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Autore: Europa91    03/04/2022    2 recensioni
[Demons & Exorcist AU]
[Soukoku]
“Se c’era una cosa a cui Chuuya non avrebbe mai pensato questa era proprio il matrimonio, eppure eccolo lì, intento a prepararsi per quello che sarebbe dovuto essere il giorno più importante della propria vita. Aveva fatto la sua scelta nel momento in cui aveva deciso di seguire quel demone maniaco dei suicidi fino all’Inferno e non si sarebbe certo tirato indietro. Quando aveva ammesso i propri sentimenti verso Dazai aveva dovuto accettare anche tutto il resto, ovvero che non avrebbe mai potuto vivere senza di lui. In fondo il matrimonio non era altro che un rito, doveva solo stringere i denti e sopravvivere fino alla fine di quella lunga giornata.”
Matrimonio di Dazai e Chuuya
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Arthur Rimbaud, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Paul Verlaine
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sisters and Demons'
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Cow-t 12Sesta settimana – M2

Prompt: Matrimonio

Fandom: Bungo Stray Dogs

Rating: SAFE

Numero Parole: 4929

Note: mi sono ricordata di questo fantastico Demon Au e di come non avessi mai scritto del matrimonio della Soukoku, solo fatto molti accenni qua e là. Quindi sfruttiamo questa ultima settimana di Cowt e regaliamo qualche gioia a questi due XD Ah ovviamente guess star d’eccezione Verlaine e Rimbaud.


 


 


 


 

 

Se c’era una cosa a cui Chuuya non avrebbe mai pensato questa era proprio il matrimonio, eppure eccolo lì, intento a prepararsi per quello che sarebbe dovuto essere il giorno più importante della propria vita. Aveva fatto la sua scelta nel momento in cui aveva deciso di seguire quel demone maniaco dei suicidi fino all’Inferno e non si sarebbe certo tirato indietro. Quando aveva ammesso i propri sentimenti verso Dazai aveva dovuto accettare anche tutto il resto, ovvero che non avrebbe mai potuto vivere senza di lui. In fondo il matrimonio non era altro che un rito, doveva solo stringere i denti e sopravvivere fino alla fine di quella lunga giornata. Tornò ad osservare il proprio riflesso nello specchio studiandone ogni dettaglio.

Chuuya non aveva mai fantasticato sulle proprie nozze ma ovviamente se le sarebbe immaginate diverse. Aveva smesso di pensarci quando, ancora bambino, aveva accettato di diventare un novizio dell’Ordine della Maddalena. Avrebbe abbracciato il celibato e sarebbe diventato come Arthur. Storse il naso a quel pensiero soffocando l’ennesima bestemmia nata spontaneamente sulle proprie labbra. Arthur Rimbaud, l’uomo che un tempo aveva considerato il proprio eroe. Non solo gli aveva mentito per tutta la vita ma esattamente come lui era finito con il diventare l’amante di un demone.

Tornò a fissare la propria immagine riflessa cercando di riconoscersi in quella figura

C’era stato un tempo in cui da bambino il suo passatempo preferito era stato quello di assistere di nascosto ai matrimoni. Era cresciuto un convento di suore e ogni celebrazione si trasformava in un’occasione di festa per l’intera comunità. Chuuya ricordava perfettamente le navate addobbate di fiori freschi, le candele che illuminavano la chiesa e i vestiti delle spose. I sorrisi e la purezza che quelle ragazze trasmettevano nel giorno più felice delle loro vite. L’aria profumava di incenso e primavera, tutti sorridevano.

Il rosso al contrario sembrava essere pronto per andare al patibolo, sentiva che persino la propria decapitazione sarebbe stata una soluzione migliore a tutto quello.

Non ci sarebbe stata nessuna navata o abito bianco ad attenderlo. Chuuya stava per sposare un demone, e una parte di lui si domandava ancora come fosse stato possibile.

Dazai era entrato di punto in bianco nella sua vita ed aveva finito con lo sconvolgerla completamente. Era stato così sin dal primo giorno in cui quell’idiota bendato lo aveva scambiato per una delle novizie del convento, dichiarando pomposamente che avrebbe fatto il possibile per renderlo sua moglie. Chuuya ricordava solo di avergli tirato un pugno prima di fuggire tra quelle mura che per anni erano state la casa o per meglio dire la sua prigione. Era cresciuto in quella gabbia dorata con il solo scopo di diventare un esorcista, distruggere tutti i demoni e vendicare così la morte dei propri genitori. Non avrebbe mai potuto dimenticare il proprio passato ma Dazai lo aveva portato a desiderare un futuro diverso.

