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Autore: hapworth    04/04/2022    0 recensioni
Ainosuke indossava un completo grigio, con una cravatta perfettamente stirata e dal colore viola brillante, che tanto gli si addiceva addosso, facendolo risaltare nella sala ghermita di persone dell’alta società con i loro begli abiti e i loro gioielli. Era bello e sapeva di esserlo, come l’uomo più sicuro di sé nella stanza.
[Tadashi/Ainosuke] ~ Scritta per Il fiore si nasconde nell’erba, ma il vento sparge il suo profumo di Torre di Carta
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ainosuke Shindo, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ma buon giorno! Questa è la mia prima apparizione nel fandom e, presumibilmente, una delle uniche dato che le prossime cose che vorrei produrre in merito non potranno essere postate in questa sede per ovvie ragioni di tematiche... ma niente, ci tenevo comunque a postare questa prima storia anche qui.
Non ho molto da dire, è una piccola future fic senza molte pretese e ambientata in un contesto ipotetico e non specificato. Per il resto, auguro buona lettura a chi avrà voglia di darci un'occhiata.

hapworth


Storia scritta per il COW-T #12, Settima settimana.
Prompt: Matrimonio (M2).
Questa storia partecipa alla challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetta da Torre di Carta.
Tabella: colori | fiore: giglio | rosa | prompt: #03. vanità


A little bit

Il rumore era assordante, abbastanza da far storcere il naso a Tadashi, mentre avanzava nell’ampia sala nella quale una delle zie di Ainosuke si stava sposando. Era decisamente irritante, principalmente perché quelle donne le aveva sempre odiate e, anche se il suo padrone non lo ammetteva, probabilmente per via del legame a doppio taglio con le stesse, presumibilmente le doveva odiare anche lui.
Ainosuke indossava un completo grigio, con una cravatta perfettamente stirata e dal colore viola brillante, che tanto gli si addiceva addosso, facendolo risaltare nella sala ghermita di persone dell’alta società con i loro begli abiti e i loro gioielli. Era bello e sapeva di esserlo, come l’uomo più sicuro di sé nella stanza.
Tadashi fremeva al solo vederne il profilo, mentre manteneva un’espressione neutrale che aveva collaudato per anni, fin da quando la prospettiva di dover abbandonare il suo fianco era stata presente perché “non doveva avere opinioni” né tantomeno esprimerle a parole o con i fatti. Era stato difficile, principalmente perché da bambino era stato parecchio espressivo - altro punto in comune che aveva con il proprio padrone.
La cerimonia era sfarzosa, fiori e gioielli che brillavano come diamanti e Tadashi, benché non fosse che il misero segretario di Shindo, era comunque costretto a presenziare proprio per il suo ruolo imprescindibile - e sospettava anche per richiesta esplicita di Ainosuke.
L’uomo era sempre a volteggiare da un gruppo all’altro, con quel sorriso affabile quanto falso, la voce decisa, ma pacata, così differente rispetto a quella che Tadashi sapeva appartenergli quando Adam usciva dalla sua prigione.
La zia di Ainosuke stava sposando uno di quei ricchi burocrati che avevano aiutato Ainosuke ad arrivare in cima, in uno dei suoi obiettivi principali come persona di spicco nel panorama politico del Paese, di certo, che avrebbe consolidato ancora di più la sua posizione. I ruoli si erano ormai invertiti nella famiglia, e per quanto le zie di Shindo fossero convinte di avere ancora il controllo, la verità era, invece, abbastanza chiara agli occhi di Tadashi.
Fu mentre si stava svolgendo la funzione, quando le persone si erano riunite e fatte silenziose per ascoltare la celebrazione e i voti coniugali, che Tadashi fu affiancato finalmente dal proprio padrone. Ne aveva sentito la presenza ancora prima di vederlo, perché era così tanto tempo che erano abituati l’uno all’altro, che riusciva a prevedere quando si avvicinava o lo fissava.
«Tadashi.» un brivido gli corse lungo la schiena, perché conosceva fin troppo bene quel tono. Lo fissò in tralice, gli occhi verdi che si specchiavano in quelli rubino del proprio padrone, del proprio amante.
Mentre il celebrante annunciava che i due fossero legalmente uniti in matrimonio, Tadashi seppe con assoluto anticipo che l’altro uomo si sarebbe avvicinato ulteriormente, memore del suo sguardo.
La mano di Ainosuke infatti strinse la sua, avvolgendola completamente e sfiorandogli il palmo, in un gesto che lui conosceva fin troppo bene e che, malgrado la situazione, lo fece arrossire appena in ogni caso. «Andiamo.»

