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Autore: Happy_Ely    04/04/2022    0 recensioni
≛Dabi è una maledizione che è stata risvegliata quando Erena ha rotto una collana di perle blu.≛
╔═════ஜ۩۞۩ஜ═════╗
≛ Erena sin da piccola ha sempre visto cose paranormali, non ha paura della maledizione che ha liberato, ma ne è attratta e vuole aiutarla.≛
╚═════ஜ۩۞۩ஜ═════╝
≛In una situazione difficile sono costretti a stringere un accordo, ma questo non viene visto bene dagli stregoni.≛
Genere: Avventura, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Capitolo I: Prefettura di Miyagi - Sendai
 

« Senpai sei sveglia? » La voce di Shigaraki era quasi sovrastata dal campanello per quanto lo stava premendo forte, era arrivato con una decina di minuti in anticipo e aveva sicuramente paura di trovarmi addormentata.  

Sorrisi tra me e me e mi alzai dal divano per andargli ad aprire la porta e farlo entrare. 

« Buongiorno mio piccolo Kohai come stai? » Sorrisi allungando una mano sopra la sua testa per scompigliare i suoi capelli argentati - con la luce del mattino presto presentavano una sfumatura tendete al blu molto chiara. 

Le guance del ragazzino davanti a me si tinsero di rosso, colorando tutto il viso fino alla punta delle orecchie  per il soprannome con cui lo avevo chiamato - non era stato facile riuscire a guadagnarsi quella fiducia. 

Il sorriso imbarazzato non tardò ad arrivare sul suo volto, in quegli anni era cresciuto molto e la nostra differenza di altezza stava pian piano scomparendo, presto mi avrebbe raggiunto e superato. Conoscevo Shigaraki sin da quando frequentava le medie, poteva essere diventato più alto nel tempo e aver messo su massa muscolare, ma nel carattere era sempre lo stesso: timido, riservato e tenero con poche persone. 

« Entra su, ho da poco finito di scaldare la colazione. » Dissi girandomi e facendogli cenno di seguirmi dentro l’appartamento. Sentii la porta chiudersi dietro le mie spalle e il rumore della scarpiera che si apriva. Nel nostro distretto la mattina era sempre molto fredda, la giornata iniziava ad essere più calda solo nella tarda mattinata anche se bisognava sempre coprirsi un po’.  

« Mi spiace averti disturbato, ma non potevo venire più tardi… » Shigaraki era dietro di me, avevamo superato il salotto per arrivare alla cucina, lo tranquillizzai con un gesto della mano: « Tranquillo, lo sai che mi sveglio presto e per una volta non sarò da sola a fare colazione! » Dissi mentre sollevavo il bollitore dell’acqua calda per farlo smettere di suonare. Il vapore caldo che aveva prodotto era stato una piacevole carezza sulla mia mano fredda.  

« Senpai per te alzarsi presto è sinonimo di non dormire tutta la notte. » Tomura aveva preso posto al tavolo e io lo avevo raggiunto posando il bollitore sopra una poggino di ceramica. Gli sorrisi e mi voltai di nuovo verso i fornelli, per controllare che tutto fosse pronto e anche per sviare l’argomento. Il sonno ed io non andavamo molto d’accordo sin da quando avevo memoria. 

« Stai lavorando ai nuovi articoli di ricerca? » Shigaraki si era girato verso di me per controllare se mi servisse aiuto. Gli sorrisi e annui con la testa, nell’ultimo periodo il professore presso cui ero stata assegnata come assistente mi aveva lasciato molto materiale da revisionare che sarebbe poi stato pubblicato come nuovo testo universitario presso il nostro dipartimento. Era un lavoro molto complicato e pesante, insieme alle lezioni da prepara e da spiegare agli alunni nelle giornate in cui lui doveva recarsi dal padre che era malato da molto tempo.

