, sei tu che ci stai insultando, adesso. Stai dicendo cose senza senso!”

“Sai perché non vogliamo che ci vedano insieme, pensavo fossimo tutti d’accordo su questo” intervenne Todoroki con un’espressione ferita. “Non potremmo mai vergognarci di te, lo sai!”

Izuku sapeva che avevano ragione, sapeva che stava esagerando e sapeva di essere stato ingiusto, ma non riusciva a pensare in modo razionale: “A dire il vero no, non lo so!” esplose, il volto arrossato in un misto di rabbia e dispiacere. Stava avendo un meltdown completo nel bel mezzo di un ristorante e non c’era nulla che potesse fare per evitarlo: “Mi dispiace, ok?” ora si sentiva terribilmente in colpa, “So che sembro pazzo ma non so più cosa pensare! Sono stato al gioco e ho provato a lasciarmi tutto alle spalle ma non ce la faccio! Non posso andare avanti così, ragazzi. Mi dispiace” la sua voce tremava e le lacrime lottavano per uscire. Sia Bakugou che Todoroki non si aspettavano una reazione del genere da lui, era chiaro, e tutto quello che riuscirono a fare fu trattenere il fiato e ascoltare il suo sfogo.

“Se per voi è solo sesso non vi biasimo, ma io ho oltrepassato quella soglia e non posso farci niente. So che è tanto da chiedere, per cui...” Izuku era a corto di fiato ma si sentiva pronto a fare la tanto temuta domanda: “Ho bisogno di sapere cosa aspettarmi da questa relazione, quindi siate sinceri: volete chiuderla qui?” trovò finalmente il coraggio di chiedere, con il cuore che per poco non gli usciva dal petto.

Katsuki ricordò improvvisamente di avere facoltà di parola: “Cosa?!” esclamò.
Shouto ricambiò il suo sguardo con altrettanto sconcerto: “Aspetta, perché pensi che...”
“Se non volete lasciarmi allora cosa volete? Perché state facendo tutto questo?” continuò Izuku.

“Perché credevamo che fossi arrabbiato e volevamo fare qualcosa di carino per farci perdonare...” rispose timidamente Todoroki, lanciando a Katsuki un’occhiata eloquente. Di’ qualcosa anche tu.
Izuku per un attimo fu tentato di abbracciarli: non vogliono lasciarmi, non vogliono lasciarmi!

La parte del suo cervello che non stava esultando, però, gli ricordò di quanto il loro ragionamento non avesse alcun tipo di fondamento: “Non ho bisogno di tutto questo!” esclamò, aprendo le braccia per indicare il ristorante intorno a sé, “Vi ringrazio per il pensiero ma non ha senso che facciate tutto questo se poi non potete ricambiare i miei sentimenti” sospirò, deciso a non mollare. “La nostra relazione mi piace proprio perché non è convenzionale. Mi piace il fatto che litighiamo per le cose più stupide e che abbiamo modi completamente diversi di esprimerci. Mi piace perché non siamo perfetti ma nonostante tutto troviamo il modo di far funzionare le cose” confessò tutto d’un fiato, cercando invano di non mostrare troppo il proprio imbarazzo. “Non sto dicendo che amo ogni cosa, a volte siete davvero insopportabili, ma non dovete recitare la parte dei principi azzurri con me.”

Katsuki smise di respirare quando Deku si voltò verso di lui e lo guardò dritto negli occhi: “Ti amo anche sei scorbutico e intrattabile, anche se urli e maledici sempre tutti senza un valido motivo” disse, voltandosi poi verso Shouto. “E amo te anche se sei testardo come un mulo e a volte sembra che tu viva in un altro universo” concluse, gli occhi lucidi e spaventati dalla portata delle sue stesse parole.

Todoroki arrossì e Bakugou si schiarì la gola ormai arida: c’erano molte cose che avrebbero voluto dire ma tutto quello che avevano in mente sembrò improvvisamente stupido e inutile.
Le parole non erano mai state il loro forte: si erano preparati una specie di discorso per scusarsi dovutamente con Deku, ma il suo blaterare aveva cambiato completamente le carte in tavola.
Se prima avevano anche solo una possibilità di uscirne a testa alta, ora l’avevano persa.

“Sentite... non dovete ricambiare per forza, ok?” continuò Izuku, preoccupato dal loro sguardo vacuo, “Mi sono arrabbiato perché non avete reagito come mi ero immaginato, ma è un mio problema. Mi aspetto sempre che le persone facciano quello che farei io se fossi al posto loro, ma non è giusto” disse, ricordando le parole di sua madre. “Ho dato per scontato che foste pronti, ma non ho pensato che siamo persone diverse e che ognuno di noi ha i suoi tempi. Non voglio farvi pressioni, vorrei solo sapere cosa provate per me in questo momento, anche se non dovesse essere quello che mi piacerebbe sentirmi dire. Mi dispiace, non ho mai voluto mettervi in imbarazzo o farvi sentire a disagio, rovino sempre tutto e...”

“Hai finito?!”ringhiò Katsuki, stringendo i pugni sotto al tavolo. Il suo tono era secco e deciso ma non sembrava arrabbiato, sembrava più... addolorato?

Izuku smise di parlare e aspettò che continuasse, ma il biondo si limitò a distogliere lo sguardo e a prendere un profondo respiro: non poteva parlare, non in quello stato; era furioso con se stesso e la voce tremolante di Izuku non lo stava aiutando a mantenere il controllo delle proprie emozioni.

