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Autore: itsalixx    30/03/2022    0 recensioni
(...) Dopo un po’ che eravamo così, in silenzio, a farci quelle coccole impercettibili, lui mi aveva sussurrato che era d’accordo. Quando io gli avevo chiesto su cosa, lui mi aveva risposto che era d’accordo con quello che aveva detto la mia amica: ero molto sexy con quei pantaloni. (...)
I protagonisti della storia sono due universitari. Divisa in tre parti, racconta di come i due provino a resistersi ma con scarsi risultati e di come il problema che si trova tra loro diventerà insormontabile.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
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Quel giorno avevo indossato i pantaloni neri comprati il giorno prima. Erano dei semplici leggins, che mi snellivano i fianchi e le gambe e avevano un piccolo spacco sul davanti all’altezza delle caviglie. Mi piacevano molto, e mi sentivo anche molto figa con quelli addosso.
All’ora di pranzo ci siamo messi su di un tavolo fuori a mangiare, chiacchierando del più e del meno, senza realmente intavolare una discussione seria, ma continuando le conversazioni che seguivano i diversi gruppetti tra loro.
Avevo le gambe accavallate verso di lui, senza nemmeno volerlo, e avevo notato come lui, dopo un po’, aveva aperto le gambe come fanno normalmente i ragazzi, però guardandomi negli occhi. Era sempre così con lui: quando parlavamo ci guardavamo negli occhi e io, molto spesso, mi ci perdevo. Era uno sguardo magnetico, liquido, che ti tratteneva, ma io ero (purtroppo) troppo timida per mantenere il contatto visivo per più di un minuto.
Aveva colpito la pianta del piede della mia gamba accavallata più di una volta, dopo aver disteso le gambe verso di me. Io mi giravo a guardarlo ma lui faceva finta di niente oppure mi chiedeva scusa per averlo fatto.
Avete presente quando si dice, nei film, che il corpo parla da sé? Ecco, tutte le nostre pose emanavano sesso da ogni poro: io avevo le gambe accavallate verso di lui, lui le gambe lungo distese fino ad avere i piedi vicino ai miei, tanto che (a detta sua senza volerlo) mi colpiva senza farmi male quando si muoveva.
All’ennesima volta che succedeva e mi chiedeva scusa, sono stata io che, senza fargli male, l’ho colpito scherzosamente sulla caviglia. Ci siamo guardati negli occhi con un leggero sorriso divertito, poi io ho distolto lo sguardo.
Dopo siamo andati a studiare tutti assieme, nonostante io volessi stare fuori, e ci siamo rifugiati in un’aula studio caldissima. Cercavo ogni scusa per uscire dall’aula e respirare, camminare o qualsiasi altra cosa mi distogliesse dallo studio e dal caldo.
Ad un certo punto siamo usciti io, lui e due altri ragazzi per andare a mangiare qualcosa alle macchinette.
All’aperto stavo molto meglio, avevo ripreso fiato e leggerezza e potevo parlare con gli altri tranquillamente.
La cosa che più mi aveva stupito, però, era che non riuscivo a stare troppo lontana da lui: eravamo sempre fianco a fianco, anche quando ad un certo punto ci eravamo fermati davanti ad una macchina e ci eravamo appoggiati insieme, vicinini, mentre parlavamo con gli altri.
Mi sentivo costantemente elettrica al solo pensiero delle sue mani su di me, che mi accarezzavano dolcemente.
Ho pensato molto spesso che fosse tutta nella mia testa, quest’aria di sesso tra di noi, ma poi vedevo come si comportava quando era vicino a me e mi rendevo conto che, forse, lo voleva anche lui.
 
Una mia amica mi aveva detto, davanti agli altri tre ragazzi, che ero molto sexy con i pantaloni che avevo addosso.
Avevo riso e poi ero arrossita, ringraziandola timidamente. Cosa avrei potuto dire? Ero imbarazzatissima.
Avevo pregato che cambiassero argomento prima che qualcuno potesse dire qualcosa, e quando lo fecero gliene fui immensamente grata. Avevamo continuato a ridere e scherzare finché non era tornato il momento di studiare, quindi eravamo saliti al piano di sopra.
Sulle scale, prima di arrivare all’ultimo piano, lui mi aveva preso per il polso, chiedendomi di accompagnarlo prima a prendere dell’acqua. L’aveva fatto d’improvviso, motivo per cui ero rimasta un momento interdetta prima di acconsentire.