Quel demone tentatore era riuscito ad abbattere ad una ad una tutte le sue difese arrivando con il farlo innamorare di lui.

Dazai non si era lasciato scoraggiare dai suoi numerosi rifiuti, lo aveva corteggiato per anni e Chuuya non aveva potuto fare altro che cedere di fronte all’evidenza. Amava quell’idiota con ogni fibra del proprio corpo. Aveva solo avuto bisogno di tempo per realizzarlo. Immaginare una vita senza Dazai al proprio fianco gli era impossibile e quando aveva formulato questo pensiero aveva compreso di essersi fottuto da solo.

Aveva scoperto la vera natura di quell’idiota solo dopo essere fuggito di casa ed essersi concesso a lui. La verità che per tanti anni era sempre stata presente davanti ai suoi occhi lo aveva investito con forza mettendo nuovamente in discussione ogni cosa, ogni suoi credo o convinzione. Lo aveva portato a dubitare di Arthur a litigare con lui.

Alla fine, nonostante ogni insegnamento ricevuto o buonsenso Chuuya aveva raggiunto Dazai fino all’Inferno per accettare quella proposta di matrimonio che sin dal loro primo incontro il demone gli aveva fatto.

 

Da quel giorno era trascorso quasi un mese, un mese lunghissimo nel quale l’ormai ex novizio si era trovato a vivere praticamente rinchiuso nelle stanze del proprio amante.

«È per la tua sicurezza Chibi. Al momento non posso ancora proteggerti dagli altri demoni e se il Boss Mori scoprisse che sei qui...» Chuuya aveva alzato gli occhi al cielo ingoiando l’ennesima bestemmia. Quella situazione iniziava a stargli stretta.

«Penso che ormai tutto l’Inferno sappia della mia presenza» Dazai aveva agitato velocemente una mano bendata come per zittirlo ma il rosso aveva proseguito muovendosi a passo di marcia nel piccolo soggiorno;

«So difendermi benissimo e lo sai. Ti devo ricordare che sono stato addestrato da Arthur?»

«Eri il pupillo di un Rimbaud anzi tu stesso lo sei per metà. Anche questo è un problema»

«Come mai ora sembra che la mia presenza qui ti dia fastidio? Ho fatto come volevi Dazai. Ho accettato la tua cavolo di proposta, ho dovuto scendere a patti con il mio orgoglio e per cosa? Per finire rinchiuso tra queste mura?! Tanto valeva allora restare in convento, almeno il cibo e la vista erano migliori»

Dazai si fece più vicino;

«Perché non capisci?» domandò ad una spanna dal suo viso. Si potevano specchiare l’uno nelle iridi dell’altro. L’aria si era fatta improvvisamente carica di tensione.

«Capisco benissimo invece. Ho sopportato per anni il tuo corteggiamento ed ora che finalmente hai ottenuto quello che volevi hai perso interesse» Chuuya non voleva dire quelle cose ma si sentiva dannatamente frustrato per tutta quella situazione.

Aveva preso una decisione non facile. Aveva letteralmente rinunciato a tutto per Dazai e il demone sembrava non comprenderlo. Sapeva che era inutile fare scenate di gelosia o altro, ma non ne poteva più. Era stanco di sentirsi dato per scontato.

«Sposiamoci»

«Eh?» di sicuro aveva capito male.

«Avrei desiderato prendermi ancora del tempo per cercare di capire le reali intenzioni di Mori ma alla fine perché aspettare» Chuuya si schiaffò una mano sul volto cercando di mantenere la calma ma Dazai aveva quel particolare vizio di riuscire a fargli saltare tutto il sistema nervoso contemporaneamente, senza il minimo sforzo. Un giorno l’ex novizio lo avrebbe ammazzato ne era certo.

