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Autore: Kimando714    27/04/2022    0 recensioni
La vita da ventenni è tutt’altro che semplice, parola di sei amici che nei venti ormai ci sguazzano da un po’.
Giulia, che ha fin troppi sogni nel cassetto ma che se vuole realizzarli deve fare un passo alla volta (per prima cosa laurearsi)
Filippo, che deve tenere a freno Giulia, ma è una complicazione che è più che disposto a sopportare
Caterina, e gli inghippi che la vita ti mette davanti quando meno te lo aspetti
Nicola, che deve imparare a non ripetere gli stessi errori del passato
Alessio, e la scelta tra una grande carriera e le persone che gli stanno accanto
Pietro, che ormai ha imparato a nascondere i suoi tormenti sotto una corazza di ironia
Tra qualche imprevisto di troppo e molte emozioni diverse, a volte però si può anche imparare qualcosa. D’altro canto, è questo che vuol dire crescere, no?
“È molto meglio sentirsi un uccello libero di volare, di raggiungere i propri sogni con le proprie forze, piuttosto che rinchiudersi in una gabbia che, per quanto sicura, sarà sempre troppo stretta.
Ricordati che ne sarà sempre valsa la pena.”
[Sequel di "Walk of Life - Youth"]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 19 - MAKING TODAY A PERFECT DAY



 
Le giornate si erano fatte più corte, con l’oscurità che giungeva sempre prima all’inoltrarsi dell’autunno.
Quella mattina di settembre era stata salutata da una leggera pioggia – quel mese  era arrivato accompagnato dagli ultimi strascichi di caldo estivo, da giornate piovose e da un’insolita tranquillità a cui Caterina si stava pian piano riabituando. La pioggia aveva continuato a scendere per diverse ore, senza mai aumentare e sfociare in un temporale.
Pioveva anche in quel momento di metà pomeriggio, mentre Caterina se ne stava mollemente stesa sul divano del salotto, ascoltando le gocce battere contro i vetri delle finestre e controllando ogni tanto l’ora sul display del telefono. Erano le quattro del pomeriggio, e di lì a poco sarebbe tornato sicuramente Nicola, di rientro dal turno al ristorante.
Agosto era passato piuttosto lentamente, con un’agitazione di fondo che non l’aveva fatta stare tranquilla per lungo tempo. Ora che erano passati quasi due mesi poteva finalmente dirsi più rilassata: con tanto riposo e giornate passate immobile a letto, il distacco della placenta sembrava essersi riassorbito. La minaccia d’aborto sembrava quasi un lontano ricordo, un’ombra ormai passata, che però ancora le lasciava strascichi d’inquietudine.
Era passato già diverso tempo da quando era potuta tornare a casa, dimessa dall’ospedale con l’obbligo di rimanere a riposo e non fare sforzi inutili, ed in un certo senso, ormai, poteva dirsi abituata a quel nuovo corso che la sua vita aveva preso. Aveva dovuto rimandare di nuovo la laurea – e dicembre sembrava ancora così lontano e irraggiungibile-, ma in fin dei conti andava bene anche così: ci avrebbe pensato in un secondo momento, quando forse non ci sarebbero state ulteriori sorprese a scardinarle i piani.
Fu in quel momento, dopo aver riposto il cellulare per l’ennesima volta, che sentì la serratura della porta d’ingresso scattare. Sentì dei passi e diverse voci farsi più udibili, mentre entravano nell’appartamento, e Caterina si ritrovò ad aggrottare la fronte.
“Chi diavolo c’è oltre a Nicola?”.
Non dovette attendere troppo prima di scoprirlo: dopo qualche minuto i passi si erano fatti più vicini, e rimase ad occhi sgranati quando vide comparire sulla soglia del piccolo salotto, insieme a Nicola, anche Giulia, Filippo, Pietro ed Alessio.
-Buon compleanno!- esclamò subito Giulia ad alta voce, non lasciando a Caterina nemmeno il tempo per dire qualcosa. La osservò dirigersi velocemente verso il divano, e chinandosi su di lei per lasciarle due baci sulle guance.
Solo quando Giulia si rimise dritta, Caterina ebbe il tempo per guardarsi intorno, gli occhi ancora spalancati per la sorpresa: vide Pietro ed Alessio in un angolo che trattenevano le risate, e Filippo, accanto a loro, sorridente ed allegro, mentre poggiava delicatamente a terra due grandi borse di carta bianca dalle dimensioni davvero esagerate.
