Strano a
dirsi per un ragazzo di diciotto anni, ma Shin non amava
uscire la sera , ed anche se i suoi genitori lo spronavano ad unirsi al
suo
gruppo di amici per andare a mangiare una pizza lui rispondeva loro che
preferiva farlo durante il giorno. Già li vedeva ogni giorno
a scuola, standoci
nella stessa classe militare per imparare a pilotare di Juggernaut,
armi di
difesa della Repubblica, quindi la sera la voleva passare in
tranquillità, con
un buon libro e le fusa del suo gatto Remarque.
Eppure la
sera della Festa della Rivoluzione aveva deciso di fare
uno sforzo, giusto perché si celebrava la patria in cui era
nato. Grazie al
cielo era riuscito a sviare la festa tra nobili a cui la famiglia
Nouzen era
stata invitata, sicuro che la sua assenza non si sarebbe sentita, e,
per
evitare la furia di suo nonno, scelse di scappare dalla finestra nel
tardo
pomeriggio per vedersi con Raiden, Anju, Theo e Kurena. Più
tardi il gruppo si
sarebbe senz’altro allargato, e già si immaginava Kujo che si portava dietro
una bottiglia di
spumante, con appresso Kaie, Haruto e Daya. Gli stava già
venendo mal di testa.
Si chiese
se sarebbe riuscito però a vederla… Scosse la
testa,
rassegnato. Sicuramente la sua famiglia, di rango sociale molto alto,
sarebbe
andata alla festa, alla stessa alla quale i suoi genitori e Shourei,
suo
fratello maggiore, avrebbero partecipato. Sospirò,
ripromettendosi che sarebbe
passato a trovarla sul tardi.
Si
inoltrò per le strade del distretto Uno, divertendosi a
fissare
le persone che abbellivano le strade con i colori della bandiera,
bambini che
giocavano allegri e giovani coppie che facevano compere per i regali.
Non
idolatrava le feste esagerate, né quelle dell’alta
società, ma stare in mezzo
alla gente non gli dispiaceva; trattenne un sorriso quando
notò due ragazze,
una vestita normalmente mentre l’altra con cappello, abiti
larghi e colorati ed
occhiali calati sugli occhi, che bisticciavano. Dovevano essere due
Alba, visti
i capelli argentei e la pelle chiara.
Quando
passò accanto a loro, quella coi capelli più
corti e gli
occhiali da vista fece una faccia stupita. «Shin!»
esclamò il suo nome. «È
strano che tu sia fuori di casa adesso. Che ci fai in giro a
quest’ora?»
«Rita.»
rispose lui, preferendo chiamare la sua amica di infanzia
con il suo nomignolo piuttosto che star lì a dire Henrietta.
«Devo incontrarmi
con gli altri alla fontana davanti al palazzo. Tu invece?»
La
ragazza sospirò. «Cerco di convincere qualcuno a
sbardarsi dal
suo misero travestimento perché tanto la riconoscerebbero
comunque.» lanciò la
frecciatina alla sua amica, che rispose con uno sguardo omicida, che
tramite
gli occhiali non si vedeva, ma da come aveva aggrottato le ciglia si
poteva
capire. «Non ha imparato niente dalle scorse bravate che ha
combinato.»
Shin
sorrise di più. In effetti si chiese come non
l’avesse
riconosciuta prima, ma non glielo avrebbe detto per non farla fomentare e per prenderla un
po’ in giro. «Rita ha
ragione. Tanto vale che vai in giro senza tutta questa roba addosso,
altrimenti
rischi di morire di caldo, Lena.»
Sbuffando,
lei si tolse bruscamente gli occhiali dalle lenti
scure, e con gli occhi chiari guardò i due in malo modo.
«Siete due
guastafeste.» asserì imbronciata, costringendo il
seno sotto le sue braccia
incrociate. «Voi potete riconoscermi, ma le guardie no,
quindi continuerò a
tenermi addosso queste cose, anche a costo di sciogliermi nei
vestiti!»
Annette
sospirò pesantemente. «Ah, non ce la faccio
più. Shin,
parlaci tu, sei l’unico che ascolta.» lo
spintonò verso la ragazza per poi fare
loro “ciao ciao” con la mano. «Io intanto
vado a fare un paio di commissioni.
