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Autore: vanity_gemini    25/03/2022    2 recensioni
Anno 2355, il pianeta Terra è completamente sovrappopolato, per cui parecchi dei suoi abitanti si sono trasferiti da tempo a vivere su delle enormi stazioni spaziali, che gravitavano attorno a quest'ultimo.
La vita sia sulla Terra che sia sulle stazioni stava procedendo nei migliori dei modi possibili, soprattutto grazie ai tanti progressi tecnologici che l'uomo aveva fatto in quei ultimi tempi. Questi avevano aiutato notevolmente la popolazione anche per fare le loro piccole cose quotidiane. Ma purtroppo, una grande minaccia era in procinto di arrivare come se fosse stata un fulmine a ciel sereno, sconvolgendo le esistenze di tutti loro, nessuno escluso. Era a tutti ben chiaro che da quel momento in poi la cosa più importante per chiunque era quella di cercare almeno di sopravvivere!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Shion, Gemini Aspros, Gemini Kanon, Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: Lime, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!!!
Dopo parecchio tempo, eccomi nuovamente qua con un nuovo capitolo di questa mia storia.
Al gran finale manca davvero poco.
Vi auguro una lieta e piacevole lettura.
 
Capitolo 16.
 
Le due donne stettero per un tempo indefinito abbracciate. La zia teneva in un caldo abbraccio ben stretta a sé la nipote, che non riusciva a placcare il suo pianto, difatti pareva essere un fiume in piena. Troppe cose, tra cui molto brutte erano successe in quelle poche ore, e lei non riusciva a farsene una ragione. Aveva perso la sua migliore amica, colei che da sempre nei suoi confronti provava un sentimento che non si poteva classificare come una semplice amicizia, per lei provava amore, quello vero, e lei non lo aveva mai capito, non aveva mai captato i vari segnali che più volte Kyoko silenziosamente le lanciava, e tutto ciò la stava facendo stare ancora più male. Dopo tutto ciò, pianse anche per Pandora. Va bene, le due cugine non erano mai andate d’amore e d’accordo, ma lei non avrebbe mai pensato che tra di loro potesse succedere tutto quello che invece era successo, che sarebbero arrivate perfino a privarsi della vita a vicenda, ben consapevoli tra l’altro di farlo. In ultimo, il fatto di aver raccontato al fratello la verità, quella verità che solo lei e altri pochi sapevano, la verità sulla vera morte dei loro genitori, con la conseguente di tutto il malessere misto ad odio, che lei per tutti quei lunghissimi anni si era portata dentro di sé, facendolo pesare come se fosse stato un grosso macigno, e in parte lo era eccome!
Ad un tratto una mano si posò sulla spalla destra della ragazza, era quella di Rhadamante. Lei si staccò leggermente dal caldo e protettivo abbraccio della zia, anche quest’ultima aveva gli occhi umidi dal pianto, e con impeto strinse a sé il fratello, che al quel punto avvolse tra le sue braccia entrambe le donne.
Tutti i presenti decisero di starsene in perfetto e religioso silenzio, nessuno di loro voleva interferire tra quello che stava accadendo tra i tre. Saga era appena sceso anch’egli dalla grossa astronave, e senza cercare l’attenzione di Katya, che poi comunque sarebbe arrivata, si posizionò tra Shion e suo zio, che come tutti gli altri osservavano la scena visibilmente emozionati.
Non appena si staccò dall’abbraccio con fratello e zia, gli occhi verdi di Katya si incrociarono con quelli dello stesso, identico colore di Saga. Quest’ultimo, si era però sistemato accanto al gemello, ma la ragazza dopo aver incrociato lo sguardo di Kanon, che per certi versi era del tutto simile a quello di Saga, lei puntò dritto verso quest’ultimo. Nonostante l’incredibile somiglianza che vi era tra i due, a volte anche loro madre se li confondeva, per lei era quasi impossibile sbagliarsi. Saga era unico!
I due giovani non si dissero nulla, si osservarono, si rispecchiarono a lungo in quelle iridi uguali che entrambi avevano.
Kanon, tenuto sotto attento controllo da una sempre vigile June, nell’osservare attentamente quella scena, sorrise lievemente dentro di sé. Ora aveva ben capito da cosa provenisse tutto il malessere, tutta quella confusione mentale, che il gemello in quelle giornate aveva avuto dentro di sé. La stessa cosa di Kanon la fece anche Aiolos, che per fortuna si era abbastanza rimesso in forza. Ma quest’ultimo sapeva già tutto quello che si era mosso e continuava a muoversi all’interno dell’animo turbolento del suo migliore amico.
Terminati i vari convenevoli di rito, tutto il gruppone si riunì all’interno della USS Athena. Nel frattempo anche le altre tre grosse navi della federazione avevano posato le loro grosse moli sul suolo di Hades.
I ribelli di Bespin, scesi anche loro a fare le varie conoscenze, fecero ritorno a bordo dei loro veicoli, mentre Minos, Aiacos e Kagaho presero a seguire i due fratelli a bordo della nave stellare, lasciando parecchi soldati che avevano deciso di tradire Alone, e unirsi alla causa dei due come guardia, anzi, quest’ultimi fecero ritorno sulle due astronavi, ormai passate sotto la direzione dell’unione stellare.
La giovane ragazza, una volta che fece la sua entrata a bordo della USS Athena, venne prontamente accompagnata dal fratello, Minos, Aiacos e Kagaho nell’infermeria di bordo. La ferita che le aveva provocato Pandora, stava iniziando a sanguinare.

