Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: X_98    29/03/2022    0 recensioni
“Si narra che a est delle montagne nebbiose vi fosse un regno, chiamato Bosco Atro.
Antico, nascosto ed eterno, era dimora degli elfi silvani.
L’oscurità che si aggirava fra le fronde degli alberi, silenziosa colpì, derubandoli di ciò che avevano di più prezioso.
Privati di un Re, di un padre, di una guida, contro un nemico sempre più potente e malvagio.
Erano loro, i deboli e corrotti umani che fecero prigioniero Re Thranduil, senza sapere chi egli realmente fosse......
Un guerriero non abbassa la testa ma va avanti anche quando non ha più forze.
Da libero sfogo alla sua volontà indomita, resiste ai colpi e trova la forza di rialzarsi.
Ferito è pericoloso, perché sa di poter sopravvivere. Eppure non si adatterà al cambiamento, ma combatterà e lotterà contro tutto e tutti.
Alla fine, il dolore e la sofferenza si dissolveranno con un’ultimo dono d’amore”.
-Questa storia si svolge nell'Antica Roma durante la terza guerra servile tra il 71 ed il 73 A.C (alcuni dettagli sono stati modificati per necessità!), un Crossover con la Serie Spartacus 2010, il film Pompei 2014 e durante il film Lo Hobbit di Peter Jackson, prendendo qualche spunto anche da Tolkien-
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thranduil
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Passarono i mesi. Bosco Atro si stava lentamente riprendendo da quella terribile battaglia che aveva provato lo spirito di molti.

Nella reggia il clima era pacifico e sembrava che sarebbe rimasto tale, fino a quando un corno annunciò una novità.

Thranduil inclinò la testa di lato sollevando un sopracciglio per mostrare quanto fosse sospettoso nel vedere giungere nuovamente il generale di Lorien, senza avviso alcuno della visita.

“I miei omaggi Re Thranduil!” Lo salutò Haldir inchinandosi profondamente davanti al trono “Lieto di vederti vivo oltre ogni aspettativa!” Disse innervosendo il sovrano.

Le notizie sulle sue condizioni non erano trapelate ed anche se si era mostrato al popolo, Dale non aveva ancora avuto contatti con l’antico Re.

“Era me che cercavi, o notizie sul destino avverso che credevi mi avesse travolto?” Domandò Thranduil accavallando le gambe per far capire al generale che non si trovava più nel regno di Lorien ed era prioritario mostrare il rispetto che si deve ad un sovrano.

“La mia signora desidera incontrarvi!” Rispose Haldir ignorando la provocazione “Richiede urgentemente la vostra partenza!” Insistette.

“E perché dovrei essere io a scomodarmi, lasciando il mio regno incustodito?” Domandò Thranduil tollerando ben poco la sfacciataggine mostrata da Dama Galadriel che lo convocava come fosse un semplice paggio.

“Non conosco i motivi dietro la sua convocazione. Solo l’urgenza che ha nell’incontrarvi!” Si scusò il capitano di Lorien chinando il capo.

Thranduil strinse lo scettro che teneva nella mano destra. Lady Galadriel non aveva fatto altro che far nascere nuovi dubbi e timori.

Il fatto che volesse incontrarlo di persona non andava a suo favore.

Una parte di lui temeva fossero cattive notizie riguardo alle ragazze, l’altra tremava al pensiero di una minaccia ancora più oscura.

Sara attraversò le grandi porte della sala del trono, rimanendo di stucco nel sentire quando fosse assordante il silenzio al loro interno.

Questo era l’orario in cui il sovrano riceveva i suoi sudditi per aiutarli a risolvere qualsiasi tipo di problema o richiesta. Ci sarebbe dovuta essere parecchia gente che andava a veniva....

Si bloccò di colpo notando solo dopo aver fatto parecchi passi, un certo elfo che sperava di non rivedere più, che attendeva la risposta del Re con il capo chinato.

Si voltò ed a passo veloce uscì, cambiando subito in corsa appena ebbe passato le pesanti porte.

Per caso vide Hanna che andava nella direzione opposta alla sua ed anche se non conosceva la sua destinazione, la strattonò per il braccio con un “Corri!” concitato, costringendola a seguirla in quella fuga precipitosa.

Corsero fino agli alloggi reali, barricandosi dentro.

“Okay.....” ansimò Hanna non trovando affatto comodo il vestito che indossava, ne adatto alla corsa “Perché corri come se un Balrog ti stia alle costole?“ domandò notando l’espressione sconvolta dell’amica.

“Ho visto Haldir!” Rispose Sara tutto d’un fiato.

“Ma non era tornato a Lorien? E perché correvi? Ho rischiato una figuaccia con questo vestito!” Domandò Hanna chiedendosi inoltre perché il fatto la scioccasse tanto, ma non trattenendosi dal lamentarsi.

“A quanto pare no, visto che è nel tuo regno!” Sibilò Sara agitando le braccia come se fosse stata lei ad invitarlo.

“Okay. E allora?” Hanna non era convinta. C’era di più!

“Allora....?!” Sara cominciò a camminare in tondo, passandosi nervosamente la mani fra i capelli.

Alla fine di una specie di meditazione interna, la guardò apparendo estremamente a disagio “Ci siamo baciati!” Svelò, correggendosi subito “Lui mi ha baciata....” Se non fosse stata tanto sconvolta Sara avrebbe riso di fronte all’espressione di Hanna.

“È stata una cosa stupida!” Si difese agitando una mano davanti al viso dell’amica nel tentativo di farla riprendere.

Hanna non riusciva ad articolare un parola. Non c’erano mai stati segreti fra loro, ma questo era peggio di una bomba!

“Perché non me l’hai detto?” Sussurrò con un fil di voce.

“Perché.....” Sara si rese conto che nulla avrebbe potuto giustificare la sua mancanza di fiducia che si era trasformata in menzogna “Niente. È stato una cosa stupida!” Si corresse parlando da sola.

“Non pensi che lui creda che fosse una cosa stupida?!” Chiese Hanna sollevando le sopracciglia, andandoci giù pesante. Gli elfi non si lasciavano andare ad effusioni fisiche tanto facilmente quanto gli umani!

“Mi ha baciato e poi è sparito senza dire una parola! Cosa dovrei pensare?” Domandò Sara non sapendo come agire.

“Sento che c’è altro!” Hanna la mise all’angolo con uno sguardo che esigeva la verità.

“Potrei essere scappata e nascosta subito dopo......” Confessò Sara con aria innocente.

“Sara......molto maturo da parte tua!” Il rimprovero di Hanna si trasformò in un osservazione divertita.

“Per quale motivo mi sei venuta dietro? Solo per torturarmi?” Si esasperò Sara.

“Quando la tua migliore amica ti dice di correre, corri e basta!” Asserì Hanna come se fosse stato ovvio.

Le labbra di Sara si piegarono in un timido sorriso nel sentire quelle parole, ma durò un attimo prima che riprendesse a camminare nervosamente “Ovviamente gli piaccio....” affermò con occhi sognanti, per risvegliarsi immediatamente “No che dico, con gli elfi niente è ovvio!” Si infuriò.

“Ed ora è tornato....” realizzò sentendosi ancora più confusa “Perché è tornato?!” Le fece eco Hanna.

“Ehi, ricordi che Thranduil ha avuto una corrispondenza con Lorien?” Sara annuì.

“Forse Lady Galadriel ha portato un messaggio. Forse non c’entra niente con te....” Dallo sguardo “Sei seria?”dell’amica, Hanna comprese di non aver sconfitto i dubbi con quell’assurda ipotesi “Ma con gli elfi niente è ovvio....” si arrese.

“Vedo che cominci a capire....” brontolò Sara.

“Non sarà che abbia lasciato il suo regno per te, sarebbe da maniaco!” La prese in giro Hanna.

“Non mi farò coinvolgere da un altro elfo!” Annunciò Sara facendo alzare gli occhi al cielo ad Hanna di fronte a quella balla colossale “Via libera?!” Domandò temendo che Haldir si stesse improvvisamente dirigendo verso di loro.

Hanna aprì uno spiraglio controllando meticolosamente, riuscendo pure ad ignorare le guardie che la guardavano come se fosse appena uscita di senno.

Al suo segno affermativo Sara scivolò fuori e corse il più velocemente possibile a rifugiarsi nelle proprie stanze.

 

*

 

Aranel raggiunse la sua postazione.

Fanon la guardò male, ma dato che le coppie erano state scelte dal Professore, non poteva in alcun modo opporsi.

Nemmeno dare fastidio alla sua rivale era una buona idea, perché se volevano uscirne vittoriosi erano costretti a collaborare.

Arrivarono di soppiatto alle spalle degli avversari, pronti a colpire.

Ma essendo elfi sapevano che un’imboscata probabilmente si sarebbe evoluta in uno scontro frontale.

Fu uno della squadra rivale a scattare ed Aranel saltò agilmente su un albero con lo scopo di disorientarlo, mentre Fanon ingaggiava una lotta con spade di legno.

La Principessa essendo per metà umana, era cresciuta in fretta i primi anni di vita, fortunatamente sembrava aver rallentato dopo i cinque anni, ma era sufficiente perché entrasse nelle prime classi di addestramento.

I suoi compagni avevano molti più anni di vita dal punto di vista di un umano, questo poteva dare un vantaggio di fronte allo sviluppo rapido di Aranel che a differenza loro era ancora un po’ goffa nel muoversi agilmente.

Ma per gli umani, la rapida crescita andava di pari passo fra corpo e mente e la metà elfica sembrava esserne stata influenzata.

Aranel cadde su del muschio fresco, quando l’avversario la colse di sorpresa tagliandole la strada.

Si rialzò subito aggiungendo alla caduta una capriola. Sua madre le aveva detto che cadere poteva rivelarsi fatale solo in base a come si reagiva. 

Anche se imparava in fretta, Aranel non avrebbe potuto eguagliare un’elfa più grande di lei.

Era normale mettere alla prova i giovani. Per gli elfi di Bosco Atro sviluppare uno stile di vita basato sull’adattamento era essenziale dato che la foresta riservava sorprese anche a distanza di secoli.

Fanon trattenne a stento un grugnito di dolore quando l’avversario lo colpì alla mano facendogli perdere la presa sull’arma. In molti avrebbero ceduto, ma Fanon era molto orgoglioso.

Facendo parte di una famiglia nobile era suo dovere tenere alto il nome.

Raccolse il primo pezzo di legno che gli sembrò sufficientemente resistente per potersi difendere e deviò i colpi successivi, affidandosi esclusivamente alla propria agilità.

Aranel nel frattempo gioiva nel vedere l’altra arretrare di fronte al suo attacco imperterrito. Menava fendenti su fendenti, cercando di trovare un’apertura per poter colpire l’avversaria almeno una volta.

Sbucarono in una radura e con la coda dell’occhio vide altre numerose coppie che si erano date battaglia. Solo che a differenza loro, combattevano come fossero una sola persona, in un perfetto lavoro di squadra.

“Ora basta!” La voce potente di Alyon, l’insegnante, fu il via libera per permettere ai più grandi di atterrare i giovani con pochi o un colpo soltanto.

Come se niente fosse accaduto, gli studenti si misero in fila davanti all’insegnante.

