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Autore: sallythecountess    28/03/2022    2 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo 3: pazienza
E dopo una serata d’inferno, una meravigliosa notte insonne, la cara Alice si era risvegliata confusa, soffocata dai sentimenti negativi e anche con il ciclo.
“Perché l’unica vera costante nella mia vita è che se le cose vanno di merda, c’è sempre qualcosa che deve peggiorarle?” si disse, realizzando di non avere assorbenti con sé e di essere in una casa con solo due donne, di cui una ampiamente in menopausa e l’altra…non voleva neanche pensare all’altra.
‘La sua nuova migliore amica’ l’avevano definita le sue amiche giapponesi, e Alice davvero non pensava di poter detestare qualcuno in quel modo. Era stata gentile, aveva provato a presentarsi a lei la sera prima, ma Alice non le aveva detto una sola parola,  solo annuito di tanto in tanto, con la sua solita espressione poco amichevole. Odiava il fatto che occupasse il posto di sua madre a tavola, sul divano e persino nella sua stanza, ma si era trattenuta fino ad ora. Non le aveva detto una parola, è vero, ma era stato uno sforzo titanico trattenersi e non urlare contro a lei e suo padre, e Alice ne andava molto fiera. Lo considerava un momento di crescita.
Così, si alzò dal letto e rovistò in tutti i cassetti della sua stanza, trovando finalmente in una borsa un prezioso assorbente. Certo era di anni prima, neanche lei sapeva dire quanti, ma le dava il tempo di poter uscire a comprarli e soprattutto non la costringeva a interazioni sociali con quella che lei chiamava “l’usurpatrice” e questo non le dispiacque.
Si vestì in fretta, indossando i vestiti della sera prima e sgattaiolò dalla sua stanza, ignorando il profumo di dolci che veniva dalla cucina. La colazione della sua impareggiabile nonna Tess era uno dei ricordi più dolci di casa sua, e per un attimo si disse che poteva provare ad andare a rubare solo un boccone, ma passando dalla cucina vide Tess con la terribile Stephanie, così scappò a gambe levate.
Era di pessimo umore la cara Alice, ma non si era resa conto di attirare fin troppo l’attenzione con quell’outfit. Il paesino era piuttosto semplice, infatti, e le persone che si conoscevano tutte, vestivano e avevano tutti i capelli nello stesso modo. Erano tutti ‘normali’ e fieri di esserlo, ma Alice non avrebbe mai potuto essere inquadrata in quella categoria, perciò il suo look attirò moltissimo l’attenzione.
Dopo anni di misantropia libera e cinismo costante, Alice doveva di nuovo fingere di essere gentile e non odiare tutti, e quella mattina le sembrava più difficile del solito. E non solo a causa del ciclo.
Fece svariati incontri fastidiosi, ma li sopportò quasi tutti con l’atteggiamento con cui aveva affrontato Stephanie: sorridi, annuisci, non dire una parola e se proprio va male fingiti morta. Eppure con qualcuno proprio non funzionò.
  Al supermercato le era capitato veramente di tutto: il tizio del reparto frutta non aveva fatto altro che fissarle le tette e dirle cose veramente disgustose, un vecchio le aveva imprecato contro perchè aveva preso l'ultima scatola di fiocchi d'avena, che poi non era realmente l’ultima. Il suo preferito, però, si era letteralmente spalmato contro il suo corpo fingendo di non poter passare altrimenti, facendole venire i conati di vomito.
Si toccò le tasche, allora, perché una parte di lei pensava che l’unico motivo per cui un uomo potesse strusciarsi come un serpente era derubarla, ma quello che trovò nella tasca posteriore dei jeans la fece rabbrividire. Recuperò il pezzetto di carta con fare curioso, perché lo aveva totalmente dimenticato nella tasca, ma leggendolo le venne un colpo.
