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Autore: FrancyF    25/04/2022    0 recensioni
[DOC Nelle Tue Mani ]
Giulia e Lorenzo si sono lasciati tutto il dolore alle spalle, pronti per iniziare una nuova vita assieme a Genova. Raccolta di one shot sul loro futuro. La loro storia inedita.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ok, questo sarebbe l'ultima one shot che ho scritto su loro due. Probabilmente quest'estate ne scriverò altre e aggiornerò questa storia; ma per il momento, mi fermo qui. E' un periodo ancora parecchio impegnativo per me e, purtroppo, il tempo per scrivere le mie mille idee è molto ridotto. Spero comunque di avervi fatto compagnia con queste brevi oneshot su Giulia e Lorenzo. Meritavano molto di più.  - Fran

“Oh, I'm obsessed
With the way your head is laying on my chest
 How you love the things I hate about myself
And no one knows, but with you,
I see hope again”
-“I guess I’m in love” Clinton Kane
 
Giulia stava ferma a fissare quella scena da dieci minuti buoni.
Se quella era la felicità, beh pensava proprio di volere abituarsi presto a quella sensazione d’eccitazione crescente che provava nel petto.
Il cuore le scoppiava dalla gioia nel constatare quante persone volessero bene a suo figlio e quante avessero supportato lei e Lorenzo in quell’anno e mezzo di vita assieme.
Quel giorno era speciale: Andrea compiva un anno di vita. Lei avrebbe voluto una festa semplice, solo loro tre; ma Lorenzo aveva altri piani in mente: d’altronde Andrea era il loro unico figlio e il traguardo di un anno di vita doveva essere celebrato. Soprattutto dopo la pandemia e tutto quello che aveva comportato: l’ansia costante di perderlo doveva essere evasa solamente con l’amore. Così aveva invitato prima Susanna e Alessandro, ai quali si erano inesorabilmente aggiunti Eleonora e Fabio. Andrea si era auto invitato in quanto omonimo del festeggiato e con lui era arrivata tutta la truppa da Milano: Carolina, Agnese, Enrico, Teresa, Gabriel, Elisa, e Riccardo e Alba.
Stavano tutti dietro il grande tavolo della cucina, che era stato spostato di lato per avere l’intero soggiorno/sala da pranzo libero. Andrea era stato costretto nel seggiolone e Lorenzo aveva insistito per mettergli addosso una ridicola maglietta con la scritta “1” e quegli odiosi capellini di carta a forma di cono. Era buffissimo mentre guardava incantato suo padre che accedeva la candelina sulla torta.
-Tu e Lorenzo sembrate così felici assieme- Eleonora le fece voltare lo sguardo.
-Come?- Giulia non riusciva a staccare lo sguardo da suo figlio.
-Tu e Lorenzo sembrate felici- ripetè la donna, sorridendo. Le rughe intorno agli occhi celavano un’ombra d tristezza sopita. -No… sai, oggi non voglio pensare a lui- Eleonora si asciugò una lacrima solitaria –ma avrebbe adorato tutto questo. Vi adorava ragazzi e stravedeva per Andrea-.
Sergio se ne era andato lo scorso mese, stroncato dal cancro. Da allora Eleonora viveva a casa di Alessandro e Susanna. Loro erano stati così gentili da cederli la camera da letto degli ospiti, per permettere alla donna di stare più vicino possibile alla figlia e al nipotino. E Giulia doveva ammettere che quella convivenza inaspettata andava meglio di quello che mai avrebbe potuto sperare.
-Lo siamo- Giulia si sorprese di quelle parole, ma le pesava veramente. Per la prima volta in vita sua, adesso, aveva una stabilità emotiva.
A proposito di Lorenzo… dove si era cacciato?
 
-Lo sai vero che sgattaiolare fuori poco prima del taglio della torta darà sicuramente nell’occhio vero?-  Andrea non riusciva a smettere di sorridere alla vista dell’amico cosi nervoso. Già si immaginava perché l’aveva costretto ad uscire dall’appartamento.
Lorenzo camminava avanti ed indietro nell’atrio del palazzo, cercando di dare un ordine ai suoi pensieri. Gesticolava quasi e piccole gocce di sudore gli stavano scendendo giù dal volto.
-Non riuscivo a trovare una scusa. Giulia è troppo intelligente- .
Il dottor Lorenzo Lazzarini che andava in panico?
-Mi faresti da testimone di nozze?-
Il sorriso sornione di Andrea si allargò ancora di più.
-Devo ancora chiederglielo. Ma dirà di sì- aggiunse il giovane medico.
-L’ottimismo è la prima cosa. Fondamentale-
-Finiscila Doc- Lorenzo gli lanciò un’occhiataccia, mentre armeggiavi con la tasca dei jeans e tirava fuori l’anello nuziale.  –Era di mia mamma. E’ di famiglia. Giulia non sospetta nulla. Abbiamo sempre detto di volere aspettare per il matrimonio-.
Dio, quella conversazione tra lui e Andrea Fanti stava realmente accadendo o era tutto frutto di un’allucinazione? Solamente due anni fa era Andrea che andava a letto con Giulia!
 
