Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kaimy_11    29/04/2022    0 recensioni
Durante una missione in esterna qualcosa non va per il verso giusto, Levi è ferito e fatica a ricordare. Per di più, Erwin ha uno strano comportamento.
Dal testo:
"-Al momento la priorità è portarti da un medico.- Erwin parlò con voce piatta -Ma, dopo, ti garantisco che io e te faremo i conti, Levi!-
Cogliendo il movimento della sua testa bionda, Levi sollevò lo sguardo, ritrovandosi contro la minaccia di un sorriso letale.
Si rimpicciolì fino a sparire dall’altro lato di quella spalla, ringraziando, per una volta, di essere di statura minuta.
Ma che accidenti aveva combinato?
Provava dolore da tutte le parti, Miche lo aveva aggredito, Erwin era furioso con lui.
Magari era qualcosa di così terribile che aveva dimenticato di proposito."
[Storia che ha partecipato all’ Easter Advent Calendar 2022 sul gruppo Facebook “Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction”]
Genere: Avventura, Azione, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman, Mike Zakarius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: Storia che ha partecipato all’ Easter Advent Calendar 2022 del gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction.
Prompt scelto: X non voleva ma finisce per fare male a y

 

 

A painless lie

 

 

L’aria fresca era una carezza che si insinuava come dita fra i suoi capelli, la frangetta gli solleticava la fronte e le palpebre chiuse, forse nella speranza che le aprisse.
Ma quel vento era insistente, forse troppo.
Quasi quanto il dolore.

Qualcosa non tornava, sentiva di muoversi pur restando fermo. Le palpebre ebbero un fremito quando, tentando di aprirle, le scoprì estremamente pesanti.
Ma non erano le sole a fare male.

La prima cosa che vide fu un cielo scuro ma brulicante di stelle, che mise in secondo piano quelle fronde alberate che gli sfrecciavano pericolosamente vicino.
Quando si accorse del vuoto che correva sotto di sé, sussultò, contraendosi.
E fece male.

Scoprì così di essere perfettamente al sicuro, mollemente appeso ad un’ampia schiena, con le braccia ciondolanti oltre delle spalle robuste.
Sotto l’incavo delle sue ginocchia, due muscoli si serrano, sostenendolo maggiormente. 

Una fitta lancinante gli trapassò le tempie, quando recuperò quel briciolo di lucidità che gli servì per comprendere che qualcuno lo stava portando in spalla, planando fra gli alberi con il dispositivo di manovra.
Ma chi? Perché non ricordava? Perché faceva male ovunque?

Sollevò lo sguardo, facendolo risalire lungo quella nuca coperta da corti capelli chiari, fino ad una fronte ampia e mascolina, sferzata da ciuffi dorati che sembravano brillare di luce propria.
Provò a dire qualcosa, ma un dolore sordo lo fece mugugnare, riuscendo però a far voltare verso di lui l’uomo che lo trasportava.  
La luce della luna scivolò sul profilo spigoloso di quel viso affascinante, esaltandone le labbra piene, il mento prominente e il naso dritto.
Eppure, quado ne incrociò lo sguardo azzurro e profondo, il resto sparì.
Erwin.

D’improvviso, un ricordo gli appannò la vista.

C’è un sole che tramonta sullo sfondo, c’è un soldato che fluttua a lame sguainate, puntando dritto verso l’occhio di un gigante, che lo attende a fauci spalancate.
L’uomo è biondo, è Erwin. È in pericolo.
Levi prova a raggiungerlo, ma uno strano ronzio gli preannuncia la fine del gas nelle sue bombole. È inevitabile, il vuoto lo attente.
Mentre precipita, guarda un’ ultima volta Erwin, è sempre più vicino ai denti del mostro e lui non potrà raggiungerlo in tempo.
Il suolo lo accoglie con un’ondata di dolore.

-Erwin! Tu stai ben… ah!- Serrò le palpebre, quando la spalla sinistra iniziò a pulsargli forte.