Ci vediamo dopo, Lena!» e scappò, lasciandoli soli.
Shin
guardò la sua coetanea. «Perché ti sei
travestita?»
«I
miei genitori mi vogliono costringere a presenziare al ballo di
stasera.» sbuffò svogliata Lena. «Ci
sarà anche Annette, e questo mi rincuora
ed aiuta a sopportare i viziatelli sotto mentite spoglie di
gentiluomini che
cercano una moglie solo per sfoggiarla come premio, però
proprio non riesco a
sopportare queste cose. Perciò avevo preso in considerazione
l’idea di
scappare, ma Annette mi ha scovata.»
«Dovresti
andarci comunque, Lena. Se tu non ci vai, sarà Rita a
rimanere da sola.»
«Lei
è senz’altro più brava di me a gestire
le relazioni sociali.»
«Ma
non è altrettanto brava a scappare da pretendenti di
età
discutibili.» il ragazzo dagli occhi color del sangue
sottolineavano l’ovvio di
quell’affermazione. Chissà come mai la loro amica
non era in grado di attrarre
le attenzioni di ragazzi della loro stessa età, ma molto
più giovani o molto
più vecchi di lei. «Dovresti farle da spalla,
soprattutto stasera.»
La
giovane Alba sospirò, e nel suo sguardo espressivo si
leggeva
il senso di colpa. «Forse hai ragione.»
mormorò sommessamente, per poi
guardarlo con gli occhi brillanti e le guance leggermente arrossate.
Forse
aveva davvero caldo sotto quei vestiti troppo pesanti per una giornata
solare
come quella. «Ci sarai anche tu? Mia madre mi ha detto che la
tua famiglia
potrebbe partecipare.»
Lui in
risposta si grattò la nuca, volgendo il viso altrove.
«Mio
nonno, mio fratello
ed i miei genitori
ci saranno. Io non sono fatto per i balli pomposi, i frac ingessati ed
i tacchi
a spillo che potrebbero forarmi i piedi; in più, i ragazzi
mi hanno invitato ad
uscire assieme.»
L’entusiasmo
di Lena si sgonfiò come un palloncino bucato.
«Peccato, mi sarebbe davvero piaciuto ballare con te. Non ti
avrei pestato i
piedi.» rispose, la delusione palese nel suo tono. Shin si
sentiva combattuto:
da una parte non voleva andarci a quel ballo di gala per la festa della
Rivoluzione, ma dall’altra si sarebbe sacrificato soltanto
per vedere di nuovo
Lena sorridergli come faceva sempre.
Perché,
per quanto potessero essere diversi, a Shin piaceva
davvero molto Lena. Si conoscevano dalle medie, quando si erano
ritrovati nella
stessa classe; l’aveva vista trasformarsi da una ragazzina
timida in una donna
che sapeva bene quello che voleva ed era estremamente testarda.
Inoltre, cosa
non da poco, era di una bellezza sconvolgente, pura e semplice che
però attirava
l’attenzione di tutti, e questa cosa lo faceva uscire fuori
di testa per la
gelosia.
Era
l’unica in grado di fargli fare battute o farlo sentire male
per poco, e quel sorriso triste gli stava facendo stringere il cuore in
una
morsa di pentimento. Quando si salutarono, Shin osservò Lena
tornare verso casa
sua, e comprese che quella sera la visita a casa Milizé
sarebbe saltata.
In un
angolo del grande salone da ballo, Lena sorseggiò annoiata
un po’ di champagne dal flûte che le era stato
offerto dal cameriere dal
sorriso troppo largo. Odiava doversi vestire con quegli abiti scomodi
che
prevedevano il corsetto stretto fino a schiacciarle gli organi interni
-anche
perché sua madre non ci andava certamente leggera-, come
odiava tutte le
persone che continuavano a fissarla.
Essendo
l’unica erede dei Milizé ed avendo oramai
l’età da marito,
avrebbe dovuto sposarsi al massimo entro i due anni successivi. I suoi
genitori
continuavano a dirle di provarci almeno, di vedere se ci fosse qualcuno
in
quella sala che le interessava, ma probabilmente l’unica che
voleva vedere
quella sera l’avrebbe passata con i suoi amici, fuori da
quelle mura e sotto le
scintille dei fuochi d’artificio.
