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Autore: Mary P_Stark    16/04/2022    2 recensioni
Bradford - 2010
Lorainne Simmons e Kennard Palmer sono entrambi volontari presso il Centro Diurno Rainbow, che si occupa di bambini e di famiglie in difficoltà. La loro amicizia si sviluppa entro le mura del Centro, oltre che fuori, e il suono di un pianoforte accompagna le loro giornate, pur se un'oscura minaccia sembra avvicinarsi per tentare di incrinare il loro neonato rapporto.
Riusciranno i due a fare fronte comune contro questo pericolo, o le loro differenze li divideranno per sempre?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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13.
 
 
 
 
Chinandosi per scrutare pensierosa i due bambini stesi su un gigantesco cuscino fiorato - ora profondamente addormentati - Evelin mormorò: "Non sembra somigliare molto a Einar. Somiglia più alla madre?"

"Non saprei dirti. Non l'ho conosciuta. Morì circa un anno dopo la nascita di Stephan, a causa di un banale incidente nei boschi che, però, si rivelò fatale. Erano troppo distanti da qualsiasi ospedale, e lei morì dissanguata prima che potessero salvarla" le spiegò Lorainne, sollevando delicatamente il bimbo di otto anni per depositarlo sul divano. 

Kennard si occupò di portare in camera la piccola Madison e Lorainne, nell'accomodarsi accanto a Stephan, gli carezzò il capo rossiccio, aggiungendo: "Einar fu infuriato col mondo per anni, non comprendendo perché gli dèi gli avessero chiesto un simile prezzo, per poter avere un figlio ma, con l'arrivo di Odino, si sentì come riscattato, quasi quella perdita fosse stata compensata dalla venuta del loro Protettore. Loki, però, ci mise nella condizione di andare molto vicini allo scontro totale e, a causa sua, molti berserkir e molti licantropi morirono. Da quel giorno, dal momento in cui Odino e Fenrir siglarono la tregua, desiderò per Stephan un futuro in un mondo più integrato alle altre forme di vita, e non solo stretto nell’abbraccio dei suoi compagni berserkir."

"La lontananza dalla civiltà aveva ucciso sua moglie, e la mancanza di contatti con qualsiasi altra forma di vita mistica, aveva fomentato in loro l'odio verso di voi" chiosò pensierosa Libbie, dando l'idea di non essere affatto ubriaca come si sarebbe potuto credere.

Lorainne assentì, chiosando: "Vivere isolati ha creato problemi a tutti, non soltanto a loro. Alcuni nostri branchi hanno vissuto per decenni, per non dire secoli, senza mescolarsi con gli umani, e hanno finito con il soccombere. La genetica non perdona nessuno."

"Quindi, zio Cassian ha ragione nel dire che ci stiamo estinguendo" borbottò Evelin.

"Nel vostro caso, sono le idee restrittive che stanno svaporando come neve al sole, a favore di un modo di vedere più ampio e variegato. Come successe per il movimento LGBT+, che divenne sempre più forte e inclusivo nel corso dei decenni, così siamo noi per voi. E' sempre più difficile, per voi, credere che siamo solo bestie senza cervello e pronte a uccidere chiunque, no?" le fece notare Lorainne.

Evelin la scrutò in silenzio per diversi attimi, reclinò lo sguardo a scrutare il piccolo Stephan e infine domandò: "Diventerà come il padre, una volta adulto?"

"Essendo un maschio, sì. Se fosse stata una donna, non avrebbe subito alcuna mutazione, perché il gene berserkr è solo XY. Anche per questo, Einar era così felice di aver avuto un figlio... è molto complicato, per loro, procreare e, spesso e volentieri, nascono solo femmine, che però non possono diventare guerriere, ma hanno l’unica possibilità di portare il loro patrimonio genetico alla successiva generazione."

"E' una lotteria a loro sfavore, insomma" chiosò Libbie, reclinandosi in avanti per poggiare gli avambracci sulle cosce. "Ti dobbiamo delle scuse, Lorainne."

"Come?" esalarono praticamente in coro sia la diretta interessata che Evelin, ma con toni diametralmente opposti.

Libbie sorrise beffarda alla figlia - riconoscendo in lei lo stesso carattere difficile e mordace del marito - e asserì: "Tolto il risvolto più ovvio della situazione, e cioè che nessuno di noi è stato divorato come promesso..."

Lorainne scrollò le spalle in risposta e la donna, imitandola, proseguì dicendo: "...posso ben vedere quanto mio figlio sia felice, con te, e quanto ami sua figlia."

Nel dirlo, sorrise a Kennard che, nel frattempo, era tornato in salotto.

"Lo scoglio più duro da superare, forse, non è stato neppure tanto quello di sapere che tu eri una licantropa quanto, piuttosto, ammettere che tutti noi eravamo cresciuti credendo in una bugia" asserì a quel punto la donna, reclinando stanca il capo di bruni capelli tagliati alla paggetto. "E' dura accettare di aver sbagliato, soprattutto quando questo errore avrebbe potuto comportare la morte di qualcuno."

Kennard si piegò accanto a lei per stringerla in un abbraccio, ma Evelin bofonchiò disgustata: "Io non vi abbraccio. Detesto le scene melense."