Shouto, vedendo che Katsuki non era in grado di continuare, prese la parola: “Per favore, smettila di dire che ti dispiace... siamo noi a doverci scusare, non tu” disse, chinando leggermente il capo. “Non potresti mai metterci in imbarazzo, fa male sentirti dire certe cose” aggiunse.

“Lo so, ho esagerato ma...”

“No, è colpa nostra” il rosso si schiarì la voce e drizzò la schiena, ricordando i consigli di Fuyumi su come sembrare sicuri durante un discorso. “Mi... mi dispiace di averti ferito. Mi sono chiuso in me stesso perché è quello che faccio ogni volta che non so cosa dire” spiegò, cercando di essere chiaro e conciso. Izuku aspettò pazientemente che continuasse: “Tutti non fanno che ripetermi che devo stare attento a come parlo, che non posso sempre dire tutto quello che mi passa per la testa e che c’è un tempo e un modo per ogni cosa. Ho sempre paura di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, specialmente quando si tratta di voi due. Non è una scusa, lo so, ma...”

Izuku addolcì il suo sguardo: “Non c’era una risposta sbagliata, Shou’. Volevo capire i vostri sentimenti ma non mi permetterei mai di giudicarli, mi dispiace di averti dato questa impressione” rispose, allungando la mano verso quella di Todoroki e stringendola timidamente.

“E va bene, ok!” sbottò Katsuki, finalmente, “Vuoi sapere perché me ne sono andato?” chiese, attirando l’attenzione su di sé. Era rimasto in rigoroso silenzio fino a quel momento ma non poteva più trattenersi: “Me ne sono andato perché avevo paura, contento? Questo, tutto questo... mi spaventa a morte!” cercò disperatamente di mantenere ferma la voce ma le sue mani tremavano e il suo cuore batteva all’impazzata. “Non sono una brava persona, ok? Ci sto provando ma non sarò mai la persona di cui avete bisogno. Posso farvi venire tre volte di seguito ma non ho la più pallida idea di come rendervi felici e non voglio che un giorno vi svegliate e realizziate di aver sprecato il vostro tempo con me” confessò.
Dio, mi sento così stupido!

Ora era Izuku quello con un groppo alla gola, incapace di dire qualsiasi cosa, ma Shouto parlò al posto suo: “Non penso che tu sia una cattiva persona” disse, mordicchiandosi il labbro inferiore, “In realtà penso che tu sia una persona molto buona, ma per qualche assurdo motivo te ne vergogni e fai di tutto per nasconderlo” concluse, guardandolo dritto negli occhi.
Katsuki per poco non smise di respirare: non si capacitava di come Shouto potesse passare dall’essere la persona più fredda e apatica del mondo a qualcuno di così acuto e perspicace.

Il biondo aprì la bocca per parlare ma Izuku fu più veloce: “Shouto ha ragione, Kacchan. Il solo averti vicino basta a rendermi felice, non lo capisci?” ribadì, cercando disperatamente di non scoppiare a piangere.
Katsuki si stropicciò l’occhio sinistro, qualcosa doveva esserci finito dentro, o almeno questo era quello che continuava a ripetersi: non sto piangendo, no.

Per distrarsi decise di sdrammatizzare: “Questo non fa altro che confermare la mia seconda teoria secondo cui sotto sotto sei uno psicopatico” scherzò, cercando di ignorare il peso che gli premeva sul petto.

“Beh, allora siamo in due” intervenne Shouto; aveva la bocca secca e il suo stesso battito cardiaco gli rimbombava nelle orecchie. “Vi amo” disse, sentendosi tremare.

Izuku spalancò gli occhi, paralizzato: troppe volte aveva vissuto quel momento nella sua testa ma sentirsi dire quelle parole ad alta voce era tutt’altra cosa.

Prima che potesse dire qualsiasi cosa, però, Bakugou si irrigidì al suo fianco e si schiarì la voce: “I-Io...” il biondo aprì la bocca ma le parole sembravano non volere uscire. Non ora, Katsuki! Non puoi tirarti indietro proprio adesso!
Guardò i due Eroi di fronte a sé, si concentrò sui loro volti e sui loro occhi pieni di speranza e aspettative, sulla calda sensazione che ribolliva dentro di lui ogni volta che erano insieme: “Oh, fanculo! Vi amo anche io, ok?” confessò infine, mordendosi il labbro e abbassando lo sguardo, imbarazzato.

I suoi palmi erano talmente sudati che avrebbe potuto far saltare in aria il ristorante con un singolo applauso e sentiva in bocca il sapore del sangue – aveva passato gli ultimi minuti a mordersi nervosamente le guance.

Izuku pensò che sarebbe potuto morire da un momento all’altro e il cuore di Shouto perse un battito: guardandosi indietro, una cosa del genere sembrava fantascienza; il tempo sembrò fermarsi e ogni suono scomparve, lasciandoli soli con i loro pensieri.
Si guardarono senza dire una parola – probabilmente perché non c’era molto altro da dire – finché Izuku trovò la forza di interrompere il silenzio: “Posso baciarvi?” chiese semplicemente.

Sapeva che erano in pubblico ma non gli importava, e a quanto pare non importava nemmeno agli altri due: Katsuki fu il primo a farsi avanti, seguito a ruota da Shouto; Izuku ringraziò di avere una sedia a sorreggerlo perché improvvisamente le sue ginocchia divennero troppo deboli per farlo.

Le labbra di Kacchan gli accarezzarono l’angolo della bocca e avevano ancora il retrogusto piccante della sua cena, mentre i capelli di Shouto gli sfioravano delicatamente la guancia; Izuku riusciva a sentire i loro respiri sulla pelle e il sapore salato delle sue stesse lacrime.