« Si, però non mi va di parlarne il solo pensiero mi fa venire voglia di buttare tutto fuori dalla finestra, dimmi di te mi invece. » Dissi mentre muovevo il mestolo in senso orario per aria, volevo scacciare via i pensieri dell’Università, mi mancavano ancora alcune abilitazioni per poter entrare nel sistema delle cattedre universitarie e avere i miei assistenti personali, dovevo stringere i denti.

« Ho stampato il programma che abbiamo fatto fino ad ora Senpai, inoltre ho i compiti che ci hanno lasciato i professori. » Il mio Kohai aveva posato una carpetta arancione sul lato apposto del tavolo, era sempre stato diligente ed ordinato, un po’ lo invidiavo per questo, io mi ritrovavo fogli e quaderni volanti in ogni angolo della stanza.

« Ottimo, così potrò dargli una occhiata. Di un po’ ieri era il giorno prima delle vacanze che avete fatto? Il club dell’informatica com’è andato? Sono curiosa. » Avevo sistemato la ciotola di riso davanti a lui, mentre il salamone avrebbe voluto ancora un po’, le verdure erano pronte e la zuppa di miso era ancora calda per fortuna.

« Grazie per la colazione Senpai…ieri è stata una giornata relativamente tranquilla. I nostri professori ci hanno detto di non poltrire troppo durante queste settimane e al club siamo andati avanti nella progettazione del nostro gioco. Con alcuni compagni pensavamo di vederci per chiacchierare un po’ uno di questi pomeriggi… »Tomura aveva preso le bacchette non appena avevo servito il pesce e mi ero seduta accanto a lui. 

Tomura stava facendo grandi passi avanti e stava finalmente uscendo dall’involucro che si era creato nel passato. Il suo sguardo era tranquillo e aveva sorriso nel raccontarmi quelle cose, da poco si era riuscito ad integrare nella classe in cui era stato trasferito e aveva anche preso a frequente un club dopo la scuola.

La mia vecchia professoressa di letteratura Giapponese mi aveva chiamata un giorno disperata per il caso di Tomura. Nonostante il mio lavoro all’università ero rimasta in contatto con la mia ex professoressa ed ero sempre felice di poterla aiutare con i ragazzi di cui spesso mi parlava davanti ad una tazza di the. 

Lei mi aveva aiutato in passato e io volevo ricambiare quel gesto con tutto quello che potevo. 

Quando mi aveva presentato il caso di Tomura ero rimasta perplessa, era un ragazzino complicato, asociale e non collaborativo, né con i professori né con gli altri studenti. Non partecipava a nessuna attività extra scolastica, saltava le lezioni e i pomeriggi in cui doveva aiutare a pulire la classe. 

Nel suo fascicolò era indicata  una situazione familiare molto brutta, i suoi veri genitori erano morti quando aveva quattro anni con tutta la sua famiglia in uno strano incidente che rimaneva ancora oggi nel mistero. L’uomo che l’aveva adottato gli aveva fatto cambiare nome e cognome, ma era spesso assente e fuori per lavoro e Shigaraki rimaneva spesso con il loro maggiordomo o da solo quando anche Kurogiri doveva aiutare il padre negli affari. 

Tomura era un ragazzo con un grandissimo potenziale che non voleva utilizzare, si era rinchiuso in un bolla e si era volutamente isolato dal mondo esterno, scalfire quella bolla non era stato facile, ci era voluta molta pazienza e tempo. 

Per fortuna il patrigno si era rivelata una persona che sembrava essere interessata realmente al bene di Shigaraki e mi aveva offerto tutto il suo appoggio. Guadagnarmi quella fiducia era stata tra le cose più belle che mi fossero mai capitate. Il percorso di Shigaraki non era facile, anche se si stava aprendo avevano ancora tanti aspetti su cui lavorare, ma ci stava mettendo dentro tutto se stesso. 

« Questo mi fa piacere, tra qualche giorno dovrebbero inaugura un nuovo locale di crêpes, potreste vedervi là. »   Avevo messo dell’altro salmone nella sua ciotola di riso, doveva mangiare molte proteine per mettere su un po’ più di massa muscolare, un altro problema da risolvere era stata la sua dieta fatta prevalentemente di bevande energetiche chimiche che sostituivano la maggior parte dei suoi pasti, mentre io mi prendevo poi altre verdure per me. 