Non era
stato difficile ammettere che Shin le piaceva da morire.
Con lui riusciva ad essere se stessa, a rispondere alle sue battute
provocanti,
a ridere come mai aveva fatto; con lui sorrideva in qualunque
situazione. Oltre
che un ragazzo alla mano, sempre disponibile e molto buono, Shinei
Nouzen era
anche un ragazzo di bell’aspetto, con quei capelli neri
sempre scompigliati,
gli occhi rossi come il sangue rappreso di una ferita ed il fisico
asciutto ma
prestante grazie all’accademia militare. Ringraziava il cielo
che fosse anche
di origini nobili -il marchesato Nouzen era uno dei più
antichi e prestigiosi
dell’intera Repubblica-, perché se avesse detto ai
suoi che le piaceva il
rampollo più giovane di quella famiglia, avrebbero
sicuramente pianto di gioia.
Sospirò.
Per quanto fosse sempre gentile con lei, Shin lo era con
tutti, quindi non era sicura che avrebbe mai potuto ricambiare i suoi
sentimenti. Lo sapeva già, ma faceva comunque male
ricordarlo a se stessa.
«Come
può una bella ragazza come te stare in un angolo sola
soletta?»
Nonostante
la voce non fosse quella che sperava di sentire, Lena
rise mentre si voltava. «Sai anche tu che odio i tacchi, Rei,
quindi l’unico
modo per evitare di ballare su questi trabiccoli è diventare
invisibile.»
Shourei
Nouzen, il fratello maggiore di Shin, le sorrideva
calorosamente, gli occhi grigi che brillavano. Era anche lui un bel
ragazzo,
che andava oramai per i trenta, e il completo nero faceva risaltare
ancora di
più i capelli rossi che sfuggivano dal codino basso.
«È impossibile che
succeda, lo sappiamo entrambi, Lena.» indicò la
sua figura. «Sei bellissima.»
Lena
guardò il vestito blu notte che indossava: il busto stretto
metteva in mostra la vita sottile, allargandosi da lì fino a
terra in una gonna
vaporosa. Le spalle, lasciate scoperte dalle maniche che scendevano
lungo le
braccia, sottolineavano il suo decolleté con
l’aiuto di una collana semplice,
con una pietra blu che le donava un tocco di luce. I capelli erano
stati
lasciati liberi di scendere lungo la schiena, salvo per due ciocche che
erano
state raccolte dietro la sua testa in un fiocco blu. Stava davvero
bene, e
l’aveva scelto nella speranza che anche Shin potesse vederla,
ma il suo
desiderio era vano, vista la sua assenza.
Il
fratello sospirò. «Ho provato a convincerlo
più e più volte, ma
Shin odia davvero queste occasioni. È sempre scappato, e non
sai quante volte
ho pensato che nostro nonno ci avrebbe lasciato le penne.»
Lo
sguardo di Lena era fisso nel vuoto. «Almeno lui ci
è riuscito.
Neanche io avrei voluto essere qui, ma è stato proprio Shin
a dirmi di venire
per Annette.» lanciò uno sguardo
all’amica, la quale rideva alla battuta di un
uomo sui cinquant’anni. «Anche se direi che se la
stia spassando bene senza di
me.»
«Rita
ha davvero dei gusti discutibili.»
«L’ultima
volta pensavo avrebbe proposto di sposare il bambino di
dieci anni che le ha regalato le caramelle.»
Rei
scoppiò a ridere. «Direi che tra tutte e due siete
messe
davvero male.» da dietro le lenti trasparenti, le fece un
occhiolino malizioso,
mostrandole il bicchiere lungo vuoto. «Vado a rifocillarmi,
anche perché il tuo
cavaliere sta arrivando, quindi ti lascio in buone mani,
Vladilena.»
Lena era
davvero confusa. «Il mio cavaliere?»
ripeté, cercando una
risposta da parte di Shourei che non ricevette verbalmente, siccome,
tra la
folla, si stava facendo spazio la persona che mai si sarebbe aspettata
di
vedere.
