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Autore: sallythecountess    27/03/2022    2 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 2: Elle
Stava ascoltando la musica, in attesa del suo volo, e si stava appuntando le cose da ricordare per la settimana, ma quasi involontariamente aveva scritto la parola “ELLE” e scosse solo la testa notandola.
Aveva chiesto a Dug se lei sarebbe stata con qualcuno al matrimonio, e quell’idiota del suo migliore amico gli aveva risposto che era “affidata a lui” senza immaginare il senso di quella stupida frase. Lo agitava l’idea di rivederla, per diversi motivi, anche contrastanti tra loro. Da un lato aveva paura di sentire per lei gli stessi sentimenti che aveva provato prima, dall’altro temeva di accorgersi di non provare nulla e di aver perso un’occasione preziosa per innamorarsi anche lui. Insomma, aveva le idee proprio chiare.
 Era al bar, e cercava di capire cosa stesse succedendo in quella sua anima in subbuglio. Era sicuramente preoccupato all’idea di perdere per sempre il suo migliore amico, che tra l’altro stava per sposare la donna che lo aveva sempre detestato, ma c’erano altre sensazioni nel suo cuore che non era facile capire.
Non sapeva neanche quando lei sarebbe arrivata di preciso, ma era probabilmente poco dopo il suo arrivo, o magari era già arrivata. Quest’ultimo pensiero lo fece sospirare, perché voleva essere preparato all’idea di rivederla, ma Dug in preda alle sue fantasie da languida sposina non parlava d’altro che di se stesso, e della terribile famiglia della sposa che li avrebbe giudicati tutti e non era facile chiedere i dettagli dell’arrivo di Alice, anche perché temeva di beccarsi una rispostaccia.
E mentre Lor era assorto nei suoi pensieri, qualcuno lo stava scrutando da lontano, con il cuore in gola. Alice si era vestita carina, truccata e aveva messo la lunghissima parrucca nera che aveva in valigia per il cosplay, ma avvicinarsi le faceva davvero paura. La sua idea era quella di scambiarsi qualche occhiata da lontano, per capire se la riconoscesse o meno, ma Lor non alzò lo sguardo dal suo ipad se non per fissare assorto il bicchiere che aveva davanti.
“Non è a caccia, evidentemente…” si disse Alice, realizzando che il biondino non sembrava neanche consapevole di quello che gli stava accadendo intorno. Nel frattempo Alice attirò l’attenzione di un simpatico omone turco che provò a offrirle il caffè, e realizzò che era davvero troppo scollato quel maledetto top per il cosplay e non avrebbe dovuto indossarlo mai più.
Alice capì che era tutto inutile, così fece un ultimo tentativo: gli passò letteralmente davanti, e lì finalmente riuscì nella sua missione di farsi notare, ma non per la sua bellezza. La sua enorme valigia, urtò quella di Lor piena di vini e formaggi. Stizzito e preoccupato per la sua materia prima ringhiò in francese “Per la miseria...” ma immediatamente ciò che vide lo spinse a cambiare modi.
Perse letteralmente la parola per qualche secondo, e istintivamente chiuse l’ipad per non farle vedere quello che aveva scritto. Alice si scusò con lui, ma aveva grosse difficoltà a fissarlo e Lor le porse uno sgabello per farla sedere.
Nessuno dei due aveva bene idea di come comportarsi, e per qualche istante si sorrisero soltanto. Lor voleva abbracciarla, chiederle come stesse, cosa stesse facendo, ma anche perché diavolo avesse quella parrucca e come diavolo facesse a essere così sexy a quell’ora del mattino, ma non potè farlo, perché Alice in preda al panico si scusò e poi si inventò una grossa sciocchezza, che gli fece solo inarcare il sopracciglio.
“Mi chiamo Valerie, comunque…” gli disse piano, senza guardarlo, ma senza neanche sapere bene il perché di quella bugia. Era certa che lui non l’avesse riconosciuta, ma lui pensò soltanto “come no Mary Alice, come no!”
“Frank, piacere…” le rispose, con un sorriso estremamente divertito, perché se le andava di giocare chi era lui per rovinarle il gioco.
Chiacchierarono per un po’, inventandosi un sacco di balle, e entrambi continuavano a pensare che era assurdo quello che stava capitando, ma anche stranamente divertente. Alice era completamente sottosopra, e lui continuava a pensare soltanto che fosse incredibilmente bella. Ritrovarsela davanti gli aveva riportato alla mente quando l’aveva rivista dopo tanto tempo anni prima, e il cuore gli era saltato in gola.
