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Autore: Ellygattina    25/04/2022    0 recensioni
What-if ispirato all'arco narrativo “Una morte in famiglia”.
Con l'aiuto di Talia, Jason riesce a fuggire, piuttosto malconcio, dal covo di Ra's al Ghul e tornare a Gotham. I suoi piani non andranno come previsto, ma forse per una volta non è così male...
*Questa raccolta partecipa alle iniziative “Easter Advent Calendar” e “Si dice il peccato ma non il peccatore” indette dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction.*
(Raccolta presente anche su AO3 con lo stesso nickname).
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Batman, Dick Grayson, Jason Todd, Talia al Ghul
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: accenni a torture off-screen

Note: what-if ispirato all'arco narrativo “Una morte in famiglia”


Appena uscito dal rifugio di Ra's al Ghul, Jason respirò a pieni polmoni l'aria fresca di quella notte primaverile, assaporando per un attimo la libertà appena riconquistata prima di allontanarsi furtivamente.

A guardare la voglia, si sarebbe sdraiato da qualche parte nei dintorni per riprendere le forze dopo gli scontri affrontati a fatica lungo il tragitto ma non poteva permetterselo. Talia aveva rischiato molto per aiutarlo e non era proprio il caso di vanificare un'altra volta gli sforzi di entrambi. Già qualche giorno prima infatti, dopo averlo immerso in segreto nel Pozzo di Lazzaro per fargli recuperare la memoria, la donna aveva cercato di farlo fuggire per avvertire Batman del pericoloso piano della Lega degli Assassini che avrebbe potuto costargli la vita ma il ragazzo, ancora confuso dopo la cura, era stato sorpreso di lì a poco da uno degli adepti e riportato alla base.

Ovviamente Ra's al Ghul non aveva preso bene la sua fuga e Jason, in segno di riconoscenza per ciò che Talia aveva fatto per lui e Bruce, le aveva dato a sua volta una mano sostenendo di aver cominciato da tempo a recuperare frammenti di memoria senza che nessuno se ne accorgesse, riuscendo quella sera a tramortirla e scappare quando aveva tentato di ucciderlo nel sonno.

Per fortuna il capo dei criminali gli aveva creduto, ma capendo il rischio che avevano corso, dal momento che il giovane sapeva fin troppe cose sull'organizzazione, inclusi i dettagli del piano per la sua idea di utilizzarlo come ulteriore arma psicologica contro i loro avversari, aveva deciso di torturarlo per strappargli tutte le informazioni utili sui vigilanti per poi eliminarlo di persona.

Per tutta risposta il giovane non aveva detto una parola sulla sua famiglia e i loro alleati, mettendosi anzi d'impegno per irritarlo e basta secondo il suo stile, ma il suo corpo aveva comunque risentito delle prolungate sofferenze di vario genere a cui era stato sottoposto, motivo per cui, fino a poche ore prima, temeva davvero che presto sarebbe giunta la sua fine. Ra's al Ghul faceva attenzione, in realtà, a tenerlo in vita, evitando di esagerare nonostante la rabbia e mandando ogni volta qualcuno a medicargli le ferite e farlo mangiare e bere il minimo indispensabile dopo avergli fatto passare le pene dell'Inferno, ma nessuno poteva assicurare che avrebbe continuato a lungo. Del resto ormai doveva aver capito che Jason non si sarebbe piegato e perdere troppo tempo per cercare di farlo parlare avrebbe messo a rischio un piano che aveva ottime possibilità di riuscita anche senza il suo sostegno.

Muovendosi a fatica per il dolore che lo attanagliava ovunque nonostante le medicine somministrate da Talia poche ore prima mentre giaceva nella sua cella ancora privo di sensi dopo una sessione di tortura particolarmente sofferta, il ragazzo si allontanò da quel luogo pieno di brutti ricordi augurandosi che questa volta andasse tutto bene. La donna era riuscita per miracolo a intrufolarsi di nuovo in quella stanza, sostituendosi chissà come a chi era stato incaricato di curarlo per lasciargli l'occorrente per la fuga e un biglietto in cui gli spiegava cosa fare, e non poteva mandare all'aria la sua ultima possibilità di salvezza. Non sarebbe stato facile raggiungere Gotham e la sua famiglia in simili condizioni ma doveva riuscirci ad ogni costo. Non che avesse intenzione di presentarsi sulla porta di Villa Wayne come gli aveva raccomandato la sua salvatrice - si sentiva troppo a disagio all'idea di affrontarne gli abitanti dopo ciò che aveva combinato prima che Joker lo uccidesse - ma una volta tornato in città, li avrebbe in qualche modo avvisati del piano della Lega degli Assassini rimanendo nascosto. Doveva solo evitare di attirare l'attenzione degli uomini di Ra's, che di sicuro l'avrebbero cercato ovunque per fargli pagare il tradimento e renderlo inoffensivo una volta per tutte, ma aveva delle idee abbastanza precise su come fare.