-Piaciuta la sorpresa?- le si rivolse Nicola, in piedi e con la schiena contro lo stipite della porta. Caterina intuì dal suo sorriso appena accennato che anche lui doveva essere divertito dalla situazione.
-E voi che ci fate tutti qui?- Caterina guardò uno ad uno i presenti, in attesa di una risposta che, in ogni caso, credeva di conoscere già.
-Ci siamo auto invitati a casa tua per venirti a fare gli auguri di compleanno di persona- spiegò Alessio, avvicinandosi a sua volta a lei, e sedendosi nella zona lasciata libera del divano.
-E rendere la tua vita meno monotona- aggiunse Pietro, lanciando uno sguardo eloquente a Nicola, che in tutta risposta gli lanciò uno sguardo gelido.
-Abbiamo pure tanti regali!- esclamò a sua volta Filippo, indicando le due borse, ed andando poi ad affiancarsi a Giulia, di fronte al divano. Caterina si sistemò meglio, mettendosi seduta con movimenti lenti e oculati:
-Ma non dovevate- si morse il labbro, cercando di non sembrare troppo ingrata o irriconoscente parlando in quel modo – Insomma, è … Tutto così inaspettato-.
Aveva passato tutto il giorno aspettandosi di trascorrere quel compleanno nella maniera più tranquilla possibile. Forse avrebbe invitato qualcuno durante il weekend successivo, ma per quel giorno non aveva altro programma che passare una serata sola con Nicola; quell’arrivo da parte di tutti era del tutto imprevisto, forse quasi quanto le aveva fatto piacere.
-Beh, l’idea era quella di festeggiare il tuo ultimo compleanno senza figli a carico da qualche parte, senza esagerare. Ma visto che non ti puoi muovere siamo venuti direttamente noi nel tuo covo. Ovviamente con il permesso del tuo consorte- Giulia aveva di nuovo preso la parola, e Caterina si ritrovò a guardarla e a cercare di trattenere le risate: doveva immaginare che tutto fosse nato da una sua idea.
-Consorte? Non siamo sposati- puntualizzò subito Nicola, ricevendo uno sguardo torvo da Giulia:
-Non fare il pignolo-.
-Mi sarei dovuta aspettare una cosa del genere, in effetti. È nel vostro stile- sospirò Caterina, scuotendo piano il capo.
-L’idea è stata di Giulia- replicò Alessio, confermando inconsapevolmente i sospetti di Caterina – Forse voleva vendicarsi dell’improvvisata che avevamo fatto a casa sua a gennaio-.
-Non era quella la mia intenzione, ma grazie per avermi fatto notare che questa potrebbe essere una vendetta involontaria- annuì Giulia. Caterina scoppiò a ridere, rallegrata.
In fin dei conti, non le dispiaceva affatto che i suoi piani per quella giornata fossero stati stravolti del tutto a quel modo.
 


Nonostante fosse solo metà pomeriggio, avevano comunque mangiato la torta allo yogurt che Nicola aveva comprato in una pasticceria prima di tornare casa. Caterina si era gustata la sua fetta fino all’ultima briciola, chiedendosi quanto ancora avrebbe dovuto aspettare per fare una vera scorpacciata di dolci di qualsiasi tipo.
Fuori continuava a piovere, e diversi tuoni si erano aggiunti alle gocce di pioggia che cadevano, il cielo sempre più plumbeo e lugubre.
Caterina si allungò verso il piccolo tavolino di fronte al divano, rimettendosi seduta subito dopo. Il divano, in quel momento, era completamente occupato: lo spazio in mezzo era stato preso da Giulia, mentre Alessio si era dovuto spostare verso l’altra estremità rispetto a Caterina. Pietro, Filippo e Nicola avevano recuperato delle sedie dalla cucina, occupando così tutto lo spazio restante nel salotto.
-Questa torta era davvero buona- disse Alessio, allungandosi a sua volta per poggiare il piatto appena usato sullo stesso tavolino.
-Vorrei ben dire, con quello che l’ho pagata- mormorò sottovoce Nicola, rigirando il cucchiaino nel piatto per qualche secondo, prima di prendere un altro boccone.