Lorainne si lasciò andare a un sorrisino e, ammiccando al suo indirizzo, celiò: "Sbaglierò ma, se ad abbracciarti fosse Einar, lo accoglieresti eccome, invece."

"Beh... de gustibus, cognata" scrollò impenitente le spalle Evelin.
 
***

Poggiato contro il muretto di cinta della Dundrum Library - che si trovava proprio al termine di Main Street, dove era locata la casa del figlio e della nuora - Dylan ascoltò assorto le parole di Einar, la sua storia, il suo personale dramma.

Poteva comprendere il suo smarrimento o, per lo meno, avrebbe reagito con la stessa veemente rabbia, se Libbie gli fosse stata strappata via a quel modo. Non faceva specie che, per il figlio, avesse desiderato di vivere in un mondo meno isolato dagli altri.

In altre condizioni, sua moglie Gerda avrebbe potuto salvarsi senza alcun problema, ma l'isolamento l'aveva condannata a morte.

Esattamente come stava accadendo a tutti loro. Non pretendeva di avere tutte le risposte, né di dire come vivere agli altri, ma iniziava a comprendere le parole del figlio e sì, anche quelle della nuora.

Lorainne era stata gentile ad accoglierli in casa senza alcun preavviso, a dare loro la possibilità di conoscere la nipotina ma, più di tutto, a permettere loro di mantenere le proprie ideologie nonostante tutto.

E a questo si erano attenuti, per quasi due anni.

Evelin, però, da brava zuccona quale sapeva essere - avendo preso tutto da lui -, in qualità di Archivista aveva scandagliato come un'ossessa nei recessi della documentazione in loro possesso. Aveva studiato, ricercato, era finita in vicoli ciechi e si era persa nei meandri di una storia più vecchia del mito stesso, e solo per comprendere una cosa; l'incomprensione e la cieca e sorda rabbia erano state - forse - l'unica causa di quella faida millenaria.

Come aveva detto Lorainne, esistevano i buoni e i cattivi in ambo gli schieramenti e, di sicuro, presto o tardi qualche Cacciatore avrebbe incrociato la strada di un licantropo, e viceversa. Ma tutto stava a compiere il primo passo nel modo giusto, per evitare un eccidio.

Ora che sapeva dei motivi che avevano distrutto il vertice della Legione presente a Glasgow, non faticava a comprendere anche molte altre cose.

Perché la rabbia era perdurata e perché, di contro, i Cacciatori stavano pian piano estinguendosi. Perfino, perché loro potevano anche accettare una licantropa in famiglia.

"Pensieri profondi?" domandò a un certo punto Einar.

"Il cambiamento è alla base della sopravvivenza. Se non si è resilienti, si deperisce fino a morire" chiosò Dylan con un mesto sorriso.

"Credo proprio di sì" assentì Einar. "Per secoli abbiamo creduto che il nostro dio fosse al di sopra di qualsiasi critica ma, alla fine, abbiamo scoperto che lui aveva ingannato Fenrir, e questo aveva portato al ferimento di Tyr e al conto alla rovescia che ci porterà al Ragnarök, un domani."

Dylan sorrise vagamente sconcertato e, passandosi le mani sul volto, esalò con voce roca: "Dio! Ti sto ascoltando mentre parli di dèi e gesta di eroi... e ti credo!"

"Non avrei motivi per dirti una bugia" disse con semplicità Einar. 

"No... non avresti davvero nessun motivo" ammise Dylan con un sospiro. "Quindi? Cosa dovrei fare?"

"Darti il tempo di decidere... anche se questo vorrà dire vedere il broncio sul viso di tuo figlio. E' una decisione che spetta solo a te e, se presa in modo coercitivo, non porterà a nulla di buono."

Dylan assentì alle parole di Einar, trovando stranamente tranquillizzante starsene in quel parchetto, la sera, in compagnia di un mastodontico berserkr.

Con quelle mani enormi avrebbe potuto ucciderlo senza che lui se ne accorgesse, eppure Dylan era convinto che quell'uomo non avrebbe torto un capello a nessuno,... se non per difendere il figlio, ovviamente.

Kennard stava facendo questo, per Madison. Si stava comportando da vero padre di famiglia, difendendo a spada tratta la figlioletta, senza per questo perdere di vista i suoi precetti. 

Era ancora un brav'uomo, il brav'uomo che lui aveva contribuito a crescere, ma ora il figlio aveva una visione d'insieme diversa e sapeva vedere oltre la verità che gli avevano insegnato fin da piccolo.

Inoltre, il suo essere un Percepente, come lo aveva chiamato Lorainne, gli consentiva di avvertire a pieni polmoni quel mondo che lui, solo a stento, comprendeva, o avrebbe mai compreso.

Passandosi le mani sul volto, Dylan perciò disse: "Dovrò davvero dormirci sopra."

"Credo sia la scelta migliore" dichiarò Einar, levandosi in piedi per poi osservare Dylan con aria interrogativa.

L'uomo allora rispose a quella domanda inespressa alzandosi a sua volta e, con calma, tornarono presso l'abitazione del figlio e della nuora, i pensieri costellati da mille domande e, forse, qualche risposta.

Quando rientrarono, però, ogni pensiero si azzerò e, confuso, Dylan osservò Evelin mentre, a cavalcioni di Lorainne, stava controllando qualcosa nella bocca della cognata.

