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Autore: Laura_Black82    03/05/2022    1 recensioni
È iniziato tutto con il commento sul nuovo vestitino di una bambina. Ha offeso di nuovo qualcuno.
"Sei cattivo! Amaro come il carbone!" grida in un lamento la bambina, sbattendo i piedi a terra per la frustrazione.
Gli occhi dei coetanei si ancorano su di lui, taglienti e pieni di irritazione. Li sente anche se non si gira attorno per controllare.
Non è la prima volta che capita. Il bambino sospira per un attimo, chiudendo il libro ed interrompendo definitivamente la sua lettura. Ha capito che deve andarsene.
Quando arrivano quegli sguardi, è sempre l'ora di allontanarsi oppure verrebbe spintonato ed insultato. Ma stavolta accade qualcosa di diverso.
Stavolta avrebbe dovuto soppesare meglio le parole, prima di aprire bocca. Ma come avrebbe potuto immaginarlo?
Genere: Drammatico, Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[Nota dell’autrice: Questa è una storia breve e autoconclusiva sul passato di un mio personaggio originale, Valentine. L’ambientazione è un rinascimento medievaleggiante alla D&D, con alcuni riferimenti: esempio, la razza dei tiefling, metà diavoli e metà umani caratterizzati da carnagioni inusuali, corna, coda e occhi di un unico colore e senza pupilla visibile.
Avvertimenti: Tematiche delicate, Missing moments, Bullismo su minori.]

 

 

 

È iniziato tutto con il commento sul nuovo vestitino di una bambina. 

"È un bel vestito nuovo." Aveva commentato fattualmente il tiefling, alzando lo sguardo dalle pagine del suo libro. Per qualche momento fissa la reazione della bambina da dietro le pagine, la osserva attentamente, come per accertarsi che sorrida. 
La bimba ridacchia ed esegue una giravolta sgraziata sul posto. "È il mio preferito! Sai, ho dovuto convincere mia madre a farmi scegliere questo colore!" 
Valentine arriccia il naso, guardando la brillante stoffa gialla e vaporosa che mal contrasta con gli ordinati capelli biondi. 
"Capisco i dubbi di tua madre. Sembri un formaggio."

La bambina rimane in silenzio, eppure lo fissa. La faccia rossa dalla rabbia sembra quasi un palloncino sul punto di scoppiare. 

Il ragazzo ha offeso di nuovo qualcuno. 

"Sei cattivo! Amaro come il carbone!" grida in un lamento la bambina, sbattendo i piedi a terra per la frustrazione.

Gli occhi dei coetanei si ancorano su di lui, taglienti e pieni di irritazione. Li sente anche se non si gira attorno per controllare. 

Non è la prima volta che capita. Sospira per un attimo, chiudendo il libro ed interrompendo definitivamente la sua lettura. Ha capito che deve andarsene. Quando arrivano quegli sguardi, è sempre l'ora di allontanarsi, altrimenti verrebbe spintonato ed insultato. Ma stavolta accade qualcosa di diverso.

Stavolta avrebbe dovuto soppesare meglio le parole prima di aprire bocca. Ma come avrebbe potuto immaginarlo?

Mentre il tiefling si allontana, avverte un tonfo: un ragazzino si è lasciato cadere dalle sbarre del parco giochi e adesso lo osserva, fiero nel suo disdegno. Valentine ne ha già fatto la conoscenza: si chiama William ed è un bambino poco più grande di lui ma indubbiamente più sviluppato. Valentine ha notato in altre occasioni che a William piace avventurarsi in situazioni stupide e pericolose, come dare fastidio ai cani oppure saltare da un barile ad un altro senza cadere. Forse si crede un pirata, o il principe di qualche fiaba. 

Non hanno mai parlato, si conoscono appena. Valentine non sa cosa il ragazzo possa pensare su di lui… Quello che il tiefling sa con certezza, è che ha dei capelli bruni che gli coprono sempre un occhio perché odia farsi pettinare dalla madre. Sua madre però è gentile e odora di giglio selvatico. Preferirebbe vedere lei al parco giochi fuori da scuola, piuttosto che il figlio. 

William punta il piede sul terreno con decisione. "Basta, bocca di zolfo! Veniamo sempre insultati da te! Sei velenoso come una viverna!" lo annuncia con voce tonante, come un giudice che dichiara la pena del condannato. 

