Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    13/04/2022    0 recensioni
Una volta iscrittosi all'università, Syaoran si trasferisce in un nuovo appartamento con due coinquilini e mezzo, e si ritrova a vivere esperienze del tutto impreviste. La sua vita però cambierà del tutto quando verrà assunto per lavorare presso una persona con cui non sapeva neppure di aver instaurato un legame... Un legame che lo riporterà alle sue origini, spingendolo a trovare quella famiglia che gli manca.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Sakura, Syaoran
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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もう一度ゼロから



 
 
 
Ascoltava incantato quella melodia suonata al pianoforte solo per lui, di tanto in tanto accompagnando il suo canto con la propria voce. Ma più che altro le sorrideva, e lei ricambiava con tutto il cuore, con tutto il corpo e tutta l’anima; perché era il suo sorriso, il suo raro e gioviale riso, che l’aveva salvata. 
Fu dopo molto tempo, che Sakura ebbe il coraggio di dirglielo. 
«È perché quando ridi sembri tornare bambino. Fai tornare bambina anche me.»
In tale occasione, Syaoran le rivelò a sua volta che era col suo canto che lo aveva salvato. Perché era tramite esso che aveva finalmente trovato se stesso.
«Tu mi hai riportato alle mie origini. Mi hai restituito una vita che neppure sapevo di aver vissuto.»
E per questo, non avrebbe mai smesso di ringraziarla. 
Sakura aveva sempre capito tutto di lui, sin dal primo momento.
Da bambini, aveva capito che lui avrebbe desiderato essere sempre al suo fianco e trascorrere tutta la sua vita con lei. E l’avevano realizzato, ora che finalmente s’erano sposati e vivevano insieme.
Quando si erano ritrovati, lei aveva capito di cosa avesse più bisogno. 
Aveva bisogno di un futuro certo, e aveva fatto sì che lo ottenesse, grazie a suo padre. Il primo ministro – ormai non più in carica – aveva infatti parlato del ritrovamento di Syaoran con un suo ex collega archeologo, facendo sì che venisse inserito nel campo. E così il desiderio di lei, divenuta poi aspirazione di lui, si era avverato: una volta laureato e ottenuto un dottorato e diversi master, era entrato nell’ambiente accademico, dapprima come ricercatore e poi, con grande orgoglio di Sakura e Fujitaka, come archeologo e docente di archeologia. Certo, c’era voluto del tempo per arrivare a quel traguardo, ma ne era valsa la pena. Anche perché continuava ad avere il supporto di tutte le persone che erano rimaste costantemente al suo fianco. 
Aveva bisogno di un’identità, e lei gliel’aveva garantita. Lei stessa l’aveva trovata insieme a lui, e ora, finalmente, non dovevano più preoccuparsi di nulla. Sakura non doveva più avere ansia di uscire o viaggiare. Perché Syaoran aveva ragione, con suo marito aveva la possibilità di fare tutto ciò che desiderava, e andare dovunque volessero, senza alcuna restrizione. Per questo, non appena ne avevano avuto modo, avevano girato il mondo intero. E lui aveva riempito quella sua vita fino ad allora piatta, monotona e intimorita di scoperte, colori, visioni, lingue, suoni e sicurezza. Lui aveva mantenuto la promessa che le fece, quando finalmente trascorsero quei tre anni e convolarono a nozze. E prima di sposarsi, il giorno del loro stesso compleanno, cantò per lei, solamente per lei, in un momento di intimità, mentre la cingeva tra le sue forti, calde e gentili braccia, promettendole: «Io sarò le tue ali, Sakura». 
Ma più di ogni altra cosa, Syaoran aveva bisogno di una famiglia, e lei gliene aveva fatto dono. Gli aveva fatto aprire gli occhi su ciò che già possedeva, su tutte le persone che gli erano affianco e che mai lo avrebbero abbandonato; e gli aveva anche regalato un futuro prezioso, inestimabile.
Una terza voce si aggiunse alle loro, piagnucolando: «Otou-san, okaa-san! Hime non la smette di disegnare sul muro!»
Sakura smise di suonare, guardando atterrita suo marito, che ricambiò con uno sguardo altrettanto costernato – ma anche un po’ rassegnato. 
Seguirono il loro bambino fino al corridoio, aspettandosi già quello che si trovarono davanti: una bimbetta di due anni che scarabocchiava coi pastelli sulle pareti da poco riverniciate, divertendosi un mondo. 
Sakura le si avvicinò immediatamente, inginocchiandosi dietro di lei e togliendoglieli dalle mani, mentre Syaoran si abbassò al lato opposto, analizzando le variopinte linee ricurve e le spirali che aveva tracciato in un angolo. 
Suo figlio lo affiancò, abbattuto.
«Mi dispiace, avrei dovuto tenerla d’occhio, ma stavo leggendo…»
Syaoran gli sorrise, scompigliandogli i capelli. «Non importa. Se dovessero venire ospiti basta spostare di poco il vaso, per nasconderlo. Non è grave.» 
Si voltò poi verso sua moglie, che tentava in tutti i modi di calmare la piccola, che ora strepitava visto che le era stato portato via il suo divertimento principale.
