«Kiss me, it's okay if it hurts/Just make it as tight/As that I can't feel the pain anymore/Baby, it's okay if I get drunk/I'll drink you in deep now/Deep into my throat/The whiskey that is you/My blood, sweat, and tears/My last dance too/Take it all away/My blood, sweat, and tears/My cold breath too/Take it all away.»

Non gli interessa se sarà l'unica notte che gli verrà concessa, non gli importa se il mattino dopo si sveglierà da solo in un letto semivuoto, non riesce — e non vuole — pensare ad altro che alle mani di Ciro sulla sua pelle, al calore del suo corpo, al sapore della sua bocca. Ogni bacio gli solleva i piedi da terra e sgretola il pavimento, lo fa librare in aria, ma Enzo non precipita, piuttosto si aggrappa alle sue spalle, pregando che questo momento non finisca mai. Lo spoglia con una lentezza inaudita, così distante dalla frenesia che l'ha colto poco prima, nell'esatto secondo in cui l'uomo lo ha sorpreso facendo collidere le loro labbra: vuole toccare ogni suo muscolo, baciare ogni suo neo, leccare ogni sua cicatrice, vuole impararlo a memoria, anche se dubita di poter dimenticare anche un solo secondo di ciò che stanno vivendo.

Ciro lo sfiora ed Enzo va a fuoco, il sangue ribolle nelle sue vene e il battico cardiaco si fa così veloce e rumoroso che diventa la colonna sonora della loro unione. Non è più come se lo ricorda: freddo, composto, addolorato quasi; l'aria impassibile e flemmatica, lo sguardo vuoto — come se continuare a esistere fosse per lui già uno sforzo immane — sono spariti; brucia una nuova passione nei suoi occhi, un fuoco inedito guida le sue azioni, ed Enzo lo può avvertire dal modo in cui lo tocca, in cui lo bacia, in cui gli strappa i vestiti da dosso.

Non sa perché Ciro abbia deciso di punto in bianco di cambiare i termini del loro rapporto, ma non è certo questo il momento in cui glielo chiederà. Se il giorno dopo tutto tornerà come prima, se è soltanto un modo per lui di soddisfare un bisogno, persino se ha solo deciso di accontentarlo, di dargli quello che senz'altro sa Enzo ha sempre bramato, magari come ringraziamento per la sua fedeltà, gli andrebbe bene. Ora non ha né il tempo né la voglia di pensare, di rimuginare, di domandarsi quali potranno essere le conseguenze di ciò che sta accadendo. Vuole solo perdersi in lui, vuole godersi appieno ogni istante, vuole imprimersi nella memoria la sensazione di averlo dentro di sé, quella volta non solo metaforicamente. Vuole che guarisca le sue ferite con ogni carezza — quelle interne, che nessuno può vedere, ma che sanguinano in continuazione e non riescono a rimarginare. Vuole ubriacarsi di lui, di quella sensazione, vuole mettere a tacere i fantasmi di entrambi almeno per una notte.

Forse, queste sono le esatte ragioni che hanno spinto lo stesso Ciro a spezzare alfine la tensione palpabile tra di loro, a concretizzare un desiderio che ha aleggiato nell'aria attendendo pazientemente che venisse il suo momento.

Quella città, che in passato agognava, per troppo tempo gli è parsa uno scheletro di luci e frastuoni, non l'ha riconosciuta più, senza Ciro gli è sembrata vuota, o meglio ancora svuotata; non più un luogo dove sentirsi protetto, non più un aroma conosciuto che profuma di casa. Soltanto tra le sue braccia, sovrastato dal peso del suo corpo, riempito da tutto ciò che Ciro è, Enzo sente finalmente di appartenere di nuovo a qualcosa.