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Autore: meggie681    22/03/2022    0 recensioni
"Paterno, protettivo ..."
Le parole di Alan mi stanno tormentando.
"Domani andiamo a Provo" - mormora nervoso, entrando in quella baracca su ruote.
Accendo uno scaldino, non senza qualche incertezza - "Mi sa che rischiamo di andare arrosto"
"Tu sei conosciuto, piccolo, niente hotel; è stato già un azzardo, andare in quello vicino al Mac"
Mi tolgo il giubbino, slaccio un paio di bottoni della camicia, ma Ronnie li richiude subito - "Non sono qui per scopare, ok?" - dice sommesso.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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ONESHOTTHEBLOWBACK

One shot - The blowback



Park City, Utah, in December 2017


Pov Ronnie Vannucci jr


Olivia si rannicchia sul mio petto, sospirando intensa.

"Sei sempre fantastico, Ronnie"

La sento sorridere, mentre gioca a farmi un leggero solletico.

"Felice di sentirtelo dire" - anch'io sorrido, ma sento i miei occhi pungere.

Da quando ci siamo sposati, lo scorso autunno, non ho mai fatto realmente l'amore con lei.

C'è Brandon, nella mia testa.

Nel mio cuore, nel corpo e, nel possesso.

Ogni volta.

La mia "nuova" moglie, è giovane, bella, comprensiva ed abbiamo diverse cose in comune, come l'amore per gli animali, la natura, la musica.

Con Lisa è finita senza drammi; infatti i rapporti sono ottimi, in senso generale.

Tana, la consorte di Brandon, ha simpatia per entrambe e nessuno si è fatto veramente male, a seguito delle mie, anzi, nostre, decisioni.

Lisa non tollerava più il mio stile di vita nomade, infognato nel lavoro, con ritmi assurdi.

L'assenza porta al distacco, ma non senza rimanere amici.

Tra noi c'era e c'è rispetto, stima, complicità.

"Tesoro vuoi da bere? Io prendo una coca zero" - e in un attimo sparisce, verso la cucina.

La seguo con lo sguardo e ripenso a quando ho detto a Brandon, di noi.

Dopo il mio divorzio, ho sperato, inutilmente, di dare una svolta al mio legame con lui.

Fantasticavo di sposarlo e avere la nostra bambina, che continuo a desiderare, insieme a Brandon, ovviamente.

Con Olivia sono stato chiaro, onde evitare litigi e incomprensioni.

"Non desidero figli"

"Ok Ronnie, per questo è finita con Lisa?"

"No, assolutamente ... E' stato per il mio lavoro, lo sanno tutti"

"Io, al momento, desidero soltanto averti nella mia vita, Ron ... Se cambierò idea, su qualche cosa, sarai il primo a saperlo."


Mi era piaciuta, in questa dinamica, perché, come Lisa, anche Olivia è concreta, trasparente, schietta.

I suoi anni, però, mi costringono a riflettere e, presto o tardi, potrei fare i conti con qualche sorpresa, che verrebbe accolta con gioia, sia chiaro.

Ho sempre affrontato le situazioni, una alla volta, cercando di rimanere lucido, ma, con Brandon, ad esempio, il mio carattere è stato messo alla prova, in più di un'occasione.

Lui, tornando a quel mio ricordo, rimase perplesso, leggendo le partecipazioni delle mie seconde nozze.

Credo sia un po' bigotto, da mormone, anche se, visto l'argomento e le loro "tradizioni", anacronistiche ovvio e mai più rinnovate, la cosa è quanto meno bizzarra: abbiamo quasi litigato.

Già, quasi ...

Brandon è capace di assecondarmi anche contro voglia, si adatta, ma mai quanto me.

Sono acqua: entro ovunque e prendo la forma del recipiente.

E resisto, finché non si rompe.


Olivia torna di corsa in camera, il cellulare in mano.

"Ron ho appena sentito un messaggio di Brandon: è agitatissimo, ascolta!" - e inserisce il viva voce.

"Olivia scusa, ma non riesco a trovare Ronnie ... Scusami, ho bisogno di lui, è successa una cosa tremenda a ... A Tana, ho ... Ho bisogno anche di te" - balbetta, singhiozza, disperato - "Ha tentato di nuovo il suicidio, vi prego venite da noi ... Vi prego"

Nell'ascoltarlo, in quella maniera, mi sento morire.

Cerco il mio Apple, spento da ore, perché scarico, poi uso quello di Olivia, tremando nel comporre il numero di Brandon, che so a memoria. 

"Tesoro calmati" 

"Cazzo è occupato!"