Vestito
elegantemente, con la divisa blu dagli inserti rossi e le
catenelle in oro tipiche delle uniformi militari, Shin si stava
avvicinando a
lei, nei suoi occhi il suo stesso stupore nel vederlo in carne ed ossa
davanti
a lei. Solitamente era molto bello nella sua semplicità, ma
con quegli abiti
sembrava essere un dio: era affascinante da impazzire, e Lena era senza
parole
per descrivere quanto lo trovasse spietatamente attraente.
A neanche
un metro di distanza da lei, dovette evitare di
buttargli le braccia al collo e si inchinò come si
conveniva, e lui fece
altrettanto. «Mi avevano detto che odiavi queste
occasioni.» sussurrò quando
Shin si fece più vicino, mettendosi al suo fianco.
«Mio
fratello deve farsi gli affari suoi a volte, anche se ha
ragione stavolta.» il sorriso del ragazzo era ipnotico e
magnetico. «Ma mi sono
detto che, se sarai tu ad accompagnarmi sulla pista, anche farsi
pestare i
piedi non sarebbe male.»
Lei rise,
felice come non mai. Come avrebbe potuto non innamorarsi
di lui? «Si chiama masochismo, Shin.»
«Può
essere.» lui annuì, per poi dirle sinceramente.
«Sei davvero
stupenda, stasera. Ho fatto bene a venire.»
Lena
avvampò a quel complimento, che sapeva essere onesto e
schietto come lui, ed abbassò la testa imbarazzata.
«Esageri sempre.» mormorò,
ma le parole arrivarono comunque all’udito del ragazzo.
«Non
esagero, perché basta guardare come tutti ti ammirano per
dirlo. Uomini e donne di ogni età ti osservano con invidia e
senza fiato,
perché stasera la dama più bella sei
tu.»
Totalmente
presa alla sprovvista, Lena decise di metterla sul
ridere per non morire di crepacuore in quel momento.
«Che ti prende, stasera? Non sembri neanche
tu. Conoscendoti, pensavo mi avresti presa in giro per tutto il
tempo.»
In
risposta ricevette solamente un sorriso scaltro, e in un attimo
se lo ritrovò davanti, la mano destra guantata protesa verso
di lei. «Dico solo
la verità. Ma ora è arrivato il momento di vedere
se mi hai mentito.» le fece un occhiolino per poi domandare a voce
udibile: «Signorina
Milizé, mi concedereste l’onore di questo
ballo?»
Come
tutti attorno a loro, stupiti che per la prima volta il più
piccolo del marchesato Nouzen avesse chiesto di ballare ad una ragazza,
anche
Lena era senza parole. L’orchestra si era appena fermata per
cominciare a
suonare il brano successivo, e la voce del ragazzo aveva risuonato
sicura nel
salone, attirando su di loro diverse paia di occhi.
Era
diverso, Shin. Non si era mai dimostrato attratto dall’idea
di
presenziare a balli, cene e riunioni sociali dell’alta
nobiltà, come non aveva
mai espresso il desiderio di ballare con nessuna. Lo sapeva,
perché quelle
poche volte che era venuto passavano insieme ogni momento, e lui non
aveva mai
lasciato il suo fianco. Non che le dispiacesse, ovviamente, come non le
dispiaceva far combaciare i palmi delle loro mani, accettando
silenziosamente
il suo invito.
I loro
piedi slittarono verso il centro della sala da ballo, e,
alle prime note del valzer, Shin prese le redini della situazione. Non
gli
piaceva ballare, né era allenato granché, quindi
passò la maggior parte del
tempo a ricordare i passi, nervoso fino al midollo; ma gli
bastò notare quanto
Lena si appoggiasse a lui con un sorriso fiducioso per farlo rilassare.
«Avevi
ragione.» affermò, facendola ridere.
«Io
non dico mai bugie.»
«Dillo
a chi ci crede a questa frase, Milizé.»
Lena gli
fece la linguaccia, per poi diventare seria mentre i loro
corpi volteggiavano leggiadri tra le altre coppie. Fece una giravolta
per poi
ripiombare tra le braccia del suo accompagnatore, un dubbio che emerse
sulle
sue labbra. «Come mai sei qui, Shin? Avresti dovuto vederti
con gli altri
stasera,e mi è difficile credere che tu stia
ballando con me senza che ci sia una ragione dietro.»
