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Autore: eddiefrancesco    30/03/2022    1 recensioni
L'umore di Christopher Marchnet è cupo come le nuvole nere che sovrastano la sua residenza.
Eppure quando un lampo illumina una damigella in difficoltà, lui si comporta da gentiluomo.
Per Kit comincia così un eccitante avventura insieme alla misteriosa Hero Ingram, alla ricerca di un libro scomparso da oltre un secolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Ammetto che l'idea potrebbe averlo allettato, ma ve lo immaginate un misantropo come lui che entra in un manicomio e che lascia entrare nel suo rifugio - del quale mi avete detto che è gelosissimo - un perfetto sconosciuto che potrebbe non essere facile da manovrare come lui desidera?» Kit scosse la testa. «Io ritengo che Raven si sia inventato di sana pianta la storia delle vostre origini.» Hero aprì la bocca per argomentare, poi però la richiuse e rimase a fissare in silenzio il viso schietto di Kit. Le aveva parlato con tanta sicurezza che per la prima volta sentì il dubbio insinuarsi nelle proprie convinzioni. Raven non le aveva mai spiegato le sue origini apertamente, bensì in toni sibillini, lasciando che fosse lei a trarre le conclusioni. Neppure Erasmus aveva indovinato la sua vera storia ed Hero si era tenuta stretta il segreto, oscuro e infetto come una cancrena che distrugge dall'interno. Fino a quel momento. Tuttavia, ora si chiedeva se, con la sua mente contorta, Raven non avesse lasciato cadere certe allusioni di proposito, perché lei giungesse alle conclusioni sbagliate. Ma se tutta quella storia era una menzogna, allora lei da dove veniva? E, soprattutto, che erano i suoi genitori? Quando ebbe indossato degli abiti puliti, Kit ringrazio' mentalmente Charlie per la sua generosità. E dire che non erano neppure amici intimi, in quanto Charlie era cugino degli Armstrong, i vicini che avevano avuto prima di trasferirsi a Oakfield Manor. Nondimeno il giovanotto aveva generosamente offerto cibo e un bagno caldo in un'enorme, lussuosa vasca di rame ai due che si erano presentati inaspettatamente in casa sua. Inoltre aveva fornito loro un rifugio sicuro, perché Kit non riusciva proprio a immaginare Erasmus e i suoi scagnozzi che si avventuravano in quel quartiere elegante. Lasciò andare un lungo respiro; era un bel sollievo avere scoperto che i loro inseguitori non erano i seguaci di Mallory, di nuovo alla ricerca del libro che conteneva la spiegazione di antichi, efferati riti magici, bensì un cugino frustrato e i suoi sgherri. Certo, non si poteva negare che il cugino di Hero fosse pericoloso, perché le sue farneticazioni lasciavano parecchi dubbi circa la stabilità della sua mente. E gli uomini che aveva assoldato avevano brandito le pistole con l'aria di essere davvero pronti a usarle. Ma una volta che Hero si fosse allontanata dall'orbita di Erasmus, lui non avrebbe più avuto motivo di minacciarla. E Kit aveva tutte le intenzioni di sottrarla alla nefanda influenza di quei due figuri, Raven ed Erasmus. Non aveva avuto il tempo di dirglielo - glielo aveva impedito l'arrivo della cameriera con l'acqua per il bagno - ma si augurava di ricevere una risposta diversa quando le avesse rivolto di nuovo la sua proposta di matrimonio. Finalmente l'ultima tessera del mosaico si era incastrata al suo posto e il cupo segreto che lei aveva custodito con tanto zelo si era rivelato per ciò che era: un racconto gotico uscito dalla fantasia contorta del padrone di Raven Hill. Kit era sicuro che Hero non era stata adottata in manicomio e altrettanto certo che Raven aveva voluto farglielo credere. In fondo era la strategia più azzeccata per tenerla legata a sé. Con quella storia le aveva impedito di avere amicizie, vita sociale, rapporti con le coetanee o con potenziali corteggiatori. E se per caso lei avesse sviluppato un attaccamento per qualcuno, l'orrenda bugia che le aveva raccontato le avrebbe vietato di realizzare il sogno di formarsi una famiglia. Mentre chiudeva la porta della propria stanza, scosse la testa. Spesso le donne avevano poche possibilità di scelta, ma Raven aveva fatto in modo che lei non ne avesse alcuna. Avviluppandola in una ragnatela di minacce, menzogne e isolamento, l'aveva