Per fortuna, spingendo il suo corpo al limite nonostante le pause più frequenti di quanto avrebbe voluto per medicare le ferite e riposarsi un po' quando la febbre e il dolore superavano il livello di guardia, riuscì a cavarsela per qualche giorno senza troppi problemi e i suoi sforzi vennero ripagati la sera in cui raggiunse finalmente la zona più malfamata di Gotham, dove fin dall'inizio aveva deciso di nascondersi. Conosceva dei posti adatti laggiù da prima ancora che Bruce lo prendesse in casa e non sarebbe stato difficile trasformarli nelle sue basi segrete, che avrebbe cambiato spesso per maggior sicurezza.

Distrutto dalle fatiche dell'ennesima giornata a guardarsi le spalle, si diresse verso un vecchio edificio in periferia che veniva usato perlopiù dai senzatetto nelle fredde sere d'inverno, pregustando già il momento in cui si sarebbe rilassato senza il pensiero di doversi rimettere in viaggio al più presto.

Fece appena in tempo a raggiungere la porta malandata sul retro e guardarsi intorno furtivo, però, prima che un grosso imprevisto si abbattesse su di lui.

«Ehi, tu! Che stai facendo?» disse infatti una voce che aveva sperato di non sentire ancora per parecchio tempo. Non che gli dispiacesse davvero incontrarne il proprietario - in fondo gli mancava la sua famiglia e aveva messo in conto da tempo la possibilità di incrociare qualcuno di loro, prima o poi - ma si augurava che questo avvenisse più avanti, quando avrebbe forse saputo come comportarsi.

Non riuscì a rispondere né a muovere un muscolo, con l'ovvio risultato di far avvicinare il suo interlocutore.

«Hai bisogno di aiuto?» chiese questi preoccupato e Jason imprecò in silenzio. Doveva aspettarselo che Dick si accorgesse subito che qualcosa non andava nella figura che aveva intravisto nell'ombra da chissà dove e la sua mente lavorò veloce alla disperata ricerca di una scappatoia. Non voleva iniziare un'inutile lotta che avrebbe sicuramente perso ma non si sentiva ancora pronto per affrontarlo.

«Ehi» lo chiamò ancora il più grande, appoggiandogli una mano sulla spalla che lo fece irrigidire per un attimo. «Voltati, va tutto bene. Non ti farò del male» disse gentilmente e Jason obbedì lento senza volerlo, incrociando gli occhi del fratello, nascosti in parte dalla maschera, con il fiato sospeso.

Lo sentì trattenere bruscamente il respiro appena lo riconobbe e la presa sulla spalla divenne così forte da fargli quasi male.

«Jason? Com'è possibile? Tu...» boccheggiò questi a fatica mentre il più giovane cercava invano una risposta che gli permettesse di allontanarsi in tempi brevi senza dover tornare a casa e rivelare tutto. Talia gli aveva detto, dopo averlo immerso nel Pozzo, cosa fosse accaduto alla sua morte e sapeva quindi fin troppo bene - anche se stentava a crederci - quanto la sua famiglia ne avesse sofferto. Il dolore che aveva inferto ai suoi cari per tanto tempo era uno dei motivi per cui preferiva restare nascosto ma ovviamente cos'era successo appena aveva messo piede in città?

«È una lunga storia...» disse infine Jason, a sua volta sconvolto, anche se per ragioni diverse, e con le gambe che tremavano. Era certo che non l'avrebbero retto ancora a lungo ma non osava far capire la situazione a Dick.

«Non posso crederci, fratellino! Che ti è successo? Da quando sei tornato?» esclamò felice Nightwing un attimo dopo, come se lui fosse stato semplicemente in giro per il mondo, stringendolo in un forte abbraccio che lo fece gemere appena.

Se ne pentì all'istante, visto che l'altro lo lasciò subito andare, allontanandolo di poco da sé per poterlo vedere meglio senza togliergli le mani dalle spalle.

«Sei ferito?» chiese a quel punto preoccupato, scrutandolo con attenzione dalla testa ai piedi in cerca di indizi.

