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Autore: Eneri_Mess    25/04/2022    1 recensioni
“Non fare come lo Sgombro, Quattrocchi” lo riprese Chuuya, ciccando nel posacenere della macchina. “Non tirare conclusioni senza ascoltare. Sei più…” aggrottò la fronte, lanciandogli un’occhiata da capo a piedi, valutando cosa dire. “Decente, se paragonato a quello stronzo.”
[Spoiler da Strombringer]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ango Sakaguchi, Chuuya Nakahara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Warning: Spoiler su Strombringer!!!
Note: oh, un’altra Ango/Chuuya! In origine si intitolava “But I ain't letting up until the day I die” ma rivedendola mi è venuto in mente quest’altro titolo.




 

 

I think he did it but I just can't prove it
I think he did it but I just can't prove it
I think he did it but I just can't prove it
No, no body, no crime
But I ain't letting up until the day I die

[no body, no crime - Taylor Swift]



 

Taylor Swift non era propriamente il tipo di cantante che Ango avrebbe associato a Chuuya, ma tradusse le parole della canzone e deglutì il vuoto, guardando la radio della macchina, ma con la coda dell’occhio continuando a fissare il rosso alla guida. 

“C’è qualcosa che devi… comunicarmi?” 

Optò per una parola più formale del semplice dirmi, cercando, in maniera vana, di rallentare qualsiasi presagio di sventura fosse lì in macchina con loro.

Il giovane mafioso sbadigliò emettendo un verso seccato di gola e non rispose.

Alzò invece il volume e continuò a guidare senza dargli retta.

Il ritornello della canzone - No, no body, no crime - tornò a rimbombare nell’abitacolo.



 

Ango era stato buttato giù dal letto da una telefonata alle sei scarse del mattino.

Quattrocchi” aveva esordito la voce dall’altra parte, senza dare adito a dubbi a chi appartenesse, anche con la persistente patina di sonno e stanchezza che annebbiavano i sensi della spia. “Sarò sotto il tuo hotel tra mezz’ora. Fatti trovare pronto. Andiamo nel Kansai. Non perdere tempo a preparare la valigia.

Non era stato niente di inusuale, Ango lo aveva capito dopo qualche settimana da infiltrato. Nella Port Mafia esistevano agende da rispettare, e anche se lui era stato inserito in quel sistema dell’intelligence per cui una rigida schedule era sempre prevista, i fuori programma erano all’ordine del giorno similmente a tutto il resto.

Come volevasi dimostrare, mentre era in bagno a ricordarsi come si chiamava fissando pateticamente il proprio doppio nello specchio, il suo cellulare aveva ricevuto più di un messaggio da alcuni colleghi e notifiche di aggiornamento ai loro calendari. Nel giro di dieci minuti, i suoi compiti di quel giorno erano stati presi in carico da altri, ma un dettaglio gli aveva fatto aggrottare la fronte. Anche gli impegni dei due giorni a seguire erano stati rischedulati.

Questo era stato il primo campanello d’allarme per Ango.

Non perdere tempo a preparare la valigia.

Così aveva detto Chuuya e questo, solitamente, equivaleva a una missione di massimo ventiquattro ore. Tuttavia, il fatto che per tre giorni gli fossero stati spostati tutti gli impegni non era un buon segno. Ci aveva perso sopra quasi cinque minuti buoni, indeciso se notificare all’istante alla Divisione quel cambio di programma e metterli in allerta.

L’arrivo di un nuovo messaggio lo aveva distratto.

Era di nuovo Chuuya.

Fatti preparare un caffè a portar via.

Ango aveva sospirato, non sapendo se interpretare positivamente la nuova richiesta del rosso, ma era stato richiamato all’ordine da un altro breve trillo.

Era Dazai.

Yo, sono appena stato informato. Non me lo aspettavo, Ango, ma quando Chuuya scopre queste cose non lo ferma nessuno… Non disturbarti a dirlo a Odasaku, ci penserò io. Brinderemo a te stasera. Peccato che non ci sarai. Buon viaggio.

