Videogiochi > Mass Effect
Ricorda la storia  |      
Autore: Amatus    29/04/2022    1 recensioni
Viv Shepard è pronta ad imbarcarsi nell'ennesima missione: trovare e uccidere un Ardat-Yakshi un'asari dal potere seduttivo irresistibile che acquisisce forza prosciugando l'energia vitale del proprio partner. Thane Krios è preoccupato che l'asari possa rappresentare per Shepard una sfida più insidiosa di quanto non si aspetti.
"Vide Shepard distogliere lo sguardo e serrare la mascella. Poteva immaginare i suoi pensieri. C’era qualcosa che poteva spaventarla e ammaliarla di più della prospettiva di cedere completamente il controllo e il potere?"
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Samara, Thane Krios
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Your voice is adrift
I can't expect it to sing to me
As if I was the only one
I'll follow you
The leaf that's following the sun
When will my weight be too much for you?
When will these ideas really be my own?
Cause this moment keeps on moving
We were never meant to hold on

Your voice is your own
I can't protect it
You'll have to sing
A verse no one has ever known
Don't be afraid
Cause no one ever sings alone
Your weight will never be
Too much for me
Your ideas have always be your own
This moment keeps on moving
We were never meant to hold on


 

 Fu solo quando sentì Kasumi parlarne in sala mensa che realizzò il reale rischio di quella missione. Sapeva che Samara aveva chiesto a Shepard un qualche tipo di favore, ma non avrebbe mai immaginato che potesse essere coinvolta un Ardat-Yakshi. 

 Thane chiese immediatamente informazioni a Ida che confermò che la squadra era pronta a lasciare la Normandy. Si precipitò all’istante verso l’armeria dell’hangar navette sperando di trovarvi ancora il comandante alle prese con gli ultimi preparativi. Fortunatamente era così: “Siha, grazie ad Arashu, sei ancora qui!” 

 Tre paia di occhi si sollevarono contemporaneamente su di lui.

 Non che non fossero consapevoli di quanto arduo fosse mantenere segreta una relazione su una nave stellare, se quella nave poi era la Normandy mantenere un segreto qualsiasi sembrava quanto meno improbabile, ma di certo fino a quel momento Thane e Shepard avevano evitato di fare mostra del fragile rapporto che si andava instaurando tra loro. Il sorrisetto nervoso stampato sul viso sfregiato di Garrus fu però un chiaro indizio del fatto che Thane aveva detto troppo e con troppo trasporto. Quando si convinse a riportare gli occhi su Shepard il suo sguardo di fuoco seppe darne una conferma definitiva. Il comandante non disse una parola, con un cenno del capo indicò la porta sul lato dell’armeria e Thane la seguì in silenzio verso il corridoio. Uscendo sentì chiaramente un risolino nervoso lasciare la bocca del turian. Come facesse Garrus ad essere al tempo stesso un soldato spietato e una persona tanto impacciata e fin troppo spesso preda di atteggiamenti imbarazzati e imbarazzanti, era per Thane un mistero insondabile. Non poteva però impedire al proprio orgoglio di pungolarlo al pensiero che dietro al sorriso nervoso e allusivo del turian ci fosse forse una piccola dose di invidia. Gli occhi severi di Shepard lo richiamarono alla realtà.

 “Devo essermi persa la conversazione in cui abbiamo deciso di lasciar stare la riservatezza e fare un comunicato all’intero equipaggio riguardo il fatto che andiamo a letto insieme.”

 “Siha, mi dispiace.”

 “Ti dispiacerà molto di più quando manderò da te tutti quelli che verranno a farmi domande. Scommetto che Tali ha già pronto un elenco dettagliatissimo di questioni da approfondire riguardo il funzionamento dell’accoppiamento umano-drell.”

 Thane poté cogliere il movimento trattenuto a stento di un angolo della bocca della donna che tendeva ad incresparsi. Un sorriso che non si rassegnava ad essere trattenuto si allargò furbescamente sul suo volto. Le cicatrici ormai appena visibili risposero al movimento creando un disegno che era divenuto incredibilmente familiare per Thane.  

 Come richiamata da un magnete invisibile la sua mano fu trascinata verso quel viso segnato da tante battaglie e di una bellezza così inusuale che Thane non era ancora riuscito a coglierne l’origine. La donna sorrise di un sorriso più tenero questa volta e appoggiò il viso contro la sua mano. Solo un momento, poi si allontanò dalla mano e il comandante fece di nuovo la sua comparsa davanti a lui. La donna che aveva imparato a conoscere e che solo molto raramente emergeva dalla corazza era stata di nuovo nascosta lontana dagli occhi.

 “Allora Krios, cosa c’è di tanto importante?” Lo sguardo furbo e il sorriso strafottente avevano fatto la loro comparsa sul viso della donna. Quella era indubbiamente il comandante Shepard, chiunque avrebbe potuto riconoscerla: spudorata, scanzonata e provocatoria. Anche quella sciocca abitudine di non usare il nome dei suoi amici se non nei momenti di più palese intimità era sempre suonata come una provocazione alle orecchie di Thane, un modo per sottolineare la pantomima che tutti portavano avanti con fede cieca. Se lei doveva essere Shepard allora anche i suoi amici avrebbero dovuto prendere parte alla mascherata.

 La donna intanto aveva preso a battere un piede a terra in modo plateale: quando il comandante fa una domanda, pretende una risposta.