«Tu mi ami io ti amo, quindi facciamolo!» Questa volta il rosso imprecò ad alta voce. Tanto si trovava all’Inferno peggio di così non sapeva che altro sarebbe potuto succedere. Aveva firmato la propria condanna la prima volta che aveva assaggiato il sapore proibito di quelle labbra e ora stava solo raccogliendo i frutti di ciò che aveva seminato. Per quanto detestasse ammetterlo anche a se stesso lui amava quel demone.

«Fa come ti pare» fu tutto ciò che Chuuya rispose prima di sbatterlo fuori dalle sue stesse stanze, richiudendosi la porta alle dietro alle sue spalle.

Non avrebbe mai potuto immaginare quanto Dazai lo avrebbe preso in parola.


 

***


 

Quando Chuuya aveva pensato che non ci potesse essere un limite al peggio Paul Verlaine si era presentato al suo cospetto. Il suo rapporto con il biondo demone portatore di tempesta poteva riassumersi in una sola parola “complicato”. Il rosso non aveva niente di personale contro di lui ma sapeva che in quanto amante di Arthur sarebbe andato a riferirgli ogni cosa, ogni minimo e insignificante dettaglio. Preferì non pensare al resto, la situazione era già di per sé fin troppo imbarazzante.

«Negli inferi non si parla altro che da giorni, il vostro matrimonio è sulla bocca di tutti» furono le prime parole che gli rivolse il biondo dopo essersi accomodato su uno dei divani presenti nel piccolo soggiorno. Chuuya preferì fare finta di nulla. Quel demone si era sempre preso fin troppe libertà nei suoi confronti, anche se in fondo sapeva di doverlo ringraziare, era stato solo grazie a lui se non era stato attaccato una volta giunto alla porta dell’Inferno e se era riuscito a ricongiungersi con Dazai. Gli doveva un favore e lui odiava essere in debito.

«Arthur ne sa qualcosa?» domandò il rosso abbassando lo sguardo. Non aveva bisogno dell’approvazione del proprio maestro ma in un momento delicato come quello avrebbe tanto voluto averlo al proprio fianco. Era la sola famiglia che gli rimaneva e lo aveva sempre pensato ancora prima di scoprire il legame di sangue che li univa.

Verlaine sorrise complice.

«Io non gli ho detto nulla, ma è solo questione di tempo, presto anche il Vaticano verrà a sapere di queste nozze e l’Ordine con lui. Ti sei messo davvero nei guai fratellino. Con tutta la fatica che io e Arthur abbiamo fatto in questi anni per proteggerti»

«Non chiamarmi fratellino» Paul finse di non averlo sentito;

«Sono troppo giovane per chiamarti figliolo anche se ricordo benissimo quando eri un esserino grande quasi come il palmo della mia mano»

«Beh non è che sia cresciuto molto da allora» Dazai aveva scelto proprio quel momento per fare la propria entrata in scena giusto un istante prima che Chuuya iniziasse a lanciare colorite imprecazioni contro il proprio ospite

«Io trovo che somigli molto a sua madre Marie» fu il solo commento del biondo. Bastò quella semplice frase a calmare magicamente la futura “sposa”;

«Arthur non mi ha mai parlato di lei. Che tipo era?» Dazai prese posto accanto al rosso improvvisamente interessato dalla conversazione;

«Era l’opposto di Arthur. Testarda, cocciuta ha rinunciato a tutto per inseguire il proprio amore»

«Mi ricorda qualcuno» fu l’unico commento di Dazai prima di ricevere una gomitata in pieno petto abbastanza forte da zittirlo;

«Ti somigliava molto e non solo caratterialmente. Mi è dispiaciuto per la sua morte. Se solo Arthur mi avesse ascoltato le cose sarebbero andate diversamente»

«Cosa intendi?» Verlaine abbozzò un sorriso stanco in direzione dei due giovani;

«Avevo proposto ad Arthur di prenderti con sé, di crescerti ma lui ha rifiutato»

Dazai intuì come il biondo stesse ancora nascondendo qualcosa. Chuuya al contrario era rimasto in silenzio. Per anni aveva vissuto circondato da bugie e ora non sapeva più a cosa credere o meglio, a chi. Non doveva fidarsi delle parole di un demone, anche se stava per sposarne uno, sapeva che la propria diffidenza non sarebbe magicamente cessata.

