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Autore: Anonimadelirante    09/04/2022    1 recensioni
[Outer Banks ]
Arrivano gli incubi, con la bassa marea. Ormai, conosce i ragazzi da abbastanza tempo da sapere che direbbero ovviamente – è il mare, sai: è solo il mare. Che quando si ritira lascia schegge di conchiglie a brillare sulla spiaggia perché ti feriscano le piante dei piedi quando corri lungo la battigia, e banchi di pesci appena sotto il pelo dell'acqua e cadaveri putrescenti di cattivi pensieri che vengono a galla trascinati dalle correnti.
(C’era una volta, durante una notte a poguelandia… | panic!attack | Sarah&JJ | P4L | Post!2S)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Warnings e blabla: in fondo. Per favore, se hai dei trigger warning riguardo gli attacchi di panico, io non credo, ma comunque: be safe!
(Io non scrivo decentemente una roba di senso compiuto da più di un anno, comunque, e si vede. Apprezzate lo sforzo. Graziepregociàcià.)

 

 

 

 

 

Notte fonda, bassa marea

 

 

 

Arrivano gli incubi, con la bassa marea. Ormai, conosce i ragazzi da abbastanza tempo da sapere che direbbero ovviamenteè il mare, sai: è solo il mare. Che quando si ritira lascia schegge di conchiglie a brillare sulla spiaggia, perché ti feriscano le piante dei piedi quando corri lungo la battigia, e banchi di pesci appena sotto il pelo dell'acqua e cadaveri putrescenti di cattivi pensieri che vengono a galla trascinati dalle correnti. Si tira a sedere come se stesse annegando, l'aria che le sussulta in gola in spasimi da luccio trafitto da un amo, e. Sa dov'è. Non è un attacco di panico – una volta ha letto su wikipedia, non si ricorda perché, tutti i sintomi dello stress post traumatico. Non è che. È solo un attimo. È solo che, per un attimo, non trova aria, nei suoi polmoni, ma dolore e panico ed è tutto qua. Deglutisce contro i lividi che le premono sul collo e sbatte le palpebre e deve grattarsi la pelle con le unghie per assicurarsi di non avere mani che le tagliano il respiro a stringerle la gola. 
È solo che-- sbatte le palpebre, e sa che davanti a lei non c'è Ward, sa che c'è il mare, infinito e sicurissimo, che brilla di stelle, lo sa. Sapere che non c'è non le impedisce di vederlo, però, suo padre fra le ombre che la fissa come se fosse in pena, come se l’amasse, come se non la conoscesse. Come la guardava mentre.
«Ehi.»
Ingoia un urlo stridendo contro le proprie corde vocali e poi c’è una mano, sul suo polso, e una voce lontana, morbida, conosciuta, che mormora: «Ehi, principessa, tutto okay?»
E poi, davanti a lei non c’è più il mare denso d’un nero che sembra petrolio, né suo padre che la sta uccidendo inghiottito dalle tenebre dell’asfissia, ma solo JJ – solo Jonathan Junior Maybank, coi suoi soliti capelli spettinati, perennemente imbrattati di sangue, e sabbia e sale, ed occhi azzurri sgranati come i piattini del servizio buono di Rose, che: «Stai bene?» ripete, con un tono che gli ha sentito usare solo con JB – qualcosa di basso, e crudo, Il morso dell’alligatore come sta? – e Pope – un vibrato di preoccupazione che bolle nello stomaco, Amico, quei lividi sembrano-- ah, Rafe ti ha pestato come un tamburo, eh? Dai, vieni, fammi vedere.
