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Autore: Christine Cecile Abroath    28/04/2022    0 recensioni
Dopo gli eventi vissuti da Harry Potter ed i suoi amici, ma prima di quelli vissuti dai loro figli... c'è un periodo di mezzo in cui vari studenti di case diverse intrecciano i loro destini in un'altalena di emozioni e vicissitudini che li porterà, a loro insaputa, a vivere uno dei periodi più belli della loro vita. Una semplice, originale e spontanea storia sul valore dell'amicizia...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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GIUGNO 2007

L’anno precedente Daniel e Sydney, con loro somma sorpresa, erano divenuti Prefetti di Tassorosso. Ovviamente ne erano stati onorati e felici, se non fosse che ben presto avevano compreso la mole di lavoro che comportava. Margaret ogni volta che li sentiva lamentarsi alzava un dito e con fare perentorio ripeteva: «­E non avete idea di cosa voglia dire essere Caposcuola, ringrazio sia al mio ultimo anno!»

Con le vacanze prossime, e l’addio di molti di loro, pareva impossibile trovare un po’ di tempo da passare assieme. Ariane non faceva altro che lamentarsi: «E meno male che sono solo in quarta, manca un solo anno ai G.U.F.O., ma i professori sembrano esserselo dimenticati!» sbuffava ogni volta immersa nelle pergamene e nei libri dei compiti. Ma nessuno era al livello di Margaret, era quella che seguiva più materie di chiunque altro e con i M.A.G.O. imminenti era di solito l’ultima a lasciare la Sala Comune di Corvonero la sera e la prima a scendere in biblioteca la mattina dopo. Anche Christine e Soleil erano oberate, soprattutto quest’ultima non poteva permettersi in alcuna maniera di perdere di nuovo l’anno. Christine quel giorno stava scrivendo una lunga pergamena, riempiendone già mezzo rotolo e Soleil era distesa sul tappetto della Sala Comune nel tentativo di finire la simulazione di Pozioni. Il tutto mentre gli altri ridevano e scherzavano fuori dalle finestre nella bellissima giornata mite di sole che annunciava l’estate ormai imminente. Michael era a far loro compagnia, mentre anche nella Sala Comune di Grifondoro la scena era la stessa, ma con Sonia e Sirius.

Intanto, i doveri di prefetto di Sydney e Daniel non erano diminuiti nonostante la fine della scuola ormai alle porte. Furono infatti incaricati di sovraintendere all’allestimento delle classi per gli esami («Che poi non ho capito perché le classi per gli esami dobbiamo prepararle noi Prefetti, non esiste un incantesimo con il quale possono spostare banchi e sedie?» chiedeva in continuazione Daniel sudato fradicio. Ovviamente sapeva che la domanda era retorica, ma aveva bisogno di lamentarsi!), di sorvegliare gli allievi del primo e del secondo anno che con la scuola delle belle giornate cercavano di farei i furbi oltrepassando i limiti della Foresta Proibita («E fanno anche gli arroganti, quei mocciosi, noi non eravamo così maleducati al primo anno» osservò Sydney) e di pattugliare i corridoi a turno con Gazza, che sospettava che lo spirito vacanziero potesse esprimersi in improvvisi duelli di magia.

 

Nel frattempo, come gli insegnati e Margaret continuavano a ripetere, i M.A.G.O. erano sempre più vicini. Chi più chi di meno, tutti gli studenti dell’ultimo anno erano tesi, ma Lucy Sutton fu la prima ad andare in crisi. Era scoppiata in singhiozzi durante Trasfigurazioni, gemendo che non era in grado di sopportare il peso psicologico degli esami e per la sua salute mentale avrebbe dovuto essere esonerata. Intanto Christine viveva con la Pozione Rilassante nella borsa, per cercare di non crollare sotto il peso dell’ansia, mentre Sonia e Soleil cercavano di comprendere le lezioni di Divinazioni. Fiorenzo era indubbiamente un grande insegnante, molto preparato e particolare. Non era interessato a insegnare quelle che lui definiva assurdità umane come il malocchio o la predizione del futuro, preferendo di gran lunga passare ai propri studenti il concetto per cui nulla era infallibile, nemmeno la conoscenza dei centauri. Il problema era che così facendo non avevano dei veri argomenti su cui studiare e cercare di comprendere quale potesse essere l’argomento d’esame era impossibile.

