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Autore: eddiefrancesco    08/04/2022    1 recensioni
Dieci anni prima, Galen aveva lasciato l'Inghilterra per dimenticare la donna che lo aveva sedotto e abbandonato senza nemmeno una parola di spiegazione, portandosi via il suo cuore. Ora, diventato Duca di Deighton, è tornato per assumere i doveri che il titolo gli impone, prima fra tutti generare un erede. E la prima persona in cui si imbatte e proprio lei, Verity. Nel frattempo lei è rimasta vedova, scoprendo cosi che da quell'unica notte di passione trascorsa insieme è nata una bambina. Verity però...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Galen avrebbe voluto rincorrere Verity quando lei aveva lasciato la sala poco prima di cena. Naturalmente poteva anche sbagliarsi su Jocelyn. Anzi, aveva trascorso gran parte della sera a cercare di convincersi che qualsiasi somiglianza nei lineamenti fosse una mera coincidenza. Il suo cameriere assunse un'espressione ferita come solo Rhodes poteva fare. Arriccio' le labbra assomigliando a un bimbo stupito prima di parlare. «Ritirarmi, Vostra Grazia? Adesso? Prima che siate andato a letto?» «Si, Rhodes. Adesso. Credo di essere ancora capace di spogliarmi da solo» replicò Galen. «Vostra Grazia» cominciò il cameriere con dignità. «Mi duole farvi notare che probabilmente voi disseminerete i vostri abiti in giro e domani mattina io dovrò fare il doppio del lavoro per renderli di nuovo presentabili. Ho già avuto abbastanza problemi con le macchie d'erba. Credo davvero che dovreste ripensarci.» «Rhodes, ti prometto che non buttero' i vestiti sul pavimento o sopra una sedia. Inoltre qui non c'è pericolo di chiazze d'erba.» L'espressione di Rhodes si fece ancora più cospiratrice. «C'è forse una signora...?» «Per quanto mi dispiaccia deluderti, vista la vita eccentrica che senza dubbio eri convinto avrei condotto una volta tornato a Londra, devo dirti che non c'è nessuna signora. Non ci sono nemmeno il gioco d'azzardo, il bere o altro. In breve, Rhodes, la mia vita è proprio noiosa come quella di qualsiasi uomo normale e questa sera ho intenzione di leggere.» Galen rivolse un'occhiata penetrante al suo servitore. «Buonanotte.» Rhodes si diresse verso la porta con l'aria di chi si aspettava da un momento all'altro di essere informato che era stato vittima di uno scherzo oltraggioso. «Volete dire che resterete seduto a sfogliare il Times?» Galen chiuse la porta alle spalle del cameriere emettendo un suono tra un sospiro e un risolino, poi guardò l'orologio sul caminetto. Era quasi mezzanotte. Si diresse verso le finestre che davano sull'ampio prato e sul viale che conduceva all'ingresso principale. La luna era alta e la sua luce illuminava il paesaggio oscurato solo da qualche nube occasionale. L'aria era umida e si sentiva odore di pioggia in arrivo. La veduta da lì era molto diversa da quella che si godeva dalla sua camera da letto nella dimora di Lord Langley quando dieci anni prima era andato a fargli visita nello Yorkshire. La casa era stata costruita in un luogo piuttosto angusto, nel vano tentativo di ripararla dai venti e dalle piogge che sferzavano la valle. Quella sera il vento soffiava forte facendo gemere e piegare l'unico albero vicino alla casa. Fissando il cielo notturno senza vederlo Galen ricordò gli eventi di quella notte come aveva già fatto almeno un migliaio di volte. Dopo una serata trascorsa in compagnia del noioso Lord Langley, durante la quale aveva notato a malapena la timida fanciulla che era seduta in silenzio in un angolo, era andato a letto e si era svegliato quando aveva sentito il sommesso rumore della porta che si apriva. Qualcosa di strano nel chiarore che era arrivato dal corridoio lo aveva fatto sollevare a sedere di scatto, incurante dello spiffero di aria gelida che lo aveva colpito sul petto nudo. Con una candela in mano, i lunghi capelli castani sciolti e una semplice camicia da notte bianca, Verity era entrata nella stanza. Lui non sarebbe stato meno sorpreso se si fosse trattato di uno spettro. Si era chiesto se non fosse una sonnambula e aveva aspettato per vedere che cosa avrebbe fatto. Aveva sentito dire che non era saggio svegliare qualcuno che si trovava in quello stato e dal momento