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Autore: Sofifi    25/04/2022    2 recensioni
"A volte mi sveglio e poggio i piedi per terra, solo che a me non sembra che le mie gambe siano adatte a camminare."
"Alienazione" o "un alieno in azione"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le follie del sabato sera'
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Tra le nuvole

 

Villafiorita è la mia isola felice – o forse non lo è felice, un’isola, mia. Forse non è nemmeno Villafiorita. Forse è più un paese di vecchi, un piccolo borgo di montagna sul Facciatié, ma forse il Facciatié non esiste neanche e le montagne sono solo piste d’atterraggio per navicelle aliene.

Io sono sempre vissuta quassù, tranne quando sono vissuta altrove, e nella mia breve vita – a tratti infinita – ne ho sentite di tutti i colori. L’ennesimo ufo avvistato sul Facciatié – ma se mi sporgo dal balcone vedo solo la montagna e il cielo terso, come sempre. Villafiorita è sopra le nuvole e le pendici del Facciatié sono oltre l’esosfera, o forse è solo un sogno.

A volte mi sveglio e poggio i piedi per terra, solo che a me non sembra che le mie gambe siano adatte a camminare. Provo a farlo lo stesso, copiando la postura e l’andatura degli altri, ed esco dal mio paese.

La gente che incontro mi addita, bisbiglia, mi osserva stranita… Eppure ho studiato i prontuari di moda, il linguaggio del corpo, la psicologia. Sorrido ai passanti con le braccia aperte e quando mi fermo per chiedere un’informazione guardo negli occhi l’interlocutore, senza fissarlo, e sbatto le palpebre ogni tre secondi – il ritmo lo tengo col piede, senza fare rumore.

Ma è così pesante calibrare ogni singolo gesto! E poi, nonostante la fatica, la gente nota sempre qualcosa di sbagliato, imperfetto, e io… torno per l’ennesima volta a casa confusa e sfinita.

Pian piano la smetto anche, di essere ardita. A Villafiorita, dopotutto, non mi addita mai nessuno – e poco importa che i miei vicini di casa non abbiano le dita. A Villafiorita non bisbiglia mai nessuno – e poco importa che siano tutti muti o con la bocca cucita.

A Villafiorita posso semplicemente esistere in modo istintivo. Fuori di qui, invece, mi manca spesso il fiato – o forse è solo l’ossigeno a non essere il carburante migliore per i miei polmoni, o forse ho solo paura. Fuori di qui il mondo ha regole che non riesco a carpire e che non sono scritte in nessun manuale.

È come se agli altri venisse tutto naturale. A me no – e allora come posso fare?

Villafiorita è la mia isola felice – o forse non lo è felice, un’isola, mia. Forse Villafiorita esiste solo nella mia testa e io vivo sulle nuvole semplicemente perché i miei piedi non sono fatti per stare a terra ma per volare.

Quando mi sento tanto giù provo a distrarmi facendo un giro tra i cirri filanti. Apro la camera di comando e metto in moto la casa, che con la sua forma aerodinamica svetta nel cielo più veloce di un aeroplano.

Alla radio danno la notizia di un nuovo avvistamento. Io mi arresto e corro alla finestra – eppure non vedo niente, come sempre.

Ripenso al mio passato e a quando sono vissuta altrove, lontano. In questa vita ho visto decine di montagne all’incontrario, tutte con gli stessi viali – o forse erano piste d’atterraggio. Ho visto decine di Villafiorita e decine di Facciatié e così quando lo speaker annuncia anche la rivolta che comincia a nascere in paese so già cosa aspettarmi.

L’ennesimo rifiuto. Anche se io, di alieno, non ne ho mai visto uno.

Atterro e scelgo un souvenir da questo pianeta – una pietra.

Forse non tutto il male viene davvero per nuocere, forse in un posto nuovo troverò dei manuali migliori – qui sanno tutti scrivere ma nessuno è in grado di spiegarti come vivere.

Forse nella prossima galassia riceverò finalmente un trattamento diverso.

O forse no.

 

(Si narra che persino nella Via Lattea la gente sia sempre la stessa.)




 

  
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