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Autore: Blossom_95    01/05/2022    2 recensioni
Il buio accompagnava Stiles verso casa, sembrava tutto normale, quando ad un tratto qualcosa dal bosco attirò l'attenzione del ragazzo. Nel giro di pochi secondi la realtà di Stiles cambiò completamente.
Genere: Fantasy, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Sceriffo Stilinski, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Quando la notte cala e il cielo diventa blu scuro con le stelle che fanno compagnia alla luna piena, è in quel momento che il grande lupo nero scende dal bosco in cerca della sua prossima preda. Ed ecco perché durante le notti di luna piena è consigliato rimanere chiusi in casa"
Questo era quello che la nonna di Stiles gli raccontava quando era bambino, una storia che i nonni raccontavano ai nipoti da generazioni. Lui ancora ricordava con che enfasi la donna narrava quella leggenda e di quanto lui, a differenza dei suoi coetanei, ne fosse affascinato.
Era incuriosito e pieno di domande. Ad esempio perché scendeva solo in tarda notte e non appena spuntava la luna? Oppure, perché questa creatura viveva proprio nel bosco vicino a casa loro? 
La leggenda diceva che il grande lupo difficilmente si allontanava dal bosco, ecco perché quelli in centro erano più al sicuro. Narravano che il lupo non si allontanava troppo perché aveva paura dei cacciatori. 
Crescendo poi aveva iniziato ad avere dei dubbi, perché si insomma se è così pericoloso per quale motivo si viveva così vicino al bosco? Poi se questo lupo aveva avuto così tanta paura dei cacciatori probabilmente non si sarebbe mai avvicinato ad una qualsiasi abitazione come per quelle in centro. Crescendo quindi aveva iniziato a non crederci poi tanto, per lo meno fino a quel momento.
 
Era il secondo plenilunio del mese e Stiles aveva deciso che era una buona idea stare ben oltre il coprifuoco fuori casa e per via di quello si era ritrovato a tornare a casa alle due del mattino. 
Sapeva che una volta a casa si sarebbe beccato una di quelle ramanzine da parte del padre che non si sarebbe scordato tanto presto, ma lui e il suo migliore amico avevano deciso che provare ad andare nel nuovo club con documenti falsi era una buona idea e una volta dentro il tempo era volato.
Tornando a casa a quell'ora Stiles, guardando la luna, non poteva non pensare a quella storia, continuava a dubitare della veridicità ma si era dovuto ricredere quando a poca distanza da casa sua, dal bosco alla sua destra sentì dei rumori che anticiparono di poco l'arrivo del grande lupo nero, ritrovandoselo davanti agli occhi sgranati. 
 
Stiles rimase immobile, cosa poteva fare? Se avesse iniziato a correre il lupo lo avrebbe seguito di sicuro e tra i due il lupo era senza dubbio il più veloce. 
Poteva fare come con gli orsi? Fingersi più grosso e spaventoso per farlo scappare, ma poi funziona davvero? Ma quali alternative aveva? 
Poteva arrampicarsi su un albero? I lupi sanno salirci? Ma anche in quel caso doveva arrivarci all'albero.  
Correre verso casa, un'idea, ma anche quella era ancora troppo distante per pensare di correre più veloce della bestia. 
Stiles aveva una paura immensa, una di quelle che non aveva mai provato ma non poteva ignorare il fatto che quel grosso lupo nero era davvero maestoso. 
Aveva il manto lucido, pulito, sembrava morbido al tatto e di un nero pece incredibile.
Il ragazzo si mosse di un millimetro e uguale fece il lupo, emise un verso che parve un ringhio ma a Stiles non sembrava così cattivo come invece credeva. 
Il lupo si avvicinò ancora di più all'umano, ma non aveva un passo minaccioso e sembrava traballare. 
All'improvviso il lupo era ad un passo da Stiles che iniziava a tremare, molto di più rispetto a prima. 
Ad un tratto la bestia cadde a terra, ma la cosa più strana era che a terra non c'era più un lupo ma un ragazzo. 
Aveva i capelli neri, corpo muscoloso e gli occhi smeraldo che adesso lo stavano fissando. 
Il corpo che prima era pieno di peli adesso era spoglio, lasciando in vista la pelle chiara. 
Era su un lato ed era piegato in due, come se avesse mal di pancia. 
Con una mano si teneva il fianco come se volesse nascondere qualcosa o trattenerlo. 
Stiles era sotto shock e non sapeva cosa fare, doveva chiedergli qualcosa o scappare a casa ora che poteva?
Decise che era meglio correre a casa, ma quando si girò per guardare un ultima volta quel ragazzo notò che c'era del sangue che faceva contrasto sulla pelle. 
Aveva bisogno di aiuto, ecco perché era lì. Come poteva scappare senza aiutarlo? 
Titubante si avvicinò al moro, si abbassò per arrivare al suo livello così da poter vederlo meglio ma tenendosi sempre a debita distanza. 
—S-stai bene?— chiese incerto Stiles, non era sicuro fosse la cosa più giusta da fare, tenendo conto di quello che era appena successo e che erano le due di notte. 
—No. Il sangue non ti dice niente? Ho bisogno 
d'aiuto— disse il lupo quasi ringhiando. 
Stiles era pronto a rispondergli a tono, non serviva essere così prepotenti, ma poi pensò che se lo faceva arrabbiare sarebbe potuto tornare la bestia di prima e fare quello che tanto Stiles aveva temuto poco fa. 
Che se lo sbranasse, aveva delle zanne che facevano paura. 
—Vado a chiedere aiuto, chiamo un'ambulanza— disse Stiles prendendo in mano il cellulare. 
—No! Non chiamare nessuno— gridò il moro cercando di avvicinarsi a Stiles. 
Il lupo fece una smorfia di dolore, il ragazzo si buttò a terra poggiandosi sulle ginocchia. 
—Perdi troppo sangue, non va bene. Io non so come fermarlo— disse appoggiando senza pensarci la mano sopra la ferita che si trovava in parte sul lato e in parte sulla schiena. 
—Io so come fare, ho solo bisogno di una mano perché non arrivo bene alla ferita— disse con tono sicuro il moro osservando il ragazzo dagli occhi ambra. 
 —Tutto questo non ha senso e comunque cosa ti è capitato?— chiese curioso e spaventato Stiles. 
—Adesso non ho tempo per spiegare, c'è gente che mi sta cercando e come vedi non sono pacifici. Mi aiuti o no?— aveva un tono molto autoritario che in altre situazioni Stiles avrebbe trovato affascinante ma in quel momento era troppo confuso per pensarci. 
All'improvviso suonò il cellulare di Stiles, quando lesse il nome sullo schermo si mise le mani sporche di sangue nei capelli castani. 
Era suo padre, senza dubbio arrabbiato, cosa poteva dirgli?
—Non dire niente di me— disse secco il moro ancora sdraiato a terra. 
Stiles rispose. Il padre aveva un tono di voce un misto tra preoccupato e arrabbiato. 
—Stiles! Sono le due del mattino, dove diavolo sei?! Stavo per chiamare in centrale per mandare una pattuglia a cercarti— urlò lo sceriffo, facendo pentire ulteriormente il figlio di essere rimasto fuori fino a tardi. 
—Papà, posso spiegarti. Sono a dormire da Scott, lo abbiamo deciso tardi, solo ora in realtà, dopo esserci addormentati davanti ad un film. Mi dispiace— disse di fretta il ragazzo, aveva timore che il padre non gli credesse. 
—Sono le due di notte. Non puoi fare questi orari senza dirmi che ti fermi da Scott. Domani ne parliamo, ora riposati che domani hai scuola— disse più tranquillo il padre. 
—D'accordo, scusa ancora papà— disse dispiaciuto il ragazzo, il padre si limitò ad un "a domani" prima di chiudere la telefonata. 
Si era risolto tutto molto più velocemente di quanto si aspettasse, ne fu contento. 
 
Stiles si girò nuovamente verso il ragazzo, pensò che fosse fortunato che si trovasse lì a quell'ora anzi che in pieno giorno, perché in quel caso in quella strada passavano parecchie macchine. 
—Dobbiamo spostarti perché sei troppo in mezzo alla strada, non passano molte auto al momento ma meglio non rischiare— disse sicuro il ragazzo. 
—La prima buona idea— Stiles era tentato di mandarlo al diavolo e fiondarsi nel suo letto per sgattaiolare fuori la mattina per far credere al padre di essere appena tornato e non gli importava se era il piano peggiore del mondo. Nonostante quella tentazione però vedeva quel ragazzo a terra e sapeva che aveva bisogno d'aiuto, sapeva che se avesse scelto di tornare a casa non sarebbe comunque mai riuscito a dormire. 
—Certo che potresti essere più gentile, io non ti devo niente— disse Stiles, lo avrebbe aiutato a prescindere ma non aveva intenzioni di farsi mettere i piedi in testa da quel bel facciano che in penombra lo fissava e cercava di nascondere il dolore che gli provocava la ferita. 
Il moro annuì senza dire niente. Il castano si avvicinò a lui e prese il braccio sinistro del lupo e se lo mise sulle spalle e usò il suo braccio destro per cingerlo in vita. 
Con un po' di forza e l'aiuto del moro stesso riuscirono a portare quest'ultimo sul lato della strada.
Proprio in quel momento che lo aveva così vicino notava che i lineamenti del viso sembravano familiari, lo aveva già visto ma data la poca luce non riusciva bene a capire dove. 
Stiles però è sempre stato una persona curiosa, fino al momento in cui non avesse capito se davvero lo conosceva non si sarebbe dato pace.
Per sua fortuna quando aiutò il lupo a sdraiarsi a terra collegò il viso ad un momento. 
Aveva capito che era un ragazzo per cui anni fa aveva preso una cotta immensa, andavano nella stessa scuola ma il lupo era tre anni più grande. 
Quando Stiles era al primo anno di liceo il lupo era all'ultimo, il castano era sicuro che a quei tempi per il moro era quasi invisibile e di conseguenza non si era mai approcciato. 
Non ricordava il nome perché a scuola quelle volte che lo sentiva chiamare lo facevano per cognome e quello lo ricordava bene. Hale. 
Era un ragazzo misterioso, quasi sempre imbronciato e sapeva che era tra gli studenti migliori della scuola. 
Stiles quando non lo notava con il suo gruppo di amici a pranzo lo vedeva da solo a leggere, fuori da scuola non lo aveva mai incontrato. 
Quando aveva finito il suo primo anno, il lupo aveva finito il liceo e così erano anni che non lo vedeva dato che al momento era Stiles quello che stava finendo il liceo. 
 