-Non muoverti, Levi!- Lo redarguì Erwin. -Sei ferito e rischi di farci cadere.-

Una sconfitta in battaglia avrebbe giustificato sia la sofferenza che la sua confusione.
Non riusciva neppure ad individuare la fonte del dolore.
Le tempie pulsavano insistenti, alternandosi alle scariche di fuoco che lanciava la spalla. Sentiva la schiena a pezzi e, ad un respiro più profondo, fu certo di avere una costola incrinata.
In fine, più in basso, avvertì un fastidio al ginocchio sinistro.

Erwin strinse fra le mani i controlli del dispositivo tridimensionale e diede gas, issandosi meglio il corpo che portava con un colpo di braccia, quando lo sentì scivolare.
Ma il sobbalzo ferì Levi, rubandogli un gemito che lo portò a serrare i pugni davanti al petto del comandante.

Dentro a un battito di palpebre, individuò la figura che planava fra gli alberi proprio davanti a loro, era un uomo talmente alto che era impossibile non riconoscerlo.
Miche si arpionò ad un ramo più lontano e, nel farlo, si voltò un istante per incenerire Levi con uno sguardo mirato.
Quelle iridi cerulee scintillarono più di una lama affilata, riportando la sua mente altrove.

Un’ombra gli si abbatte addosso e lo risbatte su quel terreno da cui si era alzato a fatica.
Prova a liberarsi, ma muscoli solidi gli serrano il costato fino a togliergli il fiato, e fa molto male.
Urla, riesce a divincolarsi dalla prigionia di quelle braccia, ma Miche lo riafferra per un polso che tira forte all’indietro, per poi agganciargli la spalla e sbattergliela senza pietà sulla terra.
Il dolore esplode, lo fa urlare più forte, e continua a farlo fin quando un braccio non si serra attorno alla sua gola e stringe fino a bloccargli il respiro. Poi le urla cessano e la luce si spegne.

-Lui! La mia spalla, Miche!- Farfugliò Levi, confuso e con la bocca impastata. -È stato lui a farmi male!-

Veloce come un fulmine, la testa del comandante scattò verso di lui e i suoi occhi di cristallo lo trafissero. -Non ti azzardare a dargli la colpa!-

A quel tono tanto severo, Levi, impallidì.
In silenzio, provò a frugare nei cassetti della memoria, ma li trovò tutti chiusi. Provò ad aprire bocca ma, un cambio manovra, gli smosse troppo il ginocchio, rubandogli un lamento acuto.

-Al momento la priorità è portarti da un medico.- Erwin parlò con voce piatta -Ma, dopo, ti garantisco che io e te faremo i conti, Levi!-

Cogliendo il movimento della sua testa bionda, Levi sollevò lo sguardo, ritrovandosi contro la minaccia di un sorriso letale.

Si rimpicciolì fino a sparire dall’altro lato di quella spalla, ringraziando, per una volta, di essere di statura minuta.
Ma che accidenti aveva combinato?
Provava dolore da tutte le parti, Miche lo aveva aggredito, Erwin era furioso con lui.
Magari era qualcosa di così terribile che aveva dimenticato di proposito.

L’ennesima fitta alla testa lo fece crollare nuovamente su quella schiena, sfinito.

-Riposati finché puoi, non ti lascerò cadere.- Gli spiegò, la voce anche più fredda di prima. -Meglio se conservi le forze per quando dovrai darmi giusto qualche spiegazione, capitano!-

E in quel preciso istante, Levi fu certo di essere in grossi guai.
Il comandante non amava usare i titoli per rivolgersi ai suoi uomini, per di più, Levi preferiva il proprio nome.
Ed Erwin lo sapeva benissimo.

Come avrebbe fatto a difendersi, se non ricordava le proprie colpe?
Sconfitto, il capitano cedette alla debolezza, chiudendo gli occhi contro l’incavo di quel collo solido.

***

-Che cosa gli è successo?- Una voce stridula, femminile.

-Nulla di così grave, Hange, te ne occupi tu?-

Quella voce, invece, la sentì vibrare direttamente sotto al suo orecchio.
Tenne gli occhi chiusi, era confuso e dolorante, ancora sulla schiena del comandante.

