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Autore: musa07    20/03/2022    2 recensioni
[Ryman\'s Club - Salaryman\'s Club]
Spoiler episodio 8
"Tatsuru non si sarebbe mai aspettato una domanda (retorica tra l’altro) così diretta e lapidaria da un Mikoto senza un elevato tasso alcolico nel sangue.
Rimase per un istante senza parole, come raramente gli capitava in vita sua.
E Mikoto gli impedì di dir alcunché e prese ad incalzarlo, muovendo un ulteriore passo verso di lui. D’altra parte, dopo quella bomba che gli aveva appena sganciato come avrebbe anche solo potuto pensare di fargliela passare liscia? Di non dirgli ciò che si stava tenendo dentro da giorni? [...]
- Mikoto, ascolta… - ma venne bruscamente interrotto dall’altro, che mosse un ulteriore passo verso di lui e ora erano uno di fronte all’altro. Così vicini…
- No, lasciami finire. -[...]"
Miyazumi Tatsuru/Shiratori Mikoto
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPOILER EPISODIO 8

 

Io comunque ho un abbonamento speciale
per adorare i personaggi che hanno ginocchia, o simili, maciullate, oh!

 

 

I treni non si aspettano, si guidano

 


- È per via della gamba, vero? -

Tatsuru non si sarebbe mai aspettato una domanda (retorica tra l’altro) così diretta e lapidaria da un Mikoto senza un elevato tasso alcolico nel sangue.
Rimase per un istante senza parole, come raramente gli capitava in vita sua.
E Mikoto gli impedì di dir alcunché e prese ad incalzarlo, muovendo un ulteriore passo verso di lui. D’altra parte, dopo quella bomba che gli aveva appena sganciato come avrebbe anche solo potuto pensare di fargliela passare liscia? Di non dirgli ciò che si stava tenendo dentro da giorni?
Cosa gli era passato per la testa di dirgli in modo così pacifico e sereno, come se stessero parlando del tempo su quel binario deserto, che aveva pensato di sciogliere il loro doppio? Ma come cazzo poteva averlo anche solo pensato? Mikoto non credeva che fosse quello che Tatsuru volesse veramente, lo scartava nel modo più assoluto. Perché Tatsuru aveva creduto in loro due fino da subito. Perché Tatsuru aveva creduto in lui – e gli aveva ridato fiducia in se stesso – quando nemmeno lui stesso ci credeva più.
Ed ora… ed ora voleva gettar via tutto? Col cazzo! Perché prima, almeno doveva dirgli la verità, come stessero veramene le cose. O meglio: come stava la sua gamba. Anche perché quella sera, mentre si trovava semi-incosciente sulla sua schiena, l’aveva ben sentita quella frase. Oh, eccome se l’aveva sentita!
- È per via della gamba, vero? Non era una semplice storta, no? È andata a peggiorare una situazione che non è propriamente delle migliori, non è vero? -
Di nuovo, Tatsuru sgranò gli occhi perplito, non tanto da quelle parole ma dal tono dell’altro, dal suo sguardo. Non era di accusa, no, ma di disperazione quasi. Gli stava parlando con la forza della disperazione. Così maledettamente sincero e vero. E appassionato.
E cosa avrebbe potuto fare? Mentirgli forse? Non era nel suo carattere. La sincerità e la schiettezza prima di tutto.
- Mikoto, ascolta… - ma venne bruscamente interrotto dall’altro, che mosse un ulteriore passo verso di lui e ora erano uno di fronte all’altro. Così vicini…
- No, lasciami finire. - con un tono che sorprese perfino se stesso, ma d’altra parte si doveva ancora riprendere dallo shock di quanto gli aveva appena detto. Shock e rabbia, perché Tatsuru non poteva pensare di decidere per entrambi. E magari menandogliela che fosse per il suo bene come giocatore.
- Siamo compagni. Non puoi prendere queste decisioni da solo! - gli urlò contro con un tono di voce che raramente usava mentre lo strattonava a sé dopo averlo attirato per i lembi del colletto della camicia.
- E… - riprese a parlare, come un fiume in piena, anche se la voce si era ora abbassata – E sopratutto dimmi come stanno realmente le cose le cose, per favore. Non devi pensare di dover affrontare tutto da solo. -
