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Autore: coopercroft    26/04/2022    0 recensioni
Lo scorrere della vita ha allontanato i fratelli Devon che hanno dimenticato l'affetto che li univa.
Lavorano insieme nella base militare londinese High Wycombe dove Gregory Devon è comandante. James Devon invece è un ottimo istruttore di reclute.
Un tranquillo giovedì, un colpo di pistola sta per mettere fine alla vita del fratello maggiore, Gregory.
James nel momento in cui realizza che sta per perderlo si accorge di quanto sia stato importante nella sua vita e di tutto il tempo sprecato a litigare inutilmente. Ma soprattutto di come non sia pronto a lasciarlo andare.
Dal prologo:
"Non mollare fratello. Non lasciarmi solo." Singhiozzò e le lacrime gli rotolarono copiose sul volto mentre gli occhi di Gregory lo abbandonavano. In quel momento si rese conto di quanto suo fratello contasse per lui ora che lo stava perdendo."
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Gregory aprì un solo occhio e studiò suo fratello minore, si era svegliato sentendosi osservato.

"Che fai?" Biascicò, sbadigliando e stirandosi. "Mi controlli anche mentre dormo?"

James gli sorrise. "Non credere di essere così importante, mi sono solo svegliato prima di te, riflettevo prima di uscire."

"E a cosa pensavi di grazia, che ti svegli all'alba?"

"Beh, a come eravamo, anzi a come ero io. Uno stupido ragazzino scombinato che non faceva altro che infastidirti." Gregory brontolò, suo fratello stava diventando un sentimentale senza scampo.

"Eri un ragazzino curioso, e pieno di energia. E bisognoso di affetto."

Si liberò dalle coperte, il pigiama si aprì e lasciò intravvedere la cicatrice della ferita sul torace.

James rabbrividì, abbassò lo sguardo per non vederla.

"Sei dimagrito, non mi ero reso conto quanto." Mormorò sollevando lo sguardo, poi proseguì con convinzione. "Sei stato il fratello perfetto, quello a cui ricorrere in caso di bisogno."

Gregory alzò gli occhi al cielo e brontolò.

"Di un po' hanno sparato a me? O sulla tua testa? Che razza di discorsi fai?"

"Probabilmente dritto al mio cuore, da come soffro quando ti guardo." Greg si sedette sul letto e lo studiò con apprensione.

"Non riesci a superare quel giorno, vero? Eppure sono qui, dovresti mettere fine alla tua ansia. Io dovrei preoccuparmi, non tu!"

James, il viso addolorato, si alzò e a piedi scalzi si avvicinò al fratello, si sedette al suo fianco, sul bordo del letto sfatto. Erano vicini, i gomiti si sfioravano.

"È vero, non faccio che vederti soffocare nel sangue. È successo tutto così in fretta, come se il destino mi avesse presentato il conto per tutte le volte che sono stato un fratello bastardo e irriconoscente."

Gregory si stizzì e si alzò di scatto, agitò la mano in aria e camminò fino al centro della stanza.

"Basta, stai diventando paranoico! La devi smettere! Cresci James, non sono così buono, ti ho strigliato spesso e redarguito anche nel tuo lavoro."

Entrambi sapevano che non era propriamente così, Greg lo aveva incitato più che sgridato. Era James che, spesso, andava oltre, arrivando anche ad offenderlo.

"Oh avanti! Potresti addossarti la colpa di qualsiasi cosa, ma in realtà sei stato il fratello più generoso, più disponibile che potessi desiderare, mi hai praticamente cresciuto e io non facevo che pretendere la tua attenzione, ti tormentavo."

Greg in piedi davanti a lui, si portò la mano al centro del petto massaggiandosi la ferita, non riusciva a comprendere l'apprensione di James.

"Non sono un santo! Non so cosa ti prende, sono sempre lo stesso e fino a poco tempo fa mi detestavi!"

Il fratello minore lo raggiunse e lo prese per il braccio.

"Ho sbagliato tanto con te, solo ora vedo quanto sei stato presente, anche se non riuscivo ad ammetterlo."