-Stendilo qui, sapevo che sarebbe arrivato qualche ferito. Non è una vera infermeria, è all’aperto, ma abbiamo tutto il necessario.-

-Non credo si regga in piedi, aiutami.-

Levi avvertì qualcuno alle proprie spalle, mentre una mano di Erwin gli afferrava un polso per farselo passare sopra la testa, lasciandolo poi cadere fra le braccia di Hange.
D’istinto, quando si sentì scivolare giù, cercò di non atterrare sul ginocchio dolorante.
In realtà Erwin si voltò all’istante e lo raccolse nuovamente, facendogli passare un braccio dietro la schiena e uno sotto le gambe.

Aprì gli occhi di scatto, non voleva essere preso in braccio in quel modo ma, al primo movimento, la testa esplose.

Il comandante andò a posizionarsi al centro della stuoia sistemata sull’erba, si sedette con cautela, adagiando il capitano davanti a sé, in modo che avesse la schiena sorretta dal suo petto e le gambe stese davanti al corpo.
Hange li raggiunse, inginocchiandosi proprio di fronte al ferito.

-Allora, direi che non abbiamo un solo problema…- la caposquadra allungò le mani. -Da dove iniziamo?-

-Partiamo dall’alto.- Sentenziò svelto, il comandante. -Ha battuto la testa e credo fatichi a ricordare, per di più, prima ha perso i sensi.-

-Questo bel taglio mi fa pensare ad un bella botta!-

Quando le dita della ricercatrice gli scostarono i capelli dalla fronte, andando a grattare piano sul sangue incrostato di una ferita che non sapeva di avere, Levi scosse la testa e fece per allontanarsi, peccato che il petto di Erwin bloccò la sua ritirata.
Sentendosi stringere le braccia dalle sue ampie mani, sollevò il volto, incontrando l’occhiata d’ammonimento del suo superiore.

-Per sua fortuna non è caduto da troppo in alto, ma ha fatto comunque un bel volo, atterrando sul ginocchio e su quella sua testaccia dura.- Spiegò Miche, arrivato da chissà dove.

Vedendolo accomodarsi a gambe incrociate sull’erba a fianco del suo giaciglio, Levi iniziò ad agitarsi.

-Tu! Razza di spilungone imbecille, si può sapere perché mi hai massacrato una spalla?- Strillò, nero di rabbia. -Mi hai anche spezzato una costola, lo sento!-

-Avrebbe dovuto spezzartene due!- Erwin lo strinse con più rigore, tuttavia, nel farlo, lo ferì.

Levi sobbalzò. -Ahia! Mi fai male, bastardo!-

-E allora vedi di startene fermo e buono!-

Fremette d’ira, a quel rimprovero scandito direttamente contro la sua tempia, con quel tono asettico che lo infastidiva enormemente.

-Concordo, stai fermo che qua la faccenda è complicata!- Proferì Hange, calmissima.

Lo assalì nuovamente con le sue dita lunghe, andando a tastagli prima la spalla e poi il costato, toccando punti precisi che si accesero in scariche di dolore.
Levi si contrasse, inarcando la testa all’indietro, contro il collo di Erwin.

-Temo davvero che tu gli abbia incrinato una costola, Miche…- Hange non sembrava realmente afflitta dalla cosa.

-Miche non aveva alcuna intenzione di fare del male a Levi.- Sentenziò Erwin. -Ma non ha avuto altra scelta.-

Schiudendo piano le palpebre, quando il bruciare al petto si affievolì leggermente, Levi decise che ne aveva abbastanza. -Mi dite che accidenti avrei fatto per meritarmi questo schifo?-

Ma la sua richiesta cadde nel vuoto, schiacciata dagli ordini di Hange. -Devo fasciarlo, aiutami a spogliarlo.-

-Guarda che sono sveglio, quattrocchi, non dovresti chiedere a me?-

Ma, per l’ennesima volta, Levi venne bellamente ignorato.
La mani di Erwin gli passarono davanti per slacciargli il mantello, quelle di Hange iniziarono a sganciargli le fibbie dell’imbracatura, poi si sentì spingere in avanti, intanto che i due iniziavano a toglierli la giacca.

