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Autore: Onda nel silenzio    31/03/2022    8 recensioni
Serrati, gli occhi di Nami sono sempre serrati anche se non c'è luce. Perché lo sguardo di Zoro, le volte in cui la luna l'ha illuminato e lei non si è difesa, le ha comunicato un inganno che l'ha atterrita - le è sembrato andare oltre il suo corpo, oltre le sue forme morbide, oltre la sua bellezza fisica in cerca d'altro, di qualcosa che il sesso non chiede, che non vuole, in cerca di lei.
L'ha temuto, quello sguardo languido e battagliero, e lo teme anche adesso che non può posarsi sul suo volto, perché -
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si erano detti una sola parola. Lei non le aveva volute, così le aveva rubate anche a lui.
L'aveva cercato in una notte di luna nuova, leggera e veloce come una gatta, furtiva e silenziosa come una ladra, cauta, impetuosa - scomposta nel suo esitare, agire, ritrarsi e poi tornare. L'aveva travolto indomabile come un incendio e imprevedibile come l'onda che era.
Poi se n'era andata.
(Non una parola, neanche una.)
Aveva finto di non esserci nemmeno stata, poi era tornata ancora - una, due, tre, altre, tante volte,
come questa notte.
Dormono tutti, anche le stelle. La Sunny è sprofondata in un sonno quieto, il ponte di coperta perennemente animato dal chiasso giornaliero è ora deserto e silenzioso, la carena scivola indisturbata sull'acqua increspata dalle onde, cullata dal moto costante del mare, e il suo ondeggiare accompagna il loro - quello di due corpi che si stringono e si annullano l'uno nell'altro.
La luna è l'unica che sa. Si stende languida sui quei corpi intrecciati, ne cattura i gemiti trattenuti, i brividi sepolti fra la pelle e i battiti, li guarda consumarsi in un amplesso che finisce sempre troppo presto, come un fuoco che si dimena soltanto per raggiungere più in fretta l'acqua, e declina insieme a loro senza fare rumore.
Inesorabile, il loro cercarsi è inesorabile, ma non ha un nome - non sarebbe mai dovuto iniziare, è soltanto uno sfogo, un bisogno, sì, un umano, naturale bisogno di abbandonarsi ai sensi.
Sesso, è solo sesso. Per questo non ci sono mai baci, soltanto corpi - corpi che si incontrano e si scontrano precipitosamente in cerca del piacere.
A volte, quando ha ancora il top addosso e la gonna stretta sui fianchi, Nami ha l'impressione di rimanere nuda - nuda dentro, i vestiti non c'entrano niente, nuda senza armi, senza scudi, nuda senza bellezza, senza difese. Fugge lo sguardo di Zoro che le sembra andare oltre la pelle, oltre lei stessa, chiedendosi dove si stia perdendo, a cosa (se) lui stia pensando davvero mentre la possiede. Ha il respiro ansante, è accaldata e sudata, il piacere le pulsa dentro frenetico quando gli pianta le unghie nelle scapole e gli si contrae sopra a occhi serrati, eppure le basta riaprirli un attimo per sentirsi gelata e disfatta. Perché sa che non dovrebbe pensare a niente nell'attimo che precede l'orgasmo, che non dovrebbe esserci spazio per nessuna frattura, per nessuna paura, ma per quanto si sforzi di evitarlo ogni volta che lo vive si ritrova impigliata in quella rete. Nami allora allenta la presa sulla sua schiena, trafitta, fissando gli squarci lunari che si spaccano contro le finestre, e un po' si sente rotta anche lei, mentre il suo corpo sussulta sotto le spinte di Zoro - Zoro che arriva subito dopo di lei, Zoro che ha fretta di finire e di vederla andare via.
Nami è randagia con se stessa, è randagia per lui che forse il cuore non lo concederà mai a nessuna - o che magari l'ha già riservato a un'altra.
Nami è randagia e se ne va senza fare rumore, come la luna. Zoro è selvatico e la guarda scivolare via nel buio, come un'ombra. Un'ombra che non può fare altro che confondersi lungo la scia dei suoi passi imprevedibili.
Un'ombra che non ha voce.