E Valentine è colpevole.

Alcuni bambini fischiano in assenso, altri si limitano ad osservare. 
"Ne abbiamo abbastanza dei tuoi trucchetti e insulti per farci piangere! Dalla tua lingua biforcuta non può uscire nulla di buono. Non mi interessa se lo fai perché sei un diavolo o no... Dovremo insultarti noi adesso! Per bilanciare i conti, per cancellare il torto!" Tanti fischi seguono l'eroica dichiarazione e per la prima volta Valentine si sente... Circondato.
Per confermare i suoi sospetti, sposta di scatto la testa a destra e sinistra, notando come si stia formando un cerchio di bambini... Con lui al centro. Indietreggia di qualche passo: non sa dove andare. Non gli è mai capitato di trovarsi in trappola.
Il tiefling vorrebbe aprire bocca per correggere William, specificare che tecnicamente non è un diavolo e non ha nemmeno la lingua biforcuta, ma capisce presto che non può ribattere. 

Non è una conversazione, è uno scontro.

 

Presto comincia ad essere spintonato di qua e di là all'interno del cerchio, ed il primo spintone non può che partire da William. Innumerevoli mani si avventano su di lui per muoverlo con forza e strattonarlo. Gli fanno quasi perdere l'equilibrio, a volte deve fare attenzione a cercare di non inciampare sulla propria coda. È trattenuto e mollato ripetutamente, senza nessuna considerazione per il suo dolore o disagio, come una bambola di pezza. Un’altra volta, di nuovo, ancora. Quando qualcuno gli tira una ciocca di capelli o strattona troppo forte una parte del corpo, Valentine digrigna i denti l'uno sull'altro, prima di venire rispedito al centro come una palla da gioco. 
L'unica protezione è il suo libro, che stringe fisso sul petto come fosse uno scudo. La rilegatura sul dorso viene lentamente rigata dalle sue unghie. Non può perdere quel libro, non importa quanto scombussolato sia. Non importa quanto gli altri gli facciano male.  

I movimenti della folla sono oppressivi e non accennano a fermarsi; Valentine si sente dentro una nave in tempesta, e al posto dell’acqua di mare sono insulti quelli che lo ricoprono inesorabilmente.
"Bocca velenosa!”

"Demone cornuto!"

"Lingua di diavolo!"

"Infido!"

“Vipera!”

“Crudele!”

“Cuore di pietra!”

 

In quel girotondo infernale, infine Valentine cade in ginocchio a terra. Le gambe hanno finalmente ceduto, attorcigliandosi fra di loro nelle giravolte nauseanti e atterrando bruscamente. La testa gira molto più vorticosamente di quanto non l'abbiano spinto e si ritrova a combattere col fiatone per riuscire a respirare. Ha l’istinto di vomitare, eppure nulla esce dalla sua bocca se non respiri affannati.
Solo allora, William il forte, interviene. Le maglie del cerchio si allentano, lasciandolo passare per raggiungere il condannato sulla forca.
"Ora hai imparato la lezione... Ma quante altre volte ci insulterai? Quante altre volte farai piangere Marianne, Bernadette o Charlotte? Le tue scuse sono vuote. Un giorno diventerò cavaliere e i cavalieri non possono ammettere qualcosa del genere! Dobbiamo... Tagliare la lingua di zolfo."


La folla si ammutolisce di colpo.
Valentine sgrana gli occhi, notando come gli altri bambini non siano d'accordo con la proposta. Molti bisbigliano, ma nessuno parla o si fa avanti per dimostrare il proprio dissenso.
Nessuno ha il coraggio di andare contro il comandante.

William incalza: "Tutti siamo stati insultati da lui e la sua lingua perfida! Chi prima, chi dopo! Sua madre è stata convocata tante volte e nulla è cambiato! Volete essere insultati di nuovo?"
Un bambino si fa avanti nella folla, e per un attimo nel cuore del tiefling si accende un lume di speranza.
"Ma cosa dirai ai suoi genitori?"
William sorride, un sorrisetto storto e compiaciuto. "Gli dirò che ho dato una lezione al figlio."


