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Autore: Farkas    25/04/2022    4 recensioni
Per salvare la vita di sua zia Peter non ha altra scelta che fare un patto col diavolo. Non deve vendere l'anima, ma il suo matrimonio con MJ che verrà cancellato dalla storia, in modo che Mefisto possa cibarsi dell'infelicità che i due proveranno per l'amore perduto. Peter accetta e ottiene anche che tutto il mondo esclusa MJ scordi la sua identità, mentre lui e la rossa dimenticheranno di aver stipulato il patto. Ma Mefisto, vuole di più. E per ottenerlo fa leva su quello che è forse il sentimento più potente in grado di provare qualunque creatura senziente: l'amore.
Il demone dunque fa un'offerta ulteriore a Mary Jane: se entro un anno riuscirà a riconquistare Peter lui renderà loro il matrimonio, in caso contrario prenderà l'anima della rossa. Ma un uomo d'affari prudente sa che conviene diversificare gli investimenti e quindi Mefisto fa la stessa proposta anche a Felicia, permettendole di ricordare la vera identità di Peter ed eliminando tutti gli impedimenti a una sua storia con lui, garantendole una chance di successo.
Spinte dall'amore entrambe accettano. Chi vincerà questa diabolica scommessa?
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Curt Connors, Felicia Hardy, J. Jonah Jameson, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Un Nuovo Giorno

 

Capitolo 9: Parti in movimento

 
 
Peter aveva ancora in testa la conversazione con MJ e il bacio che ne aveva fatto parte, quando gli arrivò uno SMS da Felicia che chiedeva: “Ti va un caffè?”.
Peter esitò. Non era proprio certo che fosse il caso…  ma in fondo che c’era di male? Prendere un caffè con una vecchia amica, farci due chiacchiere… accettò l’invito e si mise d’accordo con l’unigenita di Walter sul bar dove andare.
 
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Vedendo che Peter aveva accettato il suo invito Felicia Hardy sorrise. L’attacco era iniziato.
Passò tre quarti d’ora buoni a decidere come vestirsi. Niente di troppo elegante: non sarebbe stato adeguato. Niente di troppo scollato: funzionava per molti uomini e molte donne, ma Peter non cedeva così facilmente. E poi non doveva essere invasiva. Era come sollevare un uovo fabergé. Doveva essere discreta e delicata.
Optò per una semplice maglietta viola, un paio di jeans e scarpe da ginnastica. Esitò e si legò i capelli in una coda di cavallo, poi ci ripensò, li sciolse e li rilasciò ricadere ondulati sulla schiena.
 