 “So che Samara sta dando la caccia a una Ardat-Yakshi. È vero?” In modo teatralmente annoiato Shepard rispose di sì. Era preoccupata anche lei.

 “Siha, verrò con te.”

 La sorpresa sul suo volto, autentica per un momento, fu velocemente rimpiazzata da un ghigno a da parole salaci: “Certo, vuoi anche i codici di comando della Normandy? È una grande nave, ma questa nuova versione pare venga ceduta in bundle con un ficcanaso che contesterà ogni tua decisione. In bocca al lupo.” Maledetto sarcasmo, parlare con lei era sempre come doversi fare strada in una foresta con un machete. No, non sempre, ma fin troppo spesso.

 Era pronta ad andarsene senza rivolgergli una parola di più ma Thane quella volta non poteva lasciar correre. Le prese una mano e la trattenne.

 “Viv, lasciami venire con te. Quelle asari rappresentano una minaccia temibile, sono esseri potenti e infidi. Permettimi di rimanerti accanto.”

 “Non credo sia una minaccia peggiore di molte altre ma dal momento che lo chiedi in modo così gentile…” Strinse per un momento la sua mano prima di lasciarla andare, poi aggiunse con gravità: “Per Samara non sarà facile, avrà bisogno di tutto il nostro supporto.” 

Ecco la mia Siha. Ancora una volta Thane si ritrovò a formulare quel pensiero e ancora una volta si preparò a seguire Shepard.

 “Vakarian, è il tuo giorno fortunato, togli la corazza e torna a calibrare i tuoi giocattoli.”

 Il turian era rimasto con un pensiero bloccato in testa e un fucile di precisione mezzo smontato tra le mani e guardava Shepard con aria interrogativa.

 “Chiudi la bocca o ci entrerà uno sciame di collettori.”

 “Shepard non capisco, è successo qualcosa?”

 “Sono due giorni che ti lamenti di dover tornare su Omega, sai che Thane ha il cuore tenero,  è stato mosso a compassione e prenderà il tuo posto.” 

 Solo per un istante si fece seria e chiese a Samara: “Per te va bene?” L’asari assentì con un cenno e quello chiudeva evidentemente ogni discussione. 

 Garrus sapeva riconoscere una battaglia disperata e sapeva bene che discutere con Shepard era sempre una di quelle. Nessuno, neanche la morte aveva mai fatto cambiare idea a quella donna. 

 “Sappiate che userò questo tempo per studiare battute sagaci e doppi sensi sottili per prendermi gioco di voi al vostro rientro.”

 “Fottiti Vakarian.” Un sorriso sincero si stampò sulle labbra di Shepard, doveva essere grata a Garrus per non aver chiesto spiegazioni. Tra loro non ve ne era quasi mai bisogno. Thane aveva il dubbio di essere stato la sola incomprensione tra i due. Ma una cotta finita male non avrebbe certo avuto la meglio su quel loro rapporto così speciale. Quello era un pensiero capace di donargli serenità, quando lui non ci sarebbe più stato Shepard avrebbe avuto almeno un amico a prendersi cura di lei.

“Forza Krios, andiamo, ti aggiorneremo lungo la strada.”

 

---------------

 

Non avevano un piano. L’urgenza e la necessità spingevano la Justicar, questo rendeva la situazione ancor più pericolosa. 

“Sembri molto preoccupato Thane.” Gli occhi dell’asari lo scrutavano e Thane sapeva che quello sguardo era in grado di vedere nelle profondità più celate, questa certezza però non lo metteva a disagio. Lo sguardo dell’asari non veicolava alcun giudizio contro di lui, al contrario. Sapeva che il suo codice le avrebbe impedito di lavorare con qualcuno che lei potesse riconoscere come colpevole. Lo aveva guardato la prima volta che si erano conosciuti e nel suo sguardo non c’era stata condanna. Una consapevolezza confortante nasceva dall’essere osservato da quegli occhi e l’assassino non poteva che lasciarsi guardare sentendosi, per qualche istante, in pace. 

 “In questa missione sta il mio dovere più sacro. Avrò successo o morirò nel tentantivo.”

Thane annuì appena, le parole dell’asari erano state effettivamente incoraggianti per lui, per quanto lapidarie potessero suonare, e Shepard di certo non si lascò sfuggire l’occasione di farsi beffe di loro: “È bello vedere come la vostra leggerezza traspaia anche in momenti così difficili.” 

 La lamentela che Shepard aveva nascosto nella battuta di spirito cadde inascoltata. Samara riprese con lo stesso tono grave di poco prima: “Cosa ti turba?”

 “Ho avuto occasione di incrociare il cammino di un Ardat-Yakshi in passato. Una grazia e una maledizione inattesa. Non credevo che fosse possibile vivere un’esperienza simile due volte nella stessa vita.”

 “Poterlo raccontare anche una sola volta è in effetti una fortuna che pochi possono vantare.”

 Shepard rimase a osservarlo in silenzio. Il suo sguardo era più difficile da sostenere non vi era giudizio neanche in quello sguardo, ma non vi era neanche pace. Vi era curiosità, fuoco, passione. Uno sguardo pieno di pretese, uno sguardo capace di denudare anche l’animo più ritroso. Quello di Shepard era uno sguardo capace di consumare la vita. Quando quello sguardo si era posato su di lui la prima volta Thane aveva avuto paura. Sarebbe stato pronto a uccidere o a morire. Invece lei aveva riso, di quel suo sorriso ambiguo che cela il divertimento dietro la spietata consapevolezza che quel sorriso è l’unica corazza indistruttibile. E Thane semplicemente era rimasto, consapevole che quella sarebbe stata in un modo o nell’altro la fine del viaggio. Poi, inaspettatamente, quello sguardo lo aveva richiamato alla veglia, lo aveva bruciato tanto da ricordargli di essere vivo. Anche in quel momento lo faceva. Non era per quello che si trovava su quella navicella in quel momento?