-Allora, come si sta da neo ventiduenne?- domandò Pietro, alzando gli occhi scuri verso Caterina, la quale si ritrovò ad alzare le spalle con fare indifferente:
-Tu dovresti già saperlo, sei più vecchio di me-.
-Non ricordarmi della mia vecchiaia che avanza, per favore-.
Caterina rise piano, prima di abbassare lo sguardo sul proprio grembo:
-Comunque si sta come una mongolfiera. Mi sento enorme-.
Si passò una mano sulla pancia: nell’ultimo mese si era fatta decisamente visibile, ed ormai le risultava impossibile nasconderla anche sotto le maglie più larghe. In quel periodo vedeva e sentiva il proprio corpo cambiare giorno dopo giorno più che mai, quasi a vista d’occhio.
-Resisti, ormai non ti rimangono molti mesi- replicò Alessio, con fare incoraggiante.
-Quando dovrebbe nascere, più o meno?- Filippo spostò lo sguardo da Nicola a Caterina, con aria dubbiosa. Fu Nicola a rispondere per primo, con sicurezza:
-Tra fine dicembre e inizio gennaio-.
-Oh, allora potreste ritrovarvi un bel regalo di Natale sotto l’albero, quest’anno- ironizzò Pietro, facendo ridere di nuovo Caterina.
-A proposito di regali … - Giulia, che era rimasta in silenzio ascoltando la conversazione fino a quel momento, si era alzata in tutta fretta, dirigendosi verso le due borse lasciate in un angolo della stanza – Qui ci sono i regali miei e di Filippo, il regalo da parte di Alessio ed Alice, e quello di Pietro e Giada. Visto che questo è inequivocabilmente un compleanno particolare, abbiamo pensato tutti di regalare qualcosa di utile, piuttosto che qualcosa di carino, ma … Trascurabile-.
-Quindi non mi devo aspettare nessun regalo idiota?- domandò Caterina, fintamente delusa – Peccato, mi stavo già aspettando qualche altra vostra sorpresa-.
-Per questa volta siamo stati clementi-.
Giulia le rivolse un sorriso astuto, prima di recuperare le borse e avvicinargliele una alla volta, appoggiandole vicino al divano.
Scartando i pacchi dei regali uno dopo l’altro, Caterina si rese conto che, in effetti, Giulia aveva ragione da vendere: ogni regalo le sarebbe tornato utile, in maniera enorme, di lì a pochi mesi.
La prima scatola che Giulia le aveva passato era un pacco piuttosto capiente, da parte di Pietro e Giada, che conteneva a sua volta diversi pacchi di pannolini e diversi piccoli giochi per neonati. Alessio ed Alice avevano scelto un biberon e due diversi ciucci in silicone, mentre Giulia e Filippo avevano pensato a due tutine dai colori neutri, adatte alle temperature rigide che ci sarebbero state durante l’inverno.
-Non so che dire, davvero- mormorò infine, appoggiando sul tavolino l’ultima scatola, un sorriso che le si allargava sulle labbra – In effetti tra non molto tutte queste cose mi serviranno davvero molto-.
-Grazie al cielo abbiamo azzeccato cosa regalarti- replicò Giulia, alzando gli occhi con sollievo – Almeno non abbiamo fatto compere inutili-.
-A proposito di questo- Nicola si era alzato in piedi, sistemandosi dietro l’angolo del divano dove se ne stava seduta Caterina, lanciandole poi velocemente uno sguardo d’intesa – Forse sarete curiosi di sapere se sarà un maschio o una femmina-.
Non avevano messo in conto di dare quella notizia proprio in quel momento, e Caterina rimase sorpresa dall’intraprendenza di Nicola per i primi secondi. Si girò a sua volta verso di lui, ricambiandone lo sguardo, e sorridendo appena: forse, in fin dei conti, anche quello poteva essere il momento giusto per dirlo.
-A inizio mese ho fatto l’ecografia morfologica, e finalmente l’abbiamo scoperto- spiegò lei, tornando con gli occhi sugli altri. Rise appena, passandosi una mano sul grembo, immaginandosi quale sarebbe stata la loro faccia di lì a pochi attimi:
-Sembra che d’ora in poi dovrò convivere non con uno solo, ma con ben due uomini-.
-Un maschietto, incredibile!- esclamò Filippo per primo, sorridente e sinceramente entusiasta. Anche Giulia lo sembrava, mentre applaudiva piano:
-Guarda il lato positivo, sarai beata tra gli uomini-.