«Non è niente di grave. Un po' di riposo e sarò come nuovo» cercò di tranquillizzarlo Jason, augurandosi che il suo corpo non lo smentisse subito. Si sentiva malissimo, in realtà, ma non voleva che Dick lo sapesse o non sarebbe mai riuscito a evitare almeno l'incontro con Bruce e Alfred. Una parte di lui avrebbe desiderato correre da loro in quel preciso istante ma l'altra insisteva a fargli notare che per quella sera sarebbe stato decisamente troppo.

«Non penso proprio. Senza offesa, fratellino, ma hai un pessimo aspetto. Che ti è successo?» ribatté serio Nightwing, esortandolo con lo sguardo - per quel poco che si vedeva attraverso la maschera - a dirgli la verità.

Di nuovo il ragazzo non rispose e il più grande, accortosi del tremito che lo scuoteva, aumentò la stretta.

«Sei nei guai, vero? Ti stanno inseguendo?» lo incalzò ancora Dick con una lieve minaccia nella voce che gli strappò un sorriso. L'aveva sempre messo in imbarazzo quel tono protettivo che usava spesso anche Bruce ma in quel momento si sentì semplicemente a casa e al sicuro dopo tanto tempo. Guardarsi le spalle giorno e notte per evitare gli uomini di Ra's era stato più difficile di quanto fosse disposto ad ammettere e una parte di lui non era affatto dispiaciuta di avere accanto qualcuno che di certo, al minimo accenno di guai, avrebbe affrontato il nemico al posto suo dopo averlo esortato a nascondersi e stare tranquillo a riposare in attesa del suo ritorno. Gli scontri in quei giorni erano stati tutto sommato pochi, per fortuna, ma sufficienti a regalargli qualche altro livido e ferita di poco conto e sfiancarlo ancora di più. Per quanto ci avesse provato con tutto se stesso, non riusciva proprio a muoversi come al solito, peggiorando sempre di più la situazione. Era fiero, però, di essere riuscito ad arrivare fin lì e gli era bastato entrare nel perimetro della città per sentirsi già relativamente al sicuro.

«Gli uomini di Ra's al Ghul» cedette alla fine.

«Cos'è successo?» ripeté Nightwing per l'ennesima volta, con quell'ombra di minaccia più marcata nella voce.

«Dammi tregua, insomma!» protestò debolmente Jason, sperando di distoglierlo da quella scomoda domanda, senza accorgersi dell'improvviso cambiamento nell'espressione del fratello.

«Va bene, me lo racconterai a casa. Ora lasciami dare un'occhiata a quelle ferite» si arrese il più grande, preoccupato, spingendolo gentilmente verso l'edificio all'apparenza tranquillo.

«No, Dick, aspetta» lo fermò il ragazzo con una leggera nota di supplica nella voce.

«Perché no? Hai bisogno di cure» ribatté sorpreso il vigilante.

«Non posso tornare a casa» spiegò Jason, con lo stesso tono di poco prima, abbassando lo sguardo.

«Sei impazzito? Certo che puoi! Hai idea di cosa abbiamo passato in questo periodo? Bruce e Alfred saranno felicissimi di rivederti!» esclamò Nightwing, pregustando già la festa che ci sarebbe stata di lì a poco a Villa Wayne. Per quanto tempo avevano tutti sperato in un miracolo che gli permettesse di riaverlo con loro?

«È appunto per questo...» sussurrò il ragazzo con una strana espressione, senza osare guardarlo.

«Stai delirando, Jay, vieni. Tra poco starai meglio» disse dolcemente il più grande, aiutandolo a camminare per raggiungere l'edificio senza badare alle sue confuse proteste. Poteva sentire la pelle scottare attraverso i vestiti e i brividi che lo scuotevano e per tutto il tragitto non smise un attimo di rimproverarsi per non aver pensato subito a portarlo in un luogo più riparato dall'aria ancora fredda della stagione e controllargli le ferite, che di sicuro erano ben più gravi di quanto il ragazzo volesse fargli credere. Era fin troppo evidente dal modo in cui si muoveva e avrebbe dovuto conoscere bene la sua pessima abitudine - comune a tutti loro, in realtà - di trascurare la propria salute.

«Coraggio, siamo arrivati. Lasciami dare un'occhiata adesso» lo rassicurò, aiutandolo a sdraiarsi sul pavimento. Non era il massimo, in realtà, ma non ci voleva un genio per capire che il fratello rischiava di svenire da un istante all'altro.

