Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Ricorda la storia  |      
Autore: Isobel Connis    06/04/2022    0 recensioni
«Non è il nostro mondo» ammise con un sorriso nostalgico «Ci sono molti visi noti, è vero. Ma nessuno di loro è chi conosciamo davvero…»
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: AU, Missing Moments, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Wohne in München
Autore: IsobelConnis.
Fandom: Fullmetal Alchemist.
Tipologia: One Shot.
Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Contest: #6settingchallenge del gruppo Facebook Hurt/Confort Italia Nuovo
Prompt: Sarah Russo Paola Marino Clau Albertini e Gi Weasley
Genere: Malinconico, Romantico, Triste, Angst, Warm and fuzzy feelings
Rating: Rosso.
Avvertimenti: Shounen ai/Yaoi, What if? A tratti OOC
Note: Crossposting per il contest di Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom #BlossomByBlossom, prompt di Jeremy Marsh
 
           
Monaco di Baviera 1924
 
 
«Monaco di Baviera, eh?» chiese distrattamente Roy osservando il via vai di persone lungo la strada sottostante, della finestra di quell’attico, al 24 di Kardinal-Faulhaber-Straße.
«Esatto» sorrise dolcemente Edward alle sue spalle, perdendosi per alcuni istanti ad osservare il suo ragazzo.
Quando, solo due giorni prima, Roy lo aveva stretto a sé, premendo il suo torace contro la schiena e sussurrato quelle poche parole all’orecchio, Edward, aveva seriamente rischiato di morire.
Roy Mustang, il suo Roy, era tornato solo per lui.
Confrontando quanto accaduto con i ricordi del Comandante e quelli del suo ospite, i due Alchimisti avevano raggiunto la medesima conclusione.
La trasmutazione che aveva compiuto Edward aveva funzionato, ma essendo quel mondo privo di alchimia era stata “rallentata”.
Quando Ruadhàn Wildespferd era morto, anni prima, l’anima di Roy aveva preso possesso del suo corpo, ma la sua mente aveva faticato a raggiungerla, lasciando il ragazzo confuso e con una brutta amnesia.
La vicinanza con Edward, con la sua Pietra, aveva agito da tramite, richiamando così anche la mente dell’Alchimista di Fuoco.
«Non è il nostro mondo» ammise con un sorriso nostalgico «Ci sono molti visi noti, è vero. Ma nessuno di loro è chi conosciamo davvero…»
Voltandosi lentamente, Roy distolse l’attenzione dai bambini in strada intenti a prendere a calci una palla, portando gli occhi scuri in quelli di Ed.
«Cosa siamo?» chiese Roy guardandosi attraverso lo specchio posto su una delle ante del piccolo armadio «Chi sono»
«Sei il mio Roy»
«Ed…»
Sospirando appena Edward si sollevò per raggiungerlo, portandosi di fronte a lui per guardarlo negli occhi «Sei Ruadhàn Wildespferd, sei uno studente dell’ultimo anno dell’università di Monaco, medicina, come tuo padre…» sollevò una mano al suo viso, accarezzandolo con tutta la dolcezza di cui disponeva, facendo scorrere il pollice sotto lo zigomo destro, dove era presente una sottile cicatrice «E sei Roy Mustang, Comandante Supremo dello stato di Amestris, il mio compagno… l’uomo che mi ha chiesto di sposarlo quasi un anno fa…»
«Te ne ricordi ancora?»
Sbuffando una risata Edward si sporse per baciarlo, trattenendo il labbro inferiore tra i denti per un breve istante «Ho diciannove anni, non sono un vecchietto come te»
Ridendo suo malgrado, Roy lo strinse a sé, ispirando a pieni polmoni il suo profumo «Il mio stupido piccoletto» sussurrò mordendogli il collo, trattenendolo più del dovuto per placare sul nascere il suo sproloquio.
«Ti odio»
«Questa notte mi era parso di intendere il contrario»
Arrossendo furiosamente Edward si separò, menandogli un colpo indispettito contro un bicipite, avendo cura di usare l’arto artificiale.
Rientrati a Monaco, la sera precedente, si erano lasciati travolgere dal bisogno e dalle emozioni, avevano percorso le tre rampe discale cozzando tra il muro e il corrimano, inciampando nei loro stessi passi fino al letto, quasi dimenticando la porta del piccolo attico aperta.