Dei grossi brividi percorrono la schiena di Valentine e gli fanno agitare involontariamente la coda. Gli occhi segnati dal panico vagano attorno, come aspettassero una sentenza. È chiaro che nessuno lo difenderà e che non verrà ascoltato... Eppure può sperare che gli altri perdano interesse e lo lascino da solo. 
La folla comincia a disperdersi, scuotendo la testa o guardando William con aria spaventata, come se non l’avessero mai visto prima. Non approvano di quella violenza, eppure tutti hanno partecipato al suo gioco, poco prima. La vittima può soltanto augurarsi la noia del pubblico a cui è soggetta.
Nonostante ciò, qualche fedele rimane accanto al ragazzino. I bambini guardano William, come se aspettassero istruzioni, come se Valentine non esistesse e non fosse lì per terra davanti a loro.
Se vuole fuggire, quello è il momento. Il bambino scatta in piedi e comincia a correre per superare i ragazzini che bloccano la via d'uscita, eppure proprio mentre si allontana, viene malamente tirato indietro per una spalla da una stretta decisa. È costretto a fermarsi con un lamento doloroso. La mano non ha nessuna intenzione di lasciarlo andare o allentare la presa sulla sua pelle.
Non lo sorprende che sia stato proprio William ad acchiapparlo.

"Vigliacco fino alla fine..." commenta, guardandolo con aria di sufficienza. Senza nessun avviso, il ragazzino sposta la mano sotto il suo mento, stringendolo così forzatamente da muovere le guance ed esporre una parte della bocca. Il tiefling muove d’istinto la testa, ciononostante non riesce a liberarsi dalla sua presa. Indietreggia di qualche passo e William lo segue, gli occhi di un predatore fissi su di lui.
Valentine cerca di trovare una soluzione per allontanarsi… ma se utilizzasse il libro per colpirlo, sa bene che non sarebbe forte abbastanza per fare del male al suo carceriere e con tutta probabilità… Il suo tesoro verrebbe distrutto.

"Bleah, guarda qui. Anche la sua lingua è blu. Scommetto che lui e i suoi genitori mangiano ossa e carbone. Proprio una bocca di zolfo." Questo commento suscita ilarità tra i suoi amici, eppure Valentine ha la mente altrove. L'unico modo per scappare adesso è... Usando quelle piccole corna sulla testa per cui è stato deriso altre volte.
Nascoste nei capelli altrettanto blu, sono quasi invisibili. Non hanno una forma precisa ancora, ma sembra che puntino in avanti e che siano abbastanza dure da fare male… Questo basta.
Un movimento deciso e netto che richiede tutta la sua forza.

Il bambino muove la testa d'un tratto e sbatte le piccole corna violentemente contro la fronte di William, che si ritrae immediatamente per il dolore, urlando. Anche per il tiefling quello scontro fa male, il dolore lo intontisce, ma non importa. 
Valentine non aspetta un secondo di più: corre a perdifiato, senza voltarsi indietro. Serpeggia tra i vicoli, terrorizzato dalle voci che sente in lontananza. Il volume che stringe al petto è l’unica cosa che lo rassicura. Durante la sua corsa frenetica, ogni tanto si volta per vedere se lo stiano ancora inseguendo, eppure non riesce a capirlo e ciò gli riempie il cuore d'ansia. I battiti gli rimbombano nelle orecchie, il rumore del proprio respiro affannato lo rende sordo.
Infine trova riparo dietro delle casse di legno, accucciandosi su sé stesso e riprendendo fiato. Riesce a concentrarsi solo sull'adrenalina che gli corre nelle vene. Sulla pelle sente ancora il tremore della paura, i brividi sulla schiena che non accennano a calmarsi.
Soltanto adesso, rannicchiato com'è, riesce a notare le ginocchia sbucciate da cui probabilmente è uscita qualche goccia di sangue. Ma il dolore passeggero di una sbucciatura è nulla rispetto al panico che ha provato.
Allunga una mano tentennante verso le piccole corna... Ma subito la ritrae. Un vago dolore lo fa desistere dal provarci di nuovo.
Non aveva mai usato le sue corna in quel modo; lo fa quasi ridere il pensare che probabilmente è stato molto più sgraziato nell'uso rispetto ad una capra.
Il risolino è nervoso, accompagnato dalla sensazione di qualche lacrima che inizia a bagnargli le guance. Non si sente triste al momento, non capisce cosa stia provando, eppure decide di assecondarlo e si lascia andare a qualche singhiozzo, stringendo a sé il tomo dalla copertina malridotta.