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“Speriamo non gli capiti un crimine in corso e mi dia buca” si disse Felicia, sedendosi al tavolino dello Starbucks più vicino a casa sua. Poco dopo venne raggiunta da un tipo alto e bello, dai cappelli neri corti e gli occhi verdi che sfoderando un sorriso luminoso chiese: -Ti dispiace se mi siedo? -
Un tempo Felicia avrebbe ricambiato il sorriso e cominciato una piacevole schermaglia verbale, ma ormai era tesa verso un solo obiettivo.
-Assolutamente sì. Ho un appuntamento-.
-Un uomo che fa aspettare una donna come te…- cominciò l’altro ma proprio in quel momento, il viso dell’albina s’illuminò, non appena vide entrare colui per il quale aveva messo in palio la propria anima.
-La persona che aspettavo è appena arrivata. Sono qui per lui, solo per lui- dichiarò in tono appassionato. Tono che convinse l’aspirante seduttore ad alzare i tacchi. Per fortuna Peter non l’aveva sentita.
Nel vederlo avvicinarsi Felicia avvertì tutti sintomi: vuoto nello stomaco, cuore che batteva forte, piacevole calore diffuso in tutto il corpo.
Per Peter ritrovarsi di fronte a Felicia subito dopo il momento vissuto con MJ fu strano. Anche perché avrebbe giurato che la giovane Hardy fosse diventata perfino più bella del solito: nei suoi occhi ci si poteva perdere e il viso perfetto era stato illuminato da uno splendido sorriso, quando si era seduto di fronte a lei. Stava molto bene, anche se non indossava nulla di elaborato, ma dopotutto Felicia non aveva bisogno d’impegnarsi per essere bella. Lo era e basta. E quando voleva impegnarsi anziché bella appariva sublime… e la sensazione di precarietà e pericolo che sempre le aleggiava intorno, non toglieva nulla al suo fascino, tutt’altro.
-Qualche novità? - domandò dopo che entrambi ebbero ordinato.
-Nulla. Quello pseudo-goblin sembra essersi volatilizzato. Tuttavia a detta di Misty ha messo abbastanza paura ai politici perché ci ingaggino ancora per un po’. Ho pensato che fare due chiacchiere mi avrebbe tirato un po’ su vista la noia che mi attende-.
-Devi sorvegliare un altro comizio? -.
-Due. Uno di Crowne stasera e un altro di Hollister domani mattina-.
In quanto ragazzo di Lily, Harry avrebbe potuto presenziare… se Minaccia avesse attaccato, avrebbe saputo che non c’era lui dietro quella maschera. E alla peggio avrebbe scattato qualche foto per il giornale.
-Quand’è il comizio di Hollister? Magari ci faccio un salto-.
-Da quando t’interessi di politica? -.
-Non mi interessa la politica, ma Hollister. Sua figlia è la nuova ragazza di Harry-.
Felicia fu tutt’altro che lenta nel capire le implicazioni che ciò comportava: - Temi che se finora Minaccia non l’ha attaccato, sia perché in realtà è lui? -.
Peter annuì funereo. Aveva un pessimo ricordo del periodo di Harry come goblin. Felicia dovette rendersene conto, perché cambiò subito argomento, passando a chiedere di come andasse al Bugle sotto la nuova gestione.
Dopo aver terminato la loro consumazione i due uscirono dal bar continuando a chiacchierare. Non stava succedendo nulla di straordinario tra loro, eppure Felicia si sentiva meravigliosamente bene e malgrado ciò che era accaduto fra loro poco prima, Peter non pensava a MJ.
-Questo Mister Negativo deve avere un piano preciso. E se non teme d’inimicarsi né l’Hydra, né il Maggia deve avere una grossa riserva di uomini e mezzi- commentò Felicia, dopo che l’amico le ebbe raccontato di ciò che era accaduto poche ore prima.
-È la conclusione a cui sono giunto anch’io-.
-Allora che aspettiamo a indagare? - fece la ragazza strizzandogli l’occhio.
Peter parve dubbioso: -Non so se sia il caso. Sei registrata… se qualcuno ci vedesse collaborare potresti passare dei guai-.
-Oh, piantala con le tue paranoie e levati i vestiti! – ribatté Felicia con un gesto di stizza.
-Mai un po’ di romanticismo prima, eh? Passi subito al sodo-.
-Ehi, le allusioni in genere le faccio io! -.
 
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Vin Gonzales fece una smorfia. Come poliziotto era abbastanza abituato ai cadaveri, ma quello era davvero in condizioni pessime. Era stato percosso fino a diventare irriconoscibile, probabilmente con una sbarra di ferro o qualcosa del genere.
-Brutta faccenda. Presumo fosse molto odiato dall’omicida… guarda la posizione delle braccia Vin. Qualche figlio di puttana l’ha legato e poi l’ha ammazzato a sprangate. Non ho bisogno nemmeno di sentire il medico legale, ci scommetto quello che vuoi- commentò O’ Neil.
 
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Gli informatori abituali avevano negato di sapere checchessia sulle attività o i nascondigli degli uomini di Mister Negativo e lo stesso avevano fatto i delinquenti casuali pestati e interrogati.
-Be’ almeno abbiamo fermato otto scippi e tre rapine- commentò Peter. In quel momento si udì un tuono e dalle nuvole che da qualche ora si erano addossate in cielo cominciarono a cadere le prime gocce d’acqua.
Non era il massimo volteggiare sotto la pioggia e ormai era chiaro che il misterioso criminale sapesse coprire bene le sue tracce, quindi i due decisero di sospendere le indagini e di rincasare con la metropolitana.
 
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Naturalmente visto che pioveva, la metro era affollatissima. Peter e Felicia si ritrovarono a fare una coda mostruosa per comprare il biglietto. Svantaggi di vivere nella più grande città degli Stati Uniti… o forse vantaggi, visto che ebbero un sacco di tempo per chiacchierare e Felicia continuò a godere di quel piacevole aumento dei battiti che le suscitava la presenza di Peter. Quest’ultimo si sentiva a sua volta invaso da una sensazione piacevole in presenza dell’albina. Ed entrambi quando finalmente riuscirono a salire sulla metro, provarono un lieve dispiacere all’idea che quel pomeriggio insieme fosse finito.
 