—Se vuoi che ti aiuto dobbiamo trovare un posto per farlo, qui è impossibile. C'è qualcuno che possiamo chiamare?— chiese Stiles guardandosi intorno in cerca di chissà cosa. 
—Assolutamente no. Ti spiego in breve: io, la mia famiglia e i miei amici siamo lupi mannari, non abbiamo fatto niente ma dei cacciatori ci danno la caccia e uno di loro mi ha ferito. Se chiamo uno dei miei verrà quasi sicuramente colpito da qualcuno di loro e se torno a casa rischio di portarli con me e farebbero una strage. Ad un umano come te non farebbero mai del male. Abbiamo un rifugio in caso di emergenza da queste parti, portami lì che c'è il necessario e appena si fa mattina posso tornare a casa— disse il lupo tenendosi la ferita e strizzando gli occhi di tanto in tanto per via del dolore.
Stiles era confuso da tutte quelle informazioni, i lupi mannari? I cacciatori? La storiella della nonna alla fine non era solo una semplice storiella. 
—Dovrai spiegarmi meglio, ma più tardi. Ci si può arrivare in macchina a quel rifugio?— chiese il castano, sapeva che non sarebbe stato in grado di trasportarlo per chissà quanti chilometri visto che il moro a malapena si reggeva in piedi. 
—Dipende da che tipo di macchina hai— disse con fare sofferente, sembrava essere più debole di prima. 
—Ho una jeep— disse senza pensarci troppo, sperava davvero che con la sua auto fosse fattibile andare a quel rifugio. 
—Quella è perfetta— disse il lupo, Stiles sorrise inconsciamente, avevano fatto un passo avanti. 
—D'accordo, allora tu aspettami qui che vado a prenderla a casa mia che è da quella parte. Cinque minuti e torno, non ti muovere— disse il castano agitato. 
—E dove vuoi che vado— disse scoraggiato il moro. 
Stiles fece una smorfia come per dire "in effetti", si voltò e corse verso casa sua. 
Non aveva la macchina con se perché quando quel tardo pomeriggio Stiles era andato a casa del suo migliore amico l'auto era dal meccanico, poco tempo dopo lo sceriffo l'aveva riportata a casa una volta uscito dal lavoro ma ormai il ragazzo era uscito. 
Il migliore amico di Stiles gli aveva detto che lo avrebbe riportato a casa tranquillamente ma quest'ultimo aveva preferito fare l'ultimo isolato a piedi per non rischiare di svegliare il padre e guarda caso ora si trovava nella situazione che temeva. 
Stiles sperava vivamente che suo padre non si svegliasse proprio in quel momento, che dormisse così tranquillamente da non accorgersi del rumore dell'auto in moto. 
Infatti, con sua grande fortuna, riuscì a partire senza svegliare nessuno. 
Si ringraziò mentalmente per aver portato con se le chiavi dell'auto visto che il padre usava sempre quelle di scorta quando capitava che serviva a lui la macchina o in casi come quello di quel giorno. 
Guidò fino ad arrivare dove lo aspettava il lupo, scese lasciando la sua portiera aperta e aprendo poi quella del passeggero. 
—Andiamo— disse prendendo il moro nello stesso modo che aveva usato poco fa. 
Lo mise più delicatamente che poté sul sedile, il lupo cercava di facilitare il lavoro a Stiles ma il dolore era sempre più forte e lo indeboliva. 
—Riesci a guidarmi fino al rifugio?— chiese Stiles una volta risaliti in macchina ed essersi messo la cintura di sicurezza e pronto per partire. 
—Si, non è difficile arrivarci. Devi seguire quella stradina, girare due volte a destra e una a sinistra. Poi c'è una stradina stretta, lì dovremmo continuare a piedi ma da lì il rifugio non è lontano— disse piano il moro indicando una strada sterrata sulla sinistra, Stiles annuì ripassandosi a mente "due a destra, una a sinistra, viottolo. Okay ci sono". 
—Penso di ricordarmi tutto— disse più per se stesso che per il lupo accanto a lui, che cercava di rimanere vigile il più possibile. 
—Avrai freddo così, tieni— disse il castano passando al moro una borsa con dentro una felpa e un paio di pantaloncini. 
—Sono le cose per Lacrosse, sono pulite— aggiunse guardano Derek che scrutava gli abiti. 
Il lupo mise a fatica i pantaloncini che per fortuna erano elasticizzati e sempre con dolore mise anche la felpa, questa però a differenza dei pantaloncini gli stava attillata. 
A Derek non pesò quel piccolo fastidio, per svariati motivi. 
Uno aveva cose più importanti a cui pensare, due era una cosa temporanea dato che sarebbero arrivati in poco tempo al rifugio e tre era stato premuroso da parte di Stiles pensarci e lo stava già aiutando molto, apprezzava davvero quello che stava facendo per lui.
 
Stiles iniziò a guidare verso la strada sterrata, cercava di andare più veloce possibile senza però rischiare di andare fuori strada.  
—Posso sapere come ti chiami?— chiese Stiles senza distogliere gli occhi dalla strada. 
Il lupo guardò il ragazzo che in quel momento era la sua unica possibilità di non morire dissanguato. 
—Derek— chiese il moro con voce flebile —Tu?— aggiunse. 
—Mi chiamo Stiles— disse il castano —Piacere, anche se in questa storia dubito tu possa trovare qualcosa di piacevole—.
Derek sembrò nemmeno sentire quello che Stiles aveva appena detto, era troppo preso dal dolore.
Il castano seguì la strada che il moro gli aveva indicato, il lupo non diceva niente quindi Stiles lo prendeva come il segno di essere sulla strada giusta. 
Proseguì fino ad arrivare ad un viottolo pieno di rami e non troppo visibile. 
—Dobbiamo andare da quella parte?— chiese indicando la sua destra.
Aveva fermato l'auto dato che Derek gli aveva riferito che a quel punto la macchina non serviva più. 
—Esatto— rispose iniziando ad aprire la portiera, Stiles di scatto si tolse velocemente la cintura e fece per scendere —Aspetta! Ti aiuto—. 
Stiles aiutò il lupo a scendere, chiuse l'auto e nello stesso modo in cui lo aveva tenuto le ultime due volte si incamminarono in mezzo a quel viottolo che doveva portare al rifugio. 
Intorno a loro c'era buio pesto, l'unica luce flebile era quella della luna piena che sopra di loro gli faceva compagnia. 
Il viottolo era pieno di erbacce, piante, rami e boscaglia varia. 
Stiles aveva paura di inciampare e finire a terra con Derek a seguito. 
Nel bosco l'arietta che già si percepiva in strada era ancora più forte, portava con sé l'odore tipico del bosco. 
Il castano camminava cercando di guardare dove metteva i piedi e cercando di non fare cadere Derek. 
La situazione era surreale, temeva il peggio per il moro e dubitava di essere davvero di aiuto a Derek. Quello che sapeva per certo era che ci avrebbe provato al meglio. 
—Resisti— disse Stiles sentendo che le gambe del moro stavano per cedere. 
Camminarono ancora per qualche metro fino a trovarsi davanti un piccolo casolare in legno, era coperto dall'edera e piante di ogni tipo. 
Davanti all'entrata c'era un piccolo portico che per arrivarci dovevi salire uno scalino, tutto in legno. 
Vicino all'ingresso c'era una panca malridotta ma stabile, Stiles decise di metterci Derek mentre cercava di aprire per poter entrare. 
—Come entriamo? Devo buttare giù la porta?— a quest'ultima domanda Stiles quasi si mise a ridere, come diamine avrebbe buttato giù la porta lui? 
Derek lo guardò, mentre con la mano ancora si teneva il fianco, come se anche lui non credeva all'idea di vedere Stiles buttare giù la porta. 
—C'è una chiave di scorta nascosta per casi come questo— disse facendo qualche pausa per via del dolore. 
—Vedi quel tronco?— disse indicando il tronco di un albero tagliato da tempo a destra del casolare, vicino allo scalino per salire sul portico. 
Anche quel mezzo tronco era coperto dallo stesso fogliame del rifugio.
—Si, certo— disse Stiles aspettando di capirci meglio. 
—Se vai vicino vedrai che sotto l'erbaccia c'è un buco e se metti la mano dentro sentirai una scatolina e lì c'è la chiave— disse il lupo. 
Stiles pensò che era una situazione davvero strana, che era tutto più che surreale. 
—D'accordo. Vado a vedere— senza aspettare ulteriormente scese lo scalino fin al tronco, tirò fuori dalla tasca il cellulare e accesa la torcia. 
Iniziò ad illuminare il pezzo di legno, spostò il fogliame e poco dopo trovò il buco di cui parlava Derek. 
Era piccolo, ci passava a malapena una mano. 
Stiles fece come gli aveva detto il lupo e cercò la scatolina che trovò quasi subito. 
—Trovata!— disse soddisfatto, tornando subito dal lupo. 
Aprì la scatola ed estrasse la chiave da inserire nella serratura della porta davanti a lui. 
Una volta aperta mise nuovamente la chiave nella scatola e se la mise nella tasca della felpa. 
Prese Derek e lo portò all'interno del rifugio, una volta dentro vide un divano e decise di farci sdraiare il lupo. 
Stiles si guardava attorno in cerca dell'interruttore della luce che poi individuò essere dietro alla porta. 
La luce non era molto alta ma abbastanza da vederci bene e capire come poter aiutare il moro. 
Quando la stanza si illuminò poté notare una piccola cucina alla destra dell'entrata, c'era anche un tavolino e delle sedie. 
Davanti a lui c'era un'altra porta e dei grandi mobili pieni di chissà cosa. 
Alla sinistra dell'ingresso invece c'era il divano dove si trovava Derek, due poltrone mal messe e un tavolino da caffè con sopra delle bottiglie di vetro.  
 