 “Ho sentito la volontà abbandonarmi davanti al sorriso di un Ardat-Yakshi, non era a caccia, e io mi sono potuto mettere in salvo. Ma quella mancanza di controllo, quel senso di impotenza mi hanno perseguitato a lungo.”

 Vide Shepard distogliere lo sguardo e serrare la mascella. Poteva immaginare i suoi pensieri. C’era qualcosa che poteva spaventarla e ammaliarla di più della prospettiva di cedere completamente il controllo e il potere? 

 Non era sicuro che Shepard potesse davvero esserne consapevole, ma quella per lei poteva essere una prova davvero difficile, non che non avesse fiducia in lei, ma se avesse potuto impedirle di affrontarla da sola si sarebbe sentito infinitamente più sereno.

 

 ------------------------

 

Omega era una fogna. Ogni rifiuto della galassia finiva lì in un modo o nell’altro e non era sorprendente che anche lui avesse trascorso in quel posto fin troppo tempo. 

Ida non aveva saputo recuperare informazioni specifiche riguardo gli omicidi compiuti dalla asari: “Il tasso di uccisioni violente su Omega è troppo elevato per poter avere risposte significative dall’analisi dei dati.” Aveva detto e Thane aveva visto Shepard illuminarsi.

 “Bene, si farà alla vecchia maniera allora.” Shepard vedeva davanti a sé una sfida interessante e quello traeva da lei il meglio. Da lungo tempo il combattimento, capace un tempo di risvegliare i suoi sensi, aveva perso il suo appeal. Il sorrisetto che in quel momento era stampato sul viso del comandante comunicava invece perfettamente la volontà di averla vinta, e niente poteva darle più soddisfazione.

 “Da dove cominciamo?” Chiese Samara scrutando la donna accanto a lei.

 “Quando sei in una fogna, il re dei topi è l’unico ad avere tutte le risposte. Beh la regina nel nostro caso.” Con le mani ben affondate nelle tasche del giubbotto Shepard calcava le strade di Omega come fossero state una sala da ballo. Sapeva di esserne padrona e non erano pochi i passanti che si davano di gomito riconoscendola. “Ma quella è Shepard. Ma non era morta?” “Sai come si dice, l’erba cattiva…”

Shepard sorrideva beffarda a quelle voci, aveva alimentato la sua leggenda ad ogni occasione, per quanto Thane fosse in grado di ricordare.

 L’aveva sentita intromettersi nelle chiacchiere del porto di Ilium e della Cittadella, non riconosciuta. L’aveva sentita dire ogni sorta di sciocchezze: “Shepard? Sì certo è morta, ma all’inferno non l’hanno voluta, e l’hanno rispedita al mittente.” Oppure: “Morta? No! L’hanno rianimata per un pelo ma i medici che l’hanno riportata in vita non sono sopravvissuti abbastanza a lungo per raccontarlo.” Ma la sua storia preferita, e Thane poteva capire bene il perché, era: “Cerberus? Chi ti ha detto che lavora per Cerberus? Loro l’hanno riportata in vita, ma lei li ha uccisi tutti. Ora Cerberus è solo un altro nome con cui Shepard può essere chiamata.”

 Quelle chiacchiere la divertivano e la confortavano e sapere che il suo nome anche in quella fogna fosse pronunciato con timore o disprezzo le assicurava quel tanto di ignominia da difenderla dal destino da eroe da cui si ritraeva con tutte le forze.

 Thane non era mai stato all’Afterlife con Shepard, ma poteva immaginare che quello fosse un posto abituale per lei per recuperare informazioni. Non era strano che a loro l’ingresso fosse garantito nonostante la lunga coda che si accalcava all’ingresso e che smaniava senza successo per entrare. Dentro l’atmosfera era caotica, una musica frastornante riempiva l’ambiente e le luci contribuivano a creare un effetto psichedelico che senza dubbio aveva l’intento di stordire i clienti e renderli più inclini all’alcol e alle chiacchiere. Una cameriera sorrise a Shepard e Thane notò il modo in cui la donna ricambiò il sorriso. 

 Thane riconobbe quello sguardo. Shepard doveva essere stata se non una cliente affezionata, almeno abbastanza assidua. Sapeva che Shepard aveva votato ogni momento libero in suo possesso a distruggere l’immagine di eroe che continuava ad attaccarlesi addosso, la gratitudine la faceva sentire a disagio e non vi era niente di peggio per lei che provare quel tipo di disagio. Avere un’intera galassia riconoscente doveva essere un incubo per lei. Poteva immaginarla quindi trascorrere in quel posto o in luoghi simili serate insignificanti tra alcol, flirt e risse. E sesso, certo. Un brivido gli corse lungo la schiena. Non poteva negare che avesse anche lei, a suo modo, un fascino capace di soggiogare. Si fece strada nel locale e nessuno poté resisterle. Tutti alzarono lo sguardo su di lei anche solo per un istante, alcuni solo per accompagnare allo sguardo un insulto o un’imprecazione, altri per controllare eventuali vie di fuga, solo pochi restarono a guardare, tradendo una certa fiducia in se stessi. Salirono per delle scale poco illuminate e si trovarono davanti a un’asari. il piano era colmo di guardie del corpo, se avessero respirato in modo da infastidire quell’asari sarebbero stati crivellati di colpi in un batter d’occhio.