Il supervisore passò accanto ad ogni coppia illustrando gli errori per correggerli, per questo Aranel fu sorpresa quando parlò con Fanon senza dirle niente.

“Fanon, imparare a fare lavoro di squadra è fondamentale. Il numero il più delle volte è decisivo!” Lo riprese ben consapevole dell’astio presente fra lui e Aranel.

“Ora in classe!” Ordinò Alyon con un gesto del braccio, venendo ubbidito immediatamente.

Mentre i ragazzi tornavano alla scuola, prese da parte la Principessa, attendendo che non ci fosse nessuno che potesse sentirli.

“Voi ascoltate quando vi si da un’indicazione precisa?” Chiese irritato.

“Si signore!” Rispose la Principessa sentendosi in difficoltà ma sforzandosi di non mostrarlo.

“Allora perché avete attaccato quando vi avevo raccomandato di lavorare sulla difesa?” Domandò l’insegnante unendo le mani dietro la schiena.

“Lei era sulla difensiva! Ero in vantaggio!” Si giustificò Aranel.

“Volete diventare una guerriera di prim’ordine?” Chiese Alyon ignorando quell’affermazione.

“Si signore!” Rispose Aranel chinando il capo.

“Allora imparate ad obbedire. Siate diligente, perché facendo di testa vostra finirete presto in pasto a un ragno!” La rimproverò indicandole la scuola.

 

*

 

Thranduil rientrò negli alloggi reali a tarda sera.

Hanna era intenta nel finire il capitolo designato di un libro quando l’elfo mandò in fumo i suoi piani. 

Abbassò il libro osservando i movimenti tesi del compagno e sbuffando lo gettò da parte senza cura “Che succede?” Domandò non sopportando i suoi silenzi carichi di rabbia repressa.

“Chi si crede di essere!?” Esplose il Re prendendo il primo soprammobile che poteva afferrare e lanciandolo contro al muro.

“Uno sbruffone saccente!” Affermò Hanna puntando un dito al soffitto.

“Come osa darmi ordini nel mio regno!” Si sfogò ancora il sovrano prendendosela con una sedia.

“Probabilmente crede di farlo, ma non è così!” Gli fece notare lei.

La furia di Thranduil venne spazzata via da un dubbio. Si voltò verso la ragazza alzando un sopracciglio scettico “Non sai nemmeno di cosa sto parlando!”.

 Hanna sgranò gli occhi fingendo di tirare a indovinare “Haldir?”.

Allo sguardo scrutatore di lui decise di chiarire “Sara voleva chiederti della pattuglia, ma l’unica cosa che è riuscita a fare è stata trascinarmi nelle nostre stanze!”.

“Perché ha rinunciato? Non avrà paura di me forse.....” si incupì il Re, solo un momento dato che un’altro pensiero gli fece cambiare idea “È successo qualcosa con Haldir?” Il silenzio che calò dopo tale domanda lo fece innervosire.

“Hanna!” La esortò a rispondere. 

Lei rimase impassibile, riprendendo il libro con estrema calma “Si, so cos’è successo, ma credo che non sia giusto che te ne parli io!” Si giustificò.

Thranduil sorrise, togliendosi gli stivali, i pantaloni e la tunica con lentezza. Si sporse sul letto e camminando carponi, fece capolino da dietro il libro che Hanna aveva messo fra loro nella speranza di evitare altre scomode domande.

“Impazzisco quando fai la misteriosa!” Disse afferrando il libro per lanciarlo lontano.

Hanna vide che indossava solo la maglietta e sorrise consapevole.

Si lasciò togliere la camicia da notte, non permettendo ai loro sguardi di distogliersi.

Thranduil torreggiava su di lei, potente e perfetto. Anche senza una corona appariva regale.

Lui si tolse la maglietta, permettendole di ammirare il suo busto scolpito, prima di unire le loro labbra con fervente passione.

Hanna lo accolse non temendo più quel contatto. 

Dopo il suo ritorno gli incubi erano diminuiti e lui era sempre stato presente per placare le sue preoccupazioni e confortarla. Il Re si era ristabilito completamente in poco tempo, facendole comprendere quanto fosse importante il loro legame.

Thranduil godette a pieno di quel momento di intimità, riuscendo a dimenticare i problemi appena insorti.

Di una cosa era certo. Qualunque notizia avrebbe dato la Dama di Lorien, non avrebbe permesso a niente e nessuno di dividerli.

 

 

*

 

Annael era giunto nella sala da pranzo notando fin da subito che l’attenzione generale era rivolta verso qualcuno in particolare.

“Io non lascerei mai che dei puzzolenti nani mi catturino!” Si atteggiò Fanon alzando il mento con orgoglio.

“Non erano dei nani qualsiasi, Thorin Scudodiquercia era il loro capo!” Gli tenne testa Lothìriel, provocando risatine derisorie dagli amici del bulletto.

“Questo non cambia niente! Erano nani!” Rispose uno di loro.

“Smettila Fanon!” “Oh guarda, il tuo fidanzato è venuto a proteggerti!” Rise Fanon osservando con appagamento la rabbia dell’altro.

“Lui non è il mio fidanzato!” Si difese Aranel che fino a quel momento aveva finto di non sentire ne vedere il suo rivale.

“Certo!” Finse di credere Fanon guardando i suoi spettatori con uno sguardo divertito, provocando l’ilarità generale.

“Sei geloso?” Lo provocò Lucilla sperando di metterlo con le spalle al muro.

“Zitta mortale!” Il sorriso scomparve dal volto del ragazzo, ma non mollò la presa.

“Non chiamarla così!” Aranel scattò all’istante, odiando a morte quel nomignolo.

“Perché?  Sto dicendo solo la verità lei è un umana, quindi mortale....come tua madre!” Lo sguardo di Fanon si illuminò nel trovare una breccia così facile e scontata “Tra pochi anni il suo corpo sarà fragile e debole. Mio padre dice che è questo che succede agli umani!” Infierì senza pietà.

Il silenzio calò nella sala, come se tutti non osassero neanche prendere fiato, aspettando la risposta prima di farlo.

“Sei un bugiardo!” Sibilò Aranel. Sapeva cosa accadeva agli umani, ma fino a quel momento non aveva minimamente pensato al coinvolgimento di sua madre e questo l’aveva terrorizzata.

“È la verità, gli umani sono mortali e non vivono molti anni rispetto a noi!” Asserì Fanon giocherellando con il cibo che aveva nel piatto.

“Ora sei tu il saputello!” Si fece avanti Lucilla non volendo concedergli l’ultima parola, per accorgersi che la sorella non si trovava più al suo fianco, e nemmeno Annael.

“Sei un maledetto!” Lucilla decise di continuare nonostante ora si trovassero in inferiorità numerica.

“Ho solo detto la verità...” affermò Fanon, per allontanarsi soddisfatto.

Nel frattempo Annael aveva seguito l’amica che pur di non parargli, si era chiusa in una stanza, fortunatamente, senza dare il giro di chiave.

“Aranel....” Annael si affacciò timidamente dalla porta, notando che l’amica si era nascosta dietro l’attrezzatura per l’addestramento “Dobbiamo andare a lezione!” Sussurrò nervoso.

“Lasciami in pace!” Sussurrò aggressiva la Principessa.

Il ragazzo obbedì, capendo di doversi fare coraggio.

All’interno del palazzo, il grande Re dei Boschi non si fermava mai. I compiti giornalieri erano numerosi ed estenuanti, ma non per questo doveva venirne meno.

Thranduil fermò il suo incedere, spostandosi sul bordo del corridoio che affacciava su un’ampia porzione dell’ala nord del palazzo.

Agli occhi di tutti poteva sembrare che stesse ammirando la reggia, troneggiando su tutto e tutti, ma le guardie individuarono ciò che il loro Re da tempo aveva notato: un piccolo elfo nascosto malamente dietro una colonna che sbirciava incerto.

“Hai intenzione di seguirmi tutto il giorno o ricorderai le buone maniere che si devono ad un Re?” Domandò Thranduil facendo sussultare il piccolo intruso.

Annael si fece avanti, timido e impaurito. Le guardie lo fissarono con disapprovazione.

Era consapevole che presto la voce sarebbe giunta a suo padre, ma non sapeva cos’altro fare.....

Thranduil abbassò la testa, osservando attentamente il piccolo ospite “Tu sei il figlio di Duinhir!” Non che ci fossero dubbi in quanto i tratti del viso tra padre e figlio fossero praticamente identici.

Annael annuì continuandosi a guardarsi i piedi. Era una pessima idea, ma a parte quella non gli era venuto in mente altro.....

“Rispondi al Re!” Lo riprese una guardia la cui pazienza si era esaurita.

“Si, mio signore!” Si corresse Annael con timidezza.

“Perché mi seguivi?” Chiese il sovrano apparendo calmo.

“Non avevo scelta, mio signore!” Si affrettò a rispondere il ragazzo.

“Annael!” In quel momento giunse l’ultima voce che il giovane elfo avrebbe mai voluto sentire. Perché da quando aveva conosciuto Aranel, si ritrovava in quelle scomode situazioni?!

Scappare era escluso, avrebbe peggiorato la situazione facendo credere a tutti che fosse un codardo, ma restare voleva dire confrontarsi subito con il padre, nessuna delle due era una buona opzione!

“Cos’è successo?” Domandò il Re ignorando la guardia appena giunta.

“Aranel....” sussurrò Annael facendo irrigidire il Re “Mi scusi mio signore, sono veramente....” “Silenzio!” Lo ammonì il sovrano elfico incenerendolo con lo sguardo.

Duinhir abbassò la testa, sentendosi avvampare di vergogna. Suo figlio non l’avrebbe passata liscia!

“Cosa stavi dicendo?” Chiese Thranduil, cercando di rimanere calmo per non spaventare ulteriormente il giovane.

“Aranel si è chiusa in un ripostiglio. Tra poco abbiamo lezione ma lei è molto triste....” Annael si sentiva bloccato, era un’impresa titanica provare a parlare, senza cercare anche di organizzare i pensieri.

Il Re fece un passo in avanti “Portami da lei!”.

Era inusuale, se così si può definire, vedere il sovrano elfico seguire il ragazzino all’interno della reggia e al di fuori di essa.

“Attendete qui!” Il Re non esitò minimamente nell’entrare nel luogo indicatogli da Annael, il quale poteva solo sperare che l’amica fosse ancora dentro.

Dopo uno sguardo veloce, abbassò gli occhi, terrorizzandosi davanti al viso furioso di suo padre, che però si sforzava a trattenersi in presenza del sovrano.

Sembrò passare molto tempo prima che la porta venisse riaperta.

Thranduil appariva contrariato mentre osservava la figlia allontanarsi con il suo amico al fianco.

“Duinhir!” Il richiamo scosse la guardia che si affrettò a rispondere “Mio signore!” Chinando il capo, accettando qualsiasi punizione gli sarebbe stata inflitta.

“Non posso ordinarti come agire con tuo figlio, ma si è mostrato un buon amico, come sempre. Mia figlia è fortunata ad averlo!” Disse il Re prima di avviarsi.

Duinhir sospirò sollevato, convincendosi a ridimensionare il rimprovero di quella sera.

 

*

 

Thranduil osservò con occhi stanchi il documento che doveva approvare. Il lavoro accumulato era stato recuperato, ma non per questo si era del tutto bloccato.

