Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rosa Marina    24/04/2022    0 recensioni
«Come ti chiami Cadetto?»
«Nanashi E-basta» rispose il ragazzo dagli occhi incredibilmente verdi semi celati dalla lunga frangia.
«Molto bene, Cadetto Nanashi E-basta, sei pronto ad offrire il tuo cuore per il popolo Eldiano e per la libertà?»
«Lo sono » rispose il ragazzo, mentre la mano stretta a pugno raggiungeva il suo cuore.
Fece un passo avanti mentre pronunciava un solenne «Shinzou wo Sasageyo»
Quel giorno soffiava una lieve brezza ed i suoi capelli corvini brillarono mossi dal vento mentre sollevava lo sguardo rivolgendolo verso il palco delle autorità.
Dei presenti, oltre ai sopravvissuti del 104mo corpo Cadetti, erano rimasti in pochi a ricordare l’aspetto di un giovane cadetto che sembrava aver fretta di morire, di nome Eren Jeager. Tra questi Rico Brzenska che rammentava chiaramente i suoi singolari occhi verdi. Ricordava distintamente anche sua sorella adottiva, (che a lei e suoi compagni non era sfuggito fosse anche la sua innamorata), una fanciulla dai tratti somatici caratteristici e serici capelli corvini, quindi, appena il Cadetto pronunciò il suo giuramento, non potè non notare l’incredibile somiglianza tra il giovane in piedi difronte a lei e il ricordo che aveva di Eren Jeager e Mikasa Ackerman
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Shingeki no Kyojin Chronicles'
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«Non vi è altro modo, Mikasa, davvero, mi dispiace tantissimo ma ho le mani legate, se non diamo a questi fanatici qualcosa per placare le loro richieste potrebbero scavare più a fondo e scoprire segreti che immagino tu desideri rimangano tali».

la Regina di Paradise aveva convocato con la massima urgenza non solo Mikasa e Armin, ma tutti coloro che avevano conosciuto Eren in gioventù ed erano, senza alcun dubbio lealmente schierati dalla sua parte, per spiegare loro che la situazione in cui si trovavano era molto delicata. Gli Jeageristi infatti, avevano accettato di patteggiare con la Corona solo in cambio di un formale riconoscimento del loro leader. Reintegrando Eren Jeager, Floch Forster, Luise e tutti i disertori di allora e facendo incidere i loro nomi indelebilmente sulla pietra del monumento eretto in onore degli Eroi caduti per la Libertà, solennemente inaugurato da poco e ricordando Zeke Jeager Yelena e i Volontari, Historia era convinta di avere risolto la questione e non si aspettava un insorgere di popolo che chiedeva a gran voce un trattamento esclusivo per coloro che veniva ormai denominato da tutti “il Salvatore”.

Le voci che si diffusero poi, improvvise, su di un soldato che aveva riportato in patria i resti di Eren Jeager la colsero impreparata, sapeva del nuovo culto venuto a sostituire quello delle Mura ma aveva evidentemente sottovalutato la situazione ed ora chiedeva aiuto ai suoi ex compagni d’armi per trovare un accomodamento anche con il potentissimo Clero Jegerista che aveva tutto il popolo dalla sua parte, al fine di non rischiare una guerra civile che avrebbe nuovamente insanguinato Paradise Island.

Aveva già sentito parlare, negli anni, di qualcuno che era tornato con i resti di Eren ed era certa si trattasse di Mikasa, tuttavia non le aveva mai chiesto nulla così come aveva mantenuto il segreto sulle oscure origini del bambino dagli occhi verdi che l’amica le aveva affidato più di una decina di anni prima, ed ora era giunto il momento per la Ackerman di ricambiare il favore.

Non venne detto nulla di esplicito, poichè anche i muri hanno le orecchie e la faccenda era della massima delicatezza, ma Mikasa era certa che tutti i presenti in quella stanza avevano ben compreso come stavano le cose nel momento stesso in cui un giovane Cadetto aveva pronunciato il suo giuramento.

«Mi dispiace Eren...» pensò amaramente, consapevole che una volta resa pubblica l’ubicazione della sua tomba, la collina dove si recava spesso per sentire tra i sussurri del vento le parole del suo perduto amore non sarebbe mai più stata quel luogo segreto e conosciuto solo da lei e da Armin. Tuttavia non poteva permettere che la verità sul figlio di Eren venisse mai scoperta. La signora Kyomi non aspettava altro e non poteva lasciare il ragazzo agli Jeageristi. Non aveva scelta.

«Ho posto una lapide per Eren… dove ho deposto i suoi resti» disse Mikasa mentre sentiva su di sé lo sguardo comprensivo di tutti i presenti «… sotto l’albero sulla collina di Shiganshina...».