Greg si scostò e lo fissò, i suoi occhi illuminati da una nuova consapevolezza. Sentiva la sua paura, forte e violenta che lo scuoteva da dentro, la sensazione del dolore della perdita. Fu gentile e protettivo come lo era sempre stato.

"Sei un uomo, fratello, hai la tua vita, la tua strada. Non siamo più bambini."

James rimase immobile, si portò le mani alla testa massaggiandosi le tempie e mormorò, con un filo di voce.

"Non posso, non senza di te! Niente avrebbe più senso."

Abbassò il capo, sembrava improvvisamente stanco e vinto.

Gregory sentì la stessa sensazione di abbandono e solitudine che aveva provato quando erano ragazzini. Istintivamente ripeté quel gesto che faceva spesso per consolarlo, lo prese per le braccia e gli fece appoggiare la testa sulla sua spalla, la fronte gli scaldava la pelle.

"Ho fatto quello che dovevo, fratellino ma ora sei consapevole che non sarò sempre al tuo fianco. Niente è per sempre James. Se ti ritrovi a dipendere da me in questo modo, vuol dire che ho fallito."

Il più giovane rimase fermo, le braccia inermi lungo i fianchi, respirava con affanno.

"Ho avuto paura, Gregory, il terrore di restare da solo."

Singhiozzò, e si lasciò andare a un pianto liberatorio. Gregory lasciò che sfogasse la sua angoscia, le sue lacrime gli bagnarono la spalla, per la prima volta si accorse di essere impotente e di quanto gli volesse bene.

La vita li aveva messi alla prova, stava a loro trovare una nuova strada da percorrere insieme.

Lo allontanò con delicatezza da sé.

"Anch'io pensavo di non vederti più, razza di stupido! Eppure siamo qui. Ora ricomponiti, fammi vedere che sei il fratello grintoso che mi piace così tanto. Va dalle tue reclute e strigliale, sei un bravo ufficiale."

Mantenne la calma, ma era solo apparente, dentro si sentiva morire.

"Forza, ti faccio contento, vado da John per la solita visita medica, che vi farà stare tranquilli tutti."

James annuì lentamente, si passò la manica sul volto per asciugarsi gli occhi. Esattamente come quando era bambino. Gregory sentì crescere la voglia di combattere per loro e soprattutto per lui. Gli pulsò dentro come una linfa rigenerante.

Si vestirono, consapevoli di aver fatto un passo in avanti. James in tuta mimetica, allacciò gli scarponi pesanti, prese il berretto. Ma prima che uscisse Greg lo fermò.

"Sai fratellino, c'è una cosa che ho avuto paura di non poterti dire quel giorno."

James si voltò facendosi serio, infilò le mani nelle tasche per nascondere l'insicurezza e tormentò la stoffa dei calzoni mimetici.

"Cosa?" Mormorò con poca forza.

"Che ti voglio bene, che te ne ho sempre voluto tanto e che desideravo continuassi la tua vita anche senza di me." Riprese a voce più bassa, senza guardarlo. "Il sangue mi soffocava e me lo impediva." Gregory sospirò. "Ora lo sai."

Gli occhi di James brillarono acquietati, fece due passi in avanti.

"L'ho sempre saputo. Sapevo cosa volevi dirmi quel giorno."

La voce era quasi afona, il fratello maggiore si avvicinò e lo avvolse in un abbraccio riconoscente. Lo sentì rilassarsi fra le sue braccia come se il peso di quella giornata devastante stesse scivolando via lentamente, insieme a tutta la rabbia, il rimpianto, il dolore e l'orgoglio ferito. Non c'era nulla di così forte che potesse guarire le ferite nell'animo del suo fratellino, come il calore di quel contatto.

Rimasero stretti, tremando e singhiozzando insieme, come se fossero tornati i bambini che erano stati.

Consapevoli che niente era per sempre.

Ma che l'amore che provavano valeva più di qualsiasi altra cosa al mondo.

 

 

   
 
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