«Ehi» lo richiamò sornione Roy fermandolo per la mano, attirandolo a sé per baciarne il palmo, osservando la fasciatura che lui stesso gli aveva fatto un paio di giorni prima, accarezzandola assorto «Mi sei mancato…» sbuffò appena «Suona strano, perché so… sento di esserti stato vicino negli ultimi mesi ma…»
«Non eri tu, già» sorrise «Mi sei mancato anche tu»
Chinandosi per un ultimo bacio Roy si spostò per ricercare i propri abiti, abbandonati qua e là per la stanza, Edward lo osservò con un sorriso malizioso quando, chinandosi, l’asciugamano lasciò ben poco spazio all’immaginazione.
«Sento i tuoi occhi su di me» rese noto sollevandosi, osservandolo divertito da oltre le spalle.
«Mi sto solo godendo il panorama, tutto qui» sorrise furbo. «Più giovane, sai?»
«Molto spiritoso» borbottò Roy vestendosi, soffermando lo sguardo sul suo addome piatto. Non era il corpo a cui era abituato: i muscoli erano meno pronunciati, la pelle sottilmente più chiara e delle cicatrici che lo accompagnavano dai tempi di Ishval nemmeno l’ombra, assorto si sfiorò il fianco sinistro, trovando, al posto di un’ustione da cauterizzazione, uno strato di pelle liscia e chiara. Schiuse le labbra per parlare, ma Edward lo anticipò, aveva visto il modo in cui si stava guardando e, in tutta onestà, non era ancora pronto a parlarli, a spiegargli cosa fosse successo. Edward aveva solo parlato di una “trasmutazione finita male” nessun accenno a quello che era davvero accaduto.
«Coraggio, Comandante, oggi sono io che voglio portarti in un bel posto» sorrise porgendogli la camicia, trovata abbandonata proprio ai piedi del letto «Qui non c’è alchimia, non possiamo usarla, è vero, ma anche Monaco, ha i suoi modi di sorprendere»
 
***
 
La città di Schwangau si trovava a circa un’ora e mezza da Monaco, ed è posta al confine sud-occidentale della Baviera.
La prima cosa che colpì Roy fu l’assenza dei palazzi e delle costruzioni cittadine. Al loro posto vi erano un’ampia transizione tra le colline alpine della Baviera e della Svevia a sud ed il paesaggio più dolcemente collinare a nord.
In alto, rialzato rispetto alla loro posizione, abbracciato da una fitta vegetazione di abete rosso, abete e faggio, un enorme castello la faceva da padrone, troneggiando in quel tripudio di verde.
«E questo?» chiese il Comandante sinceramente sorpreso, incapace di distogliere lo sguardo dalla maestosa costruzione.
Ridacchiando dolcemente Edward fece oscillare il braccio fuori dal finestrino, rabbrividendo appena per l’aria frizzante «È un castello, bello, non trovi?» chiese dolcemente «Nulla a che vedere con la villa del nostro King Bradley, vero?»
«Perché siamo qui?» chiese con una nota di curiosità Roy voltandosi nella sua direzione.
Scrollando le spalle Edward svoltò, uscendo appena dalla strada per poter parcheggiare l’auto «Da qui dobbiamo proseguire a piedi»
«Non hai risposto alla mia domanda»
Sbuffando Ed sfilò le chiavi uscendo, appoggiandosi pigramente al tettino dell’auto «Devo davvero darti una ragione per far vedere un bel posto al mio fidanzato appena arrivato in città?»
Ridacchiando Roy lo imitò, aggirando l’auto per prendere la sua mano «Teoricamente, sono nato da queste parti»
«Lo ricordi?»
«Diciamo che i ricordi di…» inarcò un sopracciglio cercando di ricordare il nome con la quale lo aveva chiamato Edward giorni prima.
«Ruadh» offrì.
«Sì, giusto, il vissuto di Ruadh inizia a schiarirsi, non del tutto, ma i ricordi iniziano a prendere forma» sorrise baciandogli la mano, proprio sopra la fasciatura «C’è qualcosa che vorresti dirmi?»
«Ho la coscienza pulita, io» sbuffò liberando la sua mano, affrettandosi a metterla in tasca «Questo… mondo non è come il nostro, Roy, alcune “condizioni sociali” non sono ben viste»
Con un leggero sorriso Roy gli portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio «È solo questione di tempo, cosa ti importa, quando saremo di nuovo a Central tutto tornerà alla normalità.»
Mordicchiandosi il labbro inferiore Edward cercò di sorridere. Quella era un’altra cosa che non avevano ancora chiarito. Non aveva ancora detto a Roy che non c’era alcuna possibilità di tornare nel loro mondo. Non senza alchimia, almeno.