-Per tutti questi anni mi sono tenuta dentro questa cosa – i suoi occhi erano pieni di lacrime, mentre il fratello le teneva amorevolmente le mani tra le sue – Ma ora finalmente ho avuto la possibilità di potermi togliere questo peso, che da molto tempo mi stava opprimendo.
-Posso solo immaginare tutta la sofferenza che ti sei tenuta dentro – la strinse a sé – Io, non so se sarei riuscito a convivere con un tale segreto, senza impazzire.
-Rhada, io ci sono riuscita, ma credimi è stato tremendo – si accasciò sul lettino, allorché il fratello incrociando gli sguardi degli altri tre, e capendosi al volo, decisero di comune accordo di lasciare riposare Katya, fino a che non si sarebbe un poco ripresa. Lentamente si stava appisolando.

Passarono ventiquattro ore, e nella camera occupata da Katya fecero timidamente la loro entrata, Artemide seguita da Aspros, Kanon, Saga e Shion. I cinque si bloccarono sull’uscio, giusto per accertarsi che la ragazza fosse sveglia, ma soprattutto per non recarle disturbo. Katya, alla loro vista si alzò leggermente dalla posizione supina in cui stava.
Dopo che si mise a sedere, prese a guardarli senza però proferire parola alcuna. Lo sguardo della ragazza, si posò in quello del maggiore, che a sua volta lo ricambiò.
Dopo alcuni minuti di silenzio, Katya fece cenno alle persone presenti di avvicinarsi, e prendere posto accanto al suo lettino.
Artemide, per prima cosa chiese alla nipote come stesse, ma quest’ultima sembrava essere in uno stato confusionale, e domandò alla zia, dove si stava trovando, continuando a guardarsi ansiosamente attorno. Tale gesto fece preoccupare la donna, che con molta apprensione prese a rassicurare la giovane ragazza. Era talmente agitata che iniziò perfino a sudare freddo. Anche gli uomini presenti iniziarono a preoccuparsi, e inutile dirlo ma Saga lo era più di tutti gli altri. In quel momento avrebbe desiderato tanto poterla abbracciare, poterla consolare come meglio poteva. Ma l’unica cosa che si sentì di fare di fronte agli altri, fu quella di posare la propria mano su quella di lei e rassicurarla che stava andando tutto bene e che ora era in buone mani e non doveva più temere nulla, loro avrebbero provveduto a difendere lei e a combattere per liberare tutti da quel male che stavano infliggendo.
Katya rassicurata dalle parole del suo grande amore, prese a raccontare tutto quello che riguardava loro, su di lei ed il fratello, ma soprattutto raccontò tutta la cattiveria e la mente malata di suo padre adottivo, facendo fremere dallo sgomento Artemide, che a udire quanto le stava raccontando, si strinse le braccia attorno al corpo e sospirò pesantemente, essendo guardata a vista prima da un gemello e poi da un altro, preoccupati per la possibile reazione della madre. In quei giorni stava subendo tante sorprese, piacevoli e non, ma soprattutto quest’ultime stavano minando la fragilità della donna.
Una volta che Katya ebbe finito di raccontare tutto, Shion, Kanon, Aspros e Artemide si alzarono e lasciarono la ragazza riposare, in compagnia di Saga che al momento non aveva alcuna intenzione di lasciarla sola, dovevano chiarirsi e avere un po' di privacy per loro.