Eravamo quindi tornati alle macchinette e avevo aspettato prendesse una bottiglietta d’acqua, poi l’avevo accompagnato fuori. Ci eravamo fermati davanti all’edificio dove si trovava l’aula studio ed avevamo chiacchierato del più e del meno, scherzando tra noi.
Io ero molto stanca, per cui ad un certo punto avevo poggiato la fronte sulla sua spalla, dopo avergli chiesto il permesso. Ero rimasta sorpresa quando, pochi secondi dopo, lui mi aveva circondato la vita con un braccio, mettendosi di fronte a me. Mi stava abbracciando.
Non avevo alzato la testa dalla sua spalla per non guardarlo negli occhi: ero già abbastanza imbarazzata. Poi lui aveva bevuto dalla bottiglietta con tranquillità, nel mentre che mi passava la mano sulla schiena, sfiorando sempre il fondo e lasciandomi un sacco di brividi. Io avevo poggiato la testa di lato sulla sua spalla, rivolgendo il viso verso l’incavo del collo, e lui mi aveva stretto di più quando aveva sentito il mio fiato su quella parte così sensibile. Forse gli facevo il solletico.
Dopo un po’ che eravamo così, in silenzio, a farci quelle coccole impercettibili, lui mi aveva sussurrato che era d’accordo. Quando io gli avevo chiesto su cosa, lui mi aveva risposto che era d’accordo con quello che aveva detto la mia amica: ero molto sexy con quei pantaloni.
Non avevo risposto, ma mi ero stretta di più a lui: ormai i nostri petti si toccavano e la mia vita era tenuta stretta dal suo braccio, avvicinandomi ulteriormente. Nel mentre, inspiravo il suo profumo e cercavo di imprimerlo nella mia mente.
Lui, intanto, nascosto dagli sguardi altrui, aveva iniziato a sfiorarmi delicatamente il sedere, solo con i polpastrelli di una mano, senza mai stringerlo. Andava su e giù, tracciando strani arabeschi su di esso. Mi faceva quasi il solletico, facendomi gemere delicatamente sul suo collo e inarcare ancora di più, se possibile, verso di lui.
Sentivo che l’eccitazione cresceva solo con quelle coccole e non sarei riuscita a trattenermi a lungo, credevo. Avevo posato una mano sul suo petto, respirando a fatica, quando avevo percepito qualcosa di duro all’altezza del suo cavallo dei pantaloni. L’altra mano era andata sulla sua schiena, circondandogli il fianco. Non avevo osato alzare lo sguardo, avevo paura che, a guardarlo negli occhi, sarebbe soltanto peggiorata la situazione.
L’avevo sentito piegarsi all’altezza del mio orecchio e, subito dopo, le sue labbra erano sul mio collo, a sfiorarlo alternando delicati e leggeri baci. Scostai la testa di lato per lasciargli spazio di manovra quando poi arrivò alla spalla, lasciando un delicato morso che (appurai più avanti) non avrebbe lasciato segni. Ormai sospiravo senza pudore, invitandolo a continuare anche se sentivo di stare per arrivare al limite.
Eravamo stati interrotti da dei passi che si avvicinavano. Ci eravamo staccati velocemente e io mi ero girata dal lato opposto al suo per non guardarlo in viso, allontanandomi di qualche passo, finendo dall’altro lato dello stretto viale nascosto dalle siepi.
Sentii passare qualcuno tra lo spazio che avevo messo tra noi e poi il suo sguardo su di me.
Quando finalmente mi girai verso di lui, la prima cosa che mi saltò all’occhio senza volerlo fu l’eccitazione che spuntava dai pantaloni. Mi ero guardata le scarpe probabilmente arrossendo e sul mio viso si era formato un sorriso divertito. Avevo trovato il suo sguardo poco dopo, scoprendo che aveva il fiatone anche lui.
Sorrideva timido, uno di quei sorrisi felici che ti scaldano il cuore.
Mi ero avvicinata a lui, guardandolo negli occhi lucidi di eccitazione. Mi ero alzata in punta di piedi e gli avevo poggiato una mano sul viso, lasciandogli un piccolo bacio tra la guancia e l’angolo della bocca.
Mi ero allontanata sorridendo, lasciandolo indietro ad aggiustarsi, ed ero tornata in aula studio.
Quando poi era tornato a sedersi al mio fianco, ci eravamo comportati come se non fosse successo niente, anche se avevo continuato a pensarci per tutto il pomeriggio e la sera dopo.
   
 
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