Con caratteri raffinati e molto eleganti era scritto in bianco su sfondo blu notte:
 Lor Dubois
Chef et PDG (CEO) Vins de Bourgogne,
24/785 rue Denfert, Nevers
In basso c’era la sua mail e il suo numero di telefono, ma aveva un prefisso che Alice non conosceva, perché probabilmente era francese, si disse. Quel biglietto la rese realmente nervosa, le ricordò che avrebbe dovuto affrontare a breve quell’altra situazione, che le faceva davvero paura.
“Che diavolo ti è passato per la testa!” si disse, seccatissima, e gettò per terra il biglietto di Lor, ma dopo pochissimi passi si accorse che era uno sbaglio, così contrita fu costretta a recuperarlo sperando di non essere vista, ma così non fu. Un’adorabile vecchietta, infatti, stava giusto aspettando l’occasione per fare la filippica a qualcuno, e Alice si beccò un bel sermone sul fatto che i giovani sporcano e non hanno cura dell’ambiente, e dei rifiuti e si vestono in modo indecoroso.
Non disse una parola, ma era letteralmente furiosa, eppure si trattenne per un po’. A un certo punto, però, le venne fuori un “…e abbiamo rovinato il pianeta, distrutto l’economia, cresciuto ed educato l’attuale generazione di politici che è una vera vergogna…Ah no, quelli siete voi!”
Non avrebbe dovuto dirlo, e se ne pentì immediatamente, ma a volte la povera signorina Mac Neil (con il ciclo o senza!) non riusciva proprio a trattenere la sua lingua lunga e questo era uno dei motivi per cui un altro Mac Neil era in crisi.
Capitolo:
Ora che vi è chiaro il carattere di Alice, sicuramente non avrete nessuna problema a capire perchè suo fratello Dug non riuscisse a smettere di camminare in giro per la stanza come un matto. Il giovane Mac Neil era tra due fuochi: la sua irascibile e stravagante sorella da un lato, e la sua momentaneamente demoniaca fidanzata dall'altro. Era molto preoccupato per le interazioni tra quelle due, e voleva assolutamente parlare con sua sorella, supplicarla se necessario, solo che non sapeva come fare senza farla gridare o spingerla a minacciare di scappare via di nuovo. Non era stato facile convincerla a tornare e a partecipare al suo matrimonio ed ora temeva che gli gridasse “vaffanculo” e scappasse via, ma qualcosa doveva pur dirle o la sua futura mogliettina lo avrebbe letteralmente fucilato.
 Mentre il povero Dug dava fondo alle sue paranoie, con l'aspetto smunto, qualcuno si affacciò alla porta, e sorridendo gli disse “Dato che hai scelto tu di sposarti e non hai neanche voluto ascoltare le mie remore, dato che hai più volte detto un secco no alla mia offerta di scappare a Cuba per vivere in spiaggia con delle ballerine, perchè diavolo hai il muso lungo? Non stai vivendo il tuo sogno da languida sposina? Non hai il diritto di avere quella faccia.”
 Lor lo stava fissando con aria sorniona e Dug sentì, finalmente di potersi confidare con qualcuno.
“Sono rovinato Lor! Devo trovare il modo di impedire ad Emily di strozzare Alice!”
“Per cosa, esattamente?” Chiese Lor divertito, ma conosceva già la risposta a quella domanda.
Dug cominciò ad accarezzarsi la barba di due giorni e rispose afflitto “Oh...tutto...” e questo ovviamente impensierì il suo migliore amico.
“Eh già...immagino come la valuteranno i tuoi suoceri, se non la convinciamo a vestirsi in modo più inamidato…”
Aggiunse un po’ preoccupato, senza sapere che stava solo peggiorando lo stato di apprensione di Dug. Anche Lor si sentiva profondamente a disagio con la famiglia di Emily, e diciamo che era piuttosto normale. Erano incredibilmente snob, e una ragazza acqua e sapone con le felpe enormi e i jeans strappati rischiava di provocare nella perfetta signora Rosings una specie di shock culturale. A Lor non era mai dispiaciuto il suo modo di vestirsi, anche se a volte era davvero fuori dalle righe e la apprezzava, di solito, ma disse a Dug che forse dovevano comprarle dei vestiti adatti e lui rispose solo “sì, buona fortuna! Pensi davvero che accetterebbe?”
