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Autore: eddiefrancesco    15/04/2022    1 recensioni
Dieci anni prima, Galen aveva lasciato l'Inghilterra per dimenticare la donna che lo aveva sedotto e abbandonato senza nemmeno una parola di spiegazione, portandosi via il suo cuore. Ora, diventato Duca di Deighton, è tornato per assumere i doveri che il titolo gli impone, prima fra tutti generare un erede. E la prima persona in cui si imbatte e proprio lei, Verity. Nel frattempo lei è rimasta vedova, scoprendo cosi che da quell'unica notte di passione trascorsa insieme è nata una bambina. Verity però...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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All'interno della capanna per le carrozze la luce penetrava dalle finestre impolverate e il pulviscolo danzava nell'aria. Sebbene non venisse più usato dalla morte di Daniel, l'ambiente odorava ancora di fieno e di cavalli. Nonostante il fastidio e la trepidazione, non appena si chiuse la porta alle spalle Verity si sentì come se stesse lasciando fuori tutto un mondo di invidie e pettegolezzi. Si trattava di un'umanità che non avrebbe mai compreso che cosa poteva indurre una giovane donna a dimenticare il dovere e l'onore per trascorrere una notte di passione tra le braccia del Duca di Deighton. Mentre lo osservava sistemare il cavallo pensò che forse alcune donne avrebbero potuto comprenderla. Infatti se almeno metà delle storie che Eloise le aveva raccontato erano vere, diverse donne avevano avuto la sua stessa tentazione. Non la confortava il pensiero di avere qualcosa in comune con le molte amanti del Duca e non avrebbe più permesso a se stessa di essere tentata di nuovo da lui. Nemmeno lì. Dove erano da soli. Galen la guardò mentre legava il suo stallone nero in un angolo della stalla. «Non è esattamente il posto che sceglierei per questa conversazione, ma temo di non avere scelta.» «Deve andare bene. Nessuno a Jefford sospetta che ci siamo mai incontrati.» Lui la osservò. «Dovete solo dire che ci siamo conosciuti da mia cugina.» Verity si strinse nervosamente le mani fino a far diventare bianche le nocche. «Devo chiedervi ancora una volta di andarvene, Vostra Grazia.» Lui piegò le labbra in un accenno di sorriso. «Questa volta non c'è nessuna falsa offerta di un incontro a un'ora più tarda?» I suoi occhi vagarono sull'edificio in disuso soffermandosi qualche istante sulla porta chiusa. «Un posto perfetto per un appuntamento clandestino, anche se piuttosto polveroso.» «Il nostro non è un appuntamento clandestino!» «Che peccato.» Lei fece una smorfia. «Tutto questo può essere divertente per voi, Vostra Grazia. Ma vi assicuro che una vostra visita può avere gravi ripercussioni su di me, se la cosa si viene a sapere.» L'espressione di Galen si addolci' inaspettatamente. «So tutto sui pettegolezzi. È per questo che sono venuto passando tra i boschi invece che prendere la strada.» «Grazie al cielo!» esclamò Verity incrociando le braccia al petto e ripromettendosi di non farsi commuovere dal cambiamento del suo atteggiamento. Non si sarebbe dovuto auto invitare lì, non sarebbe dovuto restare solo con lei e non sarebbe dovuto essere così... così gentile. «Tuttavia non avevo intenzione di arrivare dal retro come un mendicante.» Si spostò per bloccare l'unica uscita. «Inoltre non me ne andrò da qui e non vi permettero' di scappare fino a quando non avrete risposto alle mie domande» proseguì con decisione. «La prima cosa che voglio sapere è se Jocelyn è mia figlia.» Verity lesse una severa determinazione in quegli occhi nocciola che la fissavano in attesa della sua risposta. Se fosse stata quella l'unica emozione presente avrebbe potuto anche mentirgli. Ma c'era di più. Riconobbe uno sguardo ansioso e implorante e una vulnerabilità che toccarono le corde più profonde della sua anima. Se lo ingannava ora, avrebbe fatto qualcosa di più grave che nascondergli la verità. Gli avrebbe rubato qualcosa di prezioso e meraviglioso. Lentamente annui.