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Autore: MauraLCohen    03/04/2022    0 recensioni
Sandy e il suo secondo grande amore, il surf.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per l'esercizio di scrittura 
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Quel momento 


 

Sandy Cohen aveva imparato a domare le onde di ogni tipo. Sapeva assecondare la furia del mare e godersi la sua calma. Aveva persino imparato a condividere quei sentimenti, assorbirli o cederli, mentre la tavola sotto ai suoi piedi tagliava in due le onde schiumose - e in nessun caso Il brutto tempo era mai riuscito a fermarlo, né quando aveva vent’anni né ora che di anni ne aveva il doppio. 

Quella mattina non aveva fatto eccezione. 
Il cielo minacciava tempesta: nuvoloni grigi, pesanti, avevano offuscato il sole su Newport e le prime piogge tamburellavano su tetti e strade. Da dietro il velo della tenda, il giardino sembrava prendere vita, mosso dal vento che soffiava forte da nord, e qualche ramo picchiettava contro il vetro, scandendo i secondi. 
Sandy diede le spalle alla finestra e, rigirandosi tra le coperte ancora calde, si avvicinò a sua moglie che dormiva a pancia in giù. Le diede un bacio tra il collo e la spalla, l’unico spiraglio libero lasciato dai capelli. 
« Buongiorno, amore mio » le mormorò, prima di alzarsi per raccattare dalla borsa in cui teneva gli indumenti sportivi, la muta, una felpa e un costume - la divisa della morte, così la chiama Kirsten, quando lo osservava prepararsi all'alba per andare incontro alle onde e, in un certo senso, Sandy non poteva che darle ragione, specie in giornate come quelle. 

Dalla finestra del bagno il surfista notò che la pioggia stava via via intensificandosi, diventando sempre più fitta. Una persona saggia, a quel punto, avrebbe desistito o, quantomeno, atteso un po' di più prima di uscire di casa; ma non lui, non Sandy Cohen. 
aveva fatto la gavetta sulle onde del maltempo di Berkeley nei primi anni in cui si era trasferito. Si era alzato all'alba ogni mattina, nonostante fosse inverno, con l'unico scopo di imparare quello sport che il Bronx gli aveva sempre precluso e si era ripromesso che, finché avesse vissuto in California, non avrebbe permesso a niente e nessuno di togliergli il piacere che gli dava stare sul surf. 
Così, con quel pensiero in testa e la sua divisa della morte addosso, Sandy uscì dal bagno e si ritrovò davanti alla camera da letto in cui il suono della pioggia e del vento faceva da sottofondo al sonno di Kirsten, che riposava incurante di tutto. 
Sandy si fermò ad osservarne i lineamenti rilassati, nascosti in parte dai capelli e dal cuscino. Si avvicinò a lei e le sistemò la coperta sulla schiena scoperta, prima di chinarsi a baciarle il capo. 
Non era vero che niente riusciva a persuaderlo dall'idea di andare a fare surf ogni mattina, Kirsten ci riusciva. Ci era riuscita un'infinità di volte, sia al college che negli anni successivi, e Sandy non aveva mai vissuto quelle albe senza surf come delle rinunce, neanche quando a chiedergli di non andare era stato il loro pargoletto che adesso dormiva nella stanza di sopra e ascoltava i Death Cab.

« Tornò per colazione » disse, riportando la propria attenzione su Kirsten. « Tu continua a dormire. »

(…) 

La spiaggia era deserta: gli ombrelloni degli stabilimenti erano chiusi e legati con lo spago per evitare che si aprissero di colpo a causa del vento; le grandine, invece, erano ammazzate di lato e coperte da un telo impermeabile. Di norma, a quell’ora del mattino pochissime persone erano abbastanza coraggiose da preferire la spiaggia al letto e in un giorno come quello, in cui la pioggia aumentava a cadenza regolare, anche quei pochi che di solito preferivano passeggiare o correre sul bagnasciuga all’alba desistevano.
Certo, non Sandy Cohen, che si era già spogliato della pesante felpa con il logo dell'università di Berkeley stampato sopra ed ora osservava il largo per valutare se fosse sicuro spingersi fin laggiù. Osservava l'orizzonte che divideva il cielo grigio dall'acqua incupita e increspata, le onde si inalzavano possenti grazie all'aiuto del vento, ma non erano alte abbastanza da sembrare pericolose. 
Poteva andare. 

Sandy doveva confessare di amare il surf più di quanto amasse il suo lavoro. Ama il modo in cui il mare lo faceva sentire, le sensazioni che provava sulla pelle, i profumi, i suoni... Fare surf era un'esperienza avvolgente, totalizzante per certi versi. 
Si sentiva sospeso a metà tra la realtà e il momento che viveva quando, investito dall’onda, aveva pochi secondi per saltare in piedi e domarla. I muscoli delle braccia e quelli delle gambe tesi fino a tirare; i piedi si impuntavano,  le dita si piegavano sulla coda della tavola per prepararsi al salto. Era un solo istante, il tempo di uno scatto che la memoria muscolare del suo corpo svolgeva senza fatica, ma l’adrenalina che gli dava - anche dopo tutti quegli anni - lo investiva con violenza. Lo faceva sentire vivo e, come una spugna, cancellava qualsiasi preoccupazione Sandy avesse in testa. Che fosse una lite con Kirsten, l’ennesimo problema a lavoro o una semplice giornata storta, quel battito di ciglia, quel movimento fluido, istantaneo, riusciva a spazzare via tutto, lasciandogli dentro solo una sensazione di piace, come se il peso del mondo si riducesse alla schiuma del mare, e così lui. 

...

Quella mattina, però, niente di preoccupante frullava nella testa di Sandy : era una giornata come tante altre, in cui si alzava ed era felice di ciò che aveva. Kirsten, i ragazzi, quel bel panorama tutto per lui. Corse in acqua con la tavola pronta ad essere lasciata andare - non importava che piovesse né che l’acqua fosse gelida, tanto da riuscire ad intorpidire la pelle sotto la muta, ci si sdraiò sopra e raggiunse il largo con poche e  rapide bracciate. 
Un’onda lo puntava pronta a scatenare la furia con cui il vento l’aveva inalzata. 
Ed eccolo che arrivava, quell’istante. 
Sandy si sollevò, tenendo gli occhi fissi sull’onda. La tavola salda sotto i suoi piedi compiette una curva profonda, lasciandosi dietro lo strascico sull’acqua.
Adrenalina. 
Era ciò che si provava nel riuscire a domare la furia del mare. 
   
 
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