Sarah annuisce come può – vale a dire: fa su e giù con la testa, il respiro che le si ingarbuglia in sussulti dolorosi e stranamente rumorosi, finché JJ non si sposta di fronte a lei e le prende anche l’altro polso fra le dita, ed allontana entrambe le sue mani dalla gola. «Ti stai facendo male» mormora, un solco d’apprensione fra le sopracciglia (può immaginarlo avvicinarsi a Ki, una vita fa, al Taglio, quando lei era ancora la Principessa dell’Imballaggio e lo era sulle ceneri di Kiara Carrera, spia e traditrice e troppo pogue per essere una di loro, qualunque cosa significasse, in quel periodo – può vederli con infinita chiarezza, due sagome scure contro il tramonto, lei seduta sulla banchina, i pedi scalzi e segni di un pianto recente, asciugato dal calore dell’aria, che le brilla ancora sul volto, e lui che le si lascia cadere vicino senza grazia, Ehi, Kie, cos’è quel muso lungo? Una tartaruga ti ha fregato la lingua e poi è stata mangiata da un gabbiano? Quale bastardo kook vogliamo uccidere?). «Ehi, io. Ah, devo chiamare Bree?» lo sente borbottare, ma da lontano, come attraverso ad un tunnel, mentre tutto ciò che riesce a mettere a fuoco sono le sue ginocchia sbucciate affondate nella sabbia e l’orlo sfilacciato dei suoi bermuda. La sola idea, per qualche ragione, basta a farle appannare la vista, lacrime che non sapeva di star trattenendo che le rotolano giù dalle guance: «No» sussulta. «No, per favore non--» non sa neanche lei non cosa, perché John B è l’essere più splendido che sia mai stato concepito e le ha salvato la vita e la ama e (e ha ucciso suo padre e suo padre la stava ammazzando e. E suo padre ha assassinato il padre di JB, dopotutto, e poi ha finto la propria morte e poi l’ha rapita e)-- si libera dalla presa di JJ con uno strattone più violento di quello che pensava ed il contraccolpo la fa rotolare sulla spiaggia perché a quanto pare JJ la stava a mala pena trattenendo e la lascia andare nell’esatto istante in cui lei comincia ad agitarsi, il che si traduce, fondamentalmente, in Sarah che fa una specie di capriola all’indietro sulla spiaggia e finisce a gambe all’aria.
«Okay no» sta borbottando lui, quando torna a metterlo a fuoco, lì, in quella zona d’ombra liminale dove Ward la sta uccidendo e sta morendo per una ferita alla nuca e la sta uccidendo ancora, nei suoi ricordi. «Kie. Ti sveglio Ki- respira, Cameron, per l’amor di--»
«No» sibila lei, tossendo afona contro le proprie dita premute sulle labbra. «Non--» deve andarsene. Allontanarsi.
Le manca l’aria. S’alza in piedi facendo leva a terra i palmi delle mani e poi.
Poi corre sulla battigia, o ruzzola o striscia o qualcosa d’altrettanto patetico che né Ki, né John né nessun altro al mondo devono vedere.
Non ha bisogno d’altro che di spazio, non sta morendo, è salva, non sta soffocando, e l’aria che le manca è un’illusione e suo padre solo un ricordo e il mare sembra un tetto di lamina dello Sprofondo, bollente di catrame sotto il sole di mezzogiorno.
Solo che non c’è il sole, ma la luna, e non sono allo Sprofondo, ma su un’isola deserta.
Solo che, evidentemente, qualcuno deve per forza assistere al suo misero crollo emotivo perché JJ è appena dietro di lei, una mano calda sulla schiena quando alla fine cade carponi fra i sassi, lo stomaco strizzato da conati di vomito senza vomito.
Il che è.
«Torna a dormire» sputa, appena riesce a riprendere fiato, lacrime di sforzo e terrore e umiliazione e semplice, strisciante panico che le sporcano il viso di sabbia.
JJ fa una cosa, con la gola, che assomiglierebbe ad una risata, se lo conoscesse solo un poco di meno: «Certo» borbotta. «Mi spiace, principessa, prova con un’altra richiesta.»
«Fottiti.»
«Già meglio. Anche se non credo che JB sarebbe entusiasta, se cominciassi a masturbarmi di fronte alla sua quasi-semi-moglie. Che dici?»
«Sparisci, Maybank.»
«Assomiglia molto alla prima richiesta, per cui non conta come terzo desiderio, Aladdin.»
Questo è.