Tra la mancanza di sonno e una naturale inclinazione a vedere nera ogni situazione, Ango aveva avvertito uno sgradevolissimo vuoto nello stomaco.

Era stato scoperto?

Il pensiero gli era rimbalzato dentro come la pallina impazzita di un flipper, rimescolandogli le viscere. Aveva sentito il bisogno di sedersi, mentre ogni ricordo recente gli passava davanti agli occhi, in una sequenza in cui la sua mente aveva cercato di pesare gesti o azioni compiute, ogni parola detta, tentando di capire cosa avesse potuto tradirlo.

Era stato a colloquio con il Boss della Port Mafia più di una volta nelle ultime settimane, ma non aveva trovato nulla fuori dal normale. Aveva visto poco Dazai e non si erano neanche ubriacati, col rischio di farsi scivolare di bocca qualcosa di inopportuno. Per la maggior parte del tempo erano stati solo lui e i chili di scartoffie che smaltiva ogni giorno. Non si era neanche incontrato con nessun agente della Divisione per aggiornamenti.

Aveva quindi fissato il cellulare, iniziando seriamente a panicare e si era chiesto se fosse stato il caso di uscire dal retro dell’albergo e correre fino al primo checkpoint della Divisione, mandando a monte tutta l’operazione sotto copertura.

Chuuya lo aveva chiamato in quel momento di stallo.

“P-Pronto?”

Lascia perdere il caffè, l’ho recuperato lungo la strada. Ti ho preso un macchiato, ma se vuoi lo zucchero devi fartelo dare prima di uscire. Aspettami nel parcheggio.

“Certo…”

Ango si era alzato come un automa, tentando di ricomporsi. Non aveva mai potuto permettersi scelte azzardate basate solo su - davvero pessimi - presentimenti o quel lavoro lo avrebbe mandato all’aria molto tempo prima.

Aveva recuperato la giacca, infilato la pistola principale nella fondina e quella piccola di scorta nella cavigliera, per quanto sarebbero risultate inutili contro un utilizzatore del calibro del rosso. Per scaramanzia aveva digitato la frase concordata per richiedere un’estrazione immediata e lo aveva lasciato nelle bozze delle email, preparandosi ad affrontare quel viaggio che, dalle premesse, era senza ritorno.



 

See the dogs come running
Smelling blood now
To an open sore
On the parasite
Countless hunts have fallen
Hard to number
Damnation's whore
Is looking for a victim tonight

[Serpentine - Disturbed]



 

Se avesse dovuto misurare la situazione in base alle canzoni che la playlist di Chuuya stava riproducendo, Ango si sentì spacciato.

Erano in viaggio da appena quaranta minuti - il suo macchiato, per quanto buono, era rimasto abbandonato dopo due sorsi di circostanza - e Chuuya non aveva ancora spiccicato parola su niente.

Non gli aveva consegnato alcun incartamento che spiegasse cosa stessero andando a fare, e il fatto che fossero solo loro due non lasciava molto spazio a fantasie rosee.

La Port Mafia aveva parecchi affari nell’area del Kansai, sebbene subordinati a diverse organizzazioni locali in un mutuo scambio dove nessuno pestava i piedi a nessuno. Non era raro che gente del loro rango - Chuuya non era ancora Dirigente, ma la promozione era dietro l’angolo, e Ango era tenuto molto in conto - vi andasse in visita, sebbene solitamente fossero incontri pre organizzati da tempo, calcolati con dovizia per non permettere spiacevoli incidenti diplomatici. Se c’era qualche faccenda sporca da sistemare sarebbe stata inviata una squadra di assassini o qualche tuttofare sacrificabile. 

Non che viaggi improvvisi non potessero avvenire. La spia del governo aveva sentito da Dazai alcune storie su come i bordelli di Osaka e Kyoto fossero un rifugio allettante per svignarsela dal caos di Yokohama e Tokyo, ma dubitava che Chuuya lo stesse portando in qualche quartiere di piacere tradizionale.