Risero tutti a quella frase, compresi Nicola e Caterina allo stesso modo. C’era un’allegria in fondo, in quella stanza, che si poteva respirare.
-A questo punto speriamo solo che il Piccolo Principe non decida di anticipare la sua venuta, e nascere durante la tua proclamazione- aggiunse Pietro, con totale nonchalance – Sarebbe un tantino problematico continuare ad esporre la tesi a travaglio iniziato-.
Caterina continuò a ridere, anche se meno convinta: si immaginava una situazione simile, e non poteva fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato drammatico quello scenario. Sperava solo che gli imprevisti della gravidanza fossero finiti già il mese prima.
 
*
 
-È meglio se andiamo, o rischiamo di fare tardi- esordì Giulia, non appena arrivarono nell’androne al pianterreno del palazzo. Il portone era stato lasciato aperto, e Alessio appurò a malincuore che la pioggia ancora scendeva in abbondanza, e che il buio della sera stava inesorabilmente già calando. Non sarebbe stato facile camminare per Venezia con un’atmosfera simile.
-Dove dovete andare con un tempo del genere?- chiese Pietro, ed Alessio fece appena in tempo a girarsi verso di lui per notare la sua espressione piena di scetticismo.
-Spritz time- esclamò Filippo – E poi voi due non dovete andare a cercare un regalo per Alice con un tempo del genere?-.
L’aveva detto con evidente ironia per fare il verso a Pietro, ma Alessio sapeva che Filippo non aveva tutti i torti: aveva sperato che nelle ore passate da Caterina e Nicola il tempo potesse migliorare, ma si era sbagliato di grosso. Ma al compleanno di Alice non mancavano più molti giorni, e quella sera era una delle poche occasioni in cui poter andare in cerca di qualcosa – accompagnato da Pietro, per giunta. Ancora doveva spiegarsi con che coraggio gli avesse chiesto, qualche giorno prima, di venire con lui in quella ricerca.
-Non fare il saputello, Pippo- Pietro guardò l’amico con un sorriso estremamente finto – Non ti si addice-.
Prima che potessero proseguire con quel battibecco, Alessio si fece avanti:
-Allora mi sa che ci separeremo già qui- disse, sperando che anche Giulia venisse in suo aiuto. Le lanciò un’occhiata veloce, e lei sembrò intuire nell’immediato:
-Eh già- confermò, sorridendo sorniona – Comunque faremo avere a Fernando i vostri saluti-.
Per qualche secondo nessuno disse nulla, ma fu la voce di Pietro a spezzare quel silenzio venuto a crearsi:
-Vi vedete con lui?-.
Giulia annuì:
-A quanto pare-.
-Adesso però andiamo sul serio, o rischiamo di farlo pure aspettare- intervenne Filippo. Anche Alessio e Pietro li seguirono verso l’uscita, l’ombrello che Pietro si era ricordato di portare già in mano pronto ad essere aperto ed usato. Quando mancava meno di un metro al portone aperto del palazzo, Giulia si voltò indietro verso di loro, agitando la mano in saluto:
-Buona ricerca per il regalo!-.
Lei e Filippo non attesero oltre: aprirono l’ombrello non appena oltrepassata la soglia, e svoltarono a destra, sparendo subito alla vista. Alessio rimase immobile qualche secondo prima di decidersi ad imitarli, rendendosi conto che ora era rimasto solo con Pietro, e che sarebbe stato così almeno per le prossime due ore. Era da tempo che non gli capitava di ritrovarsi completamente da solo con lui, così tanto che pensava gli ci sarebbero voluti diversi minuti per abituarsi a quella sensazione.
Pietro si fece avanti prima di lui, brandendo l’ombrello e aprendolo subito non appena messo il primo piede fuori dal riparo dell’androne. Alessio lo seguì in silenzio, affiancandolo.
-Vieni un po’ più in qua- Pietro gli posò la punta delle dita sul braccio, come a spingerlo semplicemente così più vicino a sé – Non ho intenzione di morderti-.
Lo aveva detto ridendo sommessamente, ma era una risata strana – tesa, come se in realtà quella vicinanza gli facesse più male che bene. Alessio non se lo fece ripetere due volte, però, e si gli avvicinò fino a quando le loro spalle non si sfiorarono.