«Io ci rinuncio! Come va… va! Insomma è impossibile studiare per il M.A.G.O di Divinazione!» sbottò Soleil abbandonando gli appunti che stava leggendo.

Il sole era alto nel cielo e il caldo era così insopportabile che tutti avevano la divisa scompigliata. Chi aveva arrotolato le maniche della camicia, chi aveva rinunciato ai calzettoni sotto la gonna o chi aveva proprio abbandonato l’idea di indossare la cravatta. Seduti in riva al lago, sotto un maestoso faggio, c’era tutta la compagnia comprensiva perfino di Zabini.

Michael e Sirius erano in piedi e invece di ripassare si passavano la pluffa, con la complicità di Ariane, mentre Daniel proteggeva una porta invisibile cercando di parare i loro tiri.

«Non eravate tu e Sonia che decantavate le lodi di Divinazione!?» la prese in giro Margaret guardandoli dall’alto del suo librone di Artimanzia, classe che seguivano anche Christine, la sorella di quest’ultima e Anne.

«No vabbè le ragazze hanno ragione, è figa come materia e perfino il prof. Fiorenzo è un mito, ma è alquanto nebuloso nelle sue spiegazioni…» disse Sydney per dar manforte alle amiche, in quanto seguiva anche lei Divinazione.

A pancia in giù stava leggendo un romanzo, non invidiando per nulla gli amici, solo l’anno prima con i G.U.F.O. avrebbe voluto morire e non voleva soffermarsi a pensare che quella tortura l’anno successivo sarebbe toccata a lei.

Christine, che era stesa con il capo appoggiato sulle gambe di Soleil, guardò l’orologio e strabuzzò gli occhi quando notò l’ora.

«Ragazzi manca solo mezz’ora al M.A.G.O. di Difesa Contro le Altri Oscure!» esclamò alzandosi di scattò e guardando tutti. Sonia si fece improvvisamente nervosa.

«E voi siete ancora a giocare con la pluffa!? Ma che vi dice il cervello, a ripassare ora!» La ragazza dai capelli castani e mossi, arruffati per l’umidità, fulminò il piccolo gruppo. Ariane e Daniel fecero orecchie da mercante e continuarono a giocare, mentre Sirius e Micheal si sedevano con la coda tra le gambe.

«Non mi guardare così l’esame è tuo, sono fatti tuoi, ma scordati che io ti aiuti a ripassare!» rispose laconica Sydney, sogghignando a Zabini che già le si era avvicinato per chiederle aiuto.

«Anzi sai che ti dico? Vado a rinfrescarmi con le gambe nel lago!»

«Tua sorella è un mostro!» esplose il Serpeverde mettendo il broncio, mentre Anne alzava gli occhi esasperata.

«Se ti accontenti ti aiuto io?»

«Vedi!? TU SÌ CHE SEI GENTILE, UNA PERSONA DAVVERO MOLTO RISPETTOSA E ATTENTA, NON COME QUALCUN’ALTRA!» esclamò Michael volutamente a voce alta. Sydney non parve per nulla colpita e Anne si toccò la fronte scuotendo il capo sconsolata.

«Ragazzi… ehm…» Christine aveva preso la parola e dal suo tono tutti capirono che aveva qualcosa d’importante da dire.

«Quando andiamo dalla Preside?»