Fu una cosa rapida e casta, nulla in confronto ai baci che erano soliti scambiarsi quando erano da soli, ma fu comunque sufficiente ad attirare l’attenzione delle altre persone nella sala: non li stavano giudicando – non sembrava, almeno – ma stavano chiaramente guardando. Katsuki trovò la cosa in parte eccitante.

Izuku sorrise e si asciugò rapidamente le guance: “Scusate, mi sono lasciato prendere” disse, lasciandosi andare contro la sedia, esausto. Era la prima volta che si baciavano dopo l’incidente della settimana prima, ed era anche la prima volta che si baciavano in pubblico. “Grazie. Non riesco a credere di essere così fortunato...” disse.

“Ok, basta con le smancerie, sta diventando imbarazzante” lo bloccò Katsuki. Il fatto che avesse detto ‘ti amo’ non significava necessariamente che fosse pronto a scambiarsi parole dolci; aveva ancora i suoi limiti.
“Sì, scusami,” ridacchiò Izuku, “cercherò di ridurre al minimo queste cose, te lo prometto” lo rassicurò con un sorriso gentile. La parola chiave da quel momento in poi doveva essere ‘compromesso’.

“Quindi...” si fece avanti Todoroki poco dopo, “siamo ufficialmente fidanzati?”
Izuku alzò le spalle: “Sì, immagino di sì...” azzardò, guardando gli altri in cerca di conferma.
“Cazzo, è stranissimo” mormorò Bakugou.
Shouto lo fissò, confuso: “Cosa c’è di strano?”
“Niente, è solo che... non pensavo che sarei mai arrivato a chiamare qualcuno così” spiegò, aggrottando le sopracciglia con fare pensoso, “Tutto qui.”
Era assurdo quanto quella consapevolezza lo facesse sentire vulnerabile e invincibile al tempo stesso.


“E’ solo una parola” lo rassicurò Izuku, notando il nervosismo nel suo sguardo, “Non cambia nulla, ok? Continueremo a fare quello che facevamo prima...”
“Scopare?” chiese Katsuki con un ghigno malizioso sulle labbra.  
Izuku lo colse di sorpresa con la sua risposta: “Beh, lo spero proprio” sorrise.
Katsuki incassò il colpo: “Mmh, interessante...”

“Andava tutto bene, signori?” il cameriere sbucò fuori dal nulla, interrompendoli per recuperare i piatti vuoti, “Gradireste qualcos’altro?”
Shouto rispose per tutti: “Era tutto ottimo, grazie! Potrebbe portarci un altro calice di vino, per favore?”
“Certamente, torno subito!” l’uomo annuì e corse in cucina.

Katsuki guardò Shouto e alzò un sopracciglio: “Che c’è, vuoi sbronzarti?”
“No, voglio solo fare un brindisi” spiegò il rosso.

Katsuki alzò gli occhi al cielo ma Izuku sembrò più che entusiasta e approvò l’idea a pieni voti: aspettarono che il cameriere tornasse e si prepararono a celebrare l’ufficializzazione del loro rapporto.
“A noi!” Izuku fu il primo ad alzare il bicchiere, rianimato da nuove energie.
“A noi” gli fece eco Shouto, le labbra incurvate in un sorriso di complicità.
“... a noi” mormorò Katsuki, imbarazzato.

Non si sentiva ancora troppo a suo agio a dire certe cose, le trovava stupide, ma di nuovo... compromesso.

Assaporarono un’ultima volta il vino fresco e fruttato, gustandosi l’atmosfera di calma e leggerezza che si era creata; la stessa atmosfera che venne interrotta bruscamente dalle parole di Shouto: “Quindi ora possiamo andare a convivere?” chiese, cogliendo tutti alla sprovvista.

Izuku sputò letteralmente il vino nel bicchiere e Katsuki urlò un “cosa?!” che rimbalzò per tutta la sala.
Il biondo lanciò un rapido sorriso di scuse agli altri commensali, dopodiché si voltò nuovamente verso Shouto: “Come, prego?!” chiese, allentandosi la cravatta in cerca di ossigeno.

Izuku stava ancora tossendo, ugualmente sconvolto: “C-Che stai dicendo, Shouto?”
Il rosso si prese qualche attimo per valutare la risposta: “Non è quello che fanno le coppie?” chiese innocentemente, “Cioè, so che tecnicamente non siamo una coppia ma penso che valga lo stesso...”
“Fai sul serio?” sbottò Katsuki.

“Beh, sì, ecco... stavo cercando un nuovo appartamento e ne ho trovato uno che sembra davvero conveniente. E’ in un quartiere tranquillo, a metà strada tra le nostre agenzie, ma per me da solo è troppo grande e avevo pensato...”

“Aspetta, aspetta! Fammi capire,” lo interruppe Izuku, “fino a poco fa non riuscivi a dire ‘ti amo’ e adesso ci stai chiedendo di andare a vivere insieme?” gli chiese, incredulo.

Shouto lo guardò titubante: “Sì... non va bene?” domandò, chiedendosi dove avesse sbagliato questa volta.
“No, è che...”

“Volevi trasferirti comunque, no?” Izuku ultimamente si lamentava spesso di quanto il suo appartamento cadesse in pezzi e di quanto volesse trovarne uno nuovo, “E tu odi i tuoi vicini” aggiunse voltandosi verso Katsuki, che non poté fare altro che annuire. “Abbiamo dei buoni stipendi, possiamo permettercelo e in pratica viviamo già insieme, no? Potremmo finalmente smetterla di saltare da un appartamento all’altro e  rincasare nello stesso posto, dopo il lavoro. Non sarebbe più comodo per tutti? Insomma, pensavo che fosse una buona idea ma se non vi va posso trovare un’altra soluzione, non c’è problema!”