Sospirò, passando a diminuire la quantità di lettere a cui rispondere.

Ma la scritta che i suoi occhi catturarono lo fecero esitare.

“Lady Hanna di Bosco Atro”

Quella lettera veniva da Dale. 

E il mittente era Bard. Il primo istinto fu quello di gettarla nel camino, per ricordarsi delle parole di Hanna “Si è mostrato un alleato e amico in un momento critico!”.

Thranduil dovette riconoscere la propria gelosia e decise di tenerla a freno infilando la lettera nel mucchio così da poterla dimenticare.

Dei rumori lontani si fecero più assordanti e Thranduil sorrise, permettendo al suo corpo di rilassarsi sapendo a chi appartenessero le voci che man mano si facevano sempre più nitide.

La porta dello studio si aprì ed i gemelli entrarono come uragani, seguiti dalle sorelle maggiori decisamente più tranquille.

I figli più piccoli si sedettero sulle gambe del padre, mentre le altre due curiosavano in giro. Erano grandi, ma non per questo certe cose dovevano cambiare...

“Ada oggi a scuola sono stata la migliore nel riconoscere tutti i tipi di piante!” Raccontò Elanor gonfiando il petto d’orgoglio “Io invece sono arrivato secondo!” Si vantò Galador con ambizioni decisamente ridotte.

“Complimenti. Tra poco dovrò ritirarvi dalla scuola se imparate così in fretta!” Sorrise Thranduil accarezzando la testa di Elanor e baciando la fronte di Galador.

“Davvero?” Chiesero in coro i gemelli con gli occhi che brillavano.

Thranduil alzò un sopracciglio “Non vi dispiacerebbe smettere di apprendere?” Li stuzzicò.

I due sembrarono percepire la trappola perché si zittirono immergendosi in una conversazione fatta di sguardi e smorfie.

“Smettetela è ora di andare!” La voce di Aranel fece aggrappare i gemelli alla tunica del padre che le lanciò una domanda silenziosa.

La Principessa alzò gli occhi al cielo facendo notare al Re quanto gli assomigliasse.

“Luthien li sta cercando e lei si è offerta per aiutare!” Lucilla la guardò male sentendo che la stava incolpando.

“Ce la faccio da sola!” Rispose Lucilla incrociando le braccia al petto.

“Ma se ti perdi sempre nel palazzo!” L’accusò Aranel.

“Ragazze, non litigate davanti a me!” Le avvertì il padre. Entrambe si fissarono caparbie, per poi distogliere gli sguardi in contemporanea.

“Andate con loro!” Disse facendoli scendere gentilmente da sopra le sue ginocchia “E non scappate più da Luthien!” Decise di aggiungere.

“Ma quando si arrabbia fa paura!” Si giustificò Galador facendo sorridere il padre.

“Fa paura a tutti! Ora andate...” “Anche a te?” Thranduil venne preso contro piede da quella domanda inaspettata, ma il divertimento negli occhi di sua figlia gli fece ricordare che era una vera peste “Elanor, se oserai insinuare un’altra volta che il tuo Re e padre è impaurito, ti accompagnerò personalmente a scuola!” La minacciò con un ghigno, consapevole che l’unica volta che l’aveva supplicato, fonti interne gli avevano rivelato che i compagni di classe non avevano parlato d’altro tutto il giorno, facendo apparire i gemelli molto a disagio.

“No, no!” Rise la figlia correndo fuori dalla stanza. Era imbarazzante che suo padre la accompagnasse a scuola, per il semplice fatto che poi i suoi amici non facevano che parlare del Re per ore, facendo spesso insinuazioni cattive.

“Non vieni?” Chiese Lucilla vedendo che Aranel non si era mossa verso la porta.

“Non ancora!” Thranduil comprese e annuendo a Lucilla, la convinse ad andare.

Qualche giorno prima aveva tranquillizzato sua figlia nel sentirla condividere le paure sulla sorte della madre. Thranduil odiava mentire, così le aveva assicurato che avrebbe fatto in modo di far restare Hanna. 

Parlarle di ciò che era avvenuto anni addietro, cambiando la natura delle ragazze, non era per orecchie così giovani.

“Tu sei il Re....” sussurrò Aranel senza muoversi “È così!” Confermò il padre preoccupato.

“Non ti da fastidio?” Thranduil trovò la domanda strana, ma rispose comunque “Non è un compito facile!”.

“Non hai risposto alla mia domanda!” Si lamentò la Principessa con rabbia.

Il Re sospirò, vedendo molto di sé nella figlia “È un sacrificio poter passare poco tempo con voi, e con vostra madre, ma ho fatto un giuramento quando questa corona è stata poggiata sul mio capo....proteggere gli elfi di Bosco Atro, e non né verrò mai meno!” Aranel fece saettare gli occhi da una parte all’altra, come se volesse evitare lo sguardo del genitore.

Thranduil sospirò e si decise a chiedere “È successo qualcosa?”.

“Vogliono sempre il massimo!” Tirò fuori Aranel “Mi giudicano sempre!” Pianse rifugiandosi fra le braccia del padre che come sempre l’accolse.

“Chi?” Domandò il padre capendo che stava cominciando a sentirsi diversa.

“Tutti!” Singhiozzò la figlia.

“Aranel, essere la Principessa è un compito oneroso, ma non devi permettere loro di cambiarti o condizionarti in alcun modo!” La tranquillizzò e allertò.

“Come?” Chiese lei tirando su con il naso.

“Ricordando che l’unico parere a cui devi dare importanza è il tuo! Se credi di aver dato il massimo non c’è soddisfazione più grande!” Le fece notare “Anche la mia opinione e quella di tua madre devono essere aggiunte alla lista!” Thranduil rifletté ancora un po’ prima di aggiungere “Ed i tuoi fratelli. Spesso il loro giudizio ti sarà d’aiuto!”.

Aranel arricciò il naso confusa e sospettosa “È una lista molto corta!”.

“Non detestavi quella lunga?” Le chiese il padre divertito. La piccola annuì rasserenata.

Thranduil sospirò “Nonostante ciò che ti ho appena detto, quello che pensano gli elfi di Bosco Atro è molto importante...” “Ma Ada...” il padre la zittì con lo sguardo “Perché è solo ascoltandoli che sarai una grande Principessa!” Rivelò “Ma non permettere a nessuno di farti dubitare di te stessa!”.

Aranel lo trovò estremamente difficile il dover ascoltare tutto ma non proprio tutto. Però il suo Ada era ammirato e stimato in tutto il regno, forse un giorno anche i suoi amici avrebbero smesso di lanciarle sguardi critici, vedendola non solo come una Principessa.

 

*

 

Thranduil entrò nella sala da pranzo con nervosismo “Comincio a mal sopportare la tua sfacciataggine!” Disse andando diritto verso i calici sistemati su un vassoio d’argento che sembravano aspettarlo.

“Mio signore, non posso attardarmi ulteriormente, e non desidero deludere la mia signora....” cercò di farsi valere il capitano di Lorien “Il soggiorno non sarà lungo, ma è necessaria la vostra p....” Thranduil alzò una mano per zittirlo “Conosco a memoria le parole dietro alla tua ostinazione!” Disse avendo ormai esaurito la pazienza.

“Il mio popolo è ancora provato dalla battaglia. Una mia eventuale assenza in questo momento sarebbe catastrofica!” Chiuse il discorso il Re versandosi da bere.

“Rafforzare i rapporti tra due regni è una lieta notizia che potrebbe giovare al morale del vostro bosco!” Thranduil strinse il calice, ammirando in silenzio la scaltrezza nell’argomentare dell’altro.

Lo sguardo del sovrano si illuminò vedendo Hanna raggiungerli con un espressione divertita. Probabilmente l’intero palazzo stava ascoltando il battibecco.

“E l’avranno....” disse lasciando che la ragazza si avvicinasse “Prenderò moglie!” Hanna sbiancò, fissandolo a bocca aperta. Non molto differente fu la reazione del generale.

Questo momento durò un attimo, prima che Hanna gridasse di gioia, gettandogli le braccia al collo, con un salto spinto dall’euforia.

“Temevo che non me l’avresti mai chiesto!” Pianse di gioia.

Thranduil rise “Te l’avevo già proposto ricordi?”.

“Era una promessa, ora si avvererà!” Entrambi risero, per scambiarsi subito dopo, un bacio passionale come se volessero pronunciare i voti in quel momento.

Un gorgogliare ricordò loro che non erano soli.

“Torna dalla tua signora e riferiscile che non è mia intenzione mostrarmi irrispettoso, ma devo denigrare la sua richiesta. Appena mi sarà possibile lasciare il regno in sicurezza non tarderò a partire!” Spiegò Thranduil ben sapendo che non era saggio ignorare la Dama bianca.

Haldir si inchinò, sentendo una parte di lui sgretolarsi, travolta dalla sconfitta.

“Mio signore, si tratta del destino della vostra promessa, Lady Galadriel deve condividere informazioni vitali. Non posso accettare un rifiuto!” Disse infine.

“Hai affermato di non conoscere i motivi dietro la mia convocazione!” L’atmosfera cambiò di colpo e la serenità del Re venne spazzata via in un’istante.

Haldir ci mise un po’ a ritrovare la voce “Non avrei dovuto informarvi!” Confessò.

“Eppure l’hai fatto. Hai mentito e tradito la fiducia della tua signora!” Lo accusò il Re come se il torto fosse stato fatto alla sua persona.

“È della loro sicurezza che bisogna decidere. Non potete tardare!” Lo ignorò l’elfo di Lorien.

“Vi interessa? Conosco bene il disprezzo che gli elfi del bosco dorato hanno nei confronti dei mortali, voi saresti l’eccezione!” Lo derise il Re ancora più sospettoso.

Hanna si irrigidì, sentendo le sue guance scaldarsi mentre le tornava in mente la fuga di qualche giorno prima.

“Mio signore, vi prego. Desistete e seguitemi nel mio viaggio! E nel suo interesse!” Haldir cambiò completamente approccio smuovendo leggermente la coscienza del Re.

Hanna osservò il compagno. L’elfo era teso, sembrava che una lotta interiore stesse avendo luogo dentro di lui, perciò decise di intromettersi “Vai!” Sussurrò poggiando le mani sulle sue braccia rigide.

“Hanna....” “Io organizzerò la cerimonia, ma tu non puoi ignorare una notizia del genere!” Insistette sperando di non pentirsene.

“Non mi muovo!” Si piantonò lui. La ragazza sospirò. Ricordava bene quanto la sua assenza l’avesse svantaggiata ed era normale che fosse suo desiderio proteggerla.

“Sono la tua promessa. Nessuno oserà farmi niente! Ma se un pericolo si profila all’orizzonte vorrei essere preparata!” Tentò nuovamente di convincerlo.

Thranduil la osservò per interminabili minuti, soppesando attentamente le sue parole.

Alla fine si arrese e rispose “Sarò veloce! È mio desiderio mettere l’ultima parola sull’organizzazione del matrimonio!” Rassicurandola il più possibile.

“Non ne avevo alcun dubbio!” Rise Hanna sentendo l’euforia tornare.

 

*

 

Thranduil fermò il megacero una volta raggiunta la destinazione.