«Dico sul serio» lo spinge via e quel che è peggio è che JJ si lascia semplicemente cadere a terra, senza neanche provare a contrastarla fisicamente. L'unica cosa che peggiore che potrebbe fare è andarsene per davvero, immagina. «’Fanculo» ringhia, i denti che battono dolorosamente gli uni contro gli altri, come pietre perse in mare durante una tempesta, e la saliva che le si incastra in gola, strozzandola.
«Volgare, Principessa dei Kook. E ripetitiva» questa volta, è lei ad oscillargli accanto fino a farglisi cadere vicino, sulla battigia. Si copre gli occhi con i palmi incrostati di sassolini ed ansima, scioccata dalle proprie stesse reazioni: «Non riesco a--» bisbiglia, la voce roca e tagliata, e si sente così piccola e disperata e patetica e.
«È solo un attacco di panico» mormora Jay ed anche senza doverlo guardare, Sarah sa che ha uno sguardo lontano, fisso sull’orizzonte, gli avambracci posati sulle ginocchia e quell’espressione che gli cala sul viso ogni tanto, quando crede che nessuno se ne accorga (e, in certo senso, è così: non se ne accorge Kiara e non se ne accorge JB e non se ne accorge Pope  – nessun altro conta, nel suo cuore, e a nessun altro importa). «Basta aspettare che passi» lo sente mormorare e per un attimo teme che le metterà di nuovo una mano fra le scapole, in una carezza lenitiva e consolatoria, ma non è Ki e non è JB e non è neanche Cleo, per cui si limita a scontrarle l’anca col ginocchio, un movimento che potrebbe essere casuale, se non fosse così circospetto.
«Non è--»
«Lo è eccome» taglia corto lui. «Fidati di un veterano, fingere che non lo sia è come provare a chiudere una ferita di venti centimetri con una spillatrice al posto dei punti: funziona solo nei film.»
«Non è» prova ad insistere Sarah, strizzando gli occhi per smettere di piangere. «È solo» ansima in sbuffi, respiri piccoli e superficiali, controproducenti, che le paralizzano i polmoni come spugne strizzate. «Solo un incubo che--»
«Respira» la interrompe JJ e sembra più una presa in giro, che un consiglio utile a questo punto.
«Non ce la faccio!» sbotta lei, di colpo di nuovo furiosa, di nuovo disperata, togliendosi le mani dalla faccia solo per potergli lanciare un’occhiataccia.
«Sto solo dicendo-- okay. Senti. Io. Spero davvero che non mi vorrai morto, dopo questo» borbotta Jay, e l’attimo dopo è in piedi – no, sono in piedi, Sarah trascinata dalla presa calda di lui sull’avambraccio, e spilli gelidi le pizzicano le cosce e le gambe e.
«Cosa-- cazzo..! Maybank
JJ continua a camminare verso il largo, segato a metà dall’acqua come in un incubo psichedelico, e la luce della luna gli bagna i capelli d’un colore che non è affatto quello del sangue, ma in qualche modo spettrale evidenzia i bordi frastagliati della ferita che ha sulla tempia, e non la lascia andare neanche quando Sarah finalmente realizza – e quante volte e in quanto occasioni diverse dovrà essere trascina in acqua da un ragazzo, in vita sua? – ed annaspa per tornare a riva, inutilmente, penosamente, una tartaruga incastrata una rete, una touron incagliata fra le chiacchiere di un isolano esperto, e. E JJ la trascina con sé, dove non si tocca, un salto nel vuoto, un tuffo nell’oceano color notte – l’attira verso il fondo come una corrente.
Il fatto è.
Il fatto è che non può respirare. Materialmente. Ed è buio pece e gelo e Sarah urla e le sue urla sono solo bollicine, e le sue lacrime sono salate e bruciano quanto le onde del mare, e. E non sa più da che parte è girata, ma che differenza c’è mai stata, dopotutto, fra il fondo del mare – sabbia morbida che le accarezza la schiena e ciottoli tondi, e conchiglie che le si sbriciolano in mano – ed il cielo lontano, scuro, maculato di stelle?
Il fatto è che.
Sott’acqua, paradossalmente, torna a respirare.