Katsuki si morse la lingua: “Cazzo, sei sexy quando dici cose sensate” imprecò, scuotendo la testa.
La logica di Shouto era impeccabile e non aveva nemmeno bisogno di sembrare convincente. “Ci sto.”

“COSA!? Tutto qui?!” squittì Izuku, guardandoli ad occhi spalancati, “Niente insulti o crisi esistenziali questa volta? Solo... ci sto?!”

Katsuki arrossì: “Che c’è? Ha ragione, odio i miei vicini e odio ancora di più il traffico. Hai idea di quanti idioti come quello di stasera incontro ogni volta che devo venire a casa vostra? Vivere insieme mi sembra un ottimo compromesso” convenne.

La verità era che, dicendo ‘ti amo’, aveva superato quella linea che tanto lo terrorizzava, quella dell’impegno emotivo, e si sentiva un uomo nuovo: ora vedeva le cose sotto una luce diversa, una luce che aveva lo stesso bagliore degli occhi di Deku e lo stesso calore del tocco di Shouto.

Midoriya si sentì in parte oltraggiato e in parte divertito da quella reazione: “Perché non state dando di matto?” chiese. Non che si lamentasse, ma non credeva ai propri occhi.

“Vuoi che diamo di matto?” chiese Shouto, seriamente confuso, e Izuku scosse subito la testa.
No! No, è che... mi sembra tutto troppo bello per essere vero” disse, assicurandosi che non lo fraintendessero, “Sono felice, davvero... sono molto felice...scusate...” non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Ottimo, ora sta piangendo di nuovo!” brontolò Katsuki, lanciando un’occhiata di rimprovero a Shouto.
“Sto bene! Ho solo bisogno di metabolizzare la cosa... non è così che pensavo sarebbe finita questa cena” si scusò Izuku con voce tremante, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano.

“Se ti può consolare nemmeno io” convenne Katsuki, passandogli un fazzoletto.
“Quindi... è un sì?” chiese timidamente Shouto una volta che Izuku si fu calmato.
“Certo che è un sì, vuoi scherzare?!” Izuku scoppiò a ridere e li guardò con occhi pieni di felicità.
Katsuki cercò di non farsi trascinare dal suo entusiasmo: “Non correre! Prima voglio vedere questo fantomatico appartamento... non mi fido di te, non per la cucina almeno!” disse, rivolgendosi a Shouto.

Il rosso annuì: “Certo, possiamo andarlo a vedere quando volete e se non vi piace possiamo trovarne un altro” acconsentì, tirando un sospiro di sollievo e immaginando già la loro vita insieme. “Non vedo l’ora di dirlo ad Endeavor” aggiunse poco dopo con un ghigno, bevendo un altro sorso di vino. “Avreste dovuto vedere la sua faccia quando gli ho detto che volevo trasferirmi!”

Katsuki aggrottò le sopracciglia: “Perché? Credevo che odiasse il tuo appartamento...”
“Sì, ma odia di più il fatto che continui a rifiutare le sue offerte” spiegò il rosso.
Izuku ebbe un’epifania improvvisa: “Aspetta, è per questo che hai fatto tardi?”

“A-ha. Voleva che mi trasferissi nel nuovo palazzo che ha fatto costruire vicino all’Agenzia ma gli ho detto di no. Quando gli ho fatto vedere l’appartamento che mi interessava e gli ho detto che è stato All Might a parlarmene e a presentarmi il proprietario è andato giù di testa. Per poco non dava fuoco al salotto, è stato divertente” disse, rivivendo nella propria testa la discussione di quella sera.

“Sei perfido,” sorrise Katsuki, “mi piace.”
“Quel pover’uomo... sta cercando di farsi perdonare, Shou’!” lo rimproverò Izuku.
“Non è colpa mia se continua a fare piani senza consultarmi!” cercò di difendersi il rosso, “Prima o poi lo capirà che i soldi non lo aiuteranno a comprarsi il mio affetto” concluse.

Discussero per un po’ del nuovo appartamento e Shouto fece vedere loro delle foto che aveva sul cellulare, ma Katsuki aveva già iniziato a guardarsi intorno in cerca del cameriere: “Che stai facendo?” gli chiese.

“A meno che tu non abbia un altro scioccante annuncio da fare, Metà e Metà, mi piacerebbe pagare e tornarmene a casa” disse, voltandosi sulla sedia per guardarsi alle spalle. “Se vuoi chiedere la nostra mano fallo ora o mai più” continuò, spensierato, ma vedendo l’espressione pallida e confusa sul volto del rosso sentì subito il bisogno di specificare, “Sto scherzando, Shouto. Per l’amor di Dio, non farti strane idee!” esclamò. Per quanto gli piacesse vederlo in ginocchio, non era quella la circostanza.  

Izuku colse l’occasione al balzo: “Beh, non vorrei dire ma tecnicamente io e te siamo già sposati” disse, lanciando a Katsuki un sorriso malizioso in attesa di vedere la sua reazione.
Il biondo però non sembrò sorpreso: “Sapevo che prima o poi avresti tirato fuori questa storia!” sbuffò.
Ora ad essere sconvolto era Izuku: “Cosa?! Te lo ricordi?”