«Comunque petit frère non devi preoccuparti. Sono certo che Arthur in fondo sarà contento per le nozze. Ha sempre desiderato solo la tua felicità non devi mai dubitare di questo» Chuuya annuì ancora assorto nei propri pensieri. Fu allora che la mano di Dazai lo raggiunse facendo intrecciare le loro dita. Quel gesto non sfuggì allo sguardo attento di Paul che tornò a sorridere tra sé.

«Sono certo che saprai prenderti cura di lui» mormorò in direzione del demone dei suicidi.

«Sai che farei ogni cosa per Chuuya»

«Oh ma è per questo che io e Arthur ti abbiamo lasciato in vita tanto a lungo»


 

Qualche istante dopo fu lo stesso Dazai ad offrirsi di accompagnare il demone alla porta.

«Cosa mi nascondi portatore di tempesta?» domandò in tono fintamente cordiale una volta certo che fossero rimasti soli.

«C’è forse qualche segreto sulla mia sposa del quale dovrei forse essere a conoscenza?» continuò.

Paul si limitò a sorridere. Probabilmente Dazai nutriva già qualche sospetto circa la vera natura di Chuuya ma la conferma non sarebbe certo arrivata da lui. Non avrebbe tradito la promessa che si era scambiato con Arthur tanti anni prima, aveva già commesso fin troppi errori in quella storia.

«Ho vegliato su quel ragazzino sin da quando era un bambino, il resto lo sai»

«Tanto per cominciare non sapevo che Chuuya fosse un Rimbaud»

«Non lo sapeva nemmeno lui. Era stata una decisione di Arthur in seguito all’incidente di Suribachi, io l’ho solo appoggiata»

«Perché?»

«Perché lo amo è una risposta sufficiente?» lo sfidò. Dazai però non indietreggiò di un millimetro né si lasciò scoraggiare;

«I demoni conoscono il significato di amore?»

«Posso parlare solo per me stesso e credimi quando ti dico che non c’è nulla che non farei per Arthur e per estensione per Chuuya. Si, sarei disposto anche a combattere contro di te o lo stesso Mori se fosse necessario»

«Quanto affermi può essere inteso come tradimento» aggiunse il moro alzando un sopracciglio,

«Per questo lo sto dicendo a te. Hai la mia fiducia Dazai. Non farmene pentire» il demone bendato sorrise;

«Sei davvero un ottimo padre Paul non l’avrei mai detto»


 

***


 

«Cosa vuol dire che si sposano?» la tazzina tra le mani di Arthur iniziò pericolosamente a tremare e Paul per un istante pensò davvero che stesse per tirargliela in testa. Di solito l’esorcista era una persona calma, pacata e composta ma il demone sapeva meglio di chiunque altro come il solo nominare Chuuya portasse a un radicale cambio di comportamento nel suo compagno.

«Cosa pensi che voglia dire? Chuuya sposerà Dazai. Sono giorni che all’Inferno non si parla di altro» la tazzina finì a terra rovesciando tutto il contenuto ai loro piedi oltre che frantumarsi in mille pezzi.

«Giorni, Paul? E quando pensavi di dirmelo?» il demone sbiancò capendo di essersi tradito da solo. Decise per il proprio bene di cambiare argomento o temeva che non sarebbe sopravvissuto al resto della conversazione e avrebbe finito con il fare la stessa fine di quella tazzina.

«Ieri sono andato a trovarlo» l’esorcista alzò nuovamente un sopracciglio anche se parve calmarsi di colpo di fronte a quell’ammissione;

«Come sta?» domandò sinceramente preoccupato;

«Penso che tu conosca tuo nipote meglio di me. È ovviamente sotto stress per tutta la faccenda del matrimonio però tra un imprecazione e l’altra penso che arriverà vivo fino all’altare»

Vedendo che la propria battuta non era servita per alleggerire la tensione Paul si affrettò ad aggiungere;

«Dazai è al suo fianco per questo sono certo che andrà tutto bene»

«Chuuya è un mezzo demone, presto il suo segreto verrà allo scoperto e io non potrò più proteggerlo»

«Allora è questo che ti preoccupa davvero. Non temere Arthur, penso che Dazai possa già aver in qualche modo intuito qualcosa sulla vera natura di Chuuya. Non lo abbandonerà mai»