~~~






Zoro non la cerca mai, eppure non la ferma quando la vede sgusciare in palestra per raggiungerlo e pretenderlo. Nami ogni volta gli prende le mani e le conduce sul proprio corpo con foga, premendosi bruscamente contro di lui, ed è con prepotenza che lo spoglia, che lo mette spalle al muro. È piccola e fragile di fronte a lui, eppure sente (si illude) di essere lei ad avere il controllo in quegli attimi rubati. Un po' si ubriaca di quella febbre che l'assale non appena Zoro la solleva per i fianchi e la spinge sul pavimento sotto di sé, un po' ci muore dentro perché una parte di lei vorrebbe vederlo fermarla, respingerla, impedirle di buttarsi così - perché sì, Nami si butta via ogni volta che gli si offre.
Nami si butta via e Zoro glielo lascia fare.
Lo credeva diverso, pensa, mentre lui le affonda dentro e la stringe forse troppo forte o forse troppo piano (è lei che lo trattiene?, che lo incatena?). Lo credeva diverso - e si sbagliava, ma può giudicarlo davvero, se la usa, quando è lei stessa a scegliere di farsi usare?
Calore, qualcuno in cui perdersi, qualcuno con cui godere e dimenticare - nessuno, nemmeno lui è immune a quel bisogno. Nami lo capisce dal modo in cui le sue mani esigenti e avventate le percorrono il corpo senza risparmiarsi, senza risparmiarla (stringono, stringono e basta, senza accarezzare), lo capisce anche dal modo in cui i denti si sostituiscono alle labbra sulla sua pelle, quando il respiro gli si fa sempre più affannato, sempre più incontrollato, perso nell'apice del piacere che sta per scatenarsi, e allora le morde il collo tra un colpo di bacino e l'altro per non dargli voce. Lo capisce ogni volta che si unisce a lui, quando anche lei sente quel bisogno selvaggio e infuriato di riversarsi su qualcuno come un'onda di burrasca, di perdersi, di indossare soltanto brividi - brividi che seppellisce, brividi che straccia e lacera sotto le dite a occhi serrati, piantandogli le unghie nelle spalle, il respiro che le trema contro il suo orecchio come una vertigine senza voce.
Serrati, gli occhi di Nami sono sempre serrati anche se non c'è luce. Perché lo sguardo di Zoro, le volte in cui la luna l'ha illuminato e lei non si è difesa, le ha comunicato un inganno che l'ha atterrita - le è sembrato andare oltre il suo corpo, oltre le sue forme morbide, oltre la sua bellezza fisica in cerca d'altro, di qualcosa che il sesso non chiede, che non vuole, in cerca di lei. L'ha temuto, quello sguardo languido e battagliero, e lo teme anche adesso che non può posarsi sul suo volto, perché -
"È solo sesso" gli sussurra quasi con rabbia, stringendogli i corti capelli fra le dita. Lui non dice niente, forse la voce bassa e spezzata di Nami non l'ha nemmeno sentita, o forse non gli importa di ribadire quello che sanno già entrambi, preferisce chiuderle la bocca attorno al seno e muovere la lingua su di lei invece che usarla per parlare.
"È solo sesso" ripete Nami con voce fievole, piegata dal piacere, mentre Zoro la tiene sollevata contro il muro e la prende con forza stringendola per i glutei, "solo sesso" promette ancora, ma non è a lui che ha bisogno di ricordarlo. Perché a volte (tutte) le basta sentire come Zoro la tocca, la stringe e si muove in lei per avere l'impressione di sbagliarsi. Forse è solo colpa del buio che lo aiuta a evadere, a immaginare di avere un'altra su di sé - la donna che amerebbe davvero, la donna che non prenderebbe mai di fretta sul pavimento o contro il muro di una palestra, la donna che non è lei.
Nami allora chiude gli occhi per scappare altrove, per non scorgere nel suo sguardo la conferma che non vuole leggere - no, non le importa di dove sia il suo cuore, non le importa se la sta usando come lei sta facendo con lui,
(sostituita - nel buio la principessa prende il posto della ladra che si getta via, il suo posto)
e -
Nell'esatto istante in cui lei spalanca gli occhi Zoro si ferma, solleva la testa verso la sua, e aspetta - cosa non lo immagina, forse una smentita, forse la conferma di aver sentito male, oppure niente. Nami seppellisce un tremito a labbra serrate, le mani mollemente poggiate sulle sue spalle che ora sembrano scottare e che la bruciano, ma le lascia lì, sconfitta - no, no, no, non è sconfitta, perché non è successo, non l'ha detto davvero, non -
Zoro.
Il suo nome.