La posizione in cui Lorainne stava tenendo la testa, molto probabilmente, le avrebbe causato un torcicollo terribile ma, almeno a giudicare dalla sua espressione, non sembrava avercela con Evelin.

Piuttosto, appariva divertita.

Di tutt'altra opinione era invece Kennard, che sembrava sul punto di uccidere la sorella, a causa di quel trattamento indecoroso nei confronti della moglie.

Libbie, per finire, se ne stava a qualche passo di distanza, meditabonda, in assorta contemplazione di quello spettacolo tutt'altro che normale.

Non accorgendosi minimamente del loro ritorno, Eve borbottò contrariata: "Maledizione, Lore, devi andare più piano! Non riesco a capire come fanno ad allungarsi!"

Lorainne, per tutta risposta, raddrizzò il capo fino a trovarsi a un centimetro dal naso di Evelin, sbuffò e disse: "Guarda che non c'è una capsula che li fa uscire, impiantata da qualche parte nella mia bocca. E' inutile che la cerchi. Si allungano perché si devono allungare. Punto."

"E' impossibile!" sbottò allora Eve, dandole un pizzicotto sulla fronte.

"Eve... ma cosa stai facendo?" esalò a quel punto Dylan, attirando così l'attenzione su di lui.

La figlia si volse a mezzo per scrutarlo e, senza scendere dalle gambe della cognata, disse: "Non pensare male. Io e la lupetta non stiamo facendo cose sconce in casa, ma era l'unico modo per curiosarle in bocca da una posizione privilegiata. Solo che Ken non la smette di brontolare."

"Lo credo. Stai usando sua moglie come un bambolotto" borbottò Dylan, avvicinandosi a loro.

"Il punto è che sua figlia non vuole credere che zanne e artigli, proprio come tutto il resto, non sono frutto di strani impianti, ma di pura, semplice magia" disse a quel punto Lorainne, sollevandosi a sorpresa e trattenendo con facilità Evelin alle spalle perché non cadesse.

La giovane sbuffò contrariata ma si lasciò poggiare a terra come se fosse stata un fuscello, dopodiché mise un broncio pazzesco e fissò in cagnesco la cognata.

Kennard, a quel punto, le diede un pugno in testa e ringhiò: "Devi piantarla di pensare che ti sia tutto dovuto solo perché vuoi fare la parte della vittima. Lore non ti deve niente!"

Evelin fu sul punto di protestare ma Dylan, nel poggiarle una mano sulla spalla, la trattenne per poi chiedere: "So che ti chiedo molto, Lorainne, ma potresti mostrare a mia figlia come puoi diventare un lupo? Forse, a quel punto, si riterrebbe soddisfatta e ti lascerebbe in pace."

"Se è per questo, potete vedere anche voi. Io non mi scandalizzo" replicò con naturalezza lei, guardando per un attimo anche Libbie, che parve piuttosto interessata alla cosa.

Dylan arrossì leggermente, di fronte a quella proposta, mormorando: "Ma... avevo capito che dovete, ecco..."

"Se non le turba guardare una donna senza abiti addosso, io non ho problemi. Sono cose a cui noi lupi non badiamo" replicò con candore Lorainne.

L'uomo, a quel punto, osservò il figlio, ma neppure Kennard parve disturbato all'idea che lui potesse vedere la moglie senza vestiti a proteggerne le carni, e questo gli disse molto sull'intera faccenda.

Einar, a quel punto, sorrise e disse per contro: "Penso che io prenderò Stephan e andrò a casa. Sono faccende private, e io so già cosa succede."

"Già" ironizzò Lorainne. "Steph sta dormendo nella cameretta di Madison. Mentre vai a prenderlo, io preparo il necessario per l'esibizione."

La famiglia Palmer la fissò con aria sorpresa e Kennard, sbuffando, borbottò al loro indirizzo: "Siete veramente pessimi. La state trattando come un giocattolo."

Dylan preferì non replicare, ben sapendo che in parte il figlio aveva pienamente ragione. Stavano approfittandosi del buon cuore di Lorainne, e lui lo sapeva perfettamente, ma ormai non poteva più tornare indietro.

Doveva sapere. Toccare, per quanto possibile, quel mondo a lui così alieno per comprendere davvero suo figlio e, a questo modo, sentirlo nuovamente una parte di sé.
O almeno, era ciò che sperava succedesse.

Mentre osservava Lorainne stendere sul pavimento in gres porcellanato un enorme telone plastificato, Dylan perciò si avvicinò al figlio e mormorò: "Non voglio darti l'impressione che ci stiamo prendendo gioco di lei. Desideriamo capire."

"Ma lo fate nel modo sbagliato" replicò scocciato Kennard, sorridendo per un attimo a Einar quando lo vide salutarli prima di uscire.

Evelin lo seguì per qualche istante con sguardo ammirato prima di tornare a osservare Lorainne e domandare: "E' impegnato, per caso?"

"Dio, Eve!" ansimò sconvolta Libbie.

"Ehi, mamma... mica abbiamo contenziosi con gli orsi, noi..." sottolineò per contro Evelin, scrollando le spalle.

Lorainne sorrise a quel commento, e replicò: "Che io sappia, Einar è single."