"Starà chiamando lui ... Aspetta"

"Ok ... Ok, sì eccolo, pronto! Bran sono qui, che succede!?"


A little time later ... In Nephi . Utah


E' Lisa, a venirci ad aprire.

"Ciao ..." - la saluto, con un certo stupore.

"Ciao Ronnie, Olivia ..."

Loro si abbracciano, solidali - "Ciao Lisa, abbiamo fatto più in fretta possibile"

"Dov'è Brandon?" - chiedo subito, guardandomi in giro.

"E' con Tana, io distraevo i ragazzi: volete qualcosa da bere?" - risponde gentile.

Brandon piomba nel living, correndomi incontro, scontrandosi quasi con me, che lo avvolgo premuroso e in ansia - "Eccomi... Adesso racconta tutto, se vuoi"

Anche se ci separa poco più di un'ora e mezza di auto, da quando la famiglia di Brandon ha deciso di trasferirsi dal Nevada nel "mio" Utah, ho guidato come un folle.

La mia stretta è caparbia, non potrei mai trascurarlo, nessuno può pretenderlo.

"Ronnie finalmente ... Stavo impazzendo ... Ciao Olivia, grazie per essere qui"

"Ciao Brandon, posso andare a salutare Tana?"

"Certo, è con le mie sorelle ... Le farà piacere ... Lisa i piccoli ti fanno disperare?" - si informa un po' alienato nei toni.

"Tranquillo, tutto sotto controllo: parla con Ronnie adesso"

Lo dice a lui, ma guarda me.

Anni prima, Lisa mi aveva confidato la sua opinione su Brandon: secondo lei era gay e innamorato di me.

Forse non l'aveva mai cambiata.


Ci spostiamo in biblioteca.

Brandon dà due mandate alla porta e poi cerca di nuovo il mio abbraccio, fatto di tepore e comprensione.

Lui lo dice sempre.

"Amore tranquillizzati, ti prego Brandon, altrimenti avrai un infarto"

"No, sto bene ... Cioè il peggio sembra passato ..."

"Dai sediamoci"

La stanza è un po' opprimente, tra librerie e boiserie tutte intorno, in legno di castagno, ma la nuova abitazione era piaciuta, da subito, alla famiglia di Brandon.

A suo tempo, li avevo coadiuvati durante il trasloco, con molto entusiasmo, per averlo così vicino, ma la decisione di quello spostamento, era legata alla malattia di Tana.

Vivere a Las Vegas, fulcro di ogni sua paranoia e di quel trauma, che, improvviso, era riemerso, nella sua mente, era divenuto stressante e insostenibile, per tutti.

Tana combatteva con i suoi demoni da anni, ma nel 2015, le sue condizioni erano precipitate.

Durante l'infanzia, aveva subito un'aggressione da alcuni suoi parenti e poi ulteriori abusi, per un certo periodo: i fatti, per uno strano meccanismo psicologico, erano stati rimossi, pronti, però, a riaffiorare da un momento all'altro.

Purtroppo è accaduto e, nemmeno ora, qualcuno ce ne ha dato una spiegazione valida.

E' stata come una lunga stagione nebulosa, triste, in affanno, per entrambi: Brandon era esaurito e incapace di trovare una via d'uscita.

Avere tre bimbi piccoli, poi, aumentava la sua frustrazione.

Il nostro rapporto aveva resistito a quella bufera emotiva, ma, nonostante il cambio di residenza, i farmaci e l'analisi, Tana, adesso, sembrava non avere fatto alcun progresso.

Drammaticamente.


"Bran, ma ... Ma è successo qualcosa?" - domando timido, massaggiandogli la schiena, mentre lui, ricurvo, fa altrettanto con le sue tempie.

Poi mi fissa - "No, no Ronnie, assolutamente no"

"Ok ... Tana cosa voleva fare? Perché hai parlato di suicidio?"

"Aveva in mano un coltello ... Si era tirata su le maniche del pullover ... Era in soggiorno, non aveva senso ciò che stavo vedendo, capisci? E poi piangeva"

"Va bene, ho capito, ma adesso cosa vuoi fare?"

"Mio fratello dice di ricoverarla in clinica, ma il suo posto è qui, con i ragazzi e poi ci ho pure litigato con lui, perché dice che Tana, magari, potrebbe farci del male, insomma mi sono incazzato, sai?"

"Mi sarei incazzato anch'io" - sorrido, baciandolo tra i capelli spettinati.

E' bellissimo, anche ridotto così.

"Il punto è che sto attraversando un momento particolare, Ronnie"

Mi brucia lo stomaco; la paura di perderlo è costante.

