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Autore: absenthium    13/04/2022    0 recensioni
Il giorno del suo matrimonio Spadino lo passa a muoversi a disagio sulla sedia, il vestito che le tira sul petto. Che le stringe la vita, le toglie il respiro. La prima cosa che fa, quando è finalmente sola nella sua nuova stanza – sua e di Angelo, ricorda, deve ricordare- è toglierselo di dosso senza delicatezza, un cumulo di velo e rose finte ai suoi piedi, ai piedi del letto. Lo brucerebbe, quel cazzo di vestito.
[...]
Forse qualcosa cambierebbe, se Spadino fosse una buona moglie, ma non lo è. Spadino si tiene i suoi vestiti larghi e il soprannome che nessuno usa, Spadino si tiene i suoi segreti e quegli unici sogni che ancora ha.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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i.
Il giorno del suo matrimonio Spadino lo passa a muoversi a disagio sulla sedia, il vestito che le tira sul petto. Che le stringe la vita, le toglie il respiro. La prima cosa che fa, quando è finalmente sola nella sua nuova stanza – sua e di Angelo, ricorda, deve ricordare- è toglierselo di dosso senza delicatezza, un cumulo di velo e rose finte ai suoi piedi, ai piedi del letto. Lo brucerebbe, quel cazzo di vestito.

Quando Angelo entra nella stanza, prova a baciarla. Le prende la mano, e la sua bocca sa di gomma da masticare, la pelle rasata ma ancora ruvida, e Spadino si sente la testa vuota, lo stomaco in subbuglio. Si tira indietro, si mette a letto, chiude gli occhi e gli dà le spalle, e non è giusto, perché Angelo non fa poi molto. Forse un altro uomo le avrebbe trattenuto il polso, l’avrebbe baciata fino a farle ingoiare i conati di vomito. Potrebbe farlo anche lui, ora, salirle addosso mentre ha ancora gli occhi chiusi, aprirle le gambe ed entrarle dentro a forza, coprendole la bocca per non farle chiedere aiuto o lasciandola gridare perché è suo marito, dopotutto. Ma Angelo è una presenza dolce e remissiva dall’altro capo del letto. Non chiede molto, non fa molto, cela la delusione con un semplice speravo in qualcosa di più movimentato che non è una battuta ma quasi, e forse è per questo che Spadino si sente ribollire il sangue, perché è così tranquillo, così gentile, perché non capisce un cazzo, e Spadino lo afferra per i capelli, lo fa girare a forza, grida alla sua schiena, così? così? così?
Ed Angelo ha paura, quando Spadino tira fuori il coltello di suo padre e si disegna un lungo squarcio sul braccio. Il sangue cola, dal gomito cade a macchiare le lenzuola, ed Angelo ha paura, e Spadino vuole che ne abbia. La gola le brucia. Finge di dormire.


ii.
Spadino è una figura minuta dai vestiti troppo larghi e con dei capelli assurdi che si taglia da sola. Va e viene come le pare, come le piace, anche se ogni momento cammina sul filo del rasoio, anche se poco ci manca che la chiudano in casa e gettino la chiave, perché lei va dove cazzo le pare, e ci provassero, a dirle qualcosa.

Sua madre lo sa. Lo capisce. Sua madre le dà il coltello di suo padre e le dice, proteggiti, figlia mia. Le dice, so cosa sei, ma qui non puoi esserlo.
Forse qualcosa cambierebbe, se Spadino fosse una buona moglie, se restasse zitta accanto ad Angelo mentre lui impara e si conquista un posto al fianco di Manfredi, o se si degnasse di tirare fuori mezza dozzina di mocciosi.
Spadino non lo è. Spadino si tiene i suoi vestiti larghi e il soprannome che nessuno usa, Alberta Alberta Alberta, Spadino si tiene i suoi segreti e quegli unici sogni che ancora ha.


iii.
Aureliana Adami è bella, bella e gelida. Alta e forte, la rabbia chiusa nel corpo che può eruttare in ogni momento. Aureliana Adami ha i capelli corti e biondo tinto e Spadino non è così ferrata ma qualcosa ancora lo capisce, e trova a chiedersi se non sia come lei. Aureliana saprebbe uccidere un uomo, sa uccidere un uomo, ammazza il cugino di Spadino a botte.
Manfredi si porta Spadino dietro solo perché sono a corto di uomini. Solo perché è l’unica parvenza di un fratello che avrà mai, anche se con una donna ci fa poco, e deve imparare a stare al suo posto, è vero, ma è anche la stessa donna che gli si è presentata davanti coperta del sangue di una pecora che nessuno le aveva chiesto di sgozzare. Così, come se fosse un maschio. Manfredi l’avrebbe portata ad ammazzare quella pecora, se solo Spadino fosse stata un maschio. Così la porta ad ammazzare quella puttana della figlia minore di Tullio Adami.
Spadino ci crede poco, in Dio, perché pure se esistesse è sicuramente un bastardo con un brutto senso dell’umorismo, ma lo chiama comunque un miracolo, che la sua pistola trovi la fronte di Aureliana. E la lascia andare.