-Ma che caz…-

-Piano, togliamogli prima la manica del braccio sano.- Propose la caposquadra.

Senza tante cerimonie, Erwin gli piegò il braccio destro all’indietro, togliendogli una manica per poi far passare la giacca dietro la sua schiena e sfilargliela piano piano dalla spalla ferita.
I suoi movimenti erano cauti ma senza esitazione.
Quando Hange finì di liberarlo dall’imbracatura e si avventò sui bottoni della camicia, Levi perse le staffe.

-Dannati imbecilli, la volete smettere di comportarvi come se fossi già schiattato? Sono ancora capace di togliermi una fottuta camicia da solo!-

-Continuo io, Hange, prepara l’occorrente.- Senza indugiare oltre, ferreo nella sua compostezza, Erwin gli fece passare le braccia da sopra le spalle a iniziò a sbottonargli la camicia. -Miche, che ne diresti di rinfrescare la memoria di Levi?-

La testa corvina scattò verso quella di Miche, che si concesse un sospiro profondo, prima di prendere parola.

-Ci stavamo ritirando al campo base.- Inizio. -Il gruppo di Erwin era rimasto bloccato all’interno di un vecchio villaggio da un gruppo di giganti e, quando ti ho chiesto di andare con la tua squadra in suo supporto, tu sei partito a tutta velocità senza aspettare nessuno.-

Levi rimase perplesso, intanto che Erwin passava a sbottonargli i polsini.

-Petra ti ha urlato di fermarti, perché avevi quasi esaurito il gas, ma non hai voluto sentire ragioni.- Miche si massaggiò la fronte con le dita. -Ho quindi deciso di seguirti, riuscendo a starti dietro a fatica, ma almeno sono arrivato in tempo per quando ti sei schiantato a terra.- 

Quando gli venne tolta la camicia, Levi rabbrividì, stringendosi istintivamente le braccia attorno al petto nudo. La serata era piuttosto fresca.

-Non sarai mica timido, Levi?- Lo beffeggiò Hange, estraendo un rotolo di garze della borsa.

-Il tuo cervello rattrappito non ci arriva a capire che mi si sta congelando l’anima?-

In tutta tranquillità, Erwin raccolse il mantello dal cumulo dei suoi vestiti e lo riadagiò sulle sue spalle scoperte. Levi sollevò il capo, incrociando uno sguardo azzurrino impassibile, come se quel gesto non avesse significato alcuno.

Il capitano scosse la testa quando sentì uno strano calore al viso. -E dopo? Per che cosa saresti arrivato in tempo?-

Miche arricciò il naso. -Sono arrivato giusto in tempo per abbattere il gigante che era proprio lì, pronto a divorarti.-

-Ora solleva le braccia e stai fermo.-

Levi venne richiamato dalla caposquadra che, intrufolandosi al di sotto delle pieghe del mantello che lo copriva, iniziò ad avvolgergli il petto, facendolo rabbrividire ancora.
Ad ogni giro di garza stringeva forte, dandogli il tormento e costringendolo a mordersi il labbro per non urlare.

-Maledizione, mi stai massacrando e hai le manacce più fredde della morte!- Sbraitò. -Sicura di sapere quello che fai? Guarda che non sono una delle tue cavie!-

-Prendi un bel respiro!-

Levi obbedì ma, quando inspirò, Hange ne approfittò per stringere maggiormente la fasciatura, strappandogli un ringhio di dolore.

-Vorrei proprio sapere che accidenti ti è passato per quella testa vuota per ridurmi così!- Si lamentò a denti stretti. -Ero già ferito, dove pensavi potessi andare?-

Voltandosi ad incenerire Miche, Levi colse l’occhiata d’intesa che si scambiarono lui e il comandante.