"Mi dispiace di non esserci incontrati in queste due settimane, ma sono sposato da poco, anche Olivia ha diritto ad avermi vicino, almeno un minimo"

Brandon si alza, andando a versare del brandy, nonostante siano le dieci di mattina, dopo essersi avvicinato ad un carrello, colmo di bottiglie in cristallo e ampolle, zeppe di salatini.

"Siete in luna di miele da ottobre?" - è un po' caustico, ma, dato il momento, non darò peso a qualsivoglia provocazione.

"Smettila Bran, non è il caso di discutere di nuovo su certi argomenti e poi"

"Poi è colpa mia, vero Ronnie?" - esclama, alterato - "E hai ragione, cazzo, hai ragione da vendere!"

Sono perplesso.

"D'accordo, avrò pure ragione da vendere, ma ora è di Tana, che dovremmo occuparci" - dico con pacatezza, annullando nuovamente la distanza e posando i bicchieri, al loro posto originale.

Brandon mi cattura in un bacio mozzafiato.

È difficile rinunciarvi: infatti lo vivo, assaporo e prolungo, fino ad un senso di reciproca apnea.

Lui non vuole fermarsi.

Mi apre la camicia di jeans, spargendo altri baci, soffermandosi sui capezzoli, turgidi da fare male.

"Bran asp aspetta ... Mi farai venire così"

"E' ciò che voglio ... Tu sei la mia cura Ronnie, la mia isola felice" - ansima.

Lo sbatto contro la parete, allento le nostre cinture, simulando un amplesso, anche se potrei fare sul serio, ma non riesco a fregarmene così tanto di tutto e tutti.

Facciamo un disastro, almeno per i nostri abiti, tra baci e carezze  sempre più oscene.

"Mi manca l'aria cazzo ... Brandon miseria" - eppure non riesco a smettere di baciarlo, mentre mi svuoto nei suoi palmi avidi e bagnati.

Così fa lui, nei miei.

Mi bacia nel collo, sulla bocca, la lecca, come un cucciolo, avido d'amore e gioia - "Ti amo Ronnie, ti amo" - lo ripete, stringendosi a me, così intenso da fare male.

Lo assecondo, vorrei urlare a tutti, che anch'io lo amo e liberarci dalla schiavitù delle nostre reciproche esistenze.

Riprendiamo fiato e un minimo di controllo.

Mi prende per mano - "Andiamo in bagno, faccio strada ... Ho dei tuoi cambi, li avevi lasciati a Provo e li ho fatti lavare" - spiega più rilassato.

A Provo, a metà strada tra le nostre due città, abbiamo comprato un rustico, che cadeva a pezzi.

È stato divertente ristrutturarlo,  creare la nostra sala di incisione e il nostro covo, dove fare finta di essere una coppia a tutti gli effetti.

La spesa al market, la pizza e il cinema al venerdì sera, in chiesa la domenica, lui alla pianola, io alla chitarra acustica, ad accompagnare il coro, ma sempre in incognito; guai se qualcuno ci filmava, era una regola tassativa e poi, la media dell'età dei presenti, viaggiava sugli ottant'anni.

Ogni tanto ci prendevamo le nostre "vacanze", inventandoci impegni, più o meno verosimili e, nonostante, per mesi, avessi avuto la casa libera, dopo l'addio a Lisa, quello era il "nostro posto speciale", quindi non intendevamo venderlo ed era lì, che ci incontravamo, clandestini e non sempre a nostro agio.

L'armonia dei nostri appuntamenti, di un quotidiano parallelo, però, mitigava ogni malumore, quasi come una magia.

La nostra magia.


Ritorno presentabile, dopo una doccia con Brandon.

Mi prendo cura di lui, lo bacio e accarezzo, anche sotto l'acqua, con la cautela indispensabile ad un essere umano, così frangibile e prezioso.

Lui poi esce in giardino, da un ingresso laterale, io mi ributto nella mischia.

Quattro sorelle ed un fratello, alcuni cognati e la moglie di Shane, c'è un esercito della salvezza, pronto a sostenere Tana.

Lisa mi intercetta, nell'unico corridoio libero, ammiccando sorniona - "Ron hai un segno" - e mi sistema il colletto - "Tu e Olivia vi date da fare eh? Ci sono novità?" 

"Ma ti sembra il momento?"

"Vorrei diventare zia, hai visto mai?"

"Lisa dacci un taglio" - sono sgarbato, lei non lo merita, senza saperlo, in fondo.

L'ho usata e così Olivia, come copertura o forse per non stare solo.

In questo mi faccio schifo, anche se provo dei sentimenti di affetto sinceri e mi sono sempre comportato al meglio.

Mai una ricorrenza dimenticata, insomma ho fatto quanto potevo, per non litigare.

