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Autore: Queenyalex    02/05/2022    1 recensioni
Una giornata come tante, un bus, qualcosa che colpisce, e spinge qualcuno a un'azione un po' fuori dagli schemi. A cosa porterà tutto questo, chissà se lo scopriremo.
Una storia nata grazie a un'amica e una voglia matta di scrivere.
Tutti umani.
TW: rating arancione per conversazioni riguardo abusi fisici e psicologici.
PS: nella mia testa è una Bella/Edward, ma il focus principale della one shot decisamente non è questo.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Tanya | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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(Trigger warning: Conversazioni non dettagliate riguardo abusi fisici e psicologici.)

 
Coccinelle
 
 
Inspiro. L’aria pura mi entra nei polmoni. Sorrido. Il lato positivo di aspettare il bus da queste parti è che puoi fare il pieno di natura.

“Maestra! Ciao! Ci vediamo la prossima lezione!”

Mi giro verso Bianca, salutando lei e la madre con un sorriso, annuendo in direzione della bambina.

In effetti, sorridere non mi è più tanto difficile, per fortuna.

Arriva il bus, per cui mi alzo e salgo, mostrando l’abbonamento all’autista, e prendendo poi posto. Il pullman è quasi vuoto, salvo per alcuni turisti, il che non è strano, essendo pieno pomeriggio in un giorno settimanale, e a me non dispiace affatto. Il fine settimana tutto qui diventa un caos infernale, che mi impedisce di vivere appieno il viaggio e il paesaggio che mi circonda, la parte migliore del vivere in Trentino, secondo me.

Il bus percorre lentamente il centro città, sfilando tra case, negozi e piccoli b&b. L’estate sta iniziando, e i gigli e le genziane che popolano i prati lo testimoniano bene. Forse dovrei comprare alcuni fiori freschi e metterli in cucina…

“Non dare la colpa a me!”

Il tono è alto, ma non troppo, come se chi ha parlato non volesse dare fastidio. Mi giro verso la fonte di questa voce, e per un attimo incrocio lo sguardo con degli occhi verdi, verdi come i prati estivi che ammiravo solo un momento fa. Il ragazzo che ha parlato si gira subito verso un’altra parte, mentre un lieve rossore gli colora le guance. Resto a fissarlo, ancora colpita da quel verde così acceso, e noto che in realtà sono delle lacrime non cadute a sottolineare il colore dei suoi occhi.

“Sì scusami, non alzo la voce, ma…” Sta parlando a telefono, e sembra una conversazione impegnativa. Dovrei cercare di dargli la giusta privacy, ma qualcosa mi blocca.

“Tanya, eri a letto con un altro! Non potevo non andare via!”

Mi agito un po’ sul sedile, a disagio. Vorrei non aver mai imparato l’inglese…

Il ragazzo trattiene il respiro, all’improvviso.

“Non puoi… Non è… Il fatto che al momento non abbia un lavoro fisso, non dovrebbe essere una giustifica del tuo tradimento! Non funziona così!”

Mi giro di nuovo verso di lui, colpita. Conosco bene quel tono di voce, e comincio a capire.

“Non… Io… Mi sto impegnando, non sono un buono a nulla!”

La sua voce è rotta, gli occhi adesso chiusi, forse per trattenere quelle lacrime che ho visto prima.
“Mi dispiace di non essere riuscito a fare di più, mi dispiace di averti delusa… No, non ti dirò dove sono… Tanya, ti ho detto che mi dispiace! Mi farò risentire io, ciao.”

Il ragazzo riaggancia, e riapre gli occhi. Si gira verso il finestrino, osservando l’esterno, ma io so che la sua mente è a migliaia di chilometri da qui. Alcune lacrime gli cadono sulla guancia che riesco a vedere da qui, ormai priva di quel colore che prima l’aveva accesa.

Ho una stretta al cuore. So bene cosa sta succedendo, e mi sento vicina a quel ragazzo come a nessun altro mai prima d’ora.

Presa da una strana frenesia, rovisto nella mia borsa, finché trovo il mio album da disegno, e la matita. Non sarò un’artista, ma so cosa fare, e spero di averne il tempo.

Lo fisso ancora, e abbozzo in fretta i tratti del suo profilo sul foglio, così come lo vedo adesso: la mascella scolpita, il mento marcato, la guancia ancora bagnata, il naso definito, l’occhio ora vacuo, la fronte alta, i capelli disordinati quasi ad arte.

Mentre lavoro freneticamente, il bus si fa strada verso la periferia, in direzione del lago, su cui affacciano vari chalet fittati ai vacanzieri, e alcune case abitate tutto l’anno, tra cui la mia. La mia fermata non è lontana, per cui mi accingo a terminare il ritratto.

Il bus rallenta, e mi alzo, avvicinandomi al ragazzo. Gli sfioro la spalla, facendolo trasalire.