Lor ci pensò per un attimo, e un mezzo brivido gli attraversò la schiena. Ricordò di quando, molti anni prima, aveva parlato con Alice di Dug, che era letteralmente crollato dopo aver scoperto che la madre era in fase terminale. Alice gli aveva detto dolcemente che avrebbero fatto tutto il possibile per risollevargli il morale.
“…perché purtroppo non tutti sono forti, e lui evidentemente ha bisogno di supporto…” aveva concluso, fissando Lor con enormi e bellissimi occhi color nocciola, ma lui le aveva solo sorriso, mettendole una mano sulla testa dolcemente. Alice adorava Dug, erano stati molto legati, e questo convinse Lor che ci sarebbero state buone possibilità di successo per la sua impresa.
 “Ci penso io Duggy, stai sereno” concluse, mettendogli un braccio sulle spalle e quando l’amico lo fissò perplesso aggiunse  “Sono o non sono il testimone dello sposo?E poi lo sai che le signore fanno sempre quello che io chiedo...vedrai che troverò un modo per domare anche la pulce.”
Dug si tranquillizzò subito perché Lor si era mostrato calmo e sicuro, ma in realtà non lo era per niente. Aveva pensato a lei, a tutto quello che era successo e i suoi sentimenti erano contrastanti, ma lui sapeva una cosa sola: quei baci avevano avuto un effetto devastante e ne voleva ancora, ma non aveva nessuna idea di che cosa fare per farsi passare queste voglie.
Stavano per cambiare argomento, quando improvvisamente entrò qualcun altro che ridendo aggiunse “Come no! Ti ricordo che sei stato scelto come testimone di Dug solo perchè non lo avevi mai fatto! Nessuno ti affiderebbe un lavoro di responsabilità, piuttosto avrebbe scelto il cane Kyle, ma poi ti saresti lagnato per settimane per essere stato messo da parte e ci avresti avvelenato il cibo.” Roy Sherman fissava i suoi amici con fare sicuro e Lor rispose solo “Come no. Sei solo un ciccione bugiardo e invidioso. ”
“E di che sarei invidioso?”
Chiese con fare divertito il suo mastodontico amico, e Lawrence mostrandogli la caviglia rispose “Della mia libertà! Del fatto che io non abbia una palla al piede...o meglio un'ameba attaccata al cervello che mi priva della libertà e mi impedisce di pensare col mio cervello...”
“Ma guarda che prima o poi l'ameba capiterà anche a te...e quelli che fanno tanto gli spavaldi sono sempre quelli che finiscono peggio...La tua ti lobotomizzerà certamente” suggerì una voce sottile dalla porta. Anche il quarto amico li aveva raggiunti, ma Lor non disse nulla si portò la mano alla testa e disse “cervello...” ripetendo uno stupido gesto che faceva da anni per prendere in giro Mike, il primo dei suoi amici che era 'passato al lato oscuro' come diceva sempre.
“Per quale lavoro di responsabilità avresti scelto questo modello di maturità?” Chiese Mike poggiando una mano sulla spalla dello sposo e Dug ridendo rispose “Qualcuno deve parlare con Alice e dirle di darsi una calmata e vestirsi da donna.”
A quel punto Mike e Roy si fissarono e all’unisono scoppiarono in una fragorosa risata che urtò la sensibilità del testimone dello sposo.
“E tu vuoi che Lor parli con Alice? Perchè serve una persona autorevole e matura e poi…perché sono previste scene di wrestling alla prova vestiti?”
Rispose Mike ridacchiando, e Roy aggiunse “Oh scommetto 5 a uno che lo masticherà ben bene prima di sputarlo…”
Mentre Mike e Dug tiravano fuori il portafogli per scommettere su quell’incontro così strano, Lawrence punto nel vivo ribattè con fare offeso
“Accetto la scommessa e alzo la posta. Come se non lo sapessi che riesco sempre a far fare alle donne quello che voglio...”