“Avrei bisogno di sapere cosa stiamo andando a fare.”

Dopo tanti tentennamenti, Ango si decise a dare voce, in maniera più vivida, a quello che alla fine era un suo diritto sapere. Aveva cercato, casualmente, di toccare qualche oggetto per vedere attraverso la propria abilità uno spiraglio di motivo legato a quella storia. I risultati, ovviamente, a parte avere una visione di Chuuya scazzato per aver saputo qualcosa in piena notte, dandogli a intendere che non fosse neanche andato a dormire, non erano stati incoraggianti.

“Se mi riguarda direttamente, mi servirebbero detta-”

“Non ti riguarda.”

Ango sobbalzò come se qualcuno avesse appena fatto scoppiare un palloncino con uno spillo. Il caffè che ancora stringeva sobbalzò con lui all’interno del bicchiere usa e getta, ma il coperchio impedì che facesse un disastro sui suoi pantaloni.

Nel giro di pochi secondi, i timori della spia persero il volume assordante avuto fino a quel momento nella sua testa, permettendogli di tornare a pensare in maniera più analitica - per quanto le poche ore di sonno glielo concedessero.

Tuttavia, un “Oh” fu la cosa più intelligente che rispose a quella prima dichiarazione.

“Credevo-” si schiarì la voce. Doveva essere professionale. “Perché serve che venga io?”

Chuuya prese a tamburellare con un dito sul volante, crucciando l’espressione come un ragazzino restio a vuotare il sacco. Anche se Ango si era dovuto abituare all’idea che il rosso fosse a tutti gli effetti un adolescente di diciassette anni - con dei documenti falsi che gliene segnavano venti per comodità - non riusciva a fare i conti con la sensazione che, tirate in ballo certe faccende, fosse decisamente più adulto di lui. Irruenza a parte.

“Saprai cos’è successo l’anno scorso” esordì il giovane mafioso, lanciandogli un’occhiata significativa.

Per quanti eventi fossero capitati, Ango non aveva dubbi a cosa si stesse riferendo. L’incidente con Verlaine e la Guivre e, prima ancora, con Rimbaud e la storia dell’Arahabaki, erano due fascicoli che aveva redatto personalmente per la Divisione.

“Conosco i fatti e qualche dettaglio” replicò, sentendosi improvvisamente a proprio agio nel maneggiare una materia a lui più vicina.

Chuuya sbuffò sarcastico.

“Non è per te” precisò, mentre con la mano che non aveva sul volante si frugava in tasca. Recuperò un pacchetto di sigarette e, in pochi gesti abituati, ne estrasse una con le labbra. Dalla stessa tasca recuperò anche un accendino. L’odore del fumo aiutò Ango a rilassarsi.

“Non so quanto ne sai di questa storia, ma Mori-san mi ha detto che sei solito trattare le vittime con riguardo. Non ti limiti a segnare i nomi e i loro ruoli. Pure lo Sgombro dice che ci tieni a non farli sembrare soltanto dei numeri.”

Era l’ultima cosa che Ango si sarebbe mai aspettato di sentire. Annuì, come se quella fosse stata una domanda, salvo rendersi conto che gli occhi di Chuuya fossero fissi solo sulla strada e non lo stesse guardando.

Anche se l’atmosfera si era distesa e non temeva più di finire in un sacco seppellito in una buca anonima su qualche collina del Kansai, le nuove informazioni non gli stavano fornendo alcun quadro specifico. Non aveva sentito di massacri recenti e vittime tra le file della Port Mafia, men che meno nel Kansai. E cosa questo potesse avere a che fare con quanto avvenuto un anno prima con la Guivre.

“Non fare come lo Sgombro, Quattrocchi” lo riprese Chuuya, ciccando nel posacenere della macchina. “Non tirare conclusioni senza ascoltare. Sei più…” aggrottò la fronte, lanciandogli un’occhiata da capo a piedi, valutando cosa dire. “Decente, se paragonato a quello stronzo.”

