Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: chykopon    20/03/2022    2 recensioni
[ Dal COWT#12: W2, M3 - "Ferro di cavallo" ]
Doveva essere una mattinata normale quella odierna: cielo terso e sgombro, nulla di nuovo all’orizzonte, un raro ed eccezionale momento di tranquillità sul ponte della Sunny… niente, insomma, che avrebbe mai potuto distrarre Usopp dai difficilissimi ragionamenti che le sue formule chimiche richiedono.
Se, tuttavia, ognuno sembra essere al proprio posto, come nella perfetta recita di un’abitudinaria routine - Sanji nella cambusa, Luffy a scrutare il mare dalla polena, Franky in laboratorio e via discorrendo - c’è un solo membro di quella ciurma di teste matte che sono i “Cappello di Paglia” che non risponde all’appello, e che si presenta ora davanti al cecchino, marciando di buona lena.
[ ZoSan | comedy | Mugiwara Kaizoku al completo ] [ wordcount: 11684 ]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Usop | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note di apertura: è un delirio. Non so come altro definirlo.
 

---


Doveva essere una mattinata normale quella odierna: cielo terso e sgombro, nulla di nuovo all’orizzonte, un raro ed eccezionale momento di tranquillità sul ponte della Sunny… niente, insomma, che avrebbe mai potuto distrarre Usopp dai difficilissimi ragionamenti che le sue formule chimiche richiedono.

Se, tuttavia, ognuno sembra essere al proprio posto, come nella perfetta recita di un’abitudinaria routine - Sanji nella cambusa, Luffy a scrutare il mare dalla polena, Franky in laboratorio e via discorrendo - c’è un solo membro di quella ciurma di teste matte che sono i “Cappello di Paglia” che non risponde all’appello, e che si presenta ora davanti al cecchino, marciando di buona lena.

« Usopp! »

Sentire la voce di Zoro echeggiare per il brigantino di prima mattina è una tale inedita situazione da non far trasalire solo il cecchino - che per poco non si rovescia addosso un intero flacone di nitrato di potassio - ma anche Nami, che poco distante dal nasone, è intenta a godersi i tiepidi raggi del sole stesa sul lettino.

« Zoro? » è proprio la navigatrice a dar voce alla perplessità condivisa, abbassando appena gli occhiali da sole e posando il quotidiano che sta sfogliando, « …perché non sei nell’osservatorio a ciondolare come al solito? »

La cartografa viene ignorata dallo spadaccino, nonostante abbia appena domandato l’ovvio e per questo meriti una risposta, seppur telegrafica e poco chiarificatrice. La testa d’alga preferisce, però, marciare verso il nasone di cui ha appena richiamato l’attenzione, facendo divenire proprio il citato Usopp rigido quanto una statua di sale.

Un po’ la reazione che avrebbe un bambino colto con le mani nella marmellata, ma che il cecchino ricordi, non ha alcuna valida ragione per sentirsi tirato in causa.

« …sì? » chiede Usopp tentennante, l’espressione completamente accartocciata, « Avevi bisogno di qualcosa? »

Zoro sbuffa dalle narici, perché è un gorilla tutto muscoli e senza cervello - per citare un certo cuoco - e pretendere da lui la formulazione di una frase completa che preveda soggetto, verbo e complemento oggetto è veramente troppo, quando è evidente che non abbia ancora risposto al fabbisogno giornaliero di sonnellini (il quale galleggia indicativamente tra gli otto e i dieci).

« Insegnami a vincere al tiro a segno! »

Ora. Il quadretto ha già preso i contorni del surreale da principio, e non c’è nulla di cui stupirsi troppo, giacché alle bizzarrie della Rotta Maggior sembrano averci tutti fatto il callo da un po’… ma questo, nello specifico, è qualcosa che valica qualsiasi ipotesi, immaginifica o meno, che chiunque tra la ciurma avrebbe mai potuto preventivare.

Zoro. Che chiede aiuto.

Ad Usopp, poi.

E... per cosa?

« Prego? » domanda il cecchino, strabuzzando gli occhi.

Lo spadaccino cruccia l’espressione, due sopracciglia che burbere gli si incuneano ancora di più lungo la fronte.

« Insegnami - a - vincere - al - tiro - a - segno, » scandisce la testa d’alga, enfasi su ogni singola sillaba.

Usopp sbatte le palpebre con deliberata flemma e Nami con lui.

Sicuramente la natura della richiesta scatena già la sua bella dose di stupore, il fatto che Zoro non se ne renda conto e sia invece convinto che il cecchino abbia qualche problema di udito, li lascia ancora più esterrefatti.

Sicuramente non si sogneranno più di contraddire Sanji ogni volta che dovesse insistere a definire il loro primo ufficiale come “una zucca vuota”.

« Uh, » biascica il cecchino, « sì, in realtà avevo capito la prima volta che l’hai detto… » soggiunge con una punta di sarcasmo che si rimangia praticamente subito, quando incrocia l’occhiata al fulmicotone che Zoro gli scocca dall’unica iride buona.

Usopp deglutisce, « …non pensavo ti interessassero questo genere di cose, » prova, « d’altronde tu- » e non finisce la frase, sperando che gesticolare in direzione delle tre fidate katane che il cacciatore di pirati porta con sé sia sufficiente.

Lo spadaccino, di tutta risposta, si limita ad allungargli un pezzo di giornale stropicciato, estraendolo dal proprio haramaki; deve trattarsi di un qualche inserto di quel medesimo quotidiano che stava sfogliando Nami poc’anzi.

A proposito: « …e io pensavo che almeno sapessi leggere, » si concede la gatta ladra con uno sbuffo divertito.

« Taci brutta strega, non è nulla che ti riguardi! » s’affretta la testa d’alga, decisamente un po’ troppo colto sul vivo per essere una cosa di poco conto. Dettaglio - ovvio - che la navigatrice non si lascia sfuggire, assottigliando appena lo sguardo che gli rivolge.

Usopp è colto un po’ in contropiede, tanto dalla contingenza, quanto dal piccolo battibecco che si infiamma tra gli altri due, ma seppur con misurata cautela, allunga le dita per appropriarsi del pezzo di carta e leggere almeno le prime righe: « Un torneo di tiro a segno? »

Zoro trasale, gli si irrigidisce financo la linea della mandibola: « …non leggerlo ad alta voce, stupido nasone, » biascica, con l’unico occhio sano che saetta tra il cecchino e la cartografa di bordo.

Nami dissimula, la nomea che s’è fatta non è mica dovuta solo al suo fascino, ha almeno un paio di armi altrettanto utili nel suo arsenale, sufficienti a non lasciare a Robin, a bordo della Sunny, il primato di perenne stato d’allerta e di onnisciente guru che tutto di tutti sa.

La navigatrice finge di leggere il giornale, ma ogni tanto, di sottecchi e silenziose ma acute come capocchie di spillo, le sue pupille tornano sulle silhouette degli altri due nakama.

« Ah! Non devo? » chiede Usopp retorico, riprendendo a leggere, « …è un torneo organizzato nella prossima isola in cui dovremmo sbarcare, » bisbiglia, « Nami, tra quanto dovremmo fare porto? »

Non c’è davvero bisogno che il cecchino alzi la voce, per quanto il suo timbro si sia abbassato di due intere ottave, la cartografa sente tutto benissimo, ma finge che non le interessi, proprio perché la curiosità adesso la divora: « Due giorni circa se proseguiamo a questa velocità- »

« Ah! Ottimo! Vuol dire che farai in tempo a partecipare, Zoro! » Usopp deve aver inavvertitamente alzato la voce, perché tanto i muscoli tesi dello spadaccino, quando la seconda occhiata dardeggiante che gli rifila, ridimensionano subito il cecchino.

« Scusa, scusa, » bofonchia il nasone, riportando gli occhi sulla carta per la terza volta; passa in rassegna le informazioni salienti ad una prima rapida lettura: orario, data, regole sommarie, metodi di iscrizione… bene o male è tutto chiaro, « Beh, » sancisce alla fine, ricordandosi questa volta di ridurre la propria voce ad un semplice mormorio, « sei venuto dalla persona giusta! »

Usopp è prono a montarsi la testa con troppa facilità, questo è risaputo, ed in fondo non è mai stato un problema per nessuno; ma se ora gonfia il petto e le spalle con aria tutta tronfia, è perché per una volta può darsi delle arie davanti a qualcuno che non siano solamente Luffy e Chopper.

Ancora meglio: si tratta di Zoro!

Quando mai ricapiterà un’occasione simile?

È quasi tentato di costringere lo spadaccino ad implorare in ginocchio per ricevere il suo aiuto, ma memore tanto delle infinite volte in cui il primo ufficiale l’ha tratto in salvo, quanto di ciò di cui il cacciatore di pirati sia capace, se stuzzicato oltre il limite di rottura, preferisce acquietarsi su qualcosa di più semplice: « Io, il Grande God Usopp, signore dei cecchini, ti darò il mio aiuto, nobile Zoro! »

Un po’ di pomposa pantomima se la deve pur ciucciare la testa d’alga. D’altronde ha scelto lui di reclamare il soccorso del nasone, giusto? E allora si cucca tutto il pacchetto, panzane e tronfia glorificazione di sé annessa.

Almeno sa - ed è una monolitica certezza - che la bravura di cui si fa vanto Usopp non è l’ennesima bugia che abbandona sulla sua bocca.

Zoro sembra vagamente imbarazzato dalla sceneggiata, al punto in cui si ritrova inconsapevolmente a digrignare i denti, serrando in maniera un po’ più convulsa la stretta in cui ha incrociato le braccia al petto: « Ok, sì, » bofonchia lo spadaccino, la sua Haki bella attiva per avvisarlo di qualche orecchio indiscreto nelle vicinanze, « devo vincere quel torneo- »

La voce della testa d’alga è un bisbiglio appena udibile, Nami, comunque non se lo fa sfuggire, osservando la scena di sottecchi, ed attendendo il momento giusto per poter intervenire. Forse aspetta solo di capire se e come può guadagnarci qualcosa.

