Film > Ladyhawke
Segui la storia  |       
Autore: Lady_Crow    13/04/2022    1 recensioni
Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Ma di cosa sono fatti i sogni? Cosa significa: “Vissero per sempre felici e contenti”?
 Isabeau e Navarre sono finalmente insieme, ma i loro guai non sono finiti. Marquet, il Capitano della Guardia al servizio del Vescovo, è ormai stato sconfitto; tuttavia, a Roma, suo fratello Leroy preme perché gli vengano assegnati degli uomini, in modo da poter riconquistare Aguillon e vendicarsi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Nuovo personaggio, Philippe Gaston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Philippe tremava. Tremava perché, a differenza di Gérard, già conosceva la prigionia. Conosceva la fame col volto con cui era venuta a fargli visita nelle prigioni di Aguillon, ben più truce di quello con cui invece si presentava agli uomini liberi: non si è mai davvero liberi se si ha fame, ma l’uomo libero può perlomeno tentare, usare l’ingegno o sperare in un colpo di fortuna; durante la prigionia invece, la fame diventa un ennesimo strumento di tortura, un altro muro, altre sbarre da cui non si può evadere, un sinonimo di disperazione con denti più affilati.

Le preoccupazioni di Gérard erano invece di natura ben più cavalleresca: si vergognava di dover avanzare a testa bassa, con le mani legate dietro alla schiena, come un qualunque tagliagole. Nelle poche occasioni in cui Philippe aveva osato voltarsi verso di lui, aveva potuto indovinare quanto il suo orgoglio fosse ferito, e ciò lo preoccupava ulteriormente perché, se nel poco tempo a disposizione aveva ben inquadrato la mentalità del fratello appena ritrovato, questo lo avrebbe portato a chiudersi in se stesso e ad essere poco reattivo: l’esatto opposto dell’attitudine adatta perché si possa sperare in un’evasione coi fiocchi, ambito in cui lui era un esperto. Aveva la netta sensazione che i due soldati che li avevano catturati fossero stati avvertiti della sua fama, del fatto che fosse l’unico ad essere mai riuscito a scappare dalle prigioni di Aguillon, perché gli pareva che tenessero d’occhio lui molto più di Gérard, ma in particolar modo perché notava il loro pesante silenzio, ben insolito per chi è convinto di avere la vittoria in pugno. Dovevano sapere quanto fosse astuto e capace di cavarsi fuori dai guai grazie all’inarrestabile parlantina, e probabilmente il silenzio era un modo per accertarsi di non farsene scalfire. 

“Signore, non mi abbandonare proprio adesso. Non so quali siano i tuoi piani, ma non lasciare che io venga strappato a mio fratello proprio ora che ci siamo appena ritrovati” pensò in maniera insolitamente accorata, se paragonata ai suoi soliti appelli. Forse perché questa volta sentiva di avere davvero qualcosa, o meglio qualcuno, da perdere, sensazione che non ricordava di aver più provato dall’infanzia in poi.
“Dove ci state port…” provò a chiedere, ma la frase venne interrotta da un colpo in pieno viso, e ben assestato, del soldato davanti a lui, che aveva per giunta la mano coperta da un guanto d’arme, dunque l’esperienza fu particolarmente dolorosa. Dopo qualche istante sentì del sangue caldo colargli sulla guancia destra, ma non osò lamentarsi, limitandosi a stringere le labbra, con lo sguardo basso, e a non fiatare. Dietro di sé avvertiva però che il ritmo del respiro di Gérard era cambiato, diventando forzatamente lento e profondo: probabilmente era passato dalla vergogna alla rabbia.

“Bene!” pensò il ladro “Ci ho rimesso la faccia, letteralmente, ma perlomeno adesso sarà pronto ad agire quando ce ne sarà l’occasione”.

Si sforzò di non considerare neppure l’ipotesi che tale provvidenziale occasione in realtà potesse finire per non presentarsi affatto, perché non voleva assolutamente pensare a quali sarebbero state le conseguenze di tale evenienza. Andava ammesso che fin lì la fortuna non fosse stata dalla loro, o forse che i due soldati fossero stati più previdenti di quanto in generale la guardia del vescovo non si fosse dimostrata nelle occasioni – più numerose di quanto in quel momento riuscisse a ricordare – in cui Philippe ci aveva avuto a che fare: avevano infatti seguito un sentiero sterrato in mezzo ad una vegetazione molto fitta, carica di spine e rovi, quasi come se fosse stato ideato proprio per non permettere ad eventuali prigionieri di fuggire; ma chi mai avrebbe potuto pensare a una cosa del genere o realizzarla? No, si trattava semplicemente del fatto che il momento giusto non fosse ancora arrivato. Doveva essere così.