Erano da poco iniziate le vacanze primaverili, Tomura doveva godersele il più possibile. 

« Erena…Senpai…mio padre sarà via per questo periodo e Kurogiri dovrà andare con lui…hanno un lavoro importante da fare…se non è di troppo disturbo potrei stare da te? » La pelle delicata del mio Kohai era diventata di nuovo rossa. 

« Certo Tomura, non devi nemmeno chiederlo. » Avevo sorriso mentre gli mettevo un altro po’ di zuppa di misto nella ciotola, mi sarei presa cura di lui in tutti i modi finché sarebbero stato necessario. 

I suoi occhi rossi si erano illuminati di felicità e il ragazzo accanto a me aveva ripreso a mangiare con più allegria. Avere un padre - patrigno - assente per la maggior parte del tempo e stare con un maggiordomo che non è l’Alfred di Batman non era facile per Tomura e molti dei suoi problemi erano legati a questo. Kurogiri non era una cattiva persona ma era anche il braccio destro del patrigno, non poteva lasciarlo troppo spesso.

« Ma invece i ragazzi quando arrivano? » Mi chiese dopo aver finito di masticare il salmone. Io mi ero alzata per prendere il telecomando della televisione e mettere il telegiornale del mattino per controllare le ultime notizie.

« Magne dovrebbe finire il suo laboratorio di ricerca sul magnetismo per l’ora di pranzo e ci raggiungerà dopo, gli altri per mezzogiorno dovrebbero raggiungerci. Pranziamo assieme e poi prepariamo i bagagli e ci metteremo in marcia. » La voce del telecronista mi aveva richiamata verso lo schermo della televisione. 

Dalle scritte dietro il cronista si leggeva erano state rinvenute delle strane segnalazioni, da parte della polizia del nostro distretto, eventi quasi paranormali che avevano richiesto l’intervento di alcuni specialisti. Un brivido mi percorse la schiena mentre le immagini di edifici parzialmente rovinati da qualche forza sovrannaturale che sembrava risvegliare qualcosa in me. 

« Sono aumentanti negli ultimi tempi questi incidenti. » Dissi mentre posava i piatti dentro il lavello e accendevo il getto di acqua calda per iniziare a lavarli. Tomura si era alzato e aveva finito di sparecchiare la tavola, si era messo vicino a me ad asciugare le bacchette e le ciotole che stavo pulendo.

« La vecchietta che sta all’angolo del mio quartiere, quella che usa la palla di vetro per intenderci, da alcuni giorni è più attiva di prima…dice che le forze che governano il nostro mondo si sono iniziate a muovere e che le nostre forti emozioni saranno la nostra rovina. » Disse mentre si girava per cercare il telecomando della televisione per alzare il volume, rispetto agli altri giorni sembravano esserci più notizie e immagini da divulgare. Tra tutte le notizie quella della scuola di Sugisawa restava la più importante è quella di cui i notiziari parlavano di più, da quel giorno in poi tutto aveva preso un piega diversa. 

« Forze che governo il nostro mondo o no…non impediranno al professore di lasciarmi tre quintali di materiale da analizzare e riassumere. Devo preparare di nuovo le slide delle lezione! » Avevo alzato lo sguardo verso la credenza per controllare il piccolo calendario che mi ero comprata all’inizio dell’anno. Mancava solo una settimana alla scadenza della consegna, già mentalmente mi stavo preparando a tutte le capsule che avrei dovuto usare per produrre tanto caffè da stare sveglia per tutta la notte.

« Se vuoi ti aiuto, ho portato anche il computer e i Power Point te li posso fare io. » Shigaraki mi aveva messo una mano sulla spalla per confortarmi: « E in questo modo non ti fai venire una tachicardia prima del tempo, ho visto i tuoi sacchi della spazzatura…il caffè non può sostituire i tuoi pasti » In quei momenti, quando venivo rimproverata dal mio Kohai sembrava che i nostri ruoli venissero invertiti, gli sorrisi e presi l’asciugamano che mi porgeva per togliere le ultime gocce di bagnato dalle mie mani. 

