Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Ricorda la storia  |      
Autore: Mistral    05/09/2009    5 recensioni
Se voglio essere del tutto onesto con me stesso come sono sempre stato, devo ammettere che, a monte di tutto, il vero motivo per cui ad Acid Tokyo gli ho salvato la vita è stato un motivo puramente egoistico: non volevo perderlo, non volevo che mi fosse portato via.
Non so come sia successo, e in fondo non è nemmeno così fondamentale per me scoprirlo, ma quella creatura astrusa, mezzo mago, mezzo vampiro e completamente idiota, è diventato la persona per me più importante e in quanto tale lo proteggerò con tutte le mie forze.

[Missing moment tra i capp. 167-169][Fic parallela a Loving Liar]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kurogane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prima di cominciare

Prima di cominciare, una breve premessa: questa fic è nata in una sorta di parallelo con un’altra storia che ho scritto (Loving Liar, sempre pubblicata qui su EFP) e possiamo definirla un tentativo di guardare l’altra faccia della luna. Quella era incentrata sullo stato d’animo di Fay al ritorno da Celes, mentre questa prova ad indagare su Kurogane. Il momento è quindi più o meno lo stesso, così come più o meno le stesse sono le conclusioni cui giungono i due personaggi.

Sebbene le due storie siano collegate, comunque, sono perfettamente comprensibili anche da sole. Certo, mi farebbe solo piacere se, dopo aver letto questa, leggeste anche l’altra, ma non è obbligatorio ^^

Da ultimo, grazie alla mia beta-moyashi, a Miri e al fratellino che, a vario titolo, mi hanno dato una mano a portare a termine il lavoro. Questa fic è per loro perché, senza di loro, probabilmente sarebbe rimasta solo un’idea nella mia testa o, alla meglio, sarebbe stata cestinata prima di essere conclusa. Vi voglio bene!

Missing moment tra i capp. 167-169

Il titolo riprende quello dell'omonima canzone dei Counting Crows di qualche anno fa, ma per il resto non c'entra nulla.

 


 

 

Accidentally in Love

 

 

Raramente nel corso della sua vita un guerriero si ferma a riflettere. Non perché non voglia o non ne sia capace, tutt’altro! È semplicemente perché fermarti a riflettere anche solo un secondo di più quando hai una spada in pugno e un nemico che ti vuole morto non è affatto una bella idea.

Un guerriero non ha tempo di riflettere: tutte le sue decisioni deve prenderle in fretta ed essere sempre convinto di quel che fa, perché da ogni sua azione dipendono la vita e la morte sua e dei suoi compagni.

Anch’io sono un guerriero e anche per me, soprattutto per me, è sempre stato così. Ancora di più da quando ho iniziato questo assurdo viaggio, apparentemente senza meta, tra le dimensioni. E da quando ho conosciuto quello stupido mago.

La decisione di salvargli la vita, poi di fidarmi comunque di lui nonostante avesse ammesso di aver mentito e infine di sacrificare un braccio per salvarlo di nuovo… tutte scelte che ho compiuto senza aver tempo di pensare. E di cui non mi pento.

 

Sarebbe tutto un altro discorso, invece, se provassi a chiedermi perché io abbia fatto quelle scelte… ma tanto, bloccato a letto come sono, posso concedermi il lusso (adesso sì) di fermarmi a rifletterci sopra.

 

Mi sforzo di tirarmi seduto, ma la debolezza datami dalla ferita non mi facilita certo le cose, anche perché cerco inutilmente di aiutarmi con una mano che non ho più. 

Se devo essere onesto, sbattere il muso contro questa consapevolezza mi disorienta un po’.  Non che non sapessi cosa stavo facendo quando mi sono tagliato di netto il braccio sinistro – per gli dèi, ero io a manovrare la spada! È solo che, a ripensarci adesso a mente fredda, mi rendo conto di non aver forse ancora preso piena coscienza di quel che ho fatto.