-Non saprei Levi, non devi dirlo a me.- Proferì l’altro caposquadra, faticando a nascondere un sorrisino. -Eri senza gas, avevi battuto la testa e zoppicavi ma, nonostante questo, ti sei messo a strillare che Erwin era in pericolo e che tu dovevi andare a salvarlo.-

Nel silenzio della notte, Levi sentì un fischio perforargli i timpani ma, a giudicare dalla calma degli altri, lo sentiva solo lui.

-Levi, ma allora sei un tenerone, non ti facevo così premuroso…- Sogghignò Hange, vicinissima al suo orecchio, quando gli fasciò la spalla.

-Sta zitta!- La voce gli morì in gola.

-Guarda che non c’è niente di male ad essersi affezionati a qualcuno.-

-Se questo bastardo crepa prima del tempo, siamo tutti nella merda fino al collo!- Levi si sentiva avvampare, ma non poteva giocarsi la dignità senza prima lottare. -Dovreste ringraziarmi!-

Hange parve rifletterci un attimo, intanto che stringeva la garza. -Questo è vero, ma anche tu sei un elemento importante e non dovresti rischiare così tanto.-

-A voler essere del tutto onesti, eri preoccupato anche per la tua squadra e per Petra…- Continuò Miche, quasi sovrappensiero. -Però è stato quando hai visto Erwin troppo vicino alla testa del gigante che hai cominciato a scalciare come un cavallo imbestialito.-

-E quindi tu hai ben pensato di fottermi una spalla e una costola!- Lo fulminò. -Ora che ci penso, mi hai anche strozzato.-

-Mi ero accorto di averti fatto un po' troppo male e mi sembrava crudele lasciarti cosciente.-

-Oppure non eri in grado di tenermi fermo, anche se ero già tutto ammaccato!- Insinuò il capitano, in cerca di una piccola soddisfazione.

-Quanta insolenza!- Sbuffò. -Si chiama salvarti la vita, Levi, prego!-

-Ma grazie tante!- Sputò, sarcastico.

Non era grato a Miche per niente, quel maledetto era andato subito a fare la spia ad Erwin e magari avevano anche riso di lui, insieme.

-Qui ho finito, possiamo passare al ginocchio.- Canticchiò la caposquadra. -Forza Levi: levati i pantaloni!-

-Che devo fare?- La scarsa pazienza del capitano andò in fumo. -Te lo sogni di vedermi nudo come un verme, quattrocchi di merda!- 

Una fitta alla testa lo portò a piegarsi in avanti, tuffando la fronte sulle mani.
Dovevano essere tutti impazziti, non c’era altra spiegazione.

-Hange, per l’amor del cielo, tagliagli quei pantaloni e facciamola finita!-

Al risentire la voce di Erwin, Levi ricordò che se ne era rimasto zitto fino a quel momento, rifiutandosi di pensare ai possibili perché di quel silenzio.
Quando si voltò a guardarlo, gli stava porgendo la manica sinistra della sua uniforme.

-E magari, per quanto se la meriterebbe, evitiamogli una bronchite!- Il comandante lo aiutò a rindossare la giacca, prima dalla spalla dolente e poi da quella sana.

Levi lo avvertì indietreggiare e, quando si sentì prendere dalle spalle, non si oppose e si lasciò guidare all’indietro. Si ritrovò disteso, sempre fra gambe del comandante, con la testa tra la sua coscia e il suo fianco.
Infine, gli venne risistemato meglio il mantello addosso, per coprirlo.

-Passami il disinfettante, questa ferita non ispira molta fiducia…-

Hange ubbidì al comandante, offrendogli un batuffolo umido. -Togli tutto il sangue secco, sarà fastidioso, ma va ripulita per bene per evitare un’infezione.-

E così Levi si ritrovò con la quattrocchi che gli tagliava la stoffa dei pantaloni poco sopra il ginocchio sinistro, mentre Erwin si chinava su di lui a scrostargli il sangue dalla fronte, il tutto sotto l’occhio vigile di Miche.