Il
ragazzo guardava dappertutto tranne che il suo volto. «Non
c’è,
infatti. Ho solo cambiato idea.»
«Non
mentire, Shin, non a me.» il tono della ragazza si fece duro
ed inquisitorio. «Puoi prendere per i fondelli il mondo
intero, ma non puoi
farlo con la sottoscritta. Ti conosco troppo bene, e tu perderesti solo
fiato
nel raccontarmi una bugia.»
Aveva le
spalle al muro. Era incredibile come avesse subito
compreso che non ci fosse nemmeno un filo di verità dietro a
quella frase,
quindi tanto valeva dare il tutto e per tutto quella sera. Anche
perché aveva
sempre cercato un momento buono per dichiararsi, ma mai sembrava
più giusto di
quello che stavano creando tra tutta quella gente; non ce la faceva
più a
tenerselo dentro, quindi si protese verso il suo viso, avvicinandosi
sempre
più. «E va bene. Sono qui perché oggi mi hai detto
che ti sarebbe dispiaciuto che non ci
fossi stato stasera; sto danzando il valzer con te, nonostante lo odi.
Mi sono
presentato alla Festa della Rivoluzione, nella serata in cui si
ufficializzano
le relazioni sentimentali tra i giovani nobili, e ti sto tenendo tra le
mie
braccia sotto gli occhi di tutti. Secondo te cosa vuol dire?»
Forse
aveva capito, ma Lena voleva sentirselo dire. «Dimmelo tu,
Shinei Nouzen.»
Le
sorrise, con un sentimento che tanto tempo era rimasto chiuso
nel suo cuore per paura di essere rifiutato. «Che sarei
onorato se tu potessi
darmi anche solo la minima possibilità di frequentarti. Non
solo come amico e
confidente, ma anche come tuo possibile futuro sposo. Perché
ti amo, Vladilena
Milizé, da molto tempo.»
Trattenere le lacrime fu
davvero dura, e non ne fu in grado. Due cristalli salati scesero lungo
le gote,
e in un attimo Lena si ritrovò abbracciata a lui, un sorriso
ampio che le
illuminava persino gli occhi. «Non c’è
neanche bisogno di chiedermelo, Shin.»
sollevò lo sguardo verso il suo viso.
«Provo lo stesso, da molto tempo.»
Shin era
rimasto senza parole per la prima volta durante quella
serata, ed ebbe paura di aver sentito male.
«Davvero?»
«Davvero,
scemo. Ti amo anche io.»
Si
guardarono negli occhi, emozionati come non mai, e non smossero
lo sguardo per tutto il tempo che restava fino alla fine della danza.
E, quando
il brano terminò, Shin prese la mano di Lena nella sua.
«Che dici, lo andiamo a
dire ai nostri genitori?»
Lena
annuì, incapace di togliersi quel sorriso dal volto. Le era
impossibile oramai, forse le era venuta persino una paralisi, ma non
gliene
fregava niente. «Preparati a vedere i miei genitori piangere
di felicità.
Pensavano che questo momento non sarebbe mai arrivato.»
«Neanche
i miei, ma non si sa mai quello che può accadere.»
(Dopo
quella sera, la relazione di Lena e Shin si fece non solo
ufficiale, ma anche più intensa e piena di un amore che
molti, anche i più
cinici, avevano preso come un esempio. Dopo due anni di fidanzamento,
durante i
quali avevano concluso gli studi, avevano viaggiato e scoperto nuove
tappe del
loro rapporto, si sposarono in una piccola chiesetta con le persone a
loro più
care: i genitori di entrambi gli sposi, Shourei, il marchese Nouzen,
Annette,
Anju, Raiden, Theo e Kurena, e vennero raggiunti poi al ricevimento dal
resto
del gruppo. Andarono in luna di miele, ed al ritorno trovarono una
piccola
villetta in cui vivere assieme e ritrovarsi dopo lunghe giornate di
lavoro. Il
loro matrimonio e la loro unione diede vita a tre splendidi figli, che
amavano
con tutto il loro cuore e che speravano potessero essere felici con
qualcuno
quanto lo erano stati loro.)