Giulia era così concentrata sullo schermo del computer che non si accorse neanche dell’arrivo di Lorenzo.
-Ehi… mi hai chiamato per un consulto?-.
-Si…- lei girò appena lo sguardo – si tratta di Paride. Oggi ha avuto una crisi e stiamo cercando di capire cosa è successo-.
Lorenzo si mise una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più.
-Lo so’- disse, lasciandosi cadere sulla sedia girevole accanto a Giulia –ho visto Silvia e i ragazzi in corridoio. Piangevano. E’ molto grave?-.
Dietro la parete di vetro c’era Paride, sdraiato nella tac. Giulia chiuse il collegamento audio, in modo che l’uomo non la potesse sentire.
-Lorenzo, Paride è qui da quando io ho ripreso a lavorare… quindi quasi cinque mesi. Non reagisce alle terapie, non è come gli altri pazienti del trial… io… è come se il suo corpo lottasse contro di lui-.
Lorenzo si focalizzò sull’immagine della tac.
-Nessun cambiamento- sussurrò incredulo –da quanto è sotto trattamento?-
-Da due settimane abbiamo completato l’ultimo ciclo con le staminali. Non so’ se con questi risultati possiamo tenerlo. Oggi aveva così tanto mal di testa che voleva stare al buio completo. Per un momento mi è sembrato di rivedere Fabio-.
Giulia sbatté le palpebre, tentando di ricacciare dentro le lacrime e rimanere lucida. Fabio aveva finalmente iniziato il trial per la sclerosi multipla, ottenendo risultati incoraggianti. Purtroppo, la stessa cosa non si poteva dire di altri pazienti.
-Giulia, andiamo non potete escluderlo dal programma. Ha tre figli piccoli-
-Ha fatto tre figli piccoli pur sapendo di essere malato. Non lo giudico, ma sapeva che la sua malattia è degenerativa-.
Per una frazione di secondo la mente di Lorenzo vagò nel vuoto. Sapeva che Giulia, la sua Giulia non pensava veramente quelle parole; ma, a distanza di dieci anni, la sua mente faceva ancora fatica a scontarsi con quella rigida e impostata della donna.
-Perché, tu non vorresti altri figli?-.
Gli sembrava quasi sciocco porle quella domanda durante quel momento così intimo, ma le parole gli erano scivolate di bocca ancora prima che potesse fermarle.
Vide Giulia arrestarsi di colpo. La giovane donna lo guardò dritto negli occhi, ancora incredula. Cosa centravano loro due e la loro relazione adesso? Diavolo, stavano curando un uomo di quarant’anni malato di sclerosi multipla!
-Cos…?-
Giulia vide improvvisamente un lampo di paura negli occhi del suo compagno.
-Vuoi altri bambini?- balbettò lei.
-Non sto dicendo di volervi adesso-
-Beh…- Giulia abbassò lo sguardo –me lo stai proponendo mentre sto studiando il cervello di un uomo malato di sclerosi multipla-
-Mi hai chiesto tu un consulto-
-Ti ho chiesto un consulto perché sei più bravo di me nella diagnostica per immagini-.
Lorenzo la ignorò.
-Giulia, non hai risposto alla mia domanda- adesso era quasi imbarazzato. Ci pensava da un po’ ad un altro figlio e per varie ragioni. Dai comportamenti che Giulia aveva avuto con lui nell’ultima settimana, dagli atteggiamenti dolci che rivolgeva ad Andrea, si era convinto che anche lei stesse pensando la stessa cosa. Evidentemente si sbagliava.
-Abbiamo fatto sesso ogni giorno questa settimana e siamo a venerdì e così ho pensato…- l’imbarazzo era palpabile sia nella voce sia nell’espressione facciale di Lorenzo, ma Giulia sospettava che ci fosse di più.
Era vero. Questo la donna doveva ammetterlo. Negli ultimi giorni lei e Lorenzo erano stati più intimi e l’avevano fatto anche più volte al giorno, complice il fatto che Alessandro e Susanna si erano finalmente trasferiti nel palazzo vicino al loro e li tenevano spesso il bambino. Ma era bastato solo quello a fare venire voglia a Lorenzo di diventare di nuovo padre? Soprattutto, perché non glie ne aveva parlato prima.
-Hai pensato che io volessi che tu mi mettessi incinta?- Giulia scoppiò a ridere –non siamo più liberi di fare l’amore più volte al giorno? -.
Lorenzo la guardò vagamente accigliato.
-Sarebbe così sciocco pensarlo?
-Tu vuoi che facciamo un altro bambino? Vuoi che lo facciamo ora?-
-Beh- l’uomo abbassò fugacemente lo sguardo –no, non in questo preciso momento se devo essere sincero, ma…  ho visto come ti illumini quando Andre è con te, ho visto che tipo di mamma sei. Pensavi di non essere in grado, ma sbagliavi. Sei straordinaria e…-.
-Lorenzo io non voglio altri figli- Giulia alzò le mani in segno di difesa. Tutte quei bei discorsi che sapeva fare solo Lorenzo, la stavano mandando in confusione. –Non sono pronta e non potrei sopportare… non ci riuscirei. Possiamo tornare alla tac?-.
Non poteva sopportare il pensiero di perdere un bambino. Avevano quasi perso Andrea. Si erano quasi persi l’un l’altro. E adesso Lorenzo voleva ripetere tutto? Adesso che lei si era appena ripresa fisicamente e mentalmente da una gravidanza difficile?
Lorenzo la fissava senza proferire parola. Si alzò, si sistemò il camice sulle spalle e prese la cartella di Paride.
-L’infiammazione si è estesa. Ha poche aspettative… o cambia terapie o i sintomi diventeranno sempre più gravi- disse mesto uscendo dalla stanza e chiudendo la porta dietro di sé.
 