—Cosa devo fare?— chiese il castano continuando ad esaminare il posto. 
Era tutto in legno mogano, i mobili erano polverosi ed era impersonale, nessuna foto o quadro. 
—Dietro quella porta c'è il bagno, dove lo specchio c'è un mobiletto e lì c'è il kit di pronto soccorso. Prendilo e ti dico cosa usare— rispose il moro.
Stiles andò velocemente nel bagno e con lo sguardo scrutò tutto l'ambiente, anche qui il legno regnava ma era più spoglio del salotto, motivo per il quale Stiles individuò subito il mobiletto vicino allo specchio, una volta aperto vide un scatola bianca con la tipica croce rossa che hanno i kit medici.
Lo aprì per assicurarsi che dentro ci fosse davvero qualcosa e quando ottenne il risultato sperato corse nell'altra stanza, sedendosi in una delle poltrone vicino al divano. 
—Ecco. Cosa posso fare?— chiese il castano aprendo la scatola e iniziando a tirare fuori il disinfettante.
—Bisogna pulire la ferita e poi disinfettarla, fai questo e poi il resto viene dopo— sentenziò sicuro il moro. 
Stiles si voltò verso la cucina, si alzò e si diresse verso il lavandino. Prese una bacinella che trovò sotto il lavandino e la riempì d'acqua. 
Tornò da Derek appoggiò la bacinella sul tavolino da caffè e prese una garza dalla scatola e la immerse nell'acqua. 
Il castano guardò il moro, stava per avvicinarsi quando Derek si tolse la felpa per avvantaggiare il lavoro a Stiles. 
Il ragazzo si bloccò per un momento e poi mise gentilmente la benda sulla ferita del lupo, non appena posò la benda il corpo del moro si irrigidì di colpo dal dolore. 
—Scusa— disse Stiles.
—Non è colpa tua, continua tranquillo— lo rassicurò il lupo guardandolo negli occhi.
Il castano continuò a pulire la ferita del lupo, una volta passata la benda imbevuta d'acqua ne prese un'altra ma questa volta bagnata dal disinfettante. 
Derek cercava di non dare a vedere quanto faceva male ma Stiles sentiva il corpo sussultare e anche se sapeva che non era colpa sua si sentiva in colpa. 
—Adesso che faccio?— chiese incerto il castano, a guardare la ferita non sembrava semplice il da farsi. 
—Mi hanno sparato ma per mia fortuna il proiettile non è andato affondo, il problema è che è un tipo di proiettile particolare. Ha dello strozzalupo e se non lo tolgo non riesco a guarire e di conseguenza finirei per morire dissanguato— disse Derek fin troppo calmo. 
—Quindi non vorrai mica che ti tolga io il proiettile, vero?— chiese il castano spaventato all'idea, lasciando da parte la voglia di chiedergli cosa fosse lo strozzalupo. 
—Eh chi altrimenti?— chiese retoricamente il moro, non distogliendo lo sguardo da Stiles. 
—Un dottore magari— rispose con sarcasmo, anche se non aveva tutti i torti. 
—Stiles, devi aiutarmi ora, più aspettiamo e peggio è— disse schietto il lupo. 
—D'accordo, ma dopo questa nottata mi devi una seduta da un bravo psicologo— disse il castano, in momenti di stress e ansia Stiles tendeva a mascherare il tutto con il sarcasmo, che usava anche in generale, diciamo che adorava usare il sarcasmo. 
—E spiegarmi che cavolo è lo strozzalupo— aggiunse, non aveva resistito.
Derek nonostante il dolore e le tante remore del castano a quelle parole non poté trattenere una piccola risata.
—Prendi quella pinza, disinfettala— disse Derek indicando l'oggetto nella scatola sul tavolino. 
Stiles fece quello che gli aveva indicato il lupo, cercava di rimanere calmo ma era davvero difficile. 
—Non è la prima volta che succede vero? Vedo che siete ben attrezzati— disse cercando di distrarsi dal pensiero di quello che avrebbe dovuto fare da lì a poco. 
—Si, non abbiamo molta scelta— disse il lupo con fare sicuro ma che aveva un non so che di triste. 
—Ora che e disinfettata che faccio?— chiese Stiles in prenda all'ansia, guardava con attenzione la pinza che teneva tra le mani. 
Lui, che sviene alla vista di un ago, motivo per il quale non aveva mai preso in considerazione l'idea di un tatuaggio. 
—Devi prima toccare intorno alla ferita per vedere se senti più o meno dove potrebbe essere il proiettile e dopo con la pinza tirarlo fuori. In questo tipo di ferita non è difficile— disse il lupo, come se gli avesse chiesto la cosa più semplice del mondo.
—Non è difficile?— chiese esterrefatto, tra le cose più surreali che aveva sentito quella era la più strana. 
—Fai presto! Non ho tempo da perdere— disse tra i denti il lupo in preda ad un attacco di dolore. 
Se non fosse per il fatto che aveva una ferita ancora sanguinante, Stiles avrebbe risposto per le rime a Derek. Non era la prima volta che lo pensava quella sera, quel ragazzo per cui aveva preso una cotta anni prima si era rivelato più tenebroso, musone e misterioso di quanto pensasse.  
Ma anche più bello di quanto ricordasse, i lineamenti del viso visto da così vicino risultavano ancora più belli e gli occhi erano magnetici. 
Talmente affascinante che a momenti il castano dimenticava di averlo visto sotto forma di lupo meno di un'ora fa.  
Stiles prese coraggio e posò delicatamente la mano vicino alla ferita del moro, iniziò a toccare intorno come gli aveva spiegato lui. 
—Ti faccio male?— chiese il castano, sapendo che la risposta fosse ovvia. Lo vedeva che gli faceva male ma notava anche come Derek cercava di non darlo a vedere. 
—Non ti preoccupare, continua— disse facendo una smorfia per resistere al dolore. 
Stiles continuò a toccare per vedere se sentiva il proiettile ma non lo sentiva, stava per perdere le speranze quando all'improvviso sentì un rigonfiamento. 
—Penso di averlo trovato, credo sia qui— disse prendendo la mando di Derek e posandogliela vicino alla ferita aperta. 
—Perfetto. Adesso prendi la pinza, tieni presente dove si trova il proiettile e cerca di toglierlo— disse serio Derek togliendo la mano. 
Il figlio dello sceriffo prese un bel respiro, mise una mano nel punto da dove l'aveva tolta Derek e con l'altra teneva la pinza. 
Con estrema cautela avvicinò l'oggetto alla ferita, aveva paura di peggiorare le cose per il moro. 
Con delicatezza mise la pinza nella ferita, facendo una smorfia alla vista di quello che stava compiendo. 
Derek irrigidì il corpo dal male che provava, la smorfia di dolore questa volta era più chiara delle altre, serrò la mascella per non emettere suono e gli occhi da smeraldo erano diventati giallo paglierino come quelli che aveva quando era ancora sotto la forma di lupo. 
—Scusa— disse Stiles, senza muovere l'arnese dalla ferita per paura di fargli ancora male. 
—Come ho detto prima non è colpa tua, continua— questa volta il lupo era stato molto più gentile e Stiles lo apprezzava visto il dolore che stava provando. 
Il castano continuò, muoveva la pinza come se sapesse quello che faceva, come se non fosse la prima volta. 
Derek cercava in tutti i modi di non irrigidirsi così da non svantaggiare il lavoro a Stiles. 
Quando il ragazzo percepiva che il lupo soffriva troppo si fermava un attimo per dargli respiro. 
Finalmente Stiles sentì di aver toccato il corpo estraneo, con fermezza lo prese ma gli scivolò. Riprovò a prenderlo e ancora una volta fallì. Con ancora più fermezza di prima prese il proiettile, con velocità e attenzione tolse l'arnese e quando tirò fuori le pinze buttò l'oggetto sul tavolino insieme ad esse. 
—Tolto!— disse entusiasta il ragazzo, il lupo tirò un sospiro di sollievo e sorrise lievemente. 
—Grazie— disse con voce flebile Derek, era stanco, lo percepiva. 
—Pulisco ancora la ferita?— chiese Stiles, immaginava di dover fare quello visto il sangue che era uscito dalla ferita. 
—Si e metti una di quelle bende— aggiunse il moro, rilassando il corpo. 
Stiles lo aveva sentito quando la sua mano, ancora posata sul fianco di Derek vicino alla ferita, si mosse. 
—Ma non si dovrebbe chiudere la ferita? Così non rischia di riprendere a sanguinare?— chiese preoccupato Stiles. 
—Ora che non c'è più il proiettile la mia ferita piano piano si richiude. Quindi basta coprirla— rispose sicuro il moro.  
Il castano bagnò nuovamente una garza nella bacinella e delicatamente pulì via il sangue. 
Asciugò la pelle bagnata, disinfettò il buco provocato dal proiettile e mise un cerotto di quelli grandi, per essere più sicuro mise anche una benda che partiva dalla ferita e faceva il giro della vita di Derek, bloccandola con un altro cerotto. 
—Ecco, così non si toglie il cerotto e fa un po' di  pressione sulla ferita. Va bene?—  chiese Stiles, aveva le mani un po' sporche del sangue che aveva pulito via dal lupo. 
—È perfetto, grazie ancora— disse più rilassato Derek, poi aggiunse —Sei sporco, anche sulle punte dei capelli—. 
Stiles si guardò le mani e poi si tocco i capelli —Vado a sciacquarmi— disse alzandosi per dirigersi verso il bagno. 
 