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C’era chi invece non vedeva l’ora che quella giornata finisse ed era Lorenzo Buffardi, pezzo grosso del Maggia, arrestato grazie a Luke Cage che dopo un giro in tribunale, stava venendo scortato in carcere, dove sarebbe dovuto rimanere fino all’udienza conclusiva. Udienza che si sarebbe conclusa con la piena assoluzione, dato che il Maggia si era assicurato che venisse assegnata a un giudice sul loro libro paga. Lorenzo non vedeva l’ora di concludere quella buffonata e di tornarsene a casa sua a stappare una bottiglia di vino italiano tra gli applausi dei parenti e dei complici… però il destino e soprattutto Mister Negativo avevano piani molto diversi per Lorenzo: saputo grazie a una spia che il processo sarebbe stato una farsa, il misterioso criminale aveva deciso di sbarazzarsi di un altro rivale. Grazie a un fruttuoso compenso uno di quelli che sapeva del trasferimento aveva cantato, e sul treno era stato caricato un grosso carico di esplosivo.
Il mafioso stava già pregustando la compagnia di un paio di amichette, finita quella noiosa formalità del processo, quando vide una luce arancione sprigionarsi dall’esterno. Un attimo dopo si udì un “BANG” colossale e Lorenzo Buffardi si ritrovò di fronte a un giudice che mai avrebbe potuto corrompere.
Secondo gli ordini la bomba doveva esplodere alle 19:49. Alla 19:50 Mister Negativo si mise in contatto con il dipendente che doveva accertarsi della riuscita dell’attentato.
-Allora? - si limitò a chiedere.
-Tutto fatto, capo. Cavolo, secondo me dovrebbero darci una medaglia: abbiamo appena impedito che un mafioso se la cavasse grazie a un giudice corrotto. Chissà se sentono così quegli idioti in costume, quando salvano la giornata-.
-Chissà- commentò Negativo.
 
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Il senso di ragno di Peter scattò nello stesso istante in cui fu attivato il detonatore, ma il castano non ebbe il tempo di fare altro che balzare verso la sua ex e stringere a sé. Un attimo dopo caddero entrambi sul pavimento, rotolando via dalla traiettoria del pezzo di lamiera che si conficcò esattamente dove si trovava l’albina un attimo prima.
-C’è mancato poco- ansimò il fotografo. - Dobbiamo muoverci a uscire di qui-.
-Un po’ difficile fino a che mi tieni bloccata contro il pavimento- osservò la giovane Hardy. - Non che mi lamenti, ma non mi pare proprio il momento adatto-.
Solo in quel momento Peter si rese conto che stava ancora tenendo stretta Felicia. E per la seconda volta in due giorni, malgrado la situazione di pericolo per qualche istante il suo cervello si rifiutò di registrare altro che la bellezza di quella donna… ma le urla degli altri passeggeri riportarono quasi subito l’eroe alla realtà. Un attimo dopo lasciò andare la ragazza e approfittando del parapiglia generale e del fatto che fosse saltata la luce lui i due si misero i rispettivi costumi.
-STATE CALMI! - urlò Spider-Man uscendo dalla metro.
-Guardate, l’Uomo Ragno! -.
-Sarà stato lui a far saltare in aria il treno? -.
-SONO UN’EROINA REGISTRATA! - strillò la gatta. – CERCATE DI MANTENERE LA CALMA! DOVETE USCIRE IN MODO ORDINATO! -.
 