I suoi soldati aspettarono rispettosamente che discendesse dalla cavalcatura per poi imitarlo.

Si avviò, non riuscendo ad attendere di essere accolto, costringendo i suoi elfi a lasciare i cavalli e corrergli dietro.

“Sei qui....”una voce, anzi la voce nella sua testa lo fermò “Mostrati!”Ordinò furioso.

“Sapevo che non ti saresti tirato indietro!”Thranduil tremò di rabbia. Odiava sentirsi prevedibile e quindi vulnerabile.

Una figura si palesò davanti a lui, cogliendolo di sorpresa. Non l’aveva sentita arrivare.

“Calmati Thranduil Oropherion, non siamo nemici!” Lo placò Lady Galadriel avanzando con calma e sicurezza.

“Questo è da vedere!” Disse Thranduil più che deciso a mostrare solo rabbia e disprezzo.

Ma se l’umore del Re era un preludio di un imminente perturbazione, si scatenò a pieno durante la riunione tenuta solo poche ore dopo.

“Mi stai dicendo che Hanna è comparsa nelle tue visioni anni prima della mia scomparsa?” Il Re di Bosco Atro non poteva credere alle proprie orecchie. Suo cugino non gli aveva mai accennato uno scenario del genere.

Thranduil era spaventato, Lady Galadriel poteva vederlo chiaramente, sentendosi impotente davanti a quell’antico Re che aveva resistito contro un destino avverso ed era sopravvissuto contro ogni probabilità.

Scambiò uno sguardo preoccupato ma deciso con il marito che si affrettò a rispondere “Esatto!”.

“Perché hai taciuto allora? Perché tediarmi ora, quando è oramai troppo tardi?” Thranduil percepì i dubbi di Mìnaothon, il capo del consiglio del suo regno e Amdir, diventare improvvisamente parte di lui, odiandosi per quello.

Perché si erano incontrati in quel modo? Non avrebbe mai rimpianto il momento in cui i suoi occhi si erano posati su di lei, ma erano necessarie frusta e catene?

“Non avevo idea che le vostre strade fossero intrecciate, i Valar non condividono molti dettagli proprio per impedirci di intervenire rischiando di cambiare irrimediabilmente ciò che è scritto!” La signora di Lorien frenò i pensieri del Re di Bosco Atro, che strinse i pugni, cercando di ritrovare il controllo e fermare il tremore che lo stava attraversando.

“Thranduil....” Celeborn parve capire che qualcosa non andava, cercando di attirare l’attenzione del cugino.

“Nulla accade per caso!” Thranduil sollevò lo sguardo, assottigliando gli occhi verso l’antica Dama “Tu sai!” Affermò consapevolmente, portando d’istinto una mano sull’avambraccio destro, dove un segno imperituro era stato impresso nella carne. 

Galadriel annuì. Non c’era bisogno di spiegare cosa.

“Non hai ceduto alla vendetta, sei riuscito a cogliere qualcosa che noi credevamo perduto negli uomini!” Disse Lady Galadriel cercando di fargli vedere ciò che aveva potuto osservare lei.

Il respiro del Re accelerò, gli occhi erano spalancati, fissi ad osservare qualcosa che solo lui poteva vedere. Si passò una mano in testa come se stesse tentando di scacciare via un ricordo “Ho smarrito me stesso!” La accusò d’improvviso.

“Sarebbe stato più semplice mollare!” Le diede man forte il marito con cui non aveva segreto alcuno.

“Un mostro partorito da eventi infausti ha preso vita dentro di me!” Urlò Thranduil alzandosi di scatto.

“Il male ha contagiato la tua anima tempo fa!” Rispose calma Lady Galadriel, percependo quella vena di oscurità che il Re era sempre riuscito a tenere sotto controllo, farsi potente.

“Il fuoco del drago è un evento dimenticato!” Sussurrò Thranduil più a se stesso che ad altri.

“Ma ha permesso al male di corromperti. Un’elfo sarebbe semplicemente svanito se fatto prigioniero per decenni!” Gli ricordò il cugino.

Thranduil gli rivolse uno sguardo di fuoco “E cosa sarei io?”.

“Non distorcere mie parole!” Si difese Celeborn irato.

“Non lo faccio. Posso scorgere i tuoi pensieri nitidi!” Disse Thranduil inclinando la testa indietro con uno sguardo di disprezzo.

“Quell’umana potrebbe essere l’anello di congiunzione che stavamo cercando!”

Thranduil afferrò il proprio calice per scaraventarlo contro un muro con tutte le forze “Non la userete per il vostro divertimento!” La voce, unita al rumore del vetro in frantumi, allertò le guardie.

“Thranduil, ognuno di noi dovrà svolgere il proprio ruolo nella guerra che sta arrivando!” Tentò di ricordargli Lady Galadriel mentre il consorte scacciava i soldati attirati da un discorso che stava degenerando.

“Non mi interessa!” S’impose il Re, non volendo sentire ragioni.

“I tuoi pensieri non sono determinanti. Abbiamo bisogno che sia lei a decidere!” Gli spiegò Celeborn cauto.

“Mai! Non si tirerà indietro anche se voi voleste condurla verso morte certa!” Thranduil contrattaccò con inaudita ferocia appena il discorso tornò sull’umana.

“Non spetta a te decidere!” Ammise Lady Galadriel affranta di vederlo tanto fragile.

“Se le accadesse qualcosa svanirei! Complotterete condannando un regno alla sconfitta?” Gridò Thranduil furioso che non capissero.

“Tua figlia prenderà il posto che le spetta!” Rispose Celeborn tentando di riportare la calma.

“Non osare nominarla.....e Legolas?” Chiese atterrito il Re. Era il primo in linea di successione, cosa gli sarebbe accaduto di tanto infausto, da impedirglielo?

“Lui avrà un’altro compito!” Disse Lady Galadriel senza mezzi termini.

“Thranduil....” lo chiamò sapendo che non avrebbe ascoltato “Hanna ricucirà vecchie alleanze. Questo la allontanerà da te, ma per il bene della Terra di Mezzo non la dovrai fermare!”.

Come previsto, il Re si alzò e ritirò con un comportamento che poco si addiceva ad un sovrano. 

Celeborn sospirò rammaricato. I due sposi si scambiarono un occhiata d’intesa annuendo. Haldir comparve nella sala pochi secondi dopo essere stato convocato “Non possiamo rischiare. Lady Hanna deve essere informata!” Il generale si inchinò, più che propenso a non deludere nuova ente i suoi signori.

 

*

 

La mattina di qualche giorno dopo Hanna andò in biblioteca volendo trascinare Sara agli allenamenti essendosi resa conto che si stava nuovamente nascondendo. Ma essere la compagna del Re aveva i suoi vantaggi e trovarla fu una passeggiata.

“Sara....” sussurrò non volendo disturbare gli elfi già presenti.

L’amica tremò, cominciando a sfogliare le pagine di fretta, come se cercasse qualcosa in particolare e non stesse fissando il vuoto fino a pochi secondi fa.

“Si sono qui da qualche parte......” riuscì a dire solo per alzare lo sguardo e trovare lo sguardo annoiato dell’amica “Hanna non penso più a lui!” La tranquillizzò, facendole corrugare la fronte in modo offensivo “Eh invece tu non mi credi!”.

“Bhe ti crederei se non ti avessi trovata a spulciare libri che lo riguardano!” Disse Hanna vedendo che molti dei tomi si riferivano al regno di Lorien.

“Ti sbagli di grosso!” Balbettò l’altra agitando una mano.

Hanna la ignorò, trascinandola di peso fuori dalla biblioteca “Scusami tanto se sono qui a ricordartelo, ma lui è scomparso, ricomparso per ignorarti e poi è nuovamente andato via!”.

“Devi migliorarti nel dare sostegno morale!” Sara era a disagio nel vedersi forzata ad affrontare un discorso che si era impegnata ad evitare.

“E tu continui a struggerti per lui dando prova di non avere rispetto per te stessa!” La riprese Hanna rattristata dalla situazione.

“Apprezzo molto il tuo tatto!” Sbuffò Sara comminando con passo lento per i corridoi.

“Tu vivi....nel passato! È tempo di guardare avanti....è acqua passata, basta!” Cercò di convincerla l’amica.

“Sono piena di impegni. Lavoro molto...” disse Sara affettandosi verso la prima meta che le si sarebbe palesata davanti.

“Siamo le pupille de Re. Lavoro è una parola a noi sconosciuta!” Affermò Hanna rendendosene conto per la prima volta.

“Bhe io voglio tenermi impegnata! Devo fare bella figura in caso un pretendente si faccia avanti!” Tentò di convincersi Sara. Senza successo....

“Okay. Questo deve finire. Adesso noi ci alleniamo. Vuol dire che tireremo con l’arco, ci affronteremo con spada e pugnali......e faremo anche molto tardi!” Le disse Hanna mentre la trascinava verso la sua stanza per farla cambiare con abiti consoni all’allenamento.

“In realtà non so se me la sento di allenarmi...ho studiato la storia di Arda fin dall’alba!” Tentò di svignarsela Sara.

“Quanto sei ingenua, tu pensi che ti stia dando un'alternativa!” Disse Hanna spingendola nella stanza dopo aver aperto la porta.

Una volta pronte corsero per i corridoi ridendo e scherzando, ritrovandosi il cuore nel petto vedendo improvvisamente il generale Haldir.

L’elfo, più deciso che mai, saltò i convenevoli “Lady Hanna, voi sarete colei che farà rinascere le vecchie alleanze, e vi ritroverete in prima linea con i vostri simili sul campo di battaglia della guerra che tra poco imperverserà per tutta Arda rischiando di far cadere il nostro mondo nelle tenebre!”.

Passato il primo momento di shock, Hanna scosse la testa e chiese “È una profezia?” Poi un ricordo la fece sospettare che ci fosse sotto qualcosa “Ma tu non eri quello che non sapeva niente?”.

“Mia signora, Lady Galadriel richiede la tua presenza!” Haldir si comportò come se non avesse udito nulla.

Hanna alzò gli occhi al cielo, ed anche se aveva paura, decise che era arrivato il momento di smetterla di nascondersi “La ringrazio molto. Vado a prepararmi, partiremo appena sarò pronta!”.

Avrebbe raggiunto il suo compagno.

“Thranduil non apprezzerà che lasci il regno mentre è via!” La sua coscienza, ovvero Sara, non tardò a farsi sentire.

“Chiudi la bocca!” La liquidò nervosa che condividessero le stesse preoccupazioni.

“Lady Sara, voi potete restare. Il Re sta tornando!” Ma entrambe le ragazze si resero conto che quello non era un consiglio. E Thranduil stava tornando, perché doveva andare da sola? Uno sguardo pieno di dubbi precedette lo sfogo della brunetta.

“Mi state prendendo in giro!?” Esplose Sara che fino a quel momento era riuscita a trattenersi per il bene di Hanna. Ma sopratutto perché quell’argomento la incuriosiva non poco.

“Credo di no!” Sorrise internamente Hanna.

“Voi andate in girò a baciare e illudere tutte le dame del regno?” Attaccò Sara facendo centro nel puntare all’onore dell’elfo.

“Vi sbagliate!” Rispose lui stoico “Ah mi sbaglio?” La ragazza si irritò ancora di più.