La prese allora in braccio, rialzandosi, e la fece volare come un aeroplano per farla sorridere. Ben presto il suo pianto si mutò in una risata ilare, e sembrò dimenticare totalmente cosa la stesse disturbando, perché continuava a chiedergli di andare più veloce e più in alto. 
Quando sembrò averne avuta una dose sufficiente tornò da Sakura con lei in braccio. Sua moglie era ora impegnata a preparare dei pancake a forma di gattini per merenda, facendosi aiutare da Haruma – che così sperava di farsi perdonare per la sua distrazione. Aveva soli otto anni, ma era già dotato di un forte senso di responsabilità. Con quegli occhi di una sfumatura tanto particolare di castano, che al sole diventavano verde muschio, e quei lisci capelli dalle sfumature dorate e il carattere pacato ma forte, determinato e testardo che si ritrovava era un mix perfetto dei suoi genitori. Questo, almeno, dicevano tutti.
Hime, invece, era una piccola peste. Era iperattiva, e quando si arrabbiava piangeva disperata, mandando tutti nel panico. E non riusciva mai a stare zitta. Anche quando era calma, o se ne stava ferma, canticchiava a bocca chiusa e sfruttava ogni volta che poteva quelle parole che aveva imparato, in tutte le lingue in cui le aveva imparate. Lei aveva sia gli occhi che i capelli castani, e per questo suo zio Touya inizialmente non l’aveva presa bene, ma subito cedette nel vedere il suo primo sorriso da infante. I suoi sorrisi erano disarmanti, quanto quelli dei suoi genitori. E dato che, complessivamente, era costantemente allegra, la sua risata gaia e piena di vitalità riempiva le loro giornate, dal mattino fino alla sera.
Caratteristica che entrambi i figli avevano ereditato, era il desiderio di scoprire e imparare. Entrambi erano curiosi, e a guardarli a volte Syaoran ricordava la stessa curiosità che egli stesso aveva mostrato in passato, sia di tutti gli oggetti posseduti da Yuuko-san, che del laboratorio in cui una volta aveva lavorato suo nonno, Clow Reed.
Visto che anche Hime voleva cucinare, la portò a lavare le mani, prima di aggiungersi al resto della famiglia in cucina per occuparsi dell’impasto.
Sakura sorrise vedendoli, corrucciandosi poi: «Come dobbiamo fare per farle togliere questo vizio?»
«Lasciamo stare per ora, magari scopriamo che è una grande artista.»
«Tu la vizi troppo», sospirò, aprendosi però subito in un gran sorriso. «Ma se così fosse, zio Fay ne sarebbe molto contento.»
«In realtà è zio Fay che le ha fatto prendere quest’abitudine», confessò Haruma, guardandoli con occhi limpidi.
Entrambi si scambiarono uno sguardo per niente stupito, scuotendo la testa.
«Hime adora zio Fayyy!» esclamò la piccola allargando le braccia, impiastricciando tutta la faccia, sia propria che quella di suo padre.
Sakura si trattenne dal ridere, portandosi le mani in vita fingendosi severa.
«Solo zio Fay?»
«No, anche zio Kuroriiin!»
Stavolta rise apertamente, e anche a Haruma scappò una risata. 
«Meglio che non lo scopra, eh?» sussurrò tra sé.
«Meglio di no», confermò sua madre.
«E amo tanto tanto tanto otou-chan!»
Detto ciò gli saltò al collo, finendo di imbrattarlo.
Syaoran abbandonò i fazzoletti che aveva preso per pulirsi, rinunciandoci. 
«E okaa-chan!» aggiunse, allungandosi verso di lei a braccia allargate.
Sakura si avvicinò, dandole un abbraccio, e lei come una scimmietta si tuffò direttamente sul fratello, arrampicandoglisi sulle spalle.
«E onii-chan!»
Questi per poco non perse l’equilibrio, ma subito lo ritrovò, tenendola per le braccia prima che scivolasse.
Sia Sakura che Syaoran li guardarono commossi, appoggiati l’uno all’altra, ridendo quando Haruma rispose lagnoso, cercando di ritrarsi dal suo tocco: «Anch’io, anch’io ti voglio bene, ma smettila di sporcarmi».
I loro genitori si guardarono divertiti. Nell’incontrare gli occhi ambrati di suo marito, Sakura risentì le parole che Syaoran le aveva sussurrato il giorno in cui aveva scoperto di essere incinta: «Proteggerò per sempre la mia amata famiglia. Per sempre».
Gli sorrise a trentadue denti, prima di togliere la piccola dalle spalle del fratello e attirare di nuovo la sua attenzione, intonando come fosse una canzone: «Hi-me-cha-n, prepariamo dei deliziosi pancake tutti insieme?»
«Tutti insiemeeee!» le fece eco, saltandole tra le braccia.
«E li faremo kawaii», continuò a canticchiare.
«Dei gattini kawaii», si aggiunse la piccola, muovendo la testa a tempo.
E così ciascuno di loro si occupò di qualcosa, con Haruma che ne realizzava le forme con gli stampini, Syaoran che li cuoceva, Sakura che li metteva nei piatti, lasciando poi le decorazioni al padre e ai figli, molto più creativi di lei.
Ora che aveva raggiunto una tale felicità, sentiva che nulla più le serviva nella sua vita.
Perché entrambi avevano ottenuto tutto ciò che avevano sempre desiderato.