« Dovrei cercare un bravo compagno che sappia cucinare e che faccia sempre la spesa, così potrei occuparmi dei progetti che mi lasciano senza problemi. » Avevo incrociato le braccia sotto al seno e avevo messo il broncio appoggiandomi al lavello, Shigaraki che era diventato rosso in viso, si mordeva le labbra e gli occhi cercavano qualsiasi cosa per non incrociare il mio sguardo. Era imbarazzato da morire.

« Non sarei geloso? » Mi ero sporta verso di lui per osservarlo meglio, il rossore ora gli copriva tutto il viso fino alla punta delle orecchie, si era portato le mani bianche e affusolate dietro la nuca e aveva iniziato a inspirare profondamente. 

Tomura aveva alcuni tic peculiari, tra i quali c’era quello di grattarsi il collo fino a farselo sanguinare nei momenti di forte stress.

All’inizio del nostro rapporto il suo collo era quasi sempre fasciato e in alcuni momenti era arrivato anche a farsi sangue attraverso le fasciature, per lui ogni elemento che lo circondava forniva un motivo di forte stress. Ci avevamo lavorato tanto e anche se il tic non era sparito del tutto il collo del mio Kohai non aveva più le bende da almeno un anno abbondante.

« Senpai sai che prima dovrà essere approvato da noi e poi forse riceverà il nostro benestare. » Aveva risposto girandosi verso di me per fronteggiarmi. Presto mi avrebbe superato in altezza e sarebbero finito il periodo in cui ero io a sovrastarlo. 

Iniziai a ridere seguita poi dal mio Kohai e dopo una manciata di minuti abbondante di risate iniziammo a preparare il tavolo per lo studio. 

Ero a buon punto con la revisione dei testi che mi aveva affidato il professore me ne mancavano solo una ventina, diversi saggi sulle figure mitologiche antiche e la loro raffigurazione negli arazzi dei templi, mentre le presentazioni dovevano essere assemblate, avevo raccolto tutto il materiale fotografico e didascalico da inserire nelle slide, mi ero fatta un file word distinguendo ogni elemento per slide.

« Senpai vieni pagata per tutto questo lavoro? » Tomura aveva acceso il suo portatile davanti al mio, ognuno di noi aveva un quaderno su cui scrivere, post it e diverse penne colorate con gli evidenziatori abbinati. La cancelleria era uno dei miei punti deboli. 

« Non abbastanza, ma manca poco per diventare professoressa ordinaria, solo tre esami e un tesi finale e poi tutto questo lavoro inizierà ad essere retribuito. Hai le credenziali per accedere al mio cloud? » Chiesi mentre iniziavo separare i diversi documenti che dovevo iniziare a leggere per scrivere l’ultimo capitolo che mi era stato assegnato.

« Si, le ho salvate l’ultima volta, la prossima lezione che devi tenere e su Katsushika Oi? La figlia di Hokusai? » Tomura scorreva le immagini che avevo caricato e i testi collegati ad esse.

« È stata molto rivalutata, anche perché ormai è certo che lei fosse una pittrice affermata quanto il padre e che lo abbia aiutato più volte nelle sue opere. » Risposi mentre applicavo il primo post-it sul documento che riguardava la descrizione dei pigmenti utilizzati e il significato della gamma cromatica e il perché fosse stata scelta proprio quella. Tra tutti era il documento più lungo. 

 « Forse userò i tuoi appunti per una possibile ricerca che mi hanno affidato su di lei a scuola… » Tomura si era sistemato meglio sulla sedia e aveva iniziato a digitare qualcosa sulla tastiera. 

Per risposta gli avevo fatto l’occhiolino e mi ero buttata nella lettura del saggio che avevo tra le mani.

§§§

Avevamo lavorato per le seguenti tre ore, Tomura si era alzato alcune volte per prendere il succo al mirtillo e i bicchieri, avevamo abbassato il volume della televisione solo per avere un piacevole sottofondo a farci compagnia. 