Ma tutto passa in secondo piano se considero ciò che ho ottenuto: lui è vivo. Non mi va di ragionare sul perché questa certezza abbia il potere di cancellare ogni cosa, né voglio rammentare le parole che, non so come, ho udito dalla voce di Tomoyo-hime e che mi hanno in qualche modo rivelato la maniera di scappare da quel dannato inferno di ghiaccio.

Eppure non riesco a impedire alla mia mente di correre a lui.

 

Con aria pensierosa, volto gli occhi verso la porta da cui l’idiota è entrato qualche ora fa e le labbra mi si incurvano in un ghigno che nemmeno io riesco pienamente a decifrare.

Mi basta concentrarmi un attimo, ed ecco che me lo rivedo lì come se ce l’avessi davanti in questo momento, avvolto in un kimono bianco che chiaramente non è abituato ad indossare e che pure porta con incredibile leggerezza… anche se, in fondo, in ogni suo minimo movimento c’è sempre stata un’incredibile leggerezza e pure un’eleganza che, a giudicare solo dal suo comportamento da pazzoide, non gli avrei mai attribuito.

Più di qualsiasi altra cosa però, degli interminabili secondi che ha impiegato ad avvicinarsi al mio letto, quello che credo non dimenticherò mai sarà il suo sguardo. Anzi, la sua testa bionda, ostinatamente chinata a nascondere l’espressione del suo viso. Sembrava un fuscello in quel momento, e non solo perché con quel suo fisico così assurdamente esile quasi scompariva nella stoffa abbondante del kimono.

Devo confessare a me stesso che questa è stata la seconda occasione in cui, per causa sua, mi sono ritrovato senza parole, incapace di prevedere con un minimo di sicurezza quale sarebbe stato il suo prossimo gesto, l’atteggiamento che avrebbe assunto. L’altra volta in cui ci avevo provato ad immaginarmi la sua reazione, avevo fatto un errore così clamoroso da sentirmi quasi male quando me ne sono reso conto.

Non che quel giorno ad Acid Tokyo mi aspettassi che svegliandosi, vivo e trasformato in un vampiro, avrebbe fatto salti di gioia… andiamo, non sono così ingenuo! Per un assurdo motivo che allora non potevo comprendere (e che, in tutta sincerità non comprendo del tutto neanche ora, che pure conosco il suo passato), lui non aspettava altro che un’occasione per morire e non appena l’aveva trovata, con la possibilità perfino di farla passare per un gesto di generosità, io gliel’ho soffiata da sotto il naso. Sapevo che non l’avrebbe presa bene, ma da lì a comportarsi in quel modo…

Sì, mi ha fatto male, e molto anche.

 

Chiudo gli occhi e mi massaggio con due dita le palpebre, rovesciando indietro la testa.

Ricordare il sorriso con cui mi ha salutato e le parole che mi ha rivolto quando ha ripreso i sensi dopo la trasformazione, mi apre ancora un tremendo e inspiegabile buco nello stomaco. Come se per un istante mi togliessero di colpo l’aria dai polmoni, impedendomi di respirare.

E pensare che era da quando l’ho conosciuto che non aspettavo altro che di vedergli fare un sorriso normale (non dico sincero, ma quantomeno non esagitato) e di sentirgli pronunciare il mio nome per intero, senza quelle orribili storpiature con cui l’ha sempre martoriato! Eppure, quando finalmente lui si è comportato per una volta da persona seria, mi sono reso conto, con mia somma incredulità, che mi mancava il solito stupido mago… mi sono sentito un cretino per giorni, prima di riuscire a mettere da parte la semplice domanda che quella constatazione mi aveva fatto nascere subito spontanea: perché? Avevo ottenuto quel che desideravo, l’idiota aveva smesso di fare l’idiota, mi lasciava finalmente in pace… e allora perché mi sembrava quasi che mi mancasse qualcosa?