“Sara 1 .....generale Lorien 0!” Calcolò Hanna tutta contenta di sé stessa.

“Ho commesso un errore, non ricapiterà!” Sara avvampò sia di rabbia che di vergogna. Come si permetteva di sminuirla in quel modo?!

“Come quando avete mentito al Re?” Hanna non riuscì a trattenersi, andando in soccorso della sua migliore amica.

“Un errore? Ma si fregatevene, tanto di me non vi importa nulla, voi volete solo lei!” Sara non ragionava più, livida di rabbia. Hanna si sentì male per lei, anche se lo evitava, era chiaro che provasse qualcosa per quell’elfo meschino e scortese.

“Dobbiamo andare mia signora!” L’esortazione di Haldir fu l’ultima goccia.

“Io non mi muovo! Dite alla vostra signora che non hanno fatto un gran lavoro insegnandovi le buone maniere!” La fedeltà alla loro amicizia prevalse e Hanna si allontanò a testa alta, seguita dall’amica.

Sara sentì le lacrime pungerle gli occhi quando con un’occhiata, vide l’elfo voltarsi senza la minima esitazione.

 

*

 

“Sara!” Un leggero bussare alla porta venne interrotto dalla voce imperiosa del sovrano.

Sara si trascinò fuori dal letto dentro al quale aveva provato a sprofondare, lontano da tutto e tutti.

Aprì la porta e vide Thranduil sentendosi libera di sbeffeggiarlo “Voi elfi avete un pessimo tempismo!......” Sara ammutolì appena scorse le due guardie che scortavano il Re “Posso rimangiarmelo?” Chiese incerta.

“Desidero parlati, in privato!” La ragazza annuì, facendo accomodare il sovrano nelle proprie stanze.

Un cipiglio sorpreso le fece alzare le sopracciglia “Sei appena tornato!” Si rese conto notando che il Re indossava ancora gli abiti da viaggio.

“Haldir sta mettendo a dura prova la mia pazienza!” Thranduil la ignorò e senza perdere tempo cominciò la camminata nervosa appena la porta venne chiusa.

“Chi l’avrebbe mai detto che fosse tanto impulsivo!” Cercò di scherzare Sara per ammutolirsi nello scorgere lo sguardo indagatore del Re su di sé.

“Che....cosa succede?” Chiese esitante.

“Non ti ha fatto del male?” Domandò Thranduil avvicinandosi a lei con uno sguardo penetrante.

Sara trovò le sue mani improvvisamente molto interessanti, resistendo eroicamente dallo scappare di corsa da quella stanza seduta stante.

Doveva riconoscere che non si limava le unghie da troppo tempo, aspettare avrebbe voluto dire vedere una spezzarsi....

“Me lo diresti vero?” Con un occhiata fuga vide sincera preoccupazione negli occhi dell’elfo e si chiese cosa poteva aver mai fatto perché fosse riuscita a trovare un amico del genere.

Sorrise leggermente. La parola amico la rendeva ancora euforica al solo pensiero!

Sara esitò, per balbettare indecisa “C-ci sono cose che devono rimanere s-solo fra donne!”.

L’espressione delusa sul viso del Re la convinse a smettere di evitare quell’aiuto sincero “Mi confiderei senza la minima esitazione!” Aggiunse poi.

L’elfo non appariva rasserenato, anzi, l’ultima frase lo fece adombrare ancora di più “Ho dato disposizioni alle guardie di tenerlo lontano da voi!”.

“Cos...perché?” Si scandalizzò Sara, anche se una parte di lei era molto sollevata.

“Osare agire in questo modo. Ti chiedo perdono per ciò che hai dovuto passare!”

Certo che lo sapeva, dopotutto era il Re.

Sara sospirò sentendosi sollevata “Grazie....sai dopo Audial credo sia troppo presto. E inoltre il suo comportamento non fa che confondermi....” “Audial?” Thranduil aveva già sentito quel nome e non gli ci volle molto per ricordare.

“Si, il soldato morto.....te ne avevo parlato!” La ragazza non stava guardando l’elfo, altrimenti i sarebbe resa conto che qualcosa non andava.

“Che c’entra lui?” Per quanto si sforzasse, il sovrano non riusciva a capire perché la ragazza avesse messo in mezzo quel soldato.

“È l’altro elfo con cui speravo potesse nascere.....tu non parlavi di quello?” Comprese infine Sara notando il suo smarrimento.

“Hanna mi ha detto di come si è rivolto a voi, facendo sembrare che la tua presenza sia inutile......” illustrò le sue argomentazioni l’elfo, insospettito.

“È successo qualcosa tra voi prima di questo fatto? È per questo che sei scappata quando l’hai visto al suo arrivo a Bosco Atro?” Chiese tentando di controllare la rabbia.

“Come fa a sapere della fuga.....giusto Hanna!”Si chiarì le idee Sara non sapendo come eludere quelle domande.

Appena scorse gli occhi sfuggenti dell’amica e la vide irrigidirsi, l’elfo decise di chiarire a gran voce “Sara! Voglio solo proteggerti!”.

“Forse non devi. Forse è quello giusto!” Balbettò Sara, parlando più con se stessa.

Thranduil assottigliò gli occhi, non comprendendo come fossero arrivati a parlare di un consorte “E come potresti saperlo?” Chiese muovendosi cautamente.

“N-non è stato scortese!” Asserì Sara gettando le mani in avanti, come a proteggersi dall’umore dell’elfo che non faceva che peggiorare.

“Ti ha aggredito?” Domandò serio e preoccupato.

“Bhe.....possiamo dire che è stata un’aggressione molto....piacevole!” Sara sorrise al ricordo, arrossendo un po’ troppo. Ma venne tirata fuori dalle fantasticherie dall’espressione sconvolta del Re.

“N-no, aspetta....lascia che ti spieghi....” tentò di placarlo, mai ormai era troppo tardi....Thranduil uscì come un uragano, quasi sbattendole la porta in faccia. “Dannazione!....è peggio dell’avere un padre iperprotettivo!” Si disperò. 

Tempo due secondi ed uscì alla ricerca di un Re infuriato.

 

*

 

Duinhir marciava fra i corridoi del palazzo, l’atmosfera era tranquilla, ma avendo dei Principini da sorvegliare, le guardie stavano allerta, cambiandosi spesso di posto, per poter avere un maggior controllo di ogni angolo del palazzo.

Il Re in persona svoltò l’angolo comparendo nella sua visuale, lo seguivano Amroth e Cùthalion rispettivamente un elfo Sindar e l’altro Silvano, suoi grandi amici.

Apparentemente il sovrano si stava dirigendo verso il prossimo impegno a lui richiesto, ma Duinhir aveva servito quell’elfo per molti secoli prima della sua scomparsa e comprese che qualcosa non andava!

Decise di seguirli, preoccupato dell’incolumità del Re.

Si diressero verso l’ala dove alloggiavano gli ospiti e sussultarono nel vedere il sovrano afferrare rudemente il generale di Lorien.

“Vieni accolto con tutti gli onori nel mio regno, metto a disposizione il mio tempo per ascoltare le richiese della tua signora....” Thranduil scosse l’altro elfo con ferocia “Ed è così che mi ripaghi?”.

Haldir lo studiò attraverso lo sguardo e il Re riuscì a spiegarsi nonostante l’ira divampasse indomabile “Hai importunato Lady Sara e cercato di manipolare la futura regina. Lo neghi forse?”

“Perdonate.....” comprese l’altro “Non sapevo che l’umana fosse già impegnata con voi!” Decise di deriderlo, sentendo l’orgoglio bruciare a causa di quella posizione che lo faceva apparire debole.

“Hanna è la mia compagna!” Lo corresse subito il sovrano “Sara è la mia più cara amica e sei uno stolto se pensi che lascerò correre....” gli occhi del Re ardevano come bracieri.

“L’attenzione della mia signora è per la futura regina, nessun’altro. Era mia intenzione informarla per permetterle di fare la scelta giusta!” Si giustificò il generale.

Purtroppo il Re abboccò alla provocazione “Credi sia così facile separarci?”.

“Ha un anima pura. Dobbiamo evitare che sia impreparata quando....” “...non lo sarà. Io la proteggerò!” Dirigere il discorso verso quell’argomento fu una decisione sbagliata, ma Haldir non demorse “Lei deciderà del suo futuro!”.

“Non parlare di questo! Non sei nessuno per lanciare sentenze!” Lo avvertì non volendo dilungarsi ulteriormente su quell’argomento “Hai approfittato di una nobile fanciulla...” Thranduil abbassò il tono della voce all’improvviso, come se si fosse reso conto solo in quel momento di stare urlando “...mi hai offeso!” Sibilò con un tono profondo, cambiando discorso.

“Lei non era la vittima, e non è una bambina, sapeva bene di cosa si trattava!” Thranduil ringhiò, voltandosi di scatto per lanciarlo sul pavimento, lasciandosi controllare dall’ira, senza sentirsi in difficoltà come quand’era alla presenza fastidiosa della Dama di Lorien.

Le guardie rimasero impietrite ad osservare la scena. Non comprendendo la motivazione dietro all’agire del sovrano, trovandolo troppo aggressivo ma non riuscendo a interferire.

Una voce lontana, oppure era un ricordo, ma Thranduil risentì quel nome che per più di un secolo aveva rischiato di fargli perdere l’identità.

Voleva ferirlo, desiderava sentirlo urlare, non solo perché era la cosa giusta da fare.

“Thranduil!” La voce di Sara lo riscosse e sentire le sue mani sul suo petto spezzarono ciò che lo stava riportando indietro.

“Non farlo!” Gli occhi di Sara catturarono i suoi, con uno sguardo supplichevole “Ti prego!”.

La ragazza vide un pizzico di paura colorare quegli splendidi occhi, prima che la maschera di gelida compostezza calasse al suo posto, ma lo sguardo si perse in immagini che solo il Re vedeva.

Sara lanciò un occhiata indagatoria verso Haldir, notando come si fosse messo in piedi e osservasse la scena con preoccupazione.

Senza preoccuparsi della presenza degli altri, la ragazza lo abbracciò forte per fargli percepire la sua presenza. Thranduil si aggrappò a lei, il viso impassibile, ma i suoi gesti trasmettevano un messaggio opposto.

Improvvisamente il Re interruppe quel contatto ed ignorando Duinhir si avviò verso le proprie stanze, portando però, Sara con sé, stringendo la sua mano come un ancora di salvezza.

 

*

 

Hanna si era precipitata nella stanza quando una giovane cameriera l’aveva praticamente placcata per informarla che la sua presenza era richiesta con urgenza dal Re.

L’aveva incontrato poco tempo prima, riferendogli della presenza sgradita e lui era corso da Sara appena terminato il racconto, seminandola. 

Si era messa a cercare nei soliti posti dove Sara si rifugiava dato che dopo lo spiacevole incontro si erano divise, volendo rimuginare in pace.

Ma non aveva fatto in tempo a trovarli che la serva l’aveva fermata.

La paura era andata via nel vedere il Re illeso, ma lo sguardo di Sara che si torceva le mani in un angolo del salottino, le fece capire che qualcosa non andava.

“Thranduil!” Lo chiamò osservandolo attentamente nel vederlo curvo sul tavolo, con entrambe le braccia che sembravano non essere abbastanza forti da sostenerlo.

