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Autore: eddiefrancesco    22/03/2022    1 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Inspirando profondamente, Hero fece un giro per il negozio, fingendo di osservare le pubblicazioni più recenti e le numerose ristampe di volumi più antichi. Intanto teneva d'occhio le vetrine per poter avvistare il ragazzino. A un primo sguardo, sembrava che lì non ci fosse niente che potesse interessare un serio collezionista, a meno che il proprietario non tenesse in disparte i volumi più rari. Hero resistette alla tentazione di fare qualche domanda. Meno contatti aveva con degli sconosciuti fintanto che era sotto mentite spoglie, meglio sarebbe stato per tutti. Quei pensieri le causarono una tale agitazione che, quando udì il rumore di una porta che si apriva, lei sobbalzo'. Ma poi si rese conto che il campanello all'entrata non aveva suonato e alzò lo sguardo con molta cautela. L'ingresso del negozio era pressoché deserto e tranquillo, allora Hero si voltò a guardare da sopra la spalla. Dietro il lungo bancone si era aperta una porta che conduceva al magazzino o magari al locale dove venivano conservati i volumi più preziosi. L'ultima ipotesi le parve più probabile, perché vide uscire un uomo che si stringeva al petto un pacchetto avvolto nella carta. Era basso, con i capelli scuri e unti che gli ricadevano a ciocche intorno al viso e gli occhi sfuggenti. Hero ebbe l'impressione di averlo già visto. Girò di scatto la testa dall'altra parte e si finse assorta nella lettura di un libro per evitare di essere notata. Quell'uomo era un tirapiedi di Raven oppure un compratore come lei, nel quale si era casualmente imbattuta in passato? In entrambi i casi, vestita da uomo com'era, difficilmente avrebbe potuto riconoscerla. Nondimeno, Hero sentì su di sé il suo sguardo. Tenne la testa ostinatamente bassa e si tirò il berretto sugli occhi. Con il fiato mozzo, aspetto' che il rumore dei passi si allontanasse. Invano. All'improvviso venne urtata con violenza. «Scusate... signore.» L'uomo aveva parlato con uno strano tono di voce. Senza rispondere, Hero si accuccio' per prendere il libro che le era caduto e si trovò a fissare un paio di stivali piuttosto consumati. «Che sbadato!» aggiunse il tizio. «Spero che non vi siate fatto male.» lei scosse la testa, maledicendo la decisione improvvisa di entrare lì dentro. Sarebbe dovuta stare più attenta, perché il mondo dei libri era simile a un'isola dove tutti si conoscevano per nome, per reputazione e, spesso, anche di persona. Quando l'uomo si allontanò strascicando un po' i piedi, Hero aspetto' senza alzare gli occhi il suono della campanella sulla porta. Solo allora arrischio' un'occhiata da sopra il volume che teneva sollevato davanti al viso. In tempo per vedere di schiena l'uomo dagli occhi sfuggenti mentre usciva, confermando così i suoi sospetti che fosse stato proprio lui a urtarla. L'aveva fatto di proposito? Rimise il libro sullo scaffale e andò verso la vetrina, ma l'uomo era già sparito. Il loro era stato un incontro fortuito? Si interrogo' Hero, oppure in quel momento l'uomo correva come una lepre ad avvisare Raven che l'aveva vista in città? Non poteva più permettersi di restare lì, dove era stata notata. Uscì dal negozio e si guardò intorno, prestando particolare attenzione agli anditi bui, dove due occhi sfuggenti potevano osservarla di nascosto. Dell'uomo non c'era traccia, vide invece il ragazzino che aveva incaricato di raccogliere informazioni, il quale si stava dirigendo verso il punto dove si erano dati appuntamento. Di nuovo Hero scruto' con cura la via per verificare che nessuno li stesse tenendo d'occhio, poi attraverso' di corsa la strada per andargli incontro. «Mi dispiace di aver tardato, signore, ma non sono abituato a cercare notizie, solo a venderle. Quando ci siamo incontrati, avevo appena finito tutte le copie della Gazette. Adesso però sto pensando che un giorno potrei diventare un giornalista.» Hero era troppo nervosa per sorridere di quello spavaldo annuncio. «Perché no? ... Che