Poi per fortuna gli eventi hanno ricominciato a correre e io non ho più avuto tempo né modo di darmi una risposta. Ma non mi illudevo certo di aver vinto la partita con la mia coscienza, oh no! Anche perché, con il passare dei giorni, lo strano comportamento dello stupido mago si è fatto perfin più strano: non solo non mi assillava più con la sua idiozia, addirittura mi ignorava. Sembrava quasi che avesse eretto un dannatissimo muro di indifferenza nei miei confronti.

Mi scappa un sospiro a ripensare al periodo logorante che abbiamo passato in quell’accidenti di paese a giocare a scacchi viventi.

Perché se l’idiota si era trincerato nel suo silenzio e sembrava vivere solo per la principessa, non è che nemmeno gli altri due stessero molto meglio… lei per prima e il ragazzo di conseguenza. Maledizione, non mi sono mai sentito così impotente come in quei giorni! Avevo la sgradevole sensazione che ogni cosa mi stesse crollando attorno e non sapevo come fare a tenere in piedi tutto… non sono mai stato bravo in queste faccende! Però non ce l’ho proprio fatta a lasciar sfasciare quell’assurdo gruppo che eravamo diventati. Non che io abbia avuto molto successo…

Un altro sospiro.

È vero, ci siamo salvati, ma a che prezzo? Ora mi ritrovo una principessa senz’anima, il ragazzo depresso come non mai e il mago… dèi del cielo, non so più nemmeno cosa pensare di lui!

Eppure, anche se sembra tutto perduto, non ho nessuna intenzione di arrendermi, né penso lo vorranno gli altri: non so dove sia finita l’anima della ragazzina, ma appena ci saremo rimessi in sesto ricominceremo a viaggiare e la troveremo.

 

Mi alzo a fatica dal letto, aggrappandomi al baldacchino per affrontare il capogiro che mi coglie appena cerco di reggermi sulle mie gambe. Il braccio da cui lo stupido vampiro si è nutrito poco fa mi pulsa dolorosamente; mi sollevo il polso davanti agli occhi e un lieve sorriso mi si distende sulle labbra, notando la chiazza violacea che testimonia un travaso di sangue sotto pelle, lì dove l’idiota ha affondato i denti con involontaria violenza, spinto dall’istinto di sopravvivenza. 

Chissà da quanti giorni non mangiava, quel cretino: aveva una faccia pallida da far impressione e delle marcate occhiaie a segnargli l’occhio, di un azzurro troppo spento. Non fatico ad immaginare che, con la sua cocciutaggine, abbia impedito a Tomoyo-hime di farmi prelevare del sangue mentre dormivo, così da potersi nutrire… odia dipendere da me, e un po’ lo capisco (io reagirei probabilmente allo stesso modo, nella sua situazione), ma ugualmente non potevo permettere che morisse – né ad Acid Tokyo né tantomeno a Celes, per mano di quel suo sedicente benefattore.

Lui deve vivere, voglio che viva, costi quel che costi. Sono disposto a fare tutti i sacrifici necessari per realizzare questo desiderio, anche ad andare contro la sua stessa volontà… e continuerò a farlo, finché non avrà capito e non troverà la forza di rialzarsi da solo.

E non mi importa se così facendo mi guadagnerò solo il suo disprezzo e la sua indifferenza. Mi farà male, lo so benissimo, ma tra noi due il più testardo sono io e sono sicuro che alla fine la spunterò su quel suo dannatissimo orgoglio.

Anche se… anche se forse posso sperare che lui si sia già arreso.

 

Perché l’idiota che prima è entrato al rallentatore nella mia camera, per poi scatenarsi come un tornado e osare tirarmi un pugno in testa, chiamandomi di nuovo con uno di quei nomignoli inaccettabili, quell’idiota non è il mago disperato che a Celes, spezzato dal dolore, mi ha chiesto di lasciarlo morire e salvarmi da solo. E non è nemmeno il vampiro altezzoso e gelido che a Infinity non faceva altro che ignorarmi con malcelato disprezzo, senza peraltro poi poter fare a meno di me per nutrirsi.