Le è sfuggito in un soffio mentre le toccava il collo con le labbra. Nami sa di aver proteso il volto verso di loro, di averle cercate con le sue, prima di chiamarlo, e adesso sente lo sguardo che sta evitando con urgenza trafiggerla in un'attesa che è un delirio.
Zoro è fermo dentro di lei, e aspetta. Aspetta lei che è in trappola, lei che gli deve una spiegazione, lei che vorrebbe soltanto cancellare il tempo, tornare indietro, riscriverlo, fuggire, ma che non può fare niente di tutto questo. Nami inspira in un sussulto, serra ancora le labbra, esercita una pressione maggiore sulle sue spalle, lo spinge via, esci, esci da me, fammi andare via, vorrebbe dirgli, ma è senza fiato, eppure lui capisce e fa quel che deve, allora lei lascia scivolare le gambe a terra, si abbassa la gonna sui fianchi tenendo gli occhi fissi sul pavimento inondato dalla luna, e poi, poi, poi -
Il primo passo che vorrebbe compiere non arriva lontano. Zoro le posa una mano sul fianco e la trattiene lì, con la schiena poggiata al muro, l'altra mano ferma sulla parete a lato della sua testa. Nami prova a fuggire il suo sguardo, ma lui le dà la caccia finché non riesce a catturarlo - e lei si spezza dentro, dove non dovrebbe sentire niente , dove non -
"È solo sesso" le ripete sulle labbra.
Il suo tono è duro, tagliente. L'occhio è languido, deluso, accusatorio, Nami lo vede perché la luna gli sta accarezzando il volto, e deglutisce a vuoto per mandare giù il dolore, in cerca di fiato.
"È solo sesso" le ripete ancora Zoro a pochi centimetri dalle labbra.
Stavolta è anche la scintilla di una sfida a impossessarsi del suo sguardo, una scintilla che la fa sentire smarrita, che la getta in un sentiero ignoto.
"Quello che ho detto" le sembra di precipitare, ma la voce non la tradisce, "non ha significato niente."
"Niente" ripete Zoro con voce bassa quanto la sua, senza smettere di guardarla.
Nami si muove ancora con l'intenzione di spostarsi, di andarsene via, eppure la mano posata sul suo fianco non accenna a mollare la presa.
"Niente" le dice ancora lui in un sussurro roco, e a lei sembra di percepire una risata senza gioia impigliata fra i suoi denti, denti che ora non la stanno mordendo, denti che ora le stanno facendo male per davvero senza toccarla.
Tutto gela e brucia nel giro di un istante, ma Zoro non si lascia scalfire dalla sua espressione ostile, continua a fissarla in silenzio, giudicante, implacabile. "Vattene" le dice dopo secondi che le sembrano minuti, lo sguardo ferito e fiero, "vattene e non tornare."
Il cuore le batte dentro un colpo che è un incendio.
Nami non capisce il senso di quell'ordine, è lei la prima che vorrebbe andarsene, eppure lui glielo impedisce mentre glielo chiede. Le manca il fiato, le manca il tempo, le manca lo spazio, le manca tutto.
"Altrimenti" Zoro non accenna a spostarsi, a distogliere lo sguardo - per un attimo le sembra che ci sia un bagliore nell'occhio che la luna gli ferisce, un bagliore liquido che sfuma, si intensifica e poi sfuma ancora mentre le parla, "smettila di mentire a te stessa"
(tradito, traditore, il suo cuore non funziona più - è lui che mente, lui che batte colpi bugiardi)
"... e rimani."
Nami non si perde, mai. Eppure stavolta non sa che direzione prendere, non più.
Rimani.
Un sussulto sorpreso le sfugge dalle labbra quando la mano che era ferma sul muro le si posa sul volto.
È strano.
Lei e Zoro si sono spogliati, presi e avuti tante volte, ma non hanno mai condiviso un contatto intimo come quello, non c'è mai stato, non l'hanno mai voluto, eppure adesso -
Una carezza delicata, attenta, senza fretta.
Una carezza che spazza via il gelo e porta con sé un calore che è conforto ma anche paura, una carezza che le fa spingere le labbra verso le sue, così vicine ed eppure negate.
Rimani.
Niente baci. È la regola.
Niente baci. Se l'è promesso.
Rimani.