Si guardò allo specchio e vide le punte dei suoi capelli castani ormai rossicce, aprì il rubinetto e dopo essersi lavato le mani si sciacquò i capelli che in poco tempo tornarono del tutto castani. 
Il figlio dello sceriffo guardava le sue mani ancora tremanti per la tensione provata, aveva fatto una cosa fuori del normale e ancora non ci credeva. A tratti pensava di essersi addormentato in macchina del migliore amico e di star sognando. 
Ma invece era tutto vero, Derek era vero ed era un lupo mannaro e ora lo stava aspettando nell'altra stanza. 
 
Derek mentre aspettava il ritorno di Stiles decise che, vista la sete, avrebbe preso un bicchiere d'acqua dalla cucina. 
Con fatica si alzò, sentiva che la ferita stava già lavorando per chiudersi ma al momento era ancora dolorosa e per quel motivo teneva la mano posata sul punto esatto della ferita. 
Prima di raggiungere la cucina recuperò una maglia a maniche corte grigia che era posata sopra al mobile vicino alla porta del bagno. 
Una volta in cucina prese dal mobile un bicchiere e lo riempì d'acqua, si voltò per tornare a sedere sul divano quando dalla porta del bagno uscì Stiles. 
—Che ci fai in piedi?!— chiese sorpreso il ragazzo,  aveva paura che stando in piedi avrebbe dato fastidio alla ferita. 
—Avevo sete— disse tranquillo il moro, mostrando il bicchiere al castano. 
—Okay, ma dovresti stare disteso. Non sono un esperto ma hai perso parecchio sangue, non dovresti muoverti troppo— sentenziò Stiles. 
—Hai ragione, ora mi stendo. Certo che visto quello che hai scoperto stai reagendo abbastanza bene, a scuola quando ti vedevo non avrei mai pensato che avresti reagito così— disse Derek stupendo Stiles. 
—Ti ricordi che siamo andati nella stessa scuola?— domanda stupida dato che lo aveva appena detto. 
—Certo che mi ricordo, tra i tuoi amici eri quello che notavo di più. Ecco perché mi sono fidato quando ti ho visto— disse il moro. 
—Come mai ti sei fidato? Anche se sai chi sono come facevi a dire che ti saresti potuto fidare?— chiese curioso. 
—Lo sentivo, certe cose noi lupi le avvertiamo. Non è sempre uguale per ogni situazione ma in alcune si—.
Stiles era stranamente felice nel costatare che il moro non solo lo aveva notato a scuola ma anche che si fidava, non capiva bene perché si sentiva così ma era una bella sensazione. 
—Non è da tutti reagire così al sovrannaturale— aggiunse Derek e dopo aver preso un altro sorso d'acqua appoggiò il bicchiere sul tavolo. 
Si era steso in quel divano dall'aria vissuta e color verde scuro, sembrava comodo e Derek sembrava rilassarsi. Aveva ripreso colorito, segno che stava già migliorando.
Stiles si era seduto dove poco fa, nella poltrona più vicina al divano. 
Anche la poltrona aveva un'aria vissuta ma il colore non era lo stesso, questa era un misto tra beige e giallo pastello. 
—Forse essendo notte fonda devo ancora realizzare vernante o forse perché da piccolo mi piaceva pensare che questo tipo di cose esistessero davvero— rivelò Stiles, facendo un mezzo sorriso.    
—Sono ormai le quattro di notte passate, appena l'alba sorge io posso tornare a casa in tranquillità ma tu sei libero di andare anche adesso se vuoi— disse di nuovo più serio il lupo. 
—Aspetto anche io l'alba, non si sa mai. Se per te non è un problema— disse Stiles. 
—Nessuno problema— disse di getto il lupo, anche se non si aspettava una risposta simile. 
—Posso chiederti perché sei così sorpreso del fatto che io ti abbia notato a scuola?— chiese Derek, questa volta era il suo turno di essere curioso. 
—Per vari motivi, ad esempio eri all'ultimo anno e ti vedevo sempre preso più dai libri che dalle persone— rispose sincero il castano. 
—In effetti preferisco loro alle persone, preferisco molte cose alle persone, ma questo non vuol dire che non mi guardi attorno— rispose Derek. 
—Non fa una piega— disse facendo una piccola risata.
—In realtà c'è stata una volta che abbiamo anche parlato— disse secco il moro, come se dasse per scontato che il castano capisse di cosa stava parlando. 
—Davvero?— chiese stupito Stiles, guardando Derek in attesa di saperne di più. 
—Si, un pomeriggio ero in biblioteca e mentre leggevo un libro ad un tratto il silenzio venne interrotto dal rumore di libri caduti a terra e un'imprecazione. Curioso mi avvicinai per vedere cosa fosse successo e vidi te inginocchiato a terra mentre tentavi di prendere non so quanti libri, cercavi di prenderli tutti insieme e ovviamente era pressoché impossibile. Così decisi di darti una mano. Quando riuscimmo a metterli in un modo accettabile ti chiesi perché così tanti e perché in una volta sola. Tu risposi che l'indomani avresti dovuto portare una ricerca che dopo due settimane non avevi ancora iniziato e che non avevi voglia di fare avanti e indietro per prendere i libri. Non volevi sprecare tempo, prima iniziavi e finivi la ricerca prima potevi tornare dai tuoi amici. Eri stato chiaro, avevi aggiunto particolari che non avevo chiesto e se devo essere sincero questo mi aveva divertito. Eri partito a raffica, mi parlasti anche della ricerca e io ti consigliai di togliere un libro e prenderne un altro che era più adatto. Ti chiesi se avevi bisogno di aiuto per portarli alla macchina ma tu dicesti che eri già in ritardo e che dovevi andare e mi ringraziasti per l'aiuto. Eri sempre così pieno di energia e mi incuriosivi. Quindi si, ti notavo— raccontò Derek velocemente e in breve, spiegò molto di più di quanto Stiles si aspettasse.
—Si, ora ricordo! Eri stato l'unico ad aiutarmi, non che in quel momento calcolassi gli altri dato che ero in panico per una ricerca che avrei dovuto aver finito da giorni. Però ora ricordo il libro che mi avevi consigliato ed era stato davvero d'aiuto. Quella ricerca andò benissimo— disse Stiles rivivendo quella scena come se l'avesse vissuta per la prima volta.  
Iniziò a pensare che se Derek lo aveva notato forse aveva anche visto come lo guardava. Era possibile che avesse capito che Stiles aveva una cotta per lui?   
—Prima hai detto che certe cose voi le capite, a cosa ti riferisci in particolare? Oltre al fatto che percepite se uno merita fiducia o meno— chiese curioso il ragazzo. 
—Dipende. Emozioni, sentimenti di vario genere, dipende dalla persona, dal momento e da quanto una persona sia rilassata o meno. In genere alcune emozioni è impossibile non sentirle, una persona deve essere allenata per non lasciarcele percepire e non è sempre facile. Perché?— chiese il lupo. 
—Solo curiosità— disse cercando di pensare a come non fare trapelare le sue emozioni. 
—Tranquillo, non è facile capire quello che uno prova. Spesso è un insieme di cose e c'è il rischio che si annullino a vicenda. Poi dipende anche dallo stato del lupo— ripose il moro, alleggerendo il petto del castano da quella paura. 
—Riesco a sentire però che all'improvviso ti sei rilassato. Cosa temevi che dicessi?— chiese Derek guardando Stiles preso alla sprovvista. 
—Niente— disse sbrigativo il ragazzo, sperando che bastasse ma senza nemmeno dirlo si sbagliava. 
—Stai mentendo. Siamo troppo vicini perché tu riesca a nascondermi sensazioni così definite. Stai cercando di nasconderle ma lo fai nel modo sbagliato e le amplifichi— disse sincero e diretto il lupo. 
—Va bene. Stavo pensando al fatto che in quell'anno avevo una cotta pazzesca per te ma pensavo di essere invisibile ai tuoi occhi quindi non mi sono mai fatto avanti. Ma tranquillo adesso è passata— disse veloce il castano sperando che l'argomento passasse veloce. 
—Quello non lo avevo notato, sono sincero— disse, era la verità, non se ne era reso conto. 
—Beh non ci parlavamo molto, penso sia normale anche per un lupo. O sbaglio?— chiese Stiles.
—Non sbagli— sembrava che la testa di Derek stesse sfogliando un archivio mentale ma Stiles non capiva perché. Anche se lo avesse capito che cosa sarebbe  cambiato? Se Derek provava qualcosa si sarebbe fatto avanti, no? Stiles non aveva rischiato perché era convinto di essere fuori dalla orbita di Derek, anche se adesso sapeva che non era così.  
—Io di te ricordo bene che una volta, durante una partita di pallacanestro, uno degli avversari aveva preso di mira uno della nostra squadra e per non fargli fare canestro gli aveva fatto fallo e così non era riuscito a fare il tiro che poteva portare alla vittoria, poco dopo avevi tu la palla e mancava veramente poco alla fine, il tuo tiro sarebbe stato quello vincente se fatto bene e tu avevi la possibilità di farlo ma guardasti quel ragazzo ancora demoralizzato per il tiro mancato e gli passasti la palla così riuscì a fare il tiro che gli era stato privato poco prima. Negli spalti non solo c'era la sua famiglia ma anche il reclutatore  per borse di studio nello sport. E ricordo che lui desiderava molto ottenerla. Era stato un bel gesto— disse Stiles sorridendo, gli piaceva ricordare quell'avvenimento. 
Derek aveva sempre l'aria da duro e quell'aspetto misterioso da cattivo ragazzo ma vederlo in questo piccolo gesto faceva vedere anche il suo lato più gentile. Erano cose che Stiles notava benissimo. 
—Come fai a dire che non l'ho fatto perché da dove ero io il tiro risultava difficile?— chiese Derek. 
—Perché ho visto come guardavi il canestro e come guardavi Stevenson, si chiamava così se non ricordo male, e anche se non lo pratico ho visto che dalla tua postazione era fattibile— disse sicuro Stiles. 
—Avrei voluto farla pagare all'altro, magari con il suo solito metodo, ma avrei penalizzato la squadra. Stevenson era davvero un ottimo atleta e una bravissima persona, meritava di riscattarsi. Soprattutto in quella partita— chiarì Derek. 
—A te non interessava fare figura con il 
reclutatore?— chiese curioso Stiles. 
—No, non molto. Da generazioni i lupi Hale vengono formati per diventare alpha del branco. Tocca al più grande rimanere per seguire il lavoro dell'alpha precedente, in questo caso mia madre. Io sono il più grande, dopo mia sorella Laura, che però...— il castano vide il moro tentennare, non capiva perché ma decise di non insistere e aspettare. Anche se non aveva le abilità di lupo percepiva che faticava a parlare di sua sorella, voleva sapere perché per via della sua curiosità cronica ma non volle affrettare i tempi del lupo che aveva puntato gli occhi lontani da quelli di Stiles. 
Derek spostò nuovamente gli occhi sul ragazzo che attendeva il resto del racconto.
—Mia sorella maggiore, si era innamorata di un cacciatore e lui di lei. Le famiglie ovviamente non accettavano la cosa ma se noi cercavamo di farcene una ragione per amor di Laura la famiglia di lui non voleva saperne e voleva a tutti i costi dividerli. Hanno così deciso di dare la caccia a Laura, nel tentativo di salvarla Jamie è stato ucciso e poco dopo anche Laura mentre cercava di aiutare la persona che amava. Ecco perché preferisco morire che rischiare di portare quei vigliacchi a casa mia— disse Derek con l'amaro in bocca, Stiles non osava immaginare come si sentiva. 
—In genere esistono delle regole, non scritte, che ci permettono di coesistere. Noi lupi non uccidiamo e loro non ci cacciano. Ma alcuni cacciatori non rispettano queste regole, anche alcuni di noi non sono santi ma da queste parti  rispettiamo le regole. Invece un gruppo  di cacciatori che vive da queste parti appena vede un lupo lo caccia, innocente o meno— aggiunse con astio il moro, aveva tutte le ragioni di diffidare dei cacciatori e capiva che andare lì anzi che a casa era stata la scelta più saggia per il suo branco. 
—Sono gli stessi cacciatori che hanno fatto del male a tua sorella?— chiese titubante. 
—No, loro non sono più da queste parti— disse evasivo, forse quella parte di storia non voleva rivelarla o ricordarla. 
—Quindi il posto che aspettava a mia sorella ora aspetta a me. Sono fiero di quello che mi attende, noi Hale siamo sempre stati legati al branco, l'unica cosa è che diventare alpha porta responsabilità e una carriera nella pallacanestro non si amalgamava 
bene— disse Derek, non sembrava triste anzi sentiva davvero quello che diceva e infondo Stiles lo capiva. Essere alpha non gli bloccava tutte le porte e comunque crearsi una vita con accanto sempre le persone amate di certo non gli sembrava brutta come aspettativa.
Molti ragazzi di Beacon Hills sognavano di andare in college lontani per vedere città più grandi come New York, un posto al di fuori di lì, anche se comportava allontanarsi dalla famiglia. 
Tutte cose normali e anche coraggiose a dire il vero, ma Stiles non aveva quel sogno. Lui voleva seguire le orme del padre e diventare agente e chissà un domani proprio sceriffo di Beacon Hills. 
Il padre di Stiles lo era da molto ormai e quando Stiles era piccolo, dopo aver perso la madre, passava spesso del tempo alla scrivania del padre fingendo di stare al posto dello sceriffo e quando lo vedeva lavorare rimaneva sempre incantato. 
—Mi dispiace per tua sorella, mi dispiace che dobbiate stare così sull'attenti per prevenire il rischio di incontrare cacciatori come quelli che ti hanno ferito— disse con trasporto Stiles, cercava di mettersi nei panni di Derek e passare una vita a guardarsi le spalle o a cercare di nascondere il più possibile la propria natura, non dev'essere facile. 
—Grazie. Dico davvero, senza di te stasera probabilmente sarei morto— disse sincero, Derek. Non era solito aprirsi così ma con Stiles gli riusciva spontaneo. Forse per la debolezza che provava, per i dolori provati fino a poco fa o perché in fondo gli aveva salvato la vita. 
—Non era così grave la ferita— disse incerto  Stiles —Il proiettile non era andato in profondità— aggiunse anche se pensandoci su disse "cosa ne puoi sapere te". 
—Si, non era in profondità ma era in un punto scomodo e dato che era d'argento e con lo strozzalupo, pericoloso per noi, la ferita non si sarebbe mai rimarginata e io sarei morto dissanguato— spiegò il lupo. 
—D'accordo, allora mi devi una birra— disse scherzando Stiles per cercare di rianimare il discorso che si era fatto troppo serio. 
Derek cercò di trattenere una risata ma non ci riuscì, rise e si mise una mano alla ferita come se avesse paura che il cerotto si potesse staccare. 
—Deciso— confermò il moro continuando a sorridere, sorriso che il castano ricambiò. 
 