«Sì.» Mentre Galen ricominciava a respirare, Verity raddrizzo' le spalle con rinnovato vigore. «È per questo che non potete più venire qui. La somiglianza è troppo evidente. Chiunque vedendo voi due insieme può indovinare la verità e noi non possiamo correre il rischio che accada.» «Potrei citare i nomi di parecchie persone di mia conoscenza che sono illegittime, che si sappia o no» disse lui. «Certi... sbagli... sono piuttosto frequenti. L'importante è che l'erede venga assicurato.» «Forse tra la nobiltà. Ma noi non apparteniamo alla vostra classe. Inoltre per un uomo è diverso. Anzi i figli nati fuori dal matrimonio sono spesso considerati come una prova di virilità.» «Sono consapevole del fatto che la società ha diversi standard di comportamento accettabile che dipendono dal livello di ricchezza, dalla condizione sociale e dal sesso.» «Voi siete stato protetto per tutta la vita dal denaro e dal ceto a cui appartenete, Vostra Grazia. Perciò non potete sapere che cosa significherebbe per me e per Jocelyn uno scandalo. Se posso evitarlo, non voglio che mia figlia venga considerata illegittima.» «Quindi avete accettato come marito un uomo anziano per avere protezione, piuttosto che venire da me.» «Che cosa sarebbe successo se lo avessi fatto?» gli chiese lei. «Vi sareste offerto di sposarmi, nonostante non avessi alcuna fortuna né una famiglia onorevole? Tra noi non sono mai state pronunciate parole d'amore.» Galen continuò a sostenere il suo sguardo. «È vero e probabilmente avete ragione. Io non vi avrei sposato. Ma mi sarei preso cura di voi, per il bene della bambina che portavate in grembo.» «Questo lo dite ora.» Lui corrugo' le ciglia con aria severa e i suoi occhi lampeggiarono di collera. «Vi dico che mi sarei preso cura di voi e di Jocelyn, anche se...» Tacque. «Anche se mi ero infilata nel vostro letto senza esservi stata invitata, come se fossi stata una donna della peggiore specie?» terminò Verity per lui. «Si.» «Non avevo modo di sapere che cosa avreste fatto se ve lo avessi detto.» «Perciò non mi deste la minima possibilità di fare qualcosa. Non fu un comportamento molto onesto da parte vostra.» «Onesto? Io avevo già disonorato me stessa e la responsabilità di quello che è accaduto è mia, Vostra Grazia. Fui io a venire da voi quella notte.» «Ricordo» rispose lui tranquillo. «Perciò non vi avrei mai addossato la responsabilità delle conseguenze» continuò Verity dopo un momento in tono teso. Galen distolse lo sguardo. «A ogni modo di sicuro pensavate che sarebbe stato inutile.» «Forse. Ma tutto questo è successo dieci anni fa e ormai non ha più senso recriminare.» «Per me non è così.» «Dobbiamo pensare a Jocelyn» disse lei rammentandolo a se stessa prima che a lui. «Dobbiamo considerare quello che sarebbe meglio per lei. Sono certa che non volete che tutti conoscano la sua vergogna.» «Le circostanze della sua nascita non sono vergognose. Mi piacerebbe farle sapere che ha un padre naturale e che lui non la abbandonerà, ora che sa della sua esistenza.» «Lei è mia figlia, Verity» continuò con decisione. E io voglio far parte della sua vita. Non ho più una famiglia da quando morì mia madre. Ho dei parenti, ma non è la atessa cosa.» «Vi ho spiegato...» «Perché lo faceste, Verity?» le domandò con un tono misurato. «Perché decideste di infilarvi nel mio letto?» «Che cosa importa ora?» «Importa a me!» Una strana fiamma bruciava nei suoi occhi, ma non era semplice desiderio. Era qualcosa di più. Lei fu toccata da quel disperato bisogno di sapere e non poté tacere. «Avrei sposato un uomo abbastanza vecchio da poter essere mio padre entro un mese e volevo sapere come sarebbe stato sperimentare la passione con un uomo giovane, almeno una volta» rispose bruciando per l'umiliazione. «Quindi io fui il fortunato mortale che ebbe il privilegio di soddisfare la vostra curiosità. Dato che dopo scoppiaste in lacrime fuggendo dalla stanza, devo dedurre di essere stato una delusione per voi.» Verity scosse il capo. «No, non lo siete stato.» «Allora forse dovrei essere compiaciuto, visto che quell'esperienza non fu del tutto negativa.» «Quell'esperienza mi ha dato Jocelyn.» Galen colmo' la distanza tra loro fermandosi a pochi passi. «Perché mi lasciaste in quel modo?» Verity indietreggio'. «Non è ovvio? Perché provavo vergogna.» Per fortuna lui non si avvicinò più. «Quindi decideste di portare da sola questo fardello.» «No, non da sola. Lo dissi a Daniel.» Galen la fissò incredulo. «Lo rivelaste a vostro marito?» «Non era ancora mio marito quando gli confessai quello che avevo fatto e le conseguenze che ne erano derivate. Non ero così spregevole.» «Non posso fare altro che lodarvi per la vostra onestà, ma devo ammettere di essere sorpreso che lui acconsentisse ugualmente a sposarvi.» «Daniel mi amava e mi perdono'» replicò lei. «E quando nacque Jocelyn la amò come se fosse figlia