Zoro è sempre stato d'accordo con lei, Zoro non ha mai cercato altro, come lei. Perciò Nami lotta per non compiere l'irreparabile, gli occhi che vagano senza meta fra le ombre, la testa che non riesce a pensare. Lui insegue piano ogni minimo spostamento del suo volto, le impedisce di portare le labbra altrove, di allontanarle, non le tocca con le proprie, ma non permette nemmeno loro di fuggire - non le dà tregua, la trattiene lì, in bilico, sospesa come il loro respiro.
Rimani.
"Niente" esala Nami, "non ha significato niente" ripete e giura, ma il suo niente trema con lei quando Zoro l'accarezza di nuovo, il pollice che le accende brividi sul volto, a lato della bocca, dove si ferma e resta.
Rimani.
(Perché?)
"È solo sesso" gli ricorda.
Le basterebbe muovere appena il mento per far combaciare le labbra sulle sue.
"Solo sesso" le ripete lui, sfiorandole la guancia col naso e inspirando il profumo che emana dai suoi capelli.
Nami deglutisce a occhi serrati, disorientata. Quel tono basso e rassicurante sembra volerla tranquillizzare, più che darle una conferma. È il tono di chi non crede - non ci crede, non la crede.
Zoro si preme a lei, la chiama col suo corpo, la esige. Il respiro le si spezza, il cuore non smette di assordarla, la testa le gira come se fosse lei, non la nave, a ondeggiare. Nami trema dentro, e lotta per non darlo a vedere, ma quando Zoro le ruota il volto verso di sé ogni cosa, anche il suo respiro, si cristallizza come pietra. L'attimo dopo, un attimo che è tutto una vertigine trattenuta, le sfiora le labbra con le sue - le sfiora e basta, non le bacia, no, si posa soltanto, lì dove non è mai stato. E aspetta.
(Aspetta lei?)
Nami le sente schiudersi lungo la rotta del non ritorno.
Niente baci, se l'è promesso -
(rimani)
ma ormai -
Zoro le entra dentro con un'unica spinta decisa. Quando le abbia sollevato di nuovo la gonna sui fianchi non lo ricorda, non se n'è accorta, ma non le importa. Non le importa del suo non aver chiesto, del suo averle impedito di andarsene, perché adesso è tutto diverso. Adesso Zoro la sta baciando, mentre le si muove dentro, e quel moto doppio, sincrono, è una marea che la culla e la sconvolge, che la travolge e la conforta. Nami non può fare a meno di baciarlo a sua volta, di accoglierlo, di farlo entrare in lei come non gli ha mai permesso, come non si è mai concessa tutte le volte che è andata a cercarlo.
Ogni scintilla che li assale è nuova e anche nota, quel doppio appartenersi ha il sapore di una prima volta, di un ritorno nostalgico in una terra perduta e familiare, una terra cercata e percorsa tante volte che però non ha mai sprigionato come ora tutti i suoi profumi, tutte le sue luci, tutta la sua essenza. E allora quello che a Nami sembrava un inganno proiettato dalla luna diventa una verità taciuta, un'attesa stoica, protratta in silenzio solo per darle modo di accettarsi, di accettare quello che Zoro, forse prima di lei, aveva già compreso e mai temuto.
(È solo sesso?)
Nami lo capisce senza il bisogno di alcuna parola, lo sente nei baci che gli ruba e si lascia rubare, nelle mani che la stringono forte accompagnando ogni sua spinta - spinte ora lente, non più scandite dalla fretta - e tutto, tutto - quella stessa fretta, quelle spinte veloci, urgenti, i morsi lasciati sul collo prima di arrivare al culmine - trova un altro significato.
Nami se ne andava senza fare rumore, come la luna. E Zoro era l'ombra che inseguiva il ritmo dei suoi passi protendendosi verso di lei fino allo stremo, in silenzio, stoico, in attesa. Zoro aspettava che lei capisse, che smettesse di avere paura, di nascondersi come quella stessa luna che vegliava su di loro. Il suo sguardo andava davvero oltre i vestiti, oltre la pelle, oltre il corpo, in cerca di lei.
Nami realizza tutto questo in un bacio, ora che di fretta non ce n'è, ora che unirsi significa incontrarsi senza nascondersi, senza mentire, senza scappare. Ora che lui la guarda e lei guarda lui - gli occhi non più serrati, non più altrove, le labbra che non grondano più bugie.
E quel loro bisogno che non ha un nome - che l'ha sempre avuto - ne trova finalmente uno.



















Note
Non ho molto da dire se non grazie per aver letto.
Da ottimista saluto di nuovo con un "alla prossima"!
<3

  
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