Poi, così, dal niente, esattamente nel momento in cui si scopre a trattenere fra le dita dei piedi sassolini piatti e freddissimi, si rende conto che la presa di JJ è ancora lì, calda e ben salda, nell’incaco del suo gomito. E come rispondendo ad un segnale segreto, JJ la sta tirando su, oltre il pelo dell’acqua, verso il rumore del mondo. Sarah tossisce e annaspa, e prende boccate d’aria che bruciano quasi più dei sorsi d’acqua salata che beve inavvertitamente e sputa e JJ è lì, che le galleggia accanto, solido e reale e suo padre non è più acquattato fra le ombre scure del suo sguardo, non ci sono più mani che le stringono il collo,  ed i polmoni le si allargano di botto come spugne in un catino e-- «Sei un cretino!» strilla o gracchia o ansima, e tira una sberla nell’acqua vicino a sé, schizzandolo. «Un deficiente totale!»
JJ ride, immerso a mezzo busto nella notte accanto a lei, e anche Sarah sbotta in una risata scioccata, un po’ isterica, mentre annaspa verso riva.
«Un idiota assoluto» borbotta, stanchissima di colpo, lasciandosi cadere sulla sabbia calda dell’isola.
JJ la raggiunge un istante dopo, sorridente, e le gocciola addosso mentre si tira indietro i capelli: «Sei letteralmente l’ultima persona al mondo ad essersene accorta» la prende in giro, sedendole accanto. «Sai cosa ci dice questo di te? Che neanche tu sei la più sveglia della classe, principessa.»
Per qualche ragione, l’insulto più fiacco della storia riesce a farla ridere ancora di più.
«Mio fratello ha tentato di affogarmi, scemo» commenta, ma non riesce a dare al proprio tono la sfumatura aspra che crede dovrebbe avere. Sopra di loro, il cielo è come il mare: scurissimo ed infinito, brillante di stelle, invece che di onde. «Come sapevi che avrebbe funzionato e che non avrebbe peggiorato le cose?» si lascia domandare alla fine, quando le risa hanno lasciato il posto ad un respiro più regolare, e le palpebre le si fanno  più pesanti ad ogni battito di ciglia.
Sdraiato accanto a lei, JJ si stringe nelle spalle e: «Non lo sapevo» dice. Sarah gli tira un pugno contro il fianco, ma fiaccamente, dolcemente: «Sta’ zitto» sbuffa, ma sta sorridendo.
JJ ridacchia e le scontra di nuovo l’anca col ginocchio: «Davvero» mormora dopo un po’, il borbottio della risacca che gli soffoca la voce. «Ho solo pensato che-- non lo so. Che dopotutto forse Bree ha ragione e siamo più simili di quanto non sembri.»
Sarah ci mette un po’, ad assimilare l’informazione: se la lascia scivolare dentro come un rumore bianco, come il vento caldo che schiocca fra le palme ed il mare che macina i sassi, a pochi metri da loro. «Oh» sussurra, soffocata da un’emozione che è l’amore soverchiante che prova per John B solo in parte ed in parte è la tenerezza senza nome che le si gonfia in gola ogni volta che vede i Pogue interagire fra loro – carezze e pizzicotti, e sguardi che sono come codici segreti, labbra storte in risa che assomigliano a conversazioni, occhiate e patte sulle spalle bruciate dal sole e – «Dice così?» domanda, quietamente. E poi, perché non sa bene cosa pensare a riguardo, aggiunge, con un accento pesante venato da una malizia del tutto simulata, scherzosa: «Quindi Vlad ha un tipo: biondini con problemi paterni.»
A Jay scoppia in bocca una risata sorpresa, qualcosa che dal suono sembra esserglisi strappato contro la propria volontà dal petto: «Qualcosa del genere, Principessa» ammette quando si è calmato. «E per Kie è lo stesso. Le piacciono i casi persi e le specie in via d’estinzione. A Pope semplicemente gli enigmi.»
«Sembra impegnativo» regge il gioco Sarah.