-Scusa se ho dato di matto oggi. Non avrei dovuto reagire così-.
Lorenzo continuò imperterrito a piegare il camice e a infilarlo con estrema cura nel suo armadietto.
Era chiaro che si era offeso e  voleva farglielo notare. Era dalla loro discussione di quella mattina che non le rivolgeva nemmeno uno sguardo. A pranzo, in sala mensa, non si era neppure fatto vedere.
Giulia sospirò. Parlare di sentimenti non era mai stato il suo forte.
- Lorenzo puoi guadarmi per favore?-
Lorenzo chiuse l’armadietto.
-Giulia, è stata una lunga giornata. Possiamo andare a casa senza litigare?-
-Posso almeno darti una spiegazione? Dio sei così cocciuto a volte!-
-Senti ho sbagliato. Ti ho preso in contropiede e tu non te lo aspettavi. E’ normale, io sono impulsivo e tu… tu hai bisogno di tempo-
-Ho bisogno di tempo? Fino a ieri non ne avevamo mai parlato, e oggi te ne sei uscito con il volere un altro figlio di punto in bianco! E ti sei anche offeso quanto io sono rimasta allibita…-
-Ne voglio tre in effetti di figli, ma intanto potremmo in iniziare a fare il secondo… e lo sapevi. Ho sempre detto di volere altri figli-.
 
Lorenzo la fissava con le lacrime agli occhi, debole e pallido, nel letto dell’ospedale Policlinico Ambrosiano. Era una dei primi giorni che Giulia si sentiva abbastanza forte per alzarsi in piedi e andare da lui, in terapia intensiva. Respirava ancora a fatica con la tuta e la mascherina, ma doveva andare a vederlo.
-Ciao- una mano della donna sfiorò i capelli dell’uomo e Lorenzo aprì gli occhi e sorrise.
-Ciao- rispose, inspirando profondamente dal respiratore.
-Perdonami- aggiunse lui poco dopo –ti ho passato il covid-.
Giulia sentiva Lorenzo ripetere quella frase da giorni, quella e altre scuse che per li non valevano niente. Nn doveva perdonarlo proprio di nulla perché non c’era niente da perdonare. E on importava quante volte lei gli avesse già detto che non c’era nulla da fare, che era successo e basta e che il covid era già in circolazione da settimane; lui si scusava sempre piangendo.
Giulia scosse lievemente la testa e accennò un lieve sorriso, che Lorenzo percepì dal luccicare degli occhi della donna. Prese una mano dell’uomo, che era delle e molle sotto il suo tocco, e gliela fece appoggiare sul suo ventre. Ormai era di tredici settimane e il suo ventre era arrotondato. Lorenzo tese la mano e fece uno sforzo enorme per allungare le dita e appoggiare tutta la mano sulla pancia di Giulia. Sorrise istintivamente. Nonostante tutto, erano loro la cosa più importante.
-Papà è qui- una lacrima rigò il volto dell’uomo –andrà tutto bene- sospirò respirando affannosamente –andremo a Genova e avremo altri bambini-.
 