"Buono a sapersi" ammiccò maliziosa lei per poi tornare a guardare Lorainne, impegnata a togliersi maglione e scarpe, che sistemò in buon ordine subito dopo.

Dylan, a quel punto, reclinò pudico il capo ma Kennard, gelido, sibilò: "Guardala. Volevi sapere, no? Bene. Questa è la verità che non ci è mai stata detta."

L'uomo sollevò il viso proprio mentre Lorainne sistemava sul tavolo i suoi indumenti intimi e, pur trovando assurdo osservare la moglie di suo figlio senza abiti addosso, si rese conto che Kennard non sembrava affatto turbato dalla cosa.

Si limitava a scrutare la moglie con amore infinito, orgoglioso di quanto stesse facendo per quella famiglia che ancora non l'aveva accettata del tutto.

Dylan, quindi, tornò a osservarla cercando di cancellare il pudore istintivo che si provava di fronte a una donna che non fosse la propria moglie e, suo malgrado, fu colpito dal corpo scultoreo e ferino di Lorainne.

Pur se all'apparenza poteva sembrare solo una donna molto bella e atletica, a un occhio più attento si potevano notare le fasce muscolari potenti, la flessibilità corporea, la forza a stento controllata.

Quando si piegò su un ginocchio, poggiando i pugni a terra e reclinando in avanti il capo, trattenne il fiato, non sapendo bene cosa aspettarsi. Fu per questo che, quando udì il primo schiocco, sobbalzò.

Una dopo l'altra, le ossa di Lorainne si spezzarono dinanzi ai loro occhi sconvolti mentre un fluido dorato simile al miele iniziava velocemente a ricoprire ogni centimetro di pelle.

Kennard fu costretto a bloccare la sorella, già pronta a gettarsi su Lorainne per interrompere a qualsiasi costo quella che, per lei, appariva come una tortura.

Atono, il giovane quindi disse: "Non sente alcun dolore. E il liquido che vedete è come un lubrificante che impedisce al corpo di sovraccaricarsi di tossine, permettendo il cambiamento in maniera innocua. Solitamente, si impiega meno tempo, ma lei sta rallentando volutamente il mutamento per mostrarvi cosa succede."

Il pelo grigio ghiaccio e nero di Lorainne iniziò a fuoriuscire, coprendo quel corpo che velocemente stava divenendo quello di un lupo della grandezza di un pony. Quand'anche la coda fu fuoriuscita, il licantropo che ne nacque si sedette sulle zampe posteriori e infine osservò il suo variegato pubblico.

Incredulo, Dylan scrutò scioccato la figura animale dinanzi a lui, ne studiò la bellezza selvaggia, gli occhi di un intenso verde smeraldo – così diversi da quelli grigi della Lorainne-donna – e, confuso, esalò: "Ma... non abbiamo mai trovato tracce di..."

"Aspetta. Ora vedrai perché non vi sono mai state tracce di quel liquido" lo prevenne Kennard, indicandola la pozza ai piedi di Lorainne.

Dopo alcuni minuti, il corpo del licantropo riassorbì il liquido ammorbidente fino a farlo sparire e Kennard, con una scrollata di spalle, asserì: "In natura, non avremmo mai potuto trovare nulla di simile perché, semplicemente, il terreno lo riassorbe come se fosse acqua. In ambito umano, invece, o viene spazzato via dall'acqua, oppure riassorbito, anche se richiede un certo dispendio di energie, perciò i licantropi preferiscono usare olio di gomito e straccio, spesso e volentieri, se capita loro di mutare in ambiente domestico."

Leccandosi una zampa con fare tranquillo, Lorainne scrollò il muso per sistemare il pelo ancora un po' umido dopodiché, indirizzato uno sguardo di giada a Evelin, esibì un arsenale di zanne che fece rabbrividire la poliziotta.

Lasciando quindi ciondolare la lingua, la lupa lanciò un'occhiata a Kennard che, per tutta risposta, le sorrise e le fece un grattino dietro l'orecchio, che la portò a socchiudere gli occhi per il piacere.

"Ma... le fai i grattini come a un cane?" gracchiò Evelin, ancora in ansia di fronte a un simile spettacolo.

"Le prudeva" scrollò le spalle lui, come se niente fosse.

"E tu... come potevi saperlo?" domandò turbata Libbie.

"Percepente" si limitò a dire Kennard, tastandosi una tempia.

Eve rabbrividì visibilmente, a quella parola ma, più di tutto, a ciò che nascondevano le parole del fratello così, con coraggio, fissò la sua strana cognata prima di avvicinarsi a lei, allungare una mano e affondarla nella gorgiera corvina e argento.

Sorpresa, affondò ulteriormente la mano e, nello sbattere confusa le palpebre, esalò: "E' ruvida solo fuori. Dentro, il pelo è morbido come velluto."

"Ci sono due strati. Quello esterno difende dagli agenti atmosferici e quello interno è termico" mormorò Kennard, chinandosi leggermente per dare un bacetto sulla fronte di Lorainne.

Sorridendo, quindi, annuì alla moglie e, dopo aver lanciato un'occhiata intimidatoria alla famiglia, si diresse verso la zona notte, sparendo alla loro vista.