“Vai via!” Una specie di ringhio si levò dal sovrano, ma nessuna delle due diede retta a quel principio di burrasca.

La futura regina poggiò la testa sul braccio del compagno, dandogli leggere carezze, contenta di rivederlo a casa, ma testarda ed irremovibile sulla richiesta di lasciarlo solo.

“Non lo farò!” Hanna venne spinta con forza lontano dalle braccia che fino a quel momento l’avevano sempre accolta con amore.

Nonostante lo shock dato da quel gesto, tentò di ignorarlo con tutte le proprie forze, cercando di mantenere la calma “Sei appena tornato, che è successo?”.

Rispose solo il silenzio.

“Cosa ti ha detto Lady Galadriel?” Stavolta il tono della voce era più concitato preoccupata che le notizie non fossero buone. Eppure le era apparso calmo al loro primo incontro.

“Niente!” La zittì lui. 

“Conosco i tuoi silenzi! Cosa non mi stai dicendo?” Chiese Hanna caparbia.

“L’avrei ucciso!” Quel sussurro la disorientò ancora di più...

“Ma non è successo!” Per non parlare dell’intervento di Sara.

“Ti sembra il momento?” Le sibilò contro Hanna, ricevendo un cenno affermativo dall’amica.

“Potrei ferire la mia gente!” Protestò Thranduil fracassando un oggetto contro al muro.

“.....non dire assurdità!” Lo contraddisse Sara dopo un millisecondo di esitazione.

“Cos’è successo?” Domandò Hanna capendo che doveva essere successo qualcosa fra loro.

“Io volevo ucciderlo. L’avrei fatto....” disse il Re osservando un punto imprecisato del pavimento “No. Non è vero!” Lo bloccò subito Sara.

“Si invece! Ho rischiato di perdere il controllo!” Si infuriò maggiormente il sovrano.

“Ma non è successo!” Tentò di contenerlo la bruna.

“Dovremo aspettare che ferisca qualcuno?” La derise l’antico elfo.

Hanna fissò Hanna e lei comprese la muta domanda “Ehm, ha aggredito Haldir per il nostro bacio...” “Non sarebbe stato meglio informarlo...” Hanna posizionò le mani con i palmi rigidi davanti a sé “....una volta che il generale fosse stato al di fuori del regno?!” Chiese muovendo le mani verso destra alla parola “fuori”.

“E non hai perso il controllo!” Insistette Sara, non badando a quel rimprovero “In battaglia avresti ucciso senza pensarci due volte. Veloce e letale ricordi?” Tentò di tirarlo su.

“Volevo farlo....” sussurrò Thranduil sentendo un brivido gelido percorrergli la schiena al ricordo “Potrei ferire qualcuno dei miei sudditi....” realizzò, sapendo che non poteva, non doveva rischiare!

“Haldir non è un elfo di questo regno....” precisò Sara assottigliando le labbra sotto gli sguardi penetranti che i due le riservarono “.....solo per dire!” Biascicò.

“Ma è un parente. È abominio uccidere un nostro simile!” Rimase ben fermo il sovrano, rimproverandosi tale debolezza.

“Siamo abominevoli!” Affermò Hanna offesa, incurvando le labbra all’ingiù in una smorfia di irritazione mista a incredulità.

“No. La nostra era sopravvivenza, era guerra!” La attaccò Sara non volendo che quella discussione si trasformasse in litigio “E comunque non parliamo di noi!” Ricordò.

“Già, tu non faresti mai del male alla tua gente!” Si riscosse Hanna sapendo che sarebbe stata un impresa ardua tranquillizzare il Re.

“Come pretendi di esserne certa?” Esplose lui indignato “Tu non mi conosci completamente!”.

Un’espressione sconcertata trasparì dal volto di Hanna che si sentì ferita nell’udire tali parole “Ora è colpa mia!?”.

“Hanna....” “Stai zitta!” Sara obbedì riluttante.

Perché doveva distorcere le parole dell’elfo?!

“C’è un motivo per cui non ti ho mai parlato di ciò che è avvenuto prima che ci incontrassimo!” Disse Thranduil rifiutandosi di incontrare il suo sguardo, ma ergendosi fiero ed elegante come se niente fosse.

“Sul serio?” Finse di sorprendersi Hanna, sempre più arrabbiata.

“Mi vedresti diversamente.....” Affermò Thranduil “Oggi ho perso il controllo.....e devo fare in modo che non riaccada!” Decretò, non sapendo come avrebbe fatto....

Hanna si infuriò, capendo il significato di tali parole “NO! NON TI AZZARDARE! Non.....tenermi fuori!”.

Vedendo che il discorso era cambiato, vertendo sulla loro relazione, Sara tentò di scivolare via, come una foglia trasportata dal vento “Io vado eh.....”.

“Non ti muovere!” La bloccò Hanna “Thranduil io e lei ti abbiamo visto combattere....” con un grosso sospiro, tutta la tensione venne rimossa e parlò con una voce più calorosa “Contro i romani era diverso dall’ultima battaglia combattuta. Ho visto che eri diverso! Ma hai passato l’inferno! Secoli bui, incatenato nell’oscurità....voi elfi siete creature della luce, puoi permetterti di perdere il controllo!” Disse cercando di confortalo.

Con uni sguardo, Sara comprese che l’amica le chiedeva un’aiuto “Ma non faresti mai del male alla tua gente...” iniziò “...in questi anni il regno ha prosperato grazie a te! Hai pagato un caro prezzo per la vittoria, ma nessuno ti condanna per quella guerra inaspettata!” Non sapendo bene dire di fronte alle terribili perdite che avevano subito.

“Se sentirai di perdere il controllo....cercami, non ti allontanerò!” Salvò la situazione Hanna.

“Che poi non credo non ti sia contenuto......tra i ribelli hai sempre reagito così quando qualcuno si avvicinava a noi.....o osava solo guardarci....” ragionò ad alta voce Sara.

“Oh, ora sarebbe normale?” La fulminò Hanna per quel commento non necessario.

“Stavo dicendo....” Sara, nel tentativo di proteggersi, venne interrotta “Tra gli elfi non deve accadere. Seguirò il vostro consiglio, ma se dovesse riaccadere......” “Cercami!” Hanna finì per lui la frase. Avvicinandoglisi, certa che questa volta non sarebbe stata scacciata.

“Non sarà facile se tu partirai.....” disse il Re sconvolgendo le ragazze.

“Cosa?” Chiese Hanna.

“Che?” Domandò Sara fissando l’amica come se si aspettasse che sapesse più di lei.

Thranduil sospirò. 

Avevano iniziato una ribellione, non avrebbe tenuto all’oscuro Hanna, non le avrebbe impedito di scegliere. L’amava, e non poteva incatenarla a sé.

“La dama di Lorien afferma che grazie a te saremo uniti in guerra. Ma dovrai lasciare questo regno affinché ciò sia possibile!” Le disse accarezzandole una guancia, come se temesse di vederla partire all’istante.

“Perché non volevi dirmelo?” Chiese Hanna sconvolta.

“Vogliono il tuo aiuto solo perché sospettano qualcosa. Non gli importa della tua incolumità, tu sarai un’altra delle loro pedine che sacrificheranno in una guerra che deve ancora sopraggiungere!” Le spiegò con un velo di odio nel tono.

“Non è così. Se devo convincere e lottare contro i miei simili, sono pronta!” Prese posizione Hanna con fervore.

“E che ne sarà di me? Dei tuoi figli?” Chiese il Re, ma il suo tono non celava un accusa, solo tristezza.

Sara osservava in silenzio, volendo sia sentire la risposta, che uscire lasciandoli alla loro privacy.

“Ehi! Ogni volta che andavi a combattere lasciandomi sola non ti ho fatto pesare la tua scelta!” Si lamentò Hanna.

“Era diverso!” Ribatté Thranduil.

“Davvero?” Hanna non la vedeva allo stesso modo.

“Non avevamo alcuna possibilità di scegliere....” le ricordò lui.

“Perché ignorare tutto e tutti è una scelta saggia invece!” Non si arrese lei.

“Potrei perderti!” Hanna esitò, per stringere le proprie mani con le sue e guardarlo intensamente negli occhi “Rischio anche qui. Se mi ami davvero, smettila di mentirmi e tenermi all’oscuro!” Lo supplicò.

Thranduil sciolse il contatto con un rapido gesto ed uscì dalle stanze senza dire una parola.

 

*

 

Quella mattina Calien entrò nelle stanze di Lady Sara non essendo preparata nel trovarci le due amiche che sembravano nel corso di un’accesa discussione.

Ascoltando attentamente la conversazione non fece che confondersi maggiormente.

Sara si alzò dalla sedia, sbattendo le mani sul tavolo “E lui se ne è andato! Mi ha dato le spalle e se n'è andato!” Concluse la frase risedendosi senza la minima grazia.

“Lui non riesce neanche a guardarmi dopo la crisi di ieri!” Disse Hanna mescolando il tè con nervosismo “Cioè non gli ho detto che parto adesso....e saprei cavarmela benissimo, gli umani sono sia prevedibili che imprevedibili, saranno dei match interessanti!” Si entusiasmò.

“Poteva finalmente affondarmi e adesso non ci riesce!” Affermò con una vena di delusione Sara. Un’ultimo confronto avrebbe messo la parola fine alla loro battaglia che durava da troppo tempo.

“Mi crede un fragile fiorellino? È chiaro no?” Si chiese Hanna, per ritrattare subito dopo “No! Sono indomabile come una tempesta!” Disse indicandosi con un dito in un momento di euforia.

Thranduil come poteva pensare che sarebbe scappata se avesse scorto la sua paura del passato? Non avevano vissuto quell’incubo assieme? Bhe, almeno una parte....

“No, sono io ad essere meravigliosa!” La contradisse Sara, contagiata dal suo temperamento “Lo farei senza problemi! Gliene direi quattro!” Disse Sara offesa dal comportamento del generale “Non scapperei!”.

“Lui scappa! Forse scappare è la soluzione!?” La mise in dubbio Hanna.

“Non è una cosa emotiva! È scienza! Si sente attratto da me, la chimica ha funzionato! Io ho ragione!” Sara esitò, chiedendosi perché allora litigassero ad ogni scambio di parole. E come se non bastasse, se era convinta di aver compreso i sentimenti di Haldir, ciò che provava per lui era ancora troppo confuso e nuovo per poterlo definire.

“Si dottoressa!” La prese in giro Hanna.

“Quindi vuoi stare con lui oltre a dirgliene quattro?” Chiese non capendo che c’entrasse la chimica in quel discorso se voleva urlargli contro, soprattutto perché era stato tanto scortese e insensibile.

“Non lo so!” Si lamentò Sara.

“Nemmeno io. Forse lui ha bisogno di spazio, o forse lasciarlo solo e la scelta peggiore che possa prendere....è un enigma! Sarebbe più facile fingere che niente sia successo!” Si torturò Hanna.

“Se hai un problema non ignorarlo!” Le consigliò Sara, pur di frenare i propri pensieri sul suo problema.

“Dipende, se ti scappa la pipì lo ignori e ti passa!” La contraddisse Hanna con la sua solita eleganza.

Una risata fermò quell’animato scambio, rendendo evidente una terza presenza all’improvviso.