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Ci volle un’ora buona per radunare, calmare ed evacuare i passeggeri. Per fortuna non c’erano feriti gravi ed alcuni dei civili si mostrarono un ottimo aiuto, nel tranquillizzare i loro compagni di sventura, (in particolar modo un signore anziano con indosso un trench marrone dal fisico robusto e barba e baffi bianchi che aveva un’aria vagamente familiare per il nipote di May). Alla fine il gruppo si mise in marcia con Spidey in testa che faceva luce e la Gatta Nera che chiudeva il corteo. Passato il panico la gente si era tranquillizzata; tutto sommato la loro situazione non era tanto tragica: seguendo le rotaie prima o poi avrebbero raggiunto un’altra fermata e quindi un’uscita. Ma ovviamente le cose non sarebbero state così facili.
Il senso di ragno si fece sentire, proprio mentre una figura si lanciava contro l’anziano di cui sopra. Con un urlo Peter contrattaccò… per ritrovarsi a tu per tu con una lucertola umanoide dall’aria fin troppo familiare.
-Lizard!- strillò qualcuno.
Ma non era Lizard. La forma del muso era diversa ed era anche più piccolo del suo amico-nemico.
L’eroe gli si lanciò contro con tutta la forza che aveva, ma dopo un breve scambio di colpi il corpo della lucertola fu attraversato da strani spasmi. Un attimo dopo quella si voltò e si diede alla fuga muovendosi a quattro mani come un gorilla.
Spider-Man stava per gettarsi all’inseguimento, ma Felicia urlò: - Ragno, vieni! Abbiamo trovato dei feriti -.
In un lampo Peter fu al fianco della sua ex… e notò che attorno a quest’ultima si era creato il vuoto. E ciò dipendeva dal fatto che i feriti in questione avevano un aspetto decisamente particolare: quello accasciato al suolo con una profonda ferita al fianco sembrava una specie di insetto umanoide. Alto al massimo un metro e mezzo, aveva le gambe piegate come quelle di una cavalletta, ali simili a quelle di una libellula, ed era ricoperto di una fitta peluria marrone. Quello in piedi, al posto delle gambe aveva zampe come quelle di una capra che terminavano in zoccoli, e mani con quattro dita che terminavano in artigli.
-Creature del mondo di sopra… che fare voi qui? – chiese con voce raschiante l’uomo-insetto.
-State calmi: sono certo che non vogliono farci del male! – strillò Peter.
-Lucertole giganti hanno attaccato Morlock*… più e più volte… ti prego aiuto…- proseguì il mutante ansimando.
-D’accordo, gli faccio un bendaggio di ragnatela, ma avrà bisogno di cure…-.
-Noi ha medico bravo, bravo- s’intromise l’altro Morlock.- Tu fa benda e io porta mio amico da lui-.
-Ma insomma, che ce ne frega di questi mostri?!- strillò una donna. -Pensiamo a uscire di qui! -.
-Questa è gente come noi e come noi ha bisogno di aiuto! - ringhiò l’anziano. Anche nella sua voce c’era qualcosa di estremamente familiare, ma Peter non riusciva comunque ad identificarlo. Più che essere qualcuno che conosceva, al castano pareva che somigliasse a qualcuno che conosceva.
Poco dopo il mutante era stato fasciato: - Per tornare a mondo di sopra camminate per quattrocento metri, poi girate a sinistra, andate avanti altri cento metri e poi destra- fece il Morlock con gli zoccoli. Un attimo dopo sollevò l’uomo-insetto con una mano sola e corse verso un tunnel secondario, sparendo alla vista in pochi secondi.
 
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Le indicazioni del mutante si rivelarono corrette, ma Spider-Man sapeva bene che presto sarebbe ritornato là sotto; la presenza di quel simil-Lizard richiedeva un approfondimento e mentre si trovava diviso tra la preoccupazione per Harry e quella per Curt, Spidey si sentì mettere una mano sulla spalla.
-Un momento Uomo Ragno. Prima che tu te ne vada vorrei ringraziarti e scusarmi con te- mormorò l’uomo. -Mi chiamo Jay Jameson. Temo che tu conosca mio figlio Jonah-.
Per un attimo Peter dimenticò tutto il resto.
-Co… lei è il padre di Jameson?!-.
-Sì. È un po’ che non ci vediamo… ma quando ho saputo che lui… lui… insomma devo andare a trovarlo. Ma mi spiace molto per tutte quelle porcherie che ha sempre scritto su di te. Io non ci ho mai creduto, ma non potevo impedirgli di…-.
-Non si preoccupi non è stata colpa sua- mormorò a disagio il figlio di Mary. Era stato perché lui aveva perso la pazienza che a Jonah era venuto l’infarto, e suo padre gli chiedeva scusa, quando avrebbe avuto tutte le ragioni di aggredirlo. Fortunatamente Jameson senior non aggiunse altro e si allontanò, dopo aver ringraziato anche la gatta.
-Senti, è ovvio che hai deciso di indagare sul lucertolone, ma che ne dici di rimandare a domani pomeriggio quando sarò libera? Un po’ di aiuto non guasta mai-.
-D’accordo- acconsentì Peter chiedendosi nel contempo se lo avesse fatto perché volesse aiuto nelle indagini o se semplicemente desiderasse passare più tempo con Felicia.
 