Giulia rimase in silenzio tombale. I discorsi c’erano stati, era vero; ma la donna li aveva sempre collocati in un futuro lontano, quasi imperscrutabile. Soprattutto non ora che aveva ripreso in mano la sua vita lavorativa che le stava donando immense soddisfazioni.  
-Lo so’ che tu e Fabio avete ripreso a sentirvi da poco, ma io sono cresciuto nel mito di mia sorella. La adoro in tutto e per tutto e questo lo sai. Quindi non voglio privare mio figlio di avere quel tipo di rapporto con un ipotetica sorella-.
Giulia si detestò. Come era possibile? Voleva veramente privare Lorenzo di una gioia così grande solo perché lei era pietrificata dalla paura?
-Andrea è arrivato nel momento peggiore della mia vita- la voce della ragazza si abbassò, diventando di colpo seria e Lorenzo si avvicinò a lei. I loro volti si sfioravano. -Ti ricordi quanto era perfetto quando è nato?-.
L’uomo sorrise al ricordo.
-Lo è ancora-
-Era piccolo e delicato ed era nostro. Era identico a te e aveva i miei tratti e… e Dio non pensavo di potere amare qualcuno così tanto. E grazie a lui ti ho amato anche di più. E poi quando pensavo che il mio cuore non potesse contenere tutto l’amore che provavo per lui, siamo venuti qui e abbiamo veramente iniziato una nuova vita a partire da zero. Io ero serena, perché avevo te e lui e assieme noi tre siamo perfetti-.
-Giulia, dove vuoi arrivare?-
-Non voglio un altro figlio perché non voglio che cambino le cose tra di noi. Abbiamo appena raggiunto un equilibrio qui a Genova. Non voglio distruggerlo. Andrea è così piccolo. Non han nemmeno un anno e io sono tornata a lavorare da solo un mese. Non voglio rinunciare al mio lavoro, ci tengo troppo-
Adesso Lorenzo si sentiva un completo idiota. Era così spaventato dall’idea di perderla che si era costruito un film mentale ed era andato nel panico. Senza preavviso buttò per terra lo stetoscopio e baciò la donna sulle labbra, accarezzandole il viso.
-Pensavo… pensavo…-
Giulia sorrise con gli occhi lucidi-
-Che cosa? Che non volessi un figlio da te?-.
Lorenzo annuì, stringendole a sé.
-Oh Dio, scusami io… io non voglio che tu senta alcun tipo di pressione.. Insomma… sì è un mio desiderio, sì voglio che mio figlio abbia una sorella ma se non ti senti pronta o…-
-Andrea è la cosa più bella della mia vita e me lo hai regalato tu- sussurrò Giulia al suo orecchio. –Ti chiedo solo di pazientare un altro po’ va bene? Aspettiamo la sua festa di compleanno-.
Lorenzo annuì, baciandola in fronte.
-Va bene…- poi aggiunse –scusa se ho frainteso. E’ che per la prima gravidanza non sono stato presente come volevo e quando hai detto di non volere figli pensavo che non ne volessi e basta-
 