Non più di un mese dopo l’inaugurazione della statua agli Eroi caduti per la Libertà, comparve su tutti i giornali la notizia che, proprio in occasione del ritorno del leggendario Capitano Levi che aveva fatto da mentore al giovanissimo Eren Jeager, il Governo Centrale aveva annunciato un discorso alla Nazione durante il quale i superstiti della battaglia fra Terra e Cielo e tutti coloro, Regina compresa, che avevano avuto l’onore di conoscere di persona il giovane Jeager avrebbero raccontato di lui. Infine colei che aveva riportato l’Eroe di Paradise Island in patria avrebbe rivelato al popolo il luogo dove riposa il Salvatore, tenuto celato fin d’ora per ragioni di sicurezza.

 

Quel giorno, nonostante cadesse una sottile ma insistente pioggia, la piazza principale della Capitale era gremita di persone che si assiepavano sotto il palco da cui la Sovrana avrebbe parlato al popolo. La gente si radunò in una sorta di religioso silenzio mentre ascoltava il racconto a più voci sulla storia del Salvatore di Paradise Island, Eren Jeager. La prima a parlare fu la Regina Historia che narrò di aver conosciuto il Salvatore durante il suo addestramento come Cadetta dell’esercito di Paradise, in particolare parlò della di lui fedeltà al popolo e alla sua patria. Raccontò di come lei ed Eren combatterono fianco a fianco per spodestare dal trono il re fantoccio e la sua corte corrotta e riportare la Giustizia sull’Isola. Rivelò al popolo di essere stata a conoscenza del piano di Eren di scatenare il Rumbling e devastare il mondo oltre le mura, piano giudicato folle da molti, oltre che dai nemici di Eldia, ma che era invece volto a salvare tutti loro. Spiegò che era vero ciò che si vociferava sul fatto che il Salvatore avesse sacrificato la sua giovane vita abbattendo migliaia di nemici degli Eldiani e che solo grazie a lui ora i figli di Ymir potevano progettare di vivere un futuro da uomini liberi, senza dover più ricorrere alla maledizione dei giganti per garantire la propria esistenza. Parlarono poi i Guerrieri marleyani testimoniando quanto fosse dura la vita per gli Eldiani a Marley, di come i figli di Ymir vivevano ghettizzati, trattati come animali e sfruttati come macchine da guerra a motivo del loro sangue, con l’utilizzo di vili ricatti.

Di seguito fu il turno del Capitano Levi, considerato il mentore del giovane Eren. La sua testimonianza fu, tutto sommato, più breve rispetto alle altre ma di una tale intensità da far sgorgare lacrime dagli occhi di buona parte dei presenti. Soprattutto per i giovani soldati, sentir raccontare di come anche il loro eroico Salvatore fosse stato considerato un semplice novellino li riempiva di ammirazione dando loro una spinta motivazionale in più. Fu poi il momento dei sopravvissuti del 104mo corpo Cadetti che raccontarono di come il Salvatore da giovanissimo non fosse altro che uno stupido che aveva fretta di morire, ma anche del suo carisma, del suo grande cuore e di come tutti lo amassero e alla fine lo abbiano seguito nel Corpo di Ricerca. La sincerità con cui Connie Springer e Jean Kirstein parlarono di lui, con gli occhi lucidi rivolti verso un oltre che solo loro vedevano, coinvolse tutti.

Ma la testimonianza più commovente fu quella di coloro che lo conoscevano sin da bambini e che avevano trascorso con lui praticamente ogni istante della vita, Armin Arlert e Mikasa Ackerman. I loro racconti si concentrarono principalmente sull’infanzia di Eren Jeager, regalando agli astanti momenti di vita comune in famiglia, desideri e speranze del piccolo Salvatore, l’aspirazione sin dalla più tenera età di appartenere al Corpo di Ricerca e di vedere il mondo oltre le mura, il sogno di volare e di essere libero. Proprio questi desideri di libertà lo avrebbero condotto lungo la strada che aveva scelto di percorrere per salvare gli Eldiani. La gente ascoltava in riverente silenzio la vera storia del Salvatore, fiera che molte delle voci che giravano sulla vita di Eren Jeager venissero finalmente confermate mentre il Clero era impaziente di vedere il proprio nuovo culto finalmente ufficializzato dal Governo Centrale.