Con Lisa non era bastato e poi lei si è rifatta una vita.

"Scusa Ronnie, ma volevo tirarti su il morale: quando Flowers ti piomba addosso, sembra una meteora, anzi no, un pianeta intorno al suo sole" - ride, ma c'è del rancore pregresso, nella sua voce.

"Brandon ti ha cercata per prima?"

"Il primo eri tu, quindi presumo terza; il secondo è stato infatti  Shane e, come vedi, ha chiamato l'adunata generale"

Il fratello di Brandon si materializza, abbracciandomi spontaneo - "Ronnie devo parlarti: quel moccioso ascolta solo te, da un bel pezzo, quindi prova a persuaderlo sul discorso della clinica: che ne pensi? Te l'ha detto di sicuro, vero?"

Il moccioso è Bran, è il più piccolo dei sei.

"Shane io non ho voce in capitolo, ok? Non su queste cose, almeno" - vorrei prenderlo a calci nel sedere.

E' debordante e odioso.

"E su cosa? Fammi il piacere, sei in vetta al suo elenco di persone di fiducia: noi cinque ci ha declassati da anni" - prova a scherzare, non è polemico, però ribollo e Lisa se ne accorge.

"Noi siamo colleghi di lavoro e lì discuto fino alla morte con Brandon, ma, per le nostre faccende personali, nessuna ingerenza, è chiaro?"

Mi salva Avril, una delle sorelle di Brandon.

"Tana vuole parlarti Ronnie ... Hai tempo?"

"Ovvio che sì" - e mi dileguo, seguendola al piano superiore.


Restiamo da soli.

E' coricata, in tuta, senza trucco, un po' pallida, ma il suo sorriso è raggiante, appena varco la soglia.

La stringo forte - "Ehi piccola, che mi combini?"

Mi viene da piangere, non so perché.

Tana è parte di Brandon, dovrei accettarlo, gli ha dato tre splendidi ometti, che mi adorano.

Io mi prendo in giro da solo, da quando ho un ciuffo bianco tra la barba lunga, definendomi nonno e non tanto zio.

"Ronnie sei sopravvissuto all'ondata dei Flowers?" - dice sottovoce, simpatica.

"Abbastanza ..."

"E Brandon?"

"L'ho calmato come ho potuto, ecco"

"Ci riesci sempre, hai un carattere così bello, Ron"

"Anche tu non scherzi, ragazza" - ed inspiro, passandole una tisana, ancora fumante - "Su bevi la brodaglia di Shelly"

"Le mie cognate sono affabili, però, andrebbero prese a rate"

Ridiamo.

Poi muta espressione e mi prende le mani.

Quelle mani, che sento come sudicie, per quanto accaduto in biblioteca.

A me non va, di comportarmi così, ma Brandon riesce a ottenere quasi sempre, tutto ciò che vuole, dal sottoscritto.

"Ronnie, devo dirti una cosa ... Se ... Se mi capitasse qualcosa, tu promettimi, oggi, ora, che avrai cura di mio marito e dei nostri figli, ok? Sono anche tuoi, sai che ho ragione, ti vogliono un bene immenso, quanto me"

E' determinata, esigente: non posso che assecondare la sua richiesta.

"Tesoro io ... Io non abbandonerò mai Brandon, te lo giuro"

Mi stringe decisa, freme di una strana felicità.

Ne sono terrorizzato: un potenziale suicida, tende a sistemare le cose, per andarsene più sereno, verso il suo destino inevitabile.

Mi auguro di sbagliare.


Torno nel salone e ritrovo Shane e Brandon in pieno litigio.

Circondati da tutti, tranne i bimbi, portati al McDonalds, grazie alla governante, da almeno un'ora.

"Perché diavolo ti ho chiamato, questo mi chiedo Shane!"

"Perché sono tuo fratello maggiore, che ti piaccia o no! Ma tu sei sempre stato il cocco di mamma e io lo stronzo, le ragazze poi, studio e lavoro, tanti percorsi programmati da nostro padre, altro tuo sostenitore, anzi, ammiratore, vero?!"

Lisa e Olivia mi lanciano un'occhiata strana, forse per stoppare ogni mio intervento, ma non posso farne a meno.

Brandon inveisce - "Cosa cazzo ti inventi?! Ho sempre sgobbato e poi ti sembra il caso di parlare di questo?!"

"Certo, visto che non dai retta a nessuno!! Ah eccoti qua, Ronnie: neppure a lui darai ascolto?! Il mio è un discorso di buon senso e Ronnie non può affermare il contrario!" - e mi punta.