Alice all’inizio era restia ad ammettere di essere di Inverness, perché temeva che lui l’avrebbe riconosciuta facilmente, così provò a inventarsi un’altra destinazione, ma nessun volo quella mattina sarebbe partito allo stesso orario del loro, così si inventò di andare in Scozia per turismo, e Lor ridacchiando pensò “come no! Come se l’accento scozzese non si notasse a chilometri di distanza!”
“Allora magari ti incontrerò in giro…io andrò a lavorare in un hotel…” le disse serio, ma davvero quella storia gli faceva venire da ridere. Alice annuì poco convinta, ma lui insistette, chiedendole dove avrebbe alloggiato, perché il Rochefort era l’hotel più famoso della città.
“Il ristorante, in particolare, attira turisti da tutta Europa per via del suo chef, non so se lo conosci…” aggiunse, perché un po’ voleva punzecchiarla un po’ non riusciva naturalmente a non vantarsi del suo lavoro, e lei scoppiò a ridere e rispose serissima “Ci sono stata a letto una volta, niente di che. Non so se sia peggio il suo stufato o come bacia…”
Lor spalancò la bocca per un istante, profondamente offeso, soprattutto perché non aveva piatti banali nel menù, ma anche divertito per come stava andando quella conversazione. Ci mise qualche secondo a formulare una risposta, e poi decise di sferrare anche lui un attacco, così spostandole i capelli dall’orecchio le sussurrò piano che magari era stata con qualcuno che si spacciava per lui, perché “da quanto ne so è il più giovane chef d’Europa ad avere quattro stelle, il paladino della cucina d’avanguardia, quindi mi sembra difficile che possa avere uno stufato nel menù…”
“Pensavo volessi difendere il suo modo di baciare…” rispose divertita, e lui sorrise soltanto, ma scosse soltanto la testa e rispose di non averlo mai provato prima, facendola ridere.
Quando scoprirono che la neve aveva paralizzato i voli, Alice pensò che fosse una specie di punizione divina, ma Lor sorrise, chiedendosi soltanto se fosse un regalo dell’universo per farli stare qualche ora in più insieme. Perché anche così, anche senza essere se stessi e senza parlare di nulla di speciale, sembrava esserci una bellissima chimica tra loro.
“Sai cosa faccio? Ti porto io a cena al Rochefort se mi dici di sì…” le disse sicuro, mettendole una mano sulla spalla e Alice rabbrividì per un istante. Il dubbio che lui l’avesse riconosciuta e la stesse prendendo in giro c’era, ma allo stesso tempo la stava guardando come non aveva mai fatto e questo la agitava non poco.
“E’ che io ho una relazione…” disse seria, facendolo rabbrividire per un istante. Lor si strinse nelle spalle e le rispose che avrebbe dovuto aspettarselo, perché era una donna davvero meravigliosa.
Alice arrossì totalmente per quel complimento, e lui lo notò, ma voleva assolutamente capire se aveva mentito su quella storia della relazione, così le fece un vero e proprio interrogatorio, per capire se fosse una bugia o meno.
Alice improvvisò e non sempre riuscì a dare risposte credibili, ma Lor pensò che stesse dicendo la verità e un po’ ci rimase male.
“Che peccato…” le disse un po’ amareggiato, e il panico si impossessò di lei. Vedete, Lor piaceva da morire ad Alice, da sempre. Non si fidava di lui in quel momento, ma in passato lo aveva fatto, e anche ciecamente, al punto di volergli regalare la sua prima volta. Una strana parte di lei, confusa e agitata, la spinse a dire “…beh se le cose dovessero cambiare, potremmo sempre andare a cena…” facendolo sorridere.
“Quando vuoi, io sono un tipo paziente. E si dice anche che baci molto bene…”concluse, avvicinandosi moltissimo al suo viso per provocarla. Alice non era abituata a fare la seduttrice in quel modo, così cedette e fece una cosa che voleva letteralmente da almeno dieci anni: gli mise le braccia al collo e in un secondo Lor si trovò le sue labbra sulle sue.