sua.» «Non vi rinfaccio' mai la vostra colpa?» «No.» «Quel tipo doveva essere un santo, qualcuno troppo perfetto per essere vero.» «Era un uomo buono e in cambio da me non ricevette altro che delusioni.» «Forse non avreste dovuto sposarlo.» «Invece lo feci» rispose Verity. «A quel tempo avrei accettato di diventare sua moglie anche se non avessi aspettato un figlio.» «Perché avevate trascorso un'ora o due nel mio letto?» «Perché lo amavo! Daniel mi aveva salvato. Mi aveva dato una casa quando non ne avevo. Mio padre era un ubriacone che aveva perso al gioco ogni centesimo della sua fortuna e quando morì mi lasciò senza un soldo. Se non fosse stato per mio marito avrei dovuto vivere sulla strada come una mendicante.» «E così Daniel Davis-Jones aiutò la povera bimba orfana e ne ricevette in cambio una moglie giovane e bella.» «Lo fate sembrare così sordido. Ma non andò così. Quando andai a vivere con lui si comportò in modo gentile e paterno. Io gli volavo molto bene. Fu solo molto più tardi che mi confessò che i suoi sentimenti nei miei confronti erano cambiati.» «E che mi dite dei vostri sentimenti per lui? Erano cambiati anch'essi da affetto filiale ad amore passionale? Io non credo, altrimenti non sareste stata tentata da me.» Verity arrossi fino alla radice dei capelli. «Volete conoscere tutta la mia vergogna, Vostra Grazia? Volete che vi confessi che ogni volta che mi toccava penavo a voi? Che quando faceva l'amore con me era il vostro viso che vedevo, le vostre labbra che baciavo, il vostro corpo che abbracciavo?» «È vero?» ««Sì!» mormorò lei mentre le lacrime sgorgavano dai suoi occhi. «Vi siete mai chiesta come mi sono sentito quella notte, Verity?» Colta di sorpresa, lei lo fissò stupita. «Io credevo... credevo che mi avreste ritenuta una donna immorale» balbetto'. «E avreste avuto ragione. Non sarei mai dovuta entrare nella vostra camera da letto.» «Non era questo che intendevo. Vi siete mai domandata come mi avete fatto sentire?» Verity arrossi evitando di incontrare il suo sguardo. «No» ammise piano. «Mi avete fatto sentire come una prostituta. Mi avete fatto vergognare come non era mai accaduto prima di allora.» Lei chino' la testa come se stesse sopportando il peso del mondo sulle sue spalle. «Mi sono scusata con Daniel e ora lo faccio con voi. Mi pento amaramente per ciò che ho fatto quella notte. Non è passato un solo giorno da allora in cui non me ne sia rammaricata.» Poi sollevò il viso. «Ma non mi pento di avere avuto Jocelyn.» Galen le prese le mani fredde tra le sue. «Quello che avete fatto quella notte mi ha salvato, Verity.» Il suo sguardo gli cercò febbrilmente il viso sentendo sorgere una debole luce di speranza. «Salvato? Da che cosa?» «Da me stesso. Dalla strada che conduceva alla rovina verso cui mi stavo avvicinando a grandi passi. Avevo bisogno di rendermi conto di quale canaglia egoista e senza cuore ero. Dovevo averlo ben chiaro in mente in modo da non poterlo più negare. Se voi non foste venuta nella mia stanza quella sera, ora sarei un mascalzone ancora peggiore di quanto non fossi allora. Voi mi avete salvato, Verity e per questo io vi sarò per sempre grato.» «Ne sembrate davvero convinto» mormorò lei con aria stupita. Lui annuì rivolgendole un sorriso appena accennato. «Confesso che imparare quella lezione non mi piacque, ma grazie a ciò sono un uomo migliore.» Lentamente le fece scivolare le mani lungo le braccia. «Non credo che sia trascorso un giorno senza che abbia pensato a voi. All'inizio lo facevo per maledirvi» le confessò. «Ma dal mio ritorno mi sono visto rinfacciare il mio passato almeno un centinaio di volte e adesso posso vedere con chiarezza che terribile egoista ero.» «Anch'io ho pensato a voi, tuttavia ho sempre maledetto solo me stessa.» «Dovete promettermi che non lo farete più.» Avvicinò la bocca al suo orecchio. «Io avevo bisogno di essere salvato, Verity. E voi lo avete fatto. Mi sentirò sempre in debito con voi e anche felice di esserlo.» Con estrema cautela, come se temesse che lei potesse frantumarsi in mille pezzi tra le sue braccia, la attirò a se. «Grazie, Verity» mormorò piegando la testa per baciarla. Quel bacio si rivelò diverso da qualsiasi altro avessero condiviso. Fu tenero ed esitante, come se fossero entrambi degli adolescenti e quella fosse la loro prima effusione. Non volendo che quella sensazione terminasse, Verity gli passò le braccia attorno al collo e si abbandonò al piacere e al