Negli anni Stiles era diventato più sicuro di se, più consapevole del suo potenziale. 
Se lo Stiles in prima liceo aveva soggezione ad affrontare Derek adesso invece non aveva problemi a tenergli testa. 
Rimanendo dentro quel rifugio rustico che odorava di erba e legno ricordò come mai era stato così affascinato da Derek. Adesso che conosceva una piccola parte intima della sua vita vedeva quanto il moro avesse da far conoscere e in Stiles riemerse la voglia di farlo. 
Forse la cotta per Derek era passata perché non lo aveva più visto ma adesso che se lo ritrovava davanti?
Il castano si fermò ad osservarlo, partendo dai capelli corvini, alcune ciocche gli ricadevano umide dal sudore sulla fronte e risaltavano il verde dei suoi occhi. 
Aveva i lineamenti del viso ben marcati, ma non eccessivamente, le labbra erano circondate da un lieve strato di barba che a Stiles non dispiaceva. 
Addosso aveva ancora i pantaloni di Stiles, la felpa invece se la era tolta quando gli aveva  medicato la ferita. 
Era stata sostituita in seguito da una maglietta grigia che sembrava calzargli a pennello, l'aveva notata subito Stiles ma non aveva chiesto spiegazioni. 
Immaginava che in quel posto avevano messo un po' di tutto, anche abiti puliti. 
Il ragazzo non poteva non ammettere a se stesso quanto Derek fosse bello e quella sua aria misteriosa lo rendeva ancora più affascinate. 
Adesso che, anche se per poco, lo conosceva di più si sentiva ulteriormente attratto da lui.
Iniziando a conoscere meglio varie parti del suo carattere, Stiles, provava un interesse più forte. Tempo fa lo aveva già attratto il suo lato altruista, grazie alla storia con Stevenson, ma ora sapeva che in Derek c'era molto di più. 
—Ma tra qualche ora devi andare a scuola?— chiese il moro. 
—Di regola si, ma appena tornerò a casa mi fionderò in doccia e poi a letto. Tanto se salto un giorno non succede nulla— disse Stiles sistemandosi meglio sulla poltrona dove era seduto. 
—Tuo padre è lo sceriffo vero?— chiese Derek conoscendo già la risposta. 
—Si e giusto giusto tra qualche ora inizierà il turno quindi avrò la casa tutta per me— disse ghignando Stiles, era perfetto, il padre usciva quando lui rientrava.
Derek sorrise di soppiatto nel vedere Stiles così soddisfatto del suo piano, anche se non era il massimo inventare piani in piena notte con il sonno che cerca di farsi strada. 
Il lupo osservava il viso del ragazzo, aveva la pelle chiara decorata con nei che si spargevano un po' ovunque. Gli occhi ambra scrutavano ancora una volta la stanza, nonostante l'ora Stiles sembrava ancora vispo e pieno di interesse. 
Aveva un carattere così esuberante e con varie sfaccettature che Derek non si capacitava di come aveva fatto a pensare che potesse passare inosservato. 
Doveva anche dire che oltre al suo carattere particolare e interessante era anche molto bello, già al primo anno ma adesso aveva l'aspetto più adulto ed era ancora più bello. 
Quando lo aveva incontrato quella notte pensava che alla vista di lui sotto forma di lupo sarebbe scappato o che lo avrebbe visto come un mostro e invece si era rivelato coraggioso e di mente aperta.   
—Posso chiederti alcune cose?— chiese Stiles, aveva alcune domande che non trovavano risposta. 
—Certo— rispose sbrigativo il lupo, curioso di conoscere i dubbi di Stiles. 
—È vero che vuoi lupi mannari siete collegati con la luna piena?— chiese.   
—In un certo senso si, quando siamo piccoli o appena trasformati, si. Alcuni ci nascono e altri ci diventano, durante la luna piena è quasi impossibile resistergli. Con il tempo si impara a gestirla e si controlla la trasformazione come gli altri giorni. Non è facile e la luna piena ci fa sentire irrequieti— rispose. 
—Hai detto che alcuni ci diventano, quindi presumo che i lupi possono trasformare. Qualsiasi lupo può farlo?— chiese Stiles. 
—No, solo l'alpha— rispose Derek.
—Perché il morso è un dono ma è anche pericoloso. Può uccidere o trasformare la persona in base alla sua natura e non sempre è quella del lupo. Motivo per il quale la nostra natura ha fatto in modo che solo l'alpha possa donarlo— aggiunse. 
—Sembra sensato. Immagino che non sia semplice il compito di un alpha— disse Stiles. 
—No infatti, però se il branco è equilibrato diventa più semplice— rivelò Derek. 
—Il tuo lo è?— domandò il figlio dello sceriffo. 
—Si, abbiamo alti e bassi, soprattutto con i più giovani ma è normale— rispose il moro. 
—Quindi gli amici con cui ti vedevo sempre erano anche loro lupi mannari?— chiese ripensando al fatto che qualche ora fa gli aveva detto "io, la mia famiglia e i miei amici siamo lupi mannari".
—Quelli con cui stavo sempre si, poi alcuni no ma amici amici si— rispose sincero. 
—Sono del tuo branco?— chiese ancora il castano, era preoccupato di infastidire Derek con le mille domande ma era troppo curioso. 
—Si, lo sono. Prima erano con me, poi ci siamo dovuti dividere. Spero siano a casa sani e salvi— disse con aria preoccupata, molto di più di quella che aveva quando lui era ferito. 
Stiles lo capiva, essere più preoccupati per chi si ama che per se stessi. Lui aveva sempre paura che succedesse qualcosa al padre mentre lavorava anche se poi lui era il primo a mettersi nei guai. 
—Sono convinto di sì— disse Stiles per cercare di tranquillizzarlo, Derek fece un piccolo sorriso. 
—Ti direi di chiamarli ma immagino tu non abbia un cellulare con te e il mio si è spento perché scarico— disse sventolando tristemente il cellulare. 
—Tranquillo, tanto non ricordo a memoria i numeri e comunque manca poco all'alba. Posso aspettare— rispose Derek. 
 
