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Autore: BellaLuna    30/04/2022    3 recensioni
[Bridgerton ]
[Bridgerton ]Missing-moments. Pre-epilogo Seconda Stagione. Spoiler per chi non l'ha ancora vista.
Eloise si ritrova da sola ad affrontare la fine della sua amicizia con Penelope, incapace sia di dimenticare che di perdonare.
Nel frattempo, oltre che a fuggire dalle domande di Colin, incontrerà al Gunter's tea shop uno sconosciuto gentiluomo biondo in difficoltà.
[Questa storia partecipa alla "To be writing challenge 2022" indetta sul forum Ferisce più la penna.]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sweet (traitor) friend of mine


§
 

Di norma, Eloise evita sempre di dare retta a suo fratello Colin – per Diana, chiunque abbia anche solo un po' di sale in zucca dovrebbe evitare come la morte di prestargli anche solo la minima attenzione! – ma, pur di sfuggire alle sue continue domande su Penelope (“Hai parlato con lei? Sta bene? Perché, se è arrabbiata con te, non vuole parlare con me?”) decide che andare a riempirsi la pancia di torte e biscotti in qualche sala da tè, possa essere in effetti una buona idea per smetterla di rimuginare, prima di mettere tutto in una valigia e partire verso i lidi più sereni di Aubrey Hall - dove fra una partita di Pall Mall e un’altra, il ricordo di Penelope forse sparirà, e Lady Whistledown farà altrettanto e forse pure il ricordo dello sguardo deluso di Theo che la guarda e vede solo un'altra sciocca ragazzina con la testa piena dei pregiudizi di tutti.
Quando esce dal vialetto e tira dritto in direzione del Gunter’s Tea Shop, la sua cameriera si stranisce, inarca le sopracciglia scure e, con un po' di esitazione, le chiede: “La signorina Faetherington non viene con noi oggi, miss?”
Eloise tira uno sbuffo e fa roteare gli occhi al cielo, ma decide che, dopo tutte le volte che ha costretto quella benedetta ragazza a venire nei bassi fondi di Londra insieme a lei, mettersi a giudicarla non è di certo una buona cosa. O, almeno, sua madre non sarebbe affatto d’accordo.
Così, con la sua inutile borsetta e il suo inutile cappellino abbinato, si volta e le lancia uno sguardo altero e intimidatorio di cui suo fratello Anthony sarebbe probabilmente molto fiero.
“Io e la signorina Faetherington abbiamo deciso di sospendere la nostra amicizia. Per tanto, non desidero più che si venga fatto il suo nome in mia presenza, siamo d’accordo?”
Non è cattiva, solo arrabbiata. Ferita. Umiliata.
In mezzo a quattro fratelli e tre sorelle, Eloise si era dovuta ritagliare per sé uno spazio e un ruolo: lei era quella intelligente.
E Penelope – la sua migliore nonché unica amica – l’aveva osservata per più di un anno umiliarsi con le sue teorie del complotto e nel frattempo aveva quasi affondato la sua famiglia e fatto a pezzi il cuore di Colin per cosa? La vanagloria, forse?

“Io ho sempre e solo avuto Lady Whistledown!”

La notte in cui aveva smascherato il suo deplorevole inganno, Pen aveva avuto l'ardire di dirle che si sbagliava, che il suo non era che un abbaglio, l'eco della voce di Lady Whistledonw che continuava a suonarle nella testa; e adesso, adesso che Eloise ha asciugato le lacrime e riletto ancora una volta le sue parole, è straziante rendersi conto che è proprio la voce di Penelope quella che le sta spezzando il cuore, quella che l'ha gettata nel buio, sbattendole in faccia tutte le sue folli colpe.
Fa male. Fa così dannatamente male che Eloise ha preferito bruciare via ogni cosa. Via il tradimento, via il dolore.
Non aveva certo bisogno di Penelope - e lei non era nessuno, nessuno per accusarla di essere una ragazza di sole chiacchiere! Non dopo averla tradita così!
“D’accordo, signorina Eloise.” il bisbiglio della cameriera la riporta al presente, lontana dalle lacrime di Pen e dalle sue, che bruciano ancora sulle ciglia e scavano solchi oscuri che neanche le abili mani di Daphne saprebbero come coprire.

“Hyacinth dice di averti sentito piangere l’altra sera dopo il ballo a casa Faetherington, è vero?”
“E tu, fratello? È vero che hai lasciato la Royal Accademy dopo che non hai fatto altro che darci il tormento per entrarci?”

Benedict aveva taciuto, perché Eloise è la sorella furba che sa sempre dove mirare per fare più male - ma mai brava come Penelope. Dolce, divertente, brillante, Penelope. Dio, come aveva potuto essere così cieca?
Stranamente, Gunter è quasi vuoto quando finalmente lei ed Emily giungono a destinazione.
Solo un paio di signorine occupano i tavoli con coppe di gelato di fronte a loro e, al banco, Eloise nota solo un gentiluomo biondo intento ad aspettare che qualcuno lo serva.
In coda dietro di lui, pur di distrarsi dal pensiero di Pen, Eloise lo osserva e nota che è nervoso e curiosamente si domanda il perché.