«Uno sporco lavoro» le assicura lui. «Ma qualcuno deve pur farlo. Alla fine, non devi far altro che lasciare che ti si agitino attorno» gli addolcisce il tono, Sarah non crede che sia del tutto volontario. «Migliora, col tempo» lo sente aggiungere, come soffocato da qualcosa che gli si è incastrato in gola e, voltando la testa, trova JJ a fissarla con il naso arricciato e le labbra premute fra loro in una specie di sorriso affettuoso, ma stanco. Quando i loro sguardi s’incontrano, Jay rotea gli occhi e se li copre con un avambraccio: «Ugh» borbotta. «Troppo sentimentale, Cameron, lasciami solo.»
«Non sono il genio della lampada, Jasmine» lo pungola Sarah, prendendosi gioco di lui con la stessa facilità con cui le capita con Wheezie. «Non sono qui per esaudire i tuoi desideri.»
«Sei nella mia parte di isola» ride JJ, ma non si toglie il braccio dal viso.
«Impossible» lo riprende lei. «Sono piuttosto sicura che siamo nella parte di isola di Pope, in realtà.»
JJ sbuffa, ma non controbatte. «Non ce ne vorrà» dice soltanto, con la voce impastata di sonno. «È stato lui a buttarmi in mare, la prima volta che ho avuto un attacco di panico in sua presenza, comunque. Quindi un po’ se lo merita.»
Sarah ride pigramente, a questo. In qualche modo, avrebbe dovuto sapere che la risposta sarebbe stata questa: Ki è troppo assennata e John B è, be’. Sarah riesce a figurarselo con immediata certezza, JB nel panico a sua volta, che si agita irrompendo nello spazio personale dell’amico, peggiorando la situazione. È un po’ adorabile, quanto assomigli ad una ferita aperta, quand’è vicino a JJ, in effetti.
«Quindi, cosa? Ki ha cercato un video di una psicologa su YouTube e John è impazzito e Pope ha solo, ah, deciso di affogarti per risolvere ogni problema alla radice?»
JJ ride e si passa lentamente i palmi delle mani sugli occhi, sulle guance: «Qualcosa del genere» ammette. «Più come Pope che cerca video su YouTube e io che gli faccio quasi cadere il cellulare per allontanarmi da Bree e lui che reagisce d’istinto e mi spinge. Ed eravamo in barca, quindi.»
Sarah ridacchia, all’immagine: «Imbranati» li prende in giro con affetto. Non chiede, perché Ki non figuri nella dinamica. Non sembra possa essere una storia a lieto fine, quella.
Stanno in silenzio ancora un po’, e Sarah sente una lucidità strana, impossessarsi di lei – come una sorta di un profondo stadio meditativo o qualcosa che assomiglia a quello che pensa bisognerebbe raggiungere, quando segui una lezione di yoga su internet: sfiancata e stanca, ma in qualche modo positivo che le sembrava impossibile fino a qualche minuto fa. Poi, Jay fa un sospiro più profondo degli altri o magari è solo lei, che lo immagina, e magari è lo sciaguattare dell’acqua, lo onde che schioccano le une contro le altre: «Kie era a salvare tartarughe con te, credo, in quel periodo, e-- non lo so, non stava succedendo niente di… niente di che. Solo, ah. Situazioni standard, immagino. So che non sembro in grado di preoccuparmi molto di niente, in generale, ma. Capita, suppongo. A volte. Che--»
«Sì» dice Sarah, piano, ma ferma, ed allunga un bracco per appoggiargli il palmo della mano sinistra sul un ginocchio, e stringere. «Sì. Situazioni standard» ripete.
JJ batte la lingua contro il palato e smette di agitarsi. Sbuffa quella che potrebbe essere una risatina imbarazzata, ma è più probabile sia un gemito: «Mio dio, mi manca l’erba.»
«Ah. Non è peggio con l’erba?» s’informa, semi-seria.
«A volte» ammette JJ, ma questo non sembra spingerlo a ritrattare la sua posizione sul fumo. Anzi. Del tutto incoerentemente, continua: «Credi che potremo trovare qualcosa da fumare, qui?»
«Non credo che sarebbe saggio, Maybank.»
«Avrei chiesto a Pope, se avessi voluto una risposta saggia, Cameron.»
«Possiamo pensarci domani» lo blandisce. Questo, per qualche ragione, sembra convincere Jay.
«Bene.»
«Bene.»