La domanda rese tutti improvvisamente seri. Avevano deciso che quando sarebbe arrivato l’ultimo mese di scuola avrebbero portato alla professoressa McGranitt le reliquie che avevano trovato. Avevano concordato, dopo una riunione nella Stanza delle Necessità, che non potevano tenerle. Esse appartenevano alla scuola ed era giusto riconsegnarle alla stessa.

«I M.A.G.O. sono iniziati l’altro ieri, e oggi è mercoledì. Venerdì dovremmo finire… ci sarà il weekend e poi l’ultima settimana che sarà quella dei responsi. Facciamo sabato mattina dopo colazione?» chiese Margaret che aveva già recuperato dalla sua agenda gli orari degli esami.

«Sì ma è inutile che andiamo tutti, direi che devono andarci solo gli Eredi!» esclamò Christine con sicurezza. Ora anche Daniel e Ariane avevano raggiunto il gruppo e Sydney era tornata quando li aveva visti tutti seduti sull’erba, molto vicini a confabulare.

«Concordo! Altrimenti saremmo una delegazione fin troppo vistosa!» disse proprio la Tassorosso sedendosi, le gambe nude ancora bagnate.

«Solo che come andiamo nel suo ufficio? Non c’è dove bussare!» fece notare Daniel, forse era sciocca come osservazione, ma logica. Anche perché ora che ci pensava, e lo fece poggiandosi un dito sul mento, lui nemmeno sapeva dove fosse l’ufficio del preside.

«È al secondo piano, in un corridoio ci sono due imponenti e massicci gargoyles, basta dire la parola d’ordine e una scala a chiocciola conduce fino alla porta dell’ufficio…» intervenne Ariane.

«E tu come fai a saperlo?» chiese la sorella colpita, ma questa si scambiò un’occhiata furba con Sonia e alla fine lo rivelò a tutti.

«Sapete quando Oliver, Sydney e Daniel hanno trovato quella strana stanza? Quella apparsa nella Stanza delle Necessità con la Coppa di Tassorosso!? Dentro c’era anche la Mappa del Malandrino e Oliver l’ha regalata a me!»

«Bel fidanzato mi trovo! No dai, scherzo, sono felicissima che ce l’abbia tu, fanne buon uso!» ironizzò Sonia dandole una spinta giocosa.

«Hai capito! Brava sorellina, poi però devi farmela vedere, non mi hai detto nulla! Questa non te la perdono!»

«Ehi ma ho scoperto solo da poco come aprirla, Oliver non ci è mai riuscito. C’è bisogno di una formula apposta…»

«E quale sarebbe?» chiese Sirius sporgendosi verso Ariane, sempre estremamente maschiaccia, ma anche ironica e divertente. Era la più piccola, ma nel gruppo nessuno ci faceva caso. Anzi spesso era più adulta di tutti loro messi insieme, c’era sempre stata a suo modo. Era così leale che era difficile capire perché non fosse un Tassorosso.

«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.»

«E direi che questo dice già tutto!» ironizzò Margaret ridacchiando insieme agli altri.

«Comunque tornando al tema della discussione, sappiamo dove è l’ufficio, ma la parola d’ordine?»

«Zenzerotto! Scomettete?» e conoscendo Zabini lo avrebbe fatto, ma ora tutti lo guardavano assai incuriositi.

«E tu come lo sai?» fu Sydney a chiederglielo curiosa, mentre si sporgeva verso di lui con sguardo indagatore. Lui le baciò la punta del naso, si passò una mano tra i capelli neri e poi li guardò con il suo solito fare fascinoso.

«Non posso rivelare le mie fonti!» e come tutta risposta si prese un pizzicotto dalla propria ragazza, mentre tutti ridevano. Tuttavia, si ripromisero che tanto valeva provarci, in caso contrario un modo per parlare con la preside lo avrebbero trovato.