Anche per lui quella vicinanza era un insieme di contrapposizioni difficili da decifrare: gli mancava la vicinanza a Pietro che aveva avuto la sera del suo compleanno, ed allo stesso tempo ne era così spaventato che ormai non riusciva nemmeno più a fare finta di nulla. Le prime settimane ci era riuscito, ad ignorare quella sensazione, ma adesso era diventato tutto troppo difficile come il giorno in cui per poco non ne aveva parlato con Caterina. Si sentiva bruciare dentro.
Forse fu a causa di quella sensazione che non riuscì a tenersi dentro un pensiero che gli era sorto poco prima. Qualcosa doveva pur lasciarlo uscire.
-Fernando?-.
La sua domanda poteva essere equivocata facilmente, ma forse era proprio il poter vedere cosa Pietro avrebbe preferito rispondergli in proposito quel che gli interessava di più.
-L’amico di Giulia. Quello che era in corso con lei- Pietro gli lanciò un’occhiata veloce, schiarendosi la voce prima di continuare a parlare – E che c’era pure alla sua festa di laurea-.
Pietro era stato vago, ma era evidente che si ricordasse perfettamente di Fernando, e ad Alessio non rimase altra scelta se non quella di fare finta di essersene appena ricordato a sua volta:
-Sì, ora me lo ricordo- disse, prima di dare un’ultima stoccata – Tu sembri ricordartene piuttosto bene-.
Pietro alzò le spalle:
-Non era un tipo che passava inosservato-.
-Soprattutto se ci prova spudoratamente- Alessio lo disse senza indugi, come se ora d’un tratto si ricordasse tutto fino al minimo dettaglio. Con la coda dell’occhio vide Pietro girarsi appena verso di lui, con un’espressione strana sul viso.
Alessio ricambiò lo sguardo:
-Che c’è?- gli chiese – È vero, alla festa di Giulia ci ha provato con te-.
Pietro non ribatté neanche in quel momento, proseguendo nel silenzio e in quell’espressione enigmatica che Alessio non seppe come interpretare.
-Almeno potevi dirglielo che stava sprecando energie- sbuffò piano, leggermente irritato al ricordo. Per un attimo ebbe il sospetto che fosse stato proprio quell’episodio a far nascere in lui l’irritazione che provava nei confronti di Pietro in certi momenti in cui si ritrovavano da soli – Pietro e il suo evidente essere affascinato da un tipo mai visto prima che gli aveva fatto gli occhi dolci per qualche minuto.
-Perché?-.
Erano passati diversi attimi prima che Pietro si decidesse a tornare a parlare, con quell’unica domanda a malapena udibile nello scrosciare della pioggia sul marciapiede.
-Beh, sei etero, quindi … -.
“Eppure sembravi piuttosto preso da un completo sconosciuto”.
Non si arrischiò nemmeno per un secondo a completare quella frase che aveva iniziato. Sapeva che era una gelosia irrazionale, e che non aveva senso avercela con Fernando per quella cosa, ma era più forte di lui. Quel che era peggio era che Pietro non si era nemmeno preoccupato di dargli subito ragione, come se si stesse prendendo del tempo per pensare e riflettere.
Alessio si girò verso di lui con sguardo interrogativo, e solo in quel momento Pietro azzardò a rispondere:
-Non si può mai sapere dalla vita-.
-Che intendi?-.
Pietro si strinse nelle spalle, gli occhi puntati davanti a sé senza incrociare quelli di Alessio:
-Magari un giorno scoprirò che non sono etero- mormorò a mezza voce.
Alessio si voltò apertamente verso di lui così di scatto che quasi rischiò di slogarsi qualche vertebra del collo. Non voleva dare a vedere troppo la sorpresa che le ultime parole di Pietro gli avevano causato, ma era piuttosto sicuro di non esserci affatto riuscito.
-Cos’è, hai incontrato quel tipo una volta e ti ha fatto venire dei dubbi?-.
Lo aveva detto troppo veementemente per non lasciar trasparire tutta l’irritazione che ora si sentiva addosso.
“Però con me non ti sei mai messo a dire che un giorno avresti potuto scoprire che ti piacciono anche i ragazzi”.
Alessio ripensò al bacio che c’era stato su quella spiaggia in Puglia anni prima, a quella cosa che stava per accadere la sera del suo compleanno mesi prima, e si chiese cosa mai potesse mancare a lui per non aver mai fatto dubitare Pietro nel modo in cui c’era riuscito Fernando in pochissimi minuti.