«La visita inizierà a breve, meglio sbrigarsi, dobbiamo attraversare una piccola porzione di bosco, in questo modo risparmieremo diverso tempo»
«Io e te in un bosco da soli?» sussurrò con una nota maliziosa nella voce il più grande sollevandogli il mento «Mi riporta alla mente molti ricordi»
«Ricordi che non ho intenzione di rinfrescare, al momento» disse raggiungendo l’ingresso della zona boschiva.
Il gioco di luci all’interno conferiva un’aria quasi magica, amplificata dalla visione del castello in lontananza.
«Ti ha portato lui qui?» chiese con un pizzico di gelosia nella voce Roy, osservando come i piccoli volatili e mammiferi si rincorrevano tra gli alberi e i rami.
«Se ti dicessi di sì? Mi faresti una scenata?»
«Non posso prendermela con il tuo amico, se ha buon gusto, io stesso ho faticato a non cedere a quegli occhi da cucciolo abbandonato»
«Cucciolo abbandonato?» scoppiò a ridere «Sei serio? Io un cucciolo abbandonato?»
Ridendo a sua volta Roy lo colpì giocoso alla spalla «Tigre pronta a staccarmi una mano non suonava altrettanto romantico, non credi?»
Portandosi un pugno alla bocca per trattenersi dal ridere, Edward non si accorse di aver messo il piede sinistro in una buca presente sul terreno -tana di talpa lo avrebbe corretto Alfons-
Con un rumore sordo Ed cadde a terra sbattendo, nel tentativo di recuperare il proprio equilibrio, contro un ceppo.
«Ed!»
Inginocchiandosi al suo fianco Roy gli prese il viso tra le mani, asciugando la scia di sangue scendere dalla sua tempia «Ehi, ti fa male?»
«No…» borbottò arricciando il naso con un gemito, osservando il piede della sua protesi all’interno della buca «Lo stronzo si è bloccato…»
«Il tuo automail?» chiese aiutandolo a liberare la gamba, con il solo risultato di ritrovarsi tra le mani una il piede meccanico.
«Molte grazie, ingegnere» sbuffò portandosi una mano alla tempia al leggero pulsare.
«Stai fermo» sospirò Roy allontanandogli la mano sporca di fango «Guarda che hai combinato, dobbiamo sciacquala ferita. Ho visto una piccola radura da quella parte, se siamo fortunati ha un laghetto»
«Lo siamo» borbottò issandosi a sedere sul tronco, prendendo il piede dalle mani di Roy.
«Come diavolo ha fatto a staccarlo?»
«Dimmelo tu, sei stato tu a riassemblarlo, non di certo io» gemette frustrato al pensiero di tornare ad utilizzare le protesi che suo padre gli aveva costruito appena aveva attraversato il portale.
«Io?» chiese con un cipiglio confuso inginocchiandoglisi davanti, invitandolo così a salire sulla sua schiena.
Seppur riluttante Edward lo fece, avvolgendo le braccia intorno al collo del suo fidanzato, «Sì… tu, beh… il tuo alter ego… li ha visti ed ha provveduto a sistemarli» raccontò affondando il viso contro il collo di Roy, rilassando appena la presa.
«Resta sveglio» lo riprese immediatamente Roy facendolo sobbalzare contro la sua schiena, facendo sì che Edward si destasse. «Racconta, cosa ha fatto il mio alter ego?» continuò per distrarlo scostando alcune foglie del grosso salice piangente che fungeva da ingresso al laghetto «Credevo fosse un futuro medico»
«Sì, lo è» mormorò aiutandosi a sedere su una piccola roccia «In realtà vorrebbe fare tutt’altro… costruire protesi per aiutare chi ha perso gli arti durante la guerra che ha stravolto questo mondo qualche anno fa»
«E perché non fa quello?» chiese inarcando un sopracciglio, bagnando un fazzoletto per ripulire il sangue dalla sua ferita.
«È complicato, qui sembra che l’opinione del capofamiglia sia indispensabile per la formazione del c-Ehi!» sussultò ritirandosi.
«Scusa» mormorò bagnando nuovamente il fazzoletto per rimettersi al lavoro «Dicevi?»
Ed scosse la testa abbandonandosi al suo tocco «I figli tendono a seguire le orme dei padri, a prescindere dalla loro volontà, credo sia qualcosa di culturale»
Storcendo il naso Roy abbandonò il suo compito, prendendo il coltellino svizzero nella tasta del suo cappotto «Per fortuna è qualcosa di temporaneo» sbuffò estraendo il cacciavite, riposizionando il piede per poterlo fissare alla struttura della gamba.