 

 

«Quindi» mormora Sarah, dopo un’infinità. «Il mare è la soluzione?»
Jay ride: «Il mare è sempre la soluzione, piccola» le rivolge un sorriso flash, bianchissimo nel buio, e Sarah è improvvisamente certa che sia il suo sorriso brevettato da rimorchio dei birra-party – Ciao, guardami, giovane ingenua touron alla quale fra poco sparirà misteriosamente il portafogli, sono un surfista, ti andrebbe di passare qualche ora a divertiti con me? Scuote la testa e ride, sentendosi sfinita ed intenerita in egual misura.
Per interi minuti secondi ore rimangono immobili l’una accanto all’altro, a respirare l’aria calda dei tropici ed ascoltare il borbottio lenitivo del mare. Poi, di colpo, le viene in mente: «Dovremmo tornare all’accampamento? Gli altri si preoccuperanno, se si svegliano e non ci trovano.»
«Mh» mormora Jay, la voce impastata di sonno. «Vai.»
«Stai. Ah» Sarah tentenna, lanciandogli un’occhiata, improvvisamente titubante. JJ non si è mosso, però, tiene ancora gli occhi chiusi e le dita affondate nella sabbia. «Non vieni?» si risolve a chiedere, dopo un po’.
«Nah. Sono stanco.»
E siccome qualcosa, nella sua voce, suona distante e sottile come una cima sfilacciata durante una tempesta, Sarah sbuffa e gli tira un calcetto alla caviglia: «È una scusa per guardami il culo mentre me ne vado?»
«Mi hai scoperto» ribatte Jay, impassibile, ma apre un’occhio per guardarla in viso e si produce in una smorfia affettuosa, derisoria.
«Dai» lo ignora lei. Gli porge una mano e JJ la prende e.
Se ne vanno così, barcollando dolcemente, come ubriachi, il mare che sospira dietro di loro come una madre esasperata e la sabbia calda sotto i piedi. Danno le spalle alla battigia, tornano piano ai resti del falò.
Quando arrivano, JJ le stringe una spalla, prima di sfilarsi dallo strano abbraccio con cui sono avanzati fino a lì: «Buonanotte, Cameron» dice con voce bassissima.
«Buonanotte, Maybank» sussurra lei a sua volta, sentendo il petto stranamente leggero.
Vicino alle braci morenti, Ki apre gli occhi, si tira su con un braccio, li guarda per un lungo istante, e poi sorride: «Ehi» mormora.
Sarah apre la bocca, ma scopre di non aver niente da dire. Le sorride a sua volta, pianissimo.
«Ehi» risponde Jay, accucciandosi vicino a lei. C’è qualcosa, nel suo sguardo. Di morbido e dimesso, come, indifeso. Sarah guarda Ki allungarsi per scompigliargli i capelli e controllargli la ferita, prima di voltarsi verso di lei in cerca di una qualche conferma: «Tutto bene?» chiede.
«Sì» risponde lei, in un bisbiglio.
JJ si corica vicino a Ki: «Certo» sbadiglia. «Siamo a Poguelandia, Carrera. Cosa potrebbe andare storto?»
«Giusto» ammette Kiara, con un sorriso che è solo in parte scherzoso.
Sarah si stende a sua volta, il calore del corpo di John B che le solletica la schiena: voltata in quel modo, può vederli rannicchiati vicini, Ki e JJ, come gatti pigri; e Cleo, lunga e scura, al di là del falò, e Pope, a pancia in giù, braccia e gambe aperte come una stella marina.
Se chiude gli occhi, può ascoltare il mormorio lenitivo del mare, il russare leggero di Pope e Cleo e quello più vicino di JB che le solletica la nuca, e sussurri indistinguibili di Ki e JJ che parlano fra loro – lei che lo rimprovera di qualcosa, ma senza vera convinzione e lui che ride contro la pelle del suo braccio, ed il rumore dei loro corpi contro la sabbia, che s’intrecciano lentamente nel garbuglio in cui Ki ha sempre adorato addormentarsi e. John B si sposta nel sonno e le cinge un fianco col braccio, e lei si volta a respiragli nel collo.
Si addormenta così, immagina.
I vestiti umidi per colpa del tuffo inaspettato e l’odore inimitabile della salsedine e della legna bruciata che l’avvolge, e JB ed il crepitio malinconico delle braci ed il canto lontano del mare e. La sua famiglia, tutta lì, attorno a lei.
Siamo a Pouguelandia, si ripete, rigirandosi il concetto nella mente, sentendosi sempre più leggera, come un legno bianco di sale sospinto dalla corrente. Cosa potrebbe andare storto?
Casa, pensa.
E se anche fosse un’illusione, davvero, che importa? Basta che regga finché non torna l’alta marea: a lavarle via le ansie, a sospingere JB e Ki e JJ su onde sempre più alte, ad illuminare i sorrisi di Pope, a far roteare conchiglie contro i polpacci di Cleo.