“Giochi ancora a fare la detective, Eloise? Non ne hai avuto abbastanza?”

“Quindi, desidera fare un regalo a sua moglie?” chiede il commesso, in risposta a una probabile richiesta del gentiluomo di fronte a lei.
L’uomo si irrigidisce appena e poi afferma: “Esatto.”
“Cosa gradisce prenderle, signore?”
“Cosa può risollevare l’umore di una donna quando è triste?” domanda, in un borbottio che sembra più un rimprovero verso se stesso che una vera e propria risposta da dare.
Eloise fa roteare gli occhi al cielo in un modo davvero molto poco elegante e intanto pensa:ah-ah, colpa e ignoranza, svelato l’imprevedibile arcano!
“Una torta forse?”
“Una torta? Beh, ecco... credo possa andare...”
“Gusto preferito?”
Il gentiluomo si porta una mano fra i capelli. Sembra a disagio. Fuori posto.
In un’altra circostanza, Eloise avrebbe riso di lui.
Signori e signore, ecco a voi un altro esemplare di marito devoto che puntualmente delude la moglie, avrebbe commentato sottovoce riempendosi la bocca di più sarcasmo possibile mentre, al suo fianco, Pen avrebbe riso portandosi la mano sulla bocca per non farsi sentire, ma fissandola con occhi così divertiti che poi Eloise si sarebbe sentita spronata ad aggiungere: che abita sotto il suo stesso tetto da chissà quanto tempo e ancora non ha idea di quale sia il suo dolce preferito. Voilà, il sogno di ogni ragazza! Complimenti, milord!
Ma quel giorno Penelope non è con lei, e così Eloise rimane zitta, in silenzio e, fuori da ogni sua precedente previsione, il non lo so che esce fuori dalla bocca del gentiluomo suona più come una sconfitta, l’amissione di una colpa, che non come si era immaginata lei - un concentrato di indifferenza, menefreghismo e condiscendenza, in poche parole la base di ogni matrimonio sano dell’alta società londinese.
Quel suo tono insicuro e il modo in cui sembra non saper tenere ferme le mani preda del disagio, le fanno provare una strana compassione.
Daphne la chiamerebbe empatia. Ma Daphne si sbaglia.
Al momento, Eloise è talmente pregna di risentimento da poter provare compassione ed empatia solo verso se stessa.
Per questo, dopo aver sbuffato scocciata contro la sua stessa stupida coscienza, si ritrova ad affermare ad alta voce: “Una torta è troppo, signore. Le prenda del cioccolato belga!”
L’uomo sussulta appena prima di voltarsi a fissarla, i suoi occhi azzurri si puntano su di lei ed Eloise si accorge del rossore che attacca le sue orecchie solo perché, in una casa come la sua, sono i piccoli dettagli come quello a fare la differenza - non si vince a Pall Mall senza saper cogliere le debolezze e fare di queste una strategia vincente, dopotutto. Anthony docet, capitolo uno.
“Come scusi?”
“Quando sono triste, il che, sia chiaro, non accade spesso, il cioccolato belga aiuta!” spiega, come se parlasse di Shakespeare con Gregory e gli stesse spiegando la natura fondamentale di una delle sue opere più semplici.
Lo sconosciuto apre le labbra solo per formare una “o” piccola e sottile, e per qualche strano motivo Eloise si accorge che al contrario del rossore d’imbarazzo sulle sue orecchie, quello che ha sul naso e sulle guance deriva dal troppo tempo passato sotto il sole. Strano, per un gentiluomo.

“Sembra che tu abbia anche preso il sole. Particolare.”
“Io lo trovo raffinato...”

