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Autore: Calendula    20/04/2022    2 recensioni
La storia di Tyco, Sai e del loro amore sfortunato.
Ho cominciato a scrivere questa raccolta come esercizio, ma visto che i risultati sono stati più che soddisfacenti e che questo pairing, a mio parere, non riceve abbastanza attenzioni, ho deciso di pubblicarla.
I capitoli ripercorrono la vita di Tyco e Sai, per delinearne meglio la personalità e le origini, cercando anche di dare senso alle varie incongruenze e buchi di trama dello show originale- che, nonostante i suoi difetti, occuperà per sempre un posto speciale nei cuori di tutti noi- partendo da 6000 anni fa, con il loro primo incontro, fino ai giorni nostri con Tyco che decide di provare il tutto e per tutto pur di ritrovare la sua amata. Forse non dovrei dirlo, ma comunque sappiate che c’è un lieto fine!
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Sai, Tyco | Coppie: Sai/Tyco
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Geco: le sarebbe stato accanto per sempre, come il suo cuore.

 
 
 
 
“Mi manchi. Mi manca il tuo viso, il suono del tuo respiro, i tuoi capelli scurissimi. Mi manca la tua voce, la tua schiettezza, la tua ironia. Mi manca perfino il suono infernale dei tuoi strumenti, e tutte le cose che ti rendono chi sei.
 
Mi manchi, e piango, perché non posso fare a meno di pensare a quanto sola tu debba sentirti adesso, senza neppure Glicera a tenerti compagnia… è qui con me, passo ore ad osservarla, a passarmela da una mano all’altra, e mi chiedo se è possibile che anche tu stia facendo lo stesso con Fulmina… ti immagino lì, seduta in mezzo a quel cerchio, con nulla di tuo accanto, mentre passano senza tregua i giorni per te indistinguibili, e mi maledico perché se solo fossi stato più coraggioso, forse ora le cose non sarebbero così disperate.
 
La cosa più angosciante è che non sento più il tuo cuore. Per i primi anni potevo come percepirlo, costante e calmo lì dove un tempo Fulmina era solita raggomitolarsi, ma poi si è fatto sempre più lento, fino a dissolversi completamente.
 
Piansi fino a perdere la voce quel giorno, e pensai davvero di farla finita, afferrai il mio coltello e me lo accostai alla gola, premetti la punta contro la pelle umida di lacrime… e poi le sentii, le piccole zampe di Glicera contro la mia guancia, e realizzai che se lei era ancora viva dovevi esserlo anche tu, e in me si riaccese la speranza. Gettai il coltello, improvvisamente terrorizzato da me stesso, disgustato dalla mia debolezza: era colpa mia se sei rimasta intrappolata lì dentro, e non riuscivo neppure a scontare il mio castigo? Avrebbero dovuto condannare me solo, pessimo custode di me stesso, incapace di proteggere chi amo.
 
Mi guardai le mani, mentre un rivolo di sangue mi scorreva per il collo, impiastricciandomi i capelli, strinsi gli occhi, e pensai a Fulmina, desiderando che potesse a suo modo, in qualsiasi modo, farti sapere quanto ti amavo e che non ti avevo abbandonata, che non avrei mai potuto smettere di sperare… e allora lo sentì: un ultimo, fievole tocco sulle mie labbra.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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