“Quanto l’ho aspettato…” pensò, baciandola con moltissima foga, mentre Alice moriva sulle sue labbra. Lor aveva sperato che potesse accadere, anche se aveva molte remore per quella cosa, ma ora che stava succedendo, gli sembrava la cosa più naturale del mondo.
“Non avrei dovuto…” concluse lei stravolta, allontanandosi, ma Lor la prese per mano e le disse pianissimo che sarebbe stato il loro segreto.
“E se è quello che vuoi, resterà a Parigi questa cosa e non verrà fuori mai più…” aggiunse,fissandola negli occhi. In quel momento Lor stava evidentemente parlando del loro futuro come amici e famiglia, e Ai capì che l’aveva riconosciuta e la cosa la infastidì. Annuì soltanto, e Lor con un sorriso amaro pensò soltanto “peccato…”.
Girarono insieme per l’aeroporto per un po’, e lui involontariamente le prese la mano, facendola tremare come una foglia.
“Eppure sembra che ti conosca da sempre…” le disse distratto, dopo un’altra oretta di risate insieme, e mentre Alice pensava “che bastardo” lui realizzava che la conosceva da appena vent’anni.
Successe ancora, in aereo. C’erano solo due persone con loro, e Alice decise di cedere ancora alle sue provocazioni, e si spinse anche oltre, mordicchiandogli le labbra e accarezzando la schiena sotto la sua maglietta. Lor, invece, decise di non esagerare, ma gli piacque un sacco quel contatto con lei.
“Che succederà quando atterreremo?” gli chiese ad un certo punto estremamente confusa, fissando fuori dal finestrino e Lor stringendosi nelle spalle pensò “che Dug mi uccide!” ma rispose piano “…quello che tu vorrai che succeda. Io sono qui, se decidi di volermi rivedere…” e per un attimo Alice lo fissò negli occhi.
Era un grandissimo sbaglio ma non poteva fare diversamente. Entrambi si erano portati dentro per anni il dubbio di come sarebbe stato se si fossero lasciati andare, e nessuno dei due aveva voglia di smettere realmente.
“Questo è il biglietto con il mio numero di telefono, se decidi di volermi sentire…” le disse, una volta concluso l’atterraggio, perché gli sembrava il momento di buttare giù la maschera, ma Alice lo mise nella tasca del jeans e non rispose a quella frase. Scesi dall’aereo, Lor le disse piano “vatti a cambiare o a tuo padre viene un infarto…” e lei scuotendo la testa si allontanò sconvolta. Ora che tutto era diventato reale, si sentiva incredibilmente confusa e in colpa.
 “Lor che ci facevi su questo aereo?”
Gli gridò perplesso il suo migliore amico Dug, e lo splendido biondino gli sorrise felice e disse che “qualcuno aveva richiesto il suo testimone di nozze e lui era accorso…”
“Non intendevo questo, idiota. Hai preso lo stesso aereo di Alice?” aggiunse Dug tranquillo e Lor annuì e spiegò che era andata al bagno e sarebbe uscita tra poco.
“Le hai parlato? Di che umore è?” chiese una voce seria e autoritaria. Lor abbassò lo sguardo, perché in quel momento non ce la faceva a parlare con Neil Mac Neil, che lo aveva letteralmente cresciuto.
“Di che umore vuoi che sia? Ci odia tutti…” concluse Dug dispiaciuto e suo padre si strinse nelle spalle, ma non poterono continuare quel discorso, perché un terremoto con i capelli arancioni stava dirigendosi verso di loro.
“Eccola!”Gridò Dug entusiasta, e a Lor venne un infarto. Si era messa una felpa da uomo e gli occhialoni, aveva i capelli del solito colore, ma era la sua amante misteriosa ed ora che la guardava bene somigliava davvero tanto a Dug.
“Ciao a tutti…” disse piano, ma poi fu letteralmente costretta a difendersi dall’abbraccio di Dug che non riusciva a credere che sua sorella fosse finalmente a casa con lui, e un sorriso le venne fuori.
“Ciao Lor…” disse seria, dopo aver salutato il padre, e lui scuotendo la testa rispose serio “andiamo a casa, dai…” facendola sorridere.
Nota:
Ciao a tutti miei amati lettori, allora che ne pensate di questa situazione? Se avete letto già questa storia, vi sembra meglio o peggio? E se invece l'avete letta la prima volta, vi siete divertiti con Ai e Lor? Fatemi sapere, vi aspetto!
   
 
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