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Autore: Carme93    22/04/2022    0 recensioni
"La maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi". (Albert Einstein) Samir ha solo sedici anni, ma sente di dover aiutare una ragazza più piccola senza considerare i guai in cui potrebbe finire.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di un anno scolastico'
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Tutto dono
 

Prologo
 
«Ragazzi, silenzio, per favore».
Samir si passò una mano tra i capelli, che si erano allungati parecchio dall’ultima volta in cui li aveva tagliati e ˗ si era visto quella mattina allo specchio ˗ gli stavano abbastanza bene. Sperò che la madre non lo costringesse a tagliarli.
«Ascoltatemi, devo parlarvi di qualcosa d’importante».
Samir appoggiò la guancia sul palmo della mano chiedendosi perché don Lorenzo, il loro insegnante di religione, si ostinasse a provare a dialogare con loro nonostante non fossero minimamente interessati.
«Basta, Isaac» sibilò Federico Mestri, seduto accanto a lui.
Samir sospirò: Federico era il suo migliore amico, si conoscevano dalla prima media, ed era un ragazzo molto intelligente e tranquillo, ma terribilmente ingenuo. Dire a Isaac Alani di comportarsi bene, per giunta durante una lezione in cui non avrebbe rischiato conseguenze, era solo uno spreco di fiato. Infatti, Isaac cominciò a lanciare palline di carta su di loro, lasciando momentaneamente in pace Sarah Marchetti, il suo precedente bersaglio.
«Lascia perdere» gli suggerì tirando l’amico per la manica e costringendolo a girarsi. «Non gliene frega nulla».
«Non la passerà liscia» borbottò irritato Federico.
«Sì che lo farà. Non credo che don Lorenzo abbia mai fatto una nota in vita sua».
«Oh, no, certo che no» replicò Federico con uno strano sorriso furbo.
«Che vuoi fare?» gli chiese preoccupato. Federico era un ragazzo fin troppo idealista, ma scontrandosi con uno come Alani le parole non sarebbero servite e Federico si paralizzava al minimo cenno di violenza. Samir lo fissò in attesa di una spiegazione: nel loro gruppo di amici era anche quello più responsabile e non gli andava di doverlo essere al suo posto.
«Don Lorenzo non farà nulla, ma il consiglio di classe sì. Cassy mi ha detto che si è lamentato anche lui per il nostro comportamento».
Samir alzò gli occhi al cielo, avrebbe dovuto immaginarlo. Riportò la sua attenzione sul prete che si arrabattava per avere un attimo di silenzio – gran parte delle lezioni trascorreva sempre in quel modo. Lui non avrebbe dovuto seguire quella lezione, perché la madre non voleva, ma rimaneva ugualmente in classe con i suoi compagni: era molto meglio che tentare di fare un’attività extra e, in più, don Lorenzo parlava spesso di attualità e non solo strettamente di religione. Samir lo trovava interessante.
Per conto suo non comprendeva la maleducazione dei suoi compagni. Aveva ricordi sfocati della scuola coranica, che aveva frequentato per qualche tempo prima che il padre entrasse in conflitto con l’imam della loro comunità: nessuno aveva il coraggio di fiatare nonostante fossero solo bambini, alcuni anche molto piccoli. Sua madre sarebbe inorridita scoprendo quello che succedeva nelle aule scolastiche italiane, ma per fortuna non vi era motivo perché lei si presentasse a scuola all’improvviso. Sarebbe stato un incubo.
«Ragazzi, oggi parleremo di…» tentò ancora don Lorenzo.
«Posso andare a farmi un giro?» lo interruppe Isaac.
«No» sbuffò il professore seccato. «Oggi voglio parlarvi di volontariato. Sapete che cosa significa?».
«I volontari cercano di aiutare chi ha bisogno gratuitamente» intervenne Giuseppe Nosmizzi.
«Esattamente. E ora che Natale si avvicina vorrei che anche voi provaste a impegnarvi in qualche attività. Per esempio, ci sono molte persone anziane che vivono da sole e vorrebbero un po’ di compagnia e aiuto per addobbare le loro case».
«Dovremmo fare le badanti gratis?» chiese Marica Ghizzi suscitando gli sberleffi di Isaac e di Paolo Gotto, che lo imitava in tutto.
«No, dovete trascorrere del tempo con loro».
«È la stessa cosa» ribatté Marica testardamente.
«Chi è interessato, me lo dica».
«Quanto tempo abbiamo?» chiese Federico.
Samir scribacchiò sul quaderno che aveva sul banco, incerto sulla posizione da assumere in quella circostanza: era una bella cosa aiutare gli altri, ma non lo allettava la prospettiva di trascorrere del tempo con dei vecchi che non conosceva. Ascoltò distrattamente le domande dei suoi compagni e i tentativi di don Lorenzo di parlare delle associazioni di volontariato attive in città, nonostante il disturbo continuo causato da Isaac, Marica e i loro amici.
 
«Allora, lo facciamo?» gli chiese Federico all’uscita.
«Cosa?» replicò Samir, completamente dimentico dell’ora di religione.
«L’attività che ci ha proposto don Lorenzo!».
«Non sono sicura che mi piaccia. Di solito i vecchi sono scorbutici» intervenne Cassy.
Cassandra Pasini era l’altra migliore amica di Samir, la prima persona con cui aveva stretto amicizia in Italia. All’ epoca era una ragazzina pestifera e dispettosa, ora solamente ribelle. Sempre.
«Non tutti i vecchi sono scorbutici! E poi hai sentito don Lorenzo, lo fanno perché si sentono soli. Noi dobbiamo evitare proprio questo. E poi si tratta di decorare l’albero e la casa. Niente di eccezionale».
«Non credo che mia madre sarebbe contenta» borbottò Samir.
«Non glielo dire» dissero in coro Federico e Cassy. I due ragazzi si fissarono basiti.
«Il fatto che voi siete d’accordo su una cosa del genere, mi spaventa» sentenziò Samir bloccandosi in mezzo al cortile e fissandoli.
«È una bella cosa» si sentì in dovere di puntualizzare Federico. «Se non glielo dici, non rischi nemmeno di disubbidirle».
«Sono fiera di te» strillò Cassy premendosi le mani sul petto con fare melodrammatico, per poi gettarsi tra le sue braccia.
Samir ridacchiò alla scena.
«È nato un nuovo amore e non ci dite nulla?» chiese Vittoria Fullino, mano nella mano con Giuseppe Nosmizzi.
«Smettetela» sbottò Federico imbarazzato. «E tu mollami! Stavamo parlando di una cosa seria!».
«Anch’io ero seria» ci tenne a specificare Cassy. «Sono fiera di te!».
Samir scoppiò a ridere coinvolgendo gli altri, tranne Federico che li fissò corrucciato.
Cassy roteò gli occhi. «Se volete farlo, per me va bene».
«Che cosa?» chiese Vittoria.
«Il progetto di cui parlava don Lorenzo oggi» specificò Samir.
«Ah, ok» disse Giuseppe. «Ci siamo anche noi, se volete».
«Ma è fantastico!» commentò allora Federico rianimandosi.
Samir si strinse nelle spalle: ancora non era per nulla convinto, ma non si sarebbe tirato indietro. In più, anche se non credeva nel significato del Natale in quanto tale ˗ in fondo per lui Gesù era un profeta e nient’altro ˗, gli piaceva molto lo spirito che si respirava il quel periodo: l’atmosfera, le luci, le canzoni natalizie, i regali, il tentativo di essere più buoni.
 

 
   
 
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