« Vincere? » chiede Usopp sbattendo le palpebre con una vaga sorpresa, « …uhm, beh, Zoro, non so se in due giorni- » qualsiasi parola dovrebbe seguire il ragionamento assolutamente logico del cecchino - neanche Roma è stata fatta in un giorno, in fondo - muore sul nascere, perché l’ennesima occhiata che lo spadaccino gli rivolge fa tornare qualsiasi pensiero dentro la testa ed in fondo all’ugola.

« Vincerai! » riformula il cecchino, allungando una mano alla spalla dell’altro.

Non sa neanche lui se lo dica con tale fervore per convincere il cacciatore di pirati oppure sé stesso.

« …ma perché ti interessa vincere questo torneo? »

Domanda lecita quella del nasone, quesito che in fondo Zoro avrebbe dovuto mettere in conto dal principio, quando ha scelto di rinunciare al suo pisolino mattiniero per chiedergli una mano, ma che ora gli piomba comunque tra capo e collo cogliendolo sprovvisto di una risposta.

Cioè, una risposta ce l’ha. Non è sicuro di volerla rivelare ad Usopp.

« Uh- ecco- » lo spadaccino distoglie lo sguardo, ed è quasi un peccato che il cecchino sia troppo confuso da tutto l’ensemble di cose per notare quel piccolo colorito vermiglio salito alla punta delle orecchie dell’altro.

« Ah, ho capito, » fa allora Usopp con fare saputo, avvicinandosi quanto basta per poter sussurrare direttamente all’altro, « …ti serve un premio in denaro per saldare il debito che hai con Nami ».

Zoro sbuffa, le sopracciglia che gli si accartocciano nuovamente sullo sguardo: « No, non mi serve alcun premio in denaro- » occhieggia la navigatrice, « -e nessuno prestito, » aggiunge, alzando il tono quanto basta per farsi sentire anche da lei.

Nami ci sente comunque benissimo, ma non le è utile svelare la propria pantomima subito.

« Capisco, capisco, » recita Usopp, mentendo, perché non è che c’abbia capito un granché, doppiamente quando, dando un’ulteriore occhiata al foglio di carta legge a cosa, effettivamente, il primo premio del torneo corrisponda, « …ma cosa te ne fai di un set di coltelli da cucina? »

Zoro cerca troppo tardi di tappare la bocca al cecchino ed il nasone si rende conto dopo troppi decimi di secondo di non aver abbassato a sufficienza la voce, quando è invece il timbro squillante di Nami che fa capolino nella conversazione accompagnato da due occhi curiosi e che brillano di meraviglia: « È un regalo per Sanji-kun? »

 


 

È più o meno così che si sono ritrovati tutti e tre nella biblioteca, l’ultimo luogo in cui Zoro metterebbe piede sponte propria, e l’ultimo posto in cui rischierebbero di incappare casualmente nel cuoco di bordo.

Tutti e quattro, anzi, perché c’è anche Robin, placidamente accomodata sulla poltrona a cui siede sempre, immancabile mattone di storia antica aperto in grembo, mentre sfoglia le pagine in assoluta tranquillità.

Zoro ha due paia di occhi insistenti addosso, e per quanto sia stoicamente presente a sé stesso come ogni volta, non può prescindere dal percepire una certa tensione far da padrona ad ogni muscolo: « …deve esserci per forza anche lei? » chiede, indicando l’archeologa con un cenno della capoccia.

« Oh, ma non fate caso a me, » replica distrattamente Robin, facendo fiorire sulla spalla dello spadaccino una mano che si agita sbrigativa all’indirizzo degli altri tre. Nami sospira: « Non credo dirai nulla di nuovo che Robin già non sappia, » sbuffa la navigatrice con fare divertito, « sbaglio? »

L’archeologa ridacchia e basta in quella maniera assolutamente criptica ma incredibilmente perspicace che la caratterizza.

Non che la cosa sembri particolarmente tranquillizzare Zoro, ma tant’è.

Anche questa è una versione assolutamente inedita del cacciatore di pirati, una di quelle che Usopp non si vorrebbe perdere per nulla al mondo. La testa d’alga sembra sempre così fermamente padrone delle proprie emozioni e delle proprie reazioni, che riuscire a scorgere addirittura del vago imbarazzo sul suo viso è ancora più eccezionale del teatrino dell’assurdo a cui hanno assistito sul ponte.

« Il cuoco, » principia lo spadaccino dopo qualche ulteriore secondo di silenzio.

« Sanji, » rettifica la navigatrice.

« … » Zoro borbotta un suono indistinto, qualcosa di vagamente simile ad un grugnito, ma poi riprende, « …il cuoco qualche settimana fa mi ha regalato questa, » e nel dirlo mostra la bandana che, come sempre, porta legata al braccio.

All’apparenza non c’è nulla di strano, sembra il solito straccio nero che Usopp ha visto ogni giorno ad accompagnare l’altro, da quando hanno preso il mare assieme a bordo della Merry, ma ad un’occhiata più attenta, soprattutto per chi vanta una vista d’aquila come il cecchino, salta subito all’attenzione come questa specifica bandana non sia lisa o rovinata al pari della precedente.

È nuova, di un tessuto pregiato, forse seta, e non emana neanche l’abituale puzzo acre e stantio del sangue che tanto spesso Zoro si porta appresso.

« È… una bella bandana, » sentenzia il nasone ancora confuso.

« Sì, » gli fa eco lo spadaccino in maniera telegrafica.

E poi c’è silenzio. Un silenzio che rischia di farsi presto incredibilmente assordante, e che porta ad inarcare scetticamente le sopracciglia di Nami e financo a far voltare la nuca di Robin. Menomale che non doveva interessarle la questione.

« E…? » chiede la navigatrice, senza neanche preoccuparsi di nascondere quella vena neanche troppo flebile di scocciatura che le carezza ogni singola vocale. Zoro sbuffa, incrocia le braccia al petto una volta di più e poi le scioglie per portarsi una mano a grattarsi il retro della nuca.

« E niente! » sancisce alla fine, « Le cose tra me ed il cuoco si sono fatte strane dopo che siamo salpati da Wano- »

Il silenzio ritorna. E questa volta, Usopp crede di aver capito un po’ meglio la quadra, al punto in cui la sua espressione prima si allarga con un po’ di sorpresa, ma poi torna ad accartocciarsi con una palese vena di sarcasmo: « …dici che è stupido? » chiede a Nami.

« Irrimediabilmente, » risponde con risolutezza la gatta ladra.

Robin ridacchia. Zoro digrigna i denti.

« Va bene, lasciate perdere- » d’un tratto lo spadaccino si alza da terra, il cruccio duro di chi sembra realizzare solo adesso di aver evidentemente malriposto le proprie aspettative, e se anche Usopp e Nami provano a trattenerlo lì, è la voce dell’archeologa che lo fermano, prima di poter macinare ulteriori passi diretto alla porta.

« Credo, » principia Robin, osservandolo di sottecchi con uno sguardo complice, « che intendano dire che Sanji-kun, ultimamente, è stato particolarmente… poco sottile nei tuoi confronti ».

La testa d’alga cruccia lo sguardo e stende le labbra in una linea sottile.

« L’hai detto tu, no? » prosegue l’archeologa, « Ti ha regalato quella bandana- ed è da quando siamo salpati dal Paese di Wa, che non vi azzuffate più come prima ».

Usopp e Nami annuiscono convinti e Zoro si sente più scemo di quanto i due nakama abbiano insinuato.

Robin ride di nuovo, non canzonatoria, ma di quei suoi sbuffi cristallini e tipici di chi pare saperne sempre una più del diavolo, « Credo sia il suo modo di proporre una tregua, » assottiglia lo sguardo, e le mani fiorite sui braccioli della poltrona chiudono con delicatezza il libro che stavano sfogliando poc’anzi, « duratura, anche ».

Ora si fissano lui e Robin. E se nello sguardo di Zoro c’è l’ombra di qualche pensiero sconclusionato, in quello dell’archeologa c’è un azzurrino assolutamente limpido di chi è certo di quel che sta dicendo.

« …è per questo che pensavo di- ricambiargli il favore ».

La voce dello spadaccino è profonda, ma gli scivola fuori dalle labbra con un volume relativamente basso rispetto al solito. Diverge addirittura lo sguardo, fissando l’attenzione dell’unico occhio buono su un punto imprecisato delle infinite scaffalature di libri.

Usopp a questo punto dà un piccolo colpo di tosse: « È… molto gentile da parte tua, Zoro, » principia, « non capisco, però, perché tutta questa storia del tiro a segno, » lo spadaccino non ricambia l’occhiata, si limita a fare un po’ più salda la presa delle sue stesse braccia, « voglio dire- come Sanji ti ha regalato quella bandana, potresti regalargli qualcosa di altrettanto utile, senza dover- »

« Non ho soldi, » replica repentino il primo ufficiale con una risolutezza ed una rapidità che ha dell’incredibile.

« Non penso che Nami, » un’occhiata alla navigatrice da parte del cecchino, « si rifiuterebbe di prestartene altri… con degli ovvi e commisurati interessi, » s’affretta ad aggiungere il nasone, ma prima che possa proseguire, è proprio la destra dalla cartografa a posarsi sulla sua spalla e a fermarlo.

La gatta ladra sospira divertita, « Usopp, » lo chiama, sfarfallando le ciglia, « credo che Zoro non voglia dare un regalo a Sanji-kun, perché non è sicuro di cosa significhi quella bandana… »

Lo spadaccino si mastica l’interno della guancia, la osserva di sottecchi e solo per un istante, quel piccolo rossore tornato ad inzaccherargli la punta delle orecchie in maniera più vistosa di prima.