“Mi dispiace”, gli dico in inglese, “ma non ho potuto fare a meno di ascoltare prima”. Mi guarda, mentre arrossisce ancora, e cerca di dire qualcosa, ma lo fermo. “Questo è per te”, gli dico, porgendogli il disegno. “Sei tu, o meglio, è il te in cui quella persona ti ha trasformato. Sono sicura che in te ci sia molto altro, però, pronto per uscire. Dagli una possibilità.” Gli sorrido, e in quel momento il bus si ferma, e mi affretto a scendere, senza però dimenticare di girarmi un’ultima volta per salutarlo. È rimasto lì, a bocca aperta, solo a guardarmi. Una volta uscita, continuo a sorridere. Spero davvero abbia capito il mio messaggio.
 
~~~
 
Il campanello della porta suona, ma troppo presa dal decidere il mio ordine quasi non me ne accorgo. Resto salutare con un’insalatona, o mi concedo un bell’hamburger?

“Ehi…”

Alzo la testa, riconoscendo la voce, e sorrido.

Ginger!” *

I suoi occhi si allargano un po’, mentre il naso si storce.

“Avrò anche i capelli rossi, ma ginger non me lo merito…”

Rido ancora. “Scusa, non ho resistito… Come va?”, aggiungo, osservandolo bene.

Annuisce, tornando serio. “Meglio…” Lo vedo tentennare.

“Ti va di farmi compagnia? Mangiare da sola è noioso”, dico, facendogli un cenno verso la sedia di fronte alla mia.
Arrossisce leggermente, ma sorride anche lui ora. “Grazie”, dice sedendosi.

“E di cosa?”, gli sorrido ancora io.

Lui resta zitto per un po’, guardando fuori, mentre ordino il mio pranzo. Decido di dargli una spintarella.

“Allora ginger, come mai da queste parti?”

Lui si gira di scatto verso di me, con un sorriso sghembo.

“Facevo un giro, bluette, e ti ho vista dalla strada.”

Bluette?”, faccio io, un po’ incerta.

“Per la tua maglia”, risponde, indicando la mia polo blu. “Non posso essere l’unico con un soprannome strambo!”

Bluette, eh? Mi piace”, dico, guardandolo ancora. “E come mai mi hai raggiunta?”

Le sue guance si colorano di nuovo, mentre abbassa lo sguardo.

“Come… Come hai fatto a capire?”

Continuo a fissarlo, senza rispondere, e lui prosegue.

“Come hai saputo subito che Tanya mi ha ridotto all’ombra di me stesso?”

Gli sorrido, ora. “Perché io ero te.”

È il suo turno di fare silenzio, stavolta.

“Ho passato un periodo infinito della mia vita a giustificarlo, a cercare di capirlo, mentre nascondevo i lividi che mi procurava. Non lo farà più, mi dicevo all’inizio. Mi sta solo facendo capire cosa vuole, continuavo. Non avrei dovuto lamentarmi, ha ragione lui. Ha ragione lui… Capisci?”, alzo gli occhi verso di lui, e lo trovo che mi segue, attento. “Gli ho sempre dato ragione, mentre mi picchiava, sempre più forte.”, sospiro, scuotendo la testa amareggiata.

Lui mi osserva ancora. “E poi?”

Sorrido di nuovo. “E poi è arrivata Bianca.”

Prendo un respiro, e ricomincio, perdendomi nei ricordi. “Ero al parco, in una delle rare volte in cui ho avuto la libertà di uscire da sola. Ormai ero così spenta che non vedevo neanche più cosa mi circondava. All’improvviso, una voce leggera:

- Signora! Signora, una coccinella!

Quando mi sono girata, c’era una piccola bambina, che mi si era avvicinata, fino a sfiorarmi la mano.

- C’è una coccinella sulla mano, signora! Devi esprimere un desiderio, presto, e poi soffiare per farla volare via, ma se non lo esprimi prima che vola non si avvera!

Ho guardato la bambina, Bianca, e poi la coccinella, senza riuscire a pensare a niente. Neanche una cosa. Quella coccinella, però, è stata la mia salvezza.”

Mi fermo, tornando al presente.

“Ho sperato che quel disegno fosse la tua coccinella, ginger.”

Lui mi guarda, di nuovo con le lacrime agli occhi, ma poi sbuffa un po’.

“Per favore, basta ginger. Sono Edward”, mi dice, allungando la mano verso di me.

“Isabella”, rispondo, stringendogli la mano con la mia.
 
 
 
* (NdA: Ginger è un soprannome scherzoso, usato anche in maniera offensiva – ma non qui – per una persona dai capelli rossi.)

 
 



Note dell’autrice:

Well, hello there, guys, gals and non-binary pals!
Avete appena letto (siete arrivat* fin qui? Complimenti lol) Coccinelle, storia nata grazie a un’amica e a un’assurda voglia di scrivere qualcosa. Penso abbiate diritto anche alla spiegazione della sua nascita lol
Per farvela breve, avevo voglia di scrivere senza sapere da dove iniziare, così ho chiesto a un’amica (tesi, se stai leggendo, guarda stai diventando famosa lol) di darmi tre parole da cui iniziare, e lei ha scelto Trentino – artista – polo blu. Ho avuto la grandissima fortuna di visitare più volte il Trentino, spero di essere riuscita almeno un minimo a farvi respirare quell’aria, secondo me irripetibile.
Questa ff poi è stata un totale esperimento, visto che in genere scrivo al passato, in terza persona con narratore onnisciente. Devo dire però che non mi dispiace quello che ne è uscito, e spero sia piaciuto anche a voi (nonostante, devo dirvi, l'editor di EFP non mi faccia impazzire, davvero non mi ispira come mi ha formattato il tutto, ma tant'è, ce lo teniamo così lol)!
Tornando seria per un momento, vi lascio qui dei contatti per chiedere aiuto, in caso vi troviate in situazioni di abusi di qualsiasi genere. Sappiate che ci sono sempre persone pronte a tendervi una mano, anche in momenti in cui non le vedete.
 
https://www.1522.eu/
https://www.telefonorosa.it/
https://www.direcontrolaviolenza.it/

Detto questo, mi eclisso, o potrei parlare per altre tre pagine lol
Grazie infinite per aver letto, big hugs to all of you! <3
Queeny
  
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