L’ultima parte del racconto spettava soltanto a Mikasa Ackerman, la donna che aveva vissuto al fianco del Salvatore sin dalla più tenera età. Raccontò di come Eren la salvò da bambina infondendole coraggio e forza per combattere e di come le avesse insegnato a vivere e ad offrire il proprio cuore per la difesa dei deboli. Mentre parlava con lo sguardo rivolto al cielo Mikasa si portò istintivamente il pugno al petto. Narrò del giorno in cui, spinta dalle parole di Eren, trovò la forza di combattere e salvare delle vite innocenti dall’attacco di un gigante, della bambina che ispirata dal suo esempio sarebbe divenuta poi una Jeagerista al fianco di Eren, la stessa che proprio dalle labbra del Salvatore, sentì parlare di lei. Smentì però la diceria che la voleva essere la compagna di Eren Jeager affermando che, per quanto si fossero amati moltissimo, la salvezza di Paradise Island era sempre stata una priorità per entrambi. Ammise che in virtù di questo legame, al termine della battaglia fra Cielo e Terra, si era arrogata il diritto di riportare di nascosto le spoglie del suo amato in patria affinché potesse riposare in pace sotto l’albero della collina dove amava andare da bambino. Nel distretto di Shiganshina.

 

I mesi che seguirono la rivelazione sull’ubicazione della tomba di Eren Jeager videro molti pellegrini giungere alla collina di Shiganshina con l’intento di porgere omaggio al Salvatore di Paradise, mentre quello che fin d’ora era rimasto un culto popolare basato sui soli racconti dei pochi sopravvissuti alla battaglia tra Terra e Cielo, divenne velocemente il nuovo culto religioso del regno, legittimato dalla Corona e insegnato nelle scuole pubbliche. Da tutta l’isola i fedeli del Culto del Salvatore giungevano a porgere omaggio all’Albero sulla collina, dove le famiglie portavano i loro bambini a pregare sulla tomba di Eren Jeager affinchè li beneficiasse di una vita lunga e prosperosa, mentre anziani e malati si recavano alla tomba sotto l’Albero implorando la buona salute. Dopo non molto tempo i rappresentanti del Clero istituirono un giorno per la venerazione alla tomba da parte dei fedeli, la sera del quale, in processione, con fiaccole accese e seguiti dal popolo si recavano sulla collina rivolgendo canti e preghiere all’ Albero del Salvatore”. Fu così che che con il trascorrere del tempo il nuovo culto venne legittimato proprio in questo: “il Culto dell’Albero del Salvatore”.

Sull’onda del fervore religioso e con consistenti sovvenzioni da parte della Corona, Shiganshina da distretto semi abbandonato e abitato da pochi derelitti, venne riqualificato e ripopolato, furono costruiti nuovi edifici più alti ed eleganti, l’albero sulla collina venne recintato con una raffinata bordura di metallo mentre un vialetto ordinato e fiorito conduceva a quello che ora era diventato a tutti gli effetti, il luogo più sacro di tutta l’isola.

 

Anche quell’anno, come ormai faceva da molti, nel giorno in cui ricorreva l’anniversario della morte del suo amato, Mikasa raggiunse la collina e attraversò il vialetto per recarsi sulla tomba dell’uomo che amava e porgere un fiore. Ormai erano trascorsi tredici anni dalla morte di Eren, ma lei viveva ancora nel suo ricordo, avvolta dalla sua sciarpa. Armin l’avrebbe raggiunta di li a poco, poiché come sempre, quel giorno in cui ricordavano la morte del loro caro dovevano deporre il fiore insieme.

Sorgeva l’aurora quando la giovane donna raggiunse la cima della collina, si recava sempre da Eren, di buon mattino, prima che i fedeli del Culto dell’Albero giungessero a gruppi per porre omaggio al Salvatore ma quando i primi raggi dell’Alba le accarezzano il volto e il vento le scompigliò i capelli sciolti, Mikasa si girò per lasciare spaziare lo sguardo oltre la collina e si sentì spezzare il cuore. Gli alti edifici, costruiti ad una sorprendente velocità negli ultimi anni, erano diventati imponenti come quelle mura che facevano sentire Eren un uccello in gabbia sottraendogli la vista dell’orizzonte. Guardò sotto una luce nuova l’albero recintato e con l’erba ben tagliata attorno, come lo vedesse per la prima volta, la lapide di Eren sembrava stare lentamente scomparendo quasi fagocitata dalle radici e dal tronco dell’albero che pareva volerla inglobare in sé stesso ed i fiori che lei deponeva ogni giorno apparivano insignificanti difronte al giardino ordinato e rigoglioso che il Clero e i fedeli curavano con dedizione. Di colpo comprese ciò che stava accedendo e la realtà la gelò come una getto d’acqua fredda in faccia. Tutto stava cambiando sotto i suoi occhi, senza che loro potessero farvi niente e il Paradiso, quello per cui il suo Eren aveva dato la vita, era ormai perduto.

   
 
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