-Dio, Lorenzo ma perché non sei venuto prima?!- sbottò lei, non appena Lorenzo comparve sulla soglia della medicheria.
Lui la fissò confuso. Era fuori servizio, il suo turno era finito la sera prima ed era solamente passato per lasciare Andrea al nido e portare a Giulia il solito caffè nero bollente.
Il rituale del caffè mattutino il lunedì era diventato imprescindibile per loro. Era il giorno libero di Lorenzo, mentre Giulia attaccava già alle sei del mattino e tirava avanti fino alle due del pomeriggio. Lorenzo si svegliava con tutta calma, vestiva e dava da mangiare ad Andrea e poi lo portava al nido per le nove. Alle nove e mezza il giovane uomo era già sulla terrazza dell’ospedale, pronto ad aspettare Giulia con due tazze di caffè fumanti.
Quel lunedì mattina d’inizio ottobre però, Giulia non c’è in terrazza. Lorenzo afferrò il cellulare, incastrando le due tazze di caffè tra lo sterno e il gomito.
Due chiamate perse da Giulia.
Il suo cuore fece un tuffo all’indietro. Giulia non era di certo il tipo da usare il cellulare al lavoro. Deve per forza essere successo qualcosa.
Ed eccola lì Giulia, davanti a lui che lo guardava con un’espressione eccessivamente corrucciata.
-Giulia?- Lorenzo aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì niente. Giulia lo precedette. E chiuse la porta alle loro spalle.
-Volevo aspettarti questa volta- disse tutto d’un fiato, facendo scivolare in mano all’uomo un  bastoncino di plastica.
Gli occhi di Lorenzo si spalancarono.
Fece cadere i due caffè per terra, macchiandosi inesorabilmente il maglione e fissò incurante il liquido marrone spargersi sulle piastrelle grigie del pavimento.
-Da quando è che lo sai?- sussurrò in maniera impercettibile, gli occhi fissi in quelli blu di Giulia. Le mani di Lorenzo si andarono subito a posare sul ventre della donna, come se fosse già sicuro della risposta.
-Ho un ritardo di due settimane- ammise lei –senti… so’ che non l’abbiamo proprio cercato, ma Dio forse è bastata quella volta dopo la festa di compleanno di Andre… o quell’altra volta quando l’abbiamo fatto qui in osped…-.
Lorenzo la zittì con un bacio, ma Giulia si scostò subito.
-Sai di caffè- la donna fece una smorfia. L’aroma intenso del caffè era insopportabile e per un momento pensò di vomitare sulle scarpe di Lorenzo.
-Ho appena bevuto un sorso- si giustificò lui- con un sorriso enorme in volto. In un momento del genere lei avrebbe anche potuto prenderlo a calci e non gli sarebbe minimamente importato.
-Quindi?-
-Quindi adesso mi chiudo in quel bagno e aspettiamo cinque minuti-.
Lorenzo annuì e fece per entrare in bagno con lei, ma lo sguardo di fuoco che ricevette da Giulia fu sufficiente a farlo desistere.
 
Giulia inspirò pesantemente dentro e fuori, cercando di calmarsi. Neanche quando aveva scoperto di aspettare Andrea era così nervosa, ma questa volta era diverso. Questa volta aveva Lorenzo accanto a lei. Questa volta lei quel bambino lo desiderava sin dal primo momento.
Le luci al neon sfarfallavano sopra di lei, mentre metteva lo stick nel bicchiere di plastica contenente la sua pipì.
-Guardiamo insieme ok?-
Il cuore di Lorenzo batteva così forte che temeva gli uscisse dal petto.
-Positivo- lesse lei con un filo di voce e, in mezzo secondo, si ritrovò le labbra di Lorenzo sulle sue. Il testa cadde per terra, tintennando contro il pavimento, mentre Lorenzo la sollevò da terra e la fece girare leggermente in aria, beandosi del sorriso che dipinse il volto della donna.
-Ti amo – le disse, tra un bacio ed un altro, mentre le mani dell’uomo si intrufolavano già sotto il suo camice. –Quanto tempo abbiamo?- le sussurrò ad un orecchio.
-Ho solamente dieci minuti…- Giulia lo fermò dolcemente, mettendole entrambe le mani ai polsi. –Dimmi che sei felice- sussurrò, chiudendo gli occhi e lasciandosi stringere da lui.
Ancora una volta Lorenzo aveva fatto cedere le sue difese e grosse lacrime si formarono inesorabilmente sul volto della donna. Gli occhi umidi di Giulia si specchiarono nelle lacrime di Lorenzo, che già piangeva commosso.
L’uomo la baciò con passione e la strinse a sé ancora di più.
-Amore, certo che sono felice, ma voglio che anche tu lo vuoi-
Giulia lo fissò dritto negli occhi. Era davvero disposto a rinunciare alla gioia di un altro figlio per la sua felicità? Senza nessun tipo di pressione, era un uomo straordinario.
-Io voglio questo bambino Lorenzo. Lo voglio più di quanto creda tu. E’ vero, la tempistica non è di nuovo dalla nostra parte ma..-
-Ma niente. E’ escluso che starai un altro anno a casa. Prenditi quello che ti serve per riprenderti dal parto e poi il bambino lo guardo io, anzi i bambini-.
-No, Lorenzo davvero-
-Niente no. Lo so’ che adori questo lavori e ami davvero fare parte del progetto di ricerca per la sclerosi e non è giusto che rinunci a tutto questo un’altra volta. Io non rinuncio a tanto. Mi piace lavorare qui, ma adoro anche stare a casa con mio figlio. Andre non me lo sono quasi goduto i primi mesi tra il covid e il resto. Recupererò con il secondo-.
   
 
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