 

L’ultimo giorno di esami fu se possibile il giorno più afoso dell’anno. C’era così tanta umidità che era impossibile tenere in mano la piuma per scrivere, Sonia doveva appoggiarla sul banco ogni tre per due per asciugarsi le mani. Christine si era fatta un ventaglio di pergamena con cui si sventolava e Margaret non sapeva più come raccogliere i capelli per non soccombere al calore.

Nella Sala Grande non vi erano le solite quattro lunghe tavole delle Case, ma circa un centinaio di tavoli più piccoli, tutti rivolti nella stessa direzione e ciascuno occupato da uno studente chino a scrivere un rotolo di pergamena. L’unico suono era il raspare delle piume e il raro fruscio di una pergamena smossa.

I raggi del sole si riversavano dalle alte finestre sulle teste ricurve. Tra queste vi era anche quella di Sirius che aveva praticamente il naso appiccicato alla pergamena. Aveva riletto almeno tre volte la stessa domanda e siccome la risposta non gli veniva la rileggeva sempre più da vicino quasi sperando che improvvisamente avrebbe saputo cosa scrivere.

Soleil stava rileggendo nervosa quello che aveva scritto, si torturava un’unghia ove ormai tutto lo smalto era sbeccato. Quattro tavoli dietro di lei c’era Zabini che fingendo di stiracchiarsi cercava invano di leggere la pergamena del compagno vicino.

«Giù le piume!» la voce squillante del loro professore di Pozioni riempì l’aria. Era andata. Era l’ultimo M.A.G.O. L’ultimo esame.

«Sutton ho detto giù le piume!»

Lucy lo guardò quasi fosse stata ferita a morte da quelle parole, la pergamena era praticamente in bianco, mentre Christine alzandosi le gettava un’occhiata. Subito Soleil la raggiunse prendendola per mano e le due ridacchiarono del compito svolto dalla loro compagna.

Michael, Sirius, Sonia e Margaret le raggiunsero e insieme uscirono dalla Sala Grande.

«Comunque ci sono rimasta male, mi aspettavo qualcosa di più complesso!» la Corvonero aveva esclamato con fare quasi annoiato.

«Ma stai scherzando? Più complesso? E quello come lo chiami!?»

«Sai Zabini, bastava studiare!»

Micheal scosse il capo contrariato, mentre Soleil camminava con le braccia sulle spalle di Christine e Sonia.

«Io mi sento che è andata bene!»

«Vabbé Chris è un mito in pozioni, i tuoi appunti sono stati provvidenziali senza credo che avrei dimenticato tutte le formule!»

«Beh come i tuoi di Trasfigurazione! Posso dire con certezza che Sonia ci ha salvato tutti con i suoi riassunti! Sei riuscita a semplificare concetti complessi e studiare è stata una passeggiata!»

«Ma io e te abbiamo fatto un esame diverso?» chiese improvvisamente Sirius al Serpeverde, perché i ragazzi non concordavano con la leggerezza delle ragazze. Loro tutta questa semplicità non l’avevano vista.

«Comunque alla fine avete deciso che fare dopo?»

Dopo l’orientamento professionale non avevano ancora parlato dell’argomento, ma fu inevitabile che uscisse. Era strano come nonostante l’inevitabile, cioè il fatto che si sarebbero divisi, tutti fossero estremamente tranquilli nel credere che avrebbero continuato a frequentarsi. Riponevano grande fiducia nel loro legame.

«Io ho ricevuto conferma da Oliver qualche giorno fa via gufo e stavo aspettando il momento giusto per dirvelo! Lo raggiungo al Puddlemere United!» la voce di Sirius era raggiante, mentre tutti si congratulavano con lui.

«Anche io ho ricevuto la risposta che aspettavo dalle Vepse di Winbourne e dovrei essere dentro, come riserva!» Sonia lo disse stringendo i pugni vittoriosa. Era abbastanza scontato che i loro amici avrebbero seguito la strada sportiva.