Calien non aveva seguito l’intero discorso, ma questo non importava “Siete divertenti! Ma voi avete sentito quello che ha detto lei?” Domandò a Sara “E voi quello che ha detto lei?” Chiese all’altra “State trattando argomenti completamente differenti!”.

“Nonostante l’evidente confusione dei nostri pensieri, so perfettamente a cosa si riferiva Sara!” Disse Hanna cercando di nascondere la vergogna. Possibile che non la sentissero mai arrivare.

“Ed io di cosa parlava Hanna!” Le si accodò l’amica.

“Solo che non sappiamo come reagire!” Si avvilì Hanna.

“Così inganniamo il tempo lamentandoci!” Spiegò Sara come se fosse la cosa più normale del mondo.

 

*

 

Thranduil si irrigidì sul grande seggio. Qualcosa non andava!

Non era quella che gli umani chiamavano sensazione, non si trattava di istinto....la foresta!

Gli alberi erano agitati.

Da quando l’oscurità era calata numerose creature del male avevano portato morte e distruzione nel bosco una volta rigoglioso e pieno di vita, ma quel giorno era diverso.

Si affrettò verso le stalle, durante il tragitto mandò a chiamare Feren ma non potendo aspettarlo, lasciò che solo sella e briglie venissero messe sul poderoso megacero prima di spingerlo al galoppo.

La guardia reale non riuscì a stare dietro a quella portentosa cavalcatura e presto Thranduil intravide l’edificio dove si tenevano le lezioni sentendo gli zoccoli dei cavalli della sua guardia personale sempre più lontani.

Antico ma ancora bellissimo, la costruzione era imponente ma riccamente decorato, riuscendo a mimetizzarsi nell’ambiente grazie a piante ed alberi che ne rendevano difficile l’individuazione se non per qualche colonna scolpita.

Numerosi giovani elfi si stavano allenando con le armi e tutti si ritrovarono ad interrompere qualsiasi cosa stessero facendo per sgranare gli occhi e dischiudere la bocca al passaggio del loro Re che sembrava avere un insolita fretta.

Una volta superata la parte sorvegliata, Thranduil riconobbe Alyon che osservava la foresta apparentemente deserta con tanta attenzione da accorgersi di lui solo quando gli fu praticamente addosso.

Alyon era il fratello minore di un caro amico del Re, perito in una delle numerose battaglie avvenute nei secoli precedenti. Era stato doloroso per Thranduil tornare e scoprire di aver perso uno dei suoi amici più cari, per questo aveva apprezzato la notizia della decisione di insegnare ai giovani i rudimenti del combattimento.

Ma questa volta, tutto l’apprezzamento e la stima del Re erano sfumate mentre costringeva l’elfo a spostarsi per non essere travolto.

Aranel saltò sul ramo successivo, cercando riparo fra le grandi foglie, nella speranza di poter riprendere fiato.

Perché aveva accettato la sfida lanciatale da Fanon nell’addentrarsi nella foresta e prendere quanta più athelas riuscissero approfittando della loro prima uscita, solo per dimostrare che non era più la Principessa in pericolo?

Trattenne un singhiozzo guardando verso il basso dove il corpo privo di vita di Fingon giaceva immobile tra le foglie secche. La gola squarciata dalle potenti mandibole di un ragno enorme e sul viso impresso il terrore che doveva aver vissuto nei suoi ultimi attimi di vita.

Delle grida la fecero voltare e vide Annael scoccare delle frecce contro l’imponente bestia nel tentativo di vendicare la morte del suo migliore amico.

Il ragno si ritirò di fronte quell’attacco, ma appena cessò, tornò alla carica più furioso che mai.

Annael tentò di togliersi di mezzo, imprecando per non aver contato le frecce a disposizione, trovandosi senza nel momento cruciale.

Aranel tornò a terra appena vide l’amico cadere dall’albero e rimanere immobile a terra.

Si avvicinò a Fanon che era svenuto, vittima di una puntura di quell’orrenda creatura, prendendogli l’arco ed alcune frecce dato che il suo era stato distrutto al primo attacco.

Il ragno colse il movimento e perdendo ogni interesse per la sua preda, puntò la Principessa, aprendo le mascelle con un sibilo raccapricciante.

Aranel tremava, ma si costrinse ad incoccare la freccia, volendo tentare lo stesso di proteggere i suoi amici.

Era pronta a scoccare quando qualcosa travolse il ragno, mandandolo a sbattere contro il tronco di un albero, facendolo ribaltare sottosopra, con le grosse zampe che si agitavano per aria mentre tentava di rimettersi diritto.

Il megacero agitò le potenti corna, per nulla intimorito di fronte ad una creatura grossa quasi quanto lui.

Il Re era spaventoso. Con la spada sguainata ed uno sguardo che prometteva solo morte scese dalla cavalcatura, andando contro al nemico con una ferocia mai vista.

Schivò le pericolose tenaglie e menò due fendenti, tranciando due zampe, facendo urlare la creatura dal dolore prima di affondare la spada tra gli otto occhi dell’aracnide uccidendolo all’istante.

Thranduil si voltò subito verso la figlia controllando che non avesse ferite, Aranel lo lasciò fare, ancora troppo spaventata per parlare.

Il sovrano sentì l’ira accrescere nel notare il cadavere di un giovane poco distante ed appena vide altri due volti affacciarsi timidi da un cespuglio.

Sei elfi erano sfuggiti all’attenzione dell’insegnante ed uno era morto. Era accaduto anche con Legolas, solo che quella volta la guida aveva molti meno giovani sotto supervisione e si era reso conto della loro assenza quasi subito.

Un nitrito in lontananza avvertì il Re che stavano arrivando i rinforzi, ma il suo delicato udito non percepiva niente oltre allo scalpitio degli zoccoli sempre più vicino e si avvicinò ad uno dei due giovani privi di sensi.

Si trattava di Annael, il caro amico di sua figlia. Ad una prima ispezione sembrava solo aver battuto la testa durante la caduta.

Chiuse gli occhi poggiando il palmo della mano sopra la fronte del giovane, richiamando a sé l’antica energia“Annael telin le thaed, lasto beth nîn, tolo dan nan galad!”(Annael sono venuto ad aiutarti, ascolta la mia voce, torna alla luce!).

L’elfo gemette e dopo poco riuscì ad aprire leggermente gli occhi, ma era ancora troppo confuso per capire dove fosse e ricordare cosa fosse successo.

Con il cuore pesante, Thranduil si avvicinò al corpicino disteso in terra poco distante.

Poggiò entrambe le mani, una sul petto l’altra sul viso sporco di sangue, sussurrando con malinconia“Nai tiruvantel ar varyuvantel i Valar!”(Possano i Valar proteggerti!)con due dita chiuse quegli occhi un tempo pieni di vita“Lasto beth daer. Hiro hyn hîdh ab wanath!” (Ascoltate la mia nobile parola, lasciate che trovi pace dopo la morte!).

“Amin hiraetha....” (Mi dispiace!) la voce spezzata e timida di Aranel gli fece rendere conto che fosse alle sue spalle. Gentilmente la allontanò, non apprezzando che vedesse più di quanto non avesse già fatto. 

La strinse in un abbraccio rassicurante, sentendosi un egoista nel gioire sapendola viva e al sicuro“Ú úgarth lîn!”(Non è colpa tua!).

Tornarono al palazzo silenziosi, Thranduil desiderava restare con la figlia, ma dovette mettere la corona nuovamente prima della famiglia e lasciò che Luthien la portasse dalla madre.

Anche gli altri ragazzi vennero fatti accompagnare dalle loro rispettive famiglie ed il Re si diresse nella sala del trono, senza sedersi sopra al grande seggio.

Rimase alla base, uno sguardo spento in viso, ma che non lasciava trapelare la minima emozione.

I bambini erano preziosi per gli elfi soprattutto dopo quell’orribile guerra che aveva strappato molti ai loro cari.

La coppia che venne fatta entrare appariva benestante gli occhi dell’antico Re e nel notare la sorpresa nei loro occhi comprese che non erano stati avvisati dell’incidente avvenuto durante le lezioni.

“Aran nín!”(Mio re!) disse il marito inchinandosi assieme alla moglie al suo cospetto.

“Come vi chiamate?” Chiese il sovrano impassibile.

I due si scambiarono un occhiata preoccupata per rispondere subito dopo “Io sono Amlach e lei è mia moglie Cuinie!” Rispose Amlach inchinandosi nuovamente.

Cuinie si agitava sempre più, guardandosi attorno nervosa, ma il sovrano sospettava che non fosse per la sua presenza.

“È con rammarico che vi informo di un incidente avvenuto nell’odierna giornata, vicino alla scuola di Oropher!” Enunciò il Re avvicinandosi alla coppia.

“Fingon!” Espirò Cuinie portandosi le mani alla bocca, non riuscendo neanche a respirare per la paura.

“Cos’ha combinato stavolta? Si è fatto male?” Chiese il marito malcelando la propria irritazione.

Thranduil osservo l’elfa, intuendo che aveva compreso senza bisogno di parole.

“No....” il sussurro spezzato della madre confuse il compagno che spostò lo sguardo da lei al sovrano più volte.

“No, non ditelo! Vi prego non parlate!” L’elfa si scagliò contro il Re, dandogli delle spinte guidate dalla disperazione. Il marito la afferrò subito non potendo credere a ciò che aveva appena visto.

Thranduil aveva fermato le guardie in procinto di intervenire, lasciando che quella madre in lutto scaricasse tutto il proprio dolore, anche se il marito l’aveva bloccata quasi subito.

“Non osate dirlo!” Urlò Cuinie disperata “Sei impazzita forse?” Amlach sembrava imbarazzato e preoccupato solo per lei, così il Re decise di chiarirsi.

“Un ragno ha attaccato il gruppo di Fingon!” Anche sul volto del padre del ragazzo si dipinse l’orrore quando sembrò finalmente capire.

Thranduil serrò la mascella, sforzandosi di far suonare la propria voce come neutra “Non siamo giunti in tempo per salvarlo!”.

Quella sera Thranduil giunse nelle stanze di Aranel e vide Hanna seduta sul letto con in grembo la figlia ed accanto Lucilla.

La piccola umana era troppo giovane ed inesperta per poter partecipare a quelle lezioni ed eventuali escursioni nel bosco, mentre la parte elfica di Aranel le aveva permesso di progredire in fretta. Se prima si era opposto, Thranduil aveva ceduto nell’essersi reso conte la figlia avesse ormai l’età giusta per cominciare.

Sul viso della figlia erano visibili delle lacrime fresche e Thranduil si rimproverò che fosse stata una lezione tanto dura ad aprirle gli occhi sul pericolo della foresta.

“Mi dispiace tanto!” Sussurrò Hanna con uno sguardo triste, cosciente che non fosse il momento adatto per ritirare fuori il discorso lasciato in sospeso.

“Sono insensibile nel ringraziare i Valar e provare sollievo nel vedere risparmiata nostra figlia?” Chiese avvilito, sedendoglisi accanto facendo attenzione a non svegliare le due.

“Sei un padre....” rispose semplicemente Hanna “Come hai fatto ad arrivare in tempo?” Domandò curiosa nonostante la paura si riflettesse ancora nei suoi occhi.

“La foresta. Il legame che mi lega ad essa è profondo!”