« …quindi, vuole trovare una scusa buona per dargli comunque qualcosa, senza per questo dover spiegare il significato che c’è dietro, » Nami allunga un sorriso sotto i baffi, un perfetto stregatto che c’ha visto anche fin troppo lungo.

E Zoro è, letteralmente, colpito ed affondato, come si evince facilmente dalla maniera in cui le spalle gli piovono verso il basso, lasciando andare ogni nervo teso.

« Oh! » soggiunge a quel punto il cecchino, « Ho capito! » rincara, l’espressione della sorpresa data dell’epifania che cede presto il passo ad un sorriso complice, « Se vincesse il premio del torneo, potrebbe andare da Sanji con il set di coltelli da cucina e dirgli- » Usopp si alza in piedi, un indice che sale al viso a coprirsi l’occhio sinistro, mimando la cicatrice di Zoro, « “Tieni, cuoco, questo è per te, l’ho vinto per caso, non so cosa farmene” ».

Il cacciatore di pirati arrossisce definitivamente a questo punto.

Se non fosse impegnato a morire per l’imbarazzo, dovrebbe rendere atto a tutti i presenti di conoscerlo anche troppo bene.

La grassa risata questa volta non se la fa solo Robin, ma anche Usopp e Nami con lei, l’archeologa con un po’ più di compostezza, così da poter riprendere parola di lì a poco: « …penso che Sanji lo apprezzerebbe comunque ».

E Zoro china appena il capo, sbuffando. “Resa” e “Roronoa Zoro” non dovrebbero mai comparire nella stessa frase, ma lo spadaccino appare un po’ sconsolato adesso, tutti i pensieri che gli affollano la testa anche troppo visibili pure per chi nella mente non sa leggere.

« Quindi? » chiede poi, rialzando la capoccia, « Mi insegnerai come vincere al tiro a segno, oppure no? »

Usopp è colto alla sprovvista dalla rinnovata serietà con cui gli si rivolge la testa d’alga, ma suppone che per Zoro sia assoluta normalità prendere di petto qualsiasi questione e considerarla al pari di una faccenda di vita-o-di-morte, « Oh, beh, certo, » replica cauto il cecchino.

« Bene, » sancisce lo spadaccino, ben lungi dal rimanere ulteriormente in quella stanza a subire ulteriori umiliazioni assolutamente non richieste e già pronto a marciare fuori dalla biblioteca con la stessa convinzione con cui c’ha messo piede da principio, « allora, andiamo! »

L’attimo dopo, Zoro è sparito oltre l’uscio.

Gli altri tre osservano la sua silhouette venir inghiottita dall’angolo del corridoio e poi si occhieggiano a vicenda, con un vago stupore che ridisegna i lineamenti di ciascuno. « Credi che si sia reso conto- » principia Nami incerta, « -di tutte le attenzioni che Sanji gli ha riservato nelle ultime settimane? » conclude Robin retorica.

« Penso proprio di no, » risponde Usopp in un sorriso.

E sì che è difficile non notare quanto tempo il cuoco di bordo spenda a preparare onigiri e spuntini per quel gorilla tutto muscoli e di come ogni volta sia sua premura portarglieli personalmente, ovunque il loro primo ufficiale abbia deciso di schiacciare un pisolino o spendere il proprio tempo ad allenarsi.

Verrebbe quasi da dire al povero gamba nera che forse è quasi tempo sprecato, perché Zoro su certe cose sembra veramente troppo ottuso, ma se d’altronde è questo che Sanji vuole, probabilmente è pronto anche a pagarne lo scotto.

Lo spadaccino, d’altro canto, sembra quasi tenero nella sua convinzione, e nella genuina maniera in cui s’arrovella per ripagare il cuoco della sua stessa “gentilezza”.

« Allora, ti muovi o no?! » abbaia Zoro dal corridoio, e l’attimo dopo, Usopp è in piedi e lo sta seguendo sovracoperta.

 


 

« Sul regolamento, c’è scritto che il punteggio varierà in base alla distanza coperta dal lancio… »

Sono di nuovo sul ponte della Sunny, Usopp stringe tra le mani quel sempiterno foglio, un po’ più stropicciato ed un po’ più sudato di prima, ma l’attenzione del cecchino è totale e assoluta mentre passa in rassegna tutti i punti elencati nell’inserto.

Hanno richiesto il contributo di Franky, il quale, prodigo di dare una mano senza chiedere ulteriori specifiche circa la questione, si è limitato a piantare un paio di grossi chiodi a sbucare dal manto erboso del brigantino, e a fornirgli una scorta di una ventina di grossi e pesanti ferri di cavallo.

Dove li abbia trovati o se li abbia fabbricati in quattro e quattr’otto nel suo laboratorio, non è dato saperlo, e Zoro nel dubbio non ha neanche voluto domandare.

« Non è specificato, però, quale sia la distanza effettiva- » riflette il nasone tra sé e sé.

« Non è importante, » sciorina sbrigativamente la testa d’alga, mentre agita una mano con fare dismissivo, « dieci metri o dieci kilometri, bisogna semplicemente fare centro, no? »

La fa facile lui. Usopp sbuffa, un po’ arreso ed un po’ seccato, perché prima gli chiede un aiuto, e poi fa il difficile su certe finezze che, a conti fatti, costituiscono il vero “trucco” di una buona mira.

« Non basta questo, Zoro, » replica giustamente il cecchino, « c’è tutta una tecnica per riuscire a centrare il bersaglio, che tiene conto del vento, del peso del ferro di cavallo e di quanta energia uno debba impiegare nel lancio- »

Ovviamente, sono concetti perlopiù sconosciuti alla testa d’alga, non tanto come significato di per sé, ma più per quel che concerne considerarli nella visione d’insieme e contemporaneamente. Brandire delle spade e saperle usare non ha nulla a che vedere col prendere la mira, soprattutto quando quello su cui ci concentra perlopiù la spadaccino nella maggior parte dei casi è la forza, incontrollabile e distruttiva, che infonde in ognuno dei suoi colpi.

Il lavoro di precisione che partiene ad Usopp è l’esatto opposto, a voler ben mettere i puntini sulle “i”, e man mano che la loro sessione di training intensivo prosegue, il cecchino inizia a credere che non sia davvero possibile insegnare qualcosa del genere ad uno zuccone di una simile risma.

« Dai, Usopp, facci vedere! »

A proposito di zucche vuote, sulla cima della zazzera verde di Zoro, seduto a gambe incrociate di fianco al cecchino, c’è Chopper che con gli occhi pieni di meraviglia tipici di un ragazzino - o di una renna prepubescente come nel suo caso - osserva il nasone carico di aspettativa.

« Eheh, » ridacchia Usopp, « per un esperto come me, è un gioco da ragazzi! »

E, forse per la prima volta, non ha bisogno di mentire nel dirlo. Invero, non gli serve molto altro, neanche l’Haki dell’Osservazione, per dimostrare di saper tenere fede a simili parole con relativa semplicità; tant’è, che una volta alzatosi in piedi ed afferrato il ferro di cavallo, gli ci vuole davvero poco per prendere la mira e con un gesto elastico del polso far centro sul chiodo più distante da loro.

« Wow! » esclama il medico di bordo, rotolando in grembo a Zoro per la sorpresa, « Voglio provare anch’io! »

E detto fatto, il cacciatore di pirati rimette dritto ed in piedi la piccola renna, solo per osservarlo fallire un paio di volte, prima di decidere, frustrato, di sfruttare il potere del suo kung-fu point e scagliare il ferro di cavallo a piantarsi nella parete della nave.

« Se rompete un’altra asse, giuro che vi ci SUPER martello assieme al muro! »

Le minacce di Franky servono a contenere l’entusiasmo, ma non il divertimento. E Zoro che comunque ha ben presente la ragione che l’ha portato lì, potrebbe addirittura sbilanciarsi a dire che l’allegria è quasi contagiosa.

Si fa prendere dal momento, ed anche un po’ dalla competitività, quando è poi il suo turno di lanciare ferri di cavallo a destra e a manca. Tre finiscono fuori bordo, scagliati ad una distanza che non potrebbe altrimenti essere coperta dalla semplice forza di un paio di braccia umane; due finiscono per scardinare i chiodi e quasi abbattere altre pareti - con somma furia e rammarico del carpentiere - altri quattro fanno cilecca ed uno rischia quasi di farselo rimbalzare in testa, perché sono troppe le cose a cui deve pensare per riuscire a lanciare quei maledetti cosi.

Zoro non è esattamente il più scoordinato della ciurma, anzi, se possibile, tutto il contrario. Ma due mani nate per fare a fette i nemici e domare spade maledette non sono lo strumento migliore per certi lavori di fino, come incastrare ferri di cavallo in chiodi piantati a terra.

Questo gliel’ha fatto presente anche Sanji una volta, invitandolo a non prodigarsi per lavare i piatti con quelle dita e quei bicipiti da cavernicolo che si ritrova, dopo che il cacciatore di pirati aveva sfondato due fondine ed un vassoio di portata dritti nel lavello.

Tra le altre cose, poiché, si sa, quando si parla del diavolo, ecco che allora spuntano le corna, è proprio il cuoco di bordo a far capolino sul ponte della nave, quando anche Franky s’è lasciato coinvolgere dalla situazione e sta provando a propria volta a far centro.

« Che combinate? » domanda gamba nera, un cipiglio tra l’incuriosito e lo stranito, mentre regge un piatto ricolmo di sandwich nella mano destra.

« Oh, Sanji! » esclama Chopper, saltellando verso di lui, « Usopp ci sta insegnando come vincere al tiro a segno! »

« Tiro a segno? » rincara dubbioso il cuoco e solo allora, con un po’ di stupore, sembra avvedersi della presenza di Zoro. « Sì, » replica Usopp entusiasta, battendo una pacca consolatoria sulle grosse spalle del cyborg al suo fianco dopo l’ennesima cilecca, « in due giorni non arriveranno sicuramente al livello di un campione come me, ma Z- » il cecchino si blocca, prima di commettere un passo falso.