 “Shepard è sempre un piacere vederti.” 

 “Aria.” Disse semplicemente Shepard. La asari la guardava con sguardo calcolatore senza riuscire però a venire a capo di nulla.

 “Cosa ti porta qui?”

 “Sai che sento la tua mancanza quando sono lontana.”

 “Se così fosse, sai che c’è sempre del lavoro per te qui. A patto che tu impari a tenere la lingua tra i denti, ovviamente.”

 “A tenere la lingua tra i denti c’è il rischio di mozzarla, e sarebbe un vero peccato, pare che la mia sappia fare magie.”

 In contrasto con il tono leggero e provocatorio lo sguardo della donna era tra i più pericolosi che Thane le avesse mai visto. L’asari non accettò la sfida e distogliendo lo sguardo disse annoiata: “Non ho tempo per i tuoi giochetti, Shepard. Dimmi cosa vuoi.”

  “Ci sono state delle morti inconsuete ultimamente.”

 “Solo oggi scendendo a fare colazione ho saputo che è stato ritrovato un batarian a cui sono stati strappati tutti e quattro gli occhi. Al loro posto vi erano infilzati, a sentire i miei agenti, dei “pezzi di turian”. Le parti restanti del turian non sono ancora state trovate. Credo che se davvero vuoi delle informazioni dovrai essere un po’ più specifica.”

“Insomma un normale mercoledì su Omega.”  Shepard la guardò un momento ancora con lo stesso sguardo duro e poi quasi come fosse costretta a farlo aggiunse: “Io sono interessata a qualcosa di più elegante, sicuramente delle morti più pulite. C’è un’asari che è stata avvistata da queste parti. Si tratta di una persona tanto affascinante quanto pericolosa.”

 Il sorriso di Aria si aprì sul suo viso in una smorfia crudele: “Non dirmi che sei a caccia dell’Ardat-Yakshi che si aggira da queste parti. Non esagerare Shepard, non è pane per i tuoi denti.”

 “Sapevi che era a caccia e non hai fatto nulla per fermarla?!” La voce appassionata di Samara si era intromessa in quello scambio misurato che ricordava una pericolosissima partita di scacchi più che una conversazione. 

 “Non ha cercato di sedurmi, non vedo proprio perché avrei dovuto fare qualcosa.”

 Shepard alzò un braccio nel gesto di trattenere Samara che aveva mosso un passo avanti attirando su di sé gli sguardi e le canne delle pistole di tutte le guardie del corpo. Samara tacque e tornò a fare un passo indietro.

 “Cosa sai?” Era il turno di Shepard di tagliare corto e Thane poteva vedere Aria assaporare quella fretta come una vittoria.

 “So chi è stata la sua ultima vittima. Un’umana, una cosina graziosa che viveva nell’agglomerato, poco lontano da qui.” Dopo un momento aggiunse in un sibilo: “Questo vuol dire che mi devi un favore?”

 “Un giorno tu mi dai un indizio per trovare una pericolosa assassina, e un altro io stermino una banda di trafficanti che mette a rischio i tuoi profitti, smaschero un complotto volto a destituirti, metto fine a un’epidemia che minaccia di decimare i tuoi clienti. Ma chi tiene il conto, no?”

 Shepard si voltò senza aggiungere una parola e incrociò il suo sguardo. C’era una sfida che raccontava a Thane più di quanto avrebbe avuto bisogno di sapere. Temeva di trovare un giudizio nei suoi occhi? Le aveva dato motivo di credere che lui dubitasse di lei? Era stato a causa del suo comportamento in vista di quella missione? Thane non voleva continuare a darle motivi di dubitare della sua fiducia quindi sorrise, inghiottendo il senso di colpa. Lui sorrise e per un solo istante i lineamenti della donna si distesero, Thane pregò che quell’accenno di rassicurazione fosse sufficiente per il momento. Si sarebbe scusato in seguito.

 “Alla prossima Shepard.” Un risolino accompagnò le parole dell’asari. Shepard non si voltò neanche alzò il dito medio di una mano e la agitò in segno di saluto. Thane poteva immaginare che quello fosse un gesto più significativo di un semplice ciao, ma sperò che Aria come lui, potesse limitarsi a intuire più che a decodificare.

 Thane si accostò a Shepard per dire in un sussurro: “Siha, far arrabbiare la regina dei topi nella sua stessa tana potrebbe essere una mossa poco saggia.”

 Lei lo guardò sorridendo mentre si allontanavano dal privée della asari: “Se non la lasciassi divertire un po’ non sarei più la benvenuta alla corte di Aria T’Lok.” Poi aggiunse guardandolo dritto negli occhi: “Tutti si aspettano di avere un assaggio del comandante Shepard, chi sono io per deluderli?” Thane lesse una giustificazione in quelle parole e aggiunse in un sospiro: “Immagino che ciascuno veda solo ciò che vuole vedere. Ciò che vedo io è una siha, e non mi dispiace.” Shepard sorrise ancora e si avviò verso l’uscita del locale.