Tomura mi aveva mostrato ogni tanto come procedeva il PowerPoint che mi stava organizzando, per fortuna conosceva i miei gusti e il metodo che usavo per fare le slide per cui le correzioni da fare erano veramente poche e in una oretta aveva finito il lavoro e poi si era dedicato alla sua ricerca sulla figlia di Hokusai. 

Aveva letto tutto il materiale che c’era dentro il mio cloud e lo aveva iniziato a sintetizzare e rielaborare, in quel caso ogni tanto mi aveva chiesto qualche spiegazione in più e io ero stata felice nel rivelargli alcune piccole chicche su quel personaggio femminile. 

« La bibliografia da cui hai attinto è immensa, tutti questi libri sono nella biblioteca? » Shigaraki guardava l’immenso elenco  situato alla fine del documento. 

« La maggior parte si, anche se per alcuni sono dovuta andare negli archivi dei musei…in uno c’era un guardiano troppo preciso che mi controllava ogni minuto. » Il bibliotecario era una persona molto dedita al suo lavoro, preciso e meticoloso da far paura. Era stata una impresa riuscire a farmi dare solo le fotocopie di alcuni testi che mi servivano per la mia ricerca. 

Shigaraki stava per dire qualcosa quando improvvisamente il campanello iniziò a suonare, tre suoni corti tutti vicini tra loro. Ci guardammo e sorridendo gli feci cenno di andare ad aprire, mentre io mi stiracchiavo le braccia e sistemavo gli appunti che avevamo scritto a mano: « Toga starà saltellando sul posto, aprirle prime che si incolli al campanello. » 

In poco tempo una testa bionda con due codini dai ciuffi scomposti che richiamavano quelli di Pucca si era fiondata su di me, lasciando Shigaraki sulla porta. 

« Senpai! Che bello ho finto finalmente la scuola! Ora possiamo passare più tempo insieme! Shiggy non sei felice? Rimani dalla Senpai giusto? Dobbiamo fare tantissime cose assieme! » Himiko Toga era una ragazzina dalle mille risorse, dal carattere un po’ particolare. Frequentava la stessa scuola di Shigaraki ma erano in anni diversi, era stata tra le prime a provare ad avvicinarsi a lui senza avere paura del suo aspetto cadaverico, ma anzi ne era attratta. 

In uno dei nostri primi incontri mi aveva detto che Shigaraki aveva l’aspetto di un vampiro, e poi mi aveva detto che quella era una delle sue più grandi ossessioni come il sangue. 

All’inizio mi ero un po’ preoccupata pensando il peggio su Toga e il suo carattere da fan girl scatenata, ma dai successi incontri avevo capito che era una ragazza buona è che voleva essere semplicemente apprezzata per quello che era. 

Voleva avere un posto nella nostra società e non essere esclusa solo per le sue scelte. Alla fine ero diventa anche per lei la sua Senpai da cui andare quando aveva bisogno di qualcosa o per passare del tempo assieme ed eravamo diventate amiche - per le pelle come le piaceva definirci lei

« Toga rischi di romperle le costole se continui a stritolarla così! » Tomura aveva chiuso la porta dietro di lui e si era avvicinato a noi, nonostante tutto ancora nel contatto fisico aveva alcuni problemi. Osservava Toga e la biondina gli aveva sorriso per rimando mentre con cautela gli poggiava una mano sul braccio dandogli qualche pacca. Gesti misurati che Shigaraki riusciva a tollerare senza improvvisi attacchi di panico. Toga aveva fatto un lavoro molto importante sia per lei che per Tomura, e io ero felice di questo.

« Sei geloso, dovresti abbracciare ogni tanto la Senpai, aiuta a calmare i nervi. » Aveva risposto Toga amicando un sorriso e nascondendo il suo volto nel mio seno. 