“Grazie?” replicò Ango, senza capire se fosse realmente un complimento o solo un paragone triste. Evitò di soffermarcisi e restò in attesa della spiegazione - con una terribile voglia di accendersi una cicca a propria volta.

“Tra le vittime di Verlaine dell’anno scorso c’erano cinque miei amici” raccontò Chuuya senza mai scostare lo sguardo dalla strada. Dava l’idea di essere profondamente concentrato, ma ad Ango diede invece l’impressione di vedere altro. Si era accorto della rigidezza della sua postura e di come avesse smesso di fumare la sigaretta, lasciandola a consumarsi da sola.

“Erano agenti tra i più forti. Erano già un'élite e avrebbero potuto diventare Dirigenti con qualche anno in più. Verlaine li ha spazzati via come foglie” continuò, il tono privo di inflessione di chi leggeva un vecchio articolo di giornale, eppure Ango avvertì l’ondata di rabbia, di impotenza, che irradiava di fondo, nonostante il tempo passato. Non si era mai definito una persona empatica, ma neanche stupida.

Sapeva di dover avere una faccia da Mi dispiace ma, a parole, lo tenne per sé.

“Pianoman. Lippmann. Doc. Iceman. Albatross” su quell’ultimo, la spia fu colpita da una nota particolarmente amara. “Ti dicono niente, Quattrocchi?”

“Sì, ricordo i loro nomi” assentì Ango, fissando anche lui il paesaggio come modo per proiettarci la propria memoria. Dimenticarsi di qualcuno, anche se non l’aveva mai conosciuto personalmente, era qualcosa che la sua mente non era in grado di fare. Una volta toccato un oggetto per ripercorrerne i ricordi, quelli finivano per diventare parte dell’archivio che aveva in mente. Probabilmente si trattava di un effetto collaterale della sua abilità, ma non aveva mai indagato.

“Sono loro il motivo per cui stiamo andando nel Kansai?” ragionò più quieto, senza più alcuna ansia. A ripensare a cosa lo avesse agitato tanto un’ora prima si sentì quasi uno stupido.

“Per Albatross” specificò Chuuya, cambiando marcia per superare un camion. “Si occupava dei mezzi della Port Mafia, di qualsiasi tipo, fossero di strada, cielo o d’acqua.”

Ango annuì, ricordando i propri appunti in merito.

Sul viso del rosso si aprì una smorfia simile a un ghigno, ma privo di spavalderia.

“Albatross era un casinista della peggior specie” ridacchiò, per quanto la spia sentisse una malinconia senza fondo. “Prima abitavo nell’appartamento sotto al suo. Alle tre di notte si metteva a pestare i piedi di proposito finché non salivo a urlargli di smetterla. Aveva la faccia tosta di chiedermi di giocare ai videogames insieme fino all’alba o di uscire a farci un giro in moto. Era iperattivo e la notte faceva fatica ad addormentarsi. Poi magari si faceva venire un colpo di sonno alla guida. Siamo finiti in un fosso una volta, non sono stato abbastanza attento da evitarlo. Abbiamo fatto l’autostop per tornare a Yokohama.”

Non capì quando la metamorfosi fosse avvenuta, ma Ango avvertì l’atmosfera completamente diversa rispetto a quando erano partiti. E conobbe un lato del Dio della Distruzione che non aveva mai visto.

Chuuya si riportò la sigaretta alle labbra e ne tirò un’ultima boccata, prima di spegnerla nel posacenere. Tornò serio, quasi incazzato.

“Non hanno ancora trovato qualcuno alla sua altezza capace di rimpiazzarlo nel suo lavoro e hanno continuato ad arrabattarsi. Questo però ha finito col ritardare e bloccare alcune transazioni del Settore 4. La settimana scorsa ho ritrovato dei suoi vecchi appunti… un macello, era un disastro anche a tenere in ordine i conti e i clienti, non so come facesse a fare tutto” nel dirlo, pigiò ulteriormente sull’acceleratore, svicolando tra un paio di macchine. “Ho ricavato però delle info che mi hanno portato ad alcuni container stoccati che Albatross aveva preparato per delle vendite di cui… be’, si sarebbe dovuto occupare la settimana dopo la sua morte.”