 

---------------------------

 

“Non è molto ma abbiamo almeno un punto di partenza. Grazie Shepard.” Samara era solitamente un campione di compostezza e contegno, qualità che sembravano continuare a sfuggirle in quel caso. Shepard aveva avuto ragione, la Justicar aveva bisogno di tutto il loro sostegno. 

 Identificare l’abitazione dell’ultima vittima dell’Ardat-Yaskhi fu piuttosto semplice e furono accolti dal dolore della madre della vittima.

 Shepard, come sempre, accolse su di sé tutto quel dolore e fece promesse che non poteva essere certa di mantenere nella speranza di dare conforto a quella madre disperata. Quel suo modo di fare promesse era come una puntata al casinò, non sapeva se avrebbe potuto mantenerla, ma avrebbe cercato di farlo fino a raggiungere il successo o la rovina.

 Ascoltarono il diario personale della giovane vittima e furono testimoni del potere che quell’asari poteva esercitare. Vide chiaramente Shepard rabbrividire nell’ascoltare l’ultima registrazione. La completa e cieca dedizione di quella ragazza doveva aver detto a lei più di quanto lui fosse stato in grado di percepire. 

 “Va fermata.” Disse Shepard con voce tagliente una volta lasciata la casa della giovane.

Thane ascoltò i timori di Samara, inseguiva quella asari da 400 anni, sapeva quanto sfuggente potesse essere, ma la piega che quella storia stava prendendo non gli piaceva. Gli piacque ancor meno quando Shepard con poche parole diede forma ai suoi peggiori timori: “Farò da esca.”

 Thane non poté che scrollare la testa e afferrarle una mano. Shepard lo guardò e lui poté sentire la propria voce pronunciare poche parole prima di rendersene conto: “Samara, puoi darci un minuto? Devo parlare con Shepard.” L’asari annuì e si allontanò verso la zona commerciale.

 Shepard rimaneva in attesa, lo scrutava in silenzio. Thane prese di nuovo una mano del comandante e la strinse fra le sue.

 “So che questa è l’unica soluzione ma vorrei ce ne fossero altre. Ho paura siha, questa è una lotta che potresti non voler vincere.”

 Lo sguardo della donna si fece sottile: “Qual è il problema, sei preoccupato o sei solo geloso?”

 Thane sorrise appena, si fece un passo più vicino alla donna e portò una mano sul suo viso. Lei si irrigidì, c’era troppa gente attorno e quello non era certo un territorio amichevole. Però non si allontanò, la vide combattere per ricacciare indietro un commento velenoso. Aveva preso a cuore le sue preoccupazioni e Thane ne fu grato.

 “Siha, permettimi di rimanere a vegliare su di te.”

 “Se Morinth è scaltra la metà di quanto Samara teme, sentirà addosso il mirino di un cecchino prima ancora che tu abbia iniziato a prendere la mira.”

 “Ma non vedrà niente di strano nel trovare uno degli assassini più rinomati della galassia a bere nella sala VIP dell’Afterlife.”

 Fu Shepard questa volta a fare un passo avanti arrivando ad aderire al suo corpo, non senza aver prima gettato attorno uno sguardo furtivo.

 “Thane, Morinth va fermata, e se c’è qualcosa che posso fare in merito, sai che non posso tirarmi indietro.”

 “Lo so, ma sedurre un’Ardat-Yakshi è una mossa azzardata persino per te. Quando lei ti vedrà ti vorrà, e non c’è niente che possa fermarla a quel punto. Farà di tutto per unirsi con te, per divorare la tua forza vitale e diventerà più forte di quanto non sia stata prima.”

 “Lo prenderò come un complimento.” Un sorriso incerto sorse sulle labbra della donna e Thane dovette combattere contro l’istinto di baciarla. 

 “Qualunque cosa accadrà, noi saremo lì per proteggerti, Samara e io.”

 “Credi che la mia volontà non sia abbastanza forte per resisterle?”

 Thane considerò attentamente le proprie parole prima di dire: “Credo che quella asari abbia promesse più dolci del semplice piacere dei sensi. Credo che per te quelle promesse siano particolarmente allettanti e ho paura che potresti trovarti a desiderare di cedere.”

La donna si sentì smascherata e rispose nel solo modo che conosceva: rise di lui e fece un passo indietro. “Sai bene che cedo facilmente a un bel visino, dovrò trovare prima o poi qualcuno che sappia farmi mettere la testa a posto, non credi?”

 “Promettimi solo che terrai presenti i miei timori.”

 Fu la donna a portare una mano sul suo viso. Thane inspirò a fondo, il suo odore era intossicante, avrebbe fatto qualunque cosa in quel momento per non lasciarla andare. Ma un istante dopo era lontana, si aggirava per la zona commerciale in cerca di Samara, la tenerezza appena accennata seppellita tanto in fondo da lasciar dubitare che fosse mai esistita.

 Alcune ore lì separavano dalla serata e Samara preferì rimanere in disparte, seduta in un angolo di un bar poco frequentato: una Justicar attira sempre non pochi sguardi. Consigliò però a Shepard di farsi notare, la notizia che il comandante era tornata su Omega avrebbe dovuto fare il giro della stazione. Se fosse arrivata alle orecchie di Morinth sarebbe stata una notizia irresistibile che l’avrebbe senza dubbio spinta a vedere con i propri occhi quanto di vero ci fosse nella leggenda che ammantava il suo nome. 