-E così tu saresti mia cugina – Saga sorrise, stringendole la mano.
-Già, che duro colpo vero?! – lei contraccambiò il sorriso, poi stringendogli la mano e portandosela al petto per stringerla insieme all’altra – Peccato che però non sia proprio così.
-Peccato? – Saga avvicinò il proprio viso a quello di Katya – E perché mai, io non provo alcun dispiacere!
-Saga io …. mi dispiace per tutto quello che sta accadendo, mi sento in parte responsabile – la ragazza abbassò il volto.
-Katya – Saga le alzò il volto posando un dito sotto il mento e sollevandoglielo – Tu non hai alcuna colpa, non sei tu che devi dispiacerti di quello che sta combinando tuo “padre” – scimmiottò nel dirlo, facendo sorridere la fanciulla – Anzi è stato molto nobile da parte tua essere riuscita a capire che dovevi contrastarlo, nonostante ti avesse cresciuto come sua figlia. Hai saputo vedere oltre, stare dalla parte del giusto e poi … poi hai salvato me e Aiolos ed io te ne sarò grato a vita.
-Era mio dovere farlo, così come era mio dovere essere dalla parte del giusto e salvare la mia gente. Nella speranza di poterlo fare.
-Sei una grande guerriera – Saga le sorrise e lei contraccambiò perdendosi in quelle iridi smeraldine meravigliose – Al contrario di me – sussurrò lasciandole la mano e passandosi la sua tra i capelli.
-Ma cosa stai dicendo? Tu, insieme a tutti gli altri, siete dei grandi combattenti, non voglio sentirti dire una cosa del genere – la ragazza gli afferrò il braccio, possente e forte nella sua muscolatura, e lo scosse per farsi guardare.
-Una volta forse, ora non credo di esserlo più … insomma, ho quasi fatto ammazzare Aiolos per essere stato distratto in battaglia cosa che non deve più accadere!
-E non capiterà vedrai – fece lei con fermezza.
-Se non combatterò più, sicuro non capita – Saga abbassò leggermente lo sguardo, per poi ripuntarlo in quello incredulo di Katya.
-Non dirlo nemmeno, non voglio sentirti dire una sciocchezza simile. Può capitare in battaglia di essere presi da qualche pensiero che svii i propri, è successo anche a me. Tu … tu hai quella luce negli occhi che arde, non ti ho salvato per renderti un comune mortale! Ma perché sapevo che eri forte, coraggioso, nobile e …. e perché voglio combattere a fianco a voi, a te! Insieme possiamo farcela, ne sono sicura – i suoi occhi iniziarono a luccicare di una nuova e splendente luce.
-Katya, io non so come andrà a finire tutto ciò, ma di una cosa sono sicuro, mi impegnerò e combatterò fino allo stremo delle mie forze pur di proteggere i miei affetti più cari. Mia madre, mio fratello, il mio migliore amico, tutti i miei amici. Ma soprattutto TU.
-Me!? – Katya lo guardò con un nuovo luccichio negli occhi.
-Si te. Io combatterò per tutti, ma non permetterò mai che ti succeda nulla, tu hai protetto me ed io farò altrettanto con te. Fino alla morte – asserì Saga con fermezza. Katya per un istante si sentì vacillare. Saga la stava confondendo e ammaliando allo stesso tempo.
-Non devi sentirti obbligato, ti ho spiegato il perché l’ho fatto… – lei venne subito interrotta.
-Ed io non mi sento obbligato – lui avvicinò il proprio viso a quello di lei – Credimi Io mi sento di farlo col cuore – le sussurrò labbra su labbra – Katya, tu con uno sguardo mi hai reso schiavo dei tuoi occhi – e dolcemente posò un lieve bacio sulle sue labbra. Attese una sua reazione, positiva o meno che fosse, e vide gli occhi di lei illuminarsi di una luce immensa.
-Saga … non so come dirti che anche io…. – restò in silenzio a guardarlo e si perse nelle sue iridi.
A quel punto non ci fu più bisogno di dire altro, lei gli prese il volto tra le mani e contraccambiò il bacio, mentre Saga l’avvolse delicatamente nel suo abbraccio, non volevo stringerla troppo a sé, non perché temesse la reazione del suo corpo che fremeva di farla sua all’istante, ma perché non voleva procurarle alcun dolore a causa della ferita.
I due ragazzi restarono molto tempo soli nella stanza, si coccolavano, stavano parlando della loro vita passata e di come avrebbero insieme combattuto contro quel male che da troppo tempo regnava nelle loro vite. Si sarebbero ripresi tutto, libertà, amici, famiglia, amori e avrebbero rivendicato le anime innocenti, causa di quel male.
 