iv.
Lele è figlio di una guardia, e questo lo rende un coglione per nascita e definizione, ma Spadino decide comunque che le sta simpatico. Se lo porta dietro, le piace dire così, anche se forse è il contrario, perché a parlare coi preti e i politici è meglio che ci vada lui, che è serioso e studia chissà cosa, e indossa quei maglioncini di merda che lo fanno sembrare più vecchio di dieci anni ma che alle vecchie piacciono tanto. De sicuro devono piacè alla Monaschi, le piace ripetergli, cos’è, da’e parti tue pe scopà devi vestitte come tu nonno?
Lele le piace perché fa domande del cazzo, e poche. È così impostato. Spadino gli fuma in faccia solo per vederlo tossire e riderci sopra. Lo porta a bere e deve restare a fargli smaltire quella parvenza di sbornia, seduti su un marciapiede. Sembra sempre nascondere qualcosa, lui. Ha gli occhi stanchi, le occhiaie sul viso delicato, e Spadino vorrebbe davvero sapere che razza di stronzate s’inventa col padre. Vorrebbe sapere come gli è saltato in testa di entrare in quel giro, perché ha scelto di farlo, una decisione che a lei non è mai spettata, e le piace pensare che potendo lei avrebbe scelto una vita normale. Più d’ogni altra cosa, vorrebbe sapere come sia aver avuto una scelta. Glielo chiedere, ma Gabriele non sa rispondere. Spadino sputa a terra.


v.
Sembra tutto così facile. Manda a fanculo Manfredi, sua madre. Manda a fanculo Angelo che se ne resta buono in un angolo della stanza, come sempre, come sempre. Sale in macchina. Chiama Aureliana.
Si incontrano nel solito posto e Spadino grida, balla, piangerebbe di gioia se potesse. C’è una canzone nell’aria. Posa la mano sulla guancia di Aureliana e la bacia. Se questo fosse uno spettacolo, il sipario starebbe per chiudersi. Le luci del palco resterebbero spente, per eccezione di un faro su di lei, sola. Aureliana le urla contro. Esce di scena.
Il sipario si chiude. Buio.


vi.
Spadino lo deve accettare, pensa. Lo deve accettare che non è stata costruita per l’amore. Quelle come lei non vivono a lungo e non vivono felici. Pensa, se fossi un uomo. Pensa, se fossi libera. Qualunque parola, comunque, scompare nel filtro dell’ennesima sigaretta. Se fossi libera, pensa, darei fuoco a tutto.

L’ultima volta che vede Aureliana le punta un coltello alla gola, e stavolta vorrebbe davvero ammazzarla come un cane. E lei resta ferma, a malapena parla, come sempre, come sempre, e vorrebbe spaccarle il cranio in due e sbrogliare la matassa dei suoi pensieri, anche solo per capire cosa cazzo le passa per la testa, anche solo per pentirsene per sempre. E Aureliana non dice nulla, ma Spadino lo sa, mentre se ne va dandole le spalle, lo sa che le sta puntando una pistola contro, e vorrebbe che sparasse, perché almeno significherebbe qualcosa. Aureliana non le spara: forse sono davvero simili, dopotutto.
Sale in macchina. Torna indietro come un cane. Pensa, la prossima volta. Pensa, la prossima volta.



note:
ok, ma considerate questo: qualsiasi serie che ha come sottotema la mascolinità tossica può essere migliorata rendedo i protagonisti donne. qualsiasi serie può essere migliorata mettendoci più lesbiche. lo sto dicendo solo perché sono lesbica, con problemi di genere, e con una storia di vago machismo interiorizzato che sono riuscita a sopprimere solo con estremo sforzo e dolore? probabile.
questa storia probabilmente diventaerà una serie. in generale, voglio provare ad esplorare come cambierebbero le dinamiche e i ruoli dei protagonisti se fossero stati due personaggi femminili, evitando di modificare eccessivamente l'effettiva storia. e poi sì, insomma. Aureliana è palesemente il tipo di persona di cui mi innamorerei in metro.
vabbè, famo che per oggi ho parlato già troppo.
E.

   
 
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