 "Potresti approfittare anche per trovare qualcosa di diverso da indossare, non trovi?" 

Shepard si portò le mani al petto in un gesto drammatico "Non sono abbastanza per lei?" Poi incrociando lo sguardo serio di Samara aggiunse: "Va bene, ho capito, mi farò bella per la serata, male che vada semplificherò il lavoro di chi dovrà occuparsi del mio funerale."

 Un brivido scese lungo la schiena di Thane. Shepard notò il timore sul suo volto e disse con un ostentata leggerezza: “Vieni Krios, aiutami a scegliere qualcosa da mettere.”

 Scorsero i terminali di alcuni commercianti e alla fine Shepard decise di acquistare un completo molto semplice ma che Thane poteva immaginare le sarebbe stato d'incanto. Passeggiarono per un po' immersi in un confortevole silenzio. Se avessero potuto per un attimo dimenticare il resto della galassia quelle ore sarebbero sembrate non solo pacifiche ma semplicemente normali. Quella normalità quieta e forse a tratti noiosa dalla quale le persone normali vengono sommerse nel loro quotidiano. 

 Si concessero sorpresi un paio d'ore di pacifica normalità, Shepard aveva persino avvicinato una mano alla sua e si erano trovati con le dita intrecciate per pochi preziosissimi istanti. 

Quando fecero ritorno da Samara, però, la tensione per la serata che li aspettava era tornata a farsi strada. 

Shepard si cambiò nel bagno del locale e ne riuscì con dei pantaloni tanto attillati da non lasciare molto all'immaginazione e con una maglia lunga sui fianchi che lasciava scoperte le spalle ampie. Nessuno avrebbe potuto ignorarla. 

 Thane non trattenne un commento: "Siha stai benissimo." Shepard sorrise e per una volta trattenne qualunque commento.

 “È ora di andare.” Samara li richiamò alla realtà distogliendoli l’uno dall’altra.

 Tutto era pronto. Thane entrò nella sala vip dell’Afterlife qualche tempo prima di Shepard. Si sedette al bar, sperando di avere una buona visuale. Non si sentiva così nervoso da… Da quando? In effetti non lo ricordava. Aveva messo in allerta Shepard riguardo la possibilità del voler cedere il controllo e del timore che questo avrebbe potuto provocare in una persona come lei, abituata ad avere in pugno ogni tipo di situazione.  Ma non era forse quella una caratteristica che li accomunava?

 Le meditazioni, la religione, il suo lavoro, tutto contribuiva all’illusione di poter mantenere fermamente il controllo sulla propria vita, modi per combattere la paura dell’impotenza. E ora si era condannato da solo ad essere spettatore impotente di una lotta che la sua siha non poteva vincere.

 Quella donna era capace di tirare fuori da lui reazioni insolite e sorprendenti. Si era affidato a lei come non aveva mai fatto prima con nessun altro e ora si trovava costretto ad osservare da lontano mentre Shepard metteva ancora una volta a rischio la propria vita per il bene di molti. Lei era senza dubbio la sua personalissima Ardat-Yakshi. Buona e compassionevole, certo, ma non meno potente.

 La vide fare il suo ingresso nel locale, riconobbe la maschera che aveva indosso: il comandante affascinante, dal sorriso pronto e sensuale, il comandante che aveva visto aggirarsi per la Cittadella con le migliori intenzioni, prima che qualcuno la facesse uscire dai gangheri. La stessa che si intratteneva a volte nella sala mensa della Normandy capace di far innamorare con uno sguardo l’intero equipaggio.

 La vide chiacchierare con un uomo all’ingresso e poi avvicinarsi decisa verso un turian ubriaco. Li vide scambiarsi qualche battuta e improvviso come un fulmine un pugno della donna si era piantato sul volto del malcapitato. Thane non dubitò neanche per un istante che il turian se lo fosse meritato. Accennò appena a rispondere all’attacco, il pugno che provò a tirare non colpì altro che l’aria mentre la donna lo colpì con forza al centro del petto facendolo tossire in cerca di aria. Si allontanò in fretta guardandosi indietro intimorito.

 

Vide Shepard avvicinarsi a una delle ballerine, era stata forse infastidita dal turian? Le riservò uno di quei sorrisi di cui Thane conosceva fin troppo bene l’effetto e lo accompagnò con una carezza leggera. Era lontano ma poteva vedere chiaramente il cuore dell’asari mancare un battito, la sua improvvisa confusione e la fretta di tornare al lavoro confermarono il suo sospetto. La ballerina fu incapace quanto lui di staccare gli occhi di dosso alla donna per il resto della serata.

 Entrambi videro quindi Shepard parlare con un uomo evidentemente agitato, poi con uno dei criminali più noti di Omega e di nuovo con il primo uomo che ringraziò in modo evidente la donna. Shepard riusciva ad aiutare gli altri anche mentre cercava di sedurre un’asari potenzialmente letale. 

 La mia siha.

Si aggirò ancora un poco per il locale, chiacchierò con un gruppo di turian e poi la vide dirigersi verso il bar dove anche lui era seduto.  La vide cercare il suo sguardo. Aveva paura? Paura di fallire o di avere successo? Ma quell’interrogativo era destinato a rimanere sospeso. Un’asari molto bella e incredibilmente simile a Samara le bloccò la strada. Era Morinth, non c’erano dubbi. Shepard aveva avuto successo ancora una volta. Dove l’avrebbe condotta il successo questa volta?