"Shane datti una calmata, ok? Brandon vieni, usciamo un attimo"

"No Ron, io resto qui e sono gli altri che se ne devono andare, cazzo!"

Shane avvampa, gesticolando - "Come vuoi, ma la prossima volta sbrigatela da solo! Prima o poi anche Ronnie smetterà di darti retta, per quanto lo soffochi e tormenti con le tue fisime! E a meno che non sia un idiota, anche la sua pazienza da santo, finirà!"

"Non parlare così di Ronnie, pulisciti quel forno quando lo fai!!" - e gli si scaglia contro, ma io lo afferro e lo trascino a qualche metro, mentre gli astanti recuperano giacche e cappotti, sparendo in pochi minuti.

Brandon fugge di sopra e io lo seguo.

Olivia e Lisa sigillano la blindata, sbuffando, persino un po' comiche.

Mi affaccio dalla balaustra, esausto - "Me lo fate un caffè, per pietà!"

Ridono.

Sono un pagliaccio.


Raggiungiamo Tana, si è quasi assopita.

Brandon le versa delle gocce - "Sono quelle del pomeriggio, ma è meglio prenderle ora, che ne dici?" - le domanda gentile.

"Sì ... Avete mangiato?"

"No, magari Lisa ci prepara un panino o chiamo il cinese"

"Meglio che cambiate aria Bran" - ride - "Porta a pranzo almeno Ronnie ... Distraetevi, davanti ad una bella ciotola di couscous" -

Tana, ogni tanto ci prende in giro, nelle nostre abitudini salutiste, che non sempre seguo alla lettera, almeno io, al contrario di Brandon, più ligio al dovere e schiavo della forma fisica.


Finiamo anche noi al Mac, sezione Drive e poi nel motel, lì accanto.

I panini vegan, si freddano nel sacchetto, dimenticato sul comodino.

Nell'aria un sentore di fritto e cigolii della rete, dove ci stiamo consumando nell'ennesimo amplesso a dire poco sublime.

Brandon è talmente ricettivo e accogliente, che dopo, potrei addormentarmi dentro di lui.

A volte capita ed è come precipitare in un oblio, sudato e torbido.

Così terribilmente eccitante.

Vengo un paio di volte e penso a quanto mi sia prosciugato dal mattino presto, partendo dal rapporto avuto con Olivia. 

Quindici giorni senza vederci e questo il risultato. 

Brandon si riposa sul mio addome, accarezzandomi di nuovo.

"Dammi un attimo, amore" - sorrido, controllando anch'io la situazione, percependomi di nuovo "pronto".

"Bran l'effetto, che mi fai, è assurdo"

Lui non dice niente, mi sovrasta e si impala con facilità,  come se salisse in sella ad un cavallo, prossimo al collasso, penso io, esausto, ma non del tutto appagato, evidentemente. 


Pov Brandon Flowers


Ancora un sussulto. 

Un altro e ancora uno, forse l'ultimo.

I fianchi di Ronnie vibrano, inarcandosi.

Il suo seme mi investe ed evade, tra le mie cosce,  mentre,  a cavalcioni su di lui, mi inebrio dell'ennesimo orgasmo.

Punto le mani sul suo petto villoso e madido, come tutto ciò che resta di noi, in questa relazione, che dura da anni.

Lui, più sovente di me, ha provato a dire basta, a chiuderla, ma, siamo sempre tornati sui nostri passi.

Impossibile vivere senza il nostro amore.

Certo, il sentimento sarebbe sopravvissuto, ma noi saremmo morti, camminando in direzioni sbagliate.

"Ti amo Ronnie" - dico con l'ultimo filo di fiato, accasciandomi su di lui, che mi accoglie, con la solita premura.

Ciò nonostante, scivolo via, dopo un attimo.

Mi siedo sul bordo e artiglio il materasso - "Devo parlarti di una cosa, Ron"

Lui si gira sul fianco sinistro, piega il braccio e appoggia la testa, sul pugno chiuso - "Lo immaginavo"

"Perché?" - e non riesco ancora a girarmi. a guardarlo.

"Sensazioni"

"Negative o positive?" - sorrido appena.

"Tutte e due ... Avanti Bran, non tenermi sulle spine" - e tossisce, a corto di ossigeno.

"Sono tornato in analisi"

"Da quando?"

"Un mese più o meno ... Quasi due, cioè da quando ti sei risposato, ecco" 

Cerco una sigaretta, la accendo e mi trasferisco su di una poltrona, lì accanto, coprendomi con un lenzuolo.

Ronnie sbuffa, mettendosi seduto, contro lo schienale imbottito - "Ti vergogni di me? Togli subito quell'affare, Brandon"

Gli ubbidisco, schiacciando il mozzicone in un piattino bianco, griffato con il logo dell'albergo.