La bocca di Ango era una o perfetta di stupore, mentre la sua mente ricollegava i pezzi.

“Mi era arrivata una richiesta per la rendicontazione del Settore 4, quindi era da parte tua?”

“Già” Chuuya si accese un’altra sigaretta e la spia ebbe l’impulso di chiedergliene una. Si fermò con le sillabe in gola, avendo la sensazione di invadere un territorio troppo nuovo di confidenza. “Avevo il presentimento che qualcosa non tornasse” proseguì il rosso, sfregandosi il dorso della mano occupata dalla cicca contro uno zigomo, senza perdere un secondo l’andamento dell’auto. “E infatti ho trovato una ventina di container abbandonati e svuotati.”

Ango fu scosso da un brivido poco felice. Non erano molte le opzioni da associare a quella mancanza e per nessuna ci sarebbe stata clemenza.

“Qualcuno ha derubato la Port Mafia?”

Anche solo supporlo metteva i brividi. La spia del governo non aveva ancora idea di quale fosse la loro destinazione ultima, ma ora sapeva che almeno un morto li stava aspettando. Le persone graziate dall’aver sottratto qualcosa all’organizzazione mafiosa si contavano su una mano - mano che dopo sarebbe stata loro tagliata comunque. Deglutì.

“Secondo le annotazioni di Albatross c’erano delle Ferrari, delle Lamborghini e delle Maserati, più una dozzina di moto da corsa. Qualcuno ha ben pensato di approfittare del casino in cui versavamo dopo la carneficina di Verlaine e fare il colpo grosso… e idioti noi ce ne siamo accorti quasi un anno dopo.”

Ad Ango ora era anche chiaro cosa avesse visto nei ricordi di Chuuya attraverso Discorso sulla decadenza. Doveva aver ricevuto conferma dei suoi sospetti quella notte stessa.

“Sai chi è stato?”

Il motore della macchina andò su di giri mentre il giovane mafioso stringeva il volante della macchina con una presa che in un altro contesto avrebbe spezzato il collo a qualcuno, come sembrava essere sua intenzione fare una volta giunti a destinazione.

“Ho dei sospetti. Mori-san mi ha dato carta bianca per indagare e per usare le risorse che preferivo” e nel dirlo, gli scoccò un’occhiata eloquente.

“Farò quello che posso…” replicò Ango, sinceramente stupito di rientrare nella lista delle persone utili a uno dei due prodigi della Port Mafia. Questo gli fece salire però un dubbio lecito. “So che tu e Dazai non andate molto d’accordo, ma lui probabilmente sarebbe stata la persona più indicata a cui rivolgersi, no… ?”

Chuuya ringhiò mostrando i denti e la spia se ne pentì, aderendo di più contro il sedile come se avesse potuto sparirci.

“È una questione in cui non voglio che quello Sgombro del cazzo ficchi il naso, soprattutto ora che gongola per essere diventato Dirigente.”

Si sfogò mandando l’auto quasi al massimo e Ango ebbe solo la percezione delle macchine che superavano come macchie di colore. Non era per niente tipo da alta velocità, ma la certezza che, in caso di incidente, Chuuya avrebbe potuto manipolare la gravità per evitare che si ammazzassero non lo portò a pigolare di rallentare.

“Dazai non ha rispetto per i morti e questa cosa mi fa incazzare. Le Bandiere erano miei amici. Sono stati fatti fuori per colpa mia. Qualsiasi cosa li riguardi non la metterò in mano a quel bastardo perché giochi a fare il detective propinandomi indovinelli invece di soluzioni.”