O forse era solo una frase che aveva detto tanto per dire, solo per scherzare – peccato che Pietro, però, non sembrava affatto che stesse scherzando.
“Forse sarebbe meglio così” rifletté ancora.
Lui aveva già Alice. Aveva già ben altro a cui pensare, un altro percorso di vita su cui concentrare ogni pensiero ed energia, e non poteva permetterci errori né svaghi sentimentali.
E Pietro era come il fuoco – difficile da controllare, attraente e spettacolare, ma pericoloso se troppo vicino. Fuori controllo, addirittura, pronto a bruciare qualsiasi cosa che trovi sul suo cammino. Si sentiva in quel modo anche in quel momento, pronto a sentirsi bruciare ogni secondo che passava, con Pietro a sfiorargli la spalla con la sua mentre continuavano a camminare. Per quanto cercasse di rimanere concentrato su quell’ultimo pensiero, non riusciva a togliersi di torno la rabbia che stava provando.
-Wow, non pensavo lo trovassi così affascinante- disse ancora, chiaramente ironico.
Pietro sospirò a fondo:
-Non ho detto questo, ho solo detto che … -.
Prima che potesse proseguire Alessio scattò secco:
-Meglio se lasciamo perdere-.
Pietro sembrò voler seguire il suo consiglio alla lettera, perché non aprì bocca per il resto del tratto a piedi che dovettero fare prima di raggiungere il primo negozio in cui dovevano andare.
 
*
 
Si strinse nelle spalle, rabbrividendo per l’aria piuttosto gelida che aveva iniziato a tirare. Attorno a lui la sera era ormai calata del tutto, il cielo reso ancora più plumbeo per la pioggia che continuava a scendere, seppur ora in gocce più rare.
Pietro strinse tra le dita della mano destra il manico dell’ombrello, accelerando il passo per arrivare a casa prima: si stava davvero congelando, nonostante fosse solo fine settembre.
“Perché diavolo sembrava letteralmente geloso?”.
Se l’era domandato per tutte le ultime due ore, senza mai trovare una reale risposta. Di certo se l’avesse chiesto al diretto interessato, cioè Alessio, dubitava che ne sarebbe venuto a capo più in fretta.
Forse era stato lui a leggere male la situazione – forse era solo la sua speranza a volergli far sembrare Alessio mosso da gelosia-, e in realtà Alessio reputava Fernando semplicemente antipatico. Certo, avevano parlato con lui a malapena per un minuto mesi prima, ma poteva trattarsi di un’antipatia a pelle.
Però era davvero sembrato geloso. Terribilmente geloso.
Si rendeva conto che non poteva permettersi di sperare in qualcosa di simile, non dopo quel che era successo ad aprile. Erano stati ad un passo dal baciarsi, eppure Alessio aveva continuato a vivere come se nulla fosse stato – e a quel punto a lui era toccato adeguarsi-, e davvero poteva pensare che sarebbe cambiato qualcosa per un ragazzo sconosciuto che aveva flirtato con lui un sacco di tempo prima e probabilmente solo per scherzo? Sarebbe stato tutto piuttosto ironico.
La verità era che avrebbe dato qualsiasi cosa per entrare nella testa di Alessio anche solo per un minuto. Era così difficile capire cosa gli passasse per la mente in certi momenti che Pietro si sentiva inevitabilmente perso.
E chissà cosa sarebbe mai potuto succedere se avesse colto l’occasione di poche ore prima, e gli avesse detto una volta per tutte che, in realtà, erano i ragazzi ad interessargli. Non Giada. Non qualsiasi altra ragazza.
Alessio come avrebbe reagito ad un suo coming out così improvviso?
“Probabilmente andrebbe nel panico”.
O forse gli avrebbe chiesto se era stato Fernando a dargli quell’illuminazione divina, e a quel punto Pietro sarebbe inevitabilmente scoppiato a ridergli in faccia.
L’unica certezza che aveva era che era tutto un gran casino.
Sapeva che avrebbe dovuto fare coming out per se stesso e non per qualcun altro – in fondo Alessio aveva già Alice, cosa mai avrebbe potuto spingerlo a lasciarla quando molto probabilmente per lui non provava lo stesso?-, ma avrebbe davvero voluto vedere quale sarebbe potuta mai essere la reazione di Alessio ad una notizia simile. Di sicuro le cose sarebbero cambiate molto, solo non sapeva in che modo preciso.