E se Sanji se lo lascia sfuggire, è solo perché il profumino della merenda mattutina deve aver attratto anche il Capitano, il quale, come una fionda, ha allungato le sue maledette mani di gomma verso il parapetto della nave e sta arrivando dalla polena lì sul ponte con la stessa velocità di un proiettile.

Gamba nera si scansa di mezzo passo, e Luffy finisce con la testa incastrata nell’oblò del muro, « Ma? » incalza poi il cuoco all’indirizzo del cecchino.

« Ma- niente, stanno facendo tutti progressi ».

Colossale bugia, questa, ma il nasone si salva in corner, temendo che l’occhiata in tralice che lo spadaccino gli scocca di sottecchi possa trasformarsi in fattualità e farne sashimi seduta stante.

Sanji sbuffa divertito, « Credo che sia un po’ troppo pretendere del lavoro di precisione da questi zucconi, ma se la cosa ti diverte… »

Il discorso cade lì, un po’ perché dato ad ognuno il proprio spuntino, Sanji non abbia molto altro da fare o da aggiungere, un po’ perché la sua impellenza, appena le scorge a prua intente a prendere il sole, diviene quella di piroettare in direzione delle ragazze al suono di un lezioso “Nami-swan! Robin-chwan!”

Zoro pensa, a quel punto, di potersi concedere una pausa. O almeno di distendere i nervi per un attimo tornati tesi, quando il suo unico occhio buono ha incrociato quello curioso e perplesso di gamba nera.

« Che state facendo? » farfuglia Luffy, la bocca già stipata di un numero di panini che si assesta sulle decine.

« Zoro vuole vincere il torneo di tiro a segno sulla prossima isola, » risponde Franky con estrema naturalezza, prima di trangugiare un sorso di cola.

Lo spadaccino, evidentemente, deve essersi sbagliato.

Inizia a capire perché Robin sembra sempre stare sul “chi va là”. Dall’altra, deve ricordarsi di suggerirle di limitare il numero di segreti che condivide con il carpentiere, perché ha evidentemente la boccaccia più larga di Usopp.

« Zoro! » lo richiama Luffy, « Perché non me l’hai detto?! Anch’io voglio divertirmi! »

La testa d’alga si gratta la capoccia sibilando tra i denti, « Non lo faccio per divertirmi- »

« Ah no?! »

Sospira seccato, peccato non abbia tempo di godersi neanche questo, che la voce di Chopper pensa subito a metterlo nuovamente in allerta: « No, » replica serafico il dottore, « Zoro vuole vincere il primo premio per Sanji! »

Il dubbio se debba o meno brandire Kitetsu per fare seppuku è più che mai legittimo. Prima, però, vorrebbe proprio sapere chi è l’infingardo Giuda Iscariota che si è lasciato sfuggire il segreto.

« Oh! È il compleanno di Sanji? » domanda Luffy, il discorso che pare tangergli solo relativamente, mentre prova infruttuosamente ad appropriarsi della merenda di Usopp, « No, testone, quello è tra due mesi, » lo corregge il cecchino per l’appunto, « è perché Sanji gli ha reg- »

Il nasone si ferma, perché l’occhiata di fuoco che Zoro gli rivolge gli fa andare di traverso il boccone e forse forse lo fa anche strozzare di paura, temendo seriamente per l’incolumità.

« Niente, niente, » si risolve Usopp con un filo di voce, « lasciare perdere, Luffy- »

« Va bene! »

Perché, oggettivamente, al loro Capitano non può fregar di meno di tutta la contingenza, ancor più se si tratta di problemi di cuore che non è neanche in grado di comprendere a fondo. La naturalezza, però, con cui l’uomo di gomma sembra assorbire la notizia, fa temere al cacciatore di pirati che la perspicacia che caratterizza Luffy sia inquietantemente simile alle grandi doti di intuizione che definiscono Robin, e che ne capisce o meno l’effettivo significato, Zoro ha il sospetto che il Capitano sappia. Senza contesto e senza cornice, ma lui sa.

Sente l’inderogabile necessità di inerpicarsi per le scale e raggiungere la coffa, sua alcova e personale fortezza della solitudine, ma è proprio il cuoco che lo ferma, ricomparendo una manciata di secondi dopo con un sacchetto in mano, che gli porge, chinandosi appena verso di lui.

Zoro lo occhieggia: il sacco è pieno di croste di pane.

Sa riconoscere la premura, quando la vede, ed anche se non sa esattamente cosa farsene ed ancor meno come dovrebbe rispondere, la accetta, come l’attenzione che ultimamente gamba nera sembra profondere in tutte quelle necessità strampalate del suo palato.

« Vedo che hai seguito il mio consiglio, » mormora il cuoco, un sussurro quasi, l’occhio sgombro che serpeggia tra i presenti, come a sincerarsi che nessuno li stia ascoltando, « Ah?! » replica Zoro, due croste di pane che già gli penzolano dalla bocca.

Sanji strabuzza lo sguardo e lo accartoccia subito dopo, non sicuro se debba prenderlo a calci subito o debba fare appello alla propria pazienza, prima di incendiare subitaneamente la miccia: « …di assecondarli- » tenta, « -quando vogliono giocare ad una delle loro stramberie ».

Lo spadaccino impiega due lunghissimi secondi per richiamare alla memoria la conversazione a cui si sta riferendo, e lo fa dipanando lo sguardo quando realizza.

Si tratta di una chiacchierata neanche troppo approfondita che lui e Sanji si sono concessi una serata, dopo aver sbarattato il tavolo della cucina, in cui il cuoco si è sentito in dovere di puntualizzare alla testa d’alga che ogni tanto, invece di fare il burbero ed il sostenuto, potrebbe cedere alle richieste di Chopper, Luffy ed Usopp.

Se lì per lì il cacciatore di pirati ha pensato di glissare sull’argomento, il cuoco ha insistito, precisandogli che certe volte, il suo coinvolgimento nella vita di bordo, può fare il buono ed il cattivo tempo nell’umore di chi lo circonda. E se anche gli altri non sono intenzionati ad apostrofare questo dettaglio, Zoro, ora che Sanji glielo nomina, non può fare a meno di notare, quanto gamba nera avesse ragione.

Chopper ridacchia, come ridacchia sempre, ma sembra particolarmente su di giri, mentre dondola, con le corna che a ritmo regolare arrivano a sfiorare l’avambraccio del primo ufficiale.

Ed Usopp, quello era impossibile da non vedere, s’è praticamente illuminato, quando gli ha chiesto aiuto.

« Sì, qualcosa del genere- » replica telegrafico lo spadaccino, ritornando alle croste di pane senza degnarlo di uno sguardo.

Sanji resta lì un altro mezzo secondo, il sopracciglio arrotato che gli si incunea sulla fronte per qualche istante, poi sembra lasciar perdere il discorso e ritorno in cucina con uno sbuffo.

Zoro questo particolare se lo perde ed una manciata di minuti dopo è di nuovo lì a lanciare ferri di cavallo attorno ai chiodi piantati nel terreno.

 


 

Sanji ricompare sul ponte un altro paio di volte, prima dell’ora di pranzo; una per fumarsi una sigaretta - come se al pari di una ciminiera non ne avesse rosicchiate almeno altre cinque mentre era intento a cucinare - e la seconda semplicemente per vedere come la situazione stia procedendo.

In nessuna di queste occasioni, Zoro lo nota, così come manca di notare l’espressione vagamente contrariata che involontariamente si dipinge sulla faccia di gamba nera, quando lo osserva dal parapetto antistante la cambusa.

Il pranzo passa velocemente, talmente in fretta che il cuoco non si rende conto di essere rimasto solo con Nami, Robin e Brook nella cucina, prima che lo scheletro, sparecchiate le proprie posate, non segua tutti gli altri sul ponte della Sunny.

Anche Jinbe si lascia coinvolgere dall’entusiasmo, e assicuratosi che il timone sia ben saldo sulla linea di percorrenza tracciata dalla navigatrice, si concede qualche minuto da spendere in quel bizzarro gioco che pare aver contagiato ormai tutta la ciurma.

Robin legge il suo libro in silenzio, Nami traccia cartine della rotta percorsa fin adesso, e quando entrambe si ritirano in biblioteca per concludere il da farsi, gamba nera si ritrova solo al lavello della cambusa, con una bizzarra sensazione di fastidio che gli pungola le tempie.

« …ma è così divertente? » chiede, quando ricompare sul cuore pulsante del brigantino, piegandosi appena incuriosito verso la montagna di ferri di cavallo che devono essersi decuplicati nel corso della giornata. Rimane il dubbio sul come Franky riesca a procurarsene così tanti e così in fretta.

« Sì! » rispondono in coro Luffy e Chopper, mentre ne lanciano un altro paio.

« Fa provare anche a me, allora- » soggiunge di nuovo il cuoco, una mano tesa all’indirizzo di Usopp che con entusiasmo è ben prodigo ad assecondare la richiesta dell’altro. Zoro un po’ meno. Lo si nota dalla tensione che prende i suoi muscoli, quando le mani, a braccia incrociate, stringono in maniera un po’ più convulsa lungo i bicipiti.

Sanji si lascia spiegare dal cecchino, glissando su tutti i dettagli da pallone gonfiato che lui vi aggiunge, quale dovrebbe essere la tecnica, e tirandosi su le maniche, mima il gesto compiuto da Usopp un paio di volte, « Così? »

« Sì, esatto! »

L’attimo dopo, Sanji riesce a fare centro nel chiodo più vicino ed un sorriso stupidamente soddisfatto gli piega le labbra.