Lentamente, si rialza. Ritorna verso casa, amalgamandosi nel fiume di gente che calpesta ogni giorno il suolo di Zayarath e stavolta, più che fastidio per la calca, Valentine prova uno strano senso di protezione. Non possono trovarlo in mezzo alla folla.

 

Il cigolio familiare della porta di casa gli conferma di essere al sicuro; eppure, soltanto quando nota la coda del padre che si muove nella cucina, Valentine riesce a sorridere. 
Riluttante, lascia il prezioso libro sul tavolo, per poi gettarsi alle spalle dell'uomo in cucina e abbracciarlo forte. "Papà!" 
Il genitore sobbalza per la sorpresa, girandosi subito per strapazzarlo nelle sue braccia come al solito.
"Eeehi, che fine ha fatto tua madre? Non doveva aspettarti davanti alla scuola?" chiede con tono gioioso, guardandosi attorno per confermare che la consorte non sia rientrata a casa insieme al figlio.

Il piccolo tiefling per tutta risposta scuote la testa lentamente. "Sono tornato da solo, oggi." 
Il viso del padre si corruccia subito in un'espressione apprensiva. "Oh, tua madre mi darà una bella strigliata, signorino. Come mai sei tornato da solo? Sai che può essere pericoloso."

Valentine abbassa lo sguardo, ascoltando quelle parole che hanno tutta l'aria di essere l'inizio di un rimprovero. "Lo so..." risponde, portando in avanti il labbro inferiore per frenarsi dal piangere. Tuttavia, il padre ha un'ottima vista: sa che quando suo figlio piange, c'è sempre un valido motivo. 
"Ehi," il genitore aggiusta meglio la presa sul corpicino del bambino per avvolgerlo completamente a sé, sedendosi comodamente su una sedia. "Cos'è successo, tesoro?" Il tono è caldo come sempre, eppure ora è più mellifluo. Papà usa sempre questo tono per raccontarmi le storie, pensa il piccolo tiefling, che sposta lo sguardo simile al tramonto sul viso del genitore. 

"Una bambina indossava un vestito nuovo e l'ho chiamata formaggio." Questa è la prima risposta del bambino, che provoca una risata divertita da parte del padre. 
"Chissà perché, non mi sorprende. Raccontami quello che è successo dopo." lo incoraggia dolcemente.

"Mi hanno chiamato bocca di zolfo. Mi hanno spinto e insultato, dicendo che era per aggiustare il torto. William voleva tagliarmi la lingua ma io l'ho colpito con le corna e sono scappato." La voce del bimbo è lamentosa, interrotta a tratti dal suo tirare su con il naso. 
A quella notizia, il padre inspira profondamente e poi stringe il corpicino a sé con tutte le sue forze, portandolo talmente vicino a sé che Valentine può annegare nel leggero profumo di muschio bianco. Quello è l’odore inconfondibile del suo adorato papà.  
L'abbraccio è così caldo che riesce a sciogliere tutta la paura che si era incollata sulla pelle del piccolo, facendolo accoccolare sulla spalla del genitore. 

"È molto grave quello che è successo oggi." Valentine può sentire che il padre sta trattenendo la rabbia nella voce per non mettergli paura. Eppure, non sembra una rabbia diretta verso di lui. Non lo percepisce come un rimprovero. "Non succederà più. Non permetterò che succeda mai più. Te lo prometto."

"Thai," L'uomo solleva piano il viso del figlioletto verso il suo, avvolgendolo in una carezza affettuosa.
"Non pensare di cambiare. La tua schiettezza potrà non piacere a molti, potrà metterti nei guai, però non cambiare. Non sei sbagliato. Non è un difetto essere una bocca di zolfo." Zervir passa una mano fra i capelli del bimbo con un sorriso affettuoso, gli occhi del genitore che si specchiano in quelli speranzosi del figlio. Valentine finalmente sorride, eppure si ritrae istintivamente quando le dita del papà toccano uno di quei piccoli corni indolenziti.

"Fammi vedere cosa ti sei fatto, mhm? Parlerò con la mamma, le spiegherò tutto dopo, non preoccuparti. C'è papà qui con te, adesso."

  
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