«Come puoi esserne sicuro?» Verlaine fece un paio di passi in avanti,

«Perché lo guarda nello stesso modo in cui io guardo te» Arthur però decise di allontanarlo poggiandogli entrambe le mani sul petto;

«Smettila. Quante volte ci siamo traditi o fatti del male? Non abbiamo mai smesso»

«Chuuya e Dazai però sono diversi da noi»

«Lo so, per questo non riesco ad essere tranquillo. Presto arriverà un ordine dal Vaticano, tutti scopriranno ciò che ha fatto, potrebbe anche scoppiare una nuova guerra»

«Voi umani avete sempre amato complicarvi la vita e tu sei troppo tragico. Chuuya ha solo scelto di seguire il proprio cuore come tempo fa ha fatto Marie. Ah a proposito, mi ha chiesto di lei» Arthur sgranò gli occhi per la sorpresa. Non se lo aspettava.

«Non gli ho mai parlato di sua madre. Non c’è mai stato tempo o meglio non ne ho mai avuto il coraggio» si trovò ad ammettere.

«Gli ho solo detto la verità, ovvero quanto le somigli» si sentì in dovere di chiarire il biondo

«Già, sia Chuuya e Marie sono sempre stati diversi da me. Hanno avuto la forza di ribellarsi alle regole alla nostra famiglia»

«Tu non hai sbagliato nulla piccolo Rimbaud» il moro sorrise;

«Era da tanto che non mi chiamavi in quel modo» gli fece notare

«Perché era da tanto che non sorridevi» si scambiarono un lungo bacio che li tenne occupati per parecchi minuti. Fu il moro a riprendere la conversazione rimasta in sospeso;

«Avrei voluto essere presente in un giorno tanto importante per lui. Ti chiedo solo un favore» Paul si trovò ad annuire ancora stretto nell’abbraccio del proprio compagno;

«Voglio che tu consegni un messaggio a Chuuya. Voglio che capisca che io sarò sempre dalla sua parte»

«Farò tutto quello che vuoi»


 

***


 

Chuuya era nuovamente davanti al proprio specchio, per quanto si ostinasse a voler credere il contrario, faticava a riconoscersi in quelle vesti. Il ragazzino che un tempo aveva studiato per diventare esorcista, il novizio dell’Ordine della Maddalena aveva lasciato il posto ad un completo estraneo. Il fanciullo che lo fissava oltre quella superficie sembrava un demone a sua volta. Una creatura nata nell’oscurità, un essere ormai lontano dalla salvezza divina, pronto ad abbracciare la dannazione eterna. Uno sconosciuto.

Sorrise. Dazai era il peccato che non si sarebbe mai stancato di compiere. In quel momento non gli importava nulla né del Vaticano né di altro, stava per sposare l’idiota che amava, al resto ci avrebbe pensato in seguito, forse una volta conclusa la propria luna di miele.

In quel istante un altro pensiero si fece largo nella mente di Chuuya, il rosso non aveva la benchè minima idea di come si sarebbe svolta una cerimonia nuziale negli inferi. Sicuramente sarebbe stata diversa da qualsiasi matrimonio a cui avesse mai assistito. Una parte di lui trovò la cosa divertente.

In fondo stava per diventare la “moglie” di un demone, la banalità non era certo cosa per loro. Con quelle nozze stavano letteralmente sfidando il mondo e non vi era niente di più eccitante.

Dazai aveva insistito per fargli indossare un semplice vestito nero con qualche particolare bordeaux. Nulla di eccessivo o femmineo, come inizialmente aveva temuto ma solo un semplice completo di pelle che si s'addiceva perfettamente al luogo in cui si trovavano e alla situazione. Non ci sarebbe stato un lungo abito bianco, nessun candido bouquet nel suo futuro. Le campane del convento non avrebbero suonato a festa e nessun inno avrebbe accolto o accompagnato il suo ingresso in chiesa. Arthur non ci sarebbe stato. L’unica certezza che impediva a Chuuya di scappare da tutta quella farsa era Dazai. Il rosso sperava che ogni suo dubbio o incertezza sarebbero stati spazzati via una volta che avrebbe incrociato lo sguardo di quel demone. Era sempre stato così, sin dal principio.