«Non preoccuparti, posso fare da solo» cercò di allontanarlo debolmente Jason ma Dick scosse la testa con un lieve sorriso e gli strinse appena la mano, guidandogliela poi verso il suolo a una certa distanza dal corpo per avere più spazio.

«Tranquillo, Jay. Farò piano adesso» promise con calma, sollevandogli la maglia con la massima delicatezza e facendo del suo meglio per rimanere impassibile quando vide il disastro che nemmeno le bende ormai sporche riuscivano a nascondere.

«Cosa ti hanno fatto?» chiese a bassa voce, sconvolto e furioso all'idea che qualcuno avesse osato ridurlo in quello stato.

«Ra's al Ghul non c'è andato leggero negli ultimi giorni» rispose piano Jason, sforzandosi di sorridere per cercare di tranquillizzarlo. Conosceva bene la situazione sotto i vestiti e di sicuro era molto meno grave di quanto sembrava, visto che era comunque riuscito ad arrivare a Gotham senza farsi ammazzare o catturare di nuovo.

«Ti ha torturato?» domandò dispiaciuto Dick, con l'espressione di scuse che aveva sempre quando non poteva evitare sofferenze alle persone che amava, e il ragazzo annuì, avvertendo di nuovo quella piacevole sensazione di familiarità e sicurezza che non credeva gli fosse mancata tanto.

«Chiamo subito Bruce per farti venire a prendere» disse il più grande un attimo dopo.

«No!» lo fermò ancora Jason, con più foga del necessario, afferrandogli un polso.

«Che stai dicendo? Alfred può curarti meglio di quanto potrei fare io qui, lo sai» cercò di convincerlo Nightwing, abbassando però il braccio per non farlo affaticare ulteriormente.

«Non posso tornare a casa» insistette il più giovane.

«Sì che puoi, tranquillo. Vedrai che Bruce e Alfred ti faranno sentire subito meglio» lo rassicurò Dick, iniziando a preoccuparsi. Sapeva che lui e il padre avevano litigato poco prima che Joker lo uccidesse ma sembrava che Jason avesse paura della sua reazione nel rivederlo e non riusciva a immaginare un timore più assurdo. Qualunque cosa si fossero detti allora, era più che certo che Bruce non gliel'avrebbe fatta pesare in alcun modo, come del resto il fatto che gli aveva disobbedito per l'ennesima volta con tragiche conseguenze, ed era strano che il fratello avesse anche solo il minimo dubbio al riguardo.

«Non voglio!» esclamò il ragazzo a voce più alta, ingaggiando addirittura una breve lotta per riuscire ad alzarsi.

«Mi dici che ti sei messo in testa? Dovresti saperlo che a Villa Wayne sarai sempre accolto a braccia aperte» cercò di farlo ragionare il più grande, trattenendolo saldamente finché le forze non gli vennero meno, costringendo Jason ad accettare il suo aiuto per sdraiarsi di nuovo.

«Non merito niente da voi dopo quello che ho fatto prima di...».

Gli si spezzò la voce prima che riuscisse a finire la frase ma Nightwing scosse la testa sorridendo e l'avrebbe abbracciato se non avesse avuto paura di fargli ancora del male.

«Nessuno di noi è arrabbiato con te, anzi. Non sai quanto abbiamo sperato di rivederti, anche se sapevamo che non era possibile» gli disse dolce ma deciso, accarezzandogli piano una guancia in un gesto rassicurante. «Ora avverto Bruce e faccio arrivare i soccorsi, d'accordo? Andrà tutto bene» aggiunse poi con un sorriso senza spostare la mano, aspettando il suo leggero cenno di assenso, chiaramente poco convinto, prima di mettersi in contatto con il padre, costretto a casa da una ferita ricevuta qualche giorno prima.

Come immaginava, l'uomo si preoccupò parecchio per la sua chiamata, soprattutto quando insistette perché lui e Alfred fossero entrambi seduti prima di rivelare l'incredibile notizia, che scatenò un'ondata di emozioni contrastanti che avrebbero potuto essere pericolose senza le dovute precauzioni.

«Arrivo subito!» esclamò Bruce alla fine, senza ascoltare le proteste dei due ragazzi. Dick l'aveva avvisato solo per evitargli un infarto alla vista di Jason ancora vivo mentre quest'ultimo si agitò di nuovo all'idea che l'incontro con il padre - quello più temuto - arrivasse prima del previsto, costringendo il più grande a ripetergli per l'ennesima volta, appena chiuse la comunicazione, che il loro affetto nei suoi confronti non era cambiato di una virgola.