Nel frattempo da tutt’altra parte qualcuno stava disperatamente piangendo la perdita della propria figlia. Eris non poteva credere a quanto fosse successo, china su quel corpo inerme, stringeva le mani della propria figlia urlando il suo nome e versando lacrime che copiosamente inondavano le ferite della giovane. Più volte la scuoteva nella speranza che tornasse da lei, più volte nella disperazione urlava ai medici che aveva sentito nuovamente un battito, che lei non era morta, che non poteva essere finita davvero così.
Non appena era venuta a conoscenza della dipartita della figlia, la povera Eris cercò disperatamente qualcuno che le andasse a recuperare il corpo, e la stessa cosa aveva fatto Katya, facendo recuperare la salma della sua amica Kyoko. Quest’ultima era stata posizionata in tubo. Il corpo della giovane ragazza sarebbe stato congelato, per evitarne la decomposizione.
Ritornando a Eris, gli addetti delle pompe funebri ci impiegarono un bel po' prima che riuscirono a calmarla per portarla via dalla salma, ma i calmanti che l’avevano momentaneamente sedata, non poterono fare nulla sulla fragilità del cuore di madre.
Vani furono tutti i tentativi di tenerla ancorata a questa vita, purtroppo ogni sforzo dei medici non venne ricompensato a dovere e qualche ora dopo la morte della figlia, Eris la raggiunse, il colpo era stato troppo duro, la sofferenza era stata troppa ed il suo cuore non aveva retto, il volere di Eris era quello di raggiungere Pandora, non riusciva a restare un secondo di più in quella vita che ormai per lei sarebbe stata inutile vivere senza la sua adorata “bambina”.

