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Autore: Rohhh    02/04/2022    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Ciao a tutte mie care lettrici!

 

Sembra incredibile ma ho finalmente trovato la giusta ispirazione per continuare questa storia a cui sono fortemente legata ma che aveva avuto un momento di stallo. 

Mi spiace immensamente per l'enorme ritardo e chiedo scusa a tutte coloro che aspettavano gli aggiornamenti. Spero di essere più regolare adesso che ho ritrovato l'ispirazione, senza la quale è davvero difficile per me scrivere.

Questo capitolo è difficile e probabilmente qualcuna di voi lo troverà incomprensibile e deludente per la trama ma vi assicuro che segna un passaggio importante, di rinascita.

Grazie ancora a chi nonostante tutto sarà interessata al continuo.

Un abbraccio!

 

Capitolo 47 - SOLO CENERE

 

Matt aprì gli occhi lentamente, a fatica.

La camera era ancora avvolta nella semiombra, le tapparelle serrate non lasciavano entrare che un minuscolo filo di luce.

Si girò di fianco, attorcigliandosi tra le lenzuola, e gli bastò allungare una mano alla sua destra per rendersi conto che il materasso era vuoto.

La ragazza che da poco più di un mese occupava il suo letto non c'era già.

Ashley era diventata piuttosto silenziosa e mattiniera da quando aveva trovato casa.

Aveva sempre tante cose da fare, troppe.

Matt sospirò, socchiuse gli occhi e poi tastò con la mano sul comodino per rintracciare il suo telefono e capire che diavolo di ore fossero.

Il bagliore dello schermo lo accecò ma riuscì a leggere comunque l'orario prima di rituffare per un altro po' la testa sul cuscino.

Le 9.

Se Ashley per alzarsi dal letto non oltrepassava le 7 del mattino, lui al contrario aveva preso la cattiva abitudine di svegliarsi decisamente più tardi.

Lavorava fino a notte fonda, un po' per necessità e un po' per tenere la mente occupata e scacciare i pensieri che lo tormentavano da qualche giorno.

Lui, freddo e controllato, convinto di averne subite così tante dalla vita da restare ormai indifferente a quasi ogni cosa, si ritrovava a farsi logorare dall'amora come uno sprovveduto.

Un amore nato per caso, che era cresciuto persino contro la sua volontà e che lo aveva messo contro i suoi amici.

Un amore che di lì a breve gli avrebbe piantato uno schiaffo così forte da ridurlo in pezzi.

Riaprì gli occhi di scatto, come per svegliarsi da un brutto incubo, e si mise a sedere.

Voltò la testa verso la porta e notò che era socchiusa.

Sorrise.

Ashley usava quell'accortezza nei suoi confronti per assicurarsi che nessun rumore potesse disturbarlo.

Il profumo del caffè che penetrava dalla piccola fessura rimasta aperta riuscì a rilassarlo e a dargli nuovamente una piacevole sensazione di calma quotidianità, quella a cui suo malgrado si stava abituando.

Un grosso errore, probabilmente.

Spinto da quella ritrovata felicità, abbandonò definitivamente il tepore delle coperte e lasciò che il freddo del mattino gli tonificasse i muscoli.

Spalancò le finestre per fare entrare luce e aria pulita e poi si diresse verso l'armadio a recuperare i suoi vestiti.

Lo sguardo si posò involontariamente su alcune cose di Ashley, che giacevano immobili e disordinate in diversi punti della stanza.

La valigia in un angolo, ferma lì in quella posizione da quella tremenda nottata di pioggia in cui Michelle l'aveva sbattuta fuori di casa, i libri sparsi sulla scrivania, delle maglie gettate a casaccio sulla sedia, la sua spazzola per i capelli.

La stanza era stata colonizzata da lei, allo stesso modo del suo cuore, pensò, sorridendo a quel paragone calzante.

Ashley era entrata di soppiatto nella sua casa così come aveva fatto mesi prima nella sua vita, espandendosi e occupando porzioni di spazio sempre maggiori con la sua presenza.

La differenza abissale era che quegli oggetti a breve sarebbero spariti con facilità, lasciando solo sedie e tavoli vuoti, in un'immagine di desolazione che fece perdere a Matt un battito.

Lo stesso non valeva invece per il suo cuore.

Farla sparire da lì sarebbe stato molto più arduo se lei avesse deciso di non lasciargli altra scelta.