desiderio che la consumava. Se solo si fosse trattato davvero del loro primo bacio. Se solo non si fosse sposata per disperazione e per timore della povertà. Se solo non avesse passato gli ultimi dieci anni soffocata da un misto di pentimento e di timore che il suo segreto potesse venire scoperto dal cognato e da tutti quelli che la conoscevano. Tuttavia quella era la scelta che aveva fatto, la scelta con cui doveva convivere e non poteva essere altrimenti. L'alternativa sarebbe stata la vergogna, il ridicolo, la disgrazia. Verity si sciolse dall'abbraccio con riluttanza ignorando il senso di vuoto negli occhi di Galen che rispecchiava la stessa sensazione nascosta nel suo cuore. «Non baciatemi più, vi prego.» «No?» «No. Io sono una rispettabile vedova ora.» «Mentre io sarei ancora una canaglia impudica e libidinosa?» «Io... io non sono sicura di ciò che siete.» Se la sua risposta lo aveva contrariato non lo diede a vedere. Si limitò a fare un sorriso tirato e a mettersi una mano sul cuore. «Sono ai vostri ordini, signora Davis-Jones. Vi prometto che non farò niente che possa nuocervi.» Poi il suo sorriso fu rimpiazzato da uno strano struggimento. «Sempre che mi diate il permesso di vedere Jocelyn. Dopo tutto lei è mia figlia.» Verity cercò di calmare il ritmo impazzito dei suoi battiti, mentre la sua mente gridava che farlo tornare sarebbe stata una pura follia che poteva finire in disastro. E tuttavia... e tuttavia era il padre naturale di Jocelyn. Gli aveva taciuto l'esistenza della bambina per dieci anni e quando la guardava così, con una tale aria speranzosa, come poteva rifiutargli qualcosa? Forse... se fossero stati molto attenti... «Potete venire da noi sabato mattina. Se la giornata è bella ci incontreremo nel bosco, come per caso.» Galen annuì e lei si rilasso' un poco, felice che avesse accettato le sue condizioni. «Dove risiedete?» «Da Sir Myron Thorpe, in quello che lui chiama il suo casino di caccia.» «Conoscete Sir Myron?» «Siamo andati a scuola insieme. Mi ha detto che voi due vi siete incontrati solo poche volte.» «Lui e io non abbiamo niente in comune.» Le labbra del Duca si piegarono in un debole sorriso mentre andava a slegare il cavallo. «Nemmeno io, a parte il periodo della scuola. Ho sentito dire che Jocelyn lo ha contrariato facendo scappare una mandria di mucche.» «Si è trattato di un incidente.» «Ne ero certo.» Si interruppe e accarezzo' la testa del suo destriero con le dita. «E se il tempo non è bello?» Verity distolse gli occhi dalla sua mano. «Dovrete aspettare fino al sabato successivo.» Galen annuì e cominciò a condurre il cavallo verso la porta. «Molto bene» «Apprezzo il fatto che anche voi comprendiate che è necessario essere cauti.» «Credo di non avere molto scelta.» Lei non poté negare quella verità. Si affretto' a precederlo all'ingresso e scruto' fuori attraverso la finestra. «Non vedo né Jocelyn né Nancy, perciò potete tornare passando da dove siete venuto. Che cosa direte a Sir Myron sabato?» Lui sciolse le redini. «Che devo andare al villaggio.» «Perché?» «C'è bisogno di una spiegazione?» «Dovete trovare una scusa valida.» «In questo caso dirò che devo andare dal fabbro a fare controllare i ferri degli zoccoli. Sono sicuro che Myron apprezzerà la mia preoccupazione.» «Spero che abbiate ragione.» Il Duca condusse il cavallo alla porta. Verity stava per aprirla quando lui le posò una mano sulla sua. Alla sensazione della calda pressione delle sue forti dita lei gli lanciò un'occhiata interrogativa. «Verity, io farò del mio meglio per mantenere il segreto su Jocelyn, dal momento che me lo avete chiesto. Avete la parola del Duca di Deighton e mentre questo poteva non avere alcun significato dieci anni fa, adesso è molto diverso. E lo è grazie a voi.» Per un momento lei pensò, anzi spero', che stesse per baciarla di nuovo. Ma Galen non lo fece. Spalanco' la porta e fece uscire il cavallo. Verity non lo seguì immediatamente. Non poteva. Doveva riguadagnare il controllo sulle sue emozioni messe a dura prova da quell'incontro. Si premette le dita sulle labbra, quelle labbra che lui aveva baciato con tanta tenerezza facendole perdere la nozione di tutto ciò che si conveniva a una donna onesta. Riflette' sul modo in cui il suo tocco e i suoi baci le facevano perdere la razionalità e si chiese se non avesse appena commesso un altro errore che poteva rivelarsi disastroso.
   
 
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