Nei corridoi della sua grande e nuova base, Alone raggiunse a grandi falcate la stanza dove inerme giaceva sul letto Eris. Era appena stato in quella della nipote Pandora e non era riuscito ancora a calmare il suo odio per la perdita della ragazza, che gli venne comunicato della stessa sorte accaduta alla madre della ragazza ed ora di fronte alla salma della donna, giurò atroce vendetta contro i ribelli e contro i suoi figli adottivi a cui non avrebbe dato tregua fino a che non li avrebbe visti perire davanti ai suoi occhi.
Fece chiamare al suo cospetto Cheshire, che nel frattempo aveva lasciato Hades, e assieme complottarono una linea guida per un attacco contro i ribelli e suo nipote che da lì a breve sicuramente si sarebbero fatti vivi per rivendicare i torti subiti e per difendere la loro gente ed il loro pianeta, ma lui non voleva e non poteva farsi trovare impreparato pertanto ordinò loro di sparare e combattere fino alla morte dell’avversario, voleva le loro teste, non avrebbe fatto sconto per nessuno. E quando diceva nessuno, era inteso anche parte della sua famiglia. Che oramai si poteva benissimo considerare ex famiglia!

Non appena le truppe scelte di Alone atterrarono su Hades, non ci misero molto ad arrivare le schiere nemiche, i ribelli capitanati da Siegfried che cominciarono la loro caccia. Questi furono anche affiancati da Rhadamante e Minos, che presero a setacciare tutto il pianeta, eliminando tutti coloro che intanto si erano schierati come barriera, oltre la quale, una volta eliminata, si imbatterono in Cheshire e i suoi uomini.
Rhadamante e Minos avevano un lungo conto in sospeso con loro, soprattutto il primo che dopo quanto era venuto a sapere sulla verità dei suoi genitori, e la perdita di Pandora, non si risparmiava con nessuno e l'odio che provava lo portava ad una caccia spietata di vendetta. Nonostante la loro eroica resistenza, vennero subito attaccati da destra e da sinistra, chiusi in cerchio, cercarono disperatamente di battersi ma si resero presto conto che le loro armi non erano in grado di forare le corazze dell’armata imperiale.
A questo punto non gli restava che affrontare finché poterono in un corpo a corpo tutti coloro che si presentarono loro davanti.
Rhadamante più volte venne sorpreso alle spalle, ma Minos era sempre pronto dietro a lui a difenderlo a spada tratta, era la sua ombra, così come Rhadamante era la sua. Si coprivano a vicenda.
Gli attacchi vennero effettuati sempre più prepotenti e come pensavano di aver ridotto l’esercito nemico, ecco comparire altri e ancora altri ad affaticare molto di più la loro battaglia. Fino all’ultimo si batterono con grinta e rabbia, innalzando il loro grido di guerra e di vendetta, ma purtroppo avevano ben compreso che probabilmente non ne sarebbero usciti vivi, perché si ritrovarono a dover affrontare più nemici di quanto credevano.
Purtroppo, come in tutte le battaglie vi era sempre il vigliacco che colpisce alle spalle, colpendo il nemico che non può difendersi a dovere, e questa incombenza spettò a Rhadamante, che ignaro combatteva a testa alta contro chiunque gli si parasse di fronte. Minos non si accorse in tempo di quanto stesse accadendo, quando raggiunse l’amico per creare una barriera, questo venne ferito mortalmente. Rhadamante si accasciò al suolo, il viso era segnato da una smorfia sorpresa e gli occhi fissi al cielo ansimando un paio di volte, per perdere la vita all’istante. Minos non poteva credere ai suoi occhi, una rabbia incontrollata lo pervase in tutto il corpo, con un grido disumano si scagliò contro colui che fu l’artefice dell’omicidio del suo compagno e nonostante qualcun altro lo stava già ferendo a morte, lui comunque riuscì ad uccidere a sua volta l’assassino di Rhadamante, per poi crollare al suolo pure lui in un lago di sangue.
Chi ebbe la meglio fu Siegfried e il suo gruppo, loro erano riusciti a farsi largo e ad arrivare in soccorso dei due ragazzi, ma quando si trovarono di fronte a quella orribile perdita, ebbero un attimo di esitazione e di smarrimento, ma come era possibile che fosse accaduto davvero?