«Roy…»
«Mi ricordo cosa ha fatto» spiegò dolcemente sistemando le viti «Ti rimetto in piedi in un batter d’occhio, tranquillo»
Torturandosi il labbro inferiore Edward trasse un profondo sospiro, decidendosi ad affrontare quel discorso ostico. Non era giusto che Roy nutrisse la stessa speranza vana che aveva mosso Edward per mesi.
«Roy» lo chiamò di nuovo, questa volta con maggiore sicurezza nella voce «Io…» sospirò «Non… non credo che sarà possibile tornare a casa…» ammise a fatica.
Roy sollevò il viso a quella dichiarazione, schiudendo le labbra pronto a replicare. Edward sollevò una mano fermandolo, «No, no fammi finire, per favore… è… complicato. Qui non c’è modo di aprire il portale… la scienza di questo mondo è più sviluppata di quella del nostro… stanno costruendo dei razzi… quelli… potrebbero riportarci a casa, Roy, ma…» frustrato si passò una mano tra i capelli «Potrebbero volerci anni… Alfons parla di velocità elevatissime che le moderne tecnologie non raggiungerebbero mai e che… e che potrebbero non farlo mai e-»
«Ed» lo interruppe costringendolo a guardare «E non mi importa. Non sono stupido, Edward, ho notato come eviti le mie domande, come sottolinei le differenze tra il nostro mondo e questo… ho notato come scindi me da… Ruadh»
Con un sorriso triste gli accarezzò il viso con entrambi i pollici «Sono morto, non è così?» chiese piano studiando attentamente le mille emozioni che attraversarono il viso di Edward.
Paura, dolore, stress, senso di colpa, amore. Ognuna lì, solo per lui.
«Roy io… lo so, so cosa ti ho promesso ma…» i suoi occhi si fecero grandi e umidi «Non potevo… non potevo sopportare la tua assenza io…»
«Ehi, Ehi…» sorrise dolcemente «Edward… grazie…»
«Come?»
Sbuffando una risata Roy poggiò la fronte contro la sua, perdendosi nelle sue iridi dorate «Ti ringrazio per essere un cocciuto impertinente… per fare sempre di testa tua… e per amarmi così alla follia»
Arrossendo Edward cercò di distogliere lo sguardo, ma Roy glielo impedì, sorridendo al suo imbarazzo «Non ho mai detto di amarti… lo sai…»
«Edward…» sussurrò con tutta la dolcezza di cui era capace, accarezzandogli leggero il taglio allo zigomo «Se non è amore riportare in vita qualcuno perché la sua assenza è insopportabile… beh… non so in quale altro modo poterlo descrivere»
«sei troppo sdolcinato…» borbottò imbarazzato, districandosi dalle sue mani «Perché non…» si schiarì la voce «Non finisci di ripararmi il piede?»
Sorridendo Roy annuì, tornando a stringere le viti del suo automail. Non avrebbe rivisto Amestris, non sarebbe più stato il capo di una nazione in pace, non avrebbe più evaso il suo lavoro e rivisto il volto dei suoi sottoposti. Non sarebbe più stato l’Alchimista di Fuoco. Sarebbe stato un semplice uomo -ragazzo-, tuttavia….
Sollevò appena gli occhi, osservando il volto innamorato di quel moccioso impertinente che gli aveva rubato il cuore otto anni prima, decise che non gli importava, che non aveva senso essere l’uomo più potente del Paese se quel terremoto non avesse fatto parte della sua vita.
«Ho finito» annunciò sollevandosi, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
Senza alcuna esitazione Edward la strinse tra le proprie, mordicchiandosi le labbra in un chiaro segno di disagio «Roy… io ti-»
«Non dirmelo ora, Ed, lo so, l’ho sempre saputo» lo rassicurò scompigliandogli i capelli con un sorriso sornione, lo stesso che il ragazzo aveva odiato e che poi, alla fine, aveva finito per amare alla follia. «Piuttosto. Vedi di non farci perdere, voglio davvero vedere quell’enorme villa. Magari possiamo comprarla!»
«Non sarebbe una cattiva idea, sai?» rise Edward, felice che il momento intimo tra loro fosse sfumato e che l’atmosfera allegra e complice tra loro fosse tornata «Dopotutto, le dimensioni per contenere TUTTO il tuo ego sembrano accettabili»
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Isobel Connis