 
Angolino autrice:
Eccomi qui! Finalmente pongo la parola "fine" a questa storia, per quanto ciò mi rattristi ç////ç  Ho cercato di rimandare questo momento al massimo, ma oggi mi è tornato in mente all'improvviso che non avevo condiviso ancora con voi l'epilogo, e non potevo più aspettare.
Il titolo si legge "mou ichido zero kara", che significa "ancora una volta (partendo) da zero"; ora magari è più chiaro perché il prologo era il capitolo "0" xD Come avrete notato, tutta la storia parla di un percorso che i due protagonisti fanno per cambiare il loro presente, fare pace col passato e vivere serenamente col futuro che li aspetta. Confesso che, scrivendola, ho voluto rivolgermi un po' anche a me stessa, sperando che possa seguire anche io il loro esempio. 
Ciononostante, è sempre difficile salutare Syaoran e Sakura, non ne ho mai la forza... Quindi, prima di mettermi a piangere, passo alle spiegazioni:
- otou-chan/otou-san e okaa-chan/okaa-san sono rispettivamente "papà" e "mamma"
- kawaii = carino/adorabile
- Hime significa "principessa", Haruma l'ho immaginato scritto coi kanji 春真 che rispettivamente significano "primavera" e "vero/puro/genuino".
Non so se ho altro da dover spiegare perché è trascorso tantissimo tempo da quando ho cominciato a scrivere e pubblicare questa storia (mea culpa), quindi se dovessero esserci dubbi sapete che potete contattarmi in qualunque momento.
Grazie a chiunque è arrivato fin qui.
Grazie a tutte le persone che hanno recensito, lasciandomi il loro pensiero.
Trovate sempre il coraggio di lasciarvi il passato alle spalle. Il passato è passato, non tornerà; non permettete che influenzi il vostro presente o il vostro futuro. 
Non abbiate paura di ricominciare.
Vi voglio bene,
Steffirah

 
  
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