« WOOOO- SANJI, SEI SUPER! » è Franky, principalmente, che si scioglie in un complimento un po’ troppo infervorato, ma il Capitano ed il medico di bordo lo seguono a ruota con altrettanto trasporto.

Il cuoco ridacchia, un piccolo sbuffo divertito che gli lascia le narici, mentre si riporta la sigaretta alla bocca: « Come mai tutto questo entusiasmo per questo gioco? » chiede, un po’ distrattamente. Una conversazione relativamente casual, che è comunque una rarità nel caso di gamba nera, il quale non pare mai troppo coinvolto, se non superficialmente, dalle scalmane che si srotolano sul ponte della Sunny.

« C’è un torneo di tiro a segno nella prossima isola! » risponde repentinamente la piccola renna, « Sì e- » e cosa? Il cecchino, arrivato a dar man forte nel discorso a Chopper, si ferma prima di rischiare di commettere solo che l’ennesimo scivolone. Usopp non è così abituato a soppesare a dovere le parole, come il resto della ciurma sembra riuscire in tante altre occasioni, il che rende la presenza di Sanji incredibilmente pericolosa.

La maniera in cui lo spadaccino lo fissa, poi, con il singolo occhio praticamente fuori dall’orbita, gli mette addosso anche un po’ di agitazione, a dirla tutta.

Il nasone, quindi, si ridimensiona con un piccolo colpo di tosse, « -e niente, pensavamo fosse un buon modo per ammazzare il tempo, » conclude con un’inflessione talmente mononòta da sembrare falsa quando una moneta da tre berry.

Gamba nera si acciglia. Nota un ovvio cambiamento nell’atmosfera per il quale tutti sembrano essersi fatti incredibilmente silenziosi, ancor di più si avvede del mondo in cui Zoro, in un angolo, se ne sta immobile in quella sua stoica posa, divergendo lo sguardo da lui, ed il cuoco ha l’impressione di non doversi trovare lì.

« Uhm, » pondera, riprendendo ancora una volta la sigaretta, mentre si srotola le maniche e recupera la giacca del proprio completo, « io ho- delle cose da fare in cucina, » liquida rapidamente.

« Divertitevi, » aggiunge, prima di macinare a ritroso le scale da cui è sceso poc’anzi, con un’impellenza che non riesce realmente a dissimulare, ma che sembra non destare effettivi sospetti nei suoi nakama.

« Meno male! » sospira Usopp dopo qualche minuto in cui si è assicurato che il suono della porta della cambusa abbia sancito che Sanji sia effettivamente tornato alle sue pentole e padelle, « C’è mancato poco- »

E Zoro giura, per quanto i suoi nervi siano divenuti saldi per l’allenamento e la meditazione, che di questo passo potrebbe venirgli una qualche sincope prima che riescano ad attraccare.

 


 

Lo stesso andazzo si ripete a sera, e poi la mattina dopo e ancora nel pomeriggio ed è così evidente che la cosa stia inficiando in qualche modo l’umore di Sanji, che Robin, mentre sta leggendo sul piccolo ballatoio appena sotto alle vele, dove ha disposto il proprio personale giardino di fiori, si domanda come abbia fatto Zoro a non rendersene conto.

« Credi che dovremmo farglielo notare? » le domanda Nami, mentre tra gli alberi di mandarini si assicura che sia tutto a posto. Non c’è bisogno di specificare molto altro di quella frase, perché l’archeologa capisce al volo, e più in generale, la navigatrice di bordo sa di poter contare sulla naturale complicità che si crea, quando si è le uniche donne nell’intera ciurma.

Robin ridacchia, vagamente divertita, « …penso che ad un certo punto Zoro se ne accorgerà ».

E Nami sospira, una punta di neanche troppo velato scetticismo nella sua reazione, « O glielo farà notare Sanji per primo, » soggiunge l’archeologa, prima di ritornare al proprio libro.

Se la cartografa dalla sua crede di avere un po’ troppa apprensione circa l’intera situazione - come biasimarla, quei due zucconi sono pur sempre suoi nakama - dall’altra si dice che, in fondo, come lei e Robin hanno una loro personale dimensione nella quale viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, probabilmente anche Zoro e Sanji, per tutt’altri motivi e ragioni, posseggono qualcosa di simile.

Parlando proprio di loro due, il cuoco fa la sua comparsa tra le assi di poppa, dopo aver speso una buona mezz’ora a cercare lo spadaccino in lungo e in largo, in maniera anche infruttuosa, giacché, depennati la coffa, l’osservatorio ed il ponte dove della testa d’alga non ha visto neanche l’ombra, si è risolto a dirigersi lì, perché l’unica altra alternativa sarebbero stati i dormitori. Ed avere Zoro a dormire in una branda è una visione ancora più rara che trovarlo partecipe e coinvolto di un gioco tanto stupido.

« Tra un’oretta è pronta la cena, » comunica telegrafico Sanji.

Sullo spiazzo di poppa ci sono soltanto loro due. Nessun capannello di altre persone, nessun Capitano, o medico o cyborg che stiano lì ad incitare qualcun altro, solo lui, Zoro, cinque o sei ferri di cavallo ed altri tre chiodi, che Franky deve aver piantato nelle assi appositamente per lo spadaccino.

« Mh, » replica il cacciatore di pirati, mentre simula solo che l’ennesimo tiro con un colpo del polso, « devo finire di allenarmi, » aggiunge telegrafico, senza neanche voltarsi a guardarlo.

Sanji cruccia l’espressione, tutta la seccatura che deve aver accumulato nelle ultime quarantotto ore che gli si condensa direttamente nella forma accartocciata che ha assunto la sua fronte.

« Puoi farlo anche dopo, » scossa gamba nera. Peccato che Zoro insista a volgergli la schiena, altrimenti noterebbe come il cuoco debba fare appello ad ogni singolo briciolo della propria pazienza per non suonare ancora più scocciato.

« Dopo sarà buio ».

Logicamente, Sanji non può contraddirlo, perché il tramonto è ormai prossimo e già così la visibilità inizia a scarseggiare, figurarsi poi, quando il sole sarà completamente affogato in mezzo al mare.

Il cuoco sospira, « È un gioco, testa d’alga, gli stai dando troppa importanza, » Zoro lancia il ferro di cavallo e fallisce, con anche una certa stizza che inizia a fargli capolino sui nervi tesi delle braccia.

« Non è solo un gioco ».

E Sanji, che non capisce ovviamente cosa mai altro dovrebbe essere, strabuzza lo sguardo sbattendo le palpebre con debita flemma. L’informazione per la quale si ritrova a ponderare che la zucca altrimenti vuota dell’altro non sia piena solo di spade ed alcool non è qualcosa che può processare adesso, con il nervoso che gli lambisce le tempie.

« E cos’altro dovrebbe essere, allora? »

« Affari miei, » taglia corto Zoro, senza badare a quel tono burbero che gli riemerge su ogni singola vocale.

Sanji stringe i pugni, ringrazia di avere una sigaretta in bocca con cui distrarsi, altrimenti avrebbe il formicolante desiderio di prenderlo a calci sulla capoccia.

Non ha, apparentemente, alcuna ragione valida per prendersela con lo spadaccino. Lui, d’altronde, è quello che gli ha detto di passare più tempo con il resto della ciurma, lui quello che lo ha fatto riflettere che assecondare gli altri ogni tanto non gli avrebbe fatto male- sente, però, che con il senno di poi avrebbe dovuto specificargli che ignorarlo come il primo ufficiale sembra voler insistere a fare non fosse contemplato in tutto questo.

Che Sanji non possa allungare alcuna pretesa nei suoi confronti è un altro paio di maniche. Ma il cuoco, nelle ultime settimane, ha avuto la forse erronea impressione che a Zoro tutto sommato andasse bene spendere del tempo in sua compagnia.

Altrimenti, non si sarebbe mai prodigato per tenerselo in cucina, anche nel silenzio altrimenti assordante che li circonda di solito; non si sarebbe premurato di salire ogni volta fino all’osservatorio a portargli degli onigiri e fermarsi qualche minuto di più per chiacchierare, come tra loro pare essere un’eccezionalità di rara fattura; non avrebbe fatto tutta una serie di cose, tra cui comprargli quella stupida bandana, quando l’ha vista al mercato e-

Sanji fuma. Non nel senso che trae un ennesimo fiato di nicotina dalla bionda, ma nel senso che, se fosse fisicamente possibile, dalle orecchie gli scoppietterebbero dense volute grigie, al pari di una pentola a pressione.

« Fai come ne hai voglia, » vomita fuori, definitivamente irritato e ben intenzionato a marciare a grandi e pesanti passi verso la cucina che ha abbandonato appositamente per lui.

Proprio in quell’istante, Zoro riesce finalmente a far centro nel chiodo più lontano, con l’espressione che gli si dipana e quel singolo occhio visibile che gli si illumina neanche di anni ne avesse dieci in meno e stesse riscoprendo le piccole gioie della vita.

« Ce l’ho fatta! » esclama, pure con un po’ troppo entusiasmo, mentre si volta repentino.

Sanji, però, non c’è più lì sulla poppa.

 


 

 Quando la mattina dopo finalmente sbarcano sull’isola, Zoro si ritrova a mettere piede a terra al fianco di Usopp e senza aver visto il cuoco né a colazione, né per tutto il brigantino in quella scarsa e risicata mezz’ora in cui hanno posato l’ancora e si sono organizzati per chi dovesse prendersi il primo turno di guardia alla Sunny.

“È andato a fare rifornimenti assieme a Chopper”, è stata la risposta di Nami, telegrafica e senza ulteriori specifiche, alla quale si è però accompagnato uno sguardo particolarmente intenso che lì per lì lo spadaccino ha preferito non questionare troppo.