Tadashi socchiuse gli occhi, le dita di Ainosuke tra i suoi capelli scuri, in una carezza che gli fece rilassare ogni singolo muscolo, mentre appoggiava la guancia alla sua coscia soda. Era una cosa che gli era permessa quando erano in privato, nella stanza del proprio padrone, perché era che si sentivano entrambi al sicuro e abbastanza a proprio agio per liberarsi, almeno in parte, delle loro costrizioni.
Lo skateboard dava ad Ainosuke un altro tipo di controllo, ma quando voleva sentirsi padrone e allo stesso tempo venerato, non era più alla S che si dedicava, perché era lui quello che lo faceva sentire più amato e unico, insostituibile. Adam risaliva in superficie come parte di ciò che era, ma andava bene comunque.
La sigaretta diffondeva quell’odore acre e un po’ fastidioso che Tadashi non aveva mai imparato ad apprezzare, ma le dita di Ainosuke erano rilassanti e piacevoli, mentre lui sostava ai suoi piedi, mentre sentiva il cuoio intorno al collo in quel senso di appartenenza, mentre abbandonava il ruolo di segretario per diventare amante e animale, liberandosi di ogni costrutto sociale che teneva separate le loro vite, nonostante viaggiassero su linee parallele.
«Bravo.» il tono era gentile, morbido, accondiscendente e Tadashi emise un gorgoglio contento, inclinando il collo quando la mano di Ainosuke gli accarezzò il viso e poi scivolò sul collo, ad afferrare il collare. Non era particolarmente invadente né spesso, ma era abbastanza stretto dal farsi sentire mentre facevano sesso, quando Tadashi respirava affannosamente e il suo fiato si accorciava e il suo cervello schizzava quasi via.
«Dovremmo farlo anche noi.» mormorò a un certo punto il suo padrone, le dita che gli sfioravano la fronte e poi nuovamente i capelli, prima di fermarsi, incitandolo con un cenno a sollevare lo sguardo. Tacque, perché in quel momento non era suo compito parlare. Gli occhi di Ainosuke erano brillanti, rubini incastonati nel suo viso dalla tonalità rosea e il sorriso affilato, come se quell’idea lo divertisse, oltre che piacergli, una delle motivazioni che, di fatto, lo spingevano a ricercare di essere Adam nei momenti in cui la vita lo lasciava abbastanza libero di respirare. «Sposarci, intendo.»
Tadashi avvampò, perché l’idea era inaspettata, ma anche perché, in un certo senso, riusciva a capire ciò che divertiva Ainosuke della cosa: il senso di appartenenza e di proibito, così come la possibilità di sfoggiare la propria bellezza - e farsi in qualche modo adorare ancora di più. Poco importava che fosse un matrimonio tra uomini, Ainosuke non aveva mai dato prova di avere quel tipo di preconcetto - contrariamente alle sue zie - e il fatto che fossero diventati amanti e coinvolti in una relazione atipica lo confermava come un uomo non solo eccentrico, ma per nulla prevenuto.
Lo schiocco delle dita e la sigaretta che veniva spenta, fu il segnale per la fine del suo silenzio - e di parte della scena. Tadashi si raddrizzò, tuttavia non pose distanza tra loro e, anzi, andò a sedersi sulle cosce dell’amante, sporgendosi per affondare il viso contro il suo collo. La colonia intensa che si diffondeva nelle sue narici e il sapore della sua pelle sotto le labbra. «Dovrai vestirti di rosso.»
Ainosuke rise, i capelli scompigliati e l’espressione rilassata, mentre con la mano andava ad accarezzargli un fianco. «Come le ragazze spagnole, eh.»
«Il rosso ti dona.» sospirò Tadashi e Ainosuke attese che si allontanasse un po’ perché potessero specchiarsi l’uno negli occhi dell’altro. «Tu dovrai vestirti di bianco.»
«Non sono una sposa.»
«No, ma il bianco ti dona.» Tadashi lasciò uscire uno sbuffo. Sapeva cosa stava facendo, ma non poteva proprio evitarlo, mentre le dita di Ainosuke lo sfioravano delicatamente, mentre quel momento si dilatava come succedeva spesso e tornavano lentamente ai loro rispettivi ruoli di tutti i giorni. «Dovrai insegnarmi a ballare.»
«Come se tu non ne fossi capace.» già. Beh, beccato. Non che fosse un problema, ma quando il collare venne slacciato, Tadashi ritornò in piedi, un ultimo bacio sulla pelle e sulle labbra, prima che la vita li reclamasse ancora una volta.


Fine

   
 
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