Evelin, a quel punto, si portò di fianco a Lorainne e cominciò a carezzarle la lunga schiena fino a raggiungere la coda dopodiché, per puro dispetto, le fece il contropelo, portandola a scrollarsi per diretta conseguenza.

La giovane poliziotta ridacchiò mentre Lorainne si sistemava il pelo con un’ultima scrollata e, divertita, esalò: "Ti comporti proprio come un cane."

"Eve, non essere sgarbata" la richiamò Dylan, lo sguardo ancora fisso sulla creatura che, per una vita, aveva considerato malvagia e portatrice di morte.

"Chiamala cane ancora una volta, e giuro che affilerò i miei denti su di te" sottolineò alle loro spalle Kennard, tenendo in braccio Madison che, nuovamente sveglia, sembrava eccitata e piena di vigore.

Evelin lo fissò malissimo ma, quando lo vide avvicinarsi a Lorainne con la figlia, impallidì visibilmente ed esclamò: "Cosa vuoi fare?!"

Kennard, però, non la degnò di uno sguardo e Madison, nel riconoscere la madre, allungò le braccia paffutelle verso di lei, tastandole il muso e dandole tanti baci.

"Madison la riconosce a prescindere. Lei sa chi è, indipendentemente dalla forma che Lore assume" mormorò Kennard mentre Lorainne, accucciandosi a terra, poggiava il capo sul pavimento per essere a completa disposizione della figlia.

Lasciatala andare, Madison gattonò fino a raggiungerla e, tra gridolini acuti e festanti, cominciò a giocare col pelo folto della madre, con le sue orecchie o tastandole le zanne con fare tranquillo.

Il tutto sotto gli sguardi interdetti della famiglia Palmer che, senza poter emettere fiato per lo sconcerto, osservarono figlia e madre mentre interagivano in quel modo unico.

"Tutti i lupi alfa del branco hanno fatto la stessa cosa, quando è stata riconosciuta come membro del clan" mormorò assorto Kennard, sul volto un sorriso pacifico e sognante. "Madison rideva come una pazza e passava da un lupo all'altro, giocherellando con le loro code. Le adora."

Dylan assentì silenzioso e, sotto gli occhi attenti del figlio, - già pronto a intervenire,  se necessario -, si accucciò accanto a una sorridente Madison dopodiché, carezzandole il capo, mormorò: "Vuoi salire in groppa alla mamma, Madison?"

La bimba lo osservò curiosa, sorrise nell'allungare fiduciosa le braccia e Dylan, per la prima volta, prese in braccio la nipote per poi poggiarla a cavalcioni sulle spalle di Lorainne, che lo osservò meditabonda con i profondi occhi di giada.

Dylan allora sorrise a entrambe e, sempre tenendo Madison, mimò una cavalcata con lei, che rise allegra e lanciò in aria le braccia, inconsapevole di cosa fosse appena riuscita a compiere intorno a sé.

Secoli di incomprensioni, odio, terrore e rancore erano stati spazzati via dal sorriso sdentato di una cucciola nata da due eterni nemici e, anche se ciò era successo solo entro le mura di quella casa, quell’evento rappresentava un faro per il futuro.
 
***

Sistemato che ebbe la colazione in tavola, Lorainne sorrise divertita quando, per l'ennesima volta, Dylan distolse lo sguardo da lei e, ammiccando, domandò: "Non mi dirà che sta ancora pensando a ciò che è successo ieri sera?"

"Temo che quella parte mi rimarrà impressa in mente ancora per un bel po'" ammise lui, cercando di affrontare i suoi occhi fumosi.

Accentuando il proprio sorriso, Lorainne allora disse: "Beh, lo riterrò un complimento. Significa che i segni del parto se ne sono andati."

"Come se tu avessi bisogno di avere rassicurazioni in merito al tuo aspetto" ironizzò a quel punto Kennard.

"Tesoro, il fatto che tu mi ami non vuol dire che tu sia anche obiettivo, quando ti chiedo pareri in merito" precisò Lorainne, servendo del tè caldo a Libbie. "Spero che lei non si sia offesa, per lo spogliarello."

"Lorainne, non sono così sciocca da pensare che mio marito abbia visto solo i miei, di seni, nel corso della sua vita" ironizzò a quel punto la donna, facendo scoppiare a ridere la nuora.

Dylan si passò una mano sul volto, imbarazzato, esalando: "Dio, cara! Ti prego!"

"Oh, santo cielo! Cosa vuoi che sia? Lorainne ha chiarito che a lei non interessava e, visto che ormai sappiamo che ai lupi certe cose non toccano neppure di striscio, perché mi devo offendere?"

"Avrei preferito che a spogliarsi fosse Einar" protestò debolmente Evelin, rincarando la dose.

Il padre la fissò costernato ed Eve, per tutta risposta, aggiunse: "Papà, è inutile che mi guardi così. Posso ben dire che è un gran pezzo d'uomo, no?"

"Oh, lo è" assentì Lorainne, guadagnandosi un'occhiata interessata da parte del marito. "Su, Ken... ammettilo. Einar è un bell'uomo, e ci sono molte lupe che sono interessate a lui."

"Uhm, questo non mi piace per niente" brontolò Evelin, ingollando in fretta il suo caffè per poi domandare: "Dove abita? Voglio andare a trovare Stephan."