Ogni piccola o grande pazzia che aveva commesso negli ultimi anni era sempre da ricondurre a quel idiota bendato che aveva saputo sconvolgergli completamente l’esistenza e non sembrava intenzionato a smettere.

Prese l’ennesimo profondo respiro della giornata quando un leggero bussare lo riportò bruscamente alla realtà.

«Avanti» rispose quasi in automatico domandandosi solo in un secondo momento chi mai potesse andare a fargli visita in una simile occasione.

Paul Verlaine entrò nella stanza e Chuuya desiderò solo scomparire.

«Non dire una parola è stata tutta un’idea di Dazai. Questo è opera sua» aggiunse indicando il vestito, prima di coprirsi il volto con entrambe le mani per l’imbarazzo.

«Stai davvero bene» fu l’unica risposta del demone. Chuuya lo invitò ad accomodarsi sicuro del fatto che Verlaine si sarebbe messo comodo anche senza il suo permesso. Infatti raggiunse una sedia in glicine sistemandosi e incrociando le lunghe gambe.

«Allora che vuoi?» tagliò corto il rosso. Non era dell’umore adatto a sostenere una conversazione con il portatore di tempesta, avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto in quel momento.

«Sono qui principalmente su richiesta di Arthur ma in realtà volevo vederti» ammise estraendo dalla tasca del proprio completo un pacchetto che porse a Chuuya.

Il rosso lo accettò guardandolo confuso; prima di prendere posto su di una sedia accanto a lui.

«È un dono da parte di Arthur. Avrebbe tanto voluto consegnartelo di persona ma ahimè agli umani non è ancora permesso di varcare la soglia degli inferi»

«Dimentichi che io sono umano» Paul piegò gli angoli delle labbra in un sorriso, domandandosi per quanto ancora Chuuya avrebbe potuto vivere con quella convinzione. Era da più di un mese che quel ragazzino si trovava all’Inferno. Nessun umano avrebbe potuto vantarsi di tanto ed era certo che pure Dazai avesse ormai compreso la vera natura della propria futura sposa.

Chuuya aprì il pacchetto senza dire una parola sotto lo sguardo curioso del demone;

«Allora che cos è?» il rosso gli mostrò ciò che teneva tra le mani. Era una semplice spilla d’argento con uno stemma che entrambi non avevano faticato a riconoscere;

«Ricordo che Arthur la portava appuntata al petto. Una volta mi disse che l’aveva ereditata da suo padre»

«E ora l’ha donata a te» concluse Paul. Chuuya stava combattendo con tutte le proprie forze contro al desiderio di scoppiare a piangere.

«Avrei tanto voluto che lui fosse qui» ammise soffocando un singhiozzo. Il demone sorrise posandogli delicatamente una mano sulla spalla. Era il primo contatto che si concedeva dopo anni. Una parte del biondo ancora faticava a credere come quel ragazzino fosse lo stesso neonato che un tempo si era addormentato fra le sue braccia. Chuuya era cresciuto e ora aveva trovato qualcun altro che lo avrebbe protetto. Era arrivato semplicemente il momento di lasciarlo andare.

«Anche lui avrebbe voluto. Ma questo dono è il suo modo per dirti che è qui. Che approva ciò che stai facendo e che come me si fida di Dazai e della tua decisione»

Si abbracciarono. Avevano entrambi bisogno di quella vicinanza. Verlaine poteva avere tanti difetti ma il rosso non aveva mai avuto dubbi sul fatto di potersi fidare di lui. Dopotutto era il compagno che Arthur si era scelto.

«Non avrei mai pensato di sposarmi o meglio, che avrei sposato un demone» disse qualche secondo dopo cercando di tornare a darsi un tono.

«Non lo avrei mai detto nemmeno io eppure eccoci qua»

«Eccoci qua. Perché non hai mai chiesto ad Arthur di sposarti?»

