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Autore: 10giuly    02/04/2022    1 recensioni
Vi presento un'altra oneshot che ha come protagonisti i SanColombo, alias Marco di Sant'Erasmo e Stefania Colombo.
L'ambientazione è circa due anni dopo gli eventi che stanno andando in onda e racconta un po' la mia visione del futuro di questi due giovani ragazzi.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La scritta "Il paradiso delle signore" dominava ancora l'ingresso del negozio. Erano trascorsi quasi due anni dall'ultima volta che aveva varcato la soglia del grande magazzino milanese, ma le parve che il tempo si fosse fermato. Stefania era rimasta ferma a fissare la vetrina per un po', lasciandosi trasportare dal fiume di pensieri e di ricordi che la stavano investendo.
Nella sua mente stava rivedendo quella giovane ragazzina amante dei romanzi rosa che per la prima volta aveva varcato la soglia del grande magazzino. Lì aveva conosciuto persone importanti nel suo percorso di crescita e aveva avuto l'opportunità, tramite il dottor Conti, di mettersi alla prova e coltivare il suo talento come giornalista, lavorando fianco a fianco con Marco di Sant'Erasmo. Ne aveva fatta di strada, pensò. Osservò e dolcemente accarezzò prima la fede che portava all'anulare sinistro e poi il suo ventre. Ancora non le sembrava vero che la sua vita fosse stata stravolta a tal punto: stava vivendo la sua favola, solo che a volte stentava a crederci.
E rimase così, con la testa avvolta nei ricordi e nei pensieri, fino a che non intervenne una voce a riportarla alla realtà.
"Amore, vogliamo entrare o preferisci fissare un sole, paletta e secchiello per il resto della giornata?" Marco le cinse dolcemente il fianco e le diede un dolce bacio sulla guancia. La vetrina del paradiso era molto fanciullesca, ricordava l'estate, i giochi dei bambini e l'essere spensierati, un po' come si sentiva Stefania, nonostante tutto quello che stava vivendo.
"Sì, scusa, andiamo."
Marco non impiegó nemmeno un secondo a capire che qualcosa sembrava trattenere la sua compagna. Per lui era sempre stato semplice riuscire a indagare il suo animo, l'unico in grado di trovare in quelle iridi scure un pertugio che permetteva l'ingresso nella parte più intima del cuore di Stefania, la stessa che lei riusciva a trovare ogni volta che si imbatteva nei suoi occhi verdi.
"Aspetta, tutto bene?"
"Sì, certo. Solo che sai, non mi aspettavo di essere sopraffatta da tutti questi ricordi."
"Belli o brutti?"
"Misti."
"Ah, quindi io non basto a renderli magici e perfetti." Rispose con la sua solita vena ironica e lo sguardo leggermente imbronciato.
"Mmh, non saprei sai." Ribatté lei, aprendo un tenero sorriso che fece subito breccia nel cuore del giovane, che però non smise di stuzzicarla.
"Guarda che non ti faccio più preparare la torta al cioccolato, eh."
"Sei vendicativo stamattina. Eppure sono io che dovrei avere l'umore ballerino, non tu, Marco."
"Comunque so bene a cosa ti riferisci e sono sicuro che oggi sarà l'occasione per costruirne di nuovi, ancora più positivi."
Stefania di Marco amava questa sua capacità di essere ironico e brillante, ma di saper tornare serio in un istante, dicendo sempre la cosa giusta nel momento giusto.
"Però tu non tremare, niente batterà il nostro bacio in magazzino. Ce l'ho scolpito nel cuore e nella mente. Non è stato il primo in senso assoluto, ma è per me uno dei più importanti, perché per la prima volta non mi sentivo in errore." Stefania si avvicinò per concedergliene un altro.
"Ti ho mai detto che ti amo, Stefania?"
"Sì, giusto qualche volta, ma se vuoi ripeterlo non mi offendo. Però ti amo anche io, Marco. Come mai prima."
Marco appoggiò una mano sulla spalla di Stefania e, insieme, entrarono in paradiso.
 
Gloria stava dando le spalle all'ingresso, così i due le si avvicinarono silenziosamente, per poterle fare una sorpresa. La capocommessa, infatti, non sapeva che sua figlia fosse rientrata a Milano.
