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Autore: Panda13    28/04/2022    0 recensioni
Mentalisti, Guerrieri e Animisti sono le tre casate che popolano il regno magico d'Erenthasia. Tuttavia questa non è una qualunque storia fantasy. Questa è una storia d'amore e di passione, di oscurità e di psicologia, che vi trasporterà negli abissi erotici e perversi di Ambra e Vittorio. Sono opposti, lei pura e romantica, lui bello e dannato ma insieme formano l'incastro perfetto.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Ambra era seduta al tavolino shabby chic del suo giardi- netto. La temperatura era ancora mite nonostante il grigiore del cielo autunnale. Si gustava una fetta di crostata ai fichi, mentre i suoi pensieri andavano a Calliope. Da mesi non si faceva viva. Era abituata alle sue sparizioni, ma ora stava proprio esagerando. Non era mai stata via così a lungo. Solitamente se ne andava per poi tornare e vantarsi dei suoi successi. Gli abiti di marca, le scarpe firmate, i gioielli costosi, le borse e gli uomini. Le piaceva chiacchierare per ore e quasi perdeva la cognizione del tempo. A lei stava bene e quando non ne poteva più faceva finta di ascoltare.
Il dolce era così delizioso che se ne tagliò un’altra fetta, ma non fece in tempo ad addentarla perché il telefono squillò. Era il tatuatore personale del capo che la intimava di raggiungerlo alla villa.
 
***
 
 
Superò la camera di Vittorio, che fortunatamente trovò chiusa, avanzò lungo il corridoio dalla tappezzeria rosso mogano e raggiunse l’ultima porta a destra. Avvicinò la mano alla maniglia, ma prima di raggiungerla l’uscio si aprì.
«Ti ho vista arrivare» disse Tancredi con pacatezza, e la invitò a farsi avanti.
Lo Skull era un quarantenne tatuato dalla testa ai piedi, con un paio di premolari d’oro e la cresta 
ribelle. Il suo look punk era in netta antitesi col suo animo zen. Il suo studio, dalle tenere nuance giallo canarino, era maniacalmente ordinato.
«Dove lo vuoi?»
In realtà non ci aveva ancora pensato, ma la sua mente vagò a quello di Vittorio e la risposta le uscì di getto.
«Sul petto».
«Bene. Spogliati e stenditi sul lettino. Puoi lasciare i tuoi vestiti su una sedia» disse indicando le poltroncine di pelle sistemate lungo il perimetro.
Così fece. Nel mondo degli Elderman veniva usata la bio- tite, una particolare pietra nera che consentiva una ripresa immediata dell’epidermide, senza necessità di creme e bendaggi successivi all’operazione. L’ago arrivò come una spina pungente e rumorosa. Il tatuatore, preciso e professionale, non era di molte parole. Finito il lavoro le porse uno specchio quadrato e lei si ammirò. La pelle era leggermente arrossata ma il teschio era stato eseguito alla perfezione. I contorni era- no sottili e definiti, l’interno riempito con sapienti sfumatu- re. Osservò gli incavi grandi degli occhi, la forma particolare dell’osso nasale e i denti rotondi. Impacciatamente ringraziò.
 
***

Si sentiva più leggera. Finalmente era tutto finito. Le preoccupazioni che l’avevano ossessionata negli ultimi giorni erano ormai un ricordo lontano. Raggiunse felice la rampa di scale. La prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata una bella dormita. Doveva recuperare migliaia di ore di sonno che l’ansia le aveva portato via.
«Non così in fretta».
Il tono basso ma autoritario di quella voce la costrinse a voltarsi. Vittorio se ne stava in piedi appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto.
«Ti sei divertita con Tancredi?»
Una punta di acredine le fece immediatamente cogliere quanto fosse ancora arrabbiato.

«Tantissimo!» rispose ironica abbassando leggermente il cardigan verso il basso per scoprire la scollatura a V sul tatuaggio.

«Entra» ordinò algido spostando le mani sui fianchi e addentrandosi nella suite.

«Cosa vuoi?» chiese aspra. Superò la soglia e sbatté la porta alle sue spalle. Doveva smetterla. Non era nessuno per darle ordini.

Lo Skull la fulminò. Da dove derivava tutta quella sfronta-tezza? Doveva rimettere quell’insolente al suo posto!
«È un problema quello che hai fatto».

Non c’era bisogno di chiedere. Sapeva a cosa si stesse riferendo.

«Non fare niente era troppo difficile per te?» incalzò lui.
 
 
«Non hai il diritto di decidere al posto mio. Non puoi comandarmi».

