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Autore: Menade Danzante    08/04/2022    2 recensioni
["What if?" ambientato durante la 1x05 | Ed/Stede]
"Stede è morbido, sa di buono, di champagne e di sale. Ed vorrebbe poter smettere di respirare. Così, senza dolore, senza drammi. Solo smettere di vivere e cristallizzare l'attimo nel tempo e nello spazio, nella sua immaginazione, e farlo morire con lui. Per sempre. Ah, che modo glorioso di andarsene!
Ma il suo corpo non glielo concede e reclama aria troppo presto. Suo malgrado, il momento è finito, ma è solo quando riapre gli occhi che la concretezza della situazione lo colpisce con tutta la lucidità che ha perso dal preciso istante in cui gli è stato sistemato con cura un vecchio fazzoletto di seta nell'occhiello: ha baciato Stede, l'ha fatto davvero."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Teach/Barbanera, Stede Bonnet
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ancora per un po'





«Vesti bene le cose raffinate1

Ed non ha una visione precisa della dinamica che lo ha portato a quello. Sa solo che ha coperto la distanza tra di loro in un unico passo e che in qualche modo la sua bocca ha incontrato quella di Stede in un contatto che il pirata non si era mai accorto, prima di quell'istante, di aver desiderato così tanto da troppo tempo. Si è sorpreso della facilità con cui ha scoperto le sue labbra muoversi con delicatezza su quelle dell'altro. Persino le sue mani hanno trovato il viso di Stede con semplicità, come se lo avessero già fatto mille altre volte, come se avessero già esplorato in passato il percorso per raggiungere quelle guance, i capelli alla base del collo, l'orlo degli abiti che indossa, e ora lo stessero riproducendo affidandosi banalmente alla memoria. Razionalmente sa che non è mai accaduto niente del genere tra loro, che quella è solo un'impressione sbagliata, uno scherzo della sua fantasia, ma con il calore che gli proviene da un altro corpo premuto contro il suo gli è difficile usare la mente per fare altro che vada oltre la capacità di concentrarsi sulle sensazioni. Sembra tutto così naturale, così spontaneo, così nuovo e familiare allo stesso tempo che tutto quello che Ed vuole è assaporare il momento fino in fondo, finché dura – fino a che non gli sarà più possibile illudersi che la timida risposta di Stede sia qualcosa di più che un mero riflesso fisico.

Non è per rincorrere il ricordo lontano dell'ultima volta in cui ha baciato qualcuno che non vorrebbe mai più separasi da quel momento, da quella notte, da quelle labbra. C'è altro, così tanto altro che Ed non riesce a metterci appieno le mani, né le parole, ma una cosa gli sembra inequivocabile: era una vita che non si sentiva così bene.

Stede è morbido, sa di buono, di champagne e di sale. Ed vorrebbe poter smettere di respirare. Così, senza dolore, senza drammi. Solo smettere di vivere e cristallizzare l'attimo nel tempo e nello spazio, nella sua immaginazione, e farlo morire con lui. Per sempre. Ah, che modo glorioso di andarsene!

Ma il suo corpo non glielo concede e reclama aria troppo presto. Suo malgrado, il momento è finito, ma è solo quando riapre gli occhi che la concretezza della situazione lo colpisce con tutta la lucidità che ha perso dal preciso istante in cui gli è stato sistemato con cura un vecchio fazzoletto di seta nell'occhiello: ha baciato Stede, l'ha fatto davvero.

Per un attimo teme il peggio, che nel lampo stesso in cui anche Stede riaprirà gli occhi, lo spintonerà via da sé, lo guarderà con orrore e gli griderà addosso di essere stato violato, di essere stato imbrogliato nonostante tutto – nonostante la fiducia che gli ha dimostrato, il supporto che gli ha offerto e il conforto che gli ha regalato senza pretendere nulla in cambio.

Ed ha paura di vedersi crollare il mondo addosso un'altra volta in una sola giornata e non crede di poter sopravvivere di nuovo. Soprattutto, non pensa di essere in grado di sopportare il peso dell'odio che lo sguardo di Stede saprà evocare. Perché è questo che lo attende: odio, disprezzo, risentimento. Non ci sono altre vie percorribili, solo questa, ed Edward non vuole che accada, non adesso – mai.

Se non fosse disperato, troverebbe le circostanze quasi divertenti. Solo pochi secondi prima avrebbe fermato il tempo per vivere l'eternità appeso alla traccia della bocca di Stede sulla sua; adesso, se potesse, tornerebbe indietro per ripensarci e non agire: gli augurerebbe la buonanotte e se ne andrebbe per conto suo a fare da vedetta per le prime ore della notte, come in realtà avrebbe dovuto fare, invece di baciare l'uomo che–

Merda. A che cazzo stava pensando quando gli è andato incontro e non si è fermato? Cosa diavolo–

Stede solleva le palpebre e la mente di Ed ammutolisce del tutto. In sottofondo rimane solo un vago desiderio di morte a ricordargli di aver fatto una cazzata per cui l'immediato futuro gli farà scontare le pene dell'inferno.