"Mamma." Sussurrò Stefania.
La signora Morelli in Colombo si voltò di scatto con sguardo sorpreso. 
"Stefania!"
"Che c'è? Non sei felice di vedermi?" Quello stupore sul suo volto lasciò rapidamente il posto a un ampio sorriso.
"Sono felicissima, solo che non mi aspettavo di vederti, anzi, di vedervi."
"Volevamo fare una sorpresa."
"E ci siete riusciti! Marco, è sempre un piacere."
"Anche per me, Gloria."
Marco fece subito un passo indietro, per lasciare che le due donne potessero conversare liberamente. "Io vi lascio qualche minuto, vado a curiosare un po', magari trovo qualcosa da regalare a qualcuno di speciale."
"Scusa? Di chi staresti parlando?" Domandò Stefania, assumendo un tono di voce vagamente geloso e sospettoso.
"Ma come di chi? Ovviamente della mia amata Lettera 22." Marco le lasciò un bacio sulla guancia e si allontanò, sfoggiando un sorriso, prontamente ricambiato dalla giovane.
"Allora, tesoro, come stai?"
"Come mi vedi?"
"Raggiante, serena. Non so se ti facciano più bene il lavoro, la gravidanza, il matrimonio o Marco."
"Lo sono. Sai, da quando ti ho ritrovata e ho l'amore nella mia vita ho smesso di sentirmi sbagliata. Finalmente mi sento libera, sono io. Sono, spero, la versione più autentica di me."
Stefania si era sempre sentita diversa dagli altri, in qualche modo sbagliata, perché era cresciuta con zia Ernesta, senza sua mamma e senza suo papà, che spesso era via per lavoro.
Aveva sempre sentito un vuoto dentro di lei, un pezzo mancante, che però era riuscita a colmare. Sebbene inizialmente quella verità avesse determinato il crollo del suo mondo, col tempo Stefania aveva imparato ad accettare ed apprezzare la presenza di Gloria nella sua vita, costruendo con lei un rapporto basato sulla totale fiducia e sincerità. Scoprire di avere una madre l'aveva sconvolta, soprattutto il fatto che quella madre che si era appena rivelata altri non era che quella figura materna che l'aveva accompagnata per oltre un anno, sotto mentite spoglie. La fase di accettazione e perdono fu piuttosto impervia, ma la giovane Colombo, grazie anche a ciò che stava vivendo in quel momento, fu finalmente in grado di comprendere come quel sacrificio così doloroso derivava dal più potente e incondizionato amore di una mamma nei confronti della propria figlia. In modo indiretto fu proprio l'amore per Marco a favorire quel perdono: in quei giorni, infatti, Stefania stava per compiere un altro grande sacrificio, mettendo la felicità di un'altra persona davanti alla propria, nonostante ciò le stesse spezzando il cuore. Aprirsi con sua mamma l'aiutò a vedere le cose sotto una luce diversa: Gloria non voleva intromettersi in storie che non la riguardavano, ma avendo compreso la reale natura della persona che Stefania voleva tutelare, la spronò a difendere se stessa e la propria felicità, perchè non valeva la pena sacrificarsi per chi non sarebbe mai stato disposto a fare anche solo un briciolo di ciò che avrebbe fatto lei, non valeva la pena mettere su una maschera per nascondersi. Ed è a questo che la giornalista pensò, nel dire quelle poche parole.
Gloria non aggiunse altro, si limitò a stringere in un dolce abbraccio la sua adorata figlia, senza più avere paura di compiere quel gesto così normale, di cui non aveva potuto godere per tanti anni. Ormai anche tutto quel passato era un discorso chiuso perché l'uomo che aveva denunciato Gloria, aveva poi ritrattato, così la donna dovette scontare una pena ridotta, dovuta esclusivamente alla sua fuga. Ma in quella situazione fu incondizionatamente supportata da Ezio e da Stefania, la figlia che aveva ritrovato e che non voleva più perdere, per niente al mondo.
"Papà?" Domandò Stefania.
"Avevamo previsto di pranzare insieme in trattoria, ma lo chiamo subito e gli dico che tu…"
Stefania le fece cenno di no e lei si fermò.
"Vorrei fargli una sorpresa, che ne dici?"