«Io inizierò uno stage al San Mugo, reparto Lesioni da Incantesimo!» disse fieramente Margaret, mentre stringeva più forte la tracolla a sé.

«Io e Sole abbiamo inviato alcuni nostri articoli, della rubrica che teniamo per il giornale della scuola, al Il Salotto di Shimpling e che dire… a loro sono piaciuti davvero molto! Sarà divertente perché seguiremo gli eventi più importanti all’interno delle Scuole Magiche del Mondo!»

«Pensavamo fosse un’idea innovativa una rubrica che porti a conoscere usi e costumi del mondo magico attraverso le scuole sparse nel mondo. Le materie che insegnano, le attività e per non parlare delle iniziative…»

«Wow concordo è davvero un’idea originale, già vi leggo con piacere non mancherò di continuare a farlo!» esclamò Margaret con gli occhi che le brillavano. Ora tutti guardavano Zabini, l’unico che non aveva ancora parlato e lui si passò nuovamente la mano tra i capelli, ma questa volta con fare nervoso.

«Oh io niente di così entusiasmante rispetto a voi…»

«Sì vergogna perché lavorerà con suo padre alla Gringott come spezza incantesimi!» esclamò improvvisamente Sydney stringendo il braccio del fidanzato che subito si irrigidì. Con lei erano arrivati anche gli altri.

«E che c’è di male in questo?»

«È quello che gli dico io Sonia, ma questo capoccione si è messo in testa che non è abbastanza figo come lavoro!»

«Perché è così! Mio padre ha solo messo una buona parola, ma non sono sicuro che è quello che voglio fare. Sapete la Preside mi ha detto che l’anno prossimo l’insegnante di Volo va in pensione e… che se ero interessato…»

«Oh no! No no no no, come mio insegnante no!» adesso era Sydney quella a disagio, aveva parlato così ad alta voce che tutti la guardavano, mentre ferma in mezzo al corridoio fissava in cagnesco il proprio ragazzo. Adesso era lui a ridersela.

«E che c’è di male in questo?» chiese lui facendole il verso e presto i due ripresero a battibeccare, mentre tutti scuotevano il viso con un sorrisino sulle labbra, ormai abituati al loro singolare modo di stare insieme.

 

Una promessa era debito e così sabato mattina Soleil, Sirius, Daniel e Anne uscirono dalla Sala Grande e salirono la scalinata di marmo diretti al secondo piano. La Serpeverde e il Grifondoro erano i più alti della piccola delegazione, sembravano quasi due Torri che muovendosi su una scacchiera scortavano i due alfieri, la Corvonero e il Tassorosso, che tra loro camminavano. Soleil indossava la collana, Sirius aveva infilato la spada nella tracolla sulla quale Margaret aveva lanciato un incantesimo di estensione, mentre Anne e Daniel avevano fatto stare senza problemi i loro monili nella propria. Arrivati a metà corridoio, vuoto a quell’ora, si fermarono di fronte ai due gargoyle pronti a provare la parola d’ordine suggerita loro da Zabini e incredibilmente la stessa funzionò.

Il mascherone improvvisamente prese vita e fece un balzo di lato, mentre la parete si apriva. Dietro di essa c’era una scala a chiocciola che si muoveva dolcemente verso l’alto, come una scala mobile. Guardandosi i quattro ragazzi vi salirono e a quel punto udirono il tonfo della parete che si richiudeva alle loro spalle. Salirono a spirale, su su, sempre più in alto, fin a che non videro di fronte a loro una porta di quercia lucente con un batacchio di rame a forma di grifone.

Nervosi lasciarono che Anne bussasse, avevano aspettato di vedere la preside lasciare la Sala Grande per poi, dopo averle dato un po’ di vantaggio, incamminarsi per incontrarla.