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Il mattino successivo pur sapendo che era impossibile trovare Peter nella folla di gente che assisteva al comizio, Felicia non riusciva a impedirsi di gettare qualche sguardo furtivo agli spettatori di tanto in tanto. In fondo doveva pur farlo il suo lavoro di sorveglianza no? Annoiata spostò lo sguardo sulla figlia di Hollister che presenziava devotamente tenendo le lunghe gambe accavallate. La bionda indossava un vestito intero viola, sobrio come richiedeva l’evento, anche se le scarpe aperte col tacco anch’esse viola non incontravano il gusto di Felicia. In ogni caso ci aveva parlato mentre il padre s’informava sulle misure di sicurezza e le era sembrata la classica bambolina ricca e viziata, la perfetta moglie-trofeo per uno come Harry Osborn. Bella era bella, questo non si poteva negare, ma Felicia dubitava che possedesse altre qualità apprezzabili.
“Dio che noia” pensò la gatta. Non che non ci fosse abituata: come ladra e investigatrice aveva passato giornate intere a sorvegliare gente, ma se c’era una cosa comune in Felicia Hardy, era che ascoltare le tribune elettorali le faceva venire sonno. E non poteva nemmeno sperare di avere una scusa per parlare con Peter, visto che avrebbe dovuto scortare Hollister fino a casa.
 
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Peter sapeva che avrebbe dovuto sentirsi rallegrato dal fatto che non ci fossero problemi in vista, ma in realtà la cosa lo terrorizzava. In tutte le sue apparizioni pubbliche, Hollister non aveva ricevuto nessun problema da Minaccia… che quella stessa notte aveva fatto esplodere un ufficio di Crowne.
Il castano girò lo sguardo. Chissà dov’era Felicia. Paladin fornivano una vista rassicurante alle spalle del candidato, ma di certo gli altri Eroi in Vendita erano appostati in punti strategici. Di sicuro la sua ex era tra di loro.
“Meglio per Lily. Nessuno la degnerebbe di uno sguardo, se ci fosse anche Felicia su quella pedana”.
Il pensiero gli era sorto spontaneo. Peter era abbastanza onesto da ammettere con sé stesso di sentirsi ancora attratto da Felicia, almeno dal punto di vista fisico. E teneva molto a lei. Forse poteva passarci un po’ di tempo insieme e vedere se il piacere della sua compagnia poteva trasformarsi in qualcosa di più… ma era già pronto a cercare un’altra storia? È naturale galleggiare verso qualcuno che si conosce dopo una rottura… non voleva attaccarsi a Felicia solo per dimenticare MJ. Sarebbe stato ingiusto nei suoi confronti… com’era ingiusto sperare in un attacco di Minaccia, solo per avere la certezza che non fosse Harry.
“Almeno ci ho rimediato qualche foto. Certo, non finiranno in prima pagina, ma meglio di niente” si disse Peter a fine comizio.
Be’ aveva un altro amico di cui preoccuparsi. Era il momento di fare una visitina a Curt.
 
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-Hai letto il referto dell’autopsia sul tizio dell’altro giorno? Era proprio come dicevo io. Chiunque l’abbia ammazzato, l’ha voluto far soffrire- disse O’ Neil, mentre lui e Vin si prendevano un caffè.
-Già era come dicevi tu… per non hai indovinato cosa gli hanno trovato addosso. Una ragno-spia-.
-E allora? Può esserci arrivata in un milione di modi-.
-E non potrebbe essere che l’Arrampicamuri lo abbia immobilizzato con la ragnatela e poi lo abbia ammazzato grazie alla sua super forza? -.
-Certo, potrebbe essere- convenne l’amico. - Ma non trovi più probabile che sia un trucco per depistarci? -.
-No-.
-Be’ io sì-.
 