"Sei incazzato Ronnie?"

"No, assolutamente, ma avresti dovuto dirmelo, avremmo affrontato la cosa insieme, se Olivia è un problema"

"Lei per me non esiste neppure, figurati se è un problema. Idem Lisa, se proprio lo vuoi sapere"

"Quindi sono io, il problema, Bran, giusto?"

"Noi lo siamo, nel non essere ancora arrivati da nessuna parte e, quando mi ero deciso, Tana ha fatto questa"

Ronnie ha come un brivido evidente - "Questa cosa?! Ti sei deciso? Ma di che parli, accidenti!?"

Scatto in piedi - "Se fai così, come posso chiederti di venire alla seduta di domani?!"

Mi scruta, poi si alza e si riveste - "Ci sarò, non temere" - afferma cupo in viso.

"Ronnie ... Sto ... sto gelando" e provo a riprendermi quel telo, ma lui me lo strappa via, mi butta sul letto, sovrastandomi, con il suo corpo massiccio, bollente, quanto i suoi baci profondi, assoluti.


E piange, mescolando le sue lacrime alla mie.

Un'alchimia folle, la nostra, che non può e non deve finire.



"Dottor Casper ... Come il fantasmino?" - Ronnie ride, osservando la targa, all'ingresso dello studio del mio psicologo.

"Cos'hai raccontato a Olivia?"

"Che facevamo un giro ... Certo che stare da voi, con Lisa pure"

"Pensavo se ne andasse ieri sera"

"Mi sa che vuole curiosare, ho come un sospetto, sai Bran?"

"In che senso?"

"Magari ne parlerò oggi, al tuo dottore"

"Ok, come vuoi ..."

Entriamo.

Alan Casper è sulla cinquantina, tre ex mogli, una compagna, sei figli.

Lo bisbiglio a Ronnie, in sala di attesa.

La segretaria ci fa accomodare con puntualità.

"Benvenuti, ciao Brandon, tu sei Ronnie, vero? Posso darti del tu?"

E' un tipo garbato, ma un po' sopra le righe; ho avvisato il mio compagno, che potrebbe anche non apprezzare il "metodo Casper".

Ronnie annuisce.

"Accomodatevi ... Bene, comincio da Brandon, gli avevo dato dei compiti a casa" - sorride, scarabocchiando qualcosa sul suo inseparabile e voluminoso, blocco degli appunti.

"Sì, ecco Alan io volevo farli, ma poi è capitata una cosa"

"Un impedimento?" - mi interrompe, con una verve spiccata e tagliente.

"E' Tana, si tratta di lei" - provo a spiegare.

"Ronnie tu sei qui per Tana? Per ciò che le è capitato, forse?"

Lui mi cerca con lo sguardo, poi inspira greve - "Voleva ammazzarsi di nuovo: certo che sono qui per lei, insieme a mia moglie Olivia" - gli chiarisce, diretto e fermo nella sua diffidenza.

Casper gli sta già sui coglioni, è palese.

Ridacchio, non riesco a trattenermi.

"Ronnie tu non provi alcuna empatia nei miei riguardi e la cosa diverte Brandon, un po' istericamente, come la sua modalità preferita"

"Non dica stronzate, il mio ragazzo non è isterico, è soltanto provato dall'ennesima situazione stressante e può fare ciò che vuole, ok?"

Alan assottiglia le palpebre - "Forse è il caso di dire, che lei, Mr. Vannucci, mi ha appena suonato come un tamburo"

"Oddio" - mi alzo, mi copro il volto, rido come uno scemo.

Ronnie si allunga un po' sulla seggiola scomoda, più sfacciato, che ostile - "Lei è riuscito a fargli tornare il buon umore, complimenti doc"

"E tu cos'hai fatto, Ronnie, da quando sei arrivato?" - chiede serio.

"Ho fatto l'amore con Brandon, penso sei o sette volte"

"Apprezzo la tua sincerità. Brandon siediti"

"Alan, senti noi siamo qui perché ho detto a Ronnie che volevo cambiare le cose, ok?"

"Effetto delle tue rivelazioni?" - e scrive qualcosa sul foglio, ancora bianco.

Guardo Ronnie - "Veramente glielo ho solo accennato ..." - replico, quasi intimorito.

Mi sento sotto esame e Ronnie sta friggendo, su quella sedia, su cui si è di nuovo messo composto.

"Ti avevo chiesto di farmi un elenco delle cose, che ti aspettavi dal vostro rapporto e di ciò, che si è poi avverato o meno. Giusto Brandon?"