Scosse la testa per poi abbandonare quelle mura e infilarsi in bagno di corsa.

Si fece una doccia veloce e poi raggiunse la cucina, con ancora i capelli umidi.

Lei stava lì, con la testa china su un libro e un biscotto tra le labbra, nel tentativo di conciliare lo studio con gli innumerevoli impegni.

Non appena percepì la presenza del biondo, però, sollevò la testa e un dolce sorriso le colorò il volto.

"Buongiorno, Matt! Aspetta, ti ho tenuto da parte la colazione, il caffè si sarà raffreddato, te lo riscaldo subito!" lo accolse con fare premuroso, accingendosi ad alzarsi, ma Matt la bloccò, prendendola teneramente per una mano.

"Lascia stare, non ce n'è bisogno. Faccio io! - obiettò con dolcezza, Ashley sorrise e riprese il suo posto - stai studiando?" le domandò poi, mentre versava del caffè in una tazzina.

Ashley annuì stanca.

"Già, sono qui dalle 6" confermò mesta con un fil di voce, poggiando i gomiti sul tavolo e sostenendosi a fatica la testa.

Matt strabuzzò gli occhi.

"Dalle 6? Non ti ho sentita assolutamente alzarti!" 

"Beh, sembravi molto stanco ieri sera e poi hai il sonno pesante" commentò lei, carezzandogli il viso con il dorso della mano.

"Non starai un po' esagerando?" le chiese Matt, senza nascondere uno sguardo preoccupato.

Reggere quei ritmi non doveva essere proprio una passeggiata di salute ma la rossa scosse la testa decisa.

"Oh no, va tutto bene, sul serio! E poi se non faccio così la casa non sarà mai pronta" gli spiegò subito, abbassando gli occhi quasi come se di colpo provasse un certo disagio.

Matt se ne accorse e il suo sguardo si spense.

Ashley diventava sempre molto evasiva quando si prendeva quell'argomento.

Forse lo faceva per non ferirlo o perché aveva paura di affrontare la realtà.

"Capisco…vai a sistemare stamattina?" chiese, nascondendo il viso dietro la tazza, con la scusa di prendere un sorso di caffè.

"Già" rispose Ashley piatta, senza altro da aggiungere.

Matt stentò un attimo a parlare, il silenzio li ricoprì in un baleno come una cappa pesantissima e sapeva tanto di cose non dette, paura e incomprensioni.

"Vuoi che venga anche io? Posso darti una mano" azzardò alla fine, anche se immaginava perfettamente quale sarebbe stata la risposta.

"No, ti ringrazio ma non c'è bisogno. La casa è in ottime condizioni, sto solo sistemando i mobili e le cose indispensabili, niente che non riesca a fare da sola, sono abituata a darmi da fare!" rispose prontamente lei, forzando un sorriso e simulando un finto entusiasmo che altrimenti sarebbe stato fuori luogo.

Matt voltò la testa dall'altra parte e continuò a bere.

"Come vuoi" disse soltanto con troppa freddezza, lacerando il cuore di Ashley.

Lei lo stava palesemente escludendo da quella nuova parte della sua vita, anticipando ciò che a breve sarebbe sicuramente successo.

Matt era ben consapevole che la loro relazione aveva le ore contate, che Ashley all'improvviso sarebbe stata pronta ad andarsene, lasciandolo solo con i suoi stupidi dolori da ragazzo innamorato.

Che razza di idiota che era stato.

Ashley gli aveva da subito chiarito di aver bisogno di stare da sola per riflettere e cercare di ricominciare, chiudendo l'ennesima parentesi della sua esistenza travagliata.

E lui che aveva fatto?

Si era illuso, come un cretino, che ci avrebbe ripensato, che forse, passando del tempo come una vera coppia, avrebbe capito che poteva farcela anche insieme a lui, insieme al ragazzo che l'aveva trascinata in quel baratro di solitudine.

Niente di più sbagliato.

Lei lo osservò di soppiatto, approfittando del fatto che Matt si fosse girato dalla parte opposta.

Il petto le fece un gran male e gli occhi cominciarono a inumidirsi.

Come spiegargli quanto stava soffrendo all'idea di doversene andare, lasciandolo senza potergli dare certezze sul loro futuro, e allo stesso tempo quanto per lei fosse estremamente necessario chiudersi in una bolla per poter raccogliere i pezzi di quel disastro e ripararli meglio che poteva?