Una volta ristabilita una parvenza di calma, Dick svolse piano le bende per iniziare a medicargli le ferite peggiori in attesa di Batman, che non tardò ad arrivare.

Come Nightwing aveva immaginato, l'uomo corse subito incontro al figlio più giovane, stringendolo forte a sé per comunicargli almeno una minima parte dell'emozione che provava dopo aver registrato a malapena in che pessime condizioni versasse su quel pavimento freddo e sudicio.

«Perché mi stai abbracciando? Dopo tutto quello che ho fatto...» obiettò Jason con un filo di voce, incredulo di fronte a una simile ondata di affetto che non si aspettava.

«Non hai fatto nulla di male, anzi. Sono io che devo chiederti scusa per non averti protetto da Joker» rispose il padre con le lacrime che non smettevano di sgorgare dagli occhi.

«Non è così» sussurrò il ragazzo, ricambiando debolmente la stretta mentre cedeva suo malgrado a un pianto liberatorio, che aumentò di intensità quando Dick cominciò ad accarezzargli piano la schiena nel vano tentativo di calmarlo.

Rimasero per un po' in quella posizione, increduli e felici per essersi ritrovati, finché un lieve gemito di Jason per una fitta più forte delle altre non ricordò a tutti che era ferito e febbricitante.

Sentendolo muoversi, il giovane cercò di aggrapparsi al padre per prolungare il momento ma Bruce, sia pure a malincuore, lo scostò con delicatezza da sé, avvolgendolo nel suo mantello per tenerlo al caldo, e lo riadagiò a terra, aiutando poi Nightwing a finire di disinfettare i numerosi tagli e le piccole ustioni sparsi ovunque. Alla villa avrebbero fatto sicuramente un lavoro migliore ma la cosa importante in quel momento era evitare che le infezioni peggiorassero e dargli un minimo di sollievo. Non c'era dubbio che Ra's al Ghul si fosse impegnato parecchio per chissà quale motivo ed entrambi fremevano di rabbia nel vedere i segni infiammati che facevano sussultare il ragazzo di tanto in tanto ma non poterono fare altro che esortarlo a resistere mentre cercavano di distrarlo. Alcune ferite avevano ripreso a sanguinare copiosamente in quei pochi minuti di coccole che si erano concessi e bisognava fare in fretta.

Al termine dell'operazione Bruce, leggermente più tranquillo, gli iniettò una fiala di paracetamolo estratta dalla cintura per contrastare la febbre e il dolore per poi avvolgerlo meglio nel mantello con l'aiuto di Dick e sollevarlo con delicatezza, sorridendo appena intenerito quando lo sentì appoggiare esausto la testa contro il suo petto mentre lo portava al Batwing.

«Coraggio, Jason. Torniamo a casa adesso» gli disse dolcemente, osservandolo cedere alla stanchezza prima ancora di arrivare al velivolo con l'espressione più serena di quando aveva raggiunto i due figli. Avrebbero avuto molto di cui parlare quando si fosse svegliato ma la cosa più importante al momento era garantirgli un luogo sicuro in cui riposare davvero dopo chissà quanto tempo e delle cure adeguate.


Prompt: X riesce a fuggire dalla prigionia ferito e malconcio. Si ritrova braccato. (Easter Advent Calendar) / X pensa di non meritare più nulla dopo quello che ha fatto ma Y corre subito ad aiutarlo quando scopre che è in difficoltà per qualsiasi motivo. (Si dice il peccato ma non il peccatore)

Uova: Aria fresca / “Ehi, tu!” / “Adesso farò piano” / “Non voglio!”


Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Non so cosa sia venuto fuori, visto che conosco ancora poco la serie e i personaggi, ma spero che il risultato sia decente. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo! <3
Come ho detto nell'introduzione, la fic partecipa alle iniziative “Easter Advent Calendar” e “Si dice il peccato ma non il peccatore” indette dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction. Passate a trovarci se anche voi amate questo genere! ;)
Se a qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail, Edens Zero e il nuovo Gate of Nightmares (manga basato su un videogioco che Mashima ha contribuito a creare disegnando ambientazioni e personaggi), ma anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui (attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online!), dove è in corso una challenge di scrittura e disegno dedicata ai pirati. Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto, augurandovi una buona serata e buonanotte per dopo.
Bacioni e alla prossima!
Ellygattina

  
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