Le accarezzai la testa mentre con la coda dell’occhio guardavo Shigaraki alzare gli occhi al soffitto e sospirare. Toga si era guadagnata un posto nel cuore di Tomura, come io me lo ero guadagnato con il tempo, ognuno del nostro gruppo aveva instaurato un rapporto con lui unico e insostituibile ormai. 

« Sono la Senpai di entrambi, ricordatevelo. Forza sistemiamo la cucina è il tavolo che gli altri staranno arrivando. » Dissi mentre posavo le mani sulle spalle di Toga sorridendo. Entrambi i ragazzi annuirono e mi seguirono verso il soggiorno. 

« Dobbiamo apparecchiare per cinque, Magne mi ha confermato che ci raggiunge dopo pranzo. » Guardai il cellulare, era poco più di mezzogiorno e mezzo, il tempo era volato mentre io e Tomura studiavamo. 

« Prendo la piastra per cucinare la carne? » Gli occhi rossi di Shigaraki si erano spostati verso la credenza accanto alla porta finestra. Per risposta avevo annuito mentre mi dirigevo con Toga a prendere una delle tovaglie grandi che mia nonna mi aveva spedito qualche tempo fa, sostenendo che una ragazza della mia età doveva avere sempre delle tovaglie pulite per ogni occasione. 

Avevamo sistemato velocemente la stanza e aggiunto una sedia dalla cucina poi ci eravamo messi ai fornelli. Mentre tagliavo le verdure Toga aveva iniziato a fare il condimento dei ravioli, Tomura faceva l’impasto di questi ultimi e preparava la vaporiera per cucinarli. Una volta tagliate le verdure le infilai nella pentila, insieme a un dado di  brodo per il Ramen e misi il fuoco a fiamma alta per velocizzare i tempi di cottura. 

« Hai finito il mirin Senpai! » Toga controllava tra le bottiglie per la cucina poste vicino al lavandino, Tomura aveva finito di impastare e aveva messo il composto a riposo, ora stava aiutando Himiko a cercare la bottiglia che le serviva. 

« Controllate nella dispensa, ne avevo fatto scorta tempo fa. » risposi mentre prendevo le uova e le mettevo a bollire, mi girai per controllare la vaporiera e per vedere la quantità di condimento che avevamo fatto, avrei dovuto aggiungere altre ceste perché come ogni volta i ragazzi avevano esagerato. Stavo per prenderle quando il citofono suono, guardai l’orario mancava solo un quarto d’ora a luna e l’unico che arrivava in anticipo in quel modo era Jin Bubaigawara, ma spesso lo chiamavamo con il suo nome d’arte Twice. 

Mi girai per andare ad aprire e venni investita dalla voce del mio amico. Twice era un promettente doppiatore, era stato notato dal molte case produttrici e aveva avuto piccoli ruoli e tanti provìni, si esercitava a sempre anche quando parlava al telefono con noi. Amava alternare due personalità una più buona e un’altra cattiva, spesso questo suo grande spirito di sacrificio e di dedizione alla recitazione ci aveva causato non pochi guai e per questo ci eravamo sempre scusati con le persone che ci guardavano per strada o dentro i locali. 

La cicatrice sulla fronte era uno dei suoi segni distintivi, ma ogni volta per sapere come se la era procurata Twice ignorava o eludeva la domanda, neanche a distanza di anni si era voluto confidare con noi. Tomura e a Toga scommettevano che aveva combinato una cazzata e che si vergognasse di raccontarla, io e gli altri la pensavamo diversamente ma alla fine ci mettevano tutti a ridere le una battuta o una cazzata che ci veniva raccontata dal nostro amico. 

« LA FESTA È ARRIVATA! Ma sta un po’ calmo non è il momento di fare baldoria! » Due timbri vocali che sembravano non aver niente in comune, eppure provenivano dalla stessa persona. Risi e lo spronai a salire. 

« Senpai abbiamo trovato il Mirin! » Toga era uscita dalla dispensa con due bottiglie strette al petto, Tomura era accanto a lei con l’impasto in mano e il matterello nell’altra. Vederli così vicini era bello. 