Esclusi gli epiteti e gli insulti, Ango convenne che fosse una descrizione in buona sostanza accurata di ciò che sarebbe successo se il più giovane Dirigente della Port Mafia avesse preso in carico quel caso.

“E io come posso aiutarti?” era l’ultimo dubbio che doveva togliersi e che, ricevendo risposta, avrebbe fatto collimare i perché di quel viaggio fuori programma.

“Mi serve la tua abilità.”

Chuuya andò dritto al punto senza girarci intorno, ma questo non tolse il pallino ad Ango di volere più chiarezza.

“Mori-san - e pure quell’idiota di Dazai - mi hanno spiegato che puoi vedere i ricordi degli oggetti. Scavare a fondo se necessario.”

“Sì…” assentì Ango.

“Il Boss mi ha chiesto di non fare casino” sbuffò Chuuya, mettendo la freccia per svoltare a un bivio e riprendere a incalzare sul pedale dell’acceleratore. Finì di fumarsi anche la seconda sigaretta e riportò entrambe le mani sul volante, visibilmente più rilassato, quasi scocciato. 

“I miei uomini hanno trovato traccia di alcune delle auto dalle parti di Osaka e Kyoto. Sembra sia in corso una sorta di showroom della malavita e noi siamo diretti lì. Non stiamo andando in veste di rappresentanti della Port Mafia per non alzare polveroni inutili e pestare i piedi ai nostri alleati. Non so ancora se sono coinvolti. Tu dovrai limitarti a toccare quelle macchine e cercare tracce di Albatross, tutto qua.”

Ango prese un respiro molto profondo, elaborando le implicazioni insite in quel riassunto striminzito di piano che annunciava più catastrofi che una riuscita indenne. Il passo per scatenare una guerra tra organizzazioni malavitose di regioni diverse era davvero molto, troppo breve. E Chuuya, decisamente, era l’ultima persona al mondo in grado di trattenersi e saper ricorrere alla diplomazia per risolvere una qualsiasi questione. Una tanto personale meno che mai.

“Non mi hai fatto portare dei cambi perché presumo dovremo interpretare degli alias?”

Chuuya gli diede una pacca sulla coscia con un ghigno. Un gesto goliardico che fece sussultare però la spia. Ebbe la sensazione che la zona dove era stato toccato scottasse, nonostante non gli avesse fatto male. 

“Vedi? Sei decisamente più decente di Dazai! Capisci al volo, ma senza fare il saccente.”

“In realtà” puntualizzò Ango, sentendo infine tornare la stanchezza per il sonno interrotto. “Ci sono diversi punti lacunosi che dovremmo colmare prima di intraprendere qualsiasi farsa…”

Il rosso cambiò varie canzoni della playlist, senza lasciarne davvero nessuna per più di tre secondi.

“Vedila così Quattrocchi: abbiamo tutto il viaggio per definire i dettagli che non ti tornano. Appena arriviamo passiamo a comprare qualcosa che non ti faccia sembrare un contabile e nel pomeriggio si va in scena. Cosa può andare storto?”

Tipo tutto era ciò che Ango avrebbe voluto rispondere di cuore.


Caught in the middle of a crossfire
Lost my balance on a high wire
Trying to figure out what to do
Pushed to the edge of my reason
Everywhere around me it's treason
I don't want to do that to you

[Sink or swim - Tyrone Wells]







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Era l'ultima storia con Chuuya e Ango che avevo da parte, scritta per il COWT. Una sorta di Missing Moment??? Ormai non posso più negare di amare questo duo. 
Le canzoni sono davvero le più disparate, ma nei miei headcanon per me Chuuya ascolta di tutto, a volte per il ritmo, spesso per l'umore, e altre volte quelle che gli rimangono per il testo. L'ultima però è tutta dedicata ad Ango. 
Spero presto di scrivere altro su di loro, ho un certo Bacio di Klimt che mi reclama... 
Mi trovate su @nolongerflawless.fanfic su IG per fare quattro chiacchiere o su fb nella pagina Nefelibata ~ Eneri Mess! 
   
 
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