Gérard, messe da parte le sue cavalleresche paranoie, forse anche in virtù del fatto di non possedere e non aver mai posseduto alcun cavallo, era stato brutalmente riportato alla realtà dall’angheria subita dal fratello minore, che non poteva dire di conoscere come adulto, ma di cui conservava diversi teneri ricordi dall’infanzia, e per cui l’affetto provato – in tutti quegli anni – era cresciuto a dismisura, nutrito non da ricordi nuovi, ma dall’ansia di crearne. Questo non era decisamente ciò che per anni aveva avuto in mente, né sperato. Aveva tanta sete da fargli dolere il capo, e il sole batteva a picco sul sentiero sterrato, che ora dopo ora era parso diventare incandescente. Non aveva mai seriamente pensato di poter finire all’inferno, ma ora si domandava se potesse essere poi tanto diverso dalla condizione in cui si ritrovava: senso di fallimento, arsura, calore insopportabile, nessuna speranza, ombra e frescura tanto vicine da poterle quasi sfiorare, ma oltre i rovi e con i loro carcerieri come ostacolo; pareva mancare solo l’odore di zolfo. Era così stanco e portato all’esasperazione dal sole impietoso che quasi gli pareva di cominciare a sentire anche quello quando, dopo svariati tentativi, Philippe riuscì a richiamare la sua attenzione senza una sola parola. Si limitò ad aprire e chiudere furiosamente le mani che ancora teneva dietro la schiena, ma – si accorse presto Gérard – non erano più legate. Non solo! Il Topo era stato abbastanza abile e scaltro da riuscire a non far cadere la corda, infilandola in una manica, in modo che il soldato dietro di loro non la vedesse a terra sul sentiero e dunque non s’insospettisse. Gérard aveva scelto, nella vita, la strada opposta rispetto alla sua, ma non poté fare a meno di provare un moto di ammirazione e di orgoglio; cercò però ovviamente di non dare alcun segno di aver notato qualcosa d’insolito, e si concentrò sul mantenere la propria andatura esattamente com’era stata prima di accorgersi del fatto che, tutto sommato, potesse forse esserci una scappatoia. Finse tanto bene che Philippe non era del tutto certo che si fosse accorto del fatto che si fosse liberato nonostante il segnale, ma fu costretto ad avere fede, e perlomeno quest’ultima non gli mancava.

Gaston era certo di avere una possibilità ed una soltanto: non sapeva quali direttive i soldati avessero ricevuto da Roma, sempre ammesso che – come sospettava – venissero da lì, e non sapeva dunque se avessero il permesso di ucciderlo in caso di tentata fuga; l’esperienza accumulata come fuggitivo non gli consentiva di escludero. Anche qualora si fossero limitati ad acciuffarlo, ad ogni modo, lo avrebbero nuovamente legato, questa volta in maniera ben più accurata, e dunque fuggire sarebbe diventato impossibile. Doveva sperare in un momento perfetto, e il momento perfetto sarebbe stato dato dal paesaggio perfetto: non poteva sperare di fuggire lungo il sentiero, ma solo di far perdere le proprie tracce fra la vegetazione, e perché questo fosse possibile doveva attendere un tratto di strada che non avesse rovi e spine come barriera naturale a costeggiarlo. Ripeté il segnale per il fratello aprendo e chiudendo le mani ripetutamente e velocemente in altre due occasioni prima che la possibilità si presentasse. Si rendeva conto del fatto che per Gérard, con le mani certamente ancora legate, sarebbe stato ben più difficile, ma c’era il serio rischio che i due soldati intendessero portarli direttamente al proprio accampamento, senza soste di alcun tipo, e in tal caso non poteva sperare di avere modo di slegarlo prima di tentare la fuga. Doveva agire il prima possibile.

Il suono ritmico dei passi – suoi, della guardia davanti a lui e del fratello seguito dal soldato nemico – sembrava essere destinato a perforargli il cranio, ma di tanto in tanto il suono di qualche ciottolo accidentalmente calciato interrompeva la monotonia, aiutandolo a rimanere presente a se stesso.

Dopo un tempo che sembrò infinito, finalmente, il sentiero si allargò rapidamente e la vegetazione si fece meno fitta, nonché meno ostile alla fuga. Philippe si domandò se non fosse il caso di cercare di distrarre l’attenzione delle guardie in qualche modo, ma poi concluse fra sé e sé che la sorpresa potesse essere la sua migliore alleata. Ripeté il gesto di avvertimento per il fratello, stavolta più lentamente e con più forza, sperando che lui notasse la differenza e capisse che intendesse agire subito. Improvvisamente scattò verso sinistra, correndo più veloce del vento nonostante il dolore ai piedi, dirigendosi verso il bosco leggermente in discesa rispetto al sentiero. La guardia dietro di loro per un attimo rimase impietrita dall’incredulità; ebbe appena il tempo di capire cosa stesse succedendo e di scoccare un dardo che subito Gérard fu dietro a Philippe, sebbene molto rallentato dal fatto di avere le mani legate dietro alla schiena. La seconda guardia si voltò e fu molto più veloce della prima, colpendo Gérard a un polpaccio e facendolo cadere, senza che potesse neppure ripararsi il viso nella caduta, mentre il Topo si dava alla macchia.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Ladyhawke / Vai alla pagina dell'autore: Lady_Crow