"Vado a vestirmi" disse soltanto infine, alzandosi e chiudendo con forza il libro prima di portarlo con sé e sparire.

Quando ritornò il biondo era sul divano, aveva acceso il suo portatile e stava lavorando.

Lei si affacciò sull'uscio timidamente e quando Matt sollevò gli occhi, vide che quelli di lei erano rossi.

Aveva pianto e poi provato a camuffare i segni sul viso con del trucco, ma non si poteva mentire di fronte a quello sguardo che la metteva a nudo senza rimedio.

Lui nel frattempo si era alzato, contraendo le sopracciglia, ma lei indietreggiò, per paura che se ne accorgesse e potesse farle delle domande scomode.

"Devo andare…ci vediamo più tardi" bisbigliò rapidamente, sfuggente e fragile, schiarendosi la voce roca, troppo provata dalle emozioni.

"Aspetta!" la fermò di getto Matt, Ashley si immobilizzò, con lentezza si voltò e lo vide vicino a lei, la guardava con quegli occhi intensi che le provocavano un terremoto dentro, soprattutto in quel momento, così densi di disperazione e paura.

Avrebbe voluto dirle tante cose ma non riuscì, lasciò che ancora una volta fra loro fosse la gestualità a vincere e si adagiò sulle labbra di lei, morbide e profumate, pronte ad accoglierlo.

"Aspetta" mormorò ancora, tra un bacio e l'altro mentre con le mani le accarezzava il viso, come fosse un ultimo invito a non andare via dalla sua vita, preso nel frattempo dalla voglia di godere di ogni istante che gli fosse concesso, prezioso e irripetibile.

Ashley si avvinghiò a lui, gli cinse il collo, affondando le dite fra le onde dei suoi capelli fluenti.

Ogni bacio era un crescendo di amore e passione, una dichiarazione che non aveva bisogno di parole.

Dopo un po' le loro labbra si allontanarono per poi lambirsi ancora un paio di volte, come leggere carezze, Ashley lo strinse forte e rimase attaccata a lui qualche secondo, prima di staccarsi.

Sul suo viso Matt vide chiaramente due lacrime, lei veloce come un fulmine, passò le mani sui suoi capelli un'ultima volta, e le fece ricadere dritte e rigide lungo i fianchi.

"Asciugati i capelli o ti verrà un malanno, ok?" gli raccomandò premurosa prima di uscire, tremante e con un sorriso malconcio a fare da cornice.

Lui, incapace di parlare, rimase a fissare il vuoto, il tonfo della porta che si chiudeva lo lasciò vuoto e solo, amaro presagio del futuro.


"Signorina, le ho portato i suoi pasticcini preferiti e il tè alla cannella" 

Michelle sollevò con pigrizia gli occhi dal libro ma non voltò la testa di un millimetro.

Avvertì solo il rumore del vassoio di ceramica che la sua domestica poggiava sulla scrivania e il profumo invitante della cannella che si espandeva per la stanza.

Lo stomaco le si chiuse.

Ashley una volta le aveva detto che la cannella era il suo aroma preferito perché le ricordava il padre o qualcosa del genere.

Non era mai stata una grande ascoltatrice, tutta presa dalla sua vita dorata e dal suo essere protagonista, e non ci aveva prestato tanta attenzione.

Così come si era fatta sfuggire mesi di incontri fugaci tra Ashley e Matt, senza farsi venire il benché minimo sospetto.

Che tremenda idiota!

Di colpo le venne voglia di lanciare quella dannata tazzina fumante e profumata dalla finestra.

Sua madre era preoccupata perché era misteriosamente tornata nella loro residenza di famiglia, lasciando il suo adorato appartamento in centro e le sue amiche senza nessun apparente motivo per poi chiudersi in uno strano silenzio.

Ogni giorno tentava di viziarla con dolcetti e cibi prelibati, visto che gli approcci verbali erano tutti falliti.

Sua figlia era una tomba, muta, imperscrutabile.

Allontanò bruscamente il libro e si prese la testa fra le mani, i suoi lunghissimi capelli si arruffarono in mezzo alle dita affusolate.

Così non andava bene, era ancora debole, sopraffatta dalla rabbia e si odiava per quello.

Dei gentili tocchi alla porta la riscossero.

"Chi è?" Disse appena.

"Sono Terence, mi fai entrare Michelle?" 

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio poi si arrese.