Ma, assurdamente, mi rendo anche conto che la creatura fragile e confusa (glielo si leggeva in faccia che era quello il suo stato d’animo) a cui poco fa ho dato il mio sangue come cibo non è neanche lo stesso idiota con cui ho viaggiato finora, e non solo per i cambiamenti fisici che ha subìto.

C’era luce nel sorriso con cui mi ha salutato, e nello sguardo una gioia sincera, seppur venata di malinconia, quando ha visto che stavo bene.  

E quel sorriso e quell’espressione sono bastati a ripagarmi di quel che mi ha fatto passare.

 

Mi avvicino con passi lenti alla finestra della stanza che dà sul giardino e, inaspettatamente, lo vedo qualche metro più in là che passeggia tranquillo tra i ciliegi in fiore. I suoi sensi si sono probabilmente acutizzati dopo la trasformazione, perché si accorge subito di me e si volta, sorridendomi e agitando una mano nella mia direzione, con il risultato che l’ampia manica svolazzante del suo kimono me lo nasconde ritmicamente alla vista.

Lui ride estasiato, con la risata tipica dei bambini, poi continua a cercare di catturare la brezza, facendo gonfiare le maniche dell’abito come una vela. Scuoto la testa, sconsolato dal riemergere della sua idiozia (che a questo punto non posso più definire costruita, è davvero cretino così al naturale…) ma non posso fare a meno di restare ad osservarlo. Ed è solo adesso che mi accorgo, con stupore, di quanto mi fosse mancato anche questo suo lato infantile e candido, che ad ogni arrivo in un nuovo mondo lo faceva stare per delle ore a meravigliarsi di qualunque cosa.

 

Mi siedo sul davanzale, poggiando il piede sul legno e il braccio sul ginocchio e continuando a seguirlo con lo sguardo, adesso che ha spostato la sua attenzione sui numerosi gatti bianchi portafortuna che popolano il giardino.

È incredibile come, nonostante il passato orrendo che ha sulle spalle, sia rimasto così fondamentalmente puro. E fragile. Una smorfia mi oscura il viso se ripenso a quella storia tragica che ho scoperto essere la sua vita. È stato trascinato attraverso un susseguirsi quasi infinito di tragedie, ha ucciso e visto uccidere fin dalla più tenera età, è stato usato, ricattato, ingannato, illuso, strappato ai suoi affetti e costretto a mentire… eppure, nonostante tutto, la sua innocenza non ne è stata assolutamente scalfita: in questo è il mio esatto opposto, io che ho le mani e il viso tanto grondi di sangue da non poterli più nemmeno lavare.

 

E forse è stata proprio la sua innocenza che mi ha convinto a fidarmi ancora di lui, a dargli un’altra possibilità quando ha confessato di averci mentito fin dall’inizio. O forse no, forse in realtà non ho mai smesso di aver fiducia in lui.

Perché lui di questo dannatissimo viaggio sapeva molto di più di quanto volesse ammettere. Ma si è tenuto dentro tutto fino alla fine e l’ha fatto così bene da non farmi venire nemmeno il minimo sospetto che sapesse. Credevo che il segreto che si portava dentro fosse legato solo al suo passato, senza capire che, in realtà, ciò che gli pesava come un macigno sul cuore non erano soltanto i suoi ricordi.

Ero certo che non avrebbe mai fatto del male a nessuno di noi e tanto mi bastava per voler scoprire il suo segreto solo per il gusto di fargliela pagare per averlo serbato, non accorgendomi di quanto soffrisse per la condizione in cui era costretto.

E quando finalmente ho scoperto la verità, mi sono reso conto di non aver capito niente.