Katsuki lo guardò come se avesse appena constatato l’ovvio: “Certo che me lo ricordo, è una delle cose più stupide e imbarazzanti che abbia mai fatto in tutta la mia vita!” borbottò.
“Aspetta un secondo, in che senso siete sposati?!” Shouto sembrava seriamente preoccupato.
Izuku scoppiò a ridere: “Lascia perdere, è una lunga storia. A quanto pare quando eravamo bambini mia madre ci ha dichiarati marito e moglie. Ah, e Kacchan è la moglie” specificò con un sorriso divertito.

Shouto tutto si aspettava fuorché una dichiarazione del genere ed esplose in una sonora risata, cosa che Katsuki non prese troppo bene: “Sta zitto, Deku!” ringhiò, rabbrividendo al lontano ricordo del loro finto matrimonio, “Non la smettevi di frignare e non volevo che mia madre se la prendesse con me, tutto lì!”continuò, cercando di giustificarsi. “Continuavi a dire che non volevi fare la donna perché poi ti avrebbero preso in giro e ti ho accontentato per farti stare zitto” concluse con un broncio infantile. “E poi diciamolo, il bianco sta meglio a me che a te.”

Shouto rise di nuovo: “Poco gay, insomma” gli fece notare.
Bakugou alzò un sopracciglio, irritato: “Ma non mi dire!”
Izuku sorrise: “Non preoccuparti, per mia madre è stata una cosa molto carina” disse.
“Tutto quello che ti riguarda è carino per tua madre” commentò Katsuki, sbuffando, “Sarei curioso di mostrarle la tua cronologia di Google per vedere se trova carina anche quella!”

“Smettila di tirare fuori quella storia!”
“Se preferisci posso raccontarle quello che ti piace fare quando siamo da soli, a me non cambia!”
“Ragazzi,” Shouto li interruppe, avvertendoli del cameriere che stava camminando verso di loro a passo deciso, “cosa volete fare, quindi?” chiese, indicando il menù.
Izuku li guardò: “A me piacerebbe prendere un dolce ma se siete stanchi possiamo andare a casa, non c’è problema” disse, cercando di mascherare la delusione della sua voce.

“Devo essere sincero?” rispose Katsuki, appoggiando i gomiti sul tavolo e sporgendosi in avanti per dare più drammaticità a quello che stava per dire, “Al momento vorrei solo tornare a casa e dare una nuova definizione di ‘schiamazzi notturni’ ai miei vicini” confessò, fissandoli con uno sguardo che lasciava poco spazio all’immaginazione. Izuku rimase a corto di parole e Shouto iniziò a contemplare l’idea nella sua testa.

Il cameriere li raggiunse al tavolo: “Posso portarvi qualcos’altro, signori?” chiese.

Izuku si limitò a guardarlo con un’espressione inebetita sul volto, Shouto era troppo accaldato per rispondere e Katsuki si stava comodamente godendo la scena: “Quindi? Lo vuoi o no questo dessert, caro?” il biondo pose l’accento sull’ultima parola e concentrò il suo sguardo su Deku, provocandolo deliberatamente, ma Izuku ora stava pensando a tutt’altro.

La sua mente lo aveva trasportato direttamente nel piccolo appartamento di Katsuki, con le sue pareti sottili e il letto cigolante: “Il conto, per favore” l’idea di tenere svegli i vicini ficcanaso di Kacchan era diventata improvvisamente molto invitante.
Non vedeva l’ora di togliersi quei vestiti attillati di dosso e gettarsi direttamente tra le braccia di Shouto e Katsuki: voleva spogliarli, toccarli e baciarli come non facevano da troppi giorni, ormai. Al diavolo il dolce!

Katsuki sorrise soddisfatto: “Hai cambiato idea?” lo provocò quando il cameriere li lasciò soli.
“Spero per te che ne valga la pena” il ragazzo dai capelli verdi non aveva intenzione di dargliela vinta così facilmente, “Lo volevo davvero, quel dessert” si imbronciò.
Katsuki alzò un sopracciglio: “Non preoccuparti, avrai il tuo dessert. Ti ho mai deluso, forse?”

“Non sei mai riuscito a farmi venire tre volte di seguito, questo è poco ma sicuro...” si intromise Shouto, usando le stesse parole di Katsuki contro di lui.
“Non stavo parlando con te, stronzo!” sbottò il biondo, “Parlavo col pervertito, qui!”
“Una brava mogliettina non dovrebbe rivolgersi così a suo marito, Katsuki” lo prese in giro Shouto, divertito. Ora che era venuto a conoscenza di quella storia l’avrebbe sfruttata a dovere.

Izuku alzò gli occhi al cielo: “Shou’...” sospirò in un mezzo rimprovero.

“Primo, hai detto una cosa super sessista” rispose Katsuki. “Secondo, Izuku non è il mio fottuto marito. E terzo, vorrei ricordarti che questa brava mogliettina ti scoperà per tutta la notte, quindi ti suggerisco di stare zitto e di comportarti come si deve” gli disse, lanciandogli uno sguardo di sfida che il rosso accolse e ricambiò molto volentieri.

Prima che Todoroki potesse rispondere, però, il cameriere tornò con il conto e chiese loro di seguirlo, perché Francesco voleva salutarli.
Si alzarono tutti e tre dalle loro sedie e lasciarono che il ragazzo li scortasse fino all’entrata, dove un uomo paffuto e sorridente con un grembiule bianco li aspettava a braccia spalancate: “Bakugou, ragazzo mio! Com’è andata la cena?!” li accolse Francesco con voce tonante.

Il biondo ricambiò il saluto con altrettanto entusiasmo, cosa che fece aggrottare le sopracciglia degli altri due, che non erano abituati a vederlo così socievole: “Eccoti! Era tutto semplicemente perfetto, come sempre!” gli disse, dando all’uomo due vigorose pacche sulla spalla in segno di rispetto e amicizia.