"Vieni"

Terence aprì la porta e la trovò seduta alla scrivania, con lo sguardo vacuo fisso sul libro chiuso e una matita in mano.

"Come stai?"

"Bene…perché questa domanda?" obiettò, fingendo sicurezza e sollevando il viso, il naso all'insù e il suo solito orgoglio.

"Come perché? Da giorni sei sparita per rinchiuderti qui da sola. La mamma è preoccupata e anche le ragazze, si può sapere che ti prende?" le chiese con l'aria da fratello maggiore in pensiero.

Michelle socchiuse gli occhi poi prese un lungo respiro e si spinse indietro sulla sedia per allontanarsi dalla scrivania.

"Non mi andava di vedere nessuno, mi sentivo così…umiliata" rispose, senza nessuna finzione o trucco, dicendo semplicemente la verità.

"Per la storia di Ashley e…di quello?" azzardò Terence senza il coraggio di nominare Matt per non ferire la sorella e anche perché lui stesso doveva digerire quella situazione.

Lei però lo spiazzò.

"No…da me stessa" rispose sicura con tono riflessivo e misterioso.

Terence aggrottò le sopracciglia e si avvicinò alla sorella.

"Che vuoi dire?" 

Michelle fece spallucce, come se la risposta fosse scontata.

"Ho fatto delle cose orribili, mi sono comportata in maniera indegna…sono solo un mostro" ammise, fissandosi le mani che giacevano intrecciate sul suo grembo.

Terence sbarrò gli occhi. 

Era un evento più che raro sentire sua sorella ammettere delle colpe.

Cos'è che le aveva fatto cambiare idea? 

Fino a poco tempo prima era convinta delle sue azioni e soddisfatta di aver punito Ashley come la peggiore delle traditrici.

"Beh, forse hai esagerato ma hai avuto le tue buone ragioni. Ashley ha sbagliato a…a comportarsi così alle nostre spalle…avrebbe potuto dircelo" le fece notare, abbassando lo sguardo.

Dopo il breve scambio di parole con Melissa stava cercando di comporre i sentimenti contrastanti che lo pervadevano e non ci era ancora riuscito del tutto.

"Sì, è vero…ma abbiamo sbagliato tutti…lei…io…forse anche tu…non c'è nessuno che esce pulito da questa storia" affermò seria, con ancora le parole dure e vere di Matt che la ronzavano in testa.

Terence la fissò sbalordito. Sua sorella sembrava molto più matura e saggia.

Prima che potesse emettere alcun suono dalla bocca lei lo anticipò.

"Sai perché odio così tanto Matt?" chiese a bruciapelo, lasciandolo interdetto.

Con Terence non aveva mai affrontato quell'argomento, si era sempre vergognata troppo.

"Ma certo…per me e…" iniziò ma lei scattò in piedi, facendo un gran rumore con la sedia.

"Sbagliato…quella era solo una scusa…un pretesto…una buona copertura per altro" confessò, i pugni stretti a stritolare la stoffa del suo abito.

Terence rabbrividì, non aveva mai visto quell'espressione così seria e sofferente sul viso di Michelle.

"Per cos'altro?" domandò.

"Sono innamorata di lui…lo sono sempre stata - rivelò come una doccia fredda - ma lui mi ha respinta e..da quel momento ho solo cercato dei buoni motivi per odiarlo…per allontanarlo da me in modo che mi facesse meno male vederlo amare le altre, per convincermi che mi facesse ribrezzo, che in fondo non lo volessi davvero ma…quando è capitato con Ashley, con una persona a me vicina…tutto quel muro di odio e indifferenza è crollato. Ho reagito da stupida gelosa ed egoista, mi vergogno profondamente di quello che sono diventata" raccontò, mentre le lacrime presero a scorrere copiose.

Terence si avvicinò, ancora sconvolto da quella confessione inaspettata, e la abbracciò.

"Non…non avevo mai capito niente" le disse desolato, quasi a volersi scusare, da fratello protettivo quale si riteneva non aveva mai intuito i vero sentimenti di quella sorella all' apparenza sicura ma talmente fragile, e adesso si sentiva in colpa.

"Perché sono sempre stata brava a fingere, a nascondermi dietro l'immagine di ragazza perfetta e felice" rispose lei,  finalmente riusciva a fare un'analisi lucida della sua vita e quello era già un passo in avanti.

Si staccò dal fratello e gli sorrise.