Proprio per questo non me la sono sentita di condannarlo, perché in fondo la sua situazione era la stessa di Tomoyo-hime. Lei non me l’ha mai detto, ma sono sicuro che non mi ha spedito in questo viaggio assurdo solo per insegnarmi il significato della vera forza. Tomoyo-hime sapeva e non ha potuto parlare, ma ha dovuto mandarmi via rischiando di attirarsi le mie ire e sono certo che questo le abbia causato dolore… e per lui non sarà stato diverso. Ma la sofferenza di coloro che sanno e sono costretti a tacere, chi non si trova in quella condizione non la può capire[1].

Per questo l’ho perdonato. Perché nei suoi occhi quella sofferenza era scritta a chiare lettere, e se non avessi perdonato lui, non avrei dovuto perdonare nemmeno Tomoyo-hime.

Ma non è stato solo per questo.

 

Se voglio essere del tutto onesto con me stesso come sono sempre stato, devo ammettere che, a monte di tutto, il vero motivo per cui ad Acid Tokyo gli ho salvato la vita è stato un motivo puramente egoistico: non volevo perderlo. Non so se sia stata la sua fragilità, la sua innocenza o semplicemente quel mistero che lo avvolgeva e che non ero ancora riuscito a svelare. Non lo so e non mi interessa. So solo che non volevo che mi fosse portato via.

Il giorno in cui morirono i miei genitori, giurai che avrei ucciso chiunque avesse osato fare del male alle persone che amo[2] e un ninja mantiene sempre la parola data.

Per questo l’ho salvato e ho promesso che ne avrei avuto cura.

 

Non so come sia successo, e in fondo non è nemmeno così fondamentale per me scoprirlo, ma quella creatura astrusa, mezzo mago, mezzo vampiro e completamente idiota, è diventato la persona per me più importante e in quanto tale lo proteggerò con tutte le mie forze.

E che nessuno mi venga a dire che ciò che è accaduto era inevitabile, era destino, era necessario… quelle sono solo un cumulo di sciocchezze! Ognuno la vita se la costruisce con le proprie scelte e la mia è stata questa: ne sono pienamente convinto e la porterò fino in fondo.

 

Il rapido scorrere del pannello della porta mi strappa ai miei pensieri. Mi volto verso la fonte del rumore e vedo il soggetto delle mie riflessioni affacciato all’ingresso della stanza, con un gran sorriso stampato in faccia.

 

“Hyuu, Kuro-sama! ♥ Tomoyo-hime vuole che la raggiungiamo in giardino, vieni!”

“Arrivo, arrivo… dammi il tempo di vestirmi…”

 

Borbotto, scendendo lentamente dal davanzale. Afferro il kimono abbandonato al fondo del letto e comincio ad indossarlo. Prima ancora che io possa avere difficoltà nell’allacciarmelo a causa del mio braccio, lui mi si avvicina.

 

“Hyuu! Ti do una mano io, Kuro-kun!”

“Sì, sì va bene… ma smettila di fare quei versi, dannazione!”

 

Replico scocciato come al solito, ma ormai lo faccio solo per riflesso condizionato, perché in realtà ho finito con l’abituarmi a lui, ai suoi soprannomi idioti e anche a quella fastidiosa imitazione di fischio con cui si ostina ad assordarmi.

Mi allaccia rapidamente la cintura dell’abito, poi alza gli occhi verso di me e mi sorride senza aggiungere altro. In fondo, sia per me che per lui il sollievo di questa normalità, per quanto precaria, non è qualcosa che si possa esprimere a parole.

Ci sono momenti, come questo, in cui parlare è superfluo e a me non è mai piaciuto dire frasi banali solo per riempire ad ogni costo il silenzio.

Ricambio il suo sorriso con uno appena accennato e mi avvio verso la porta.

 

“Dai, stupido mago, andiamo”

 


[1] Cap. 167

[2]Cap. 37

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Mistral