« Ottimo, è appena arrivato Jin, vado ad aprire la porta, il vassoio dove mettere i ravioli è dietro il lavello, prendete una padella con poco olio, facciamo alcuni gyoza. »Mi ero asciugata velocemente le mani ed ero corsa ad aprire a Twice, che mi aveva abbracciato senza perdere tempo. 

« Compress e Spinner stanno arrivando, cercano posto di sotto. » Jin sorrideva mentre indicava la strada dietro di lui. I soprannomi erano nati per gioco una volta che eravamo andati al Bowling e poi erano rimasti tra di noi più grandi. Toga e Shigaraki ancora non li conoscevamo ma avevano preso presto ad usarli anche loro.

« Atsuhiro Sako è riuscito a trovare qualcuno per sostituirlo per lo spettacolo di intrattenimento? » Mr. Compress era poi diventato il suo nome d’arte e la camicia arancione era il suo segno di riconoscimento. Si esibiva spesso come intrattenitore in un locale che di mattina era un bar e la sera diventava un club notturno per poche persone, anche se eravamo riusciti ad entrare qualche volta. 

« Credo di si, ma non mi ha detto altro. Tu sei invece come sta la compagna? » Jin e io eravamo sulla porta ad assistere alla manovra che Shuichi Iguchi, o meglio Spinner, stava eseguendo per parcheggiare davanti al cancello di casa mia il suo furgoncino, nonché mezzo che avremmo utilizzato per andare in gita in campeggio tutto assieme. Scossi la testa in segno di negazione. 

Sin da quando lo avevamo conosciuto Atsuhiro aveva una ragazza con la quale avevamo sempre avuto pochi contatti - le poche volte che l’avevamo vista era in video chiamata con lui - era molto malata ed era costretta a stare spesso in ospedale in osservazione attaccata a flebo e macchinari vari che le davano un minimo di sollievo, si erano conosciuti un giorno proprio in ospedale e da allora era stato amore a prima vista ci aveva raccontato Compress dopo avercela presentata ed entrambi continuavano ad essere unitissimi e innamoratissimi. 

« Negli ultimi tempi nemmeno Spinner è riuscito a scoprire nulla, un po’ temiamo il peggio…ma è meglio che i due mocciosi non lo sappiano, se puoi parlaci tu. » La voce di Twice era un sussurro ed era diversa dal solito tono che aveva. Il problema doveva essere molto serio, avevo annuito e mentre Jin andava a salutare i ragazzi e ad aiutarli con la cucina. 

Spinner era sceso da poco dalla macchina, i suoi capelli viola stonavano non poco con la sciarpa rossa che portava con se. Mi salutò con la mano facendo vedere poi i pacchi che portavano con loro, tutti pieni di carne e verdure e altre cibarie varie per la nostra scampagnata di quattro giorno. 

Gli sorrisi e gli feci cenno di salire ad entrambi. In un modo o nell’altro avrei scoperto come stava Compress e poi lo avremmo cercato di aiutare in un modo o nell’altro. Toga era arrivata accanto a me e salutava i ragazzi con la mano mentre salivano le scale, avevano fatto un sacco di spesa, sembrava essere per più di quattro giorni. 

« Non vi pare di aver esagerato voi tre? » Chiesi non appena Spinner mi passo due dei sacchi che portava. Sembrava esserci carne al loro interno, il ragazzo dai capelli viola mi fece l’occhio lino e mi sorrise. 

« Un po’ di spesa è per te, visto che si avvicinano delle scadenze e tu ti barrichi in casa. » Compress mi aveva sorriso, anche se quel sorriso era un po’ forzato che c’è ne accorgemmo tutti ma nessuno osò scagliare la pietra. 

« Non mi ci fare pensare, mi sto autocostringendo a non portare nulla di lavoro con me in questo campeggio. » Risposi dandogli una pacca sulla spalla dopo aver poggiato i pacchi sul tavolo. In tutto il gruppo io e Compress potevamo contare l’amicizia più lunga, era iniziata attraverso uno scontro al supermercato quando io ero una studentessa universitaria fuori sede e lui debuttava per le prime volte nel mondo dello spettacolo, e man mano si era creato il gruppo che vantava come membri più giovani Toga e Shigaraki. 