Ha quella sensazione di stranezza addosso, che non riesce proprio a levarsi dalla capoccia. Si rende conto di non aver avuto molte occasioni per rivolgere anche solo una mezza parola a gamba nera, e se lo concede, impegnato com’era ad allenarsi non è che avrebbe potuto fare altrimenti, ma- il disagio quasi alienante che gli si è piantonato sul fondo della nuca è dato principalmente dal fatto che, quando è rientrato in cambusa la sera prima, dopo che ormai tutti si erano ritirati nei dormitori, non ha trovato alcun piatto pronto per sé.

Gli avanzi c’erano, ovviamente, perché Sanji odia gli sprechi e neanche per ricambiare un torto mortale si sognerebbe mai di farne. Ma contrariamente al solito, nulla era impiattato a dovere, nessun bigliettino lasciato sulla tavola o nessuna indicazione che lo avvisasse di alcunché.

Quindi, nel silenzio completo della solitudine, Zoro ha mangiato e ha lavato la pentola. E nient’altro ha aggiunto o ha dovuto aggiungere a riguardo.

Non sa come esattamente debba sentirsi, sicuro, non bene, il che è già abbastanza assurdo per quello a cui è abituato; ma si costringe a non pensarci, perché tutti questi piccoli sacrifici devono pur essere valsi a qualcosa e, nello specifico, a quello che indicato da un grosso tendone ed un altrettanto mastodontico cartellone si staglia davanti a loro.

« Ah, ecco! » esclama Usopp, « Credo si debba iscrivere qua- »

Nami è sbarcata assieme a loro, ma a metà della passeggiata ha preferito concedersi la sua distrazione preferita, ovvero lo shopping- meglio, il mercanteggiare, ecco. Le si addice decisamente di più.

Luffy e Franky sono spariti verso il fitto della foresta indicata al limitare della città e Robin si è infilata in una qualche libreria non meglio identificata, tutti e quattro, comunque, con la promessa di raggiungere il cuore pulsante del paese per assistere al torneo, e buona grazia di Jinbe e Brook che si sono offerti per il primo giro di vedetta.

A Zoro non potrebbe interessare di meno, ovviamente, perché poco gli importa di tutte queste manfrine e i suoi occhi - il suo occhio, anzi - punta solo all’obiettivo, ma non può mentire a sé stesso dicendosi di sentirsi al meglio stamattina.

« Zoro, » lo chiama il cecchino, vagamente accigliato, « mi sembri un po’ pallido… »

« Sto benissimo, » taglia corto la testa d’alga.

In fondo - neanche troppo in fondo - sa che dovrebbe solo che ringraziarlo e non rispondergli in maniera tanto burbera, ma esattamente perché il nasone gliel’ha appena puntualizzato, il cacciatore di pirati è piuttosto consapevole a questo punto che glielo si legga in faccia quanto sia effettivamente teso.

Surreale per uno come lui, ma si fa quel che si può con ciò che si ha.

Rischia di perdersi anche nella piccola piazzola dove gli organizzatori del torneo stanno dirigendo i lavori, ma per sua fortuna Usopp ha una vista d’aquila e dei riflessi abbastanza pronti perché gli impedisca di andarsene a zonzo senza una meta.

« Devo firmare qui? » domanda ad una delle ragazze che stanno raccogliendo le iscrizioni; lei annuisce e la testa d’alga china la nuca sul foglio di carta, poco prima di ricevere una gomitata nelle costole proprio da Usopp, « Non firmare col tuo nome! » gli bisbiglia il cecchino all’orecchio, « Ah?! » gli fa repentino e seccato l’altro.

Gli occhi di Usopp saettano dai fogli alla faccia di Zoro, le iridi praticamente fuori dalle orbite, come se potessero parlare al posto suo. Ah, giusto, sembra ricordarsi solo adesso lo spadaccino, sono ricercati, certo.

Con la testa così tra le nuvole, si domanda a cosa potrebbe mai fare appello per concentrarsi.

Sbuffa.

« La ringrazio, signor… Choro, » la ragazza pare particolarmente accigliata da quel buffo nomignolo, ma il primo ufficiale non ci bada, perché di pensieri ne ha anche troppi per il momento in quella zucca vuota, ci manca solo che-

« Choro, eh? »

Il soprannome viene ripetuto con un’inflessione furbescamente divertita che accarezza ogni sillaba ed un timbro baritonale fin troppo conosciuto che fa improvvisamente diventare Zoro rigido come il granito.

La testa d’alga risolleva lo sguardo solo per incrociare quello di, « S-Sanji? » boccheggia Usopp.

« Sandi, prego, » ribatte repentinamente il cuoco, il sorriso più guascone che gli abbia mai blandito la faccia e quella piccola vena, neanche troppo nascosta, di deliberato sarcasmo. Gamba nera è, letteralmente, di fianco a loro, e sta posando la penna con cui ha appena finito di firmare la propria iscrizione.

Zoro ammutolisce.

Sempre prono e rapido a riservargli un qualche colorito epiteto od un qualche commento al vetriolo, a questo giro è, veramente, senza parole. Perché di tutte le cose assurde e sbagliate che potevano capitargli, questa è, non solo la più impensabile, ma anche la peggiore.

« S-Sandi, » si corregge Usopp, « cosa ci fai qui? »

Il cuoco di tutta risposta, lo ignora, preferendo ritagliarsi tutto il tempo di cui ha bisogno, per allontanare la sigaretta dalle labbra ed esalare grosse volute di fumo grigio. Solo quando ha finito, macina un’intera lunga falcata all’indirizzo dei suoi due nakama, con un indice sentenzioso che va a colpire dritto al centro del torace dello spadaccino: « Quindi, » principia gamba nera, digrignando i denti, « mi hai ignorato negli ultimi giorni, perché per il tuo stupido orgoglio, dovevi gareggiare con Usopp? »

Questo è il momento in cui la testa d’alga dovrebbe farsi venire in mente un qualche risposta sagace, anche se un campione d’acume Zoro non lo è per niente. Ma la sua bocca rimane una linea dritta e la sua espressione pare quasi costipata.

Sanji aspetta una replica che non arriva mai, e l’irritazione già ben visibile sui suoi lineamenti non fa altro che acuirsi ancora di più.

« No, ecco, Sanji- Sandi, non è come credi, » prova il cecchino, cercando in qualche modo di intromettersi tra i due contendenti, ma le occhiate dardeggianti che il cacciatore di pirati ed il cuoco si stanno lanciando adesso, gli fa sospettare che se solo si azzardasse, finirebbe probabilmente incenerito, « io mi sono iscritto solo per- » vincere il primo premio nel caso Zoro non ci riuscisse.

È così che Usopp vorrebbe concludere la frase, ma non può farlo, perché la mano dello spadaccino finisce a palmo pieno sul suo muso e lo allontana.

C’è da dire che la testa d’alga era contrario fin da principio a questo piano di backup per tutto quel discorso che ha a che fare con l’onore e col fatto che un uomo debba risolvere da sé i propri problemi- questo, però, è un tantinello esagerato.

È esagerata tutta la situazione a voler ben vedere, perché quei due sono più cocciuti di un mulo e a costo di mettersi a litigare sul serio, sembrano entrambi ben intenzionati di mantenere la facciata.

« Va bene- » sancisce alla fine gamba nera, sprezzante quasi, mentre ritrae quel singolo indice che ha pungolato l’altro fino a questo momento, « -provaci allora, testa d’alga, » soggiunge, « vediamo chi è il migliore ».

Perché, alla fine, tutto si riduce sempre e solo a questo.

O al fatto che non siano in grado di comunicare in nessun altra maniera se non nell’unica che conoscono.

Usopp sospira sconfortato, e Sanji si allontana verso il padiglione dove dovrà affrontare il suo round di eliminatorie, ma prima di sparire tra la folla, un’altra piccola ripicca se la concede: « Ho visto che il primo premio è un set da coltelli da cucina- è anche sensato che sia io a vincerlo ».

È un peccato che stia ormai dando la schiena ad entrambi i suoi nakama, perché se così non fosse potrebbe notare come quella piccola stilettata affondi fino all’elsa, involontariamente, nell’addome di Zoro.

Quel che resta allo spadaccino è solo il cruccio duro dell’espressione e la maniera convulsa con cui serra i pugni fin quasi a sbiancarsi le nocche.

 


 

Che Usopp arrivasse alla finale era pressoché scontato. Il cecchino del futuro Re dei Pirati non avrebbe potuto assestarsi su nulla di meno che questo. Che gli concedessero o meno di usare la fionda, è un risultato che avrebbe ottenuto a prescindere ed il nasone ne era abbastanza certo.

Quello di cui rimanere sgomenti è, invece, che assieme a lui e ad altri tre sconosciuti, ci siano anche Sanji e Zoro. A voler essere del tutto precisi, neanche questo è un dettaglio di cui stupirsi troppo, sicché, acconsentito da parte dei giudici l’uso di strumenti e tecniche non convenzionali, ciascuno dei due ha finito col ricadere in quel che conosce meglio.

Se allo spadaccino basta poter usare il calcio di Kitetsu ed al cuoco i calci e basta, ben venga.

Almeno fino alla semifinale questa scelta strategica è riuscita a spianargli la strada- la finalissima, però, è tutto un altro paio di maniche. La collina che si estende nella piazza cittadina è stata fatta sgombrare, e sulla distesa verdeggiante che la ricopre sono stati disposti, alcuni in pendenza, altri in salita, una serie pressoché infinita di chiodi.

Le regole sono relativamente semplici, il giudice ha appena finito di spiegarle ed assieme al coro di tifosi che a capannello si sono riuniti attorno al cuore pulsante dell’evento, spunta anche il resto della ciurma di Cappello di Paglia.

« Come procede? » chiede Nami tra il pubblico, afferrando Usopp per una manica al di là delle transenne.

Il cecchino suda freddo, perché non sa esattamente da dove partire.