Come non perdersi in quegli occhi? Dalla sincerità, dalla forza di quello sguardo? Impossibile! Tatsuru ne venne risucchiato e non poteva far altro che stare ad ascoltarlo.
- Perché quella sera hai detto che eri felice di poter giocare con me prima della fine? -
Ok, questa Tatsuru non se l’aspettava proprio. Aprì la bocca per parlare ma non riuscì a proferire alcunché.
- Sì, ti ho sentito. - Mikoto si lasciò sfuggire un piccolo imbarazzato sorriso.
- Pensavo fossi in coma etilico. - si riprese il biondo, abbozzando uno dei suoi solito ghignetti. D’altra parte scherzare e buttare sempre le cose sul ridere era il suo meccanismo di difesa preferito.
- C’ero quasi. E per colpa tua, ovviamente. - lo accusò, corrucciando le labbra nel suo modo così tipico, distogliendo per un attimo gli occhi dal volto dell’altro e perdendosi così di vedere il dolce sorriso impreziosire il volto del biondo per poi riprendere a parlare, vergognandosi un po' di aver alzato la voce e sentendo di averlo in qualche modo aggredito con quel tono.
- Io mi sono fidato di te, affidato a te. Mi sono aperto e confessato come mai nessuno prima d’ora perciò, ti prego, fa lo stesso con me. Io non ti mollo, non ti lascio andare, non scapperò questo volta. Affrontiamo quello che deve essere insieme. -
- Insieme… - ripeté Tatsuru bisbigliando, lasciando vagare per un istante lo sguardo oltre la spalla dell’altro. Si ritrovò a pensare di averlo accusato di non affidarsi a lui, di essersi dimenticato che erano in due su quel parquet di gioco, che dovevano affidarsi l’uno all’altro ed ora era proprio lui a tradire quelle sue stesse parole? Era stato così stupido e presuntuoso da pensare di preservarlo in qualche modo, di proteggerlo, non dicendogli le cose come stavano. Lentamente riportò l’attenzione dei proprio occhi sul volto dell’altro, che attendeva e dovette trattenersi dal posargli una carezza sulla guancia, forse temendo di essere scagliato a forza sotto al primo diretto che passava alle sue spalle. Tacque, ma stavolta perché vide che l’altro non aveva ancora finito di parlare e lui non l’avrebbe mai fermato.
- Perciò ti prego, non… - scardinando tutta il suo naturale riserbo, Mikoto riportò gli occhi sul suo volto con la voce ormai pericolosamente incrinata, con quelle lacrime che avevano iniziato a punzecchiargli pericolosamente gli angoli degli occhi, mentre abbandonava la testa sulla sua spalla lasciandolo esterrefatto per quel gesto in qualche modo così intimo – non mi lasciare. Portiamo avanti quello che abbiamo costruito insieme. Tu sei il partner migliore che io potessi mai desiderare. -
Il biondo si ritrovò a pensare che solo pochi mesi prima aveva dovuto sputare sangue per convincerlo, e neanche del tutto, a far coppia con lui ed ora… ed ora… Socchiuse gli occhi, emettendo un piccolo sospiro per poi permettere alle proprie labbra di stendersi in un lieve sorriso. Gli posò una mano sulla nuca, a trattenendolo dolcemente, intrufolandogli le dita tra i capelli neri, accarezzandoglieli lievemente e sentendo la stoffa della camicia inumidirsi mentre Mikoto gli si ancorava alla schiena.
- Non vado da nessuna parte, te lo prometto, Mikoto. Non senza di te. - gli mormorò mentre ricambiava l’abbraccio, avvolgendolo nella sua stretta forte ma anche così dolce e delicata – Non volevo mentirti o nasconderti nulla, solo… solo non volevo farti preoccupare prima di capire quale fosse la gravità della cosa e le sue soluzioni. -
- Non sono un bambino! -
- Lo so. Non l’ho mai pensato. - di nuovo aveva usato un tono dolce, così come fu con una dolcezza spiazzante che gli asciugò gli occhi dalle lacrime con i pollici quando Mikoto aveva sollevato di nuovo il volto verso il suo – Non volevo essere un peso per te. -
- Non lo sei. - fu l’immediata replica, mentre posava le mani sulle sue impedendogli di spostarle da lì.