Ma contro ogni sua aspettativa, gli incubi di Ed semplicemente non prendono forma: alla luce della luna gli occhi di Stede brillano di sorpresa e di curiosità, e di qualcos'altro, qualcosa di gentile, ma Ed non riesce a dargli un nome e lo lascia scivolare via senza identità prima che possa trasfigurarlo in disgusto per assurdo.

Questo, tuttavia, non gli impedisce di andare nel panico comunque. Passa un secondo, infatti, ed Edward si rende conto con orrore che, nonostante sia profondamente grato a Stede per non averlo rifiutato in malo modo, questo lo prende in contropiede più di quanto avrebbe fatto una risposta incontrollata, o addirittura terrorizzata. Barbanera è abituato alle reazioni caotiche di fronte alla sua presenza. È abituato all'allarme, alle urla, alla disperazione... non alla calma del muto stupore con cui Stede ora lo osserva!

Che cosa dovrebbe fare? Baciarlo di nuovo?

«È un modo per dire grazie,» spezza il silenzio di colpo e in fretta, mentre nebulosamente registra quanto gli piacerebbe riprendere quel piccolo tête-à-tête da dove l'hanno lasciato. «Una cosa da pirati. Dovresti prendere appunti.»

«Oh. Capisco.» Stede appare all'improvviso così a disagio che Ed non sa più cosa pensare, ma di certo vorrebbe non aver detto niente. «Dovrei... sai... chiedere a Lucius di scriverlo. Per ricordarlo.»

«Sì, sì, certo.» Gli serve un secondo di troppo per realizzare. Quando lo fa, il terrore gli ghiaccia il sangue nelle vene. «O... magari può rimanere tra di noi.»

«... Certo, certo.»

«Vedi, è una cosa che non tutti fanno–»

«Davvero?»

«–Solo alcuni. Pochissimi, in effetti–»

«Ah

«–e non sempre. Quindi–»

«Non sarebbe un'informazione utile.»

«Esatto.»

Ed si ritrae appena, abbozzando un mezzo sorriso mentre inquadra il viso intero di Stede.

«Dunque... a cosa devo l'onore?»

Il pirata ingoia a fatica il nodo che gli si è formato in gola: è solo un'espressione elegante, nient'altro. Non un onore in senso stretto. È solo Stede. «Che?»

«Be'... perché adesso e mai... prima? Qual è stata l'occasione?»

Mi hai detto che sono fatto per le cose belle e nessuno l'ha mai fatto prima d'ora, ma se tu ci credi posso farlo anch'io.

Ma non posso dirtelo, non è vero?

«Mi sembrava giusto,» corregge il tiro, cercando di suonare il più casuale possibile, ma le parole escono fuori come un sussurro privato sospeso tra di loro, qualcosa di più simile a una confessione che a un niente privo di senso.

«Non più?»

Una parte di lui vorrebbe dire no e implorare che facciano finta che non sia mai successo niente, ma la prossimità mai interrotta mina qualsiasi sua ragionevole credenza: come può essere sbagliato quello? Come può non essere giusto respirare il profumo del sapone alla lavanda a un soffio dalle labbra di Stede e–

«E se Barbanera risultasse morto? Il cadavere sfigurato e irriconoscibile, ovviamente... Io non sono nemmeno qui. Mi chiamo Stede Bonnet, sono un facoltoso proprietario terriero...»

Ed sente le dita tremare appena a mano a mano che il pensiero inaspettato si fa strada in lui, cogliendolo di sorpresa e strappandolo per un momento al presente. Vorrebbe sapere le ragioni per cui la sua mente abbia deciso di tirargli un colpo così basso in una situazione simile, ma in fondo i motivi non hanno importanza, non adesso: con o senza logica, Ed sta pensando alla sua missione segreta e tutto a un tratto il viso che tiene tra le mani come se fosse la cosa più preziosa del mondo assume un significato diverso, diventa uno spettro sotto ai suoi stessi occhi e l'adorazione si mescola inevitabilmente alla paura.

Ed non vuole ucciderlo, di questo è certo. Non l'ha mai voluto davvero, nemmeno prima d'incontrarlo, e quando l'ha fatto... Come ha osato anche solo formulare l'ipotesi di far fuori Stede e prendere il suo posto per andare in pensione? Come ha potuto garantire a Izzy che avrebbe fatto una cosa del genere senza crederci nemmeno un po'?

Ed non vuole uccidere Stede, ma la sola idea di aver elaborato un piano convincente a riguardo e di aver coinvolto in quella storia il suo braccio destro lo ripugna al punto da fargli sembrare l'intimità appena condivisa un alto tradimento. Stede gli ha offerto tutto e lui l'ha ripagato con una tale mancanza di tatto e di sincerità da fargli accapponare la pelle.

Dovrebbe dirglielo. Oh, sì. Dovrebbe confessare tutto quanto e accettare le conseguenze del caso senza proferire parola se non per chiedere scusa. Dovrebbe davvero farlo e in fretta, prima che la situazione gli sfugga di mano – prima che Izzy diventi più insistente di quello che è, o che lui si affezioni sempre di più.