I due chiacchierano di cose di tutti i giorni, finirono per continuare fino a quando da una delle finestre filtravano i raggi ancora deboli del sole, come una sveglia silenziosa e piacevole. 
—È l'alba— disse Stiles, quasi sconsolato, si trovava bene a parlare con Derek anche se doveva ammettere che il sonno iniziava a farsi sentire sempre di più. 
—Si, è ora di andare— anche il lupo non era entusiasta al cento per cento ma oltre al sonno c'era l'esigenza di assicurarsi che i suoi amici stessero bene. 
Entrambi si alzarono, diretti alla porta. Derek fece più fatica per via della ferita, stava guarendo ma il dolore c'era ancora. 
Arrivarono in poco tempo a dove avevano lasciato la Jeep ore fa, avevano camminato fianco a fianco. 
Il bosco immerso nella luce mattutina del sole che si sveglia era incredibile, il gioco di luce che si creava tra le foglie e le piante era bellissimo.
—Ti serve un passaggio?— chiese il ragazzo al lupo osservandolo. 
—Non serve, grazie— rispose il moro accennando un sorriso che il castano ricambiò. 
—Figurati. A presto allora— disse prima di salire sulla sua fedele Jeep, dopo aver fatto manovra vide Derek dallo specchietto retrovisore che pian piano diventava sempre più piccolo, se lo stava lasciando alle spalle. 
Stiles sperava che Derek sarebbe arrivato presto a casa così si sarebbe potuto riposare e la ferita sarebbe guarita meglio. 
Sperò di arrivare anche lui a casa nel momento giusto e non poco prima dell'uscita del padre. 
Quando arrivò a casa sua costatò che l'auto del padre non c'era e questo voleva dire che era già uscito. 
Stiles parcheggiò l'auto ed entrò. Si diresse prima in cucina per bere un bicchiere d'acqua che poi posò delicatamente nel lavandino. 
In seguito si diresse al piano di sopra verso il bagno, aprì l'acqua della doccia e si lavò velocemente, giusto per togliere il sudore e il resto del sangue di Derek. 
Finita la doccia si diresse in camera sua, si asciugò e si vestì per poi buttarsi sul letto. 
Si accomodò e con le mani posate dietro la testa ripensò a quello che era successo, a quello che aveva fatto, a quello che aveva visto, a quello che aveva scoperto e quello che aveva provato. Era tutto così surreale ed emozionante. 
Pian piano i pensieri si incasinavano e si sperdevano lasciando che il sonno avesse la meglio. 
Nemmeno dieci minuti dopo Stiles era nel mondo dei sogni.  
 
Erano passati tre giorni della notte in cui Stiles e Derek avevano avuto quell'avventura inaspettata. 
Il castano ancora non credeva a quello che era successo, a Derek lupo e a tutto quanto. 
Nemmeno al fatto che era riuscito a non farsi beccare dal padre per non essere andato a scuola. 
In questo momento si trovava seduto ad un tavolo all'ombra sotto un albero vicino alla scuola con i suoi amici, si erano incontrati per studiare anche se la testa di Stiles era altrove. Fortuna sua gli bastava poco tempo per assorbire quello che gli serviva e di conseguenza faceva presto sia a studiare che a fare i compiti. 
Erano lì da tutto il pomeriggio e orami si erano fatte le sei, decisero quindi di salutarsi e che si sarebbero visti l'indomani a scuola. 
Stiles da lontano vide una macchina scura con qualcuno appoggiato che teneva le braccia incrociate. 
Aveva un giubbotto di pelle, occhiali da sole e dall'aria sicura. 
Osservò bene e vide che quel ragazzo era Derek e sembrava guardare dalla sua parte, visto gli occhiali non poteva esserne certo. 
Dopo aver salutato i suoi amici decise di avvicinarsi, Derek rimase fermo dov'era. 
—Come mai qui?— chiese sospettoso Stiles, di solito in quel piccolo parco vicino a scuola ci andavano soltanto gli studenti a studiare. 
—Volevo parlare con te e quando sono passato di qua e ti ho visto mi sono fermato. Hai tempo?— chiese diretto il moro. 
Sembrava stare bene, era visibilmente in forma e la ferita probabilmente era del tutto guarita.  
—Si certo— disse Stiles confuso, di cosa mai voleva parlare con lui?
—Ti sembrerà strano, ma mia madre vuole vederti— disse il lupo. 
—Perché?— chiese il castano ancora più confuso di prima. 
—Per ringraziarti di persona per quello che hai fatto per me— rivelò il moro —Ti va?— aggiunse. 
—Certo— come si può dire di no alla prospettiva di conoscere l'alpha di un branco di lupi mannari. 
—Perfetto, sali in auto— sentenziò Derek prima di aprire la portiera e salire in auto. Stiles fece la solita cosa e si sedette nel posto affianco al lupo. 
Di colpo si era ritrovato a viaggiare in auto con la cotta del liceo, lupo mannaro, diretto a casa sua per conoscere la madre, alpha del branco di lupi mannari. 
Stiles pensò che era davvero strana la vita e da un giorno all'altro può cambiare completamente. 
 
—Ecco, siamo arrivati— disse Derek spengendo l'auto. 
La macchia si era fermata davanti ad una casa grande, in stile gotico. Era in mezzo al verde del bosco, ci si arrivava da una stradina non molto visibile ed era circondata da delle mura e si entrava da un grosso cancello grigio. 
Nel giardino frontale c'erano delle auto, Derek aveva parcheggiato la sua vicino ad un'altra poco lontana dall'entrata della grande casa.
 