- Tu devi volare. - gli sussurrò, poggiandogli la fronte sulla sua, con i volti così vicini ora tanto che i loro respiri si mescolavano.
- E lo faremo insieme. - tenendogli gli occhi incollati ai suoi, facendolo sorridere dolcemente per il fatto di aver usato di nuovo quella parola. Insieme…
- Sì, insieme. - replicò, sicuro, per poi riprendere a parlare.
- Ma allora sai dire quello che ti si agita dentro senza freni anche quando non sei totalmente ubriaco, eh? - si permise di prenderlo bonariamente in giro mentre di nuovo lo stringeva forte a sé, sfidando, forse, la sua buona stella perché poteva anche essere che a Mikoto desse fastidio trovarsi stretto tra le sue braccia. Ma il più giovane tra i due non protestò, non per l’abbraccio almeno, che ricambiò.
- Per una volta puoi stare serio dall’inizio alla fine? - lo ribeccò infatti stizzito, facendolo scoppiare a ridere di gusto. Risata che però fu zittita da un paio di labbra che si erano posate fugaci sulle sue.
Mikoto aveva agito d'insito, aveva preso coraggio, d’altra parte facendo quella corsa dall’ufficio verso la stazione si era ripromesso di essere sincero con l’altro al mille per mille, no? E in quel mille per millenon potevano non essere compresi i suoi sentimenti per lui. Certo, agire piuttosto che parlare non era propriamente nel suo stile ma si sa, a volte nella vita bisogna azzardare. E sperare poi di restare ancora vivi e non morti dalla vergogna.
Aveva accostato le proprie labbra alle sue, saggiandone la morbidezza, per poi scostarsi velocemente, attenendo la reazione dell’altro – forse temendola – avvampando al solo pensiero di ciò che aveva appena fatto e il suo primo, per niente eroico, pensiero fu quello di scappare.
E forse Tatsuru l’aveva ben intuito questo suo pensiero perché lo bloccò per i fianchi, in una presa salda e sicura ma non aggressiva, per poi far risalire quelle stesse mani fino al suo volto posandole a coppa su di esso e facendolo avvicinare nuovamente al proprio.
Mikoto spalancò le iridi viola quando sentì le labbra dell’altro riposarsi sulle sue e avvertì la lingua del biondo sfiorare le sue labbra per potervi penetrare dentro e lui istintivamente le dischiuse, cercando di approfondir quel contatto perché lo desiderava più di ogni altra cosa.
Quel bacio sembrò non aver fine, Mikoto ansimò più volte contro la bocca di Tatsuru che lo stava lasciando letteralmente senza fiato. Il suo modo di baciare era come il suo modo di giocare. Travolgente, irrefrenabile e innarestabile.
- Miyazumi-san? - non che volesse interrompere quel momento idilliaco, figurasi, ma il fischio del treno in avvicinamento non poteva assolutamente essere ignorato dalla sua parte razionale.
- Hum? - Tatsuru si staccò a fatica e a malincuore, di nuovo posando la fronte sulla sua.
- Sta arrivando il tuo treno. - disse, ansante e con gli occhi già vergognosamente liquidi di piacere.
- E chi se ne frega! - rise Tatsuru prima di rapire nuovamente le sue labbra.
E Mikoto non si sottrasse, ovviamente.
Impossibile opporsi a Tatsuru. Era come cercare di opporsi alla marea.
E lui ne voleva essere travolto.

 

FINE (o forse no? Perché sarebbe indubbiamente molto interessante che questa cosa continuasse. In posizione orizzontale possibilmente *inserire pervy face*)

 

Avrei voluto scrivere un botto di cose perché anche dopo la puntata di ieri la mia mente ha iniziato a partorir filmini su filmini – e sicuramente scriverò ancora su questo particolare momento, anche in base agli sviluppi della trama e non solo a mie mere supposizioni – ma poi ho buttato giù queste righe di getto e questo è il risultato. Per ora almeno.

E niente, grazie per essere arrivati fino a qui e perdonate se ciò che ho scritto sembra puro caos senza senso ma davvero sono andata giù d’istinto.

Alla prossima. Perché ci sarà MHUAHAHUUUUAHHUUUU

 

 

 

 

   
 
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