Scoppiando a ridere, Lorainne le lasciò l'indirizzo dopodiché, nell'avvicinarsi a Madison, che stava pasticciando con il suo biberon, mormorò: "Hai sentito, Maddie? La zia Eve vuole correre dietro a un orso.”

"Prima che io vada a caccia di orsi, c'è una cosa che devo dirvi" dichiarò Evelin, picchiettando imbarazzata la punta di una scarpa contro il pavimento, parimenti a quanto avrebbe fatto una bambina di fronte a una marachella appena compiuta.

I presenti la guardarono curiosi e sorpresi al tempo stesso e lei, nel rivolgere uno sguardo a Lorainne, ammise: "Avevi ragione. Dodici generazioni orsono, un lupo tradì la vostra gente per passare dalla nostra parte e, da lì, ebbe origine il ramo della famiglia a cui apparteniamo noi... ed è grazie a lui, a quel traditore, che abbiamo il dono della Percezione."

"E tu lo sai perché..." mormorò lei, rosa dal dubbio.

Con un profondo sospiro, Eve scrutò la propria famiglia e asserì: "Se ricordate, zio Cassian mi ordinò di fare ordine nelle mie idee, seguendo il passato per comprendere il presente e tracciare il futuro per me stessa, e questo feci. Scandagliai ogni ramo, ogni più piccola foglia del nostro albero genealogico, finché non incappai in un nostro avo per parte maschile, che saltò fuori dal nulla, senza mai aver avuto alcuna connessione con nessun'altra famiglia di beadurinc. Visto che, secoli addietro, i matrimoni avvenivano quasi esclusivamente tra membri del clan, ho dedotto che vi fosse qualcosa di strano, e così ho chiesto aiuto."

Lorainne fece tanto d'occhi, di fronte a quella confessione e, nel prendere in braccio Madison, esalò: "Non mi dire che hai chiesto ad Alec?"

"Esatto" mormorò Evelin, sconvolgendo non poco i genitori. "Era l'unico che potesse confutare i miei dubbi, e così ho chiesto a lui di controllare. E' saltato fuori che siamo imparentati alla lunghissima con una lupa del suo branco che, tra le altre cose, è una veggente e pare che, tra i nostri e i suoi antenati, ve ne siano stati molti, perciò questo spiegherebbe perché ben due membri della stessa famiglia presentino lo stesso tratto genetico."

"Mi venisse un colpo! So esattamente di chi stai parlando, ma non me lo sarei mai aspettata" esalò sorpresa Lorainne, lanciando poi uno sguardo ai suoceri per sincerarsi della loro condizione.

Come prevedibile, sia Dylan che Libbie apparvero scioccati e senza parole, ma fu Kennard a sorprenderla.

Sorridendo divertito, dichiarò: "Beh, a quanto pare, io ho chiuso il cerchio. Un lupo passò al nemico, e ora un Cacciatore è passato dalla parte dei lupi."

Evelin scosse il capo, però, replicando: "Zio Cassian non la vede così. Per quanto le nostre trascrizioni siano manchevoli di molte parti del mito che vide nascere i Guerrieri di Fryc, resta chiaro un punto; Fryc mosse contro la sorella perché voleva uccidere i suoi figli. Furono l'odio e la paura, a muoverlo, non un reale pericolo documentato."

"E questo sapere ti viene da dove?" le ritorse contro il fratello.

Evelin sospirò contrita, ammettendo: "Dagli archivi di Londra. Ho millantato un problema al nostro server, con una perdita sostanziale dei documenti, così ho chiesto di poterne fare coppia di persona, quindi mi sono recata là e ho... copiato più del necessario."

Dylan e Libbie la fissarono pieni di sorpresa e quest'ultima, a occhi sgranati, esalò: "Ma Eve! Cosa ti è saltato in mente di dire una bugia al nostro Legatus?"

"Loro sanno, mamma, ma nonostante questo ci hanno propinato la balla che il problema nasceva solo e unicamente dai licantropi" replicò aspramente Evelin. "Hanno portato avanti secoli, anzi millenni di caccia indiscriminata per il solo gusto di fomentare ancora e ancora l'odio, quando avrebbero potuto semplicemente cogliere il senso della questione e chiuderla quando era il tempo."

"Il senso della questione?"

"Il semplice fatto che, quando attacchi due genitori per uccidere i loro figli, è ben difficile che i genitori in questione non vogliano farti il culo a strisce" sospirò Evelin, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. "Se poi ci aggiungi che i genitori in questione avevano potere a bizzeffe, e dei figli altrettanto potenti, cosa può saltarci fuori se non una guerra spaventosa?"

"Chi altri sa quello che hai fatto?" domandò turbato Dylan.

"Solo lo zio. Ho preferito non mettere nei guai nessun altro" asserì Eve, scrollando le spalle per poi guardare Lorainne e ammettere: "Non so se il mito sia vero oppure no, ma sta di fatto che tu e io possediamo una magia in comune, e non è cosa di tutti i giorni. Ti devo delle scuse, per essermi comportata in modo odioso."

"Sei stata educata a credere che fossimo tutti malvagi" si limitò a dire Lorainne con semplicità.

"Beh... prima di dire altro che potrebbe imbarazzarmi ancor di più, penso che andrò a chiedere a Einar se vuole pranzare con me" borbottò lei, fuggendo a gambe levate dalla casa del fratello e lasciando dietro di sé un silenzio carico di sorpresa e sconcerto.