"Tu vuoi fargli prendere un infarto, eh?" Sorrisero entrambe nel pensare a Ezio. Stefania, dopo averlo perdonato, lo aveva anche spronato a fare chiarezza nel suo cuore e a lottare per riavere la sua Gloria. E non è stato semplice, la situazione non lo era, con Veronica, il certificato di morte e tutto ciò che era accaduto, ma alla fine con l'arresto e l'espiazione della pena di Gloria hanno risolto l'aspetto burocratico e Veronica è stata costretta ad arrendersi all'evidenza che non avrebbe mai ottenuto ciò che voleva, che quel matrimonio non avrebbe mai avuto luogo. E in fondo a Stefania dispiaceva che quel trasferimento a Milano avesse portato solo guai alla famiglia Zanatta, tuttavia non fu mai in grado di ricostruire un rapporto con quella che per un po' ha considerato la sua sorellastra. Gemma, infatti, aveva dimostrato quanto il suo cuore non nascondesse spiragli di nobiltà d'animo, ma fosse arido, intriso di rancore e invidia. La rottura definitiva avvenne quando Stefania, grazie a una scoperta casuale di Marco, scoprì di quella lettera minatoria che Gemma scrisse a Gloria: fu in quell'istante che si rese conto di come non solo non conosceva la persona che aveva di fronte, ma anche di come non valesse la pena di provare a ristabilire una connessione. In quel momento realizzò quanto le parole di Gloria recitate qualche tempo prima fossero intrise di verità, quella che lei non ha mai voluto vedere, lei che è sempre stata impegnata a vedere il buono delle persone, finendo spesso per passare per la ragazzina ingenua e manipolabile.
"No, dai. Non si tratta di un evento di tale portata. E poi almeno avrà la scusa per rientrare più tardi alla Palmieri e rallentare un po'. Non dici sempre che lavora troppo?"
"Va bene, ora però forse è il caso che andiamo a fermare tuo marito prima che ti compri tutto il negozio." Gloria indicò Marco che, aiutato da Dora, stava letteralmente comprando tutti gli abiti blu che c'erano all'interno della galleria.
"Dora! Non assecondarlo, che vi svaligia il negozio!" La giovane donna si avvicinò al giornalista e gli diede un piccolo buffetto sulla guancia.
"Stefania, che bello vederti, fatti abbracciare!"
La futura mamma era felice di rivedere la sua collega.
"Come stai? Irene non fa che raccontarmi della vostra convivenza. Alla fine hai ceduto."
"Ebbene sì. Però avevi ragione, è un po' burbera, non sa cucinare, odia fare le pulizie, non fa che parlare di Tancredi, ma è unica."
"Chi è unica?" Domandò Irene che, come sempre, riusciva ad avere mille occhi e orecchie, per captare qualsiasi pettegolezzo o chiacchiera venisse fatta in galleria.
Senza dire una parola Stefania e Irene si strinsero in un abbraccio. Proprio con quella giovane donna, Irene si era ritrovata a comportarsi da sorella maggiore e, benché fosse per lei un ruolo inedito, poterla aiutare e sostenere la rendeva felice. Perché le amiche sono le sorelle che ci si sceglie e sono un tesoro da custodire gelosamente.
"Sai che non vorrei interrompervi, ma se vogliamo andare a salutare Vittorio e Roberto prima di pranzo dovremmo sbrigarci, anche perché inizi a non essere così scattante." Commentò Marco con il suo solito tono provocatorio e, allo stesso tempo, dolce.
"Stai forse cercando di dirmi che sono ingrassata? Perché guarda che posso vendicarmi, eh!"
"Non eri una persona pacifica tu?"
"Sì, certo. Ma so anche farmi rispettare."
"Vedo che passa il tempo ma voi due continuare a battibeccare come il primo giorno." Commentò Irene.
"È lui che mi provoca."
"E tu non ascoltarlo, che sei stupenda. Però ammetto che il tuo giornalista preferito, ha buon gusto: questo abito è stupendo e ti starebbe divinamente. Lo porto in cassa immediatamente, prima che tu possa aprire bocca."
Irene e Dora afferrarono quell'abito blu oltremare con dei ricami brillanti sul collo e impreziosito con dei sottili fili d'argento e si precipitarono in cassa, mentre Stefania e Marco si avviarono per salire ai piani alti.