« Abbiamo portato anche il dolce e la frutta fresca, Magne dovrebbe raggiungerci per mangiarlo assieme. » Jin aveva aperto uno dei pacchi e preso una scatola trasparente con dentro quella che sembrava essere una torta panna e fragole. Io e Toga ci guardammo con un lungo sguardo di intesa, essere le uniche ragazze del gruppo significa essere anche un po’ viziate. 

Con la coda dell’occhio vidi Tomura chiacchierare con Iguchi, stavano parlando di videogiochi. Sorrisi tra me e me mentre iniziavo a sistemare tutto quello che i ragazzi avevano portato. Dopo un po’ quando il timer del brodo fu pronto ci mettemmo tutti quanti a tavola a pranzare e iniziammo a chiacchierare del più e del meno.

E tra un cottura e l’altra della carne, fatta sulla brace o dentro al brodo, il tempo passo in fretta fino all’arrivo di Magne, anche lui aveva portato una torta al cioccolato e dei dolcetti per scusarsi del fatto che non era potuto venire a pranzo: « Manca poco e il progetto finale sarà completato, dopo di che dovrò rivedere tutta la tesi e forse forse riesco a finire il dottorato. » Ci aveva detto il nostro amico mentre si accomodava vicino a Spinner.

La conversazione riprese anche mentre io e Compress eravamo in cucina per fare il caffè, che a detta di tutti serviva per digerire i dolci, dalla sala da pranzo continuavano a venire risate su risate e di questo ero felice, servivano quei momenti. 

« Lo avresti mi detto che un giorno Tomura avrebbe riso assieme a noi? » Atsuhiro si era appoggiato con le braccia incrociate sul lavello, mentre io controllavo là macchinetta del caffè.

« È merito di tutti noi… ma ha ancora strada da fare. » Risposi girandomi a guardare la scena che avevamo davanti a noi due. Con la coda dell’occhio guardai il mio amico, era teso e anche durante il pranzo dietro ai suoi gesti c’era qualcosa di strano. 

« Poni la tua domanda forza, so che Jin ti ha detto qualcosa. » E come per magia tirò fuori dal mio orecchio una biglia di vetro blu, risi e la presi tra le dita per osservarla. Limpida e trasparente sembrava una piccola bolla pronta ad a catturare quel momento per sempre. Inspirai prima di parlare, Compress mi conosceva bene e sapeva come agivo per capire se qualcuno di noi aveva qualcosa e sapeva anche che avrei aspettato tutto il tempo necessario prima che uno di loro mi parlasse del suo problema: « Non ci girerò intorno, ma volevo chiederti come va e ricordarti che hai tutto il nostro aiuto e appoggio. » La macchinetta stava iniziando a fischiare, segno che era quasi pronto e mi girai per spegnere la fiamma. 

« Non è un bel periodo, ne a lavoro ne con lei… so che mi volete aiutare ma al momento nemmeno io so cosa fare Erena, so solo che una onda si è abbattuta su di me e io sono ancora intrappolato nella risacca. » Disse Compress alzando lo sguardo al soffitto, io rimasi accanto a lui ferma ad ascoltare: « In questi giorni te ne parlerò, ma voglio che ci godiamo la vacanza. Ne abbiamo bisogno tutti. » Disse infine sorridendo e prendendo lo zucchero, le tazzine e i cucchiaini. 

Ci guardammo negli occhi, io suoi marroni nei miei verdi, e io annui a mia volta appoggiando poi la testa sul suo braccio, Compress sorrise di nuovo capendo quello che volevo dirgli e poi entrambi ci dirigemmo dagli altri per parlare dell’itinerario che avremmo seguito. Quella vacanza avrebbe fatto bene a tutti quanti. 

Registrazione primavera 2018 - Cascate di Akiu Otaki - Distretto di Sendai

Risveglio di una maledizione di alto livello

Un gruppo di persone è stato coinvolto

   
 
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