Dylan tornò a sedersi al tavolo della cucina in assoluto silenzio mentre Libbie, quasi fosse stata deprivata della parola, boccheggiò come un pesce fuor d'acqua prima di imitare il marito e piegarsi su di lui per abbracciarlo.

Kennard osservò l'intera scena senza sapere bene cosa dire e Lorainne, nello sbattere le palpebre perplessa, esalò: "E' esplosa una bomba, o sbaglio?"

"Qualcosa del genere" ammise Ken, lanciando un'occhiata all'orologio prima di sospira e ammettere: "Devo scappare, Lore. Ce la fai a evitare che si suicidino?"

"Direi di sì" assentì la donna, allungandosi per un bacio, che lui diede a entrambe le sue donne prima di andarsene a sua volta.

Sola coi suoceri, a Lorainne non restò altro che raggiungerli e, dopo aver sorriso a Dylan, gli pose tra le braccia la nipotina e mormorò: "Pensi solo a lei. Il resto, passerà presto."
 
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Cornovaglia – luglio 2025
 
Con un sospiro, Alec terminò il suo racconto e, nell'osservare l'aria sconvolta di Brianna, scrollò le spalle e domandò: "Beh? Niente da dire, streghetta? Secondo te, potevo agire diversamente?"

Dando una pacca sulla spalla all'amico, mentre il fuoco sfrigolava allegro nel mezzo del campo di tende che avevano eretto, la sera precedente, nei pressi delle Land's End in Cornovaglia, Brianna esalò: "Alec, neanche sapevo che fossi dotato del dono della diplomazia!"

Sbuffando contrariato, lui si accigliò e borbottò: "Non esagerare."

Lei ghignò in risposta, replicando: "Hai fatto tutto benissimo, non temere."

"Ho pensato che interpellarti all'epoca, quando avevamo appena terminato la nostra missione e tu e Duncan eravate impegnati a ricostruire il branco dopo i casini del Consiglio e l'attacco dei berserkir, fosse troppo, così ho pensato di risolvere la cosa da solo" scrollò le spalle Alec.

Brianna assentì, lanciando uno sguardo in direzione dei loro ospiti irlandesi, che avevano innalzato una serie di tende a poca distanza dal clan gallese, con cui avevano stretti rapporti anche grazie alle comuni amicizie con i fomoriani.

Accanto a Kirill, Fenrir di Belfast e vecchio amico di Alec, stava la sua futura Freki e Brianna, nell'annuire, disse: "Grazie a te, Madison ha potuto nascere e crescere, e sarà una valida alleata sia dell'attuale Fenrir che del prossimo, di cui sarà il sicario. Non mi pare poco."

Scrutando a sua volta l'alta tredicenne dai corti capelli castano dorati, Alec assentì, mormorando: "Mai avrei pensato di dover ringraziare un Cacciatore, ma ora posso dirlo tranquillamente. Kennard ha salvato Lory in molti modi, e non solo perché le ha regalato una splendida figlia."

Brianna assentì pensierosa, chiedendogli subito dopo: "Quanto a Evelin, com'è poi andata a finire la sua caccia agli orsi?"

Scoppiando in una risatina, Alec asserì: "Beh, se pensi che sono già al terzo figlio..."

"Come?" esalò stupefatta Brianna.

"Non scherzo. Quella ragazza è di una testardaggine unica e ha praticamente sbaragliato la concorrenza. Per stare più vicina a Einar, si è trasferita a Belfast - tanto, è pur sempre polizia della Regina, la sua, no? - e gli ha fatto una corte serrata. Einar, per parte sua, è sembrato essere molto felice di come lei apprezzasse e trattasse Stephan e, a onor del vero, Eve non è una brutta ragazza, quindi..."

"Da cosa nasce cosa..." annuì Brianna con un risolino prima di bloccarsi a metà del riso per fissare confusa due giovani in cerca di aiuto.

Nathan giunse quasi di corsa assieme Gareth, entrambi sporchi di fango e con l'aria assai corrucciata così i genitori, dubbiosi, chiesero spiegazioni in merito alla loro strana condizione.

"E' stata Hannah!" sbottarono in coro i due bambini.

Brianna fece tanto d'occhi, a quella notizia, prima di accigliarsi leggermente, ispezionare la mente della figlia e, dopo un attimo, sospirare esasperata.

"Ho capito cos'è successo. Nat, torna da Hannah e prega Frigga di non accontentarla sempre, se vuole farvi i dispetti. E' già abbastanza viziata di suo... non peggioriamo le cose mettendoci in mezzo anche le divinità" mormorò esasperata la donna.

"Non è giusto. Lei bara" brontolò il figlio maggiore, pur accettando le parole della madre.

Gareth, allora, la salutò rispettoso con un inchino e un lady Fenrir’ mormorato docilmente, dopodiché seguì a ruota l'amico per tornare nel punto in cui alcuni adulti stavano facendo giocare i bambini.

Alec, a quel punto, indirizzò un'occhiata curiosa all'amica e domandò: "Ma come? Frigga interviene già nella vita di tua figlia?"