La porta si aprì senza fare rumore e una volta entrati si guardarono intorno colpiti dallo studio della McGranitt. Era una stanza circolare, grande e bella, piena di soprammobili inerenti al quidditch. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, vi erano posati eleganti strumenti magici che i ragazzi non avevano mai visto, ma che Anne riconobbe come appartenenti alla cultura celtica e druida. Le pareti erano ricoperte di ritratti di vecchi e vecchie presidi, che li osservavano curiosi. C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era poggiato un cappello da mago, frusto e stracciato… il Cappello Parlante.

Improvvisamente un rumore fece sobbalzare i quattro, scorgendo nella penombra dietro la scrivania una figura avanzare: era la preside. Con il suo solito cipiglio austero li guardò tra la sorpresa e il rimprovero.

«Il più strano assortimento di ragazzi che avrei mai immaginato di trovare nel mio ufficio. La prima domanda che dovrei porvi e come avete fatto a entrare, ma considerando la singolarità dell’evento credo che chiederò qualcos’altro: cosa ci fate qui?» e chiedendolo avanzò dolcemente fino alla scrivania per poi lasciarsi cadere sulla propria poltrona.  Indicò ai ragazzi di sedersi di fronte a lei, mentre delle sedie comparivano dopo che lei mosse piano la bacchetta.

I quattro ragazzi si guardarono nervosi e poi Anne, dopo aver deglutito il vuoto, cercò nella sua borsa e ne trasse fuori la pergamena con la filastrocca che porse alla professoressa.

«Ehm quasi tre anni fa… abbiamo trovato questa, o meglio ognuno di noi ne ha trovato un pezzo. Non abbiamo idea di come possa essere giunta in nostro possesso, ma… diciamo che è stato l’inizio di eventi… singolari…»

Anne aveva parlato con lentezza, mentre la professoressa McGranitt leggeva la pergamena davvero incuriosita, erano parole che avevano un non so che di familiare nel modo in cui erano porte e nel messaggio celato che volevano inviare. Per un attimo si voltò a fissare il Cappello Parlante e poi tornando a guardare i ragazzi li invitò a continuare.

«Nessuno di noi ha dato peso a ciò. Non abbiamo intrapreso cacce al tesoro né ci siamo soffermati davvero sul valore di queste parole…»

Alla McGranitt sfuggì un sorriso malinconico, improvvisamente gli erano venuti in mente Potter e i suoi amici: Weasley e Granger. Tutt’altra pasta, avrebbero fatto esattamente il contrario eppure qualcosa le diceva che quei ragazzi non erano lì solo per raccontarle una storia.

«Vede Preside, in questi anni ognuno di noi ha dovuto superare momenti difficili…» Soleil aveva preso la parola e con lo sguardo fiero parlava, non mancando di rivolgere un sincero sorriso agli amici al suo fianco. «Ma per quanto per ognuno ha significato qualcosa di diverso, siamo riusciti ad andare avanti grazie all’amicizia che tra noi, e gli altri, ragazzi di casate diverse, è intercorsa…»

La McGranitt era infatti colpita, in tanti anni di insegnamento ed ora da direttrice non aveva mai visto un gruppo formato da così tanti ragazzi diversi tra loro. Che erano andati perfino oltre alle loro differenze relative alle case di appartenenza.

«Solo che mentre affrontavamo le nostre paure e ostacoli… ecco, come dire… scatenavamo una serie di eventi che ci ha portato a scoperte incredibili!» dicendo questo Sirius allungò una mano nella propria tracolla e ne sfilò una lunga custodia di velluto nero, che si scoprì essere il panno che avvolgeva la Spada di Grinfondoro. La McGranitt la osservò stupita, non era stata tra le reliquie andate distrutte perché un Hocrux, ma dopo tali eventi era scomparsa e più nessuno l’aveva vista.

La stava ancora osservando, mentre anche gli altri avevano poggiato i propri tesori sul tavolo.