—È bellissima e grandissima— disse esterrefatto Stiles. 
—È molto spaziosa perché spesso, oltre a dover ospitare le riunioni e i ritrovi del branco, ospitiamo i lupi del branco che non hanno famiglia o posto dove stare. Molte volte sono quelli stati trasformati o di branchi dispersi, li ospitiamo e così stanno vicino alla loro nuova famiglia. Altri invece hanno la propria vita e vivono da soli, anche se nei paraggi. Questo comunque rimane il posto di ritrovo— spiegò velocemente Derek.
—Capito, è davvero bella— ripetè il castano. 
—Vieni, entriamo— lo spronò Derek e quindi si incamminarono verso l'entrata, gli occhi di Stiles vagavano da un punto all'altro come per appuntare mentalmente ogni dettaglio. 
Nell'entrata c'era un armadio a muro dove probabilmente tenevano i capotti. 
Davanti alla porta d'ingresso c'era un arco che dava su un salotto, prima dell'arco, sulla destra c'erano le scale per il piano superiore. 
Entrarono sull'ampio salotto, c'erano divani e librerie, nessuna televisione. 
Stiles pensò che probabilmente avevano un salotto a parte per la televisione. 
Si domandò mentalmente perché mai si soffermava a pensare se avevano un salotto per la tv.
Il pavimento era sul grigio chiaro con sfumature simili al marmo e le pareti erano bianche, con appesi quadri. 
Nel salotto c'erano alcune porte, Derek ne indicò una. 
—Quello è lo studio di mia madre, vieni, entriamo— disse avviandosi alla porta con Stiles a seguito. 
Quando entrarono vennero accolti da un profumo delicato, sapeva di borotalco e rosa. 
La stanza era tutta su varie tonalità di grigio-bianco-nero, con un sacco di foto appese alle pareti che davano colore allo studio. Proprio come per il salotto. 
Appena entravi ti trovavi davanti una grande vetrata che dava sul giardino, a destra una grande libreria con davanti una scrivania e sul lato sinistro un bellissimo divano. 
Alla scrivania sedeva una donna bellissima, aveva i capelli corvini come Derek e mostrava un sorriso al lupo per poi posare lo sguardo su Stiles. 
—Ciao! Tu devi essere Stiles, io sono Talia. La madre di Derek. Piacere di conoscerti— disse spigliata e con tono dolce. 
—Ciao, si sono io. Piacere mio— disse sorridente Stiles. 
—Come ti avrà già accennato Derek volevo ringraziarti per quello che hai fatto per mio figlio, non è da molti. Ti sono infinitamente grata— disse posandosi una mano al petto. 
—Si figuri, mi ha già ringraziato anche Derek non doveva disturbarsi— disse il castano. 
—Quando si mette in testa una cosa mia madre la porta sempre al termine, voleva farlo lei ed eccoci qui— disse scherzosamente Derek. 
—Vero, mi dichiaro colpevole. Ma Stiles, ti prego, dammi del tu— disse la donna sorridendo, Stiles annuì e ricambiò il sorriso. 
—Purtroppo non ho molto tempo ma spero tornerai a trovarci. Sappi che siamo in debito, se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare. Non ho bisogno di sapere molto su di te, se mio figlio si fida allora mi fido anche io e la sensazione che sento è buona— disse decisa Talia. 
—Grazie— disse Stiles e la mamma di Derek sorrise un'altra volta.  
—Devo proprio andare, ancora grazie mille per quello che hai fatto— aggiunse prima di prendere la borsa che era posata sul divano. 
Stiles aveva notato anche un mobiletto, che prima era nascosto dalla porta, con sopra delle foto e in una c'era Derek ai tempi del liceo. Stiles la osservò trattenendo un sorriso. 
—Vi saluto. A presto Stiles, a dopo Der— disse la donna prima di uscire dalla stanza. 
—Quella era mia madre, veloce e sbrigativa. Ha un sacco di cose per la testa e mille da fare. Io però volevo parlare d'altro— disse Derek confondendo nuovamente il castano. 
—Dimmi— disse aspettando di sapere di cosa altro voleva parlare. 
—Che dici se al posto della birra ti offro una cena?— disse diretto il lupo. 
—Ma scherzavo, non mi devi niente. Ho fatto con piacere quello che ho fatto— disse Stiles. 
—Ti ringrazio, ma io pensavo più ad un appuntamento— disse sorridendo. 
Stiles rimase di stucco, gli stava davvero chiedendo di uscire? E lui voleva uscirci? Cavolo se voleva!
—Non me lo aspettavo.. ehm c-certo, una cena va benissimo. Quando?— chiese leggermente agitato. 
—Anche domani, è venerdì e così tu il giorno dopo non hai problemi con la scuola. Ti torna bene?— chiese il moro. 
—Va benissimo— rispose di getto Stiles, la risposta del castano fece uscire un sorriso sulla faccia del moro. 
 
Venerdì era arrivato e Stiles si sentiva agitatissimo, aveva un appuntamento con Derek Hale!
Ma i dubbi si facevano sentire, aveva paura di non saper cosa dire o di scoprire che in realtà Derek non era quello che credeva. Dubbi che fosse proprio il moro a capire di aver valutato male Stiles. 
Scosse la testa per cercare di scacciare quei pensieri, si osservò allo specchio e si sistemò la camicia blu che aveva indossato abbinata a dei jeans. Semplice ed efficace. 
Ordinò anche i capelli, li aveva pettinati in modo accurato e il ciuffo stava nel punto giusto. Era pronto, doveva solo aspettare Derek. 
 
Dopo avergli chiesto di uscire, nel tragitto in auto, il lupo aveva chiesto al ragazzo il numero di cellulare. 
Infatti quella sera il moro aveva scritto al castano dicendogli se gli andava bene andare in una pizzeria che conosceva lui, l'ora e se era okay che fosse lui a passarlo a prendere a casa. Stiles acconsentì e gli scrisse l'indirizzo. 
Quindi al momento si trovava in camera sua in preda all'agitazione in attesa dell'arrivo del moro. 
 
Il telefono di Stiles fece "bip", era arrivato un messaggio. Il suo stomaco iniziò ad andare in subbuglio perché sapeva che poteva essere un messaggio da parte di Derek. 
"Sono fuori, ti aspetto" Stiles osservò il messaggio, fece un respiro profondo  e rispose "Arrivo subito".
Il figlio dello sceriffo si fermò a pensare e si disse "hai tolto una pallottola dalla ferita di un lupo mannaro in piena notte. Cosa sarà mai un appuntamento?". 
Con la sicurezza che poco fa non aveva prese una giacca e scese al piano di sotto. 
Uscì e vide l'auto di Derek parcheggiata davanti a casa e con lui che lo aspettava. 
 
—Hey— lo salutò, il lupo era appoggiato all'auto e quando vide Stiles si staccò per andargli incontro. 
—Ciao— disse sorridendo, per entrambi era surreale perché dal essersi incontrati per caso all'aver capito di voler uscire c'era voluto poco e ancora non sapevano bene come muoversi. 
—Pronto?— chiese il lupo continuando ad osservare il castano. 
—Si, possiamo andare— asserì, poi con lo sguardo furtivo studiò Derek.
Era vestito tutto di nero. Pantaloni di jeans neri, camicia nera e giacca di pelle nera. Stava benissimo. 
—La pizzeria non è molto lontana, l'ho scelta perché a chi non piace la pizza?— disse facendo spallucce.
—La pizza è sempre un'ottima scelta— rispose il castano dando ragione al moro. 
Salirono in auto e si avviarono verso la loro destinazione, al momento c'era silenzio ma non era uno di quelli imbarazzanti. 
Stiles però aveva una domanda che gli frullava per la testa da poco dopo l'incontro con la madre di Derek e quindi ruppe il silenzio. 
—Una domanda che mi sono posto, posso?— chiese il figlio dello sceriffo. 
—Vai dimmi— rispose il moro senza distogliere lo sguardo dalla strada. 
—Tu mi hai detto che molti lupi vivono nella tua casa di famiglia, dove ho conosciuto tua mamma. Anche tu stai lì?— 
—Fino a qualche anno fa si, ora vivo in un loft da solo. Mia sorella più piccola vive ancora con mia madre, anche se è spesso fuori città per studio. Però vado spesso là e qualche volta resto anche per dormire— 
—Sei comunque vicino?— chiese Stiles, Derek annuì. 
 