 Vide le due sedersi in un angolo appartato del locale e non poté impedirsi di farsi un poco più vicino. Si sedette portando con sé un bicchiere che rimaneva pieno. Prese posto ad un tavolo abbastanza vicino a quello delle due donne da permettergli di tenerle d’occhio ma non tanto da attirarne l’attenzione.

 L’asari sprofondò nel divanetto mettendosi comoda e facendo bella mostra del proprio interesse. Il suo sguardo scrutava ogni centimetro del corpo di Shepard e la bocca era distorta in una smorfia soddisfatta. Non riusciva ad ascoltare la conversazione ma poteva vedere Shepard sfoggiare il suo sorriso più provocante, sembrava perfettamente a suo agio e il suo modo di fare attraente e sensuale era assolutamente naturale. Lo sguardo furbo aggiungeva al tutto un tocco di malizioso pericolo che immaginava essere irresistibile per l’Ardat-Yakshi. L’asari in effetti la osservava con la stessa famelica golosità con cui un bambino avrebbe potuto guardare una torta glassata.

 Vide Shepard sporgersi sul tavolo e posare una mano sul braccio nudo dell’asari. Vide il viso di lei cristallizzarsi per un istante. Qualcosa era cambiato e pregò disperatamente che l’asari non lo avesse notato, in fondo lei non era abituata come lui a decifrare ogni mutamento di quel viso tanto bello quanto ermetico.

Purtroppo le due guerriere si alzarono subito dopo lasciando il locale e abbandonando Thane ai suoi dubbi. L’attesa fu terribile. Avrebbe dovuto attendere qualche minuto prima di lasciare il locale per non tradire la sua presenza e le sue intenzioni, ma la sedia sembrava bruciare sotto di lui e ogni secondo si dilatava in modo innaturale. Dissonante con lo scorrere letargico del tempo, il suo cuore solitamente così lento sembrava essersi gettato in una corsa folle.

 Quando finalmente cedette all’urgenza Thane si ritrovò in strada senza sapere dove andare o cosa fare del proprio tempo. Samara aveva senza dubbio seguito Shepard e Morinth, ma lui non aveva indizi per mettersi sulle loro tracce. Era stato uno sciocco e ora Shepard era sola.

 Si costrinse di malavoglia a tornare verso la Normandy e improvvisamente l’attesa che lo aspettava davanti si dispiegò davanti a lui come una maledizione. Chiese a Joker di mantenere un canale aperto e di avvisarlo immediatamente non appena fossero arrivate notizie di Shepard. 

 Si ritirò nella speranza di dedicare alla meditazione il tempo di attesa. Chi voleva prendere in giro? Non avrebbe saputo dedicare un solo pensiero a qualunque cosa non fosse la sua siha. La immaginava sola nella casa dell’asari. Aveva visto l’effetto che il più semplice tocco aveva avuto su Shepard non poteva immaginare cosa sarebbe accaduto se Morinth avesse deciso di farsi più vicina, di sfiorarle viso, di attirarla in un bacio. Shepard non avrebbe avuto scampo. Poteva sperare solo nell’intervento di Samara. E se Morinth avesse convinto Shepard a prendere le sue difese? Quel pensiero era terrificante. Samara avrebbe potuto tenere testa a ciascuna delle due contendenti, ma se si fossero unite insieme contro di lei? In quel caso la Justicar non avrebbe avuto scampo.

La voce di Ida lo strappò a quei pensieri tetri. “Signor Krios, Jeff mi ha chiesto di avvisarla che il comandante Shepard ha fatto ritorno sulla nave.”

 “Grazie Ida, puoi dirmi dove si trova ora?”

 “Il comandante Shepard è nei suoi alloggi.”

 Thane non si prese la briga di ringraziare e si lanciò fuori dai locali del supporto vitale. In un istante era nell’ascensore. Ancora un’attesa estenuante. Non appena le porte dell’ascensore si furono aperte si precipitò verso l’alloggio del comandante.

 Una voce feroce rispose al segnale che avvisava della sua presenza davanti alla porta: “Chi è?”

 “Siha?” Thane non aggiunse altro, sperando che fosse sufficiente. La porta si aprì subito dopo. Le luci all’interno erano spente, solo la luminescenza bluastra dell’acquario donava un po’ di chiarore alla stanza. La donna era seduta sul bordo del letto e teneva ostinatamente gli occhi piantati a terra. In pochi passi Thane fu accanto a lei e si sedette sul letto prendendole una mano.

 “Siha, come stai? Come è andata?”

 “Morinth è morta, Samara è distrutta dal dolore ma sembra aver trovato pace.” Shepard non aveva alzato lo sguardo su di lui ma le sue parole erano semplici, autentiche. Thane si sentì rassicurato all’improvviso.

 Portò una mano sul suo volto forzandola a sollevarlo verso di lui. “Viv, tu come stai?”

 Gli occhi della donna erano enormi, possibile fosse ancora spaventata? La attirò a sé in un abbraccio a cui la donna non si sottrasse. Si accomodò anzi fra le sue braccia e iniziò a parlare in un sussurro. “Avevi ragione. È stato terrificante. La sua voce era ipnotica il suo sguardo tanto intenso da sentirlo bruciare addosso. Ma la sua pelle… non credo di aver mai provato niente del genere. Avrei fatto qualunque cosa. Mi ha chiesto di uccidere Samara e di prendere lei al suo posto.”