Nel frattempo sull’Athena e sulle altre navi, erano arrivate le voci della battaglia e della difficoltà che stavano subendo gli uomini di Siegfried. Il capitano Shion, dopo essersi consultato con gli altri suoi parigrado non perse tempo e subito riunì al suo cospetto tutti i suoi sottoposti per comunicare loro quanto stesse accadendo. Saga sentendo che si trattava proprio di Rhadamante e del suo seguito, non ci pensò due volte a proporsi per andare in loro aiuto, voleva a tutti i costi poter aiutare il fratello della donna che amava ed evitare che potesse accadere qualcosa di assolutamente irrimediabile. Shion e Aspros vedendo la fermezza negli occhi del gemello maggiore accolsero immediatamente la sua proposta e con lui inviarono Kanon, Milo, Death, Shura, Aiacos e Kagaho. Il tutto lasciando all'oscuro Artemide, Aiolos ancora convalescente e naturalmente Katya, che era meglio non agitare per le condizioni ancora in cui riversava.
I ragazzi in men che non si dica si fiondarono sul posto, arrivarono nel bel mezzo della battaglia e presero ad eliminare quanti più nemici gli si presentavano loro davanti. Aiacos e Kagaho corsero subito verso Siegfried, liberandolo da coloro che lo stavano per giustiziare e insieme a lui riuscirono a uccidere tutti quelli che li stavano circondando. Saga arrivò nel momento in cui Cheshire stava salendo sulla sua navicella per scappare e lo colpì con la sua spada laser ferendolo ad una gamba. L'uomo capitolò a terra, cercò di rialzarsi, ma un piede lo spinse sulla schiena facendolo stendere con la faccia a terra. Era quello di Kanon, che era accorso in supporto al fratello.
I due gemelli presero entrambi per le braccia Cheshire e lo trascinarono verso gli altri, raggiungendo Siegfried che si trovava chino su un corpo, con la mano sul petto dell'uomo e le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi.
Prontamente, Saga chiamò Aiacos a sostituirlo, si avvicinò velocemente a Siegfried e quando vide il corpo di Rhadamante inerme davanti a lui, venne pervaso da brividi di rabbia e frustrazione. Purtroppo non era riuscito nel suo intento, non era riuscito a riportare a Katya suo fratello sano e salvo. Strinse i pugni, si voltò verso Cheshire e presa la pistola laser senza esitazione alcuna gliela puntò contro.

-Saga no! – urlò Kanon, sperando di fermare la violenza furiosa che leggeva negli occhi del suo gemello.
-Questo maledetto deve morire! – disse con gli occhi arrosati – Non merita di vivere un secondo di più! – ringhiò.
-Non ora – Kagaho si piazzò davanti al prigioniero – Cerca di capire!
-No, non capisco! – Saga sembrava essere il ritratto personificato di Satana, difatti poi ordinò – Levati immediatamente!
-No! – fece Kagaho con fermezza, guardando Saga negli occhi.
-Ma cosa vi prende, ma avete visto che strage hanno fatto lui e i suoi uomini!? – Saga guardò sconcertato tutti i presenti.
-Si, ma prima dobbiamo portarlo al cospetto di Shion e Aspros. Loro lo vorranno sicuramente interrogare, ma solo dopo verrà giustiziato! – Kanon fece notare al suo gemello. Che di rimando continuava a fremere di rabbia.
-Potete farlo anche ora, tanto non parlerò! – sputò per terra l'uomo, oggetto del loro discorso.
-Oh invece parlerai – gli sibilò Kanon – Eccome se parlerai – poi gli soffiò in faccia – Anzi, lo farai prima di quanto pensi, pur di essere veloci ad eliminarti da quanto saranno insopportabili le torture alle quali verrai sottoposto.
-Non mi fai paura – ribatté l'uomo con sfrontatezza, anche se dentro invece tremava solo all’idea di quello che lo stava attendendo.
-E sia! – Saga passò veloce davanti a loro, per poi fermarsi e voltarsi verso Kagaho e Siegfried – Voi due recuperate assieme ad altri recuperate i corpi di Rhadamante e Minos – sussurrò tra le lacrime. Dopodiché si avviò per primo in capo alla fila che lo seguiva dietro lentamente.
 