«È qui che ti sbagli». Le scostò l’orlo della maglietta per scoprire il décolleté e appoggiarci sopra l’indice e il medio. Lì, sul marchio appena ricevuto, strisciò i polpastrelli ammirando il piccolo teschio che in contrasto con la pelle chiara sembrava ancora più nero. «Con questo addosso posso farlo eccome!»

Ambra sentì il suo profumo corposo ed energico. Era la prima volta che la sfiorava dopo tanto tempo e dovette frenarsi davanti all’impulso di baciarlo. Lui si placò leggermente mentre con una punta di piacere catturava i pensieri della donna.

«Non credevo fossi il nuovo capo della setta» ironizzò.

«Se non fosse per me saresti sottoterra. Cerca di essere più gentile» tornò pungente.

«Se l’hai fatto è perché forse provi qualcosa per me».

La guardò come se stesse dicendo un mucchio di assurdità.

«Sono uno Skull. Non sento niente per te. Considero i sentimenti una debolezza e vivo solo per soddisfare i miei più egoistici desideri».
Era sempre più deciso a fargliela pagare. S’abbassò e la sollevò sopra la spalla. Lei iniziò a dimenarsi ma lui era più che impassibile davanti ai suoi maldestri tentativi di fuga. La lanciò sul letto, determinato a prendersi ciò che gli spettava e nel peggiore dei modi. Quel gioco era durato anche troppo. Doveva essere sua una volta per tutte e poi se ne sarebbe liberato. Avrebbe saziato i suoi istinti per poi chiudere per sempre con quella faccenda.
«Stanotte voglio sentirti gridare il mio nome» disse mentre contemplava il suo corpo indifeso. Poi spostò lentamente lo sguardo per intrecciarlo col suo. Era già eccitata alla sola idea di cosa avrebbero fatto di lì a poco. Poteva sentire tutte le fantasie più profonde e aveva intenzione di soddisfarle tutte.
«Eccome se griderai» sorrise malizioso.
Sfilò la camicia bianca scoprendo i muscoli scolpiti dell’addome. Salì sul materasso, con gesto violento le strappò la maglietta, facendo volare tutti i bottoni, poi passò al reggiseno.
Per Ambra lui era tutto ciò che aveva sempre voluto negli ultimi anni. Da quando l’aveva conosciuto. Da quando ne aveva memoria c’era sempre stato lui. Ora poteva essere suo. Eppure non lo voleva in quel modo. Non con sadismo com’era abituato a fare con tutte le prostitute. Almeno per quella volta voleva illudersi di essere speciale.
«Dovrei essere delicato con te?» chiese sensuale. Con le mani si fece largo nei punti più sensibili del suo seno che reagì immediatamente, infuocandosi al contatto. Il cuore le sfondò il petto. Le guance erano più rosse dei capelli. Non era possibile desiderare qualcuno così tanto.
«È questo che vuoi?» chiese ancora una volta.

«S-sì» sospirò a fatica.

«Perché dovrei?» domandò soppesando il potere che ave- va su di lei. In realtà non avrebbe saputo come fare. Non l’aveva mai fatto. Voleva sfogarsi, sentirla implorare pietà e che, esausta, gli intimasse di smetterla. Così era abituato a prendere le donne, con la lussuria selvaggia di un animale, senza rispetto. Cosa si aspettava? Che facesse un’eccezione solo per lei?

«Dopotutto non hai fatto quello che ti ho detto. 
Meriti di essere punita». Abbassò la nuca sul suo seno per mordicchiarle un capezzolo. Faceva male ma non troppo. Si stava contenendo.
 
«Posso convincerti del contrario» lo provocò la Skull portando le mani fra i suoi capelli neri. Lo stava sfidando e di certo non si sarebbe tirato indietro.

«Vediamo» accettò incuriosito.

Ambra si fece strada sui suoi pettorali caldi, li accarezzò sentendone tutta la durezza sotto le dita. Scese lentamente fino a raggiungere l’orlo dei boxer e prese a stuzzicare l’elastico infilandoci due dita dentro. Si sistemò sul suo collo. Iniziò a lasciargli una lunga scia di baci umidi. Il moro girò la testa sul lato per facilitarle l’accesso e lei risalì fino all’orecchio. Sentì il suo respiro farsi più profondo e la sua fermezza vacillare. Stava aprendo un varco.

Poi lui tornò in sé e la magia svanì.

«Sei stata abbastanza convincente» disse. «Perciò sarò abbastanza delicato».


 

Questo capitolo è tratto dal libro Black Skull: il Marchio della Bestia.
Potete trovate il testo integrale su Amazon, Ibs, Mondadori o NeP Edizioni.
Autrice Laura Occhialini.
 
 
   
 
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