Con Alice no, forse, ma quella era un’altra storia e nessuno di loro lo sapeva, quindi tanto valeva fare il figo.
“Piantala di dire questa cosa o giuro che non ti permetto più di parlare con mia sorella!” Gridò Dug sorridendo finalmente, e i quattro amici finirono col prendere in giro l'unico scapolo del gruppo che però aveva avuto una reazione abbastanza strana alla battuta di Dug. Non aveva riso, aveva finto un sorriso anche abbastanza teso e si era detto soltanto “eh, sua sorella…”.
 Scherzarono per un po’, come avevano sempre fatto negli ultimi anni, tormentando Lor,ma improvvisamente la porta sbattè e Dug ingoiò la saliva, tornando immediatamente serio. Lor fece per andare a parlarle, ma Dug gli prese il braccio e disse “non troppo duro, però. Lo sai che per lei è già difficile essere qui e che ha sofferto tanto…”  ma il suo migliore amico annuì soltanto.
“Hey sei in ritardo, vatti a cambiare in fretta…” le disse, cercando di sembrare sicuro e carino, ma ad entrambi saltò il cuore in gola per quella frase. Alice, però, si risentì moltissimo. Non le aveva mai detto qualcosa sul suo aspetto, e neanche sui suoi vestiti, ma quel commento le parve piuttosto scortese, anche se lui non aveva intenzione di esserlo.
“Ma io sono pronta…” rispose un po’ perplessa. Dug, che stava ascoltando tutto di nascosto, ebbe un attimo di crisi, non sapeva cosa dirle, e mentre Lor formulava le parole adatte, apparve la sposa, che intervenne ringhiando “E vieni con quei capelli?”
Alice aveva i capelli sporchi, così aveva fatto due codine alla Sailor Moon, anche simpatiche. Non era una scelta di look preciso, ma solo una necessità, solo che ora che le era stato fatto notare in modo così sgarbato, decise che erano appena diventate un elemento imprescindibile del suo stile, così  rispose “Quale acconciatura, di grazia, si adatterebbe ai vostri desideri, maestà?”
Dug sapeva che sua sorella e la sua futura moglie non andavano d'accordo, che erano due universi in rotta di collisione, ma voleva disperatamente evitare l'esplosione e non sapeva cosa fare per intervenire. Emily era molto nervosa perchè il matrimonio si avvicinava e tutto stava andando storto, così gridò ad Alice che neanche morta sarebbe uscita con lei vestita in quel modo, e scappò in un’altra stanza, senza avere il tempo di sentire la risposta di Alice, che ridendo disse solo “Meno male! Neanche io volevo uscire con una persona con quella faccia! E poi ho il jet lag e preferisco farmi altre dieci o undici ore di sonno. Divertitevi alla prova...”
Quel commento così sconsiderato provocò il panico, Dug fissò il suo amico preoccupato, e Lor intervenne.
Non gli andava di farlo, però aveva promesso, quindi doveva parlarle e così... lo fece. La prese per il braccio e con decisione la trascinò nell'altra stanza.
“Alice...”provò a dirle una volta chiusa la porta, ma lei ringhiò “non è il momento”. Era molto arrabbiata e si aspettava le scuse di Dug e anche di Lor, perché non le sembrava di aver fatto nulla di male, ma lui le si piantò davanti e disse “no, adesso mi ascolti.”
 Alice sbuffando lo fissò e aggiunse “Non serve farmi il discorsetto, non mi sono fatta idee romantiche e mi dispiace se te le sei fatte tu...”
Lor si irrigidì per un attimo, e poi seccato gridò “ma no,ma cosa vai a pensare! Non è per questo che volevo parlarti...che poi che significa scusa?”
Alice rise mordendosi il labbro, e facendo finta di nulla rispose “Cos'è che vuoi allora?”
“Voglio dirti di fare meno la bambina capricciosa di cinque anni…” Quella frase, detta con molto risentimento, la fece sussultare per qualche secondo, ma poi rispose “che vuoi da me?” e lui ribattè con molta calma “Devi smettere di fare la stronza egocentrica, grazie.”