In quella grande sala dell’Athena regnava uno strano silenzio, Cheshire era in mezzo a capo chino, con ecchimosi e ferite in tutto il corpo, Shion e Aspros di fronte a lui che lo interrogavano e l'uomo non parlava nemmeno sotto tortura, anzi rimaneva fisso a guardare entrambi con il sorriso strafottente e canzonatorio sulle labbra, senza mai perderlo. I due si guardarono afflitti, non avrebbero cavato un ragno dal buco, pertanto senza pensarci due volte lo lasciarono nelle mani di Aiacos e Kagaho ai quali ordinarono la sua condanna a morte.
Nel momento in cui lo stavano portando fuori, la porta si aprì ed entrarono insieme Artemide e Katya, che alla vista del corpo inerme del fratello, si fiondò su di lui piangendo disperatamente. Saga voleva subito accorrere al suo fianco, ma Kanon lo bloccò per il braccio, scosse la testa intimandogli di lasciarla un momento da sola con il suo dolore e suo fratello appena scomparso. Saga faticò molto a restare fermo, fremeva dentro e più vedeva le lacrime della ragazza solcarle il viso, più si convinceva che questa battaglia l'avrebbe vissuta fino alla fine. Nel frattempo Artemide si avvicinò ai suoi figli con le lacrime agli occhi, i due pensavano fosse per il dispiacere della ragazza, ma quando lei comunicò che anche sua sorella era morta per il forte dolore della perdita della figlia, i due ragazzi l'abbracciarono a sé, prima uno e poi l'altro, per cercare di confortare al meglio il dolore della madre. Quando questa era abbracciata a Saga, gli sussurrò all'orecchio: Saga vai da lei, non temere, non preoccuparti per me, ora è lei che ha più bisogno di te … vai … stalle vicino.
Con la benedizione della madre, il ragazzo si avvicinò a Katya, delicatamente le poggiò la mano sulla spalla, lei si voltò a guardare la mano e mise su di essa la sua. Saga si chinò e la prese per le spalle, la alzò e la voltò verso di sé, permettendo alla ragazza di appoggiarsi contro di sé e continuare a soffocare i singhiozzi contro il suo petto, stringendo tra le mani la sua maglietta e stringendosi ancora di più a lui.

Ciò che si dissero non venne udito da nessuno, ma Saga le stava chiedendo perdono se non aveva fatto in tempo ad arrivare per poterle evitare questo dolore e poter riavere davanti a loro ancora Rhadamante vivo e in ottima salute. Katya ascoltava e piangeva, si lasciava cullare dalle sue braccia, dal suo calore, dalla sua voce calda e profonda, e non appena riuscì a calmarsi, restò abbracciata a lui e lo rassicurò con tutto l'amore che aveva dentro, che non aveva nulla da perdonargli. Lui le stava dando tanto, era lì con lei, aveva rischiato ancora la vita per salvare quella di suo fratello, nonostante non fosse riuscito nell'intento, e per lei questo valeva molto di più di una sconfitta già accaduta e alla quale lui non poteva ormai porre rimedio.
I corpi di Minos e Rhadamante vennero portati in due cabine separate dell’infermeria. Katya fece la veglia tutta la notte al fratello, con a fianco Saga che non la lasciò un istante, mentre gli altri andavano e venivano per portare loro conforto o anche da bere e mangiare, visto le condizioni ancora precarie della ragazza.
Al mattino seguente Shion e Aspros e gli altri capitani li convocarono tutti in riunione, dovevano assolutamente cominciare il prima possibile a escogitare un piano di battaglia. Alone, doveva essere fermato al più presto!!!

Grazie per la lettura.
Al prossimo capitolo.
Un abbraccio.
VanityG!
   
 
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