Dovrebbe raccontarle per filo e per segno di come tutto il fantastico e tatticissimo piano sia andato a farsi benedire quando Sanji si è presentato di punto in bianco al torneo? O dovrebbe invece iniziare direttamente dalle occhiate fiammeggianti che lui e Zoro si sono scambiati per tutta la durata delle eliminatorie? Oppure dovrebbe perdere tempo a sciorinare quanto entrambi siano due maledetti zucconi che non capiscono niente, e tanto il cuoco, quanto lo spadaccino hanno frainteso tutto ed ormai la situazione è lì lì dal tracollo ed ogni speranza è perduta-

« Nami-ssswan! Robin-ccchwan! »

La voce di gamba nera sovrasta ogni pensiero del nasone ed affossa il suo spirito almeno dieci metri sottoterra.

« Ma… » boccheggia la navigatrice, « …quello è Sanji-kun ».

In effetti, Sanji, anzi, Sandi, è difficile da non riconoscere, soprattutto adesso che piroetta su sé stesso, predicando il suo amore imperituro verso le donzelle con un inquietante alone di cuori zuccherini e romanticherie di varia e dubbia natura. Zoro, due posizioni più in là sulla linea di partenza, è l’esatto opposto, un degno contrappasso fatto di una densa aura nera di rabbia ed autocommiserazione.

Sarà per questo che la cartografa assottiglia lo sguardo e con fare altrettanto minaccioso brandisce il colletto del povero cecchino con entrambe le mani: « …cosa diavolo è successo, Usopp? »

Pare tenerci più lei che lo spadaccino a tutta la situazione, ed il nasone potrebbe quasi capirla.

Zoro e Sanji sanno, come dire, essere esasperanti nella loro stupidità.

E mentre Robin ridacchia a fianco di Nami e con l’eco di Luffy altrettanto divertito, tutto quello che il cecchino può fare, prima che venga dato il via, è, di nuovo, sospirare.

 


 

La conclusione non è poi così inaspettata.

Meglio: il primo posto è, anzi, quasi telefonato. Sarà anche che Usopp ha partecipato alla gara solo per dan manforte al suo fidato nakama dalla testa d’alga, ma pure un pavido cecchino ha il suo orgoglio da difendere, e sa che il più grande onore e la miglior forma di rispetto che potrebbe portare a Zoro, è quella di gareggiare dando tutto sé stesso.

E così fa.

Quindi, di nuovo, non c’è da stupirsi che alla fine, Usopp vinca.

Certo, correre a perdifiato giù per la collina, cercando di colpire tutti i bersagli disponibili ad ogni check non è qualcosa a cui il nasone era esattamente pronto, ma è qualcosa altresì che ha potuto affrontare forte di una bravura di cui, almeno fuori dal campo di battaglia, non dubita mai neanche per scherzo.

E che gli venga riconosciuto anche una rinnovata capacità nel mantenere i nervi ben saldi, mentre attorno a lui, rotolando giù per il crinale scosceso, volavano calci fiammeggianti e colpi di spada più taglienti del loro stesso filo.

La vittoria di Usopp, comunque, non è l’unico pronostico inequivocabilmente rispettato.

Anche Sanji e Zoro che finiscono a litigare e rimbeccarsi nel bel mezzo della gara è qualcosa che in termini di aspettative, non ha deluso. Peccato che, per una volta, lo zuccone tutto muscoli non fosse interessato a questo.

Al cacciatore di pirati non resta a questo punto che un secondo posto a pari-merito con il cuoco più fastidioso di sempre, o meglio, il ricordo di una quasi vittoria, sicché di lì a poco, fatti tutti gli onori del caso al campione in trionfo, tanto per lui quanto per gamba nera non arriva la squalifica.

Ovvio. Hanno praticamente raso al suolo la collina cittadina.

Devono solo ringraziare di non essere stati riconosciuti subito e che il sindaco e giudici appresso non abbiano scelto di chiamare la Marina seduta stante.

Magra consolazione.

Anche quella di Usopp è un po’ sulla stessa falsariga, perché i complimenti che riceve dal resto della ciurma lo lusingano - e alle lusinghe è debole - ma il cecchino sa che fin dall’inizio, vincere non è mai stato il suo obbiettivo.

Ora, attorno al nasone c’è tanto il Capitano come ogni altro membro dei Cappello di Paglia accorso per assistere al torneo, ed anche Sanji è lì con lui. Tutti, in effetti sono a battergli poderose pacche sulle spalle, men che Zoro, che ha maniere tutte sue per assimilare la sconfitta.

E questa situazione, la è su tutta la linea.

Volendo poi vedere l’intero contesto da una prospettiva più ampia, forse lo è stata fin dal principio in cui lo stupido cuoco ha deciso di inserire il proprio nome tra i partecipanti per ragioni che conosce solo lui-

Da quel momento in poi è diventata una questione di principio, come tra il cacciatore di pirati e gamba nera è sempre d’altronde. Non qualcosa a cui Zoro potrebbe mai sottrarsi, nella più completa onestà.

Usopp quindi, che dopo una buona manciata di minuti si è goduto a sufficienza la gloria, vorrebbe comunque macinare quei pochi passi che lo dividono dalla testa d’alga, se non fosse per il braccio di Sanji che gli avvolge le spalle in una risata leggera, « E bravo nasone! » commenta il cuoco, « Non che avessi dubbi sul fatto che avresti vinto- ma te lo sei meritato quel premio! » prosegue gamba nera, prodigo di accendersi una sigaretta nel mentre, « Penso che rivendendolo potresti farci un bel gruzzoletto- »

In quel momento, il cecchino si blocca, e forse non si rende neanche conto dell’espressione che deve esserglisi disegnata in faccia, evidentemente colto in contropiede, perché anche Sanji come il resto della ciurma, eccezion fatta per Robin e Nami, si acciglia.

« Ah, no, ecco- sono coltelli da cucina- » tenta il nasone, occhieggiando Sanji e poi cercando, poco più lontano la singola iride dorata di Zoro.

« Uh? » fa gamba nera, « E vorresti darli a me? »

« Uh, no- ecco- ma Zoro- » riprova il cecchino. Non è che abbia effettivamente qualcosa da dire, perché, di fatto, non può. Quello dovrebbe essere una qualche specie di segreto, benché metà dei loro nakama sembrino essere a conoscenza. Certo è che proprio Sanji è l’ultimo che dovrebbe saperlo, ma non è che Usopp abbia molte altre frecce nella propria faretra per cercare di sviare il discorso.

Lancia un’occhiata a Zoro, eloquente, pure. Seguita da quella di gamba nera, di gran lunga più confusa.

« Lascia perdere, Usopp, » sillaba nervoso il cacciatore di pirati, mentre una mano si alza fiaccamente a snudargli la testa della bandana, « non mi interessa più- »

E tutti, men che Sanji forse a cui ci vorranno ancora un paio di secondi, vedono qualcosa spezzarsi nel loro primo ufficiale.

C’è una consapevolezza in Zoro, arrivati a quel punto, che accetta non con arrendevolezza, ma con una qualche forma di libero sollievo, mentre rivolge le spalle ai propri compagni e braccia conserte sul torace, si avvia verso un punto imprecisato della città.

È sapere lucidamente che forse - anzi, sicuramente - ha letto troppo nei gesti di Sanji, nelle sue attenzioni e nelle sue premure. È esattamente per questo che contava di vincere il primo premio e rifilarglielo con una certa nonchalance, così da sondare il terreno, o forse avere delle conferme. Non può lamentarsene, in qualche modo le ha avute.

Dalla maniera in cui il cuoco abbraccia Usopp, ride e scherza con tutti, e si gode anche, il tranquillo divertimento di una gara come quella che hanno appena affrontato, Zoro capisce che essere gentili, premurosi, accorti e tutta un’altra serie di pregi che gamba nera può vantare a far da contraltare i suoi difetti, fa parte della sua natura.

Non c’è niente di speciale nella bandana che gli ha regalato. Niente di eccezionale nel modo in cui, ogni volta gli prepara degli onigiri o lo cerca. Nulla di straordinario in quella che, forse, era solo una tregua temporanea, capitata a lui tra capo e collo, perché Sanji un bel giorno deve essersi svegliato di buon umore.

« Cosa… significa? » domanda il cuoco a quel punto, un cruccio confusamente duro sulla fronte, mentre occhieggia tutto il resto dei presenti.

Ed Usopp e Nami, giurano, devono mordersi le labbra per non vomitare tutto quanto seduta stante. Chopper, che forse non ha la stessa maturità dalla sua, batte lo zoccolo sulla spalla del cuoco, « Sanji! » lo richiama trafelato, « Zoro voleva solo- » ma le parole si fermano lì, perché c’è la mano di Robin a carezzargli la testa.

La piccola renna la osserva senza capire, ma poi l’archeologa sorride e la lascia fare, « Sanji-kun, » fa all’indirizzo di gamba nera, « non lo segui? »

Sanji è lì con le labbra appena dischiuse e senza alcuna parola sensata con cui rispondere.

« …se non lo recuperi subito, rischiamo di perdercelo in mezzo all’isola ».

Che sia una scusa o meno, a quel punto, non è che al cuoco freghi molto; gli basta quell’unica frase per iniziare a macinare passi di buona lena e trovarsi presto a correre dietro alla testa d’alga.

 


 

Quando Sanji finalmente lo trova, sono praticamente ritornati alla Sunny. Se Zoro ci sia arrivato deliberatamente o se a furia di perdersi ci sia finito per caso, il cuoco non lo vuole davvero sapere, ma mentre corre a perdifiato quelle ultime falcate che lo separano dall’altro sulla spiaggia, crede di aver consumato l’intera miccia della propria pazienza.