«Perché lo conosco. Non avrebbe mai lasciato l’Ordine. Non per me almeno»

«Ma ti ama» protestò Chuuya alzandosi di scatto e tornando a sistemarsi i capelli. Verlaine gli sorrise;

«Ci sono così tante cose che non sai. Si tuo zio mi ama e lo amo anche io. Ci siamo traditi e fatti del male troppe volte in passato» il più giovane storse il naso assumendo una smorfia che urlava Rimbaud da tutte le angolazioni e che il demone non poté fare altro che trovare adorabile;

«Però ora sei qui in sua vece. Vorrà pure dire qualcosa»

«Che sei un piccolo insolente come lui e dammi qua prima di fare qualche danno» detto questo il biondo gli sfilò la spazzola dalle mani e prese a pettinare quei capelli di fuoco. Rimasero così per parecchi minuti con il demone che intrecciava i capelli del più giovane e Chuuya che osservava ogni sua mossa dallo specchio pronto ad intervenire in caso di pericolo per la propria chioma.

Non aveva mai avuto un fratello, uno zio o un padre, eppure Paul era tutto questo per lui. Era felice di averlo al proprio fianco in quell’occasione.

«Capisco il perché Arthur ti abbia scelto» disse dopo aver ammirato l’operato del biondo ritenendosi soddisfatto del risultato.

«Grazie» il demone si voltò dall’altra parte

«Su ora muoviamoci ragazzino quanto ancora intendi far aspettare quel povero idiota del tuo futuro marito?» risero;

«Vorresti accompagnarmi?» quella proposta ebbe il potere di stupire entrambi. Si scambiarono una lunga occhiata.

«Ne sei sicuro Chuuya?» chiese il demone titubante;

«Sei qui in vece di Arthur assolvi il tuo compito fino in fondo. Non vorrai certo deludere mio zio» mormorò prendendolo sottobraccio.

«Lo sai vero che sei ancora in tempo per fuggire? Mi basta solo un cenno, un segnale e ti apro una via di fuga» Chuuya trattenne a stento una risata;

«Mi sembra ancora tutto così assurdo. Io che mi sposo» ammise mentre si preparava a lasciare le proprie stanze per percorrere il corridoio che lo avrebbe condotto nel luogo in cui si sarebbe svolta la cerimonia. Paul ancora al suo fianco sbuffò;

«Ti correggo. Ti stai per sposare all’Inferno e con un demone. Non male per un novizio dell’Ordine della Maddalena»

«Non prendermi in giro, anche tu sei finito con un esorcista»

«Ma noi non siamo andati fino in fondo» Chuuya gli lanciò uno sguardo allarmato;

«Pensi che sia un errore? Siamo stati troppo precipitosi vero? Sapevo che era una pessima idea dannato Sgombro. Anzi fottuto demone dei suicidi»

In quel momento però la porta davanti loro si aprì e come Chuuya stesso aveva previsto ogni dubbio si dissolse non appena il suo sguardo incrociò quello di Dazai.

Il demone dei suicidi non gli era mai parso tanto bello. Per l’occasione indossava un abito bianco che mai Chuuya avrebbe pensato o sperato di vedere. Si trovò a sorridere. Era come se quell’immagine avesse spazzato via ogni sua ansia o preoccupazione. Non fece nemmeno caso al resto del presenti o alla cerimonia in sé. La sua attenzione era tutta rivolta verso il demone che gli aveva rubato il cuore e che mai gli era sembrato essere tanto affascinante.

Fu Verlaine a prendere in mano la situazione facendo un cenno a Chuuya, strattonandolo per invitarlo a proseguire. Il rosso si era infatti bloccato sulla soglia alla sola vista del proprio futuro sposo.

«Rilassati» gli sussurrò all’orecchio.

Chuuya prese un lungo respiro prima di avanzare. Non fece caso al resto dei presenti. Fu il portatore di tempesta ad analizzare la situazione per entrambi. Come il demone aveva previsto l’officiante della cerimonia non era altri che Mori Ougai alle cui spalle si trovava la moglie Elise ancora ridotta a sembianze fanciullesche. Nelle prime file erano presenti diversi demoni maggiori, come era consono per l’unione del pupillo del Boss. Avrebbe descritto ogni cosa ad Arthur ma in quel momento la sua priorità era fare in modo che Chuuya raggiungesse incolume l’altare.

Quando finalmente furono di fronte a Dazai, Paul prese la mano di Chuuya e con riluttanza si trovò ad affidarla a quella del demone che sorrideva sornione per quella piccola conquista personale.

Il rosso non fiatava, non era neppure certo di star respirando, sentiva solo i battiti impazziti del proprio cuore che in quel momento minacciava seriamente di uscirgli dal petto.