Nessuno le aveva mai detto una cosa così scortese, e lei non sapeva bene cosa rispondere, ma era in piedi davanti a lei con le braccia conserte e sembrava molto sicuro, poi aggiunse con tono più sereno “Credimi, neanche io faccio i salti di gioia per questa storia. A nessuno piace avere a che fare con quella famiglia di stronzi snob, ma non ci possiamo fare molto. Anche a me è venuta l’ansia su come vestirmi questa mattina, e sono sicuro che la signora Rosings noterà che la mia cintura non è firmata e mi umilierà pubblicamente…”
Alice rise in quel momento, e finalmente capì il senso delle parole così sgarbate di lui, ma Lor approfittò di quel sorriso e aggiunse “…Se li avessimo conosciuti in altre circostanze, se quell’idiota non avesse deciso di sposare Emily sarei stato con te, avrei cercato di avere a che fare con loro il meno possibile perché sono davvero pessimi, ma...tuo fratello è spacciato ormai.”
Ai rimase per qualche secondo senza fiato, persa nei suoi occhi verdi così espressivi e dolci, e lui sorridendo aggiunse “Le ha chiesto di fare un figlio, capisci? Duggy è pazzo, è sconsiderato, è troppo giovane, ma è pronto, ed è sicuro di quello che sta facendo. Credimi, non glielo avrei permesso, altrimenti. E quindi a noi resta molto poco da fare: dobbiamo solo cercare di aiutarlo a realizzare questo insano sogno, ok? Siamo la sua squadra e non possiamo metterlo nei casini. La famiglia di Emily è superficiale e piena di snob, ok. Non devono piacerci, non dobbiamo andare al Comic Con insieme o cose così, dobbiamo solo temporaneamente sopportarli e…l’Alice che conoscevo io lo avrebbe fatto, per Dug.”
Fu un attimo: Lor aveva cambiato tono, erano rimasti a fissarsi negli occhi e Alice aveva perso tutta la sua spavalderia ed era diventata piccolissima sotto quegli occhi.
“E lo so che malgrado quello che dici, tu tieni quanto me a tuo fratello. Perciò aiutiamolo, ok?”
Alice sorrise in quel momento e per un attimo la tensione tra loro si dissolse ed era di nuovo come tanti anni prima, così lei sbuffando rispose “senti posso anche sciogliere le code e andare a lavare i capelli, ma non ho vestiti che possano piacere a quella. Non pensavo di dover andare a Versailles, pensavo di poter essere me stessa…a casa mia, almeno”
E Lor sorridendo rispose “come no, essere te stessa, Valerie…” e la fissò serio per un istante, ma poi aggiunse “ Cambia solo la felpa. Metti una tshirt magari, o comunque non il top di ieri. Le codine tienile, a me piacciono…”
Per un attimo lei gli sorrise soltanto, e poi qualcosa dentro di lui lo spinse a incasinare le cose dicendo solo “…probabilmente ho subito un qualche tipo di trauma da piccolo, ma mi fanno davvero tantissimo sesso quelle codine…” facendola rimanere senza parole per un secondo.
“Hai veramente dei problemi…” concluse, ridacchiando, ma in modo estremamente seducente, e Lor annuì soltanto.
Alice non era tipa da obbedire pacificamente ad un ordine, ma il discorso di Lor l'aveva colpita in qualche strano modo e spinta a collaborare. Così fece per uscire, ma lui l’afferrò per un braccio, e fissandola in modo languido da togliere il fiato, le sussurrò  all’orecchio “E basta battute sulla monarchia, Ai…” lasciandola per un po’ di tempo senza fiato.
Nota:
Ciao a tutti, allora non so se c'è qualcuno che legge questa storia, o magari qualcuno che la rilegge, ma vorrei sapere che ne pensate. Ho apportato grandi cambiamenti nel loro rapporto, e voi che ne pensate? Vi piace Alice o la considerate una capricciosa? Fatemi sapere!
   
 
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