«Questi oggetti sono venuti a noi senza cercarli. Li abbiamo trovati nel momento in cui ci rivelavamo essere i protagonisti dell’indovinello che stringe tra le mani. Ognuna è “venuta” a noi quando ci trovavamo ad affrontare la sfida per noi più difficile. In stanze che credevamo mitiche e invece sono reali…»

La McGranitt ora osservava gli oggetti con gli occhi fuori dalle orbite, teneva le mani intrecciate davanti al viso con i gomiti sulla scrivania. Quando tornò a guardarli tuttavia nel suo sguardo non c’era severità, ma solo profonda commozione.

«Signor Abercrombie, Signorina Rachelle, Signor Pawdeen e Signorina Strange…» li chiamò ad uno ad uno fissando prima la reliquia e poi la persona di cui pronunciava il nome. «A noi di Hogwarts e tutti i suoi illustri Presidi voglio ringraziarvi. Queste sono una scoperta incredibile, ma più di tanto sono un segno di speranza. La guerra è finita, è vero, ma in questo periodo di pace c’è ancora tanto da ricostruire. Dopo un lungo periodo di conflitto, in cui famiglie e amici si sono messi l’uno contro l’altro, per pura e semplice paura… la vostra unione e quello che ha generato è un segno che non può essere ignorato!»

Con quelle parole, un cospicuo numero di punti a ognuno di loro per quell’importante gesto e la promessa di una grande festa per celebrare l’evento oltre che la fine dell’anno, li congedò. Non prima di aver regalato ad ognuno una scatola di latta di zenzerotti. La porta si era appena chiusa, quando voltandosi verso uno dei quadri notò due grandi occhi azzurri, nascosti dietro due lenti a mezzaluna, guardarla sorridente.

«Te lo avevo detto Minerva!»

«Non riesco ancora a crederci Albus, ma come è possibile! Quegli oggetti non dovrebbero più esistere…»

«Oh mia cara amica, credi davvero che il coraggio, la sapienza, la lealtà e l’astuzia siano qualcosa che si possano distruggere?»

A quella domanda retorica la donna scosse il capo e guardando il Cappello Parlante prima e il ritratto di Albus Silente poi, comprese cosa doveva essere successo.

«Siete stati voi vero?»

«Oh su su, è stato solo un piccolo aiutino… che… devo dire, hanno saputo leggere meglio di quanto sperassi!»

«In altri tempi altri studenti avrebbero dato vita a un’avventura!»

«E questa forse non lo è stata? Semplicemente quali sono i canoni per cui definiamo un’avventura tale? Ogni viaggio è unico a suo modo!»

Silente era seduto sulla sua elegante poltrona di velluto rosso e mangiava allegramente una cioccorana.

«Quindi, sono davvero gli Eredi?» chiese la preside tornando a fissare le reliquie e poi di nuovo il suo caro amico.

«Certo! Sono gli Eredi dell’insegnamento più importante che questa scuola, con i suoi Fondatori, hanno voluto lasciarci. Uno che per vari motivi, abbiamo perso di vista da molti anni. Harry lo ha capito alla fine, ma durante i suoi anni scolastici lo ha osteggiato come suo padre prima di lui…»

«Da che ricordo non avevo mai visto un Grifondoro e un Serpeverde andare così d’accordo…» esclamò la McGranitt pensando ai molti di entrambe le casate che in quel gruppo si erano uniti, ma non si trattava solo di loro.

«Ragazzi di quattro casate diverse che senza indugi, pregiudizi o remore sono diventati amici. Il tutto instaurando un forte legame di fiducia reciproca. È l’avvertimento che il Cappello Parlante da anni lancia: state vicini, restate uniti. Questa unità tra le case va oltre Hogwarts Minerva, è una promessa per il domani…»

«E una nuova speranza che nasce!» concluse lei che, ormai vicino alla finestra, sorrideva osservando nel parco il gruppo di amici ridere e scherzare, seduti all’ombra del grande faggio.

 

 

 

 

 

 

   
 
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