che portava una candela, non voleva spaventarla e rischiare che la sua camicia da notte prendesse fuoco. La stoffa molto sottile lasciava vedere il suo corpo nudo. L'allacciatura era rappresentata da un semplice laccio attorno al collo. Sarebbe bastato tirare per fare cadere l'indumento. Lei si era diretta subito verso il letto e aveva posato la candela sul tavolino da notte prima di guardarlo negli occhi. In quel momento Galen si era reso conto che era perfettamente sveglia. Preso alla sprovvista, aveva aperto la bocca per parlare, ma Verity si era allungata verso di lui e gli aveva messo un esile dito davanti alle labbra. Poi aveva gentilmente seguito la loro linea con un polpastrello. Si era trattato di un gesto semplice e tuttavia aveva avuto un effetto devastante. Il sangue aveva cominciato a pulsargli velocemente nelle vene accendendo il suo desiderio molto più di quanto avessero mai fatto le più audaci carezze di una donna. Il lieve profumo della sua pelle nuda gli era penetrato nelle narici mescolandosi con quello della cera delle candele mentre fissava il tessuto sottile teso contro i suoi seni. Quando Verity si era tirata indietro aveva provato una incredibile sensazione di perdita e smarrimento, fino al momento in cui lei non aveva sciolto i lacci della camicia da notte e aveva cominciato a sfilarla. Presto l'indumento era caduto ai suoi piedi. Senza dire una parola Galen aveva allungato le mani e aveva aiutato l'agile bellezza a salire sul letto. Poi sempre in silenzio avevano cominciato ad accarezzarsi. Non c'era stato bisogno di dire nulla perché era come se lui avesse aspettato tutta la vita per tenerla tra le braccia. Guidato solo dal suo caldo respiro e dai gemiti sommessi, le aveva dato piacere ricevendone a sua volta. Mai prima di allora e nemmeno in seguito aveva avuto la sensazione di essere tanto desiderabile e irresistibile come Verity Escombe lo aveva fatto sentire quella notte. Nessun atto d'amore era mai stato tanto eccitante e dolce nello stesso tempo. Quando la ragazza aveva dischiuso le gambe lui era entrato in lei gentilmente reprimendo a stento l'impazienza fino al momento in cui non aveva incontrato la barriera della sua verginità. Allora incerto aveva esitato, ma Verity lo aveva stretto con forza maggiore e aveva allacciato le gambe attorno alla sua vita attirandolo ancora di più dentro di sé. Galen non aveva avuto bisogno di ulteriore rassicurazione o incoraggiamento. Muovendosi come se fossero un corpo solo erano arrivati presto all'acme della passione. Dopo, sazi e appagati, erano rimasti a lungo in silenzio uno accanto all'altro. Alla fine, spinto da una tenerezza che non credeva di possedere, lui aveva sussurrato il suo nome e aveva allungato una mano per afferrarla. Ma Verity era saltata giù dal letto, si era infilata la camicia da notte ed era corsa fuori dalla stanza. Nonostante Galen la avesse pregata di dirgli qual era il problema, lei lo aveva lasciato ed era fuggita. Come se avesse avuto la peste. Per dieci anni aveva continuato a chiedersi che cosa la avesse indotta a penetrare nella sua camera e a gettarsi tra le sue braccia. Per dieci anni aveva cercato di convincersi che non aveva importanza. Si era imposto di dimenticare quello che era accaduto e aveva ripetuto a se stesso che quell'atto d'amore non aveva avuto conseguenze per nessuno dei due. Adesso sapeva che non era così e questa volta non avrebbe lasciato scappare Verity senza ottenere prima una spiegazione. «Mamma?» Verity si sollevò a sedere. Jocelyn era in piedi sulla soglia della porta che divideva le loro camere. «Che cosa c'è?» le chiese dolcemente. Trattenne il respiro e alzandosi in fretta corse a piedi nudi verso sua figlia. Si inginocchio' al suo livello e le passò le braccia attorno alle spalle. «Stai male? Hai fatto un brutto sogno?» Per settimane, dopo la morte di Daniel, Jocelyn aveva avuto degli incubi. Ormai quel problema sembrava superato da diverso tempo, ma forse il trambusto di quel viaggio li aveva riportati indietro. Ecco un'altra buona ragione per tornare a casa. Jocelyn scosse la testa. «Mi sono svegliata quando siete rientrata e adesso non riesco a riaddormentarmi.» «Capisco.» rispose Verity.
   
 
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