Per quanto gli scocciasse ammetterlo, con la fasciatura fatta da Hange, respirare gli faceva molto meno male.
Chiuse gli occhi, sforzandosi di non lamentarsi quando sentì picchiettare sul taglio sul sopracciglio. Le mani di Erwin erano decisamente più calde di quelle della donna.

Provò a resistere al bruciore, rifiutandosi di aprire gli occhi, d’altronde era troppo vicino al suo comandante e non voleva rischiare di ricambiarne lo sguardo.
Non mentre Hange iniziava a torcergli la gamba, per capire quale fosse il danno e come fasciarla nel modo più efficace.

Si accorse di stringere tra i pugni la stoffa dei pantaloni di Erwin, dato che aveva le braccia abbandonate sulle sue gambe. Provò a regolarizzare il respiro, ma nello stesso momento il batuffolo gli graffiò la fronte lesa e il ginocchio gli venne steso in maniera troppo brusca.
Gemette di dolore e, quando fece l’errore di aprire le palpebre, incontrò due pietre celesti che lo fissavano con una certa apprensione.

Levi fece una smorfia e deviò lo sguardo, quel maledetto di Erwin riusciva ad essere perfetto anche mentre se ne stava seduto a culo per terra, con la tesa di un suo sottoposto fra le gambe aperte.
I ciuffi dorati incorniciavano il suo viso capovolto, calmo e concentrato a ripulirgli la ferita.

-Tu rammenti, Levi,- sussurrò Erwin, -che il qui presente bastardo, come lo chiami tu, è sopravvissuto ad un numero di spedizioni maggiore delle tue, ha affrontato diversi giganti più di te, e che non è certo diventato comandante standosene ad osservare, non è così?-

Levi respirò a fondo. -Certo che lo so, Erwin.-

-In tal caso, saresti così gentile, da spiegarmi per quale ragione ti senti in costante dovere di dover correre in mio soccorso, senza tenere conto delle eventuali conseguenze?-

-Avevo battuto la testa, ero confuso.- Deglutì sonoramente, aveva uno strano amaro in bocca.

Il ghigno del bastardo non tardò ad arrivare, d’altronde, non si poteva sperare di imbrogliare il re degli strateghi.

-Allora adesso è tutto più chiaro.- Sibilò, chinandosi maggiormente sul suo volto. -Quindi è stato l’urto alla testa che ti ha impedito di comprendere quanto sciocco fosse cercare di raggiungermi a tutta velocità, senza gas a sufficienza e senza aspettare i tuoi compagni?-

-Pensavo di farcela, è stato un errore di calcolo.-

La mano di Erwin gli scostò la frangia, grattando un punto particolarmente infiammato, che gli rubò un piccolo lamento.

-Permettimi di dubitarne.- Il sorriso sornione del comandante fece la sua comparsa. -I tuoi calcoli sono sempre precisi e la tua testa, in quel frangente, era ancora perfettamente integra.-

Bastardo.
Levi serrò gli occhi e decise che non li avrebbe aperti più.
Aveva imparato già da piccolo a non sprecare energie vitali in battaglie che non lasciavano alcuna speranza di vittoria. Qualsiasi scusa avesse accampato, anche la più studiata, Erwin se la sarebbe mangiata in un solo boccone.

-Erwin, se ha un trauma cranico, dovremmo lasciarlo riposare…- Precisò Hange, ancora all’opera sulla contrattura del ginocchio.

Levi non avrebbe mai pensato di dover ringraziare la ricercatrice pazzoide che, probabilmente, non era corsa in suo aiuto solo per risparmiargli un brutto mal di testa.
Che tra l’altro già aveva, insieme ad una stanchezza che gli si stava insinuando fin dentro le ossa.

-E poi non dovresti essere così duro, non è colpa sua se ti vuole bene…-

Quattrocchi di merda.
Serrò i pugni, sperando che il calore che gli bruciava le guance non fosse anche visibile.

In fine, Levi decise di cedere alla dolce promessa del sonno, sperando che lo portasse al sicuro, lontano da quella verità molesta.
Lontano dal respiro pesante del comandante, che gli carezzava i capelli.

 

 

   
 
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