"Dice di averla molto a cuore e che le piace viziarla, ma il punto è un altro. Se i favori te li fa una dea che ha dalla sua la magia dell'illusione, può succedere di tutto" dichiarò Brianna, scuotendo il capo per lo sconforto.

Alec, allora, rise divertito, le diede una pacca sulla spalla e chiosò: "Sei messa bene anche tu, streghetta!"

"Già" borbottò lei. "Lory e Ken, comunque, sono ancora a Belfast?"

"Si trovano bene lì, e trovandosi in loco anche la famiglia di Ken, non penso torneranno più. A quanto pare, i Palmer hanno digerito abbastanza bene l'idea di avere dei licantropi come parenti, anche se non hanno mai chiesto di fatto di far parte del branco" dichiarò Alec.

"Beh, non è obbligatorio" ammise Brianna. "Dopotutto, quindi, ora Lory ha una famiglia numerosa come ha sempre desiderato."

"Sì. Esattamente come noi" mormorò Alec, scrutando la sua novella Triade impegnata a chiacchierare con quella di Londra.

Kyle teneva un braccio attorno alla vita di Penny mentre Blair, affiancata dalla sua fida Freki - e compagna - discorreva con Winnie, la futura Fenrir del branco di Londra.

Il futuro camminava loro a fianco e Alec, non avendone più paura, riuscì a sorridere e dire: "Chi l'avrebbe mai detto, quando ci incontrammo la prima volta?"
"Penso nessuno, altrimenti, credo che una delle nostre veggenti avrebbe avuto qualche genere di visione, ti pare?" ammiccò Brianna.

Lui assentì silenzioso, si levò in piedi e, dopo essersi piegato un istante per deporle un bacio sul capo, si allontanò per raggiungere Erin.

Brianna lo osservò per alcuni istanti prima di sorridere a Duncan che, con due birre alla mano, si accomodò al suo fianco per domandarle: "Tutto bene, con Alec?"

"Sì. Ho finalmente scoperto la sconvolgente storia di Madison, così potrò raccontartela a mia volta. Alec ha dimostrato davvero di essere maturato, occupandosi di una faccenda complicata come quella della sua famiglia" dichiarò Brianna, sorseggiando la sua birra.

"Quel lupastro mi sorprende di più ogni giorno che passa, ma sono felice di averlo potuto annoverare tra i nostri amici" chiosò lui prima di sorridere e aggiungere: "Nat si è lamentato anche con te, per via di Hannah?"

"Già. Dovrò scambiare quattro chiacchiere con Frigga, più tardi ma, per ora, voglio godermi questa birra con te, osservando la nostra meravigliosa, gigantesca famiglia" replicò lei, poggiandosi contro la sua spalla e lasciando che lo sguardo spaziasse tutt'attorno.

Erano passati quasi sedici anni da quando lei aveva conosciuto Duncan, se n'era innamorata e, con lui, aveva iniziato un nuovo percorso di vita. Molte cose erano cambiate, aveva dovuto affrontare terribili lutti e accogliere nuove vite, ma il loro amore non era mai venuto meno.

Speriamo sia per sempre.

"Lo spero davvero. Ma ciò che avete fatto tu e Odino ha cambiato molte cose, e tutte in positivo, perciò non fatico a sperare", replicò Brianna a Fenrir.

Ci siamo impegnati, sì.

Lei assentì con un sorriso, chiuse gli occhi e lasciò che suoni, profumi e sentimenti la inondassero, perché non vi fosse più alcun vuoto, dentro di sé.

La morte dei genitori l'aveva spezzata ma, poco alla volta, aveva rimesso insieme ogni pezzetto di sé, lo aveva sistemato in modo diverso per creare una nuova Brianna e ora, in quel luogo lontano da dove era cresciuta, in mezzo alla sua nuova famiglia, seppe di essere di nuovo un tutt'uno con se stessa.







N.d.A.: qui termina il breve racconto di Lorainne e Kennard, dove ho voluto comunque inserire anche Brianna, Alec e Duncan, che sono sempre nel cuore di tutti e so ormai che fa piacere rivederli, anche se solo per un cameo.
Per chi se lo chiedesse, ai tempi della visita dei genitori, Kennard era già un lupo, e lo si poteva evincere da due piccoli particolari. Uno, quando gli viene chiesto dai familiari come potesse aver capito cosa voleva la moglie, e lui risponde con un laconico "Percepente". Sappiamo bene, però, per bocca di Alec, che i Percepenti non possono leggere nella mente, ma solo percepire sensazioni ed emozioni. 
L'altro, quando Lorainne è mutata in lupa e Kennard scambia uno sguardo con lei, poi va a prendere la figlia in camera sua senza che tra i due si scambino parola. Semplicemente, ha letto la mente della compagna.
In ogni caso, spero che questo breve viaggio nel mondo dei Cacciatori sia servito a sedare eventuali dubbi o curiosità sulla loro organizzazione.
Con il prossimo racconto, intitolato "La Spada Fiammeggiante", torneranno i nostri eroi storici - Brianna, Duncan e la Triade tutta - oltre a nuovi amici provenienti da uno dei Nove Regni che ancora non abbiamo toccato. La nuova avventura sarà perciò interplanetaria, e spero possa incuriosirvi abbastanza da portarvi a leggerla.
Alla prossima, e Buona Pasqua!
  
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