 
I ragazzi bussarono alla porta della redazione e attesero una risposta che non tardò ad arrivare.
"Avanti." Era il dottor Conti.
"Buongiorno!" Esclamò all'unisono la coppia di giornalisti.
"Signorina Colombo, anzi ormai signora Sant'Erasmo e Marco che piacere!" Vittorio e Roberto erano felicemente sorpresi nel vederli.
"Dottor Conti, dottor Landi."
"La trovo in forma. Anzi, vi trovo in forma."
"Sa, dottor Conti, il merito è tutto dell'uomo che ho qui a fianco. Però non diciamolo troppo ad alta voce, che altrimenti poi si monta la testa." Stefania non voleva alimentare l'ego di suo marito, ma non poteva nemmeno negare la realtà, lo aveva fatto già per troppo tempo e aveva capito che sacrificare la propria felicità per qualcuno che non lo merita non rappresentava sinonimo di bontà d'animo, ma di ingenuità. E lei era una persona pacifica, ma non per questo disposta a farsi mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da chi farneticava di definirla sorella solo quando le faceva comodo.
"In realtà il merito è reciproco." Aggiunse Marco.
"Però non sapevo di questa novità, tu Vittorio ne avevi idea?" Roberto notò immediatamente l'importante rotondità di Stefania, che ormai non poteva più nascondere.
"Affatto, congratulazioni ragazzi!" Si affrettò a concludere Vittorio.
"Senti, Vittorio, se facessimo un'intervista a questa giovane coppia di giornalisti nata proprio qui?" La proposta di Roberto attirò subito l'attenzione di Vittorio che, subito, sorrise e alzò il dito, come sua abitudine ogni volta che alle sue orecchie giungeva l'idea giusta.
"Sai che è un'ottima idea? Ovviamente se per voi va bene."
"Certo, Roberto." Commentò Marco.
"Però, Marco, per pranzo abbiamo già un impegno con i miei genitori, quindi direi nel pomeriggio." Puntualizzò subito Stefania.
"E pomeriggio sia." Concluse il direttore.
 
….
 
"Gloria, ma si può sapere perché non possiamo ordinare? Non sei mai indecisa su cosa prendere."
"Oggi lo sono, Ezio. Dai, non sarà né la prima né l'ultima volta. E poi sto aspettando una telefonata."
"Da chi, scusa?"
"Dal dottor Conti."
"Ma se sei appena uscita dal paradiso."
"Sì, ma aveva detto che avrebbe telefonato qui e mi avrebbe fatto sapere la data esatta in cui inizierà la nuova venere che ho scelto."
Gloria non sapeva come prendere tempo, così provò a farfugliare una scusa che, in qualche modo, potesse risultare credibile.
"Ah, ah, va bene. Sicura che non c'è altro?"
"Sì, certo." Gloria aveva detto bugie per tanto tempo, ma a Ezio proprio non riusciva a nascondere niente. Era come se con lui i suoi occhi parlassero da soli. Sperava che Stefania e Marco sarebbero arrivati di lì a poco, perché non sapeva più cosa inventarsi.
E, per fortuna, la sagoma di Marco si palesò all'ingresso della trattoria, seguita da quella di Stefania. Gloria continuò, per qualche istante, nella sua recita per prendere tempo.
La giovane donna raggiunse il tavolo dei genitori, si avvicinò e appoggiò le sue mani sugli occhi di Ezio e sussurrò un dolce "papà."
"Stefania?"
"Sorpresa!"
Ezio si alzò subito in piedi e abbracciò la figlia, quel tesoro prezioso più di un diamante che aveva avuto paura di perdere, per cui spesso aveva sentito di non essere stato abbastanza, di non aver fatto abbastanza. E in quell'abbraccio cercò di trasmettere tutto quell'amore incondizionato che provava per la sua unica figlia. Subito dopo si accinse a stringere la mano e salutare con affetto Marco e fece subito aggiungere due posti al tavolo.
"Quindi avete complottato contro di me per farmi avere un infarto?"
"Idea mia, papà. La mamma è solo stata una brava complice."