tenuta prigioniera, corpo e mente. E solo grazie all'incredibile forza interiore di Hero, Raven non era riuscito nell'intento di piegare anche il suo spirito. Mentre pensava a lei aveva rallentato il passo, ma l'incontro con una cameriera nel corridoio lo indusse ad affrettarsi. Adesso che erano ospiti di Charlie, non sarebbe stato prudente recarsi sfacciatamente nella camera da letto di una fanciulla che non era sua parente. Nelle ultime settimane, le circostanze gli avevano fatto tenere un comportamento che era diventato di fatto un'abitudine, ma che la buona società avrebbe apertamente condannato. Era stato necessario informare il padrone di casa della vera identità di Hero, tuttavia Kit gli aveva raccontato poco altro. Per esempio, Charlie non sapeva che loro due avevano viaggiato da soli. I domestici potevano avere dei sospetti, tuttavia la versione ufficiale fornita a tutti era che in quella camera da letto avrebbe soggiornato un ospite di sesso femminile. Charlie aveva addirittura chiesto a una zia vedova di trasferirsi temporaneamente in casa sua per fungere da chaperon, un gesto che Kit aveva molto apprezzato. Per il bene di Hero, non voleva che la sua reputazione fosse rovinata agli occhi del mondo. Barto e Syd non avrebbero mai dato importanza alle chiacchiere, eppure i pettegolezzi avevano un modo tutto loro di restare appiccicati all'interessato, fino agli angoli più remoti della campagna, chiudendo le porte dell'alta società. Con ogni probabilità la zia di Charlie era arrivata ed Hero le era già stata presentata. Kit scese in fretta le scale e trovò Charlie nel salotto al pianoterra, seduto allo scrittoio. «Salute! Se non sbaglio volevate mandare una lettera a vostra sorella» esordì Charlie, alzandosi in piedi. «Proprio così. Grazie per avermelo ricordato. E grazie per tutto quello che state facendo per noi.» Il padrone di casa lo liquido' con un gesto della mano. «La prossima volta che avrò bisogno di respirare un po' d'aria di campagna, basterà che mi apriate le porte della vostra nuova casa.» Kit scoppiò a ridere. «Temo che sarà meno divertente di quando state dai vostri cugini.» «Ma comunque sempre meno logorante di Londra.» Charlie rise a sua volta. «Quiete e riposo in mezzo alla natura, eh?» Per la prima volta dalla notte dell'incendio, Kit cominciò a pensare al panorama che, sparito il tetro labirinto, si era aperto dietro la sua casa. Non aveva la minima intenzione di ripristinare le minacciose siepi del labirinto, gli sarebbe piaciuto invece un giardino accogliente, con l'atmosfera che Charlie aveva appena evocato. Vialetti, alberi e aiuole fiorite. Forse avrebbe chiamato un paesaggista... Si riscosse. Stava correndo troppo. Prima aveva altri affari da sistemare, il più urgente dei quali era Syd. Si sedette sulla sedia che Charlie aveva occupato fino a pochi istanti prima e scrisse una lettera alla sorella e a Barto per informarli che stava bene e che desiderava presentare loro una persona. Per evitare malintesi, Kit non spiegò il motivo, ma promise che si sarebbe recato ad Hawthorne Park appena avesse concluso alcune faccende a Londra. Non menziono' il fatto che una di esse riguardava Augustus Raven. Aveva appena affidato la missiva a un valletto quando il maggiordomo annunciò la zia di Charlie. Bassa e tozza, avvolta in una montagna di scialli e sciarpe di pelliccia, entrò nel salotto accompagnata da un fiume ininterrotto di chiacchiere riguardanti il tragitto da casa sua a quella del nipote. Mentre il maggiordomo prendeva in consegna il mantello e gli altri indumenti pesanti, Charlie lanciò a Kit un'occhiata rassegnata. Doveva essere ancora più grato all'amico, riflette' Kit, perché sospettava che la zia non fosse una frequentatrice abituale di quella casa, per ragioni che diventavano sempre più evidente con il passare dei minuti. Quando si fu sbarazzata delle numerose sciarpe, la donna afferrò uno scialle dai colori vivaci. «E poi ha cominciato a piovere. Una pioggerellina gelida, le condizioni peggiori per la gente della mia età» continuò a raccontare. «Devo proprio dire, Charlie, che non mi sarei mai avventurata fuori casa se non fosse stato per voi e per la vostra richiesta.»
   
 
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