Poco dopo arrivarono alla pizzeria che come aveva anticipato il moro era vicino.
Entrarono in questo locale, l'ambiente era sui toni moderni e alle pareti c'erano appesi quadri e addobbi di ogni genere, era molto accogliente. 
Il cameriere si avvicinò ai due e dopo aver chiesto il nome della prenotazione accompagnò Stiles e Derek ad un tavolo all'angolo vicino alla finestra. 
—Ci è capitato il tavolo migliore— disse Stiles, gli era sempre piaciuto mangiare vicino alla vetrata. 
—Siamo fortunati— disse sorridendo il moro, osservando Stiles guardare dalla finestra. 
Nemmeno cinque minuti dopo il cameriere di poco fa portò due menù che i due ragazzi presero volentieri. 
Sempre con estrema velocità portarono al tavolo le due pizze che i due ragazzi avevano ordinato. 
Erano seduti uno di fronte all'altro, erano un po' impacciati perché entrambi volevano sentirsi liberi di parlare tranquillamente come la scorsa volta ma adesso avevano troppe aspettative rispetto la volta prima dato che era un appuntamento. 
Le persone tendono a rendere complicate cose che in realtà non lo sono quando sono in ansia o in agitazione, ancora di più se è una cosa a cui si tiene. 
—Posso chiederti liberamente alcune cose? Di nuovo— Stiles ruppe il silenzio che si stava creando.  
—Ma certo— rispose il moro prima di prendere una fettina di pizza e aspettare le domande del castano. 
Stiles aveva molte domande sull'essere lupo mannaro di Derek, non è da tutti i giorni incontrarne uno anche se Beacon Hills è sempre stata una città particolare. 
—Quando ti trasformi da essere umano a lupo mannaro fa male?— 
—All'inizio si, parecchio. Dopo tutto il tuo corpo si muta e deve dare spazio alla forma differente del lupo. Ma con il tempo diventa sempre più facile, veloce e fa molto meno male— 
Stiles pensò alla possibilità del suo copro che muta e non osò immaginare il dolore. 
—I lupi mannari lavorano?— chiese di getto Stiles, dopo diede un bel morso alla sua pizza. 
—Alcuni si, altri da generazioni hanno un fondo che aumenta nel tempo e quindi non lavorano ma fanno molto per sostenere e tenere in ordine il branco— disse sogghignando alla domanda del castano. 
Stiles ignorò la risatina per continuare con le sue domande. 
—Tu lavori?— 
—Si, ho una piccola officina e aggiusto principalmente moto— 
—Bello! No so perché ma ti vedevo più come butta fuori, sai quell'aria minacciosa— disse scherzoso Stiles. 
—Mi stai prendendo in giro?— domandò Derek fingendosi risentito.
—Forse un pochino— sorrise, il lupo notò che sotto quella luce gli occhi ambra del castano si illuminavano ed erano stupendi. La stessa cosa l'aveva notata Stiles per gli occhi smeraldo di Derek. 
—Voi lupi mannari oltre che a percepire le sensazioni/emozioni, potervi trasformare, immagino essere veloci e forti avete altri poteri?— chiese Stiles. 
—Sono più doni che poteri ma diciamo di sì, riusciamo a sentire cose anche a grandi distanze dove l'orecchio umano non sente— rispose Derek. 
—Dev'essere divertente. Succede sempre o lo decidete voi?— 
—È divertente fino a quando un rumore assordante non ti arriva secco nei timpani ma fortunatamente sappiamo gestirlo— rivelò. 
Le domande di Stiles si placcarono momentaneamente quando aveva la bocca occupata a masticare. 
—Invece la passione per il basket c'è ancora?— chiese il castano, riprese con l'ennesima domanda. 
—Si, meno di un tempo ma c'è. La tua per il lacrosse? Ricordo che ti impegnavi molto— questa volta fu Derek a domandare. 
—Si, gioco ancora. Però diciamo che a me piace lei ma a lei non piaccio molto io. Sono migliorato rispetto al primo anno ma non quanto vorrei— rispose Stiles. 
—L'importante è che tu ti impegni per migliorare, poi il resto viene da se— lo incoraggiò il lupo. 
—Dopo la scuola in che college andrai? Cosa hai intenzione di studiare? Con la tua parlantina potresti fare l'avvocato— disse Derek. 
—In realtà vorrei diventare un agente come mio padre, seguire le sue orme e diventare anche io dopo di lui sceriffo di Beacon Hills— 
—È un bel piano, anche tu pensi di rimanere vicino alla famiglia— 
—Si, non mi immagino troppo lontano da mio
 padre— 
—Ti capisco— aggiunse il lupo, pensava anche lui la stessa cosa di sua madre, di sua sorella e anche del branco.  
—Ora posso chiederti una cosa io? Se quando eravamo al liceo ti interessavo perché non ti sei fatto avanti?— chiese veloce il lupo. 
—Pensavo di averlo già detto, il motivo principale è che pensavo di essere invisibile ai tuoi occhi— 
—Non lo eri— 
—Adesso lo so— sorrise timidamente 
—Io avrei voluto, ma credevo fossi innamorato della rossa— 
—Lydia? Lei è biondo fragola, comunque no. Per un periodo forse lo pensavo pure io ma in realtà siamo solo grandi amici. Non pensavo di interessarti— 
—Sono bravo a nasconderlo— disse ed entrambi risero. 
—Allora possiamo dire che la tua ferita ci ha dato una seconda possibilità— disse Stiles. 
—Sembra di sì, anche se avrei preferito fosse meno dolorosa come possibilità— aggiunse ed entrambi risero nuovamente. 
La serata continuava a scorrere liscia, tra una risata e tante cose raccontate con lo scopo di conoscersi sempre più, ormai si erano fatte le undici passate e decisero così di uscire dalla pizzeria. 
—Ti va di venire da me? Per continuare a parlare— chiese Derek.
—Va bene, così vedo il tuo loft— disse sorridendo il castano.
 
In poco tempo arrivarono davanti ad un palazzo scuro, salirono ed entrarono nell'ampio loft. 
Era rustico ma accogliente, aveva un tavolo davanti alla grande vetrata che dava su un terrazzo. 
Prima del tavolo c'era un divano con un tavolino basso e due poltrone. 
Sulla sinistra c'era una porta e Stiles pensò fosse il bagno, sulla destra c'era una piccola cucina e un'altra porta. 
Questa era semi aperta e si intravedeva un letto, senza dubbi era la camera di Derek. 
 
—Accomodati pure— disse il moro e il castano non esitò. 
—Posso vedere la vista dal terrazzo?— chiese Stiles e Derek annuì —Ma certo—. 
Entrambi si avviarono verso la porta che portava al terrazzo. 
Essendo già tutto buio si vedevano miliardi di luci di case, edifici di ogni tipo ed era stupendo. 
—È bellissimo— disse Stiles, Derek annuì ma non stava già più guardando il panorama, guardava lui. 
Il ragazzo si accorse che il lupo lo stava osservando e i loro sguardi si incontrarono. 
Quasi come se fossero i loro corpi a volerlo si avvicinarono, erano ad un palmo di distanza quando il cellulare di Stiles suonò e interruppe il momento. 
Il figlio dello sceriffo non aveva mai odiato tanto il suo cellulare, ma non poteva non rispondere, poteva essere qualcosa di importante. Soprattutto vista l'ora. 
I due si allontanarono e Stiles prese il suo cellulare dalla tasca e vide che sullo schermo c'era il nome del suo migliore amico. Rispose. 
"Dimmi Scott...cosa? D'accordo... si... arrivo" chiuse la chiamata e mise via il telefono. 
—Tutto okay?— chiese il lupo, sperando che non fosse successo niente di grave. 
—Niente di brutto ma il mio migliore amico ha fatto un casino e gli serve una mano. Devo andare, mi dispiace tanto— disse il castano davvero dispiaciuto. 
—Figurati. È bello che tu sia così leale con i tuoi amici— disse il lupo e il ragazzo sorrise. 
—Hai bisogno che ti accompagno da qualche parte?— chiese il lupo, ricordandosi che erano arrivati lì con la sua auto. 
—Non serve, grazie. Il mio amico è vicino, gli vado incontro. Grazie per la serata— disse il castano.
—Figurati. Grazie a te— rispose il moro, anche se sperava non finisse così presto. 
 
Rientrarono nel loft, Derek accompagnò Stiles alla porta e una volta lì si salutarono. 
Il lupo si chiuse la porta alle spalle rimanendo nei primi scalini che poi portano al salotto in attesa di udire i passi del ragazzo allontanarsi. 
Stiles si fermò un attimo, pensava che quello che sentiva fosse riemerso troppo presto e che forse stava correndo. Quindi forse era un bene che Scott lo avesse chiamato, fece per andare via ma all'improvviso si bloccò e pensò "Ma chi se ne frega!". 
Bussò alla porta del moro che aprì quasi immediatamente, lo guardò per qualche secondo e poi gli mise le mani sul viso per avvicinarlo al suo e stampagli un bacio pieno di desiderio. 
Il lupo rimase stupito da questo gesto, anche se gli piacque più di quanto immaginasse. 
In preda all'emozione del momento Derek mise una mano dietro la parte bassa della schiena di Stiles e lo attirò contro il suo corpo, mettendo l'altra mano tra i capelli. 
Le mani di Stiles erano sul viso di Derek, una la spostò sul collo con le dita che finivano tra i capelli. 
Il bacio si fece sempre più desideroso, più spinto, più intenso e più passionale. 
Le loro lingue si incontravano e si muovevano in modo naturale e spontaneo. 
Le loro labbra si incastravano alla perfezione come se fossero state create apposta per incontrarsi e unirsi. 
Quando si staccarono rimasero a poca distanza l'uno dall'altro per guardarsi e sorridersi. 
—Questo è un buon modo per salutarsi. A presto Derek— 
—A presto Stiles— disse sorridendo, contento di come era finita la serata. 
Adesso più felici di prima i due si salutarono con la promessa tacita di rivedersi presto. 
 
Tre mesi dopo. 
 
Erano passati mesi da quando Stiles e Derek si erano scambiati quel bacio, si erano rivisti il giorno dopo e quello dopo ancora. 
I giorni erano diventati settimane e le settimane in mesi, erano ufficialmente una coppia. 
Derek aveva presentato a Stiles tutto il branco e il castano aveva presentato al moro tutti i suoi amici. 
 
Adesso erano comodamente spaparanzati sul divano, la testa di Stiles era sul petto del lupo che gli accarezzava i capelli. 
Di tanto in tanto il castano si tirava su a guardare Derek e si avvicinava alla bocca per potergli stampare qualche bacio, che veniva ricambiato e finiva per diventare una lunga sessione di effusioni. 
Derek non avrebbe mai pensato in vita sua di essere felice di aver beccato una pallottola, eppure eccolo lì a benedire quel giorno per avergli concesso una vera possibilità con il ragazzo che teneva tra le braccia e con cui ora vedeva un futuro insieme. 
Anche Stiles era contento di aver disubbidito al padre, di aver convito Scott a lasciarlo un isolato prima.
Era felice di essere rimasto anzi che scappare via, felice di aver avuto fegato di aiutarlo perché adesso non riusciva a immaginare i suoi giorni senza Derek. 
Si erano trovati in un momento che sembrava essere stato creato apposta per farli incontrare. 
Adesso Stiles la storiella della nonna del "Grande lupo nero" la vedeva con occhio diverso e se prima lo intrigava adesso l'amava.
 
 
 
 
Note: 
Spero possa piacere questa mia oneshot, era un po' di tempo che volevo pubblicarla ed eccomi. 
Scusate in anticipo nel caso di qualche errore e grazie a tutti quelli che la leggeranno. 
Un grazie speciale alla mia Sis, Music is my life, per essere stata la prima a leggerla e per i consigli. 
-Blossom.
 
   
 
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