“Ottimo, era proprio quello che speravo!” esultò Francesco, voltandosi verso Shouto e Izuku, “Questi devono essere i tuoi ragazzi, giusto?” aggiunse con un sorriso pacioso.

Tutti e tre si irrigidirono, improvvisamente a disagio: dovevano ancora metabolizzare i recenti sviluppi e definire il loro rapporto era sempre stato fonte di imbarazzo, fino a quel momento.
Katsuki per un attimo non seppe come reagire, poi si fece coraggio: “Erm... s-sì. . Sono i miei... ragazzi. Stiamo... sì, insomma, stiamo insieme” balbettò il biondo, il volto in fiamme.

Sia Izuku che Shouto lo fissarono con un misto di stupore e divertimento: non lo avevano mai visto così impacciato e imbarazzato ma rimasero piacevolmente sorpresi nel sentirsi chiamare pubblicamente ‘i suoi ragazzi’. Era strano sentirlo dire, poterlo dire.

Katsuki doveva essersi accorto del loro sguardo e arrossì ancora di più: “Comunque,erm... lui è Shouto e questo è De-” ma si corresse, “Izuku” disse infine, schiarendosi la voce.
Todoroki e Midoriya allungarono la mano per stringere quella del cuoco, sorridendogli timidamente: la stretta di Francesco era solida e confortevole, la stretta di un uomo gentile ma pur sempre sicuro di sé.

L’uomo sembrava sinceramente felice di conoscerli: “Finalmente ci incontriamo! Sapete, Bakugou mi ha parlato molto di voi...”
Shouto alzò un sopracciglio: “Ma davvero?” chiese con un mezzo sorriso.
“Oh, sì! Solo cose belle eh, ci mancherebbe!” li rassicurò il cuoco, “Per esempio...”
“Ok, ok, non è importante!” il biondo lo bloccò prima che potesse rivelare altri dettagli imbarazzanti, “Scusa, Francesco, ci piacerebbe stare ancora un po’ ma dobbiamo proprio andare!”

 “Ma certo! Voi Eroi siete sempre di corsa, non voglio rubare altro del vostro tempo! Ora che mi ci fate pensare anche io dovrei tornare a lavorare...” esclamò l’uomo, pronto a congedarsi.
Non c’era nulla di eroico nelle cose che avrebbero fatto quella notte ma era meglio che Francesco non lo sapesse. I tre ragazzi lo ringraziarono e giurarono di tornare a visitarlo il prima possibile: volevano provare ogni piatto sul menù, compresi i dolci.
“Buonanotte allora! Ci vediamo lunedì!” lo salutò Katsuki.

Il cuoco sorrise: “Certo, ti aspetto!” esclamò, “E non preoccuparti, stavolta riusciremo a cucinare quella ricetta che mi hai portato! Non c’è soba che possa resisterci!” lo incoraggiò alzando il pollice.
Katsuki sapeva che lo aveva fatto con tutte le più buone intenzioni ma per un attimo avrebbe voluto dargli un pugno sullo stomaco: non osò guardare Shouto in faccia, ma era certo che stesse sorridendo.



Uscirono dal ristorante e si ritrovarono sul marciapiede: era buio e si stava bene anche con la giacca – fortunatamente era un’estate fresca e non faceva troppo caldo – così decisero di fare due passi per assicurarsi di smaltire il vino.
C’era poca gente in giro ma mentre passeggiavano Shouto iniziò a guardarsi intorno: una coppia camminava tenendosi per mano, un’altra condivideva un cono gelato su una panchina; due ragazzi sull’altro lato della strada si baciavano sotto un lampione e per un attimo Shouto pensò che avrebbe tanto voluto fare quelle cose con Izuku e Katsuki.

Sapeva che non era fattibile – erano Eroi e i paparazzi erano sempre in agguato, pronti a distruggere ogni straccio di intimità con gossip e foto sconvenienti – ma il pensiero rimaneva.
Senza rendersene conto allungò una braccio verso Izuku, sfiorandogli il dorso della mano con il dito: il ragazzo dai capelli verdi gli sorrise e si agganciò al suo mignolo, continuando a camminare al suo fianco.

Fu un gesto discreto e quasi impercettibile, nulla in confronto a quello che avrebbero voluto fare, ma l’effetto che scatenò dentro di loro fu pari a quello di un bacio.

Si voltarono verso Katsuki in una sorta di invito ma questo fu rapido a declinare l’offerta: “Non guardate me, non le faccio queste stronzate” brontolò, scuotendo la testa.
Gli altri due risero e continuarono a camminare poco dietro di lui, ascoltando distrattamente le sue considerazioni sulla cena che avevano appena consumato.

Izuku aveva ancora in mano la rosa che Shouto gli aveva portato ad inizio serata e se la stava rigirando tra le dita, spensierato. Sentiva il cuore battere più veloce del solito.

Parlarono del più e del meno, come facevano di solito, finché Shouto non sentì bisogno di fermarsi: “Ci vuole ancora molto? Questi pantaloni sono strettissimi” chiese, piegandosi per sistemare gli orli bianchi dei pantaloni che gli si stavano arricciando alle caviglie.

Izuku non riuscì a non abbassare lo sguardo sul suo didietro: “Si vede” si lasciò sfuggire, cercando di non guardargli anche il cavallo dei pantaloni, una volta che si fu rialzato.