Hanna non seppe replicare di fronte ad una tale affermazione.

 

*

 

Hanna era di pessimo umore quel giorno. Più si avvicinava la data prevista per la cerimonia, più lei sentiva la pressione crescere.

Oltre al fatto che la situazione di stallo con Thranduil non fosse ancora stata risolta.

“Dannazione! Perché ogni mia decisione deve essere vista come strana!” Protestò riducendo in poltiglia un foglio di carta con una sua idea sulle decorazioni.

“Sono più i tuoi desideri....” tentò di correggerla l’amica “È lo stesso!” Venendo liquidata all’istante.

Erano passati alcuni mesi da quel nefasto giorno e sebbene l’organizzazione del matrimonio avesse subito dei rallentamenti, ormai sembrava imminente.

“Tra poco è ora di pranzo. Ti andrebbe andare in giardino e provare il nuovo piatto che...” “No non posso!” L’entusiasmo di Sara si spense come un fiammifero gettato nell’acqua “Prego? Se tu non mangi devo temere che ti abbia contagiato un male incurabile!” Disse sconvolta. Il suo stomaco brontolò in segno d’appoggio.

“Il matrimonio! Sei veramente tanto nervosa da non riuscire a mangiare...giorni prima dell’evento?” Sghignazzò sorpresa.

“Stai ridendo solo tu!” Rispose Hanna tetra come una notte nella quale infuria una tempesta.

“Come ci entro nel vestito secondo te? Per grazia divina?” Chiese indicandosi il busto con impazienza.

Sara alzò le spalle non capendo il grande problema che vedeva l’amica “Fattelo allargare se è troppo stretto!”.

“Così che il popolo parli solo di questo il giorno delle nozze? Uccidimi e risolviamo così!” La zittì Hanna sempre più agitata.

“Mia signora, siete richiesta per il ritratto!” Le ragazze sobbalzarono quando la voce di Luthien rese evidente la sua presenza.

“Ritratto?” Chiese Sara dopo essersi ripresa “Aaah, la foto di nozze! Ma li spedite? A Thranduil non basta agitare una mano per convocare gli elfi?” Chiese mimando il gesto.

“È tradizione!” Rispose Hanna come se fosse ovvio.

“Quindi se mi sposo anch’io dovrò posare?” Si disperò Sara non volendo sapere quanto tempo sarebbe stato necessario per un lavoro del genere.

“Avverrà fra cinquant’anni, forse le cose saranno cambiate per allora!” Disse Hanna con nonchalance con un ghigno stampato in faccia.

“Disse colei che ci aveva messo un decennio per fidanzarsi!” Contrattaccò Sara alzando le sopracciglia soddisfatta della propria risposta.

“Che problema c’è?” Domandò Hanna provocando Sara.

“E lo stesso tempo per sposarsi!” Infierì maggiormente l’amica.

“Ho capito! Starò zitta!” Si arrese la futura regina.

“Lady Sara, è meglio vi sbrighiate a trovar marito, fra gli umani l’età per sposarsi è molto breve!” Disse Calien a cui le ramanzine di Luthien sull’etichetta entravano da un orecchio per uscire dall’altro.

“E allora? Viviamo fra gli elfi, ci siamo abituate alle vostre tradizioni!” Rispose Hanna apprezzando molto l’essere trattata come un’amica da colei che era addetta ad occuparsi dei suoi bisogni. Quel tipo di rapporto rendeva piacevole la compagnia di Calien.

“Ma rischierete che la vostra natura vi faccia perire senza aver conosciuto il vero amore!” Affermò Calien ricordando alle amiche un’adolescente agli inizi.

“La mia natura.....è la tua natura!” Persino ad Hanna parve contorta come osservazione.

“Cosa volete dire?” Chiese Calien non capendo.

“Sto solo dicen.....oh...!” Hanna raggiunse un’importantissima realizzazione solo in quel momento.

“Giusto, non lo sanno!” Realizzò Sara.

“Sapere cosa?” Domandò Calien sempre più impaziente.

“Nessuno ne è a conoscenza!” Si rese cinto Hanna.

“Di cosa state parlando” si disperò l’ancella.

“Culien!” La pacifica atmosfera venne interrotta dalla terrificante e tediosa Luthien “Come osi essere tanto sfrontata!” Sibilò contro la giovane che abbassò il capo afflitta.

“Non è niente Luthien!” Disse Hanna alzando gli occhi al cielo, interrompendo tale azione quando l’elfa la fulminò con lo sguardo. Per salvarsi la vita accennò un timido sorriso che venne ignorato. Luthien uscì dalla stanza, dopo aver recuperato alcuni oggetti per motivi a loro sconosciuti. Culien la seguì, con l’aria di una condannata a morte.

“Dici che quando sarai regina ti farà meno paura?” Si divertì Sara ugualmente intimidita.

“Impossibile!” Affermò Hanna prima che scoppiassero entrambe a ridere “Comunque.....Aranel ha risollevato questo discorso poco tempo fa!” Le raccontò.

“Non ti seguo!” Riconobbe Sara.

“L’immortalità!” Specificò Hanna.

“Cos’ha chiesto?” Domandò Sara più curiosa che mai.

Hanna sospirò tristemente “Temeva potessi lasciarla presto!”.

“Presto?” Sara continuava a non capire.

“Secondo i tempi elfici!” Hanna alzò gli occhi al cielo, stufa di dover spiegare tutto.

“Le hai detto di loro....” Sara si bloccò a metà frase “Oh cavolo....” urlò capendo.

“Stai pensando anche tu....” “Alle famiglie di Narwain e Galador....” completò la frase dell’amica ed assieme annuirono con timore e un po’ di paura.

“Come abbiamo potuto dimenticarlo?” Si rimproverò Hanna.

“È qualcosa che ormai diamo per scontato!” Disse Sara vergognandosi delle proprie parole.

“È orribile da dire!” L’appoggiò Hanna.

“Lo so! Gli umani danno troppe cose per scontato!” Ragionò Sara, pensando al brusco cambiamento di vita avvenuto dal loro mondo all’antica Roma.

“Anche gli elfi!” Disse Hanna.

“Prego?” L’amica non poteva crederci.

“Combattono contro al male da secoli. Il rischio di morire per loro è alto....si può dire che hanno a che fare con la mortalità ogni volta che scendono sul campo di battaglia!” Spiegò Hanna.

“Ma la loro natura rimane immortale!” La corresse l’amica “Dovrebbero capire cosa rischiano!”.

“Sono guerrieri con secoli d’esperienza, ed amano in maniera completamente diversa dalla nostra....non possiamo criticarli per questo!” La riprese Hanna.

“Se hanno così tanta esperienza...perché ne muoiono tanti?” Chiese Sara stufa di quel battibecco.

“Anche Thranduil ha rischiato di morire nell’ultima battaglia!” La zittì Hanna “Il male si rafforza di giorno in giorno, e gli elfi nonostante la loro natura immortale mettono a rischio questo splendido dono per i loro figli. Perché possano crescere in un mondo libero dall’ombra di Sauron!” Disse con ammirazione “Ed io intendo fare la mia parte in questa guerra....adempirò al destino che mi spetta!” Proclamò, cominciando a sistemare del materiale sul tavolo, essendosi ricordata di essere stata chiamata per il ritratto molto tempo prima.

“Tu sei pazza!” Sussurrò Sara scuotendo il capo con rassegnazione.

“Scusa.....sono triste arrabbiata e confusa....non so cosa mi sia preso!” Disse Hanna dopo un veloce riordinamento “Cos’hai detto?!”.

Quella sera Thranduil si sedette in tavola desideroso di rilassarsi dopo una giornata tanto impegnativa.

Tener testa al consiglio mentre tutti i membri, nessuno escluso, davano voce ai dubbi riguardo alla futura nomina di Hanna non era un problema, venire contagiato da quella incertezza era snervante...

Hanna non aveva mai mostrato interesse per ricoprire un ruolo di guida, anche se aveva dato prova di possedere una buona attitudine al comando....con i suoi simili.....

Il suo rimuginare venne interrotto dall’arrivo di Hanna e Sara ma colse subito qualcosa di diverso.

Dallo sguardo sui volti delle ragazze comprese che erano in arrivo domande spiacevoli.....

E lui che desiderava un po’ di pace......

Hanna esitò, optando infine, per andare diretta al punto “Desideriamo conoscere le famiglie di Galador e Narwain!”.

 

Scusatemi ancora per il ritardo, sono in sessione e benché avessi già scritto molto, non trovavo mai il tempo di rileggere......così invece di studiare mi sono imposta di sistemare il nuovo capitolo per la pubblicazione, altrimenti avrei finito per pubblicarlo a Pasqua!

Che ci posso fare se le idee migliori vengono quando devo studiare?!

Ok, questo doveva essere un capitolo conclusivo, ma si sta allungando sempre più....tanto da spingermi a dividerlo in due parti, forse tre! 

Spero non vi dispiaccia!

A quanto pare Haldir non ha bisogno di scuse per tornare a Bosco Atro!

Aranel sta crescendo e si rende conto di cosa comporti essere una Principessa. E un antagonista credo possa spronarla nel dimostrare il suo valore. Oltre a un caro amico che le copra le spalle!

A Lorien le cose non vanno bene. L’astio con Bosco Atro non fa che aumentare e Thranduil si sente maggiormente tradito dai suoi parenti. Vecchie ferite vengono riaperte.....

Il Re non ha mai apprezzato gli umani o confidato in loro, ma pochi gli hanno dimostrato di essere migliori. Guerrieri come Spartacus, Gannicus, Attico, Milo e Agron, sono stati la prova che una possibile alleanza futura possa venire sancita.....

Hanna cosa comporterà? Quale sarà il suo ruolo?

Haldir e Sara? Sono aperte le scommesse su questa coppia che scoppia!

Thranduil che si mette in mezzo era prevedibile, non credete?

Ahahahahahah! Scusate, mi sono divertita troppo a scrivere a scena fra Thranduil e Sara. L’elfo oltre ad essere un campione di gelosia è molto protettivo!

È questo che mi piace di lui. Nonostante appaia freddo, sa essere gentile e premuroso.

Ed ecco un piccolo promemoria. Lui sarà anche il Re, ma è comunque un elfo, le cicatrici che ha riportato sono profonde, e l’incontro a Lorien gli fa capire di non essere completamente guarito. Ma essere Re comporta sacrifici, anche negare ciò che agli altri è evidente. Meno male che al suo fianco c’è Hanna.

Come la vedete come regina?

Vi chiedo scusa per la scena cruenta. Aranel apprende la prudenza nel modo peggiore possibile ed aprirà gli occhi del Re che sembra volersi rinchiudere nuovamente nel regno ignorando tutto e tutti.

E un’ultimo colpo di scena! 

All’inizio non era nel programma. Era mia intenzione lasciare che Thranduil si fosse già occupato di tutto al suo ritorno, ma alla fine ho realizzato che Hanna e Sara avrebbero fatto domande, o prima o dopo!

Diciamo prima, dato che le due migliori amiche si rendono finalmente conto, o meglio ricordano, di qualcosa di non poca importanza. Verranno soddisfatti i loro desideri?

Thranduil non ama parlare di quel passato, come la prenderà?

A presto,

X-98

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: X_98