"Grazie, Terence. E tu invece…rispondimi con sincerità - aggiunse, fissandolo - Matt non ti manca neanche un poco? Eravate amici, quasi fratelli" gli chiese, andando a toccare un problema mai veramente affrontato da Terence.

Lui contrasse la fronte, la risposta a quella domanda doveva essere semplice ma lo mise in crisi e riaprì una ferita mai sanata.

"Come può mancarmi…dopo quello che mi ha fatto…è assurdo e insensato" provò debolmente ad opporsi ma Michelle sgnignazzò.

"Dopo quello che tu hai fatto a te stesso…in fondo ti capisco, siamo cresciuti così, non siamo capaci di accettare i nostri fallimenti e cerchiamo di appioppare colpe a chi non ne ha. Presto te ne renderai conto anche tu ne sono sicura" sentenziò, sorridendogli in maniera enigmatica.

Terence rimase a bocca aperta, tanti interrogativi e i suoi sentimenti messi nuovamente in gioco.

Michelle gli lanciò un'ultima occhiata, poi si avvicinò alla finestra che dava sul loro meraviglioso giardino alberato.

"Qui c'è tanto silenzio e pace…mi servirà. Faccio piccoli passi avanti. Tranquillizza pure la mamma, è solo un periodo ma ne uscirò migliore, vedrai. Salutami le ragazze se le vedi" disse con lo sguardo rivolto alle fronde degli alberi, gentilmente mosse da un lieve vento di fine inverno.

Terence annuì in silenzio, uscì dalla stanza della sorella e rimase un attimo fermo lungo il corridoio.

Si strinse nel cappotto quando abbandonò la sua casa e una domanda riprese a tormentarlo.

Quell'amicizia è morta per sempre…o forse no?


Tra le quattro mura di quella stanza riecheggiavano i sospiri, i gemiti, i suoni di ciò che si stava consumando tra le lenzuola.

Era notte, la luce sul comodino brillava flebile, il resto del mondo chiuso fuori.

E loro due stretti l'uno nell'altra, intenti a fare l'amore, qualcosa di normale tra loro in quell'ultimo periodo di convivenza, anche se non accadeva da un paio di giorni.

Solo che stavolta c'era qualcosa di diverso.

I loro movimenti si erano fatti frenetici, gli sguardi affamati e disperati, le unghie di lei che premevano troppo intensamente sulla sua schiena, gli occhi chiusi, i colpi ritmici e netti di lui che lei assecondava come a volersi lasciare trasportare da un'altra parte, in un altro mondo.

Sembravano regrediti a quella loro confusa prima volta, inaspettata, non programmata, totalmente irrazionale e spiazzante.

C'era lo stesso bisogno di aversi, la stessa urgenza di cancellare un qualche dolore con quel piacere.

Nell'aria aleggiava una strana sensazione, qualcosa di cui Ashley era pienamente consapevole e che Matt aveva intuito dal modo in cui lei lo aveva cercato, aggrappandosi a lui, togliendosi i vestiti senza cura per lasciarsi andare subito e senza spiegazioni.

Quando Ashley si strinse più forte a lui, raggiungendo il culmine del piacere, anche Matt non resistette più e si lasciò andare, baciandola a lungo.

Ripresero fiato, insieme, ancora abbracciati e appagati, guardandosi negli occhi con una triste consapevolezza.

Che quella volta, così simile alla prima, fosse forse anche l'ultima.

Dopo qualche minuto Matt si sollevò e la liberò dal suo peso, per poi sdraiarsi accanto a lei, Ashley gli scivolò a fianco, accucciandosi sul suo petto.

Sentì la mano di Matt che morbidamente le carezzava i capelli e il viso, lui stranamente stava in silenzio, nessuna battuta pungente o il racconto della giornata 

Sembrava in paziente attesa ed Ashley ebbe la conferma che lui aveva già capito, che anche quella volta lo strano e intimo legame che li univa gli aveva suggerito la risposta.

Le si formò un nodo alla gola ma si fece forza.

"Domani me ne vado" disse, senza muovere un muscolo né spostare la testa.

Lui continuò ad accarezzarla, all'apparenza indifferente alla confessione, e non parlò subito.

"Ok" dichiarò semplicemente dopo qualche secondo.

Niente di più.

Ashley non aggiunse altro e non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia.

Si addormentò così, cullata da quell'abbraccio che sentiva di non meritare più.


Le ultime borse erano pronte, Ashley le spostò vicino alla porta di ingresso e si ritagliò un momento per riprendere fiato.