 Shepard si fece indietro per guardarlo negli occhi: “Ho esitato. Per un momento ho sentito di volerlo fare. Ero pronta a uccidere Samara.”

 Non era la prima volta che davanti ai suoi occhi il comandante deponeva ogni difesa e lasciava emergere dubbi e timori, ma mai prima di allora le era sembrata tanto vulnerabile.

Ricordava con dolorosa precisione, come sempre, l’effetto che il sorriso dell’Ardat-Yakshi aveva avuto su di lui, ricordava il desiderio di annullare qualunque volontà non fosse un esplicito desiderio della asari. Ricordava l’inestirpabile anelito che lo avrebbe guidato tra le fiamme pur di vedere ancora quel sorriso. Poteva provare quello stesso desiderio in quel momento. Condivise con la donna quel ricordo e poi aggiunse: “Siha, il fatto che tu abbia resistito a quel desiderio rende la tua forza di volontà, ai miei occhi, una dote soprannaturale. Io al tuo posto avrei fallito. Molti e molti altri al tuo posto avrebbero fallito. Tu invece sei qui, più forte di prima.”

 “Avrei voluto cedere, avrei voluto soccombere.” E dopo un istante aggiunse fissando lo sguardo sulle proprie mani come se quelle fosse effettivamente lorde di sangue: “Anche ora sento che avrei dovuto farlo.” Le sue mani avevano preso a tremare e Thane le afferrò. Se ne portò una alla bocca e la baciò delicatamente.

 “Cosa ti ha convinto a non farlo?” Vide la donna irrigidirsi ma Thane non era davvero a caccia di risposte, voleva solo che trattenesse quel pensiero e che lo usasse. Quindi proseguì: “È in quel pensiero che sta la tua forza, ora ti sembra di essere scossa dalla tempesta e che continuare a lottare sia uno sforzo inutile. Quel pensiero può tenerti salda, a quello puoi aggrapparti finché non ti sentirai abbastanza solida da proseguire senza il suo sostegno.”

 La donna si appoggiò a lui lasciando riposare la testa nell’incavo del suo collo. Poteva sentire il suo respiro lento condensarsi sulla pelle, come sempre quel respiro caldo provocava lunghi, piacevolissimi brividi, quel respiro non era in niente simile a nulla che avesse sperimentato in precedenza. Quella donna non era in niente simile a nulla che avesse sperimentato in precedenza. Quando tornò a parlare molti brividi seguirono i primi, mentre le sue parole quasi sussurrate riverberavano direttamente contro la sua pelle.

 “Sei stato tu a tenermi salda.” Come se si fosse pentita di aver parlato aggiunse in modo affrettato: “Le tue parole. Mi hai chiesto di tenere presente i tuoi timori e ho cercato di farlo. A quanto pare ha funzionato.”

 Thane portò una mano sul collo della donna lasciando le sue dita farsi strada tra i capelli e appoggiò le labbra sulla sua fronte. Quell’istante sarebbe valso la sua intera esistenza, avrebbe potuto essere felice per sempre se solo avesse potuto continuare a rivivere quel ricordo.

 Come se all’improvviso il suo corpo fosse divenuto di fuoco la donna scattò indietro liberandosi dall’abbraccio. Il suo volto era in fiamme, possibile stesse davvero arrossendo? Nel suo sguardo c’era di nuovo paura, ma era un timore diverso, un timore imbarazzato che emerse facilmente nelle sue parole: “Questo non vuol dire niente. Non significa che tu mi debba alcunché. Non significa che io mi aspetti da te qualcosa.”

 Thane non poté impedirsi di sorridere e vide la donna mimare timidamente la sua reazione. Thane portò di nuovo una mano sul suo viso e assorbì l’immagine di lei che chiudendo gli occhi e sospirando si abbandonava a quel gesto. “E così anche io oggi posso vantare la mia piccola vittoria.” Shepard aprì gli occhi di malavoglia ma non allontanò la testa limitandosi a rivolgergli uno sguardo interrogativo. Thane si prese del tempo prima di aggiungere: “Molti dicono che sia impossibile, e se lo raccontassi in pochi mi crederebbero, eppure io Thane Krios, oggi sono riuscito a far arrossire la temibile comandante Shepard.” Shepard aveva afferrato con una mano uno dei cuscini del letto e lo scagliò contro il viso di Thane.

Lui lo vide arrivare ma non si scostò. Rise ancora e si appoggiò indietro con le mani sul letto. “Non c’è violenza che possa cancellare la forza della verità.” In un istante Shepard era a cavalcioni sopra di lui e rideva del suo sorriso malizioso: “Dovrò provare con le buone allora.”

 Thane la strinse a sé e lei posò una mano contro la pelle scoperta del petto, Than sospirò al contatto con quella pelle calda: “Se non fossi incline a lasciarmi corrompere?”

 Shepard si chinò su di lui baciandolo con lentezza, un bacio pieno di promesse. Quando si fece indietro il suo sguardo fu in grado di incendiare Thane quanto e più di quel bacio.

 “Credo che alla fine potrei essere convinta a lasciar correre, sai che ho un debole per i bei visini.”

Quello era senza dubbio il suo sorriso più bello, tenero e autentico e quel sorriso era solo per lui, Thane avrebbe conservato ogni fotogramma di quella donna ma quel sorriso e le promesse che portava con sé sarebbero state senza dubbio il suo tesoro più prezioso.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: Amatus