Pietro sospirò a fondo, inquieto. Avrebbe voluto parlare con qualcuno, sfogarsi almeno con Alberto, che sapeva almeno alcune cose riguardanti la sua vita che ad altri ancora erano ignote, ma era consapevole che anche con lui non sarebbe stato lo stesso come parlare con qualcuno che aveva vissuto le sue stesse esperienze.
Si sentì in trappola, come spesso capitava ogni volta che si ricordava di star vivendo una bugia, e la leggerezza che aveva contraddistinto buona parte di quella giornata sembrò svanire all’orizzonte come aveva visto soccombere alle tenebre la poca luce pomeridiana di qualche ora prima.
 
*
 
Stesa sul letto, Caterina teneva gli occhi chiusi, mentre ascoltava il ticchettio ritmico della pioggia contro il vetro della finestra. Era rilassante rimanersene lì ad ascoltare la pioggia scendere, una sensazione di benessere e tranquillità che sembrava potesse durare a lungo.
Aveva ancora le palpebre abbassate, quando sentì la porta del bagno aprirsi e richiudersi subito dopo, ed i passi di Nicola farsi sempre più nitidi fino a percepirli dall’altro lato del letto. Riaprì finalmente gli occhi, mentre anche lui si infilava sotto le lenzuola, un’espressione di benessere dipinta in volto subito dopo essersi steso.
-Sei così stanco?- gli domandò Caterina, sistemandosi meglio il cuscino per avvicinare il viso a quello di Nicola, che per tutta risposta sbadigliò rumorosamente:
-Un po’- replicò, prima di sbadigliare nuovamente – E tu? Come ti senti?-.
-Sto bene. Non sono così senza energie come te-.
Nicola stese un braccio, invitandola ad accoccolarsi di fianco a lui. Caterina accolse l’invito, sorridente e intenerita: le cose tra lei e Nicola sembravano andare decisamente meglio da un po’ di tempo. Più passavano i mesi, più sembravano aver recuperato un certo equilibrio che era venuto a mancare dall'inizio della gravidanza.
-Comunque è stata una bella giornata oggi- mormorò ancora Caterina, chiudendo di nuovo gli occhi e lasciandosi cullare dall’abbassarsi ed alzarsi ritmico del petto dell’altro – Anche se non mi aspettavo un’improvvisata del genere qui a casa-.
-Se avessi pensato che non ti avrebbe fatto piacere, avrei impedito loro di mettere in casa anche solo un piede-.
Nicola aveva preso ad accarezzarle piano la schiena, con il ritmo lento tipico di chi sta per cedere al sonno.
-Quindi eri a conoscenza che avrebbero voluto venire qui oggi?- domandò Caterina, anche se riusciva già ad immaginarsi la risposta: dubitava che fosse stato tutto inaspettato anche per Nicola, come lo era stato per lei.
-Certo, mi hanno chiesto il via libera prima di presentarsi qui- confermò, facendo ridere Caterina.
-Giulia ha influenzato anche te in fatto di piani nascosti, allora-.
-Solo perché in questo caso la sua idea era abbastanza ragionevole e sensata- rise a sua volta Nicola, stringendola ancora un po’ a sé.
Rimasero in silenzio per un po’, la luce sul comodino ancora accesa e la pioggia che continuava a battere contro i vetri. Caterina sentiva la stanchezza farsi sempre più presente, di colpo, e sapeva che di lì a poco si sarebbe addormentata; avrebbe solo dovuto girarsi un attimo per poter spegnere la luce, e finalmente si sarebbe potuta abbandonare al sonno.
-Dovremmo cominciare a pensare seriamente ad un nome- parlò d’un tratto Nicola, come se si fosse appena risvegliato con in mente proprio quell’argomento. Caterina si ritrovò a sbuffare, incredula:
-Vuoi davvero parlare del nome adesso? In questo momento potrei prendere in considerazione anche il nome più brutto dell’universo-.
-Dobbiamo approfittare di qualsiasi momento buono per farci venire delle idee- insistette Nicola, che in quel momento sembrava non avere nemmeno un grammo della stanchezza di qualche minuto prima – A parer mio ci vorrebbe un nome semplice, non troppo ricercato. Tipo Emanuele, Elia, Gioele o Michele-.