« Oi! » lo chiama una volta, « Oi, testa d’alga! » lo chiama una seconda, e zuccone com’è il cacciatore di pirati insiste ad ignorarlo, almeno finché gamba nera non gli è abbastanza vicino da poter calare un palmo, pesante come un macigno, lungo la sua spalla per fermarlo.

« Oi! » fa di nuovo, mentre Zoro con debita flemma e senza essere brusco come al solito, se lo scansa di dosso, « Lasciami andare- » replica secco il primo ufficiale in una scrollata dei muscoli.

Sanji digrigna i denti, perché già pensa di avere mille ragioni per essere incazzato con lui, a cui si aggiunge anche la perplessità a cui l’ha costretto l’intera situazione, se Zoro è desideroso di buttarci dentro anche un caricone assolutamente gratuito, un calcio sul muso non glielo leva nessuno.

« Mi spieghi cosa significa tutto questo? »

« Uh? »

« Non fare il finto tonto con me, testa d’alga- perché volevi vincere quel torneo? »

Zoro è cocciuto, più di un mulo e di un caprone messi assieme. Così cocciuto che per certe cose sarebbe pronto a rischiare il tutto per tutto. Figurarsi, quindi, se è disposto a cedere davanti ad una semplice e lineare domanda come quella.

« Sono affari miei ».

Fair enough. Anzi, assolutamente legittimo, per carità. Il punto è che a Sanji non sta bene una risposta del genere, e se Zoro è cocciuto, il cuoco ha la testa ancor più dura.

« Non credo proprio, » rimpalla subito gamba nera, « ho tutto il diritto di chiederti su cosa diavolo tu ti sia incaponito se per due interi giorni hai deciso di ignorarmi bellamente! »

Ora. In qualsiasi altra situazione, Sanji soppeserebbe le proprie parole con un po’ più di accortezza, e non si farebbe sfuggire con così tanta facilità il dettaglio di esserci rimasto male - incredibilmente male - per l’atteggiamento di Zoro nelle ultime ore.

Ma poiché questa non è più una “qualsiasi altra situazione”, che tutti i principi imperniati sull’orgoglio vadano un po’ a farsi benedire e tanti saluti. Pensa, d’altronde, di aver avuto tanti mezzi per cercare di far capire all’altro… determinati concetti.

Concetti che, evidentemente, Sanji non sa l’altro abbia completamente frainteso o mancato.

Ora è il turno della testa d’alga di digrignare i denti con aria seccata, ché i nervi a fior di pelle paiono averceli entrambi, mentre le sue labbra tornano ad essere una linea rigida e sottile.

È così impegnato ad intestardirsi, che neanche si premura di leggere tra le righe di quell’ammissione e fare due più due. Sanji gli sta dicendo che è arrabbiato, perché è stato ignorato. Perché da un giorno all’altro Zoro ha deciso di venir meno a quella pacifica e piacevole routine che si era instaurata tra di loro senza dargli alcuna spiegazione e, esattamente come si ci aspetta da una zucca vuota, lui manca completamente il punto della questione.

« Oi! » rincara il cuoco, « Sto parlando con te! » insiste.

Zoro, dall’altra, persiste, invece.

« Non continuare ad ignorarmi, imbecille- »

« Volevo vincere quel set di coltelli per te, va bene?! »

C’è un limite, ovvio, alla sopportazione umana. E se anche quello del cacciatore di pirati è appena appena più resiliente di quello comune alla gente, anche lui c’ha na’ bella linea di demarcazione che il tampinare del cuoco ha già ampiamente valicato.

« Eh? »

Sanji boccheggia, perché adesso ci capisce ancora meno di prima.

Zoro diverge lo sguardo, si lascia sfuggire un “Tch” a denti stretti, mentre ogni singolo muscolo nel corpo gli si contrae e si fa rigido.

« …tu mi hai- regalato la bandana, » borbotta, un vago colorito rosso che inizia a principiargli sulla punta delle orecchie, « volevo… ricambiare il favore ».

Gamba nera è, per usare un eufemismo, esterrefatto.

Questa, almeno, è la prima reazione che gli sovviene, perché la contingenza sta prendendo i contorni dell’incredibile e per quel che ne sa potrebbe tranquillamente star sognando. Invece, no. È tutto vero e quel gorilla troppo allenato sta effettivamente ammettendo di aver… provato a fare un gesto carino per lui?

Già questa è un’informazione difficile da processare per Sanji. Figurarsi poi, quanta fatica possano fare gli ingranaggi del suo cervello, quando non si è neanche ancora scordato di tutta la rabbia che ha in corpo.

« E- » tenta, « -non potevi semplicemente comprarlo e darmelo?! »

Ora è il turno di Zoro di essere sbigottito.

« No, hai preferito ignorarmi per due interi giorni, per- per- »

Riconoscere di essere entrambi dei perfetti idioti è veramente troppo per le sinapsi di entrambi. Quindi, nel dubbio, il primo ufficiale preferisce propendere per il risentimento dato dall’orgoglio ferito che sotto i colpi involontari di gamba nera si scalfisce un po’ di più.

« Ovvio che non potevo dartelo e basta! »

« Ma io ti ho dato quella bandana- »

« Ah, certo! » rimbecca Zoro con una vena di sarcasmo, « Me l’hai mollata in mano, dicendomi “ah, tò, non so cosa farmene, la signora del banchetto del macellaio me l’ha data in omaggio”! »

Ah, ecco dove sta l’inghippo.

Sanji, però, colto in contropiede, assume lo stesso vistoso colorito paonazzo dell’altro a quel punto, serrando la mandibola e stringendo le falangi fin quasi a piantarsi le unghie nei palmi.

« …non sto dicendo che- che- » Zoro tentenna e non riesce a guardarlo, « ...che non mi abbia fatto piacere, » conclude con un filo di voce e tutta la furia che per un attimo gli ha fatto da padrona che scivola via assieme alla parole.

China il capo e per quanto l’aria sconsolata torni lì a fargli capolino tra le rughe espressive, è quasi mortalmente stoico per come cerca di rimanere padrone di sé stesso, « …non sapevo come interpretare questa cosa, » confessa, « le tue attenzioni, » aggiunge, prendendo il coraggio a piene mani, « non volevo aver frainteso e- presentarmi con qualcosa che sarebbe stato fuori luogo ».

È bizzarro come certe volte, lo spadaccino riesca a ricordare al mondo di essere umano a propria volta con una semplicità che ha del disarmante. E disarmato è come si sente Sanji a questo punto, con l’unico occhio sgombro dal ciuffo completamente sgranato e senza alcuna replica a cui appigliarsi.

Zoro non lo guarda, non subito almeno, torna di lui solo di sottecchi e solo per un istante, e si ritrova a stupirsi dell’espressione quasi costipata che il cuoco si è dipinto in faccia.

« Era una bugia! » blatera fuori gamba nera alla fine.

E lo fa con liberazione quasi, sfiatandolo con la stessa intensità di un urlo, e trattenendosi dal volerlo prendere a pugni.

« Ho visto quella bandana in una vetrina nell’ultima isola in cui siamo sbarcati, e mi sono ricordato di quanto fosse rovinata la tua e ho pensato che- ti avrebbe fatto piacere! »

Sembra un treno impazzito adesso e Zoro non se ne capacita, perché di tutti gli outcome che avrebbe potuto immaginare - e non è che abbia vagliato molte ipotesi - questo è veramente il più assurdo ed il meno preventivato.

« Quando poi ho dovuto dartela ho pensato che- non lo so, » sospira seccato il cuoco, « che se non avessi trovato una scusa valida, avresti capito le mie vere intenzioni e allora- »

Si ferma lì.

Allora cosa? Gli vorrebbe chiedere Zoro. Però sta zitto, perché inconsciamente si rende conto di star trattenendo il fiato.

Sanji sospira, quasi arreso e con le spalle che gli piovono verso il basso.

« …sai cosa? » soggiunge, azzardando un passo. E se anche lo spadaccino volesse indietreggiare - e non vuole, perché sia mai! - scoprirebbe di non poterlo fare, perché è letteralmente paralizzato sul posto.

« Sei un imbecille, » sentenzia Sanji, macinando un altro passo e poi un altro ancora, finché non è ad uno sputo dal viso altrui, ed allora azzarda a muovere anche le mani, trovando, quasi insperatamente la nuca di Zoro ed i suoi capelli ad accoglierle, « …ma vorrei che fossi il mio imbecille, se la cosa ti sta bene ».

L’attimo dopo, nell’imbarazzo che è ormai palpabile tanto nell’aria, quanto sui loro volti, con grande sorpresa reciproca, le loro labbra si incontrano.

È un primo bacio timido ed impacciato, ma sufficiente a fargli dimenticare anche la ragione per cui sono arrivati a quel punto da principio.

« Cuoco, » prova Zoro, quando si staccano, perché la serotonina che gli arriva al cervello è tale da fargli addirittura paventare l’ipotesi di scusarsi per averlo ignorato ed aver pensato un piano tanto arzigogolato, quanto stupido.

« Oh, sta zitto, testa d’alga, per Dio- » Sanji taglia corto e lo bacia una seconda volta.

 


 

Dal ponte della nave, accomodati con braccia e mento sopra il parapetto e con il sole che ormai tramonta dietro di loro, Nami ed Usopp traggono un lungo sospiro che neanche loro sanno dire se sia più di sollievo o che cos’altro.

Mentre Zoro e Sanji pomiciano come adolescenti, ignari che bene o male tutta la ciurma si sia fermata a guardarli da un po’, sotto di loro, gli altri due nakama un po’ irritati ed un po’ esausti non posso far altro che consolarsi del fatto che, alla fine, tutto è bene quel che finisce bene.

« Sono coglioni, » sentenzia Nami d’un tratto.

« Già ».

---

Note di chiusura: si ringrazia @Michelle Saturn per il titolo. Questa storia è stata un parto plurigemellare ed in fondo va bene così.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: chykopon