 

 

 

 

TW: attacco di panico&violenza tipica del canone. Qualche parolaccia, maybe? Btw, apparentemente tutta una scusa per far interagire la mia nuova bromance preferita: Sarah Cameron & JJ Maybank. (Che canonicamente no, ma a quanto pare nella mia testa è il diminutivo di Jonathan Junior Maybank. Ha senso, visto che suo padre si chiama Luke? Probabilmente no. Mi importa qualcosa? Assolutamente no.) Comunque, anche una scusa per dire: quanto son buffi, ‘sti personaggi che subiscono le peggio angherie e si vivono abusi e naufragi come passeggiate di salute? (Adoroh. <3)
— Post!2S; Sarah&JJ; Sarah&Kiara; Sarah&tutti; hint|Sarah/John B; se leggi a testa in giù con un occhio solo e durante un determinato (e segreto) allineamento di pianeti potrai renderti conto di quanto shippi convulsamente la Kie/JJ. Ma pure la Cleo/Pope non mi dispiace. Solo, ‘sta cosa che sarebbero tutti etero mi perplime. Slice of pouguelandia’s life; missing moment.
P.S. Mi sembra superfluo dirlo, ma: i metodi di JJ non sono ortodossi, né consigliabili da applicare nella realtà. Tipo, mai. Meno che mai in questa fanfiction: lasciatevelo dire da una che ne soffre – tentare di affogare qualcuno non migliorerà i suoi attacchi di panico. Oddio, non che nessuno ci abbia mai provato, con me. Ma neanche ci tengo, grazie. Penso solo che, canonicamente, il mare è la soluzione per tutto, baby, sarebbe DAVVERO la risposta di JJ a-- be’, qualunque cosa, eh.
— Ma com’è che tipo non ci sono fanfic su OBX, gente? 'Sta cosa non va bene, ma proprio per niente. Non voglio rimediare solo io, però: please, scrivete fanfiction su OBX, ché a me piace leggere.
Voglio dire, esiste qualcosa di più adorabile al mondo, di un reboot di Grani di pepe però ambientato in una sorta di moder!au de Il rinomato catalogo Walker & Dawn con in più una spruzzata di shameless così a caso? Secondo me no.

 
  
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