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Al centro F.E.A.S.T. c’era un insolito affollamento. Si poteva solo sperare che tutti i candidati che promettevano nuovi posti di lavoro in caso di elezione, fossero pronti a mantenere la promessa.
-Tutto, bene? - chiese May a un signore che mangiava con aria terribilmente depressa.
-Sto mangiando cibo gratis in un rifugio per senzatetto. Come può andare bene? -.
-Scusi, domanda stupida- concesse l’anziana. -Vuole parlare? -.
-Non c’è molto da dire- sospirò l’uomo. - L’azienda per cui lavoravo è fallita, e tramite una serie di cavilli legali è riuscita a darmi una miseria come stipendio e liquidazione. Ho perso la casa e ora dormo in macchina-.
-Almeno lei ha quella- ritorse seccato un diciannovenne alle sue spalle. – Io ho perso i genitori e mi sono ritrovato in mezzo a una strada. Se mi va bene, dormo nei cassonetti-.
Sospirando la donna si allontanò. Lì davano cibo e cercavano di aiutare i drogati e gli alcolisti, ma quei due erano semplicemente sfortunati. Perlomeno sembrava si fossero trovati simpatici, visto che avevano preso a chiacchierare.
 
“Tutto merito di Mister Li. Che brav’uomo. Ce ne fossero altri mille come lui!”.

 
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Jonathan era proprio dell’umore giusto per dire peste e corna di sua madre.  Aveva a mala pena cinquant’anni, ma c’era gente con l’Alzheimer più presente di lei. Per farle ricordare una cosa, bisognava dirgliela cento volte. Le volte al giorno in cui lei parlava del suo lavoro.
Il lavoro. L’ossessione semmai. Fosse stata un medico che si occupava di casi gravi o una dirigente d’industria Jonathan avrebbe capito. Invece, era una miserabile bancaria. E più il lavoro si faceva via computer, più diventava incompetente e lui doveva aiutarla. Almeno avesse saputo cosa le serviva di preciso, così uno se la sarebbe sbrigata prima. Invece balbettava cose tipo “Mi hanno detto di fare così, ho pensato di dover fare cosa”, “Sapevo che quello aveva fatto questo” e così via. Per farsi scrivere e spedire una mail, quella cretina gli aveva fatto perdere mezz’ora.
Aveva ragione la gente quando diceva che gli impiegati delle banche erano degli idioti che non capivano mai niente a meno che non gli venisse spiegato passo per passo. Eccome se aveva ragione.
Di colpo una ragazza gli andò a sbattere contro, facendogli cadere il frullato che stava bevendo.
-Oh, mi dispiace! - strillò.
Il ragazzo di sicuro gliene avrebbe dette quattro, ma la sua interlocutrice possedeva un fisico perfetto, labbra carnose e seducenti, lunghi capelli biondi mossi e grandi occhi azzurri. Cose che le rabbonirono notevolmente.
-Sembra che io ti debba comprare un frullato-.
-Non devi-.
-Ma voglio farlo- rispose sorridendo la ragazza
-Be’ … allora ok-.
Un sorriso increspò anche le labbra della bionda. Un’altra preda era caduta nella rete.
 
 
 
 
 
  • I Morlock sono tribù di mutanti che vivono nelle fogne di svariate grandi città fin dagli anni ‘50. Perlopiù hanno un aspetto mostruoso, ragion per cui hanno scelto di isolarsi completamente dal mondo.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Mi spiace davvero non aver aggiornato per tanto tempo, ma proprio non avevo idee e il mio tempo per scrivere si è alquanto ridotto ultimamente ed il capitolo doveva essere lungo, perché serve da base per parecchi eventi.
Pare proprio che Peter e Felicia si concederanno presto un ulteriore giretto nelle fogne. Non molto romantico, ma chi lo sa…
Felicia: Tu.
Farkas: Sì, ma certo non lo dico a te. Anzi, già che ci siamo procedi pure con i ringraziamenti. Peter dalle una mano.
Peter: Ok. Ringraziamo fenris, Eideard_madadhallaidh88, Andrea Micky che hanno recensito lo scorso capitolo e Justice Gundam che ha recensito il primo nello stesso periodo.
Felicia: Grazie a DSegno92, di nuovo a Eideard_madadhallaidh88 e a LadyTsuky che hanno messo la storia tra le seguite e a Deidara7 che l’ha inserita nelle preferite.
Farkas: Grazie a chiunque stia leggendo queste righe. Spero di ritrovarvi tutti nelle recensioni.
  
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