Pen è in ogni suo ricordo. Eloise deve imparare a metterla a tacere.
“Grazie, Miss.”
In teoria non avrebbe potuto rivolgergli la parola senza essere prima stata presentata ufficialmente da qualcuno, ma lo sconosciuto le sorride a labbra strette e le fa un cenno del capo.
Assomiglia a un filo d’erba sbucato per caso in mezzo alla strada, che si è fatto spazio fra la roccia e la calca di gente, e sta cercando di capire come fare a sopravvivere in un luogo al quale non dovrebbe appartenere.
Il suo sguardo è limpido come il cielo estivo di quel giorno e, da solo nella sua piccola battaglia per la sopravvivenza, non sembra affatto giudicarla sfrontata, non la dimette, non l’attraversa.
Se ci fosse stata Penelope al suo fianco, le avrebbe dato una gomitata per farle notare che si stava comportando in maniera inappropriata e per ricordarle che, per quanto stupide, c’erano comunque delle regole che non poteva infrangere in pubblico.
Che ipocrita. Lei, quelle regole, le aveva invece infrante già tutte.
Il ricordo persistente di Pen, la sua figura assente e nonostante ciò sempre presente al suo fianco nei suoi ricordi e nella sua mente traditrice, la porta di nuovo a vedere rosso, e per questo, lascia che la sua lingua lunga vada a briglia sciolta, prima che il suo cervello possa frenarla.
“Di nulla. La prossima volta, magari, provate a chiedere a vostra moglie, invece che al commesso.”
Non è cattiva, è arrabbiata, c’è differenza.
E lo sconosciuto di fronte a lei, pur con il suo sorriso timido e gentile, resta pur sempre un facile bersaglio di sesso maschile.
Più che il leggero sussulto spiazzato dell’uomo, è il singulto che sente alle sue spalle provenire dalla sua cameriere che dice a Eloise di aver al fine oltrepassato il limite.
Ma non c’è sdegno, né rabbia, nello sguardo azzurro del gentiluomo sconosciuto, solo rammarico. Quasi vergogna - verso se stesso, non lei.
Il sorriso accennato svanisce dal suo viso, un’ombra sembra calargli addosso, densa e pensate, sembra piegargli le spalle ampie fino a schiacciarlo a terra, il filo d’erba si spezza sotto il tacco sprezzante delle sue scarpette eleganti.
“Eloise...”
La voce che la rimette a posto è ancora Pen. Ed Eloise si odia per questo. Odia il mondo. Odia tutti.
“Avete ragione.”
Lo sconosciuto le volta le spalle, e non vede così come la supponenza cede il passo al dispiacere nella linea aristocratica dei suoi tratti.
Prende la sua cioccolata belga, paga, e con un lieve cenno del mento la saluta e va via.
Non le dà nemmeno il tempo di chiedere scusa, ed Eloise non sa nemmeno se vuole farlo. In fondo, gli ha semplicemente detto la verità - proprio come Pen ha fatto con lei.
 
 “Tu parli solo di fare qualcosa di grande! Ma le tue sono solo chiacchere! Io ho fatto qualcosa di grande. E tu non lo sopporti, non è vero?!”
 
Il ricordo le brucia lo stomaco di bile, le da la nausea, le inumidisce gli occhi. Le impedisce di capire, di perdonare, di respirare.
“Tu non puoi capire! -  è dentro la sua testa, proprio non ne vuole sapere di lasciarla in pace! - Io ho sempre e solo avuto Lady Whistledown!”
E lei, allora? Non aveva anche lei, Pen?
La sua amicizia non era abbastanza?
Avrebbe potuto raccontarle tutta la verità, avrebbero potuto risolvere tutto insieme, avrebbe potuto trovare una soluzione diversa rispetto a quella di darla in pasto a tutta l’alta società di Londra.
Avrebbe potuto fare tante cose, Penelope, ed Eloise avrebbe potuto essere più attenta e cogliere prima tutti i dettagli, i segnali che la sua non più migliore amica le aveva lasciato, come molliche di pane dentro una storia per bambini.
Così, Eloise avrebbe potuto ancora una volta ergersi come la più intelligente e furba fra tutti i Bridgerton, ed evitare di calpestare il cuore di Theo, e poi quello di Penelope insieme al suo, quasi fossero tutti loro erbacce di poca importanza, finite sotto la suola delle sue scarpette d’alta moda.
Non abbastanza per essere viste. Per essere ascoltate. Capite. Amate.

“Insipida tappezzeria, davvero.”
 
 


FINE
 






N/A: questa sconclusionata one-shot è il mio personalissimo modo di venire a patti con tutto il drama innecessario con cui gli sceneggiatori della seconda stagione ci hanno lasciato nel finale, pre epilogo.
Al momento, provo un profondo senso di rabbia nei confronti di tutti i personaggi: Pen per aver tradito Eloise (e la sua scusa del “l’ho fatto per proteggere te!” a parer mio qui non regge proprio!), Eloise per aver sbottato in quel modo contro Penelope, e per non aver minimamente provato un secondo a capirla, e infine con Colin perché, vabbè, in confronto quello che la Quinn gli ha fatto dire nel libro era quasi una gentilezza!
Per non pensarci più e mettermi l’anima in pace, ho pensato: vabbè, ma in fondo sono praticamente tutti personaggi adolescenti (17/18 anni le ragazze, 21 Colin), perciò lasciamoli esseri sciocchi, egoisti e arrabbiati ancora un po'!
Da qui l’idea di scrivere su Eloise, la più arrabbiata del fantastico trio, e inserire un piccolo moment con Show!Philip (spero si sia inteso che il signorino biondo e impacciato fosse lui).
Book!Philip non è esattamente il mio personaggio preferito (nonostante avesse di base un buon potenziale per diventarlo!), perciò spero davvero che lo show sappia migliorarlo e dargli la giustizia che merita (anche se dopo quello che hanno fatto con Show!Kate e Show!Edwina ho i miei forti dubbi in proposito, ahimè!).
Dopo questo mio parlare a vanvera, vi invito, qualora vi andasse, di condividere qualche vostra impressione con me!
Grazie per aver letto e alla prossima,
BellaLuna
  
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