Il pranzo trascorse in maniera leggera, con Marco e Stefania alle prese con le classiche domande dei futuri nonni su nomi, progetti, preoccupazioni del momento. Dopotutto Gloria era stata un'ostetrica e conosceva ogni dettaglio di quei nove mesi.
A Stefania, però, di quel terzo grado poco importava, perché aveva ritrovato la sua famiglia. Perché aveva ritrovato suo padre e aveva scoperto di avere una madre e non si sarebbe mai perdonata di perderli entrambi, nonostante tutto. Perché aveva imparato ad apprezzarli anche nel loro essere imperfetti, nell'essere persone che possono commettere degli errori. E questo lo aveva imparato grazie a Marco, che non aveva smesso di guardarla fiero nemmeno un istante.
Il giovane Sant'Erasmo, nonostante un anno di matrimonio, si sentiva ancora come quel sabato appena dopo aver scambiato il primo bacio con la sua pupilla, su una nuvola. Un mondo in cui aveva la perenne sensazione di cadere e una strana sensazione di magone allo stomaco, un nodo alla gola. Anche dopo tutto quel tempo, lui si sentiva ancora allo stesso modo. La gravidanza di Stefania lo aveva pervaso di gioia mista al terrore di non sentirsi adeguato, di non essere capace, di sbagliare. Stefania lo rassicurava ogni giorno, così come lui continuava a guardarla come se stesse ammirando la creatura più bella di tutto l'universo, nonostante le sue forme si stessero facendo più dolci ed arrotondate. Si sentiva baciato dalla fortuna, perchè la donna più generosa e pura che avesse mai conosciuto gli aveva donato un amore così potente da fargli mancare la terra sotto i piedi ogni volta che i loro occhi si incrociavano.
 
….
 
Nel pomeriggio Marco e Stefania erano rientrati al paradiso, per l'intervista.
"Allora, noi sappiamo che l'inizio non è stato dei migliori, ma ditemi, qual è stato il momento in cui avete capito che, forse, poteva esserci spazio per un rapporto meno ostile?"
"L'articolo sulla metropolitana. Lì ho capito che sul lato professionale avevo commesso un errore, anche se la vera svolta c'è stata quando Marco si è assunto la responsabilità al mio posto di quel tremendo articolo su Cristina Soprano. Per pochi istanti ho visto che sotto a quella maschera si nascondeva un uomo completamente diverso, speciale."
"Io l'ho capito da quando ci siamo confrontati sul primo articolo che ho scritto arrivato a Milano. Quella determinazione nel difendere le proprie idee mi aveva colpito, ero certo che avremmo potuto trovare un punto d'incontro. Quando dissi che saremmo stati una splendida coppia da film lo pensavo sul serio, solo che avevo capito sarebbe stato molto difficile, per questo all'inizio non ci avevo neppure provato." Marco spostò i suoi occhi sulla moglie e si rivolse esclusivamente a lei: "solo che poi, Stefania, conoscendoti ho capito che proprio non riuscivo a lasciarti stare."
"Sono felice che tu non l'abbia fatto." Stefania sorrise, ma come suo solito, abbassò lo sguardo per l'imbarazzo di mostrare le proprie intime emozioni davanti ad altri.
"Questo non lo scrivo nell'intervista, ma sappiate che ho capito fin dall'inizio che tra voi sarebbe finita così."
"In effetti io ho ancora in debito quella cena con te, Roberto."
"Debito per cosa?" Domandò Stefania incuriosita.
"Un segreto, amore." Marco si era confidato con Roberto dopo quel primo bacio con la ragazza, fu il primo a raccogliere la più banale e intima delle confessioni. Gli aveva fatto promettere, in cambio di una cena, che quelle parole non sarebbero mai uscite dall'ufficio.
"Diciamo che posso fare finta di non aver sentito."
"Ditemi, com'è conciliare la vita privata con quella professionale?" Domandò Vittorio.
"Beh, ormai non c'è più un mentore con la sua allieva, ma due giornalisti che si confrontano per tirare fuori il meglio e che fuori dalla redazione del giornale evitano di parlare di lavoro."
La versione di Marco non aveva convinto la moglie, che fece una smorfia di disappunto. "Stefania, lei non è convinta?"
"Non proprio. Non è più il mio mentore solo perché non è più obiettivo. Non riesce a dirmi che un articolo fa pena anche quando palesemente è così."