"Esatto" - mi ossigeno, estraendo un cartoncino - "Io le ho scritte, mentre Ronnie guidava sino a qui ..."

"Vedo che la colonna a sinistra è l'unica a essere completa"

"Sì Alan ... Purtroppo nessuna delle mie aspettative si è concretizzata"

"Sentiamole"

Mi schiarisco la voce.

Ronnie ha smesso di respirare, mentre prova a decifrare la mia grafia incerta.

"Sposare Ronnie ... Andare ad abitare, con lui, a New York ... Avere una figlia. Con Ronnie."

Casper non ha mai smesso di fissarmi.

Poi punta l'attenzione su chi mi sta accanto.

"Come mai la colonna destra è vuota, secondo te, Ronnie?"

Il quesito è posto in modo gentile.

"Perché" - Ronnie deglutisce a vuoto un paio di volte.

"Ti chiedo la massima sincerità, se no siamo qui per niente, Ronnie"

"Brandon ha deciso di vivere queste cose insieme a Tana e non a me, per il quieto vivere, la famiglia, gli amici, i parenti, il lavoro, cosa che anch'io ho fatto, sposandomi ben due volte: la prima per non innescare malelingue, che nel nostro ambiente abbondano; la seconda per non restare solo e poi ero amareggiato, visto che, nonostante fossi nuovamente single, Brandon non ha voluto fare altrettanto, scegliendomi una volta per tutte." - si erge sul finale, dandomi una carezza sugli zigomi arrossati - "Perdonami Brandon, ma io, oggi, non la reggo questa tensione. Grazie per avermi ascoltato, dottor Casper. Buona giornata." - e si dirige alla porta - "Ti aspetto in macchina amore."

Alan chiude il notes.

"Come mai Ronnie non ha figli?"

Mi manca l'aria - "Ad oggi, ha sempre evitato di averne, perché si sentirebbe troppo ipocrita ed egoista ... La paternità, è un'esperienza, che vorrebbe vivere esclusivamente con me."

"Te l'ha detto lui?"

"Certo."

"E' iper protettivo, paterno, nei tuoi riguardi Brandon: è una compensazione, sai?"

"Credi che si sia accontentato di questo?" - domando brusco.

"Lui si è rassegnato. E' bloccato in un punto, tu gli volteggi intorno, come una farfalla, Ronnie ti adora, la vostra è una passione da manuale, però nulla cambia."

Sento i miei occhi inondarsi di pianto.

Casper mi passa un po' d'acqua ed un ansiolitico blando - "Prendi questo, sei così emotivo Brandon: in fondo Ronnie teme che anche tu possa fare qualche sciocchezza."

"E quindi sta con me per questo?!" - esplodo, gettando la pasticca in un angolo, con veemenza.

Ronnie rientra, improvviso.

Mi afferra per un braccio e mi trascina via.


Fuori comincia a piovere.

Il camping, con le roulotte, affittate ad ore, è semi deserto.

Il gestore ha intascato i cinquanta dollari, che Ronnie gli ha appena allungato, aprendo a fessura il finestrino.

A lui non frega nulla di essere riconosciuto, ma Ronnie lo fa per me.

"Paterno, protettivo ..."

Le parole di Alan mi stanno tormentando.

"Domani andiamo a Provo" - mormora nervoso, entrando in quella baracca su ruote.

Accendo uno scaldino, non senza qualche incertezza - "Mi sa che rischiamo di andare arrosto"

"Tu sei conosciuto, piccolo, niente hotel; è stato già un azzardo, andare in quello vicino al Mac"

Mi tolgo il giubbino, slaccio un paio di bottoni della camicia, ma Ronnie li richiude subito - "Non sono qui per scopare, ok?" - dice sommesso.

Il suo dopo barba mi inebria i sensi, non riesco a razionalizzare l'istante, a me non importa.

Voglio Ronnie, con tutto me stesso e me lo si legge in faccia, quanto l'assenza di lui, mi faccia soffrire.

Mi sfiora le guance con i pollici, segna il mento, fino alle mie sopracciglia, come se fossimo al buio e potesse riconoscermi, solo in quel modo.

"Scusami Brandon ... Scusami" - la sua voce roca, mi arriva dritta al cervello.

Mi bacia, mi prende a sé, caldissimo, totale.

La mediocre illuminazione al neon si spegne, ormai fuori è scoppiato un temporale, piuttosto violento.

Ci corichiamo, restando lì, per un paio di ore, senza che accada null'altro.

E' bello anche così: i nostri respiri, i pensieri non detti, la paura di smarrire il senso di noi, in un contraccolpo, che ci investe, ogni qualvolta le circostanze precipitano e ci sono avverse.