Katsuki si voltò per guardarli e continuò a camminare all’indietro per un paio di metri, le braccia incrociate dietro la testa: “Non preoccuparti, presto non ti serviranno più” gli disse, facendogli l’occhiolino.
Shouto fece una smorfia, aumentando il passo per raggiungere gli altri due: “Grazie, Katsuki, sei sempre di grande aiuto” commentò sarcasticamente. Tutte quelle provocazioni non stavano di certo migliorando la sua situazione: se possibile, ora gli stessi pantaloni gli sembravano ancora più stretti.

Katsuki rise soddisfatto e aspettò che il rosso lo affiancasse: “Scommetto che ti stai già agitando, là sotto” gli sussurrò all’orecchio, facendolo rabbrividire.
Shouto, però, era deciso a non dargliela vinta: “A proposito di scommesse...”

“Oh Cristo, non di nuovo! Non c’è nessuna scommessa!” sbottò Katsuki, “Ormai ho vinto, quindi sta zitto!”
Izuku decise di dire la sua: “Da quanto ho capito non avete mai stabilito una scadenza, quindi tecnicamente la scommessa è ancora valida...”

Il biondo lo fulminò con lo sguardo: “Sapevo che saresti stato dalla sua parte!” esclamò, sentendosi tradito. Shouto gli diede una leggera gomitata: “Andiamo, mi sembra che l’ultima volta non ti sia dispiaciuto poi così tanto perdere” gli ricordò con un ghigno.
“Taci” gli occhi di Katsuki ora erano due braci ardenti, “Non me lo faccio un fottuto piercing alla lingua!”

Izuku per poco non si strozzò con la sua stessa saliva: “Cosa?! Aspetta, qual era la scommessa?”

Shouto scrollò le spalle e aprì la bocca per rispondere ma Katsuki non lo lasciò parlare: “Niente, eravamo ubriachi fradici!” ringhiò, tirando fuori le chiavi dalla tasca della giacca. “Entrate in macchina!”

“Più che una scommessa era una sfida, in effetti. Qualcosa tipo: ‘il giorno in cui avrai le palle di tingerti i capelli io mi farò un piercing alla lingua’. Sì, penso che fosse qualcosa del genere” disse Shouto, imitando la voce roca di Katsuki e infastidendolo ancora di più. “Però è vero, eravamo ubriachi...” convenne, aprendo lo sportello posteriore. “Forse hai ragione, per stavolta facciamo che siamo pari. Mi ero anche dimenticato della tua fobia per gli aghi...” disse mentre saliva in macchina.

Katsuki strinse i denti: “So cosa stai cercando di fare, Shouto. Non ci casco” scosse la testa e mise in moto.
“Cosa?” chiese il rosso con finta innocenza.
“Vuoi che mi incazzi e che ti dica che non è vero che ho paura degli aghi e bla bla bla...” disse, lanciandogli un’occhiataccia dallo specchietto retrovisore. “Conosco i tuoi stupidi trucchetti!”

Todoroki mise su un’espressione disinvolta e alzò le spalle: “Non so di cosa stai parlando” si imbronciò.
“Ma per favore!”
“Pensala come vuoi, stavo solo dicendo che hai il mio permesso di tirarti indietro, se proprio ci tieni.”
“Non ho bisogno del tuo permesso e non mi sto tirando indietro! Sto solo dicendo che non era una scommessa vera e propria e che quindi il problema non sussiste” ringhiò, stringendo le dita intorno al volante.
“Se lo dici tu...” il rosso distolse lo sguardo per guardare fuori dal finestrino. Sapeva che Katsuki avrebbe ceduto e sapeva anche che il modo più veloce perché lo facesse era rispondere in modo passivo aggressivo.

“Ok, va bene” Katsuki a sua volta sapeva che Shouto non lo avrebbe lasciato in pace e che avrebbe trasformato le sue giornate in un inferno, quindi si arrese, “Mettiamo che tu abbia vinto questa cazzo di scommessa: in ogni caso non mi faccio un fottuto piercing! E’ poco professionale!”

“Ma è sexy” si lasciò sfuggire Izuku, seduto al suo fianco.

Aveva abbassato il finestrino e si stava godendo la brezza serale mentre gli altri due battibeccavano come due ragazzini: sapeva che era impossibile farli ragionare, quando erano in quello stato, e non ci provò nemmeno; preferiva rimanerne fuori, per quanto possibile.

“Sta zitto, nessuno ha chiesto la tua opinione!” Kacchan lo fulminò con i suoi occhi cremisi.
Shouto si sporse in avanti, appoggiandosi con le braccia sullo schienale dei sedili frontali: “Posso offrirti un piano B, se preferisci” gli disse.

“Sentiamo” sbuffò Katsuki.
“Potresti metterti quel costume da maid che hai nell’armadio” gli offrì Shouto con un sorriso infantile. Mina, Sero, Kaminari e Kirishima glielo avevano regalato come scherzo qualche anno prima ma si era sempre rifiutato di indossarlo, nonostante le insistenze di Izuku. “Che te ne pare?”

Bakugou per poco non si voltò per dargli un ceffone: “Dio, quanto ti odio!”
Shouto sorrise: “Non è vero, mi ami. Lo hai detto poco fa” gli ricordò.
“Aspetta solo che arriviamo a casa...” sibilò Katsuki, stringendo i denti.

Izuku non riuscì a trattenersi dal ridere: odiava quegli stupidi litigi ma allo stesso tempo c’era qualcosa di bello e familiare nel sentirli bisticciare in quel modo. Era felice. Era finalmente felice.
Non sapeva esattamente come sarebbero andate le cose tra loro di lì in avanti ma sapeva che avevano preso la strada giusta: avrebbero affrontato tutto quello che la vita aveva da offrire e lo avrebbero fatto insieme, nel bene o nel male. Guardò la rosa che teneva tra le mani e sorrise.

