Anime & Manga > The Case Study of Vanitas
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Autore: Hinata_Shoyo    29/03/2022    0 recensioni
piccola one shot auto-conclusiva e senza pretese, basata sul capitolo 53 del manga.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Noé Archiviste, Vanitas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«p-perchè..» 

Un sussurro.

Talmente flebile e sottile, che per un istante Noé pensò di esserselo solamente immaginato.

Il terreno sotto la sua schiena era scomodo e gelido, ma niente se paragonato alla freddezza con cui gli occhi di Vanitas lo avevano osservato fino a quel momento, trafiggendolo come se fosse la più ripugnante delle creature.

"siamo sconosciuti!"

Quelle parole risuonavano ancora forti e chiare nella mente del vampiro, ruotavano come una centrifuga impazzita, dandogli l'emicrania. 

Non era riuscito a digerirla, quella frase, pesante come un macigno buttato senza alcun ritegno sul suo cuore.

Nemmeno la lucida lama di metallo puntata alla base della sua gola era riuscita a estirpare quelle parole, ormai profondamente radicate nella parte più emotiva del suo essere, quella che sperava di poter considerare Vanitas ben più di un semplice collega momentaneo. 

Probabilmente si sbagliava.

Eppure...quell'unico sussurro ebbe lo stesso effetto di una secchiata d'acqua gelida in pieno volto, riportandolo al presente con una violenza tale che per un attimo Noé si sentì stordito. 

«perché... non riesco... ad ucciderti?» 

Quella voce, insolitamente carica d'angoscia, scavò a fondo nell'animo del vampiro, portandolo a deglutire dolorosamente.

Noé alzò lo sguardo, incastrando gli occhi in quelli di Vanitas, lucidi come specchi in cui annegavano dolore e debolezze.

Si guardarono in silenzio, come se volessero afferrarsi l'anima a vicenda per un secondo solo e tastarne la consistenza, percepirne le crepe e riempirle. 

Noé trattenne istintivamente il fiato.

La mano con cui Vanitas reggeva il coltello, ancora pericolosamente vicino alla sua gola, tremava, così come tutto il suo corpo. 

Piccole lacrime gli rigavano dolcemente le guance, arrossandole appena, mischiandosi al sangue e schiantandosi sul candido cappotto di Noé, ormai del tutto rovinato. 

In quel momento, Vanitas sembrava umano più che mai.

Spogliato della sua solita maschera d'ipocrisia e menzogne, ricoperto sangue, sudore e ferite aperte, Vanitas sembrava finalmente un essere umano, di quelli capaci di ridere, di piangere, di provare sentimenti ed esternarli senza inibizioni.

Noé nemmeno si accorse del tonfo della lama quando questa lasciò le mani di Vanitas, finendo abbandonata con poca grazia accanto al suo orecchio.

Era come ipnotizzato dalla figura visibilmente distrutta del compagno, seduto sopra il suo addome, con i capelli in disordine e una smorfia sofferente a deturpargli il viso.

Vanitas lasciò ricadere il capo in avanti, imprecando sottovoce e colpendo Noé con leggeri pugnetti che, di forza, ne avevano ben poca, ma che racchiudevano tutta la frustrazione che aveva caratterizzato il loro scontro fino a quel momento.

Noé lo lasciò fare, sentendo gli occhi pizzicare ogni secondo di più.

Quando Vanitas si abbandonò totalmente sul suo petto, stremato e ancora tremante, solo allora, Noé si concesse di parlare.

Portò un braccio, l'unico che riuscisse a muovere, a coprirgli gli occhi già arrossati, nascondendo le lacrime al cupo cielo sopra le loro teste.

Che fosse triste anche lui?

Un'unica frase lasciò le labbra di Noé, perdendosi tra lo scrosciare della pioggia che aveva appena iniziato a battere violentemente contro di loro.

«mi dispiace... Vanitas»

 

 

 

 

𝚊𝚗𝚐𝚘𝚕𝚘 𝚊𝚞𝚝𝚘𝚛𝚎

Non so che dire, se non che queso "obbrobrio"  doveva restare nascosto nelle note del mio telefono a vita, ma la noia porta a tutto no? 

Probabilmente la cancellerò molto presto, non sono ancora pronto a tornare a scrivere e forse non lo sarò mai, ma questi due stupidi mi hanno ridato almeno quel poco di "ispirazione" che da anni ormai mi ha abbandonato.

   
 
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