Ma è guardando Stede negli occhi che Ed capisce: la situazione non è mai stata sotto il suo pieno controllo e il danno è già stato fatto. Gli sarebbe difficile dire da quanti giorni Stede sia diventato un punto di riferimento nella sua vita, una persona con cui voler spendere del tempo, con cui imparare cose nuove e con cui ridere, ridere tanto. Ma nondimeno è successo – è già troppo tardi – e, se c'è una qualche reciprocità nel loro rapporto, Ed non può rivelare tutto, non adesso: ora Stede lo odierebbe ed Edward non vuole guardarlo negli occhi mentre questo cambiamento prende corpo – mentre entrambi si rendono conto che Stede non merita una persona come lui al suo fianco.

Prende un respiro profondo, la mascella serrata. Il pollice si muove appena sulla guancia dell'altro in un'ultima carezza leggera prima che le mani scivolino via dal suo volto.

Non uno, ma due passi indietro ora lo separano da Stede. Non può più sentire l'odore floreale che emana, né può più distinguere nettamente iridi e pupille al debole chiaro di luna. L'assenza è vivida, Ed la sente premere contro il suo stomaco e tra le pareti della gabbia toracica, ma ne riconosce l'utilità e non fa nulla per ridurla nuovamente.

«Avrei dovuto avvertirti,» dice, più presente – più egoista. «Di questa usanza.» Sì, avrebbe dovuto. Per la salute mentale di entrambi – soprattutto la sua.

Stede storna lo sguardo un momento prima di sorridere. «Oh, non preoccuparti. È stato molto gentile da parte tua, Ed.»

Sempre cordiale. Davvero cordiale. Stede non è passivo-aggressivo come la massa di snob che l'ha deriso, non con lui, almeno, e per Ed è improvvisamente più difficile mantenere la distanza.

Ma deve. È per il suo bene.

«Grazie,» riesce a dire.

Un momento passa e tutto quello che Ed può sentire è il rombo del sangue nelle orecchie.

Poi Stede parla: «Allora... è tutto.»

«È tutto.»

«Buonanotte.»

Ed allunga la mano in un'amichevole pacca sulla spalla – non può farne a meno.

«Buonanotte.»

Si avviano in direzioni opposte e si voltano entrambi a metà strada, solo per un attimo, prima di riprendere il cammino. Stede gli sorride oltre la spalla – un altro gesto di innata, spontanea cortesia per dirgli che va tutto bene, che non è successo niente di cui vergognarsi – e il pirata ricambia involontariamente – è già troppo tardi –, lieto che la luna non possa illuminare anche lo stato della sua mente. O dei suoi organi interni, fa lo stesso: le fitte che sente all'altezza del costato devono avere anche una qualche spiegazioni fisiologica, ne è certo, e in questo momento non è pronto all'eventualità di vedere Stede prendersene cura. Probabilmente non lo sarà mai.

A prua Ed si concede il lusso di sedersi e di sospirare, sentendosi improvvisamente più leggero. Non si rende conto subito di come la sua mano corra a cercare la seta rossa sistemata all'altezza del cuore, ma quando registra il movimento non la ritrae, non adesso – non con il fantasma delle labbra di Stede vivido sulla sua bocca.

La tiene lì.

Ancora per un po'.








Note:
[1]: Non so come verrà tradotta questa frase nell'adattamento italiano – di cui, al momento, non ci sono notizie (?) –, ma credo che l'ordine delle parole usate da Stede non sia stato casuale nel dire “You wear fine things well”. La traduzione che ho fatto io non mi suona benissimo, ma ho ritenuto fondamentale mantenere “you” come soggetto perché anche in inglese c'erano modi più agili di dire all'incirca la stessa cosa, ma che avrebbero posto l'accento sulle “fine things”, non sul personaggio di Ed. Se avete suggerimenti per rendermi più orecchiabile questa soluzione, non esitate a farmeli conoscere.



Angolino di Menade Danzante.
Salve!
Per prima cosa, grazie infinite per essere arrivat* fin qua a condividere con me questo “What if?”! Doveva essere una drabble, ma soprattutto una cosa divertente, romantica, a lieto fine... Invece è uscita fuori una OS più angst di quanto avessi pianificato all'inizio. Temo che il canone abbia gestito le cose troppo bene perché da questo momento potesse davvero nascere un'intimità più forte di questa tra Ed e Stede, quindi niente, ho finito per aggiungere dolore al dolore. Chiedo umilmente scusa: le intenzioni erano migliori. ^-^”
Spero di aver caratterizzato in modo coerente entrambi i personaggi, ma è la prima cosa che scrivo su di loro e, non sentendomi sicurissima, ho messo il tag “OOC” per uno scrupolo personale. Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate, io son qua.
In disperata attesa della seconda stagione, vi ringrazio di nuovo tantissimo per avermi letta e vi mando un grandissimo abbraccio – dopo il finale di stagione serve un bel po' di affetto!

Menade Danzante

   
 
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