«Finalmente sarai mio» disse il demone dei suicidi non appena furono l’uno di fronte all’altro prendendo quella mano tra le sue.

«Vaffanculo stronzo»

 

***

 

Se un giorno avessero chiesto a Chuuya di raccontare le proprie nozze non avrebbe saputo cosa dire. Ricordava molto bene i giorni prima della cerimonia, i suoi dubbi, ansie, paure, il regalo inaspettato di Arthur e la vicinanza di Paul, ma del rito in sé aveva conservato il ricordo solo degli occhi di Dazai che non avevano mai lasciato i propri.

Ad un certo punto però era stato come se al mondo esistessero solo loro. Chuuya si era ritrovato stretto tra le braccia del demone anzi no, del proprio marito e lo aveva baciato. Qualcuno aveva applaudito, c’era stato un veloce scambio di anelli, qualche parola in latino ma era tutto parecchio confuso.

Dazai non aveva perso tempo e dopo i convenevoli del caso aveva afferrato la mano della propria sposa ed erano corsi a rinchiudersi nelle loro stanze.

«Questo verrà ricordato come il matrimonio più breve della storia» Scherzò Chuuya intento a sbottonarsi la camicia. Aveva bevuto solo un paio di bicchieri ma si sentiva stranamente euforico. Dazai sorrise divertito.

«Ho sempre odiato le cerimonie» ammise sfilandosi uno stivale.

«A me invece i matrimoni sono sempre piaciuti anche se non avevo mai assistito a delle nozze come le nostre»

«Avresti desiderato qualcosa di diverso?» domandò il demone preoccupato rendendosi conto solo in quel momento di non aver mai chiesto a Chuuya la propria opinione al riguardo. Erano sposati da qualche ora e già si sentiva un pessimo marito.

«Penso di aver rinunciato al concetto di normalità dopo averti incontrato» fu la sola risposta che ricevette dal proprio consorte prima di venire zittito da un bacio.

Riemersero dalle coperte solo qualche ora dopo.

«Abbiamo veramente fatto una pazzia» fu il primo commento di Dazai ancora annebbiato e scosso dai residui dell’ennesimo orgasmo. Chuuya accanto a lui non versava in condizioni migliori ma trovò ugualmente fiato per replicare, dopo essersi accoccolato contro il suo petto;

«Hai finalmente la tua sposa, demone dei suicidi. Goditi questa pace finché dura» doveva essere solo una battuta ma entrambi captarono la verità nascosta dietro quelle parole. Presto il Vaticano avrebbe ricevuto notizia di quell’unione, come l’Ordine. Per non parlare delle intenzioni di Mori che ancora non facevano altro che insospettire Dazai.

«Qualsiasi cosa ci riserverà il futuro l’affronteremo insieme. Siamo una squadra ora» il rosso gli diede un calcio al fianco, in un punto rimasto scoperto dalle bende che il demone era solito portare.

«Siamo sposati. Vedi di prenderla seriamente» lo ammonì

«Allora posso chiamarti moglie, o sperare di ricevere la colazione a letto ogni mattina? Va bene anche solo del sesso» Chuuya questa volta lo buttò letteralmente giù dal letto;

«Sono già pronto a chiedere il divorzio»

«Ahahah forse dovevo avvisarti Chibi, un’unione per i demoni è qualcosa di profondo, le nostre anime ora sono legate per l’eternità. Non vi è possibilità di divorzio o altro» Chuuya sgranò gli occhi;

«Quindi se ora ti ammazzo...»

«Rimarresti sposato al mio fantasma o qualsiasi cosa mi attenda dopo la morte. Sai che non ci avevo mai pensato? Potremmo compiere un doppio suicidio e vedere che succede»

Un cuscino colpì il demone in pieno volto. Quello sarebbe stato l’inizio della loro eternità.

«Magari potresti tornare a vestirti da donna, eri così carino con quella tunica, l’hai conservata? Ho in mente un paio di giochetti davvero divertenti...»

Chuuya alzò gli occhi al cielo domandandosi come avesse fatto a innamorarsi di un tale idiota. Prese a fissare la propria mano e la fede nera, per poi osservare la gemella su quella di Dazai. Si. Quello era davvero l’inizio della loro eternità e della sua nuova vita e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

 

 

  
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