"Non credo che lei Stefania possa scrivere un articolo che risponda a tale descrizione." Concluse il caporedattore che, dunque, fu solidale con il suo amico.
"Diglielo anche tu Roberto, che deve credere di più nel suo talento."
"L'ho sempre detto, io. Ma sai meglio di me che non è facile da convincere."
"Lo so bene."
"Vi siete coalizzati contro di me? La prego, Vittorio, almeno lei mi aiuti."
"Non posso dar loro torto, in realtà. Però devo ammettere che, onestamente io, al contrario di Roberto, non avevo capito subito la potenza del vostro rapporto, ma la certezza l'ho avuta a posteriori. Quando avete reso pubblica la vostra storia, ho capito l'importanza del gesto di Stefania di rinunciare al lavoro in redazione."
Marco sorrise, ripensando alla reazione che ebbe dopo averlo saputo. Senza dire niente, si precipitò a casa della ragazza senza sapere bene cosa fare o dire, ma con la sola intenzione di comprendere le reali ragioni di quella decisione. In quella conversazione fu il non detto a essere così esplicito da permettere a entrambi di ammettere, per la prima volta, a loro stessi quanto stava accadendo.
"E quindi, per quanto riguarda la vita privata? Come siete fuori dalla redazione?"
La prima a prendere la parola fu Stefania. "Avete presente quel cinico giornalista che con quell'articolo diffamatorio dimostrò quanto poteva essere corrosiva la sua penna?"
"Sì." Risposero Vittorio e Roberto in un delizioso coro.
"Ecco, ora immaginatevi un marito che continua a chiedermi se sto bene, se mi serve qualcosa, se ho mangiato, che vuole sentire se la creatura qui scalcia di già."
"Non sono così patetico come mi descrive, eh. Sono solo protettivo, e ansioso di conoscere il nuovo arrivato." Si affrettò a difendersi il giovane. Dopotutto, non gli dispiaceva continuare  a mantenere quel velo di finto cinismo fuori dal suo matrimonio.
"O la nuova arrivata, Marco."
"Vero."
"Però devo ammettere che potermi svegliare ogni mattina con accanto la persona che amo è una scarica di adrenalina che fa cominciare qualsiasi giornata con il piede giusto."
"Insieme a un meraviglioso tè bianco, Stefania." Precisò il Sant'Erasmo.
"Sì, direttamente importato dalla Cina. Sapete, Marco non mi fa nemmeno bere il caffè."
"Nelle tue condizioni è meglio evitare, poi vedrai che non ne potrai più fare a meno del mio tè."
"Ecco. Lo vedete?"
Vittorio e Roberto sorrisero. Nel giro di pochi minuti quella stanza si era riempita dell'amore palpabile e potente che legava i giovani giornalisti. Avevano un modo così dolce di punzecchiarsi, di polemizzare scherzosamente. Vittorio, in particolare fu colpito da come quel loro modo di relazionarsi, di guardarsi, non fosse in realtà mai cambiato e un po' se ne rammaricò, perchè gli avevano ricordato i primi tempi con Marta. Non aveva mai superato la fine di quella storia, non era mai andato avanti, non completamente, solo che non lo voleva ammettere.
"Però, scherzi a parte, vorrei, anzi, credo di poter parlare a nome di entrambi, ringraziarvi."
Stefania era emozionata e i suoi occhi lasciavano trasparire tutto il sincero affetto e gratitudine che le parole probabilmente non avrebbero reso.
"E per cosa?" Chiese Vittorio.
"Far parte di questa famiglia è stato, anzi, è la miglior cosa che mi sia successa. Ed è grazie a voi se ho avuto l'opportunità di coltivare la mia passione e di realizzare tutti i miei sogni. E non parlo solo del mio lavoro. Affiancarmi Marco è stata la sua idea migliore, Vittorio, anche se all'epoca non la pensavo proprio così. Ricordo ancora che il primo incarico che mi ha assegnato il mio mentore fu di andargli a prendere il pranzo in caffetteria, perché dovevo fare un po' di gavetta."
"Quella scena è stata memorabile. Io e Beatrice già discutevamo su quanto tempo avreste impiegato per mettervi insieme." Confessò Roberto, accennando un sorriso.