Diventa così difficile, ritrovare la forza per andare avanti, per superarle, senza arrendersi.

Il mio destino, ha assunto una forma, che mi imprigiona in responsabilità inevitabili.

Ronnie lo sa.

La settimana scorsa, Casper ha espresso considerazioni deprimenti.

"Brandon, hai mai pensato che Ronnie potrebbe incontrare un altro?"

"No"

"Che possa innamorarsi, di qualcuno libero, pronto a vivere insieme a lui?"

"No, Alan"

"Ti sembra giusto, ingabbiarlo nel tuo percorso, che, con Tana, è senza via d'uscita?"



Pov Ronnie Vannucci, one day after ...


L'analista di Brandon, gli ha appena chiesto di aspettare nell'altra stanza, ma io mi sono opposto.

"Alan senta, ho accettato di presentarmi qui oggi, perché devo dire alcune cose a Bran e la sua presenza, dottore, credo sia necessaria"

Brandon si risiede, speculare a me e sta fremendo: gli avvolgo le spalle, avvicinando le nostre fronti - "Non ti sto lasciando amore, ne morirei, te lo assicuro"

I suoi occhi si fanno ancora più grandi.

Lui mi guarda sempre, anche nelle interviste: molti fan lo notano, poi lo sottolineano nei commenti, con affetto, alludendo persino che siamo una coppia.

Quanto sono nel giusto.

Casper non fiata: ci osserva e non prende neppure annotazioni.

"L'altro giorno, Tana mi ha chiesto, anzi, mi ha come supplicato, di avere cura di te e dei ragazzi, nel caso le fosse successo qualcosa e tu sai cosa"

Lui schiude le labbra, poi se le morde, nervoso, ma non stupito, dalla mia asserzione.

"Mi lusinga avere saputo, ieri, che tu volevi lasciarla, per stare con me e un po' mi destabilizza prendere atto che sono state le mie nozze, con Olivia, a farti decidere, finalmente ... Questo, comunque, non è, il punto del mio disagio o meglio, del mio ... Rifiuto."

Brandon guarda Alan, poi si concentra di nuovo su di me.

Continuo.

"Io non potrei mai perdonarmi, se Tana commettesse un gesto sconsiderato, per colpa nostra, ma, soprattutto, non voglio e non posso permettere, che tu debba affrontare un simile rimorso, visto che tu sei, per me, al primo posto, su tutto e tutti, Brandon."

"Ma così non staremo mai insieme sul serio, Ronnie! Certo trascorriamo mesi, tu ed io, in tour, distanti dalle famiglie, ma poi, cosa ci resta? Provo? Il nostro castello di carta? Le bugie, le fughe?"

"Brandon"

"Io volevo di più! Io lo merito e tu più di me, maledizione!!" - scatti come una molla, vai alla finestra, sposti le tende - "Tana ..."

"Tana cosa?"

"E' con Olivia e Lisa, qui sotto, vicino alla tua auto, Ronnie ..."

Controllo lo smartphone - "Sì, mia moglie ha appena lasciato un messaggio"

"Dove siete Ron? Sono con le ragazze, facevamo spese per la cena"

La chiamo.

"Ciao Olivia, dimmi ... Sì, ok ... No, siamo nell'altro isolato, al negozio di strumenti ... Va bene, aspettateci lì, arriviamo"

Casper mi punta, come un vecchio segugio - "Ronnie, presto o tardi, dovrai deciderti a fare del male a qualcuno, per essere felice: con o senza Brandon accanto. Vale in senso generale, mi spiego?"

"Alla perfezione"

Stringo a me Brandon - "Noi due invecchieremo insieme e arriverà un'alba, che segnerà il principio della nostra unione ufficiale, senza più bugie, senza più fughe: te lo prometto" - e lo bacio.

Alan, nel frattempo, ci ha lasciati da soli.

Sulla scrivania un foglio, con un apparente scarabocchio.

In realtà, è un punto interrogativo.

Lo prendo, lo strappo e poi esco, tenendo per mano Brandon.

Usciamo dal retro, in una stradina, piena di negozi, un brulicare di gente chiassosa, aroma di zucchero e miele nell'aria.

Una sensazione piacevole.

Le luminarie natalizie si attivano, così dei brani, che si accavallano, rimescolando melodie moderne, a quelle più tradizionali.

Fa un freddo cane, così teniamo le mani nelle tasche dei giacconi, affiancati, nel procedere, un po' a fatica, ma poi le nostre figure si intrecciano, i nostri sorrisi si incontrano.

Sarà così, per sempre.

A qualunque prezzo o sacrificio.

Ne sono certo.


The end




   
 
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