L’invito
color rosa
confetto spiccava come un pugno nell’occhio tra la pila di
scartoffie tutte
uguali, sparse da giorni sulla scrivania. La persona alla quale era
stato
recapitato lo aveva gettato senza troppe cerimonie una volta letta
l’intestazione
sulla busta. Il profumo di rose appena colte, unito alla fragranza
della
ricchezza newyorkese, era intriso nella carta e
nell’inchiostro con cui la
penna di Rose Weissman aveva impresso l’indirizzo del nuovo
ufficio di Susie
Mayerson.
Peccato
che, presto o
tardi, avrebbe dovuto leggerne il contenuto, altrimenti la poco
indulgente
signora Weissman le avrebbe intasato l’unica linea telefonica
che possedeva,
risoluta a ricevere una conferma retorica al suo elegante tentativo di
far
passare un obbligo di presenza come un’amichevole richiesta
di partecipazione.
Susie
non vedeva Midge dall’ultima
volta in cui avevano litigato per via della rinuncia
all’ingaggio presso il
Copa. Non aveva ancora trovato la voglia di parlarle di nuovo, convinta
che la
sua cliente di punta non avrebbe mai cambiato idea e che non valesse a
nulla
sprecare il suo fiato in rimproveri inefficaci a smussare gli spigoli
della sua
testardaggine. Ci aveva già provato: non avrebbe continuato
ad appoggiare Midge
e i suoi masochistici tentativi di sabotare ulteriormente la sua
carriera.
Nemmeno Midge l’aveva cercata, però.
La
minaccia si rivelò
realtà quando le orecchie di Susie avvertirono il fastidioso
squillo del
telefono. La sua segretaria era già andata via, per cui si
trovò da sola ad
affrontare la voce cristallina di Rose. Non le rimase altra scelta che
alzare
la cornetta in completa apnea.
«Pronto,
Susie Mayerson?»
«Mi
dispiace, ma al
momento non è raggiungibile. La prego di tentare un altro
giorno.»
«Credi
veramente che non
sia in grado di riconoscere la tua voce? È alquanto unica
nel suo genere. Ad
ogni modo, ti consiglio di ascoltarmi. È evidente che tu non
abbia avuto modo
di rispondere al mio invito e lo capisco, davvero. Sei una manager
piuttosto
impegnata e sono certa che riceverai tanta di quella corrispondenza
che…»
Susie
alzò gli occhi al
cielo, «Qual è il punto?»
«Il
punto è che vorrei
che tu cenassi con noi domani sera.»
«Non
c’è un’etichetta che
prevede una qualche stramaledetta forma di preavviso per questo genere
di cose?
Forse ti sarà sfuggito ma io e tua figlia abbiamo avuto
degli attriti
ultimamente. Non la sento da settimane!»
«Ne
sono al corrente.
Proprio per questo ti chiedo di fare il primo passo e condividere con
noi il
lieto evento.»
«Mi
sono persa qualcosa,
per caso?»
«Se
avessi letto il mio
invito lo sapresti.»
«Vuoi
farmi venire
l’orticaria per la tensione? Cosa aspetti a
dirmelo?»
«E
d’accordo. Domani Joel
presenterà la sua nuova fidanzata ai bambini.»
«Non
riesco a cogliere il
nesso. Cosa c’entro io con Joel, “fottutamente
insopportabile”, Maisel?»
Rose
abbassò il tono
della voce per non farsi sentire, «Sai che non lo faresti per
lui ma per sostenere
Midge. La vedo stranamente presa da un’occupazione segreta
che le sta
assorbendo ogni energia. Eppure, non sta lavorando, giusto?»
«Non
lavora da novembre,
che io sappia.»
«Questo
non fa altro che
avvalorare la mia preoccupazione. Inoltre, a volte mi sembra di
cogliere delle
lacrime sul suo viso. Naturalmente, soltanto quando sa di non essere
osservata.»
Susie
avvertì una strana
curiosità e un persistente bisogno di sapere in quali guai
si fosse cacciata Midge.
Il suo cuore tenero iniziava a mostrare le crepe
dell’orgoglio, mentre la sua
mente da professionista le suggeriva di tenere il pugno di ferro.
Conosceva
bene la risposta a quel dilemma interiore, sebbene fingesse di
ignorarla.
«A
che ora è previsto
l’evento? Sai, non sto nella pelle! Unirmi a cena con lo
squilibrato nucleo
famigliare di una comica squilibrata ma brillante è sempre
stato l’unico scopo
della mia misera vita.»
Affondò
il viso nelle
scartoffie e poggiò la cornetta sulla scrivania, in modo da
poter ascoltare la
voce di Rose da una certa distanza. Era esausta.
Rose
sorrise compiaciuta
e spuntò il nome di Susie dalla sua lista degli invitati,
«Perfetto. Ti aspettiamo
per le nove in punto. Ah, dimenticavo… Ci sarà
un’altra sorpresa. Se ne sta
occupando Abe.»
«Davvero?
Non mi stupisci
affatto Rose Waissman! Sei la donna più imprevedibile che
conosca, malgrado la
pesante concorrenza di tua figlia. Ti prego soltanto di risparmiarmi il
posto
vicino al tuo ex genero. Sarebbe troppo anche per una santa come me.
Ah, dopo
il dessert posso ritenermi sollevata da qualsiasi incarico?»
«Certamente.»
«Grazie
per la concessione,
sua maestà.»
Riattaccò
il telefono
prima ancora che Rose potesse rispondere o augurarle la buonanotte.
L’indomani
avrebbe dovuto tirare fuori dall’armadio il suo completo
migliore, sperando di
riuscire nella doppia impresa: sopportare la famiglia Maisel al
completo e le
infantili scuse di Midge, ancora una volta.