"Però poi ho visto attraverso quelle maschere che c'era un cuore che batteva, che non veniva gettato in cantina alla fine delle feste natalizie assieme agli addobbi, ma che aveva solo paura che qualcuno potesse vederlo e scorgere così una debolezza. E piano piano, forse anche in modo inconsapevole, quel cuore si è aperto a me."
"Tu hai anche provato a resistere." Marco richiamò alla mente quei vani tentativi di porre una distanza, un confine, di sotterrare la paura di un sentimento che stava crescendo, che non accennava a diminuire, che li aveva costretti a fare i conti in primis con se stessi e poi con la realtà, con quel mondo che, tuttavia, continuavano a lasciar fuori ogni volta che erano insieme.
"E tu non hai mollato nemmeno un centimetro." Concluse Stefania.
"Però anche io sento di dover fare dei ringraziamenti. Sono arrivato qui grazie a Umberto, un classico esempio di nepotismo. E so che non eravate convinti, soprattutto lei Vittorio. E infatti non mi avete lasciato carta bianca, ma mi avete affiancato qualcuno che pensavate potesse aiutarmi ad adattare la mia penna al target del paradiso. Così mi avete trasformato in un mentore, affidandomi la miglior pupilla che potessi avere, una donna così straordinaria. Una donna che ha sempre messo e continua a mettere l'amore per gli altri al primo posto, che mi ha preso per mano, mi ha tolto le maschere e mi ha apprezzato e amato per quello che sono, con le mie fragilità." Marco aveva gli occhi vagamente lucidi e si tacitò non appena se ne rese conto, abbassando leggermente lo sguardo e stringendo la mano di Stefania.
"Vittorio, guarda cosa abbiamo fatto! Praticamente un miracolo."
"No, il miracolo lo ha fatto lei, Roberto. Noi abbiamo solo avuto il guizzo giusto." Concluse Vittorio, lasciando il merito alla Colombo.
"Un'ultima domanda per concludere l'intervista: cosa consigliereste a chi vuole intraprendere questa strada?"
"Di lottare per il sogno che si ha, qualunque esso sia, di non aver paura di sbagliare e tantomeno di non aver paura di rubare i segreti del mestiere da chi ha più esperienza, di non avere pregiudizi. E se non si può fare a meno di crearne, di avere il coraggio di riconoscerlo. Ammettere i propri errori è da persone intelligenti."
"La smetti di rubarmi le frasi, Stefania? Se mi permettete, io aggiungerei anche che il paradiso è una famiglia in cui si cerca sempre di evidenziare il talento. Entrare a farne parte non è semplice, soprattutto se la partenza non è delle migliori, ma è per sempre. E io, noi, siamo orgogliosi di farne parte. Parola di un ex cinico giornalista senza scrupoli."
"Grazie per questa intervista, direi che abbiamo sufficiente materiale."
"Allora noi ci congediamo. Stasera abbiamo una cena con mia zia. È il caso che andiamo a prepararci."
"Anche mentalmente." Sussurrò Stefania all'orecchio di Marco, che si voltò verso di lei e le sorrise.
"Venite a trovarci più spesso, ragazzi. Questa è sempre casa."
I quattro si strinsero la mano e poi i coniugi Sant'Erasmo si avviarono all'uscita.
Marco cinse le spalle di Stefania e si incamminarono lungo le scale per tornare in galleria. Prima di uscire Marco completò l'acquisto dell'abito che aveva scelto per Stefania, salutarono Gloria e si lasciarono alle spalle il negozio.
"Marco, ma dici che con questo abito non sfiguro con tua zia? Non è troppo semplice? Non è che poi segna la pancia?"
"Saresti perfetta anche con un sacco di iuta, Stefania. E poi con la gravidanza sei ancora più bella. E, soprattutto, hai me al tuo fianco: non devi avere mai paura di niente finché siamo insieme."
Si guardarono in silenzio, sorridenti, senza dire nemmeno una parola. Poi Marco si avvicinò, le accarezzò le guance e la baciò, proprio come la prima volta. Sarebbero stati dei buoni genitori per Edoardo o Celeste? Nessuno dei due ne era certo, ma erano pronti a vivere l'avventura più entusiasmante della loro vita
   
 
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