-Qualcos’altro?- domandò minacciosa Caterina, già pronta a recuperare un qualsiasi oggetto che le permettesse di colpire Nicola in testa per farlo addormentare una volta per tutte.
-Giulio rientrerebbe nei parametri-.
-Sei sicuro di voler dare a tuo figlio la versione maschile di Giulia?- ironizzò Caterina, alzando di poco il capo per notare l’espressione incuriosita di Nicola – Non vorrei ritrovarmi un vulcano di energia come figlio, o un amante delle sorprese troppo originali-.
-Forse non hai tutti i torti- rise di nuovo Nicola, per alcuni secondi. Riassunse la stessa espressione pensierosa di poco prima, e Caterina immaginò che la discussione sui nomi doveva essere tutt’altro che finita.
-Anche Francesco non sarebbe male-.
Caterina stava per rispondere, di nuovo, che avrebbero affrontato l’argomento il giorno dopo, più riposati e lucidi, ma dovette bloccarsi ancora prima di aprir bocca: aveva appena ricevuto un calcio di tutto rispetto dal bambino, evidentemente anche lui piuttosto sveglio in quell’istante.
Aveva passato l’ultimo mese a cercare di abituarsi allo scalciare del piccolo da dentro la pancia, ma ogni volta sentiva il respiro mozzarsi almeno per qualche secondo. In quel momento, invece, non era riuscita a respirare per ben più di un attimo.
-Tutto bene?- le chiese Nicola, dopo aver notato la sua espressione di dolore. Caterina si ritrovò ad annuire, prima di parlare a bassa voce:
-L’inquilino qui presente sembra non avere sonno- si passò una mano sulla pancia, sentendo subito dopo un alto calcio, più debole – Esattamente come suo padre, a quanto pare-.
-O forse gli è piaciuto l’ultimo nome- sorrise Nicola, nonostante lo sguardo scettico che gli rivolse Caterina. Cercò di portare una mano sulla pancia, sul punto dove si potevano percepire i calci del piccolo; Caterina gli strinse il polso, accompagnando la sua mano sulla parte inferiore del pancione, proprio dove il bambino scalciò di nuovo.
-Lo senti?-.
-Sì, un po’ sì-.
Caterina osservò il sorriso felice di Nicola, e si ritrovò a sorridere a sua volta, in modo naturale.
Si sentiva bene, nonostante tutto, ed era una cosa che non si sarebbe mai aspettata davvero. Ricordava come si sentiva i primi mesi, e ricordava come era sicura di non poter rivivere ancora momenti di intima tranquillità come quelli. Forse per la prima volta davvero, nell’arco di cinque mesi, poteva dirsi davvero in pace.






NOTE DELLE AUTRICI
Ebbene sì, siamo giunti all'ultimo compleanno di Caterina da non mamma. Questa volta i suoi amici, in vista degli imminenti cambiamenti che attendono lei e Nicola, hanno scelto di cambiare "rotta", virando così su regali più utili. Una scelta più che apprezzata dai futuri genitori! Ora non resta che sperare che il nascituro non decida di presentarsi al mondo e a voi lettori nei momenti meno opportuni... Tra l’altro, nel finale di questo capitolo, abbiamo forse un nome: come suona, secondo voi, "Francesco Tessera"? Avevate ipotizzato questo nome?
Ma questo capitolo non girava solo attorno a Caterina e Nicola  … Quando si suol dire "c'è un po' di tensione tra due persone" (diteci voi che tipo di tensione 😂): dopo la festa di compleanno di Caterina i destini dei nostri Fantastici 6 si dividono, e Alessio e Pietro si ritrovano da soli. A lanciarsi frecciatine e frasi rivelatrici! Se da una parte intuiamo che Pietro si ricorda ancora perfettamente del suo incontro con Fernando, Alessio potrebbe quasi definirsi geloso... O no?
In attesa del prossimo capitolo intitolato "Fire meet gasoline", tenetevi pronti (leggasi: preparatevi psicologicamente) che, come annuncia il titolo stesso, tanta benzina verrà buttata sul fuoco dei nostri protagonisti... Ma chi sarà il fortunato che verrà colpito?
Mercoledì 11 maggio lo scoprirete!
Kiara & Greyjoy

 
   
 
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