Nulla era cambiato ma l’aria che si respirava era quella di un nuovo inizio.


+++


“Signore e signori – ma soprattutto signore – siamo qui con l’Eroe più esplosivo del Giappone: Great Explosion Murder God Dynamite!” la giovane reporter allungò il microfono verso un Katsuki piuttosto stanco e fradicio di sudore. Il biondo si limitò a sollevare una mano e a salutare con un cenno del capo.

Aveva appena catturato un ladro di banche con un Quirk di velocità ma, per quanto avesse bisogno di riposare, sapeva di doversi prima occupare della stampa.

“Dopo l’incredibile successo dell’operazione a Sapporo siamo contenti di rivederti nuovamente in azione qui a Tokyo! Stavamo iniziando ad ingelosirci, sai? Dicono tutti grandi cose di te e... beh, penso che a nessuno sia sfuggita la copertina del nuovo numero di My Heroes’ Magazine! Che dire... quei bicipiti!” la ragazza stava parlando con un tono talmente acuto che Katsuki faceva fatica a seguirla.

Senza nemmeno chiedergli il permesso, la giornalista allungò una mano verso il suo braccio e strinse le dita intorno ai suoi muscoli: “Ragazze, se ve lo stavate chiedendo... è tutto vero!” squittì.

Katsuki dovette usare tutta la sua forza di volontà per non spingerla via malamente: aveva imparato ad ignorare le fan urlanti che cercavano di attirare la sua attenzione quando passava per strada, aveva persino preso l’abitudine di sorridere a chi gli chiedeva una foto o un autografo, ma non si sarebbe mai abituato alla scarsa professionalità di alcuni giornalisti.

“Penso di parlare a nome di tutti quando dico che è uno dei servizi fotografici più belli degli ultimi anni! Devi esserne molto orgoglioso, ma dicci... qual è il tuo segreto per rimanere in forma?” chiese.

Gli passò il microfono e Katsuki parlò per la prima volta, cercando di mantenere un’espressione neutrale: “Immagino che salvare il culo alle persone sia un buon allenamento” rispose, irritato.

La reporter scoppiò a ridere per nascondere l’imbarazzo: “Ma certo! Hah... sei troppo divertente!” stava chiaramente mentendo ma a Katsuki non fregava nulla, anzi... era felice di averla messa in difficoltà. “E... erm, pensi di posare ancora per qualche rivista, in futuro?”

“Finché mi pagano sì, è probabile” rispose lui.
La reporter arrossì e si schiarì la voce, imbarazzata: “Chissà, magari la prossima volta ti vedremo posare insieme a Hero Deku e Hero Shouto, i nostri beniamini! Sono certa che i fan amerebbero vedervi insieme su qualche rivista o in qualche spot pubblicitario!”

“Oh, ne sono sicuro, ma non succederà.”
“Come mai dici così? Pensavamo foste amici di vecchia data...”
“Non vorrei metterli in imbarazzo o farli sfigurare” disse, guardandosi intorno per trovare una possibile via di fuga da quella trappola infernale, “Ha altre domande, per caso? Possibilmente qualcosa che riguardi il mio lavoro e non i miei bicipiti...”

“Un’ultima domanda, sì! Parlando di Hero Shouto, qualche giorno fa lo abbiamo visto sfoggiare un nuovo look piuttosto sconvolgente e... beh, viene automatico chiederlo: c’è per caso una correlazione con il tuo nuovo piercing? Alle fan non sfugge nulla, sai? Alcuni pensano che sia una mossa di marketing imposta dalla vostra Agenzia... è così?”

A questo punto a Katsuki non importava più nulla: “No, è stata una mia scelta. E’ ottimo per il sesso orale” disse, sorridendo e tirando fuori la lingua per mostrare la piccola sfera metallica.

Al diavolo, ho di meglio da fare che stare qui a farmi prendere per il culo da una ventenne arrapata che non sa neanche come si tiene un microfono!

La donna rimase senza parole, cosa che permise a Katsuki di dileguarsi tra le urla e le proteste degli altri giornalisti che non erano riusciti a chiedergli nulla.

Inutile dirlo, in poche ore l’intervista era diventata virale e i piercers di Tokyo erano stati sommersi di appuntamenti. Uomini, donne, poco importava: tutti volevano migliorare le loro prestazioni sessuali.

Katsuki venne ammonito per l’ennesima volta dall’Agenzia, che non sapeva più come fare a gestire la sua immagine pubblica, ma sia Izuku che Shouto continuarono a ridere dell’accaduto per una settimana intera.

Per quanto vederlo vestito da maid sarebbe stato bellissimo, entrambi erano molto felici che avesse scelto di farsi quel piercing.



Non sto piangendo, no...
Spero di non avervi annoiati e di avervi strappato un sorriso!
Fatemi sapere cosa ne pensate o se speravate in un finale diverso! E' stato bello arrivare fin qui, mi sono divertita tantissimo e ringrazio in anticipo tutti quelli che hanno commentato e seguito le mie storie <3
Un abbraccio,

Ilaria;)

PS: ci vediamo non so bene tra quanto per il prequel. Come dicevo ho già iniziato a scrivere qualcosa ma mi ci vorrà un po', però tornerò! (e per i fan di Bungou Stray Dogs pubblicherò a breve una ff che ho scritto tempo fa su Chuuya e Dazai, lasciata nel dimenticatoio)
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