"Hai bisogno di aiuto?" Chiese Matt, affacciandosi nel corridoio.

"No, queste erano le ultime" 

"Ti accompagno" propose lui ma Ashley gli negò anche quell'ultima iniziativa.

"Non c'è bisogno. Ho chiamato un taxi, sarà qui tra una decina di minuti" lo informò con freddezza.

Lui annuì, Ashley lo raggiunse e lo guardò di sfuggita.

Non riusciva a reggere il suo sguardo, si sentiva distrutta e lo stava evitando.

Le sue ragioni Matt le conosceva e, anche se la cosa la faceva soffrire, non aveva nient'altro da aggiungere o si sarebbero fatti male entrambi.

Lui però evidentemente non la pensava allo stesso modo.

"Si può sapere perché mi stai evitando?" Domandò infine, dopo che Ashley gli ebbe voltato le spalle per l'ennesima volta.

Lei tremò e sentí un peso al cuore.

Il momento che temeva stava arrivando.

"Non ti sto evitando, sono solo molto indaffarata" provò a giustificarsi ma lo sentì ridere amaramente.

"Ashley, ti prego. Non prendermi in giro…non puoi farlo proprio a me" si ribellò, facendola girare verso di lui.

I suoi occhi castani erano carichi di dolore e per un attimo lo fecero pentire della sua intenzione di sapere di più.

Non voleva vederla così devastata ma l'amore che provava per lei gli impediva di non  chiedere almeno una spiegazione.

"Cosa c'è?" domandò, mettendosi di fronte a lui e stringendosi nelle spalle.

Il ragazzo che amava era davanti a lei e, dopo quei giorni meravigliosi, lei lo stava abbandonando per poter ritrovare sé stessa, con la consapevolezza che ci fosse la possibilità di non ritrovarlo una volta che fosse stata meglio.

Non poteva chiedergli di aspettarla, non sarebbe stato giusto.

"Ashley credo che noi dobbiamo parlare, abbiamo rimandato troppe volte" dichiarò lui deciso ed Ashley perse un battito.

"Sono qui" 

"Cosa ne sarà di noi una volta che sarai uscita da quella porta? Almeno questo merito di saperlo" disse estremamente serio,  guardandola negli occhi, in attesa di risposte.

Lei spostò gli occhi, visibilmente provata.

"Matt…sai che non posso prometterti niente…sono a pezzi e devo ricominciare…ma non posso chiederti di aspettarmi, non so neanche quanto ci vorrà. Ho bisogno di stare da sola" ribadì, la sua voce bassa e flebile, parole dure che le stracciavano l'anima.

"E quindi è finito tutto? Questo tempo insieme, le risate, le ore insieme, tutte le volte che abbiamo fatto l'amore. È stato per nulla?" chiese, nel tentativo di farla riflettere, di fare emergere un barlume di speranza che sembrava non avere.

"Matt, quello che abbiamo vissuto è stato meraviglioso e credimi che ho il cuore a pezzi ma…non è la realtà. Ci siamo chiusi qui dentro vivendo in una bolla bellissima ma irreale. Fuori ci sono una marea di problemi irrisolti che prima o poi ci troverebbero. E se non li affronteremo saremo punto e a capo." provò a spiegargli con le lacrime agli occhi.

Lui sospirò, proprio non riusciva a capirla, loro due che avevano sempre avuto una sintonia pazzesca, stavano lì, l'uno davanti all'altra, senza riuscire a comprendersi per la prima volta.

"Possiamo affrontarli insieme! Saremmo più forti! Se vuoi stare da sola lo capisco ma…perché devi tagliarmi fuori? Non ti rendi conto che così fai proprio il gioco di Michelle e degli altri? Il loro scopo era rovinarci e dividerci e glielo stai servendo su un piatto d'argento!" sbottò, tirando fuori delle ragioni più che convincenti che però non fecero effetto su di lei.

Ormai aveva deciso.

"Di quello che vogliono loro non mi importa! Devo farlo per me stessa, ho attraversato troppi momenti bui ma mi conosco e devo venirne a capo da sola. Non voglio trascinarti in questo…con te continuerei a vivere un sogno e…non posso, Matt…non so come spiegarti ma…finirei per perdere di vista il mio obiettivo. La nostra storia è nata su un cumulo di macerie e se non me ne libero continueranno ad affollarmi" Insistette, ma Matt scosse il capo.