cos'hai scoperto?» «Un gentiluomo si è ucciso dentro la casa da gioco. Non una delle più eleganti, badate bene, ma comunque un locale dove non sono avvezzi a quel genere di cose. Qualcuno ha detto che aveva perso tutto al gioco.» Hero provò una fitta di panico. «Si è ucciso? Sei sicuro che sia morto?» «L'ho visto con i miei occhi, signore» confermò il ragazzino. «O perlomeno ho visto quello che restava di lui quando hanno portato fuori il corpo. Il sangue deve aver imbrattato tutte le pareti della stanza dove si è sparato. E scommetto che è schizzato anche addosso ai presenti.» Hero sentì la morsa della nausea. Forse gli esseri umani di sesso maschile, perfino giovani come quel ragazzino, riuscivano a trattare con molta naturalezza certi argomenti cruenti, invece lei aveva lo stomaco sottosopra e la bile le chiudeva la gola. «State bene?» si preoccupò il ragazzino. Hero annuì. Doveva a tutti i costi cacciare indietro la nausea, insieme alle emozioni che, secondo Raven, lei era incapace di provare. Naturalmente Raven si sbagliava. Aveva soltanto imparato a mascherarle e ora si aggrappo' a quello per allontanare da sé l'immagine di Marcus Featherstone, un uomo nel fiore degli anni, finito a brandelli sugli specchi del Three Aces. Non lo aveva mai incontrato di persona, però di lui sapeva che era stato un amante dei libri, un collezionista, amico di qualcuno, parente di qualcun'altro, e in cuor suo ne pianse la tragica perdita. Lottò contro la costrizione della gola, ritrovando il respiro solo quando la sua perdita le si manifestò con lampante chiarezza. Senza Featherstone, come avrebbe fatto a ritrovare le tracce del Mallory? La pena per la morte dell'uomo si tramuto' in disperazione: tutti i progetti e le speranze degli ultimi giorni erano stati annientati dal gesto estremo di Marcus Featherstone. Era dunque condannata a riprendere la vecchia vita, perennemente a caccia di pezzi rari per conto di Raven, costretta a piegarsi ai suoi capricci, sempre più stravaganti a mano a mano che il tempo passava? Il cuore di Hero cominciò a martellare alla prospettiva di tornare in quel mondo fatto di oscurità, cupidigia e insidie. Inerme. Senza speranze. Dopo quei pochi giorni di libertà, sarebbe stato ancora più difficile da sopportare. Per non parlare di come avrebbe reagito Raven alla notizia del suo insuccesso. Riguardo al Mallory, probabilmente aveva ragione Kit. Sembrava proprio che il libro portasse sfortuna a tutti coloro che lo possedevano, a cominciare dall'autore, morto assassinato, per finire con il povero Marcus Featherstone, suicida. In tal caso, Raven, sarebbe stato il proprietario perfetto per l'infausto volume, pensò Hero, pentendosene subito dopo. Nonostante tutto, non gli augurava alcun male; voleva soltanto liberarsi dal giogo che lui le imponeva. Se solo fosse esistito un modo per compiacerlo, senza consegnargli il libro... Se il Mallory era stato in possesso di Featherstone, prima o poi, chissà dove, sarebbe saltato fuori. A meno che Kit non avesse ragione e non ne esistesse in realtà un'altra copia. In tal caso... D'un tratto le venne in mente Thomas Laytham, rinomato commerciante di libri e collezionista, che Raven disprezzava con tutto il cuore. Non che il suo nome fosse mai stato macchiato da qualche scandalo, tutt'altro, eppure Raven non si fidava di Laytham e neppure dei libri vecchi di almeno un secolo che il commerciante riusciva immancabilmente a procurare ai suoi facoltosi clienti. È un furbacchione, questo glielo concedo, le aveva detto Raven una volta. E fintanto che non mi danneggera' personalmente, terrò per me i miei sospetti. Ma tra simili ci si riconosce, mia cara, e scommetto che un giorno la verità sullo stimato Mr. Laytham salterà fiori. L'idea che le venne ora era così audace che Hero rimase senza fiato. Tanto pazzesca che probabilmente non ne sarebbe venuto niente di buono, eppure sentiva un prepotente bisogno di attuarla e non avrebbe potuto accantonarla come se non le fosse mai passata per la mente.
   
 
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