"Sono macerie che hanno creato altri attorno a noi e ingiustamente! Stavolta non sono d'accordo con te, mi spiace. Ashley capisco le tue ragioni ma…così mi escludi e…può anche andarmi bene se non mi vuoi ma…allora abbi almeno il coraggio di guardarmi in faccia e dirmelo. Dimmi che mi lasci e che questi giorni non hanno significato niente, che abbiamo solo scopato e che per me non provi niente dopo tutti questi mesi! Almeno sii sincera!" obiettò, prendendole le mani, fredde e sudate, nel tentativo di farla rinsavire.

"Matt…non puoi chiedermi questo…sai che non è così…non costringermi a dire cose che non vere" lo implorò tra le lacrime mentre lui mollò di getto le sue mani e si allontanò da lei, deluso e ferito.

"I fatti però parlano chiaro…e dicono altro. Mi stai lasciando ed è quello che conta. Ok, mi sta bene così, allora" disse infine, rassegnato, mentre Ashley raccolse l'ultimo barlume di forza che aveva e si avviò verso la porta.

Inutile discutere ancora, avrebbe solo allungato la loro sofferenza

"Mi spiace tanto" mormorò soltanto guardandolo un'ultima volta, e leggendo nel suo sguardo delusione e incredulità.

"Non immaginavo sarebbe finita così alla fine…dopo tutti gli ostacoli, le incomprensioni, i segreti. E sai perché?" fece, mentre la accompagnava alla porta.

"Ti prego no.." supplicò un'ultima volta perché ciò che stava per dire l'avrebbe colpita peggio di una coltellata.

"Perché io ti amo, Ashley! Forse non da subito, forse nemmeno la prima volta che siano stati insieme ma…ho sempre sentito dentro qualcosa che non avevo mai provato prima! - confessò, facendole perdere il fiato - e ora lo so…ti amo…e se vuoi andare lo accetto e lo rispetto ma…avevo creduto potessimo avere un altro finale. Mi  ero sbagliato, forse la colpa è solo mia, in fondo" concluse, lanciandole un ultimo sguardo mentre lei, pietrificata e ferita, non riusciva più a staccargli gli occhi di dosso.

Non riuscì a emettere parole.

Matt le aveva finalmente confessato tutto il suo amore e nel momento più doloroso.

Si erano rincorsi tante volte e altrettante erano arrivati vicini al dirselo ma sentire quelle parole adesso, in quella baraonda che li avrebbe divisi, faceva male, troppo.

Sentì il bisogno di urlargli che anche lei lo amava da impazzire ma che non riusciva a spiegargli che non aveva altro modo se non lasciarlo in quel momento.

Si voltò e fuggì via per le scale, incapace di reggere altro.

Lui si affacciò, prima che lei voltasse rampa e sparisse dalla sua vista.

"Ti stai comportando da vigliacca, Ashley. E io so che non lo sei, hai solo smarrito te stessa. Ti auguro davvero di ritrovarti come speri…buona vita" disse infine, era calmo e sincero, quasi dolce.

Si sentiva che in fondo, nonostante l'abbandono, la amasse davvero e non potesse fare a meno di augurarle il meglio.

Quelle parole suonarono davvero come un addio, Ashley raggelò, poi le sue gambe partirono veloci, si costrinse a farlo o non sarebbe più riuscita a lasciarlo.

Sulle spalle il carico di quell'ultima discussione tra loro.

Probabilmente non l'avrebbe mai più rivisto.

Faceva male da morire.

La sera si ritrovò da sola in quel piccolo monolocale, la sua ripartenza.

Respirò profondamente, guardò intorno l'arredamento scarno, le sue poche cose ancora da sistemare nella stanza così come dentro di lei.

Si cominciava, da capo, per l'ennesima volta.

Si infilò sotto le coperte, in quel letto minuscolo e freddo, da sola.

Mancava lui, tremendamente.

Pianse a dirotto sul cuscino immacolato.

Le mancava troppo ma era così che doveva andare.

Chissà se lui avrebbe mai capito, se in quei giorni avrebbe pensato a loro o se l'avrebbe cancellata.

Adesso però era il momento di cavarsela da sola.

Stremata si addormentò.

Dal dolore si rinasce, come la fenice dalle sue ceneri e il suo nuovo inizio partiva da quella sera buia e tormentata, dalle rovine di quel grande amore.

 
  
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